. p. A S. Z monopolio e la Capitolo 17 Il concorrenza monopolistica i Sommario Z 1. La massimizzazione del profitto per un’impresa monopolistica. - 2. Equilibrio li br di monopolio. - 3. Inefficienza del monopolio. - 4. Perdita netta di monopolio. - 5. Monopolio naturale. - 6. Discriminazione dei prezzi. - 7. La concorrenza monopolistica. - Esercizi e problemi. yr ig ht © Es se Nel capitolo precedente abbiamo analizzato il funzionamento di un mercato concorrenziale, cioè di una struttura caratterizzata da un gran numero di imprese di piccole dimensioni, tanto piccole da non poter influire sui prezzi di mercato. In questo capitolo ci occuperemo del caso opposto: studieremo infatti un’industria in cui sia presente una sola impresa. Il monopolio è una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di un unico produttore, che ha il potere di influire sul prezzo del bene scambiato, mentre i consumatori sono numerosi e prendono il prezzo come un dato. La possibilità di influenzare il prezzo viene chiamata potere di mercato. Il monopolista è l’unico offerente di un bene per il quale non esistono sostituti stretti. Egli può stabilire il prezzo del proprio prodotto: è un price-maker. Nello studio del monopolio, non è più necessario distinguere l’equilibrio del mercato da quello della singola impresa. Poiché nel mercato vi è una sola impresa, l’equilibrio di quest’ultima rappresenta anche l’equilibrio del mercato. Il motivo per cui un monopolista non ha concorrenti diretti è perché esistono insormontabili barriere all’entrata di natura economica, tecnica, legale o di altra specie. Naturalmente, il monopolista non può scegliere il prezzo e l’output indipendentemente ma, dato un certo prezzo, potrà vendere solo la quantità di prodotto che il mercato è disposto ad acquistare: se fissa un prezzo molto alto, sarà in grado di vendere solo una quantità esigua di output. La domanda dei consumatori quindi pone un vincolo alla scelta del prezzo e della quantità da parte del monopolista. Infine, il fatto che non esistono succedanei del prodotto offerto dal monopolista ha interessanti conseguenze per quanto riguarda la pubblicità: a seconda del tipo di bene o servizio, egli farà ricorso o meno alla pubblicità e a iniziative promozionali. 1.La massimizzazione del profitto per un’impresa monopolistica C op Abbiamo dimostrato nel precedente capitolo che l’impresa concorrenziale massimizza il proprio profitto quando produce e vende la quantità di output in corrispondenza della quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale. . A 156 Z Capitolo 17 i S. p. La curva del ricavo marginale di un’impresa dipende dalla sua curva di domanda. L’impresa concorrenziale è soggetta a una curva di domanda orizzontale in corrispondenza del prezzo di mercato p*, ciò significa che ogni successiva unità di output può essere venduta dall’impresa allo stesso prezzo p* e che, quindi, il ricavo marginale (ossia il ricavo derivante dalla vendita dell’ultima unità) è sempre pari al prezzo p*. L’impresa monopolistica è soggetta a una curva di domanda inclinata negativamente (vedi figura 17.1) a indicare che le successive unità di output sono vendute a prezzi decrescenti; ne consegue che il ricavo marginale del monopolista non è uguale ma inferiore al prezzo di vendita dell’output. (b) p p = 10 p1 = 10 p=9 A = 50 50 B = 10 y1 = 5 y2 = 6 A se O C li p br (a) O B 54 y1 = 5 y2 = 6 Es Fig. 17.1 - Impresa concorrenziale e monopolista a confronto ht © Nel grafico (a) della figura 17.1 è rappresentata la curva di domanda di un’impresa concorrenziale; il prezzo di mercato dell’output è p* = 10. Se l’impresa vende la quantità y1 = 5, il suo ricavo totale è 50, misurato dall’area A. Se l’impresa vende la quantità y2 = 6, il suo ricavo totale sale a 60, pari all’area A + B. Il ricavo marginale derivante dalla vendita della sesta unità è 10, misurato dall’area B, ed è pari al prezzo di mercato p*. Nel grafico 17.1(b) è rappresentata la curva di domanda del monopolista. Inizialmente, l’impresa vende la quantità y1 = 5 al prezzo p1 = 10: il suo ricavo totale è R1 = 50, misurato dall’area A + C. Per vendere la quantità y2 = 6, il monopolista dovrà ridurre il prezzo di vendita a p2 = 9. Il ricavo totale è ora R2 = 54, misurato dall’area A + B. Il ricavo marginale derivante dalla vendita dell’ultima unità è: (17.1) ∆R = R1 – R2 = 4 (17.2) ig In termini grafici, il ricavo marginale è pari alla differenza tra le aree A + B e A + C ovvero: ∆R = A + B – (A + C) = B – C = p2 – y1(p1 – p2) C op yr La 17.2 mostra che il ricavo marginale derivante dalla vendita della sesta unità (∆R = 4) è inferiore al prezzo di vendita di tale unità (p2 = 9)s. Generalizzando tale conclusione, possiamo affermare che, in presenza di una curva di domanda dell’impresa inclinata negativamente, il ricavo marginale derivante dalla vendita dell’ultima unità di output è inferiore al prezzo di vendita di tale unità. Graficamente, ciò significa che la curva del ricavo marginale del monopolista giace sempre sotto la curva di domanda, come nella figura 17.2. . p. S. p,Rmarg p' i Rmarg br D y' O y Rmarg li Fig. 17.2 - Ricavo marginale e curva di domanda in monopolio se Approfondimento 1 - Risoluzione del problema della massimizzazione del profitto di un’impresa monopolistica: dimostrazione matematica Il problema di massimizzazione del profitto di un’impresa monopolista può essere impostato come segue: maxP = p ( y ) y – C ( y ) Y Es ossia il monopolista deve scegliere la quantità di y che massimizza P. A differenza del regime di concorrenza, il prezzo di vendita dell’output non è fisso ma varia a seconda del quantitativo di output venduto. La condizione del primo ordine si ottiene derivando la funzione del profitto rispetto a y e ponendo la derivata uguale a zero: ∆py ∆C ∆P = p+ y– =0 ∆y ∆y ∆y © da cui: p+ ∆py ∆C y= ∆y ∆y il primo membro indica il ricavo marginale e il secondo il costo marginale. ht È possibile ottenere una diversa espressione del ricavo marginale: ⎛ ⎛ ∆p/p ⎞ ⎛ 1⎞ ∆p ⎞ = p ⎜ 1− ⎟ Rmarg = p ⎜ 1+ y = p ⎜ 1+ ⎟ ⎝ p∆y ⎠⎟ ε⎠ ∆y/y ⎝ ⎠ ⎝ ig dove |ε| indica l’elasticità in valore assoluto della domanda del mercato rispetto al prezzo di vendita ovvero: ε =– ∆y/y ∆p/p yr In definitiva la condizione di massimo profitto dell’impresa concorrenziale è: ⎛ 1⎞ p ⎜ 1 – ⎟ = Cmarg ε⎠ ⎝ op Si noti che l’impresa monopolista produce se il ricavo marginale derivante dall’ultima unità di output venduta è positivo ovvero se: ⎛ 1⎞ p ⎜1 – ⎟ > 0 ε⎠ ⎝ C A Z 157 Il monopolio e la concorrenza monopolistica . A 158 Z p. Capitolo 17 S. che è verificata se |ε| > 1: solo se la domanda del mercato è elastica l’impresa monopolistica produce e vende la quantità di output richiesta dai consumatori. Il motivo di tale relazione è intuitivo: se il monopolista abbassa i prezzi di vendita, la quantità domandata dai consumatori aumenta e il ricavo totale (prodotto del prezzo per la quantità) potrebbe sia diminuire (se la diminuzione dei prezzi è maggiore dell’aumento delle quantità vendute) sia aumentare (nel caso inverso). Se la domanda è elastica ciò significa che, a seguito di una piccola riduzione del prezzo, l’incremento delle vendite è superiore in termini percentuali (ad esempio, se il monopolista riduce dell’1% il prezzo di vendita, le sue vendite crescono del 10%): l’effetto finale è che i ricavi di vendita aumentano ossia che il ricavo addizionale è positivo. br i Il mark-up: la condizione di massimo profitto del monopolista può essere modificata al fine di ottenere una regola per la fissazione del prezzo di vendita in monopolio: ⎛ 1⎞ p ⎜ 1 – ⎟ = Cmarg ε⎠ ⎝ da cui: p = aCmarg li dove a = |ε|/(|ε| – 1) è il mark-up con a > 1; ciò significa che il monopolista vende ogni unità di output ad un prezzo superiore al costo unitario di produzione. se Relazione tra curva del ricavo marginale e curva di domanda: se la funzione di domanda del mercato è lineare (ossia è rappresentata da una retta), la curva del ricavo marginale è anch’essa una retta posta al di sotto della curva di domanda. Inoltre, ha la stessa intercetta verticale ma pendenza doppia rispetto alla curva di domanda. Supponiamo che la funzione di domanda inversa del mercato abbia la seguente espressione: p(y) = a – by Es Nella figura 17.2 è rappresentata la curva di domanda inversa: a indica l’intercetta verticale e –b il coefficiente angolare della curva di domanda. La funzione del ricavo totale si ottiene moltiplicando il prezzo per la quantità: R(y) = p(y)y = (a – by)y = ay – by2 Il ricavo marginale si ottiene derivando il ricavo totale rispetto alla quantità: © Rmarg = ∆R ( y ) = a – 2by ∆y ht Nella figura 17.2 è rappresentata anche la funzione del ricavo marginale: a è l’intercetta verticale e –2b il coefficiente angolare della curva. 2.Equilibrio di monopolio C op yr ig Possiamo adesso procedere a illustrare l’equilibrio del monopolista. Sappiamo già che egli sceglierà il livello di produzione che garantisce l’uguaglianza fra ricavo marginale e costo marginale, perché in tal modo massimizza il profitto. L’equilibrio del monopolista può essere illustrato nella figura 17.3, in cui abbiamo riprodotto le rette del ricavo marginale e di domanda già rappresentate nella figura 17.2 disegnandovi anche la curva dei costi marginali dell’impresa. Il livello di produzione prescelto sarà quello corrispondente al punto E dove le curve del ricavo marginale e del costo marginale si intersecano. Dato l’output ottimo, y*, risulta facile individuare il prezzo a cui il monopolista venderà il bene, cioè p*. Il suo ricavo sarà pertanto p* y*, dal quale, sottraendo il costo totale CT(y*) = CM*y*, si ottiene il profitto, che corrisponde all’area del rettangolo ombreggiato nella figura 17.3. . p. Prezzo CM S. Cmarg a Π y* O br Rmarg i p* E Output li Fig. 17.3 - Equilibrio del monopolista Es se È bene ribadire che questa quantità e questo prezzo, oltre ad essere di equilibrio per l’impresa, lo sono anche per il mercato, dato che impresa e mercato sostanzialmente coincidono. Si noti, d’altra parte, che una volta fissata la quantità, il monopolista non è libero di scegliere un prezzo qualsiasi: egli deve vendere quanto prodotto al prezzo per il quale la domanda è esattamente uguale all’offerta. Concludendo, si può notare che, nel caso del monopolio, non si definisce alcuna curva di offerta: si ha solo un punto di offerta, in corrispondenza del livello di equilibrio della produzione. 3.Inefficienza del monopolio op yr ig ht © Si è, più volte, affermato che un’impresa che opera in regime di concorrenza perfetta produce in corrispondenza di un punto in cui il prezzo è uguale al costo marginale. Un’impresa che opera in regime di monopolio produce, invece, in corrispondenza di un punto in cui il prezzo è maggiore del costo marginale. Pertanto, in monopolio il prezzo dell’output è più elevato e, contemporaneamente, la quantità domandata è inferiore rispetto a quella in concorrenza. Si consideri la figura 17.4: l’impresa che opera in monopolio produce ym al prezzo pm; al contrario l’impresa concorrenziale produce la quantità yc che vende al prezzo di pc (uguale al costo marginale). I consumatori, nel passaggio dalla concorrenza al monopolio avranno un grado di soddisfazione minore. Ovviamente, per l’impresa varrà esattamente il contrario. Per cui, se consideriamo congiuntamente gli interessi dell’impresa e del consumatore, non è chiaro se la soluzione «migliore» di mercato sia la concorrenza o il monopolio. Tuttavia, vedremo come sia possibile essere contrari al monopolio semplicemente sulla base di un criterio di efficienza. Uno stato dell’economia è Pareto-efficiente se non è possibile aumentare il grado di soddisfazione di almeno un soggetto senza danneggiare nessun altro (il principio sarà approfondito nel Capitolo 21). Consideriamo ancora la figura 17.4 e domandiamoci se l’equilibrio di monopolio rappresenti una situazione efficiente nel senso paretiano. C A Z 159 Il monopolio e la concorrenza monopolistica . A 160 Z Capitolo 17 li br i S. p. Per ogni livello di y, i consumatori sono disposti a pagare il prezzo p(y) individuato sulla curva di domanda in corrispondenza di tale livello di prodotto. Evidentemente le situazioni di partenza, ossia l’equilibrio di monopolio, non è una situazione efficiente nel senso paretiano poiché esiste un’altra situazione, l’equilibrio concorrenziale, dove tutti i soggetti hanno un grado di soddisfazione più elevato. Poiché p(y) è maggiore di Cmarg per tutti i livelli di output compresi tra ym e yc, ciò significa che esistono dei consumatori che sono disposti a pagare un’unità addizionale di ouput più di quanto essa costi. Per cui, se l’impresa offre un prodotto ad un prezzo p* compreso tra p(y) e Cmarg, ciò produrrà un aumento nella soddisfazione dei consumatori, che acquisteranno un bene ad un prezzo inferiore al prezzo di monopolio pm. D’altro canto, anche l’impresa sperimenterà un ricavo, in quanto p* risulta comunque maggiore di Cmarg. Dunque, nella vendita di questa unità addizionale, entrambi i soggetti ottengono un incremento di soddisfazione senza che diminuisca quella di alcuno. se Prezzo Cmarg pm A B C Es pC Rmarg ym O D yc Output © Fig. 17.4 - Efficienza e monopolio ht Risulta così dimostrato che un monopolista produce una quantità di output che non è Pareto-efficiente. ig 4.Perdita netta di monopolio C op yr Si osservi ancora la figura 17.4: passando dall’equilibrio di monopolio a quello di concorrenza l’impresa subisce una perdita di surplus pari all’area A. Tale area, pari a ym(pm – pc), indica la perdita di profitto che l’impresa subisce vendendo la quantità ym al prezzo pc, più basso, piuttosto che al prezzo pm, più alto. Tuttavia, l’impresa nel passaggio dal monopolio alla concorrenza, vende la quantità addizionale yc – ym al prezzo pc. Il surplus addizionale è misurato dall’area C. In conclusione, nel passaggio dal monopolio alla concorrenza, l’impresa subisce una perdita di surplus pari all’area A ma guadagna un profitto addizionale pari a C. Per ciò che concerne i consumatori, il passaggio dal monopolio alla concorrenza consente loro di godere di un aumento di soddisfazione: la variazione del loro surplus è misurata dall’area A + B. . br i S. p. L’area A misura il risparmio di spesa che i consumatori ottengono potendo acquistare la quantità ym al prezzo inferiore pc piuttosto che al prezzo pm. L’area B è la differenza tra quanto i consumatori sono disposti a pagare per acquistare la quantità addizionale yc – ym e quanto effettivamente pagano (il prezzo pc); in altre parole misura il surplus dei consumatori derivante dal consumo della quantità addizionale. Dal punto di vista sociale, pertanto, la variazione di surplus totale è data dalla somma algebrica della variazione del surplus del produttore e di quella del consumatore: ovvero da B + C. Da un altro punto di vista tale area misura la perdita totale di benessere che la società sopporta nel passaggio da una situazione concorrenziale a una monopolistica. Essa viene chiamata perdita netta di monopolio, e misura il peggioramento della situazione per chi deve pagare il prezzo di monopolio piuttosto che quello di concorrenza. A Z 161 Il monopolio e la concorrenza monopolistica li 5.Monopolio naturale C op yr ig ht © Es se In alcuni mercati, in particolare in quelli di beni e servizi di interesse pubblico, le economie di scala sono particolarmente rilevanti, tanto che, anche se si espande la produzione fino a soddisfare l’intera domanda di mercato, i costi medi continuano a decrescere. In questi settori la concorrenza è dannosa, provoca notevoli inconvenienti, o è addirittura impossibile. Rientrano in questa categoria quasi tutte le imprese di pubblici servizi (aziende per la fornitura di elettricità, acqua, gas, servizi telefonici), dove si è in presenza di elevati costi fissi (si pensi all’installazione e alla manutenzione dei tubi del gas) e bassi costi marginali (fornitura). I mercati che rispondono a queste caratteristiche vengono chiamati monopoli naturali. In essi, come detto, le economie di scala sono particolarmente accentuate per cui, se vi operassero più imprese, queste cercherebbero di incrementare il più possibile le vendite riducendo i prezzi. Ne deriverebbe una concorrenza spietata, che provocherebbe gravi perdite a tutte le imprese, e l’uscita dai mercati per quelle più deboli. Si verrebbero così a creare pericolosi monopoli di fatto a tutto discapito dei consumatori. Per evitare queste spiacevoli conseguenze, quasi tutti i monopoli naturali sono regolamentati o gestiti direttamente dallo Stato, oppure è lo Stato che concede ad aziende di pubblici servizi di operare in regime di monopolio, riservandosi però il diritto di regolamentare la loro attività, di definire l’area geografica entro la quale l’impresa monopolistica potrà operare, di controllare la qualità dei suoi servizi e dei prezzi: ciò allo scopo di ridurre al minimo i costi di produzione e allo stesso tempo di garantire che siano gli utenti a trarre vantaggio dalle economie di scala, evitando possibili abusi di potere. La situazione del monopolio naturale è descritta nella figura 17.5. Per gli elevati costi fissi la curva del costo medio dell’impresa è decrescente lungo la curva di domanda di mercato. Se l’impresa segue la logica concorrenziale di fissare il prezzo al livello del costo marginale produce la quantità yc. Tale equilibrio, come visto, configura una situazione Paretoefficiente ma non sarà la soluzione scelta dall’impresa. Infatti nel punto C poiché il prezzo di yc è inferiore al costo medio di produzione CM(yc), l’impresa è in perdita. L’impresa è, pertanto, naturalmente indotta a seguire la logica alternativa del produttore monopolista e, quindi, a produrre la quantità ym, in corrispondenza della quale Rmarg = Cmarg, che vende al prezzo pm. Poiché in corrispondenza di tale quantità il prezzo è mag- . A 162 Z Capitolo 17 br i S. p. giore del costo medio di produzione CM(ym) l’impresa ottiene un profitto. Il punto M individua una situazione non efficiente dal punto di vista paretiano, ma è l’equilibrio scelto dall’impresa. Se lo Stato vuole evitare che in tale settore prevalgono condizioni monopolistiche può imporre all’impresa di seguire le regole concorrenziali del prezzo uguale al costo marginale impegnandosi a coprire con un sussidio le perdite di esercizio. Alternativamente, può imporre all’impresa di fissare un prezzo di vendita uguale al costo medio di produzione. Il prezzo p* che assicura una remunerazione equa consente al monopolista di coprire i costi, vendendo l’output y* a un prezzo che copre il costo medio di produzione, ma fa sí che venga prodotta una quantità inferiore a quella efficiente in senso paretiano (politica dei prezzi sub-ottimale o second-best). p P p* se Cmarg M pm ym y* O CM C Rmarg Es pC li Domanda yc y © Fig. 17.5 - Monopolio naturale 6.Discriminazione dei prezzi C op yr ig ht Finora abbiamo ipotizzato che l’impresa monopolistica vendesse il prodotto allo stesso prezzo a tutti gli acquirenti; tuttavia, in determinate circostanze, il monopolista può sfruttare ancora meglio la sua posizione di predominio sul mercato e ottenere un profitto maggiore chiedendo prezzi diversi ad acquirenti diversi. In questo caso egli attua una politica di discriminazione dei prezzi. Si parla di discriminazione dei prezzi quando uno stesso prodotto viene venduto a prezzi diversi e la differenza di prezzo non è giustificata da differenti costi di produzione. Non sempre però essa è possibile, in quanto occorre che si verifichino certe condizioni. Innanzitutto, il venditore deve essere un monopolista o almeno godere di un certo potere monopolistico, vale a dire essere in grado di influire sul prezzo e sulla produzione. Il venditore deve essere in grado di suddividere gli acquirenti in gruppi diversi, in base al prezzo che essi sono disposti a pagare per l’output che gli viene offerto. In genere, questa segmentazione del mercato è resa possibile dal fatto che la domanda di ciascun gruppo ha un’elasticità diversa. Le aziende erogatrici di energia elettrica, ad esempio, segmentano il . br i S. p. loro mercato in base all’uso cui l’energia è destinata, distinguendo tra illuminazione e riscaldamento. Inoltre, il primo acquirente non deve poter rivendere il bene o il servizio offertogli. È facile capire il perché. Se gli acquirenti potessero rivendere il prodotto acquistato a consumatori disposti a pagarlo di più, essi entrerebbero in concorrenza con il monopolista nei segmenti di mercato in cui il prezzo è più elevato; tale concorrenza farebbe scendere il prezzo, cosicché la politica di discriminazione di prezzo del monopolista fallirebbe. Da ciò si intuisce che tale discriminazione viene praticata soprattutto nelle industrie di servizi (es. trasporti), perchè questi ultimi difficilmente possono essere rivenduti. Generalmente gli economisti distinguono tre tipi di discriminazione dei prezzi. Se l’impresa, dotata di potere di mercato, conosce esattamente la somma che ogni cliente è disposto a pagare per ciascuna unità del bene che produce, venderà ad un prezzo pari a quello considerato di riserva dai consumatori. A Z 163 Il monopolio e la concorrenza monopolistica li Ricordiamo che il prezzo di riserva è la somma massima che i clienti/consumatori sono disposti a pagare per ogni unità di prodotto. C op yr ig ht © Es se In tal caso l’impresa pratica la discriminazione dei prezzi di primo grado detta anche discriminazione perfetta, perché, se fosse realizzabile, permetterebbe di ottenere un livello Pareto-efficiente di output, esattamente come nel caso di un mercato concorrenziale. Tuttavia, in questo caso, tutto il surplus andrebbe al produttore, e non si produrrebbe alcun surplus per il consumatore; infatti, la differenza tra il prezzo che il consumatore è disposto a pagare e il prezzo che effettivamente paga è nulla. Un esempio che si potrebbe fare è quello di un medico di campagna che chiede un onorario diverso a seconda delle possibilità economiche dei propri pazienti. La discriminazione dei prezzi di secondo grado con cui il monopolista vende unità diverse a prezzi diversi, ma ogni consumatore che acquista la stessa quantità del bene paga lo stesso prezzo. Per questo motivo, essa viene anche detta discriminazione non lineare del prezzo, in quanto il prezzo unitario dell’output non è costante, ma dipende dalla quantità acquistata. Le compagnie ferroviarie, ad esempio, applicano tariffe diverse per il trasporto di merci, a seconda della quantità trasportata. Infine, vi è la discriminazione dei prezzi di terzo grado che corrisponde ad una situazione in cui il monopolista vende il suo prodotto a persone diverse e a prezzi diversi, ma ciascuna unità di output è venduta a una determinata tipologia di consumatori allo stesso prezzo. Si tratta della forma più comune di discriminazione dei prezzi. Un esempio potrebbe essere quello degli sconti al cinema o agli spettacoli teatrali: spesso vengono fissati prezzi diversi a seconda della fascia di età, come avviene per bambini o per anziani, che hanno una minore capacità di pagare e quindi beneficiano di sconti, o a seconda del reddito percepito (studenti e militari). Ebbene, ci chiediamo ora come faccia il monopolista a decidere quali sono i prezzi ottimi in ciascun mercato. Ci soccorre la nozione di elasticità, studiata a suo tempo. L’impresa che discrimina i prezzi praticherà prezzi più bassi per il gruppo di consumatori maggiormente sensibili al prezzo (domanda elastica) e prezzi più elevati per i consumatori relativamente insensibili al prezzo (domanda anelastica). In questo modo massimizzerà i profitti totali. Le compagnie aeree, ad esempio, applicano tariffe elevate agli uomini d’affari, la cui domanda di viaggi aerei è anelastica, cioè meno sensibile al prezzo, mentre offrono . A 164 Z Capitolo 17 7.La concorrenza monopolistica se li br i S. p. tutta una serie di tariffe speciali ai turisti e ai viaggiatori occasionali, la cui domanda è più elastica, cioè più sensibile al prezzo. La discriminazione del prezzo ha due importanti conseguenze sul piano economico. Come è intuibile, il monopolista che riesce a identificare e isolare quei consumatori che sono disposti a pagare un prezzo superiore a quello di equilibrio, pur di avere un dato prodotto, ottiene un profitto maggiore di quello che avrebbe ricavato vendendo lo stesso numero di unità di prodotto al prezzo di equilibrio. A parità di condizioni, inoltre, il monopolista discriminante realizza un volume di produzione più elevato. Un monopolista non discriminante, infatti, è disposto a ridurre il prezzo pur di aumentare le vendite: ma questo prezzo più basso non si applica solo all’ultima unità venduta, ma anche a tutte le precedenti; di conseguenza, il ricavo marginale risulta inferiore al prezzo e ciò rappresenta un disincentivo ad accrescere la produzione. Al contrario, un monopolista che discrimina il prezzo, quando riduce il prezzo di vendita, applica questa diminuzione solo all’ultima unità e non anche alle precedenti; ne consegue che il prezzo è uguale al ricavo marginale per ogni unità venduta, per cui egli sarà incentivato a espandere la produzione. C op yr ig ht © Es La concorrenza monopolistica è una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di un numero relativamente alto di piccoli produttori o venditori, che offrono prodotti simili, ma non identici. Un’altra caratteristica che distingue la concorrenza monopolistica dalla concorrenza perfetta è la differenziazione del prodotto, cioè la capacità di un’impresa di offrire delle «varianti individuali» di uno stesso prodotto, in modo da renderlo differente agli occhi del consumatore. La differenziazione può basarsi sulla qualità del prodotto, sui servizi offerti e sulle condizioni di vendita, sulla posizione dei locali di vendita e la loro accessibilità, o ancora sulla promozione, la pubblicità e il confezionamento del prodotto (packaging). Più la differenziazione del prodotto è efficace, maggiore sarà il potere di monopolio dell’impresa, cioè più anelastica sarà la curva di domanda del suo prodotto. Un’importante conseguenza della differenziazione del prodotto è che, nonostante in una situazione di concorrenza monopolistica le imprese presenti sul mercato siano numerose, ognuna di esse esercita un certo controllo sul prezzo del proprio prodotto. I consumatori preferiscono i prodotti offerti da determinati venditori e, entro certi limiti, sono disposti a pagare un prezzo più elevato pur di soddisfare le loro preferenze. Venditori e acquirenti dunque, non vengono più in contatto in modo casuale, come accadeva nei mercati perfettamente concorrenziali. Inoltre, non esistono vincoli che impediscono a nuove imprese di entrare in un mercato di questo tipo: da questo punto di vista, la concorrenza monopolistica è simile a un’industria concorrenziale. La curva di domanda di un’impresa che opera in condizioni di concorrenza monopolistica è più piatta (più elastica) della curva di domanda di un monopolista poiché la prima ha a che fare con molti concorrenti che offrono prodotti simili ai suoi — dunque, maggio- . Esercizi e problemi Es se li br i S. p. re competitività sui prezzi — laddove il monopolista non ha alcun concorrente. Tuttavia tale curva non è infinitamente elastica, come avviene, invece, per un’impresa concorrenziale: in primo luogo, perchè in una situazione di concorrenza monopolistica, le imprese sono meno numerose che in concorrenza perfetta; in secondo luogo, perchè i loro prodotti sono simili, ma non sono perfetti sostituti. In termini generali, il grado di elasticità della curva di domanda di un’impresa che opera in regime di concorrenza monopolistica dipenderà dal numero dei suoi concorrenti e dal livello di differenziazione del prodotto. Quanto più elevato sarà il numero dei concorrenti e quanto minore sarà la differenziazione del prodotto, tanto più elastica sarà la curva di domanda di ciascuna impresa e tanto più la situazione di mercato sarà simile alla concorrenza perfetta. Nel breve periodo, l’impresa si comporta come un monopolista, producendo dunque la quantità di output in corrispondenza del quale il costo marginale risulta uguale al ricavo marginale. Qualora l’impresa ottenga un profitto economico, ciò spingerà nuove imprese a entrare nel mercato. Nel lungo periodo man mano che il numero delle imprese cresce, la curva di domanda delle imprese già presenti si sposta verso sinistra, poiché, in corrispondenza di ciascun prezzo, diminuisce l’output venduto e dunque si riducono anche i profitti. L’equilibrio finale è caratterizzato da una duplice eguaglianza P = CM (come in concorrenza perfetta) e Cmarg = Rmarg (come in monopolio). A Z 165 Il monopolio e la concorrenza monopolistica CT( q1 ) = 2 + q12 1 CT( q 2 ) = 5 + q 22 3 Determinare il livello di produzione ottimale del monopolista per ciascun impianto sapendo che la curva di domanda di mercato è data da: ig ht © 1.* La funzione di ricavo medio (domanda) di un’impresa monopolistica sia p = 200 – 0,02Q e la funzione di costo sia CT = 40Q + 40.000. a) Si determinino il livello della produzione, il prezzo e il profitto; b) se il Governo decide di imporre su questo prodotto un’imposta di 20 per unità, quali saranno i nuovi livelli di produzione, prezzo e profitto? 2.* Un monopolista produce utilizzando due impianti caratterizzati rispettivamente dalle seguenti funzioni di costo totale: P = 60 – 3Q yr 3.* Un monopolista, la cui tecnologia è descritta dalla funzione di costo CT = 10Q + 2, agisce su due mercati differenti le cui domande sono: C op q1 = 30 – p q2 = 50 – 2p Determinare la scelta ottima del monopolista nel caso debba praticare un prezzo unico sui due mercati, e nel caso possa discriminare il prezzo tra i due tipi di consumatori.