il soggetto - Diocesi di Verona

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L’ADORAZIONE DEI MAGI ALESSANDRO TURCHI DETTO “L’ORBETTO”
Scuola Primaria
UNITÀ DI APPRENDIMENTO L’Adorazione dei Magi di Alessandro Turchi detto “l’Orbetto”
CONOSCENZE: i segni e simboli del cristianesimo anche nell’arte.
ABILITÀ: individuare significative espressioni di arte cristiana per rilevare come la fede è stata
interpretata dagli artisti nel corso dei secoli.
PERCORSO DIDATTICO:
-
Analisi iconografica e iconologica dell’opera
-
Opere a confronto.
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Vangelo di Matteo 2,1-12
-
Italiano:
1- racconti:




i tre re Magi di R. Piumini;
una storia vera e una leggenda;
tre re Magi e…. mezzo di B. Ferrero edizione Elledicì;
Natale: Dio si fa uomo e si rivela a tutti i popoli (verifica).
2- poesie:


i tre re Magi di G. D’Annunzio;
la stella di Natale di B. Pasternak.
-
Storia e geografia :
 la simbologia e le reliquie dei Magi;
 i doni dei Magi.
-
Musica:
 “stella cometa” da Il Natale di Gesù - Edizione Paoline;
 “I re Magi”
da Piccola storia di Gesù – Edizione Paoline.
-
Educazione all’immagine:
 uso di materiali vari per il presepe;
 un presepe a molla;
 nasce il Salvatore;
 i re Magi.
-
Uscite:



rassegna internazionale dei presepi in Arena;
presepe dei frati Barana;
Presepe del Duomo.
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SCHEDA DI LETTURA DELL’OPERA
IL SOGGETTO
L’adorazione dei Magi di Alessandro Turchi detto “l’orbetto”
DIMENSIONE E MATERIALE/TECNICA
Olio su tela cm 219 x 117 Museo di Castelvecchio Verona restauro Sergio Stevanato
– Gabriella Favaro 1990.
L’AUTORE
1545- La famiglia Turchi, proveniente da Illasi, nella provincia veronese, è registrata per la prima
volta a Verona dove, dopo il 1541, è venuto ad abitare il nonno del pittore, "Leonardo
spadar".
1578- Alessandro Turchi nasce a Verona, figlio primogenito di Silvestro, spadaio, e di sua moglie
Elisabetta.
1595- I Campioni d’estimo veronesi registrano "Silvester de Turcis cecus mendicans olim
spatarius". Il padre di Alessandro Turchi, divenuto "orbo", forse in seguito a un incidente sul
lavoro, vive di elemosina, accompagnato dal figlio, che perciò viene chiamato l’Orbetto.
1597- Nel testamento di un orafo veronese è menzionato "Messer Alessandro Pittore domestico di
Messer Felice Brusasorzi Pittore". Sotto Felice Brusasorzi, Alessandro Turchi "apprese non
solo i principi dell’arte, ma molto si avanzò nella sua pratica" (Dal Pozzo, 1718).
1603- Da una registrazione anagrafica, il venticinquenne Alessandro Turchi appare ufficialmente
qualificato come "pittor".
1605- Dopo la morte di Felice Brusasorzi, Alessandro Turchi termina, assieme a Pasquale Ottino,
la Caduta della manna (cat. 75) in San Giorgio in Braida, e, da solo, la pala di San
Raimondo di Peñafort (cat. 76) per l’altare Mazzoleni in Santa Anastasia.
- Lo stesso anno firma la Maddalena penitente (cat. 77) per l’altare Da Prato nella chiesa di
San Tomaso Cantuariense a Verona.
1606- L’Accademia Filarmonica di Verona, decide di far "dipingere dentro e fuori le portelle et la
cassa" [dell’organo], "con quel miglior modo e prestezza che parerà". Alessandro Turchi è
l’esecutore delle pitture delle portelle, raffiguranti la Musica, la Poesia, il Valore (cat. 5) e la
Fortezza, oggi conservate nelle Collezioni Reali di Windsor.
1608- Tale data è apposta sull’iscrizione dell’altare eretto in San Fermo Maggiore a Verona
dall’Arte dei Falegnami (o Marangoni), in onore dei santi patroni Giuseppe, Girolamo e
Antonio abate, che compaiono raffigurati nella pala di Turchi con l’Adorazione dei pastori
(cat. 80)
1609- Alessandro Turchi viene aggregato, su sua richiesta, all’Accademia Filarmonica di Verona.
1610- Questa data si leggeva nell’iscrizione originale dell’altare dedicato all’Assunta nella chiesa
di San Luca a Verona da Bernardino Rosa Morando, che vi collocò l’Assunzione della
Vergine (cat. 83) di Turchi.
- In data 11 settembre il Consiglio cittadino affida al provveditore di Comune Girolamo
Novarini e al conte Francesco Da Sesso il compito di spendere "ex aere publico ducati
sexaginta in pictura excellenti manu conficienda et ornanda", da offrire come dono di
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battesimo della città di Verona a Girolamo, figlio del camerlengo veneziano Giacomo
Marino. Il dipinto è identificabile con l’Allegoria degli Uffizi (cat. 11).
1612- Il pittore firma la ricevuta di saldo dei cinquanta ducati pattuiti con l’Arte degli Orefici per la
pala, oggi perduta, raffigurante la Madonna in gloria e i santi Giovanni Battista, Eligio e
Francesco.
1613- Alessandro Turchi firma e data il grande telero con la Vittoria dei Veronesi sui Vicentini a
Pontalto (cat. 13) destinato alla decorazione della Sala del Consiglio a Verona, oggi a
Castelvecchio.
1614- Turchi firma la Fondazione di Santa Maria Maggiore, (cat. 86) ora a Castelvecchio. Nello
stesso anno Alessandro e il fratello Simone non compaiono registrati in alcuna contrada
veronese, né allibrati nell’estimo del 1616.
1616–1617 - Durante questi due anni si susseguono i pagamenti per la decorazione a fresco della
Sala Regia del Quirinale in Roma, nella quale Turchi dipinge l’ovale con la Raccolta della
manna. Altri svariati pagamenti, in diverse date, sono registrati per dipinti fatti da Turchi per
il cardinale Scipione Borghese, fra cui il Cristo morto con la Maddalena e angeli, (cat. 15)
ora alla Galleria Borghese.
1618- Il "Signor Alesandro Turchi" – in altro documento "Alessandro Veronese" – risulta tra gli
iscritti all’Accademia di San Luca a Roma.
1619- La pala raffigurante i Quaranta martiri (cat. 88) è collocata nella Cappella degli Innocenti in
Santo Stefano a Verona, assieme alla Strage degli Innocenti di Pasquale Ottino e ai Cinque
vescovi martiri di Marcantonio Bassetti.
- Nello stesso anno si registra, da parte di casa Borghese, un pagamento per un dipinto per la
"Cappella della nuova fabbrica di Mondragone".
1620- Francesco Pona nel suo Sileno, tra i dipinti appartenenti alla collezione veronese del conte
Giangiacomo Giusti, descrive sei opere di Turchi, giudicandole "le miglior cose ch’egli
abbia fatto": un soffitto con la Fama volante, dipinta "nella prima sua gioventù", un perduto
Ritratto di Giangiacomo Giusti, un’Allegoria della Fama tra Mercurio e Pallade (Verona,
collezione privata) e tre tele raffiguranti la Fede (cat. 21, Verona, collezione privata), la
Carità (cat. 23, Melbourne, National Gallery of Victoria) e la Speranza (cat. 22, Detroit,
Institute of Arts).
1621- Tra il 1617 e il 1621, quando il Mancini scrive le sue Considerazioni sulla pittura, Turchi ha
già dipinto la Madonna in gloria con san Carlo Borromeo per la chiesa di San Salvatore in
Lauro a Roma (cat. 17) , l’Ercole e Onfale, ora nella Alte Pinakothek di Monaco, e una
lavagna di soggetto non precisato, "molto bella e molto ben intesa" per il capitano
Sacripante.
- Nel 1621 esegue per il cardinale francese François de Sourdis la Resurrezione di Cristo,
(cat. 25) ora nella cattedrale di Sant’Andrea a Bordeaux, e, l’11 settembre, invia
l’Adorazione dei Magi alla famiglia Gherardini a Verona (cat. 89).
1623- Alessandro Turchi si sposa con Lucia San Giuliano.
1629- Pagamento di centodieci scudi ad Alessandro Veronese a saldo del dipinto "rappresentante S.
Antonio di Padova" (cat, 35) di Caprarola.
1631- Nell’inventario dei dipinti che ornavano la galleria del Palazzo Mattei di Giove, collezionati
da Asdrubale Mattei, figurano una "Santa Marta, e Santa Maria Madalena sopra la porta che
s’entra d’Antonio Veronese", e "La Sammaritana del Veronese" (cat. 36) ora in collezione
privata.
1634- Alessandro Turchi diviene Primo Rettore dell’Accademia di San Luca.
1637- Elezione di Alessandro Turchi a Principe dell’Accademia di San Luca, sotto il patrocinio del
cardinale Francesco Barberini.
1638- Turchi entra nella Pontificia Accademia dei Virtuosi a Roma.
1640- Cecilia, figlia di Alessandro Turchi, sposa il pittore Giacinto Gimignani.
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1641- In tale anno sarebbero state poste sugli altari della chiesa veronese di Santa Maria della Neve
(detta anche la Disciplina della Giustizia), appena rinnovata, cinque pale di Turchi, inviate
da Roma al marchese Gasparo Gherardini.
1644- La pala del Turchi raffigurante l’Estasi di san Francesco con sant’Antonio abate (cat. 90)
viene collocata sull’altare della famiglia Meneri nella sagrestia di Santa Maria in Organo.Il
nobile Lombardo Lombardi ordina nel suo testamento che dai suoi curatori, tra i quali figura
anche il marchese Gasparo Gherardini, gli sia fatto erigere nella chiesa di San Nicolò "un
altare con palla nella quale sijno l’effigie dell’Anontiata, di S. Iseppo et di S. Giovanni
Battista".
1646- Risultano pagati a Turchi a Roma 221 ducati a saldo "della palla fatta fare per l’altare in S.
Nicolò" (cat. 91).
1648- Nella galleria di Giovan Pietro Curtoni a Verona, tra le opere degli autori "moderni" figurano
alcuni dipinti dell’Orbetto.
1649- Atto di morte di Alessandro Turchi, datato 22 gennaio.
DATAZIONE E STILE
1620-21 Barocco – Scuola del Brusasorzi – committente Gherardini di Verona.
BREVE ANALISI ICONOGRAFICA
Giovane donna. A sinistra vedo una giovane donna seduta con in braccio un bambino che sembra
voler porgere alla persona anziana, inginocchiata sotto di lei. Indossa una veste rosso tenue e un
mantello blu che le copre i capelli. L’espressione del suo viso è felice anche se un pò preoccupata.
Bambino. Il bambino è molto piccolo,anche se non proprio di pochi giorni,infatti riesce a tenere
molto dritta la testa. La sua pancia è fasciata con una benda bianca. Sembra guardare la persona
anziana inginocchiata sotto di lui. Ha una manina alzata.
Uomo anziano dietro alla giovane donna. Al fianco della donna c’è un signore anziano con un
bastone in mano, indossa una lunga veste blu e arancione. Ha la barba e i capelli grigi.
L’espressione del suo viso è felice anche se un po’ preoccupata.
Le persone più vicine al Bambino Questi tre personaggi maschili hanno un aspetto nobile,
indossano vestiti molto eleganti, sono di tre età diverse,e uno di loro ha la pelle scura. Guardano il
bambino con attenzione, dolcezza e ammirazione. La persona inginocchiata e la più vicina al
bambino è il personaggio più anziano, le sue mani sono unite all’altezza del petto. Vicino a lui per
terra c’è una specie di corona.
Dietro all’anziano ,in piedi, c’è un personaggio vestito di rosso e blu che tiene una mano sul cuore.
Gli altri personaggi. Dietro ai personaggi descritti precedentemente ci sono cinque persone, alcune
di loro tengono fra le mani dei cofanetti preziosi sembrano doni-regali probabilmente da offrire al
bambino.
Risalta molto il cavallo bianco con le bordure d’oro; è cavalcato da una persona che proviene
dall’oriente, lo si capisce per il turbante che indossa. Si nota un personaggio strano seminascosto
con un occhio coperto, è l’unico che sta guardando lo spettatore cioè colui che ammira il quadro.
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In alto si vede un signore vestito di scuro che guarda il cielo, vicino a lui c’è un uomo semivestito
coperto solo da un manto rosso,che guarda l’uomo alla sua sinistra e nello stesso tempo indica il
bambino e la madre.
L’ambiente. Tutte queste persone sono vicine a delle rovine, probabilmente di un tempio antico
perché si vedono delle colonne come quelle dei templi greci.
La luce. In alto c’è un cielo illuminato da una luce che lo attraversa, i raggi sembrano indicare il
bambino e la madre.
SIGNIFICATO (ICONOLOGIA)
Fin dai primi secoli del cristianesimo, gli artisti hanno riservato un’attenzione particolare al capitolo
due del vangelo di Matteo, dove si racconta il viaggio e l’adorazione dei Magi. Quest’episodio
assume un’importanza fondamentale nella storia della salvezza, perché ci ricorda che la
manifestazione di Dio in Gesù Cristo è per tutti i popoli. Il racconto di Matteo, fu arricchito dai
vangeli apocrifi, ed ebbe altre amplificazioni leggendarie nei racconti del medio evo. A ciò si
aggiungono i numerosi commentati teologici dei Padri della chiesa, le opere spirituali e le omelie: i
Magi ricevettero così un nome, una corona, una storia. Gli artisti ebbero a disposizione una
progressiva abbondanza di testi cui ispirarsi per comporre le loro opere. Così l’Orbetto quando
compose l’adorazione dei Magi si trovava già a disposizione una vasta tradizione iconografica.
I MAGI
-
L’evangelista Matteo parlando dei Magi non dice il loro numero: è dai regali, oro, incenso e
mirra, che la tradizione iconografica venne a fissare il numero di tre: inoltre Matteo non
parla nemmeno di re, ma di sapienti.
-
Nell’iconografia tradizionale i Magi sono tre d’età diversa , possono apparire perciò come
metafora dei Tempo nella sua manifestazione tridimensionale di passato, presente, futuro,
completato dalla sua dimensione eterna, che è la quarta dimensione, rappresentata dal
Bambino.
-
I tre colori diversi con cui vengono raffigurati i visi dei Magi, alludono alle tre razze
umane,per mettere in risalto l’universalità dello Spirito, che parla agli uomini di ogni
credo,di ogni razza,di ogni età .La festa liturgica dell’Epifania diventa così manifestazione e
riconoscimento del Principio divino, incarnato in ogni uomo., nell’universalità delle razze
umane e diventa perciò invito implicito a superare ogni barriera religiosa e culturale per
riconoscerci “figli di Dio”come il Bambino di Betlemme.
I DONI.
- L’oro sta a simboleggiare la regalità del bambino, solo questo metallo poteva essere offerto a
questo Bambino. Il metallo più nobile della terra, metallo incorruttibile e quindi eterno.
- L’incenso è la resina il cui profumo ha funzione d’elevazione nei riti sacri. Esso è offerto al
bambino, venuto al mondo per mettere in relazione la terra con il cielo, l’uomo con Dio nella sua
funzione di mediatore, di sacerdote attraverso il sacrificio della sua natura umana
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- La mirra era considerata erba rara nell’antichità, panacea per tutti i mali, ingrediente fondamentale
delle ricette mediche, medicina di vita, “acqua di vita”. E quale dono più adatto a quel Bambino
che nei Vangeli appare come medico, guaritore dell’anima e del corpo, come leggiamo in Mt. 9,212, e che si definirà nell’incontro con la samaritana “acqua viva”, come leggiamo in Gv.4,lO-12
Inoltre la mirra preserva dalla morte, in quanto utilizzata per conservare i cadaveri come avvenne
anche con il corpo di Cristo(Gv. 19,39). E’ perciò medicina sia per la vita sia per la morte.
- Oro al re, incenso al mediatore-sacerdote, mirra al guaritore, perché questi sono gli attributi del
Bambino di Betlemme.
- Accanto al magio inginocchiato si vede una corona adagiata per terra. questo sta ad indicare la
regalità terrena che riconosce nel Bambino colui che è venuto per inaugurare il Regno dei cieli.
MARIA
- Il viso di Maria è attraversato da tristezza e preoccupazione sembra già che indovini il destino
sacrificale del figlio. L’episodio dei magi s’inserisce nella cornice oscura della minaccia d’Erode,
che porterà al massacro degli innocenti, preludio della Passione quindi della morte dell’innocente
Gesù.
- I colori della veste di Maria sono i colori canonici che restano costanti lungo la storia dell’arte.
Hanno un’importanza teologica: la veste rossa per esprimere la natura umana, (il rosso è il colore
del sangue) il manto è azzurro per ricordare che la Vergine è avvolta dalla potenza divina (il blu è
il colore del cielo). Notiamo anche che il velo di Maria è di colore ocra per indicare il colore della
terra.
- Maria è seduta e porge il bambino, coperto da una fascia, all’adorazione dei magi. Il simbolismo è
evidente: la fascia allude alla Passione, Morte, e Resurrezione, che porta a compimento
l’incarnazione; Maria rappresenta la chiesa che porge il Cristo all’adorazione dei popoli.
GIUSEPPE
- Giuseppe appare dietro Maria. C’è da ricordare che Giuseppe era un santo messo poco in luce fino
al medioevo, per la preoccupazione che nascesse l’equivoco di pensarlo come il vero padre del
bambino.Nel rinascimento cominciò la sua riabilitazione per merito dei nuovi ordini religiosi che
ritrovavano in lui un modello d’umiltà, figura che incarnava soprattutto i voti di povertà, castità,
ubbidienza. Proprio in questo periodo si comincia a raffigurarlo sempre più come un anziano
patriarca biblico.
- Giuseppe sembra voglia proteggere Maria e il bambino restando però in disparte. Non
dimentichiamo che il testo di Matteo 2,1-12 non fa menzione di Giuseppe, dice, infatti, che i Magi
“videro il bambino e Maria sua madre”.
L’EDIFICIO
- In un secondo piano s’intravedono due colonne, simbolo del mondo classico che aveva conosciuto
splendore e potenza e che ora appare in rovina. L’antica grandezza deve misurarsi ora con quel
Bambino, la gloria non sarà più quella fragile degli uomini ma quella di Dio.
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LA LUCE
- L’adorazione dei Magi dell’Orbetto non è ambientata sotto un cielo notturno anche se c’è la
presenza della stella. Sembra questo piuttosto un cielo all’alba di un nuovo giorno. Da sempre la
luce è stata colta dai popoli come simbolo per eccellenza del divino che vince le tenebre del male.
La stella che ha guidato i magi acquista un significato simbolico: è Cristo stesso. Il profeta Isaia
ad esempio scrive che il Signore è la luce eterna venuto ad illuminare.
GLI ALTRI PERSONAGGI
- Sullo sfondo, sopra la scena, sono collocati tre personaggi identificabili come pastori. Se ne
aggiunge un quarto a cavallo che, dall’abbigliamento, potrebbe essere un turco. Anche per questo
personaggio si potrebbe fare l’ipotesi di un cavaliere a seguito dei Magi. Colpisce il meraviglioso
destriero che sembra troneggiare la scena.
- I Pastori, venivano, al tempo di Gesù, esclusi dal culto, perché considerati impuri dalla nascita, per
via del loro continuo contatto con il bestiame, invece nel vangelo di Luca, il primo annuncio della
nascita di Gesù, è riservato a questi esclusi, che diventano così, i primi testimoni di questo evento
destinato a cambiare le sorti del mondo intero. In questo riecheggiano le parole di un altro testo di
vangelo, quello di Mt 20, 16: “Gli ultimi saranno i primi” infatti saranno proprio loro ad
annunciare il regno.
Opere a confronto
-
Duccio di Boninsegna: Adorazione dei Magi, museo dell’opera del Duomo, Siena.
-
Gentile da Fabriano: Adorazione dei Magi, Galleria degli Uffizi, Firenze;
-
Beato Angelico: Adorazione dei Magi, museo di San Marco Firenze;
-
Jacopo Torriti: Epifania del Signore, Basilica di Santa Maria Maggiore, Roma;
-
Giotto: Adorazione dei Magi, Cappella degli Scrovegni, Padova.
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Matteo 2, 1-11
La visita dei Magi
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi
giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2“Dov’è il re dei Giudei che è
nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. 3All’udire
queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i
sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui
doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è
scritto per mezzo del profeta:
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da
loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli:
“Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato,
fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel
suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il
bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati
nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi
aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
9
ITALIANO
10
1.
Racconto:
I tre Re di Roberto Piumini
2.
UNA STORIA VERA... .
Si racconta che san Francesco fece portare in una grotta tutto quello che serviva per
la Messa, insieme a un asino, un bue e della paglia. La vigilia di Natale invitò tutti
alla grotta per la Messa di mezzanotte. San Francesco parlò in modo semplice di
Gesù che è nato povero e umile. Le sue parole toccavano il cuore e qualcuno vide
sorridere un neonato in braccio al Santo. Tutti erano pieni di gioia. Quella notte di
Natale del 1223 la grotta di Greccio (Rieti) sembrava la Betlemme dov'era nato
Gesù!
.
Così fu inventato il primo
P _ _ _ _ _ _ _
...E UNA LEGGENDA
Una bella favola narra di una ricca signora che, vedendo la stella, si mise in
cammino per trovare Colui che era nato e offrirgli tanti doni. La strada era molto
lunga e la signora si fermava spesso per aiutare chi aveva bisogno.- Così, quando
arrivò alla capanna dove la stella si era fermata, non trovò più nessuno. .
Il Bambino appena nato però premiò la sua generosità: da allora in poi avrebbe
portato doni e gioia a tutti i bambini del mondo.
Chi è diventata quella signora?
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _
11
3.
UN PICCOLO “CLANDESTINO” SCOPRE IL GENUINO SIGNIFICATO DEL NATALE
Tre re Magi e … mezzo
Ai tempi dell'imperatore Cesare Augusto, quando nella grande città di Gerusalemme regnava Erode,
viveva tra i monti della Persia il Re Mago Melchiorre. Una notte, il palazzo di Melchiorre fu
illuminato da una stella. Una stella così luminosa da far scomparire la luna. Il buon Re Mago si
mise a battere le mani per la felicità: È arrivato il momento! È giunta l'ora! È nato! È nato!».
Nessuno ci capiva niente, ma Melchiorre contagiava tutti con la sua felicità. Correva di qua e di là
borbottando: «Presto, presto... Devo partire... Un regalo, un regalone. Che cosa posso portare al Re
dei Re?... Presto, presto, la mia scorta, il mio cavallo», In un momento la corte fu tutta in subbuglio:
chi sellava cavalli, chi preparava viveri, chi si trovava continuamente tra i piedi di quelli più
affaccendati. Le sorprese non erano finite.
Quando scesero le ombre di quel giorno memorabile (e la stella brillava più luminosa che mai) due
carovane arrivarono al palazzo di Me1chiorre. Erano le carovane più splendide mai viste in Persia.
La prima era quella di Gaspare, re degli Indi, un altro dei Re Magi. La seconda era di Baldassarre,
re degli Arabi, Re Mago anche lui. Cammelli, elefanti, cavalli, bardature d'oro e d'argento, seta e
damasco... Una meraviglia infinita!
Melchiorre abbracciò Gaspare e Baldassarre e li condusse nel suo studio privato.
«Cari colleghi, le nostre carte segrete ci dicevano che sarebbe giunta una stella per guidarci dal Re
dei Re. La stella è là che ci aspetta. Mettiamoci in viaggio subito. Ho preparato della preziosissima
e profumata mirra come omaggio per il grande Re».
«lo porto incenso sopraffino», disse Gaspare che aveva una gran bella barba bianca.
«lo oro e pietre preziose", concluse Baldasaarre con la voce tonante.
I tre Re Magi avevano messo le guardie alla porta perché nessuno ascoltasse i loro discorsi. Eppure
ci fu qualcuno che sentì tutto. Si chiamava Alvino, aveva 9 anni, ed era il nipotino di Melchiorre. E
mentre i Re Magi parlavano tra loro si trovava sotto il tavolo, che era coperto da un pesante
broccato d'oro.
«Vengo anch'io»
Alvino era un bambino coraggioso. Quando i tre re uscirono per prepararsi alla partenza, corse nella
sua stanza e si vestì. «Anch'io voglio vedere il giovane principe», si disse. "I re portano regali
preziosi. lo regalerò al principe che è nato i miei tre giocattoli più 'belli" .
Incartò la palla, regalatagli una volta per il suo compleanno, .
lucida e splendente come l'oro, pensò. Poi nascose tra i vestiti il suo libro d'illustrazioni preferito e
chiamò Plutone, il suo cane bianco. Quando Sii mise il guin2aglio, per un attimo non fu più così
certo di potersi separare anche da lui. Ma corse verso le carovane, che lentamente stavano
avviandosi.
«Dove vai?», gli fece burbero il nonno.
«Vengo anch'io dal re che è nato". rispose: Alvino. «No. Torna subito a dormire». gli rispose
Melchiorre. Ci voleva altro per uno come Alvino. «La stella indicherà anche a me il cammino»,
pensò. Lasciò il palazzo e camminò tutta la notte. La stella gli indicava il cammino.
Il regalo più bello
Al sorgere del sole giunse ad un piccolo villaggio. Là vide una bambina che piangeva sommessa.
«Tutti i miei compagni mi deridono, perché i miei abiti sono rattoppati. Nessuno vuole giocare con
me.., si lamentava.
Prendi questa palla», disse subito Alvino. ..Così avrai una compagna di giochi». La bimba fu così
felice, che stentò a credere di poter davvero tenere la palla.
Si fece sera, e la stella tornò a risplendere chiara ne! cielo. Alvino prosegui il suo cammino. Il
12
mattino seguente giunse ad una casetta. Là trovò un uomo che guardava fisso dinanzi a sé e di tanto
in tanto faceva un gran sospiro.
«Che cos'hai?», chiese Alvino.
«Sento i reumatismi in tutte le ossa,si lamentò l'uomo. «Sono vecchio e malato. Un tempo andavo di
città in città e ho visto un po' del mondo. Ora non riesco neanche più a trascinarmi fin dal mio
vicino. Preferirei morire».
Allora Alvino gli donò il suo libro.
«Adesso è tuo, disse. «Ci troverai dentro il mondo intero, con tutte le piante e gli animali».
Il vecchio aprì il libro con cautela.
«Che meraviglie. Mi faranno compagnia. Ora non sono più solo».
La terza notte non finiva più. I piedi di Alvino erano doloranti,e Plutone ansimava. Ma la stella era
splendente come non mai.
Il mattino seguente Alvino si fermò a riposare nella casa di un contadino. Là abitava un ragazzo che
aveva all'incirca la sua età. Da mesi la gamba malata lo costringeva a stare a letto. Quando il
ragazzo vide come Alvino riusciva a camminare e a stare in piedi senza fatica, serrò le labbra, volse
il capo verso la parete e non disse più una parola. Alvino non sapeva che fare. Plutone aveva voglia
di giocare, saltò sul letto e si mise a solleticare il ragazzo malato con la lingua e con le zampe. così
a lungo che questi alla fine fu costretto a ridere, si girò verso il cane e lo accarezzò. Quando Alvino
lo vide. prese il guinzaglio del suo cane, lo mise in mano al ragazzo. Uscito di casa, sentì che gli
salivano le lacrime agli occhi. Era un dolore dover abbandonare il suo compagno di giochi e non
rivederlo mai più. Cominciò a correre nella notte, per allontanarsi il più possibile da Plutone. Corse
senza guardare la strada, inciampò, continuò a correre finché cadde a terra sfinito, e là rimase e si
addormentò subito.
Quando si svegliò, si sentì stranamente riposato e felice. Anche il pensiero di Plutone non gli faceva
più male.
Vide la stella che splendeva come il sole sopra un villaggio: e là emerse anche una casa avvolta in
una luce dorata. In quella casa c'erano un uomo e una donna che si chinavano sorridendo sulla culla
in cui giaceva il bambino: il nuovo principe della pace.
Accanto alla culla c'era nonno Melchiorre con gli altri due re. I re deposero i loro regali ai piedi del
bimbo: un vaso prezioso pieno di mirra, una coppa d'argento con dentro incenso e un calice d'oro.
Alvino si chinò sulla culla e si rivolse alla donna. Voleva raccontarle che la sua palla aveva reso
felice una bambina povera, il suo libro aveva rallegrato un vecchio uomo e il suo cane aveva
consolato un ragazzo malato. Voleva spiegarle i motivi per cui non aveva più nulla da regalare. Ma
la donna lo capì, prese le mani vuote del ragazzo tra le sue e le baciò.
4.
SCHEDA (allegato)
Natale: Dio si fa uomo e si rivela a tutti i popoli.
13
5.
POESIE
I RE MAGI
Una luce vermiglia
risplende nella pia
notte e si spande via
per miglia e miglia e miglia.
O nova meraviglia!
O fiore di Maria!
Passa la melodia
e la terra s'ingiglia.
Cantano tra il fischiare
del vento per le forre,
i biondi angeli in coro;
ed ecco Baldassarre
Gaspare e Melchiorre,
con mirra, incenso ed oro.
Gabriele D'Annunzio (1863-1938)
LA STELLA DI NATALE
Era pieno inverno.
Soffiava il vento della steppa.
E aveva freddo il neonato nella grotta
Sul pendio della collina.
L'alito del bue lo riscaldava.
Animali domestici
stavano nella grotta,
sulla culla vagava un tiepido vapore.
Scossi dalle pelli le paglie del giaciglio
e i grani di miglio,
dalle rupi guardavano
assonnati i pastori gli spazi della mezzanotte.
Lontano, la pianura sotto la neve, e il cimitero
e recinti e pietre tombali
e stanghe di carri confitte nella neve,
e sul cimitero il cielo tutto stellato.
E lì accanto, mai vista sino allora,
più modesta d'un lucignolo
alla finestrella d'un capanno,
traluceva una stella sulla strada di Betlemme.
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…
Per quella stessa via, per le stesse contrade
degli angeli andavano, mescolati alla folla.
L'incorporeità li rendeva invisibili,
ma a ogni passo lasciavano l'impronta d'un piede.
Una folla di popolo si accalcava presso la rupe.
Albeggiava. Apparivano i tronchi dei cedri.
E a loro, "chi siete? " domandò Maria.
"Noi, stirpe di pastori e inviati del cielo,
siamo venuti a cantare lodi a voi due".
"Non si può, tutti insieme. Aspettate alla soglia".
Nella foschia di cenere, che precede il mattino,
battevano i piedi mulattieri e allevatori.
Gli appiedati imprecavano contro quelli a cavallo;
e accanto al tronco cavo dell'abbeverata
mugliavano i cammelli, scalciavano gli asini.
Albeggiava. Dalla volta celeste l'alba spazzava,
come granelli di cenere, le ultime stelle.
E della innumerevole folla solo i Magi
Maria lasciò entrare nell'apertura rocciosa.
Lui dormiva, splendente, in una mangiatoia di quercia,
come un raggio di luna dentro un albero cavo.
Invece di calde pelli di pecora,
le labbra d'un asino e le nari d'un bue.
I Magi, nell'ombra, in quel buio di stalla
Sussurravano, trovando a stento le parole.
A un tratto qualcuno, nell'oscurità,
con una mano scostò un poco a sinistra
dalla mangiatoia uno dei tre Magi;
e quello si voltò: dalla soglia, come in visita,
alla Vergine guardava la stella di Natale.
Boris Pasternak (1890-1960)
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STORIA
E
GEOGRAFIA
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“I re magi erano tre fratelli: Melchiorre che regnava sui persiani, poi Baldassarre che regnava sugli
indiani. ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi". Così narrano i Vangeli apocrifi.
che forniscono il numero e i nomi dei sapienti orientali.
Le gesta dei Magi vengono narratei nel Vangelo di Mattco. che ne racconta la partenza verso
Betlem. l'adorazione del bambino e la visita dell'angelo che li avverti di non tOrru!re da Erode.
La parola mago. che deriva dal greco 'magoi'. non faceva riferimento a persone con poteri
soprannaturali, bensì definiva gli appartenenti ad una casta sacerdotale persiana che si interessava
di astronomia e astrologia. I magi erano gli studiosi dei fenomeni celesti.
La loro religione li conduceva alla costante attesa di un 'Soccorritore divino’, il ruolo del quale
sarebbe stato quello di aprire un'era di rinnovamento e di rigenerazione dopo la fase di decadenza
che l'aveva preceduto: in particolare il 'Soccorritore ' sarebbe dovuto nascere da una vergine
discendente da Zarathustra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l'immortalità per
gli esseri umani. Molte leggende accompagnavano il mito del 'Soccorritore', tra le quali: una stella
lo avrebbe annunciato. Tenendo conto di questo contesto culturale, non meraviglia il
comportamento dei magi nella descrizione di Matteo.
SIMBOLOGIA DEI MAGI E DEI DONI
I magi sono tre, il numero perfetto, e diverse sono le interpretazioni date a questo numero. Alcuni
ci vedono rappresentate le tre età dell'uomo: gioventù. maturità e vecchiaia. Altri le tre popolazioni
del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa.
Anche i tre doni dei Magi hanno un significato: fanno riferimento alla duplice natura di Gesù,
quella umana e quella divina: l' incenso, testimonianza di adorazione alla sua Divinità, la mirra. per
il suo essere uomo, l’oro perché dono riservato ai re.
LE RELIQUIE DEI MAGI
Secondo la tradizione i Magi sarebbero morti in Persia e sepolti insieme in una grande tomba. Elena
(madre di Costantino), venutane a conoscenza. avrebbe fatto trasportare le reliquie a Costantinopoli
in una grande chiesa fatta costruire apposta per ospitarle.
Alcuni storici sostengono che queste reliquie, nello stesso IV secolo, furono trasportate da
Costantinopoli a Milano da Eustorgio, vescovo di questa città, mentre altri ritengono che giunsero
in Italia con le crociate.
Una cosa sembra certa: nel 1161 si sa che le spoglie dei Magi si trovavano in Lombardia. Infatti In
questa data il Barbarossa che aveva raso al suolo Milano, teneva molto alla conservazione di quelle
reliquie per appropriarsene, come garanzia di una particolare compiacenza e protezione da parte di
Dio.
La presenza delle reliquie nel capoluogo lombardo è testimoniata anche dal culto che si diffuse
nella regione. Queste reliquie nel 1164 da Milano furono trasportate a Colonia. in Germania. dove
attualmente sono conservate.
Schede operative 1- 2 (allegati)
I doni dei re Magi
MUSICA
CANZONE:
STELLA COMETA
Testo di Annarosa Preti
RIT: Stella cometa che stai lassù,
rischiara la notte e il cielo blu.
Stella cometa , pensaci tu,
guida i Re Magi verso Gesù.
Son partiti dall’Oriente,
dove andranno chi lo sa?
Ma una stella assai lucente
da Gesù li porterà.
Sono giunti ad un castello
dove un re li aspetta già.
Lì non c’è il Bambinello,
dove è nato non si sa.
RIT: Stella cometa che stai lassù,
rischiara la notte e il cielo blu.
Stella cometa , pensaci tu,
guida i Re Magi verso Gesù.
Arrivati alla capanna
la cometa è ferma già.
C’è Gesù che fa la nanna
ecco, il Re è proprio qua.
Hanno mirra, oro, incenso,
sono ricchi, ognun lo sa;
ma Gesù ha un cuore immenso,
è più ricco in verità.
RIT: Stella cometa che stai lassù,
rischiara la notte e il cielo blu.
Stella cometa , pensaci tu,
guida i Re Magi verso Gesù.
Stella cometa che stai lassù,
rischiara la notte e il cielo blu.
Stella cometa, pensaci tu,
guida i Re Magi verso Gesù.
Guida i Re Magi verso Gesù.
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I RE MAGI DA GESU'
I re magi sui cammelli
eran grandi, eran belli.
La cometa li guidava
a Betlemme li portava.
Quando giunsero alla grotta
e trovarono il Bambino
si inchinarono perché
quello era il grande re.
Mirra, incenso e anche oro
gli portarono in dono
e Maria con amore
ringraziò di tanto onore.
I re magi sui cammelli
ora lasciano Betlemme
tanta gioia hanno in cuore
e ringraziano il Signore.
EDUCAZIONE
ALL’IMMAGINE
1. attività: Un presepe a molla
2. attività: Nasce il Salvatore
3. attività: I Re Magi
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Laboratorio zonale “centro storico”
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BONCORI
CORTI
DEL MONACO
DELLA GIUSTINA
FORMICOLA
FRANCESCONI
MODESTI
NATALE
NOSCHESE
PIMAZZONI
PLESCIA
SITTA
ZAMPINI
ZULIANI
GIUSEPPINA
FLAVIA
ANTONELLA
ANNA
MARTA
SILVANA
SILVIA
ROSSELLA
LUCIA
ELENA
TIZIANA
ANNALISA
SERENA
GABRIELLA
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