CAPITOLO 20 - DROGHE PER LA CURA DEI DISTURBI METABOLICI: DIABETE
DIABETE - DEFINIZIONE
Il “Diabete”, è una patologia cronica, caratterizzata da “iperglicemia”, cioè da un’elevata concentrazione di “glucosio”
nel sangue, dovuta a sua volta a un “deficit di secrezione insulinica da parte del pancreas”, spesso accompagnata
anche da un’aumentata resistenza dei tessuti periferici all’insulina stessa.
Il glucosio, normalmente presente nel sangue, è assorbito dalle cellule per essere trasformato in energia, solamente
grazie all’azione dell’insulina”, che è un “ormone” prodotto dalle cellule del pancreas.
Il glucosio è un “carboidrato o zucchero”, fornito dall’alimentazione al momento dei pasti, questa sostanza rappresenta
la più importante fonte di energia per le cellule, per i tessuti e per l’organismo in generale; per il cervello in particolare,
il glucosio costituisce addirittura l’unica fonte di energia.
La funzione principale dell’insulina è quella di facilitare il trasporto del glucosio, presente nel sangue, fino all’interno
delle cellule dei tessuti, in cui è assorbito, immagazzinato e in seguito utilizzato come fonte di energia, in relazione alle
diverse esigenze del metabolismo cellulare.
Durante i pasti il glucosio, ingerito con l’alimentazione, è riversato nel sangue, con conseguente rialzo del livello di
“glicemia”, termine che indica i valori di concentrazione di glucosio nel sangue.
Il pancreas secerne in condizioni di normale funzionamento una quantità d’insulina, sufficiente a favorire il
trasferimento, l’immagazzinamento e l’utilizzo energetico del glucosio nelle cellule dei tessuti dell’organismo,
abbassando i picchi di concentrazione del glucosio nel sangue e riportando così la quantità di glicemia a valori
inferiori a “80-100 mg/dl”.
Il fegato in condizioni normali è in grado di assorbire e di conservare, sotto forma di glicogeno, il 50/60% circa del
glucosio ingerito durante i pasti, per reimmetterlo successivamente in circolo, a fronte di richieste energetiche
dell’organismo dovute ad attività fisica, digiuno, condizioni ambientali sfavorevoli o stati di tensione emotiva.
Nell’individuo, affetto da diabete, tutto questo non avviene, poiché l’insulina non agisce più in maniera appropriata o
non è più prodotta in quantità sufficiente, per cui si forma un costante accumulo di glucosio nel sangue, che a sua
volta dà origine all’“iperglicemia” e/o al “diabete mellito”.
L’inadeguata presenza e funzione dell’insulina provoca un innalzamento del livello di glicemia nel sangue, a valori
costantemente superiori a 100 mg/dl e addirittura una parte di glucosio presente è eliminato nelle urine, dove è
rilevato sotto forma di “glicosuria”.
DIABETE - CLASSIFICAZIONE
Le diverse forme di iperglicemia sono sostanzialmente riconducibili a due tipi di patologie, denominate
rispettivamente:
“diabete di tipo 1” e “diabete di tipo 2”.
- Il diabete di tipo 1, (definito comunemente come “diabete a origine autoimmune, diabete insulino-dipendente o
diabete a comparsa giovanile”), è una patologia, fortunatamente poco diffusa, che è caratterizzata dall’assenza
d’insulina, a causa della distruzione delle cellule pancreatiche deputate alla sua formazione; per cui questa grave
malattia può essere trattata solamente con la somministrazione costante di preparati iniettabili a base di “insuline
naturali o semisintetiche”.
- Il diabete di tipo 2, (definito comunemente come “diabete non insulino-dipendente o diabete familiare”), è la forma
patologica più diffusa del diabete, che colpisce individui in età matura, caratterizzati di solito da un eccesso di peso.
L’insulina secreta dal pancreas e presente nel sangue non è in grado di normalizzare in modo efficiente i livelli di
glicemia, per cui s’instaura una sorta di “resistenza all’insulina”, che, di fatto, impedisce il trasporto e la fissazione del
glucosio all’interno delle cellule dei tessuti, determinando così un rialzo permanente dei valori di glicemia nel sangue.
Questa patologia, a seconda della gravità, può essere trattata a livello farmacologico con la somministrazione di
“farmaci ipoglicemizzanti” ad azione specifica spesso associati ad altre sostanze in grado di limitarne gli effetti
collaterali.
Complicazioni, a causa della ridotta presenza e/o efficienza dell’insulina come risposta al quantitativo di carboidrati,
forniti dall’alimentazione, se l’apporto calorico è superiore al dispendio energetico, i carboidrati non degradati sono
immagazzinati nel tessuto adiposo determinando così un aumento di peso e di massa adiposa, facilmente rilevabile
dalle normali misurazioni.
Con l’aumento della massa adiposa il numero di recettori presenti sulla superficie delle cellule diminuisce e i vari
tessuti diventano sempre più resistenti all’effetto dell’insulina, ostacolando, di fatto, il normale utilizzo metabolico del
glucosio all’interno delle cellule. Le cellule, prive di glucosio entrano così in sofferenza e non potendo più utilizzare il
glucosio come fonte di energia, iniziano a ossidare i grassi disponibili con conseguente formazione di acidi grassi e di
chetoni, che poi si riversano nel sangue, causando un “chetoacidosi”, (che in pratica costituisce un avvelenamento
vero e proprio del sangue), condizione metabolica, che nelle forme più gravi è caratterizzata da sonnolenza, nausea,
sudorazione eccessiva, tachicardia e coma.
Il rialzo costante dei valori di glicemia provoca nel soggetto diabetico danni irreparabili praticamente a tutti i tessuti,
come ad esempio, danni cerebrali, retinopatia, insufficienza renale, disfunzioni nervose periferiche, arteriosclerosi,
coagulazione insufficiente, malattie vascolari periferiche complicate da cancrena etc.
INTERVENTI PER RIDURRE LE COMPLICANZE DELL’IPERGLICEMIA
Modifica dello stile di vita, le terapie a base di medicinali o di prodotti erboristici per la cura del diabete, per essere
realmente efficaci, devono sempre essere supportate dai seguenti interventi di natura comportamentale o alimentare:
- esercitare costantemente attività fisica, per favorire il più possibile il consumo del glucosio già immagazzinato,
- adottare uno stile di vita sociale e relazionale, in materia di orari, frequenza pasti, consumo di alcolici, fumo etc. tale
da ridurre il più possibile l’introduzione di sostanze altamente energetiche,
- ridurre l’eventuale sovrappeso corporeo, in quanto l’obesità aumenta l’insulino-resistenza e favorisce l’insorgenza
del diabete tipo 2,
- adottare un’alimentazione adeguata e bilanciata, con una scelta di cibi anche in base al loro indice glicemico, alle
loro associazioni, al fabbisogno energetico e alla terapia in atto.
TERAPIE A LIVELLO FARMACOLOGICO
Le classi di farmaci più frequentemente adottate per il trattamento del diabete di tipo 2, sono definite con il termine di
“Ipoglicemizzanti orali”, i quali, in base al loro specifico meccanismo d’azione possono essere utilizzati da soli, in
associazione e/o in forma tra loro alternata, a seconda delle necessità terapeutiche del paziente affetto da
iperglicemia. Questi farmaci, in relazione alla loro composizione e meccanismo d’azione, sono suddivisi nelle seguenti
classi:
1°) “Sulfaniluree”, a base di, “clorpropamide, glibenclamide, glimepiramide e glipizide”, questa classe di farmaci
agisce stimolando la produzione d’insulina nelle cellule del pancreas, inibendo a livello epatico la “glicogenolisi”, ossia
la reazione di degradazione del “glicogeno epatico in glucosio ” e il suo conseguente rilascio nel sangue, aumentando
infine la fissazione dell’insulina a livello cellulare periferico, condizione indispensabile per favorire la trasformazione
del glucosio in energia.
2°) Biguanidi, a base di “metformina e fenformina”, questa categoria di farmaci non stimola direttamente la
produzione di insulina nel pancreas, ma aumenta la fissazione di insulina nelle cellule periferiche, con conseguente
aumento delle reazioni di trasformazione del glucosio in energia.
3°) Inibitori dell’α-glucosidasi, a base di “ascarbosio”, quest’ultimo gruppo di farmaci agisce nel duodeno, inibendo
l’attività dell’enzima denominato “α-glucosidasi”, sostanza che provoca la degradazione, per idrolisi, delle molecole di
“maltosio” con conseguente formazione di glucosio, il quale è in seguito assorbito nell’intestino crasso.
TERAPIE A LIVELLO FITOTERAPICO
Le piante medicinali hanno costituito per lungo tempo in tutto il mondo il mezzo terapeutico utile per la cura delle
iperglicemie, fino all’entrata in commercio dell’insulina e degli ipoglicemizzanti orali, prodotti dotati di una più elevata
specificità terapeutica, che si sono diffusi rapidamente e stabilmente nei paesi più sviluppati, relegando l’impiego dei
prodotti fitoterapici per la cura del diabete ai paesi ancora in via di sviluppo.
Tuttavia l’importanza delle piante medicinali per la cura del diabete è dimostrata dal fatto che la scoperta delle
“Biguanidi”, una delle classi di farmaci antidiabetici più diffuse è stata ottenuta, a partire dai composti “Guanidinici”,
presenti nella pianta “Galega officinalis”; in particolare la sostanza “Metformina” è stata sintetizzata solo dopo aver
isolato e definito la composizione chimica dalla “Galegina”, che è uno dei componenti presenti nella “Galega
officinalis”.
L’efficacia delle terapie farmacologiche adottate per contrastare il diabete è tanto più sicura “quanto più precoce è la
diagnosi di questa patologia”, pertanto l’impiego dei prodotti fitoterapici, che sono certamente meno attivi rispetto agli
antidiabetici di sintesi, è tuttavia efficace, per prevenire complicazioni, se essi sono utilizzati nelle fasi iniziali della
malattia. Occorre inoltre segnalare che al momento attuale è disponibile solo un numero limitato di preparati
fitoterapici, tra quelli proposti dalla tradizione popolare come ipoglicemizzanti, in quanto non sono ancora disponibili
sperimentazioni cliniche sufficientemente documentate, in relazione all’attività terapeutica di queste piante medicinali
nella cura del diabete.
I più importanti principi attivi di origine vegetale dotati di attività ipoglicemizzante sono i seguenti:
1) “Composti solforati”, presenti, sia nell’Allium sativum, (Aglio), sia nell’Allium cepa, (Cipolla), i quali manifestano
un’attività ipoglicemizzante molto simile, anche se di minore intensità, a quella delle Sulfaniluree,
2) “Derivati guanidinici”, presenti nella Galega officinalis, (Galega), nell’Urtica dioica, (Ortica), e nell’Arctium lappa,
(Bardana), dai quali sono state sviluppate le Buguanidi,
3) “Polisaccaridi”, composti a base di cellulosa e di pectine, estratti da Aloe vera, Psillio, Gomma guar, Opunzia e
Fagiolo, i quali agiscono inibendo l’assorbimento dei glucidi a livello intestinale,
4) “Fibre”, estratte dalla radice dell’Amorphophallus konjac, con il nome di “Glucomannano” e dai semi della
Trigonella foenum-graecum, o “Fieno greco”, le quali riducono l’assorbimento intestinale del glucosio e migliorano
l’attività dell’insulina, in fissazione del glucosio a livello cellulare.
La tabella 20.1 riassume e confronta i diversi trattamenti utilizzati e i risultati ottenuti con l’impiego dei più noti prodotti
fitoterapici, tradizionalmente conosciuti per ridurre i livelli di glicemia.
Tab. 20.1 piante medicinali tradizionalmente impiegate per la riduzione dei valori di glicemia
Denominazione
Preparazione utilizzata e trattamento
Risultati ottenuti
della pianta
Aglio
Bulbo fresco; 4 - 5 g/die; per 4/6 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia +
Coccinia
Foglie polvere; 3 - 4 g/die; per 2/3 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia +
Fico,
Foglie secche decotto; 15 - 20 g; per 2/3 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia +
Ginseng americano Radici polvere; 4 - 6 g/die; per 2/3 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia +
Basilico sacro
Foglie polvere; 2 - 3 g/die; per 3/4 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia +
Opunzia
Foglie/rami in polvere; 1 - 2 g/die; per 2/3 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia + +
Cardo mariano
Frutti polvere; 1 - 2g/die; per 3/4 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia +
Fieno greco
Semi polvere; 4 - 6 g/die; per 2/3 mesi
Diminuzione dei valori di glicemia + +
BASILICO SACRO - (secrezione insulina e attività glicolitica)
Il “Basilico Sacro” o “ Ocimum sanctum”, appartenente alla famiglia delle “Lamiaceae”, è una pianta erbacea,
spontanea, che cresce sulle pendici dell’Himalaya, fino a un’altezza di 2000 mt. In quelle regioni questa pianta è
considerata sacra e la sua coltivazione è particolarmente diffusa nei giardini delle case e in prossimità dei templi.
Droga, è ricavata prevalentemente dalle foglie, sotto forma di “polvere secca” o di “olio essenziale”, in cui sono
presenti sia “Favonoidi”, (Apigenina e Luteolina), sia “Acido ursolico”.
Proprietà terapeutiche, l’attività ipoglicemizzante di questa pianta è attualmente ancora in fase di sperimentazione,
la sua somministrazione provoca una stimolazione, sia della secrezione dell’insulina da parte delle cellule β del
pancreas, sia dell’attività glicolitica degli enzimi responsabili della degradazione dei carboidrati.
La somministrazione giornaliera di pochi grammi di polvere di droga fresca, eseguita al momento solo su un numero
limitato di pazienti, affetti da diabete di tipo 2, riduce sensibilmente le concentrazioni di glucosio a digiuno e
postprandiale.
Usi alternativi, questa pianta è dotata di molteplici attività terapeutiche, sia per uso locale, sia per via sistemica, le
diverse specie di basilico sacro, attualmente coltivate anche in altre parti del mondo, sono largamente utilizzate da
sole o in associazione con altre droghe per l’apparato respiratorio, come analgesico, antelmintico, antifungino e
antispastico.
Effetti collaterali, al momento non sono riportati in letteratura controindicazioni particolari, manifestazioni
d’intolleranza o effetti collaterali collegati all’uso di questa pianta.
GIMNEMA - (inibizione del sapore e riduzione assorbimento glucosio)
La “Gimnema” o “Gymnema sylvestre”, appartenente alla famiglia delle “Asclepiadaceae”, è una pianta rampicante,
originaria delle foreste tropicali dell’india e dell’africa tropicale. Nella lingua indù, già al tempo della “Dominazione
Inglese”, le foglie di questa pianta erano chiamate con il nome di “Gurmar”, il cui termine significa letteralmente
“destroyer of sugar”, (o mangia zucchero). Le foglie di Gimnema, una volta masticate, possiedono la caratteristica di
inibire il gusto del sapore dolce, senza modificare quelle dell’amaro e/o del salato.
Droga, ricavata dalle foglie come estratto secco o fluido, contiene fibre, aminoacidi e acido gimnemico, sostanze
responsabili della riduzione della percezione gustativa del sapore, con conseguente diminuzione della necessità di
ricorrere all’uso dei dolcificanti durante l’alimentazione.
Proprietà terapeutiche, studi effettuati sulla somministrazione dell’estratto alcolico delle foglie di Gimnema,
(denominato GS4), mostrano una riduzione dell’assorbimento intestinale di glucosio e una stimolazione della
secrezione pancreatica d’insulina in grado di favorire la captazione e l’utilizzo del glucosio, a livello cellulare.
GINSENG AMERICANO - (degradazione del glucosio cellulare e potenziamento attività insulinica)
Il “Ginseng americano” o “Panax quinquefolius”, appartenente alla famiglia delle “Araliaceae”, è una pianta erbacea
spontanea, di aspetto molto simile a quello del Ginseng coreano, con piccoli fiori gialli e bacche rosse, che cresce
spontaneamente all’interno delle vaste e ancora incontaminate aree forestali, situate nei territori nord orientali
compresi tra gli Stati Uniti e il Canada.
Droga, è ricavata come polvere o estratto secco dalle radici della pianta dopo averle raccolte, pulite, essiccate e
triturate. L’attività ipoglicemica è dovuta alla presenza dei “Ginsenosidi” e dei “Polisaccaridi” presenti nella droga del
Ginseng americano.
Proprietà terapeutiche, diversi sono i meccanismi accertati dagli studi finora effettuati, attraverso i quali il Ginseng
americano manifesta gli effetti ipoglicemizzanti; la sua somministrazione riduce l’assorbimento dei carboidrati a livello
intestinale, favorisce il rilascio dell’insulina dalle cellule pancreatiche, e aumenta la fissazione dell’insulina sulle cellule
periferiche, favorendo così la degradazione del glucosio già presente.
Usi alternativi, gli estratti di Ginseng americano presentano le stesse “proprietà adattogene”, del “Ginseng coreano”,
manifestate però in forma più attenuata,.
Effetti collaterali, non sono riportate in letteratura controindicazioni particolari, manifestazioni d’intolleranza o effetti
collaterali collegati con l’uso del Ginseng americano, gli episodi al momento evidenziati riguardano, analogamente al
Ginseng coreano, segnalazioni di tachicardia, insonnia, irritabilità, tremori, ipertensione, cefalea, sempre però
riconducibili a dosaggi elevati e prolungati nel tempo.
OPUNZIA - (riduzione assorbimento glucosio)
L’Opunzia, o “Opuntia streptacanta”, appartenente alla famiglia delle “Cactaceae”, è una pianta grassa spinosa,
dotata di grosse foglie, (chiamate anche “cladodi”), originaria delle zone desertiche del Messico; questa specie è stata
in seguito trapiantata a scopo ornamentale anche in altre zone ampiamente soleggiate degli Stati Uniti e nel bacino
del mediterraneo.
Droga, ottenuta come “polvere” o direttamente come “succo” dalla spremitura dei tessuti spugnosi dei cladodi dopo
esser stati liberati dalla buccia e dalle spine. I componenti presenti nel succo di Opunzia sono costituiti da
“Polisaccaridi” ad alto peso molecolare quali pectine, arabinosio, mannosio, xilosio, ramnosio, galattosio e acido
galatturonico, oltre a protidi, lipidi e sali minerali.
Proprietà terapeutiche, la frazione polisaccaridica, denominata anche “Opuntiamannano”, dopo esser stata
somministrata, incorpora facilmente nel tratto intestinale sostanze nutrienti, zuccheri, e colesterolo, impedendone, di
fatto, l’assorbimento. Per questo motivo la somministrazione del succo di Opunzia è utile ai pazienti diabetici e obesi;
la presenza dei sali minerali conferisce inoltre proprietà diuretiche, che facilitano la riduzione del peso corporeo in
eccesso.
Usi alternativi, questa pianta, denominata anche “Nopal”, è conosciuta ed è utilizzata da lungo tempo nella medicina
popolare messicana come rimedio per rafforzare le difese immunitarie, per combattere la formazione dei radicali liberi,
contro gli stress ossidativi e per la cura del diabete.
Effetti collaterali, trattamenti intensi e prolungati dei succhi di Opunzia, portano a una progressiva riduzione dei
farmaci, delle vitamine e dei sali minerali a livello intestinale.
RIFERIMENTI PRATICI
A titolo esemplificativo, per meglio illustrare, dal punto di vista pratico, le informazioni illustrate nel presente capitolo,
viene di seguito riportato un elenco dei più comuni preparati fitoterapici, reperibili in farmacia “come integratori
alimentari” e utilizzati per la riduzione dei valori glicemia. Per ciascun prodotto viene inoltre fornita la composizione dei
principi attivi presenti, la denominazione della specie vegetale di provenienza o della droga presente.
- Bruciakal Fast compresse: Lespedeza e.s. + Fagiolo bianco e.s. + Ananas e.s. + Gymnema e.s. + Cromo;
- XL-S Medical Carboblocker compresse: Phaselite ®, (complesso brevettato di origine vegetale a base di fagiolo
bianco), riduce l’assorbimento dei carboidrati, abbassa i livelli di glucosio nel sangue, con conseguente riduzione di
secrezione insulinica;
- Dimaday capsule: Gymnema e.s. + Camomilla e.s. + Giggonia e.s. + Cromo
- Snell Balance bustine: Inulina + Fibra d’orzo + Carnitina + Fagiolo bianco + Vitamina B6
- XL- S Medical Max Strength: Clavitanol ®, (complesso brevettato di origine vegetale, che riduce le calorie assorbite
dai principali nutrienti a base di zuccheri e grassi.