23 giugno 2008 L`OSSERVATORE ROMANO Lettera

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RASSEGNA STAMPA | CRONACA
23/06/2008 - IL GRAZIE DI BENEDETTO XVI
23 giugno 2008 L’OSSERVATORE ROMANO
Lettera per i venticinque anni di episcopato del suo vicario a Roma
Il grazie di Benedetto XVI
al cardinale Camillo Ruini
Un pastore dalla
Image: http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/145q01a1.jpg
fede semplice e schietta e
dall'intelligente creatività pastorale. Un collaboratore
esperto e generoso, con grande capacità di lavoro. Un
vescovo fedele all'identità viva della Chiesa di Roma,
unito con il Papa in mezzo alle difficoltà, sempre con
fiducioso e sorridente ottimismo. È questo il ritratto
del cardinale Camillo Ruini, tracciato da Benedetto
XVI in occasione dei venticinque anni di servizio
episcopale dell'attuale vicario di Roma. Il Papa, in
occasione della ricorrenza, ha inviato al cardinale una
lettera, quasi un affresco, nella quale ricorda i molti e
positivi contributi del porporato alla Chiesa e alla
società. Tra questi, Papa Ratzinger ricorda il sostegno
da lui stesso ricevuto da parte del suo vicario a rendere efficace l'impegno per l'educazione
dei giovani. E ancora il "Confronto con la città", il dialogo aperto all'intera cittadinanza sui
problemi più importanti e complessi della Roma di oggi; i "Dialoghi in Cattedrale"; la
Missione cittadina in preparazione del Grande Giubileo del 2000.
In occasione del venticinquesimo della sua ordinazione episcopale, avvenuta a Reggio
Emilia il 29 giugno del 1983, il cardinale Ruini celebra sabato sera 21 giugno la messa nella
Basilica di San Giovanni in Laterano con tantissimi sacerdoti della diocesi. Dice il cardinale
nella sua omelia: "Il piccolo testamento che vorrei lasciare alla Diocesi di Roma è questo: guardiamo alla grande sfida (quella contro la tentazione della sfiducia, ndr) che oggi
dobbiamo affrontare, rendiamocene conto, non nascondiamoci davanti a lei, cerchiamo di
coglierla nella sua forza, spessore, pervasività, capacità di penetrazione, quella capacità e
quell'attrattiva che essa esercita specialmente verso le nuove generazioni. Ma guardiamola
con occhio disincantato e a sua volta penetrante, con l'occhio della fede, che è
necessariamente diverso e anche più penetrante rispetto a uno sguardo soltanto umano (...)
Oso dire che Dio continua ad attirare a sé in modo speciale questa nostra Chiesa e Città di
Roma, come tante volte in questi anni ho potuto toccare con mano. Nel mio piccolo, se il
Signore lo permetterà, vorrei continuare a lavorare, in una forma diversa, perché i romani e
gli italiani di oggi sappiano guardare al mondo e alla vita con l'occhio della fede, e così non
si affliggano "come gli altri che non hanno speranza"" (i Tessalonicesi, 4, 13).