Collegamenti tra geometria euclidea, geometria proiettiva e geometria iperbolica attraverso i modelli * Ercole Castagnola (Nucleo di Ricerca Didattica dell’Università di Napoli “Federico II”) Aldo Morelli (Dipartimento di Matematica - Università di Napoli “Federico II”) Summary: In this paper, some theorems of projective geometry are related to theorems of Euclidean geometry and theorems of hyperbolic geometry by means of Klein and Poincaré models of the latter. The most interesting result is the equivalence between the Pascal’s theorem, concerning the projective geometry, and the hyperbolic geometry theorem which states the existence of the incenter of a triangle. * Lavoro eseguito nell’ambito del progetto del CNR in Didattica della Matematica Collegamenti tra geometria euclidea, geometria proiettiva e geometria iperbolica attraverso i modelli Ercole Castagnola – Aldo Morelli 1. Introduzione In questo articolo ci proponiamo di mettere in relazione teoremi di geometria proiettiva, teoremi di geometria euclidea e teoremi di geometria iperbolica attraverso l’utilizzo dei modelli di Klein e di Poincaré di quest’ultima. Precisamente troveremo dimostrazioni di geometria iperbolica partendo da teoremi elementari di geometria proiettiva. Viceversa teoremi di geometria euclidea o iperbolica potranno essere dedotti da risultati validi nella geometria iperbolica. Il risultato più interessante ci sembra l’equivalenza del teorema di Pascal per l’esagono inscritto in una conica e la proprietà di geometria iperbolica secondo cui le tre bisettrici di un triangolo si intersecano in uno stesso punto. Si noti che le figure sono state realizzate utilizzando il software CABRI II . 2. Rette parallele e rette perpendicolari Un primo esempio di collegamento fra risultati di geometria euclidea, proiettiva e iperbolica si trova considerando le condizioni di pseudoortogonalità di due pseudo-rette nei modelli di Klein e di Poincaré. Ricordiamo che, se in un modello di Klein di geometria iperbolica (costruito, ad esempio, in un’ellisse Γ) consideriamo due pseudo-rette (cioè due corde di Γ), esse sono pseudo-ortogonali se e solo se le rette sostegno delle corde sono coniugate rispetto a Γ; infatti se le pseudo-rette r ed s si intersecano in H e appartengono a rette coniugate rispetto a Γ, detto P il polo di r, si ha che s passa per P e nell’omologia armonica di centro P e asse r la conica Γ è unita, ogni punto di r è unito e la retta s è unita scambiandosi le due pseudo-semirette di origine H. Ciò significa che le due pseudo-rette sono ortogonali, poiché due angoli adiacenti formati da esse si corrispondono in una pseudo-congruenza. Ricordiamo che le pseudo-congruenze nel modello di Klein sono le corrispondenze subordinate dalle omografie del piano che lasciano fissa la conica Γ; ricordiamo anche che un’omologia di centro P e asse r è un’omografia in cui ogni punto di r è unito e ogni retta del fascio di centro P è unita, ed essendo armonica, ricordando le proprietà della polare di un punto, la conica stessa è unita. Ricordiamo il seguente teorema di geometria proiettiva. a) Date due rette secanti una conica Γ e incidenti esternamente a Γ, esiste un’unica retta, anch’essa secante la conica, incidente internamente alla conica le due rette date. Basta evidentemente considerare la polare rispetto alla conica del punto di intersezione delle due rette date (vedi figura). Se invece le due rette si intersecano su Γ, la retta coniugata ad entrambe è tangente a Γ; mentre, se le due rette si intersecano internamente a Γ, la retta coniugata ad entrambe è esterna a Γ. Considerando ora Γ come conica base del modello di Klein di geometria iperbolica (e ricordando la condizione di pseudo-ortogonalità di due pseudo-rette) si trova il seguente risultato di geometria iperbolica. b) Date due rette iperparallele (cioè non secanti e non parallele), esiste un’unica retta ortogonale a entrambe. Si tratta di un teorema di geometria iperbolica non facile da dimostrare direttamente (si veda, ad esempio, Borsuk e Szmielev pag. 291, Greenberg pag. 199, Hartshorne pag. 377, Hilbert pag. 166, Trudeau pag. 117). Se si considerano due rette parallele (che nel modello di Klein sono rappresentate da due corde con un estremo in comune), allora non esiste nessuna retta perpendicolare ad entrambe. Mentre in geometria euclidea, come sappiamo, ne esistono infinite. Infine, se si hanno due rette secanti, ancora non esiste alcuna retta perpendicolare ad entrambe, come succede anche in geometria euclidea. Consideriamo ora il modello di Poincaré con la circonferenza base Γ e ricordiamo che due pseudo-rette (archi di circonferenze interni a Γ e ortogonali a Γ oppure diametri) sono pseudo-ortogonali se e solo se risultano ortogonali. Interpretando i risultati stabiliti in geometria iperbolica nel modello di Poincaré si trova il seguente teorema di geometria euclidea. a) Date tre circonferenze, di cui due senza punti in comune ortogonali a una terza, esiste un’unica quarta circonferenza ortogonale alle tre circonferenze date. La rappresentazione nel modello è la seguente Mentre il risultato euclideo è rappresentato dalla seguente figura, che non è altro che quella precedente con gli archi di circonferenza sostituiti dalle circonferenze complete. Il risultato così stabilito può essere dimostrato direttamente, sia per via sintetica che analitica. A tale scopo consideriamo il fascio di circonferenze coassiali determinato dalle due circonferenze non intersecantesi. La terza circonferenza (data) e la quarta circonferenza (da determinare) devono appartenere al fascio coassiale complementare al primo fascio e l’asse dei centri del secondo fascio è l’asse radicale del primo fascio. Inoltre i due assi sono tra loro ortogonali e ogni circonferenza del secondo fascio è ortogonale a ogni circonferenza del primo fascio e passa per i punti critici A e B (vedi figura) del primo fascio. Pertanto per costruire la quarta circonferenza cercata basta congiungere il centro O della terza circonferenza con i punti A e B e tracciare le due rette, per A e per B, perpendicolari rispettivamente ai raggi OA e OB. Il punto O’ di intersezione di queste due rette è il centro della circonferenza cercata di raggio O ' A = O ' B . La determinazione della quarta circonferenza si può effettuare per via analitica col procedimento che segue. Il fascio di circonferenze coassiali determinato dalle due circonferenze non intersecantesi si può rappresentare mediante l’equazione x2 + y2 − 2ax + c = 0 con c fissato e positivo, a parametro variabile con la condizione a < − c oppure a > c , l’asse dei centri coincidente con l’asse x e l’asse radicale coincidente con l’asse y. I centri delle due circonferenze base avranno uno ascissa negativa e ( ) l’altro ascissa positiva. I punti critici avranno coordinate A − c ; 0 e B ( ) c; 0 . Il fascio coassiale, a cui appartengono la terza circonferenza (data) e la quarta (da determinare) avrà equazione x2 + y2 − 2by − c = 0. Imponiamo ora la condizione che la terza circonferenza (che rappresenta la circonferenza base di Poincaré) abbia raggio uguale a 1. Questo comporta che dev’essere b2 = 1 − c e quindi 0 < c < 1 e b = ± 1 − c . Senza ledere la generalità possiamo porre b = 1 − c e pertanto la terza circonferenza avrà equazione x2 + y2 − 2 1 − c y − c = 0 e quindi il suo centro O avrà coordinate ( 0; ) 1 − c . Dobbiamo ora determinare l’ordinata b di O’(0;b), centro della quarta circonferenza. L’ortogonalità della terza con la quarta circonferenza si traduce nella relazione pitagorica 2 2 2 OA + O ' A = OO ' , cioè ( ) 2 1 + c + b2 = b − 1 − c , da cui b= −c . 1− c Pertanto esiste un solo valore di b che risolve il problema. In altre parole, la quarta circonferenza cercata è unica. Osserviamo che, se si facesse la dimostrazione della proprietà c) di geometria euclidea, si potrebbe dedurre prima la proprietà b) di geometria iperbolica e poi, utilizzando il modello di Klein, la proprietà a). 3. Richiami su ipercicli, orocicli e cicli Premettiamo alcune precisazioni sulle definizioni e caratterizzazioni di ciclo, iperciclo e orociclo in un piano nelle due geometrie, quella euclidea e quella iperbolica, riferendoci per quest’ultima ai due modelli. Iperciclo. Data una retta r, si definisce iperciclo rispetto a r il luogo dei punti aventi una data distanza da r. In geometria euclidea ogni iperciclo è costituito da due rette parallele a r: una in un semipiano di origine r e una nell’altro. Si dimostra che, in geometria iperbolica, gli ipercicli non sono formati da rette; infatti nel modello di Klein, se Γ è la conica base e r è la pseudoretta “corda AB”, allora gli ipercicli rispetto a r sono tutte e sole le coniche bitangenti a Γ in A e B e interne a Γ. Nel modello di Poincaré, se Γ è la circonferenza base e l’arco AB ortogonale a Γ è la pseudo-retta r, un iperciclo rispetto a r è costituito da due archi di circonferenza passanti per A e B, uno in uno pseudosemipiano e uno nell’altro rispetto a r, e corrispondenti nell’inversione avente come circonferenza base la circonferenza a cui appartiene r (se r è un diametro, l’inversione circolare si riduce a una simmetria). Orociclo. Dato un fascio di rette parallele (o a centro improprio) si dice orociclo rispetto al fascio una traiettoria ortogonale del fascio stesso (cioè una curva che in ogni suo punto P è ortogonale alla retta del fascio passante per P). In geometria euclidea gli orocicli relativi a un dato fascio sono tutte e sole le rette del fascio ortogonale. Si dimostra che in geometria iperbolica gli orocicli non sono formati da rette. Nel modello di Klein se C∞ è il centro improprio (punto di Γ), gli orocicli sono le coniche a contatto quadripunto con Γ in C∞ (in altre parole, bitangenti a Γ in due punti coincidenti con C∞) e interne a Γ. Nel modello di Poincaré gli orocicli sono le circonferenze tangenti alla circonferenza base Γ nel punto C∞ e interne a Γ. L’orociclo si può anche definire come luogo dei punti trasformati di un punto P rispetto a tutte le simmetrie assiali aventi gli assi passanti per C∞. Ciclo. Dato un fascio di rette a centro proprio C, si definisce ciclo rispetto a questo fascio una traiettoria ortogonale del fascio. In geometria euclidea i cicli rispetto al fascio di centro C sono tutte e sole le circonferenze di centro C. In geometria iperbolica si dimostra che vale ancora questa proprietà, cioè ogni ciclo rispetto al fascio di centro C è luogo dei punti che hanno da C una data pseudo-distanza. Nel modello di Klein, se Γ è la conica base e C è il centro del fascio, detta p la polare di C rispetto a Γ, i cicli relativi al fascio di centro C sono tutte e sole le coniche trasformate di Γ nelle omologie di centro C, asse p e che trasformano Γ in una conica interna. Queste coniche risultano bitangenti a Γ nei punti immaginari coniugati comuni a Γ e a p. Nel modello di Poincaré i cicli sono le circonferenze interne a Γ aventi il centro sul diametro OC, essendo O il centro della circonferenza base (se C coincide con O i cicli si riducono alle circonferenze di centro O). I cicli sono anche i luoghi dei punti trasformati di un punto P rispetto agli assi passanti per C. Nel modello di Poincaré i cicli e gli orocicli appartengono al fascio associato (cioè ortogonale) a quello a cui appartengono le pseudo-rette. Se il fascio di pseudo-rette è a centro improprio C∞, entrambi i fasci di circonferenze sono parabolici, cioè il fascio di circonferenze a cui appartengono queste pseudo-rette è formato da circonferenze tangenti in C∞ al diametro O C∞. Il fascio a cui appartengono gli orocicli è formato dalle circonferenze tangenti in C∞ alla tangente in C∞ a Γ. Se il fascio delle pseudo-rette è a centro proprio C, allora il fascio di circonferenze contenenti queste pseudo-rette è il fascio ellittico con punti base C e C’ che è l’inverso di C rispetto alla circonferenza. Il fascio a cui appartengono i cicli (associato al primo) è il fascio iperbolico avente C e C’ come punti critici, cioè punti a cui si riducono le circonferenze degeneri del fascio. Notiamo che, se si considera una qualunque circonferenza interna alla circonferenza base Γ del modello di Poincaré, essa rappresenta certamente un ciclo; se, invece, la circonferenza è tangente internamente a Γ , allora essa rappresenta un orociclo; se infine è secante Γ, allora essa rappresenta una parte di iperciclo. 4. Cicli, orocicli e ipercicli per tre punti – Circocentro di un triangolo In geometria euclidea, dati tre punti non allineati, esiste sempre una e una sola circonferenza (ciclo) passante per i tre punti. Inoltre esistono sempre tre ipercicli passanti per essi: gli assi sono le congiungenti i punti medi di due lati del triangolo avente come vertici i tre punti; si ha che, per ognuno di questi tre ipercicli, dei tre punti dati due stanno in un semipiano e uno nell’altro rispetto al relativo asse. In geometria iperbolica esistono ancora tre ipercicli passanti per tre punti non allineati, con la stessa situazione che si ha nella geometria euclidea, cioè per ognuno di essi, dei tre punti dati, due stanno in uno stesso pseudo-semipiano e uno nell’altro rispetto alla pseudo-retta che congiunge i relativi punti pseudo-medi. Interpretando questo risultato nel modello di Klein, ricordando le precisazioni su quello che sono gli ipercicli in tale modello, si ha il seguente risultato di geometria proiettiva: Data una conica Γ e tre punti interni non allineati, esistono tre coniche passanti per i tre punti e bitangenti a Γ. I punti di contatto sono le intersezioni di Γ con le rette che congiungono a due a due i punti pseudo-medi. Ecco come da un risultato di geometria iperbolica si è ottenuto un significativo risultato di geometria proiettiva. Osserviamo che, utilizzando il modello di Poincaré si avrebbe una proposizione di geometria euclidea, riguardante le circonferenze, che però risulta complessa e poco significativa. Ma in geometria iperbolica, oltre ai tre ipercicli passanti per i tre punti dati non allineati, ce ne può essere un altro con i tre punti nello stesso semipiano rispetto alla retta da cui essi sono equidistanti. Questo iperciclo c’è se per i tre punti non passa nessun ciclo e nessun orociclo. Questo risultato deriva facilmente da quanto detto a proposito del modello di Poincaré alla fine del paragrafo 3. Infatti in tale modello, considerati tre punti non allineati, esiste una e una sola circonferenza passante per essi: se essa è tutta interna alla circonferenza base Γ, allora si trova un ciclo per i tre punti; se è tangente (internamente) a Γ, allora per i tre punti passa un orociclo e non un ciclo; se invece la circonferenza per i tre punti è secante, allora per essi non passa né un ciclo né un orociclo, ma un iperciclo (il quarto) avente i tre punti nello stesso semipiano rispetto alla pseudo-retta da cui sono equidistanti. Se i tre punti sono allineati col centro di Γ, allora essi stanno sull’iperciclo di distanza nulla a cui si riduce il diametro stesso. Se i tre punti sono su una corda MN, non diametro, allora essi appartengono a un iperciclo relativo alla pseudo-retta MN, che è l’arco interno a Γ della circonferenza ortogonale a Γ in M ed N, di centro S (vedi figura). I tre punti stanno in uno stesso semipiano rispetto alla pseudo-retta MN. La parte dello stesso iperciclo che è nell’altro semipiano è corrispondente della corda MN nell’inversione circolare rispetto alla circonferenza contenente la pseudo-retta MN. In definitiva si trova che, dati tre punti A, B, C non allineati, in geometria iperbolica non sempre esiste il circocentro (inteso come centro del ciclo) del triangolo ABC. Se il circocentro non c’è, e solo in questo caso, allora per i tre punti passa un orociclio o il quarto iperciclo. Nel caso in cui esiste il circocentro, come può essere determinato in uno dei due modelli? Nel modello di Klein per costruire lo pseudo-asse di un segmento AB si può procedere nel modo seguente: consideriamo il polo della retta AB (rispetto alla conica base Γ) e indichiamolo con S; congiungiamo S con A e con B e diciamo H uno dei punti di intersezione di SA con Γ e K uno dei punti di intersezione di SB con Γ (H e K si devono prendere dalla stessa parte rispetto ad AB); detto T il punto di intersezione delle rette AB e HK, si considera la polare di T rispetto a Γ; tale polare individua lo pseudo-asse. Per avere il circocentro del triangolo ABC, quando esiste, basta intersecare due pseudo-assi; ad esempio quello del segmento AB e quello di BC (vedi figura). Se, oltre al circocentro, si vuole costruire il ciclo passante per ABC, bisogna trasformare Γ tramite l’omologia che ha O come centro, la polare di O come asse e che abbia come punti corrispondenti A’ ed A, essendo A’ il punto di intersezione di Γ con la retta OA. Nel modello di Poincaré, se esiste il ciclo per i tre punti A, B, C (e quindi esiste il circocentro del triangolo ABC), esso è dato dalla circonferenza euclidea δ passante per i tre punti. Nota δ, vediamo come si trova il circocentro del triangolo ABC (che non coincide mai con il centro T di δ, tranne nel caso in cui entrambi coincidano con il centro della circonferenza base Γ). Teniamo presente che O è il centro del fascio di pseudo-rette di cui il ciclo è traiettoria ortogonale; una di queste pseudorette è il diametro ST, quindi O appartiene a ST. Inoltre consideriamo lo pseudo-asse del pseudo-segmento AC: la sua intersezione con ST è il punto O cercato. Lo pseudo-asse di AC è l’arco di circonferenza che ha il centro nell’intersezione della retta euclidea AB con la retta ST ed è ortogonale a Γ, cioè passa per i punti di contatto delle tangenti condotte per il centro stesso a Γ. 5. Ortocentro di un triangolo Cerchiamo ora di stabilire se, dato un triangolo iperbolico, esiste sempre l’ortocentro, inteso come punto di intersezione delle tre altezze, cioè delle tre rette passanti per un vertice e ortogonali al lato opposto. Vedremo fra l’altro, utilizzando il modello di Klein, come da un teorema di geometria proiettiva si ricava un risultato di geometria iperbolica. Il teorema di geometria proiettiva a cui ci riferiamo è il teorema di Hesse: Se due coppie di lati opposti di un quadrangolo sono coppie di rette coniugate in una data polarità, tale è anche la terza coppia. (vedi Coxeter, pag 53) Consideriamo ora il modello di Klein di geometria iperbolica relativo alla conica base Γ. Sia ABC uno pseudo-triangolo e supponiamo che la pseudo-perpendicolare condotta per A alla pseudo-retta BC e la pseudoperpendicolare condotta per B alla pseudo-retta AC si incontrino in uno pseudo-punto H. I quattro punti A, B, C, H sono i vertici di un quadrangolo completo. Sono verificate le ipotesi del teorema di Hesse perché i lati opposti AH e BC sono coniugati nella polarità definita da Γ, in quanto le pseudo-rette AH e BC sono pseudo-ortogonali. Analogamente le rette BH e AC (un’altra coppia di lati opposti del quadrangolo) sono coniugate nella stessa polarità. Allora, per il teorema di Hesse, anche la terza coppia di lati opposti CH e AB è costituita da rette coniugate; quindi le pseudo-rette CH e AB sono psudo-ortogonali, cioè la pseudo-altezza uscente da C passa per il punto di intersezione delle prime due. Pertanto si ottiene il seguente teorema di geometria iperbolica. In geometria iperbolica, se due altezze di un triangolo si intersecano in un punto, anche la terza altezza passa per lo stesso punto (ortocentro). C’è da notare che, a differenza di quanto avviene nella geometria euclidea, non sempre esiste l’ortocentro di un triangolo. Infatti, facendo riferimento al modello di Klein e considerato lo pseudo-triangolo ABC, può succedere che la retta per A coniugata alla retta BC e la retta per B e coniugata ad AC non si intersechino in un punto interno a Γ, ma o in un punto di Γ o in un punto esterno. In questi due casi per lo pseudotriangolo ABC non esiste l’ortocentro, ma, sempre per il teorema di Hesse, possiamo dire che le tre pseudo-altezze dello pseudo-triangolo ABC appartengono a uno stesso fascio di pseudo-rette parallele oppure pseudo-ortogonali a una stessa pseudo-retta (vedi figure). Interpretando il precedente risultato nel modello di Poincaré si ha la seguente complessa proposizione: Data una circonferenza Γ e tre circonferenze α, β e γ ad essa ortogonali che si intersechino nei punti A, B, C interni a Γ (A = β∩γ, B = α∩γ, C = α∩β), se la circonferenza passante per A ortogonale ad α e Γ e la circonferenza passante per B ortogonale a β e Γ si intersecano in un punto H interno a Γ, allora anche la circonferenza passante per C e ortogonale a γ e Γ passa per H. Si è visto, utilizzando il modello di Klein, che in geometria iperbolica non sempre esiste l’ortocentro di un triangolo ABC. Sono state stabilite alcune condizioni di esistenza dell’ortocentro; una condizione sufficiente è, evidentemente, che il triangolo sia acutangolo o rettangolo, ma essa non è necessaria (vedi Busulini). 6. Baricentro di un triangolo Si dimostra che in geometria iperbolica, come accade in geometria euclidea, per ogni triangolo ABC esiste il baricentro, cioè il punto di intersezione delle mediane. La dimostrazione si può effettuare utilizzando il modello di Klein e alcune proprietà di geometria proiettiva, ma questa dimostrazione non è tanto semplice (si può vedere ad esempio in Greenberg, p.277 oppure in Busulini). Si stabilisce dunque che il baricentro di un triangolo ABC esiste sempre, sia in geometria iperbolica che in geometria euclidea. Quindi la sua esistenza è indipendente dal V Assioma di Euclide; cioè si tratta di una proposizione della geometria neutrale. Ma nel testo di Euclide e nei vari testi di geometria euclidea l’esistenza del baricentro di un triangolo è dimostrata utilizzando l’unicità della parallela per un punto a una retta, che è implicita nelle proprietà dei parallelogrammi che di solito si sfruttano nella dimostrazione. Per quanto detto deve esistere una dimostrazione che prescinda dall’affermazione dell’unicità della parallela e che valga quindi in geometria neutrale. Essa è riportata nel testo di Bachmann Aufbau der Geometrie aus dem Spiegelungsbegriff, ma non viene qui esposta a causa della sua complessità. Ritorneremo sul problema del baricentro di un triangolo iperbolico in un successivo articolo. 7. Incentro di un triangolo In questo paragrafo ci occupiamo dell’esistenza dell’incentro di un triangolo ABC in geoemetria iperbolica, cioè del punto di intersezione delle bisettrici degli angoli interni di ABC. L’esistenza di questo punto può essere subito affermata, come si fa in geometria euclidea, tenendo conto che la bisettrice di un angolo è il luogo dei punti equidistanti dai lati dell’angolo. Nel paragrafo successivo prenderemo in considerazione anche l’esistenza degli excentri, cioè i punti di intersezione delle bisettrici di due angoli esterni e di uno interno. Come vedremo, tali excentri non sempre esistono in geometria iperbolica. Fra l’altro ci sembra particolarmente interessante mettere in evidenza il seguente legame fra geometria iperbolica e geometria proiettiva: l’esistenza dell’incentro in geometria iperbolica equivale al teorema di Pascal per l’esagono non intrecciato inscritto in una conica. Considerato un triangolo ABC nel modello di Klein, caratterizziamo la bisettrice dell’angolo ∠BAC. In effetti essa è l’asse dello pseudoribaltamento che scambia le due pseudo-semirette AB e AC e quindi anche le due rette sostegno di tali semirette, come avviene anche in geometria euclidea. Indicando con H e M i punti di intersezione delle retta AC con la conica Γ, H dalla parte opposta di C rispetto ad A, e con P, L i punti di intersezione della retta AB con Γ, P dalla parte opposta di B rispetto ad A, si ha che l’asse dello pseudo-ribaltamento che scambia AB in AC dovrà scambiare H ed P tra loro e M ed L tra loro e, quindi, sarà l’asse dell’omologia armonica il cui centro è il punto Q di intersezione delle rette HP e LM. La retta sostegno della bisettrice dell’angolo ∠BAC risulta quindi la polare di Q rispetto a Γ. Analogamente la bisettrice dell’angolo ∠ABC risulta la polare del punto R intersezione delle rette NP e KL, dove N e K sono i punti di intersezione della retta BC con Γ, N dalla parte opposta di B rispetto a C. Allo stesso modo la retta sostegno della bisettrice dell’angolo ∠ACB è la polare del punto S intersezione delle rette HK e MN. Partendo dal risultato sopra menzionato di geometria iperbolica secondo cui le bisettrici di un triangolo ABC si intersecano in un punto I, si può concludere che i punti Q, R, S, essendo i poli di tre rette incidenti, risultano allineati. Inversamente, se sappiamo che i punti Q, R e S sono allineati, allora possiamo concludere che le polari di questi punti, e quindi le bisettrici degli angoli interni del triangolo considerato, sono incidenti. Questi punti Q, R¸S sono le intersezioni delle coppie di rette HP e LM, NP e KL, MN e HK, le quali sono le coppie di lati opposti dell’esagono HKLMNP inscritto in Γ. Questo risultato è contenuto nell’enunciato del teorema di Pascal. Partendo da un esagono qualunque non intrecciato, inscritto in una conica, di vertici 1, 2, 3, 4, 5, 6 si costruisce un triangolo ABC contenuto in Γ, che è in relazione con l’esagono stesso, come il precedente triangolo ABC era in relazione con l’esagono HKLMNP: A è l’intersezione delle rette 14 e 36, B di 25 e 36 e C di 14 e 25. Fa eccezione il caso in cui le rette si intersecano in un unico punto. Questo passaggio alla geometria iperbolica fornisce una nuova dimostrazione del teorema di Pascal per gli esagoni non intrecciati inscritti in una conica. Possiamo anzi concludere che si ha un’equivalenza fra una proposizione di geometria iperbolica e una di geometria proiettiva. Le bisettrici degli angoli interni di un triangolo iperbolico si intersecano in uno stesso punto. b Considerato un esagono non intrecciato inscritto in una conica, le coppie di lati opposti si intersecano in tre punti allineati. Nel testo di Coxeter (Non-Euclidean Geometry, pag.200) si trova un accenno alla equivalenza tra la proposizione che riguarda l’esistenza dell’incentro di un triangolo e il teorema di Brianchon sull’esagono circoscritto a una conica, che non è altro che il duale del teorema di Pascal. Consideriamo ora un pentagono HKLMN inscritto nella conica base Γ, come caso degenere dell’esagono inscritto con due vertici coincidenti in H. Quindi il lato HP si riduce alla tangente in H (vedi figura). Le coppie di lati opposti HK e MN, KL e NP, LM e la tangente in H si intersecano in tre punti allineati. Il triangolo ABC diventa il triangolo infinito HBC (che, in effetti, è una semistriscia limitata dalle due rette HB e HC e dal segmento BC). IL teorema di Pascal riferito al pentagono equivale alla proprietà del triangolo HBC secondo cui le bisettrici degli angoli interni ∠B e ∠C e la bisettrice della striscia delimitata da HB e HC si intersecano in uno stesso punto. Consideriamo ora il quadrangolo HKLM inscritto nella conica base Γ, come caso degenere dell’esagono in cui P coincide con H ed N con M. Dal teorema di Pascal si ricava che le coppie di rette: la retta HK e la tangente in M, la retta KL e la retta MH, la retta LM e la tangente in H, si intersecano in tre punti allineati. Il triangolo ABC diventa il triangolo infinito HBM. Il teorema di Pascal riferito al quadrangolo così costruito equivale alla proprietà del triangolo HBM secondo cui la bisettrice dell’angolo in B, la bisettrice della striscia limitata dalle parallele HB e HM e la bisettrice della striscia limitata dalle parallele BM e HM si intersecano in uno stesso punto. Dall’esagono HKLMNP si può anche ottenere un quadrangolo HKLN facendo coincidere P con H e M con L. Il teorema di Pascal diventa: l’intersezione della tangente in H con la tangente in L, l’intersezione delle rette HK e LN e l’intersezione delle rette KL e HN sono tre punti allineati. Sulla retta così ottenuta si trova anche il punto di intersezione delle tangenti in K ed N. Il triangolo ABC si riduce a un punto. L’ultimo caso degenere si ha quando tre coppie di vertici consecutivi dell’esagono coincidono. Supponiamo che il punto H coincida col punto P, K coincida con L e M con N. Il teorema di Pascal diventa: l’intersezione della tangente in H con la retta KM, l’intersezione della tangente in K con la retta HM sono tre punti allineati. In altre parole, quando si ha un triangolo inscritto in una conica, le tangenti nei vertici intersecano i lati opposti in punti allineati. Inoltre, in questo caso, il triangolo ABC collegato all’esagono si riduce al “triangolo” HKM che è costituito da una qualunque delle tre “strisce”, ognuna limitata da due rette parallele e da una terza retta parallela alle prime due in direzioni diverse; ad esempio, quella limitata dalle rette parallele HM e HK e dalla retta MK parallela a entrambe. La proposizione di geometria iperbolica equivalente al caso particolare del teorema di Pascal si esprime nel modo seguente: Dato un triangolo con i tre vertici impropri, le bisettrici delle strisce relative a questi tre vertici si intersecano in uno stesso punto. 8. Excentri di un triangolo Com’è noto, dato un triangolo ABC, in geometria euclidea esistono sempre i tre excentri, cioè i punti di intersezione delle bisettrici di due angoli esterni relativi a due vertici e la bisettrice dell’angolo interno relativo al terzo vertice. In geometria iperbolica vale una proposizione analoga? La risposta è negativa: non sempre esistono gli excentri; si potrebbe vedere come l’esistenza degli excentri è legata al teorema di Pascal relativo a un esagono intrecciato inscritto in una conica. Le seguenti figure mostrano due triangoli: nel primo si vede che non esiste l’excentro relativo all’angolo interno in A e agli angoli esterni in B e C; nell’altro, invece, l’analogo excentro esiste (pseudo-punto E). Bibliografia Bachmann, F., Aufbau der Geometrie aus dem Spiegelungsbegriff, Springer, New York, 1973 Borsuk, K. e Szmielew, W., Foundations of Geometry, Euclidean and Bolyai-Lobachevskian Geometry, Projective Geometry, NorthHolland, Amsterdam, 1960 Brigaglia, A. e Indovina, G., Il modello di Beltrami-Klein della geometria iperbolica realizzato con CABRI, Quaderni di CABRIRRSAE (n° 15), Bologna, 1999 Brigaglia, A. e Indovina, G., “Le trasformazioni geometriche e la geometria iperbolica: una semplice realizzazione del modello di Beltrami-Klein.”, L’Insegnamento della Matematica e delle Scienze integrate, v.23B (2000), pagg. 129-152 Busulini, F., “Sui punti notevoli del triangolo”, Il Periodico di Matematiche, 1959, pagg. 301-307 Coxeter, H.S.M., Non-Euclidean Geometry, VI ed., The Mathematical Association of America, Washington, 1998 Dedò, M. e Volpini, M., “Esistono i punti notevoli di un triangolo iperbolico?”, Archimede, fasc. 2 (1995), pagg. 68-79 Greenberg, M.J., Euclidean and non-Euclidean Geometries, Development and History, III ed., Freeman, New York, 1993 Hartshorne, R., Geometry: Euclid and Beyond, Springer, New York, 2000 Hilbert, D., I Fondamenti della Geometria, tr. it., Feltrinelli, Milano, 1970 Maracchia, S., Della geometria euclidea alla geometria iperbolica: il modello di Klein, Liguori Editore, Napoli, 1993 Trudeau, R., La rivoluzione non euclidea, tr. it, Bollati Boringhieri, Torino, 1991