CONSIGLI NUTRIZIONALI PER LA DONNA IN GRAVIDANZA E IN ALLATTAMENTO La nutrizione materna gioca un ruolo cruciale nell'influenzare diversi aspetti legati alla procreazione come la fertilità, lo sviluppo fetale, il buon esito del parto, e la composizione del latte materno. Durante il periodo che va dal concepimento al termine dell’allattamento, le scelte alimentari di una madre possono influenzare sia lo stato di salute iniziale che quello futuro del bambino e della madre stessa. In questo articolo andremo ad analizzare nel dettaglio i consigli nutrizionali utili nelle varie fasi di questo straordinario percorso. GRAVIDANZA La risposta fisiologica dell’organismo materno alla gravidanza comporta una serie di adattamenti: Immunitari Cardiocircolatori Metabolici fondamentali per il "fisiologico evolvere" della gravidanza stessa. Soprattutto in virtù delle modificazioni metaboliche, risulta di fondamentale importanza seguire alcune regole base che assicurino un ottimale andamento del percorso. Il primo aspetto da prendere in considerazione è il fabbisogno energetico, vale a dire “l’apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il dispendio energetico di un individuo che abbia una composizione corporea compatibile con lo stato di salute a lungo termine”. La diceria popolare secondo la quale la gravida dovrebbe «mangiare per due» è una falsità che anzi potrebbe creare seri problemi alla donna e alla gravidanza stessa, quindi “NON SI DEVE MANGIARE PER DUE, MA DUE VOLTE MEGLIO!” In media la richiesta energetica totale della gravidanza è all’incirca di 80.000 Kcal così suddivise: 5.000 depositate nel tessuto neoformato (placenta, utero…); 35.000 depositate come massa grassa materna alla 20^-30^ settimana; 35.000 utilizzate per il mantenimento del tessuto neoformato. Per capire però l’incremento calorico giornaliero da apportare alla normale dieta per soddisfare questa richiesta, bisogna analizzare lo stato nutrizionale della donna nella fase pre-gravidica. Tale valutazione può essere effettuata mediante un semplice strumento, vale a dire L'Indice di Massa Corporea (IMC), che si calcola dividendo il peso espresso in kg per il quadrato dell'altezza espressa in metri. In base al risultato di questo calcolo, la gestante può essere inserita in una di queste quattro categorie SOTTOPESO IMC < 18 NORMOPESO IMC tra 18 e 25 SOVRAPPESO IMC tra 26 e 29 OBESA IMC > 30 il che faciliterà la comprensione dell’entità dell’incremento calorico, per assicurare il giusto apporto di nutrienti al feto, e di conseguenza valutare il giusto aumento di peso nella fase finale della gravidanza. L’auspicabile aumento di peso per le varie fasce e il relativo surplus calorico è il seguente: • IMC pregravidico < 18.5 :Aumento di peso auspicabile compreso tra 12.5- 18 Kg. Fabbisogno supplementare dopo il 1° mese 300-365 Kcal/die. • IMC pregravidico 18.5- 25 :Aumento di peso auspicabile compreso tra 11.5- 16 Kg. Fabbisogno supplementare dopo il 1° mese 150-250 Kcal/die. • IMC pregravidico >25 :Aumento di peso auspicabile compreso tra 7-11.5 Kg. Fabbisogno supplementare dopo il 1° mese 100-200 Kcal/die. Questo surplus calorico deve essere comunque aggiunto ad un corretto fabbisogno nutrizionale di partenza, in quanto una eventuale carenza porterebbe indurre un’iponutrizione fetale con la possibilità di insorgenza di diverse problematiche nelle varie fasi della vita del nascituro. Una volta definite le kcal da assumere, è necessario ripartirle nei vari macro nutrienti: Carboidrati, Proteine, Grassi. I Carboidrati devono costituire il 55-60% dell’apporto energetico totale, sono da preferire carboidrati complessi a discapito degli zuccheri semplici che dovrebbero essere assunti solo dalla frutta fresca in 2-3 porzioni/die Le Proteine devono costituire il 18-20% dell’apporto energetico totale: all’incirca è sufficiente aggiungere agli 0,9 g di proteine per kg di peso corporeo (quantità consigliata in stati normali), da 6 a 20 g P/die durante la gravidanza (per un totale di 6070 g di proteine al giorno). Sono fondamentali per la formazione e crescita del feto degli annessi embrionali (utero, placenta). È importante che una considerevole parte delle proteine introdotte sia rappresentata da proteine cosiddette “nobili”, ad alto valore biologico, vale a dire proteine di origine animale provenienti da pesce povero di metilmercurio, oppure da latte, uova e carne, mentre la restante parte da fonti proteiche vegetali come i legumi I Grassi in gravidanza non subiscono modificazioni rispetto al normale fabbisogno, che ammonta al 30% dell’introito giornaliero. Sono importanti come substrati per formare le membrane cellulari e le strutture dei tessuti. Inoltre essi non vanno troppo limitati, poiché bisogna assicurare un adeguato apporto di quelli che l’organismo non riesce a produrre, come gli acidi grassi essenziali Omega 3 (DHA) e Omega 6 essenziali per un adeguato sviluppo del sistema nervoso centrale fetale. Il fabbisogno materno di grassi essenziali in gravidanza è di 13g/die per Omega 6 e almeno 1,4 g/die per Omega 3.Per soddisfare soprattutto il fabbisogno degli Omega 3 è necessario un consumo di pesce 4 volte maggiore, o in alternativa utilizzare quotidianamente un integratore contenente almeno 200 mg di DHA. La supplementazione di DHA nella dieta è importante anche per la mamma stessa, che durante i nove mesi di gravidanza e i 6 mesi di allattamento al seno può perdere fino al 3% della propria massa cerebrale per carenza di DHA. Recenti studi hanno mostrato una stretta correlazione tra carenza di DHA e depressione post parto. Per quanto riguarda i micronutrienti e in particolare le vitamine, il discorso è leggermente diverso: le Vitamine non forniscono energia, ma contribuiscono al buon funzionamento dell’organismo e il loro fabbisogno aumenta globalmente durante la gravidanza. Tra le vitamine quella che ha maggior rilevanza durante la gravidanza è l’Acido Folico: i livelli di assunzione consigliati per questa vitamina in condizioni normali sono di 0,2 mg/die, in gravidanza il suo fabbisogno sale a 0,4 mg/die. Questa sostanza è importante in quanto una sua carenza nelle prime fasi della gravidanza può predisporre il bambino a sviluppare tutta una serie di alterazioni: tra le più conosciute troviamo spina bifida, anencefalia, disturbi renali. La quota di 0,4 mg/die è fondamentale anche nel periodo preconcezionale (3 mesi prima del concepimento) per la prevenzione dei DTN (Disturbi del tubo neurale), in quanto il tubo neurale si chiude alla 4-6 settimana di gravidanza. Inoltre, nella donna, i folati correggono l’iperomocisteinemia, e possono quindi ridurre lo sviluppo di ipertensione gestazionale. È molto frequente riscontrare carenze di acido folico in donne che: • Sono affette da celiachia, gastrite atrofica • Soffrono di anemia • Assumono farmaci fra cui acido valproico • Hanno abitudine al fumo e all’uso di alcol • Seguono regimi dietetici restrittivi Le principali fonti alimentari ricche in acido folico sono costituite da vegetali a foglie verdi (es. spinaci, indivia e bieta), legumi (soprattutto fagiolini), frutta secca (nocciole) ecc. Per le altre supplementazioni vitaminiche in gravidanza, riassumiamo tutto nell’immagine che segue: * Ladipo, Am. J. Clin. Nutr., 72S:280, 2000 Un altro aspetto importante che riguarda l’alimentazione in gravidanza è quello relativo ai minerali. In particolare, richiedono maggiore attenzione: Il Ferro, il cui fabbisogno totale è di 800-1100 mg, di cui 500 per l’incremento della quantità totale di emoglobina (Hb) materna, 300 per quella fetale. Per colmare tale richiesta, il fabbisogno giornaliero nel primo trimestre è di 15-18mg/die (come fuori gravidanza), mentre sale a 30mg/die, quindi con un incremento del 100%, nel secondo trimestre. Pesce e carne apportano ferro facilmente assimilabile rispetto al ferro contenuto nei vegetali; utilizzare il limone come condimento e utilizzare verdura e frutta fresche ricche di vitamina C sono utili accorgimenti per aumentare l’assorbimento di ferro. Di contro, l’assimilazione del ferro viene limitata da una serie di alimenti e sostanze come le proteine dell’uovo, latte, tè, caffè, alcolici, farmaci antiacidi, per cui se dovesse essere necessario assumere un integratore di ferro è opportuno che la somministrazione avvenga a digiuno a distanza dai pasti o dall’assunzione di queste sostanze Il Calcio, utile per lo sviluppo scheletrico fetale (fabbisogno aumentato nel terzo trimestre, ove ne sono richiesti 300mg/die in più). Colmare questo surplus è molto semplice anche utilizzando gli alimenti, in quanto per assumerne 300mg/die in più bastano 250cc di latte/die, oppure 100gr ricotta vaccina, oppure ancora 60gr mozzarella, 30gr grana, e così via. In caso di eventuale intolleranza al lattosio, utilizzare acque ad elevato contenuto calcico, legumi, frutta secca, bevande vegetali fortificate con calcio (ad esempio il latte di soia o di riso) Il Magnesio richiede in gravidanza un fabbisogno giornaliero di 300 mg, vale a dire 4090 mg in più rispetto al normale. Utile in caso di ipertensione gestazionale, perché miorilassante e vasodilatatore; allevia inoltre disturbi come crampi e cefalea. Ne sono ricchi vegetali a foglia verde, farina integrale, banane, cacao, noci, mandorle, nocciole. Come ultima disamina dei consigli nutrizionali in gravidanza non ci resta che analizzare alcuni dei più comuni disturbi che accompagnano questo percorso, e di contro dare qualche suggerimento per ridurle. Anche se con intensità che varia da individuo a individuo, i disturbi più frequenti in gravidanza sono: Nausea, vomito, iperemesi gravidica; tali sintomi possono essere ridotti frazionando l’alimentazione in pasti piccoli ma più frequenti. Inoltre sarebbe opportuno assumere cibi asciutti e amidacei come biscotti, fette biscottate, focacce, con sapore o odori delicati, bere solo dopo aver mangiato cibi asciutti o lontano dai pasti e a piccoli sorsi durante la giornata, e da ultimo assumere vitamina B6 e B12, che sembrano ridurre nausea e vomito Reflusso gastro esofageo; sintomo che compare prevalentemente nel terzo trimestre, e anche in questo caso si consiglia per alleviarlo di frazionare i pasti e limitare la quantità del pasto serale, masticare bene e mangiare lentamente, non coricarsi subito dopo aver mangiato, abolire e limitare uso di caffè, fumo, cacao e menta, bibite gassate, alcol, succhi di pompelmo ed agrumi Stipsi ed emorroidi; sintomi che possono essere alleviati bevendo 2 litri di acqua al giorno, usando cibi con farine integrali, consumando legumi iniziando con piccole dosi ed eventualmente “passati”, aumentando il consumo di verdura, assumendo latte, yogurt e probiotici, facendo una leggera attività fisica. ALLATTAMENTO L'allattamento al seno è riconosciuto come il metodo migliore per nutrire il neonato nei primi 6 mesi di vita. Il latte materno è un alimento completo, ricco di enzimi e anticorpi che migliorano la salute del bambino, inoltre è sempre alla temperatura ideale ed è direttamente assimilabile. Come abbiamo visto nella sezione relativa alla gravidanza, un adeguato aumento di peso durante la gravidanza e un normale peso del feto alla nascita sono, indirettamente, gli indicatori di un buono stato nutrizionale materno che continua ad essere un aspetto importante anche durante l'allattamento, in quanto lo stato nutrizionale e la dieta della madre possono influenzare la quantità e la qualità del latte. L'allattamento comporta per la mamma un aumento di dispendio energetico: basti pensare che a dieci giorni dal parto, la madre che allatta produce mediamente 700 ml di latte al giorno, che possono aumentare sino a circa 800. Per produrre 100 ml di latte la madre consuma 85 Kcal, la produzione quindi di 800-850 ml di latte corrisponde ad un dispendio energetico di circa 650 Kcal/die. Grazie all’aumento del dispendio energetico la mamma è anche facilitata nella perdita di peso, a condizione che la sua alimentazione risulti sana ed equilibrata. In virtù di quanto detto, l’apporto calorico giornaliero della donna che allatta deve essere aumentato di circa 450 Kcal/die fino al primo mese, poi di 530 Kcal/die nel secondo mese e poi di circa 500 Kcal/die nei mesi seguenti. Per quanto riguarda la distribuzione degli alimenti in questo periodo valgono le medesime raccomandazioni applicabili durante la gravidanza. Quindi un’alimentazione variata e mista, con pasti distribuiti regolarmente nell’arco della giornata e con molta frutta e verdura, latte e latticini come importante fonte di proteine e calcio, carne per il ferro, lo zinco e la vitamina B12, grassi vegetali, come l’olio, per l’apporto di acidi grassi insaturi, nonché pesce almeno 1 –2 volte per settimana per l’apporto di acidi grassi Omega 3 e Omega 6. Un altro aspetto importante che riguarda la nutrizione della mamma in allattamento è costituito dall’apporto di acqua, che deve essere di 2/2,5 litri giornalieri. Sono da preferire generalmente le acque a basso residuo fisso (oligominerali), alternandole con una a media mineralizzazione, preferibilmente calcica. Un altro motivo per il quale è fondamentale curare l’alimentazione durante l’allattamento è che alcuni alimenti ingeriti dalla madre possono modificare il sapore del latte, rendendolo sgradevole per il neonato. Sono pertanto da evitare cipolla, prezzemolo, carciofi, broccoli, cavoli e asparagi. Allo stesso modo ci sono altri alimenti che sarebbero da evitare o limitare il più possibile in questa fase, non più per il fatto che possono conferire un sapore sgradevole al latte, quanto perché contengono sostanze che sono inadatte ad un fisico non ancora completamente maturo, e che attraverso il latte giungono al bambino, come cioccolato, the, caffè, bevande a base di cola, vino e birra. In virtù di quanto detto sopra, un corretto surplus calorico della dieta in virtù dell’aumentata richiesta energetica dell’organismo in questa fase permette, oltre che assicurare un corretto apporto di nutrienti alla madre e al bambino, di perdere quei chili in più acquistati durante la gravidanza senza troppi sforzi, questo sempre a patto che la neo mamma si sia attenuta strettamente alle indicazioni che le vengono fornite dal personale sanitario lungo tutto il suo percorso. Redatto da Servizi Medici Natrix