L`Europa è sempre più preoccupata della crescita economica cinese

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V FORUM INTERNAZIONALE DELL’INFORMAZIONE
PER LA SALVAGUARDIA DELLA NATURA
“CAPITALIZZARE L’AMBIENTE”
VILLA MONDRAGONE - MONTE PORZIO (Roma) 7-10 NOVEMBRE 2007
Sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica
Emergenza inquinamento in Cina.
I movimenti ambientalisti, la presa di posizione del Pcc
e le contraddizioni dello sviluppo
Gli ultimi 25 anni di crescita industriale senza controlli hanno devastato l’ecosistema
cinese contribuendo ad un peggioramento radicale della qualità dell’aria e costringendo lo
stesso Governo ad ammettere che oltre il 70% dei laghi e dei fiumi del paese è
inquinato. L’emergenza ambientale ormai non riguarda più solo il territorio cinese, ma
l’intero pianeta, se si considera che il Regno del dragone è il secondo paese
maggiormente responsabile dell’effetto serra: nessuno si aspettava che l’impatto
ambientale sul resto del pianeta sarebbe stato così immediato e così devastante.
Senza dimenticare che il Rapporto World Energy Outlook 2006 realizzato dall’Aie (Agenzia
internazionale dell’energia), evidenzia che entro il 2010 la Cina strapperà agli Usa il
poco edificante primato nelle emissioni di gas carbonici responsabili dell’effetto serra
e del riscaldamento globale del pianeta.
Il clima cinese sta cambiando rapidamente: la scarsità di piogge ha favorito la
concentrazione di polveri sottili nell’aria (secondo la Banca Mondiale ben 16 delle 20
città più inquinate del mondo sono cinesi) ed ha accentuato in molte zone del paese il
problema della siccità, con gravi problemi di approvvigionamento idrico per milioni di
persone, ulteriormente aggravati dalla costruzione di enormi dighe idroelettriche che
tolgono acqua ai fiumi.
In base alle ultime valutazioni gli scarichi tossici delle industrie stanno distruggendo
l’ecosistema di mari e fiumi, mettendo in crisi l’industria della pesca. Si stima che sulle
rive dei fiumi e del mare vi siano oltre 20.000 impianti chimici. Per rendere un’idea della
drammaticità della situazione, basti pensare che nel 2005 il Fiume Giallo ha ricevuto 4,35
miliardi di tonnellate di rifiuti tossici.
Il Governo ora si sta impegnando per cercare di limitare l’inquinamento, ma i costi sono
immensi e saranno in gran parte inutili se non si interverrà con leggi più severe e con un
intervento di ammodernamento degli impianti più inquinanti.
“La grave situazione ambientale della Cina - sottolinea Walden Bello, Premio Nobel
Alternativo nel 2003 e Direttore Esecutivo del “Focus on the Global South” a Bangkok - è
causata dallo sviluppo indiscriminato delle industrie cinesi, ma un ruolo importante è stato
giocato anche da molti soggetti stranieri, che sfruttando leggi troppo permissive in materia
di tutela dell’ambiente hanno trasferito in Cina i propri stabilimenti più inquinanti”.
“Tutto ciò - prosegue - ha comportato un grave peggioramento della qualità dell’aria,
l’inquinamento di mari, laghi e fiumi ed un notevole mutamento climatico che ha provocato
gravi problemi di siccità. La Cina, infatti, è uno dei paesi del Sud-Est Asiatico che potrebbe
maggiormente risentire del riscaldamento globale e del conseguente innalzamento del
livello del mare, se è vero che oltre 144 milioni di Cinesi vivono in zone costiere a rischio”.
Senza considerare i problemi relativi alla salute pubblica e alla sicurezza dei cibi, come
testimoniano i recenti casi legati all’influenza aviaria e alla Sars.
E’ chiaro che il problema sta acquistando dimensioni planetarie, anche se l’Europa e tutti i
paesi occidentali sembrano essere più preoccupati della crescita economica cinese e
dell’influenza dei prodotti orientali sui propri mercati. Le discussioni sui fondamenti morali
della competitività cinese, sulle condizioni di lavoro spesso inaccettabili e sui bassi costi
della manodopera sono di grande attualità per tutti i mezzi di informazione, che però
spesso trattano solo superficilamente la tematica ambientale.
La maggior parte della popolazione cinese, invece, considera la grave situazione
ambientale un problema molto serio e per questo motivo le rivolte e le manifestazioni
collegate a tale problematica sono aumentate in maniera notevole negli ultimi anni,
diventando una vera e propria fonte di instabilità del paese.
“Il peso dei movimenti ambientalisti in Cina - sottolinea ancora Walden Bello, che
parteciperà al V Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della
Natura organizzato da Greenaccord a Monte Porzio Catone - non è da sopravvallutare,
poichè i fallimenti sono spesso più numerosi dei successi, ma il loro ruolo nella lotta al
riscaldamento globale non sarà irrilevante”.
“Il peso principale della lotta contro il riscaldamento globale che dovrà essere promossa
nei prossimi 10-15 anni - continua - ricadrà sui paesi del Nord, e l’adeguamento dovrà
probabilmente essere superiore al 50% di riduzione dai livelli del 1990 indicato dal G8.
Secondo alcuni esperti l’adeguamento richiesto potrebbe arrivare anche tra il 100 ed il
150% rispetto ai livelli del 1990. L’adeguamento dei paesi del Sud non potrà avere luogo
senza che i paesi più sviluppati prendano la leadership, ma in ogni caso la lotta al
riscaldamento globale potrà avere successo solo grazie ad una alleanza tra le società civili
del Nord ed i movimenti di massa del Sud”.
Nel corso del XVII Congresso del Partito Comunista Cinese, tenutosi a metà ottobre,
c’è stata un’evidente presa di coscienza delle problematiche ambientali e sono stati
presi degli impegni importanti per cercare di risolverle.
“L’analisi della crisi ambientale Cinese e globale effettuata durante il Congresso - conclude
Walden Bello - rappresenta un passo avanti, tuttavia è necessario che non rimanga solo
retorica ma si trasformi in fatti, perchè c’è molta strada da fare. La Cina deve
abbandonare la politica della crescita industriale ad ogni costo e muoversi verso uno
sviluppo economico sostenibile incentrato sulla soddisfazione dei suoi cittadini e
non del mercato globale. Un primo importante passo è rappresentato dalla riduzione
dell’uso del carbone, tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale, come
principale fonte di energia”.
Questi saranno alcuni dei temi discussi al V Forum Internazionale per la Salvaguardia
della Natura “Capitalizzare l’ambiente” organizzato da Greenaccord tra il 7 ed il 10
novembre a Monte Porzio Catone (Roma), in particolare proprio grazie all’intervento del
professor Walden Bello, che approfondirà le tematiche relative alle condizioni ambientali
del Sud-Est Asiatico (con particolare attenzione alla Cina e all’India), sottolineando il ruolo
dei governi e l’importanza che potranno avere i movimenti ambientalisti nel combattere il
riscaldamento globale e l’inquinamento ambientale.
Il V Forum Internazione dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura è un evento realizzato con la Partnership di:
Fondazione Monte Paschi Siena, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Provincia di
Roma, Acri, Regione Lazio
Patrocini:
Ministero sviluppo Economico, Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Ministero, Comune di Monte
Porzio Catone, ODG Nazionale, FNSI, WWF, Segretariato Sociale Rai
Sponsor:
Merck Sharp and Dome, FS, Bcc Rocca Priora, Acqua Minerale Lauretana, Coop, Coldiretti
Sponsor tecnici:
Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini, Novamont, ESRI Italia, ECOR, Libera Terra, Morpier
Media Partner:
Rai 3, Rainews 24, Repubblica.it, Ansa Ambiente, IPS, Tempo Economico, RDS, Valori
Ufficio Stampa Greenaccord
Nicola Checcarelli
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