Manuale di Goniometria e Trigonometria di Simone Camosso “E’ solo con la Trigonometria che le cause dei fenomeni e dei cambiamenti che avvengono possono con certezza essere scoperte. La conoscenza dei movimenti dei corpi celesti non può essere desunta con il semplice studio dei fenomeni e dei movimenti del mondo se non mediante quelle semplici figure, come i triangoli, la cui misurazione è pensata dalla Trigonometria. Con questo sostegno gli ingegneri calcolano le distanze accessibili e quelle inaccessibili... i geografi misurano le distanze dei luoghi situati sulla superficie della Terra e gli astronomi la lontananza di quelle stelle le cui longitudini e latitudini sono conosciute. Anche l’arte della navigazione dipende interamente dalla Trigonometria. L’utilizzo della Trigonometria è cosı̀ ampio in tutte le branche della Matematica che sarebbe impossibile farne a meno. A tal punto che anche le più importanti e utili parti della conoscenza sarebbero completamente perse se l’umanità la ignorasse.” Jacques Ozanam “Trigonometria è l’arte di misurare triangoli, o di calcolare i lati di ogni triangolo cercato, e questa può essere piana o sferica.” Dizionario di Inglese di Samuel Johnson (1755) “Visto che stai studiando la geometria e la trigonometria, ti sottopongo un problema. Una nave sta navigando in mezzo all’oceano. Ha lasciato Boston con un carico di lana di circa 200 tonnellate ed è diretta a Le Havre. Il timone principale è rotto, un mozzo è sul ponte e con lui ci sono gli altri 12 passeggeri a bordo. Il vento soffia in direzione Est Nord-Est. L’orologio segna le tre e un quarto del pomeriggio. Siamo al mese di maggio. Quanti anni ha il capitano?” Flaubert alla sorella Caroline Indice 1 La nascita della Trigonometria 1 2 Nozioni fondamentali di goniometria 7 2.1 L’angolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 2.2 Misura degli angoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 2.3 Funzioni goniometriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 2.4 Angoli notevoli per le funzioni goniometriche . . . . . . . . . . 17 2.5 Formule notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 2.6 Applicazioni: Area di un triangolo, teorema dei seni, teorema di Carnot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 3 Nozioni fondamentali di trigonometria 25 3.1 Formule di addizione e sottrazione . . . . . . . . . . . . . . . . 25 3.2 Formule di duplicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 3.3 Formule di bisezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 3.4 Formule di prostaferesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 3.5 Formule di Werner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 3.6 Calcolare l’altezza di una torre, il cui piede appoggia sul piano orizzontale ove opera l’osservatore . . . . . . . . . . . . . . . . 30 3.7 Il piano inclinato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 3.8 Area di un triangolo conoscendo i tre angoli e un lato . . . . . 32 3.9 Calcolo di una distanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 3.10 Formule di Briggs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 3.11 Dimostrazione della formula di Erone . . . . . . . . . . . . . . 36 5 6 3.12 Raggio della circonferenza inscritta . . . . . . . . . . . . . . . 37 3.13 Raggio circonferenza circoscritta . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 3.14 Formule di triplicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 3.15 Formule parametriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 3.16 Eguaglianza del parallelogramma . . . . . . . . . . . . . . . . 40 3.17 Risoluzione di un triangolo rettangolo . . . . . . . . . . . . . . 41 3.18 Risoluzione di un triangolo qualunque . . . . . . . . . . . . . . 42 3.19 Fenomeni ondulatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 3.20 Rappresentazione trigonometrica dei numeri complessi . . . . 44 3.21 La relazione di Eulero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 3.22 Funzioni secante e cosecante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 3.23 Equazioni goniometriche elementari . . . . . . . . . . . . . . . 46 3.24 Equazioni lineari in seno e coseno . . . . . . . . . . . . . . . . 48 3.25 Equazioni omogenee di secondo grado in seno e coseno . . . . 49 4 Cenni sulla goniometria cubica 51 4.1 Le funzioni della goniometria cubica . . . . . . . . . . . . . . . 51 4.2 Derivabilità periodica dei coseni cubici . . . . . . . . . . . . . 52 4.3 Espressione dei coseni cubici in forma reale . . . . . . . . . . . 53 4.4 Formule inverse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 4.5 Formule di scambio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 4.6 Formule di addizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55 4.7 Formule di duplicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55 4.8 Formule cubiche di Moivre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55 5 Questioni trigonometriche 57 5.1 Teorema di Pitagora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 5.2 Teorema delle tangenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58 5.3 Diseguaglianza trigonometrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61 5.4 Misura del raggio terrestre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 5.5 Identità per angoli costanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 5.6 Funzione sinc(x) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64 INDICE 5.7 7 La tangente e i polinomi elementari simmetrici . . . . . . . . . 65 6 Trigonometria sferica 67 6.1 Sfere, geodetiche e lune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 6.2 Triangoli sferici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68 6.3 Il teorema di Pitagora sferico . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 6.4 Distanza tra due punti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 6.5 Teorema del coseno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 Bibliografia 75 Capitolo 1 La nascita della Trigonometria In epoca molto antica gli Egizi misuravano l’inclinazione di un piano rispetto a un altro (pensiamo per esempio all’inclinazione delle facce di una piramide, rispetto alla base) con un rapporto tra segmenti che oggi potremmo paragonare alla cotangente (questo si capisce ad esempio dal problema 56 del papiro di Rhind, scritto intorno al 1650 a.C.). L’uso delle funzioni trigonometriche nasce però principalmente in astronomia (ad esempio i Babilonesi, si dedicano parecchio alle osservazioni astronomiche). Da ciò si può capire perché nasce prima la trigonometria sferica e dopo quella piana. Parliamo ora prevalentemente di quest’ultima. Qui entrano in scena i Greci. L’astronomia presso i greci diventa una scienza ed è molto legata alla matematica, al punto di essere considerata parte integrante di essa. La prima opera sistematica sulle funzioni trigonometriche di cui si ha notizia è correlata alle corde del cerchio ed è dovuta all’astronomo greco Ipparco di Nicea, vissuto nel II secolo a.C. Dato un cerchio di raggio fissato, ci si pone il problema di calcolare la lunghezza della corda relativa a un dato angolo al centro (per un cerchio di raggio unitario, la lunghezza della corda relativa a un angolo di ampiezza θ, con le notazioni attuali è data da 2 sin 2θ ). Ipparco tabula i valori delle corde degli archi circolari e per questo è ricordato come il fondatore della trigonometria. Nel I secolo d.C. il matematico greco Menelao produce altre tabelle riportanti i valori delle corde; quest’opera è andata perduta, 1 2 1. La nascita della Trigonometria mentre una sua opera sulla trigonometria sferica si è conservata ed è la più antica opera nota su tale argomento. In quest’opera si dimostra un famoso teorema di trigonometria sferica, noto ora come teorema di Menelao, che nel caso piano (forse già noto ai suoi predecessori) afferma che se i lati AB, BC, AC di un triangolo (o i loro prolungamenti) sono tagliati da una trasversale rispettivamente nei punti D, E, F , allora è verificata l’uguaglianza: AD · BE · CF = BD · CE · AF. L’opera trigonometrica più influente e significativa dell’antichità è la Sintassi Matematica (o Almagesto) del famoso astronomo alessandrino Tolomeo (circa II secolo d.C.), che riporta delle tavole sulle corde molto accurate. Seguendo la tradizione dei Babilonesi, probabilmente seguita anche da Ipparco, Tolomeo divide il cerchio in 360 parti uguali e il diametro in 120 parti. Egli, come i suoi predecessori, usa per il calcolo delle corde una variante della relazione fondamentale che ora indichiamo con sin2 θ + cos2 θ = 1 (che deriva dal teorema di Pitagora). Nei calcoli delle corde di Tolomeo ha un ruolo centrale una proprietà dei quadrilateri detta oggi teorema di Tolomeo (la somma dei prodotti dei lati opposti di un quadrilatero inscrittibile in un cerchio è uguale al prodotto delle diagonali). Da essa si possono oggi ricavare le 4 formule per calcolare seno e coseno della somma e della differenza di due angoli, oggi dette formule di Tolomeo. Egli conosceva anche la proprietà che attualmente si esprime con le uguaglianze: a sin α = b sin β = c sin γ (dove a, b, c sono i lati di un triangolo opposti agli angoli α, β, γ). Tolomeo inscrive nel cerchio poligoni di 3, 4, 5, 6 e 10 lati e ciò gli permette di calcolare le corde sottese da angoli di 120, 90, 72, 60 e 36 gradi. Poi utilizza nelle sue tavole le formule per la corda della somma e della differenza di due angoli (paragonabili a quelle attuali per il seno della somma e della differenza) e applica un metodo per trovare la corda sottesa dalla metà dell’angolo di una corda data. In questo modo, con un’interpolazione, riesce a calcolare corde con un buon grado di approssimazione. Passiamo ora agli Indiani o Indù. La prima apparizione 3 dell’attuale seno di un angolo si ha nell’opera del matematico indiano Aryabhata (circa nel 500), che tabula i valori di mezze corde, che egli indica con il simbolo jiva. Le stesse tabelle appaiono nell’opera del matematico indiano Brahmagupta (nel 628), mentre il matematico indiano Bhaskara nel 1150 descrive in un suo testo un metodo dettagliato per il calcolo di tabelle di seni per ogni angolo. Tuttavia i matematici indiani non facevano trattazioni sistematiche. Vediamo ora cosa fanno gli Arabi. Essi, dopo un primo periodo in cui proseguono con l’uso delle corde fatto da Tolomeo, adottano l’uso indiano di lavorare con la funzione seno. Nel 980 con Abu’l-Wafa la trigonometria riassume una forma più sistematica, in cui vengono dimostrati risultati come le formule di bisezione e di duplicazione (per le funzioni trigonometriche). Il termine indù jya (per l’attuale seno) viene trasformato in arabo, per assonanza, in jiba, parola senza significato. In seguito, però, gli Arabi adottano il termine jaib, che significava piega. Quando gli autori europei traducono le opere matematiche in latino, questa parola diventa sinus, che significava appunto anche piega. A volte si usava il termine sinus rectus arcus. Per inciso, bisogna dire che le funzioni tangente e cotangente (delle quali sembra arduo attribuire una paternità precisa) si sono sviluppate nei contesti in cui era utile calcolare la lunghezza di un’ombra proiettata da un oggetto (per esempio nelle meridiane e per calcolare l’altezza di un edificio; ricordiamo che Talete, nel VII-VI secolo a.C. misura l’altezza delle piramidi proprio paragonando la loro ombra con quella proiettata da un bastone piantato per terra). Le più antiche tavole di ombre di cui si ha notizia sono quelle prodotte dagli Arabi nel 860 circa. In latino, per indicare tali valori si usano poi i termini umbra recta e umbra versa. L’astronomo tedesco Johannes Müller (1436-1476), detto Regiomontano, pubblica nel 1533 l’opera De triangulis omnimodis, un’esposizione sistematica dei metodi per risolvere problemi relativi a triangoli, che contiene risultati di trigonometria piana e sferica e che segna la rinascita della trigonometria. In particolare tratta il seno e la sua funzione inversa. Essa pare abbia influenzato, attraverso i contatti con il matematico prussiano Georg Joachim Rheticus, l’astronomo 4 1. La nascita della Trigonometria polacco Niccolò Copernico (1473-1543) che nel suo famoso trattato De revolutionibus orbium coelestium (1543) riporta ampie parti di trigonometria. Rheticus scrive inoltre il trattato di trigonometria più elaborato fino allora prodotto, l’Opus Palatinum de triangulis (pubblicato postumo nel 1596), in cui riporta tutta la trigonometria utile per l’astronomia. Qui egli abbandona la tradizionale considerazione delle funzioni rispetto all’arco del cerchio e concentra l’attenzione sui lati del triangolo rettangolo, usa tutte e sei le funzioni trigonometriche (seno, coseno, tangente, cotangente, secante e cosecante) e produce tavole molto elaborate. Da questo momento la trigonometria si sviluppa prevalentemente in Europa, con un costante sviluppo, fino al secolo XVIII. Dopo il seno, la funzione trigonometrica più usata in tutto questo periodo è il seno verso, che ora non si usa più, definibile in notazioni attuali come segue: versin(θ) = 1 − cos θ. Essa corrisponde al seno ruotato di 90 gradi. Per indicare il coseno di un angolo, il matematico francese François Viète (1540-1603) usa il termine sinus residuae (ricordiamo che la lingua di comunicazione scientifica ufficiale, almeno fino al XVIII secolo, era il latino), mentre l’inglese Edmund Gunter suggerirà nel 1620 il termine cosinus. Quanto alla notazione per il seno di un angolo, Gunter, nel 1624, è il primo ad usare l’abbreviazione sin in un disegno, mentre nel 1634 il matematico francese Pierre Hérigone la usa in un libro. Il termine tangente viene usato per primo dal matematico danese Thomas Fincke nel 1583 e cotangente da Gunter nel 1620. Fincke è il primo a pubblicare la formula della legge delle tangenti. Viète può essere considerato il padre di quel metodo analitico per trattare la trigonometria che viene anche detto goniometria. Egli deriva, con un metodo diverso da quello consistente nell’applicare ricorsivamente le formule di Tolomeo, le formule per determinare sin nθ e cos nθ. Inoltre applica la trigonometria a problemi aritmetici ed algebrici, tra cui quello della trisezione dell’angolo. Ricava anche alcune delle formule dette oggi di prostaferesi (formule che trasformano il prodotto di due funzioni trigonometriche in una somma) o di Werner (dal nome di Johann Werner, 1468-1522, matematico tedesco); pare che tali formule fossero già note parzialmente agli Arabi, ma 5 l’uso generale di esse prevale solo verso la fine del XVI secolo. Alla fine del XVI secolo e all’inizio del XVII secolo si ha un grosso entusiasmo per la trigonometria, con la conseguente produzione di manuali e compendi. Il termine trigonometria appare per la prima volta nel titolo del libro Trigonometria di Bartholomaeus Pitiscus (1561-1613) nel 1595. Proprio in quegli anni si inventano i logaritmi; uno dei principali artefici della nascita dei logaritmi è lo scozzese John Napier (1550-1617), affascinato pare proprio dal metodo di prostaferesi. Nel XVIII secolo si cominciano a studiare le funzioni trigonometriche di variabile complessa. I matematici svizzeri Johann Bernoulli (1667-1748) e Jakob Bernoulli (1654-1705) riscoprono le serie per sin(nx) e cos(nx) già note a Viète e le estendono (senza pensarci troppo su) anche a valori razionali di n. Nel 1702 Johann Bernoulli trova la relazione tra l’arcotangente e il logaritmo in campo complesso. Nello stesso periodo il francese Abraham De Moivre stabilisce la formula che oggi porta il suo nome: (cos θ + i sin θ)n = cos nθ + i sin nθ, e che lega la trigonometria all’analisi. Il matematico svizzero Leonhard Euler (1707-1783) dimostra la formula: eiθ = cos θ + i sin θ, equivalente a quella forse già nota al matematico inglese Roger Cotes (1682-1716), nella versione: iθ = log (cos θ + i sin θ) e grazie a tale relazione Euler chiarisce varie proprietà dei logaritmi in campo complesso. Le funzioni trigonometriche iperboliche vengono infine introdotte grazie al matematico italiano Vincenzo Riccati (1707-1775) e successivamente dal tedesco Johann Heinrich Lambert (1728-1777). Bisogna infine dire che il termine radiante appare per la prima volta stampato nel 1873, da parte di James Thomson, fratello di Lord Kelvin. Altri matematici del periodo avevano proposto altri termini. Per quel che riguarda, però, la storia del concetto di misura in radianti di un angolo, qualunque nome avesse prima, non è molto chiara. L’uso di misurare gli angoli in gradi perdura per un certo tempo tra i matematici della prima metà dell’Ottocento, accanto a quello di misurarli in radianti: un po’ come era accaduto per la notazione numerica romana accanto a quella indo-araba. 6 1. La nascita della Trigonometria Capitolo 2 Nozioni fondamentali di goniometria 2.1 L’angolo Il termine goniometria significa misura dell’angolo, per studiare le proprietà di tale ente occorrerà prima definirlo. Consideriamo quindi un piano euclideo orientato: Definizione 2.1. Si chiama angolo ciascuna delle due parti del piano in cui esso è diviso da due semirette uscenti da uno stesso punto O (incluse le due semirette). Cioè più precisamente esso si identifica conoscendo la coppia ordinata di semirette ∠(s1 , s2 ) aventi l’origine in comune. Il punto O si dice vertice dell’angolo. Le due semirette ∠(s1 , s2 ) si dicono lati o contorno dell’angolo. Definizione 2.2. Si definisce arco di circonferenza la parte di circonferenza inclusa in un angolo al centro della circonferenza stessa. I punti A e B di intersezione dei lati dell’angolo al centro con la circonferenza, si dicono estremi dell’arco. Un arco di estremi A e B si indica con: 7 8 2. Nozioni fondamentali di goniometria Arc(AB). Definizione 2.3. Un angolo avente come lati delle rette si dice angolo piatto. Definizione 2.4. Un angolo con i lati coincidenti si dice angolo nullo. Per poter confrontare gli angoli in modo da poterli poi addizionare occorre considerare opportune classi di angoli. Definizione 2.5. Due insiemi di punti M1 e M2 si dicono congruenti nello stesso senso, in simboli M1 ∼ = M2 , se è possibile portare M1 in M2 attraverso un movimento rigido pari, si dicono congruenti, in simboli M1 ≡ M2 , se M1 può essere portato in M2 attraverso un movimento rigido. Si verifica che le precedenti relazioni sono relazioni di equivalenza. Attraverso le precedenti relazioni si generano nell’insieme degli angoli che indico con A delle classi di equivalenza. Pertanto: A/ ≡ . b è un angolo la sua classe di equivalenza si indica con [ASB]. b Se ASB Mentre per la seconda relazione: A/ ∼ =. b si indica con ASB. b Tutti In questo caso la classe di equivalenza di ASB gli angoli nulli appartengono alla stessa classe chiamata 0 e lo stesso vale per gli angoli piatti. Osservazione 1. Nella geometria si parla di angoli, anche se in realtà, si intenderebbero h ile classi di angoli. Nella geometria scolastica si tratta di b b per le quali si adoperano classi ASB , inseguito anche delle classi ASB, delle lettere greche. b A0 Sb0 B 0 appartengono Nell’esempio, riportato in figura, gli angoli ASB, b mentre l’altro appartiene alla classe inversa. alla stessa classe ASB 2.1 L’angolo 9 b Tutti però rappresentano la stessa classe [ASB]. Per addizionare due classi di angoli α, β si scelgono due rappresentanti con lo stesso vertice, per i quali il secondo lato del primo angolo si sovrapponga al primo lato del secondo. Si definisce: α + β = ∠(s1 , s2 ) + ∠(s2 , s3 ) = ∠(s1 , s3 ). Le classi di angoli costituiscono rispetto all’addizione appena definita un gruppo commutativo, isomorfo al gruppo di rotazioni rispetto ad un punto. In base alla orientazione assegnata sul piano posso vedere quale è il lato positivo e negativo di s, con s lato di un angolo. Definizione 2.6. Un angolo che non sia né quello nullo, né quello piatto, si dice positivo (negativo) se il secondo lato giace sul lato positivo (negativo) del primo. Esempio 2.1. Un angolo piatto è positivo. Posso poi trasportare la definizione da angoli a classi di angoli tramite i rappresentanti. Definizione 2.7. Siano α e β positivi, allora α si dice maggiore di β(analogamente α < β), se α − β è positivo. Definizione 2.8. Un angolo ∠(s1 , s2 ) ∈ α si dice angolo retto, se α è positivo e α + α viene rappresentato mediante un angolo piatto. 10 2. Nozioni fondamentali di goniometria Definizione 2.9. Un angolo si dice acuto (ottuso) se α è minore (maggiore) di un angolo retto. Definizione 2.10. Si definisce angolo giro la somma di due angoli piatti. 2.2 Misura degli angoli Per misurare un angolo occorre fissare l’unità di misura che chiamiamo il grado. Definizione 2.11. Un grado è la 360a parte di un angolo giro. In molte questioni di matematica però si impone una misura diversa da quella in gradi. E’ noto infatti dalla geometria che in due circonferenze, di raggi rispettivamente r ed r0 , due archi l, l0 che corrispondono ad angoli al centro di eguale ampiezza, sono proporzionali ai rispettivi raggi. Infatti: l= α πr, 180 (2.1) l0 = α πr0 , 180 (2.2) l : l0 = r : r0 . (2.3) ed dividendo membro a membro ho: Se inoltre due circonferenze sono concentriche e se un angolo al centro individua un arco l di lunghezza pari al raggio r nella prima circonferenza, allora lo stesso angolo individuerà un arco l0 di lunghezza pari al raggio r0 sulla seconda circonferenza. Possiamo dare una definizione alternativa di angolo: 2.2 Misura degli angoli 11 Definizione 2.12. Si definisce angolo radiante l’angolo al centro di una circonferenza di raggio arbitrario, che sottende un arco di lunghezza eguale al suo raggio. Poiché la misura di circonferenza è espressa da: C = 2π. (2.4) r Segue che l’angolo giro, in radianti, misura 2π. Analogamente l’angolo piatto π, retto π , 2 ... Riportiamo la misura in radianti di alcuni angoli notevoli: 0◦ = 0 π 18◦ = 10 π ◦ 30 = 6 π 45◦ = 4 π ◦ 60 = 3 π ◦ 90 = 2 2π 120◦ = 3 3π 135◦ = 4 5π 150◦ = 6 180◦ = π 3π 270◦ = 2 360◦ = 2π La proporzione che permette il passaggio dalla misura in radianti a quella in gradi e viceversa è: 360 : 2π = g : r, con r misura in radianti e g misura in gradi. (2.5) 12 2. Nozioni fondamentali di goniometria 2.3 Funzioni goniometriche Consideriamo una circonferenza di raggio r centrata per comodità nell’origine del piano. Consideriamo inoltre un angolo θ orientato in senso antiorario, come mostra la figura: Si definiscono seno e coseno dell’angolo θ i rapporti: sin θ = QP , OP (2.6) cos θ = OQ . OP (2.7) e Osservazione 2. Dalle definizioni date risulta evidente che il seno ed il coseno di un angolo sono numeri relativi. Osservazione 3. Le funzioni seno e coseno sono funzioni dell’angolo. Osservazione 4. Se consideriamo una circonferenza di raggio unitario avremo che le definizioni di seno e coseno si riducono alle proiezioni sui due assi cartesiani: sin θ = QP cos θ = OQ. (2.8) Teorema 2.3.1. La somma dei quadrati del seno e del coseno di uno stesso angolo è uguale ad 1. Cioè: sin2 θ + cos2 θ = 1. (2.9) 2.3 Funzioni goniometriche 13 Dimostrazione. 2 2 sin θ + cos θ = QP OP 2 + OQ OP 2 = QP 2 + OQ2 = OP 2 utilizzo il teorema di Pitagora: = OP 2 = 1. OP 2 Riportiamo alcuni valori fondamentali del seno: sin 0◦ = sin 0 = 0, π ◦ sin 90 = sin = 1, 2 sin 180◦ = sin π = 0, 3π ◦ sin 270 = sin = −1, 2 sin 360◦ = sin 2π = 0. esso risulta essere positivo per gli angoli compresi tra π + 2kπ > θ > 0 + 2kπ, nullo per θ = 0 + kπ e negativo per gli altri con k ∈ Z. Riportiamo alcuni valori fondamentali del seno: cos 0◦ = cos 0 = 1, π = 0, cos 90◦ = cos 2 cos 180◦ = cos π = −1, 3π ◦ cos 270 = cos = 0, 2 cos 360◦ = cos 2π = 1. esso risulta essere positivo per gli angoli compresi tra 3π 2 + 2kπ < θ ≤ 2π , nullo per θ = π 2 π 2 + 2kπ > θ ≥ 0 e + kπ e negativo per gli altri con k ∈ Z. 14 2. Nozioni fondamentali di goniometria Osservazione 5. Il seno e coseno di un angolo sono sempre compresi tra −1 e 1. Sono numeri che appartengono all’intervallo chiuso [−1, 1]. Ovvero: −1 ≤ sin θ ≤ 1, (2.10) −1 ≤ cos θ ≤ 1. (2.11) e Sia il seno che il coseno sono entrambe funzioni periodiche di periodo 2π, ovvero f (θ + 2π) = f (θ). Questo comporta inoltre che assumono infiniti zeri, come mostra la loro rappresentazione sul grafico considerando x = θ: f (x) = sin x f (x) = cos x 2.3 Funzioni goniometriche 15 E’ possibile anche definire altre due importanti funzioni goniometriche, la tangente e la cotangente come: tan θ = sin θ , cos θ (2.12) cot θ = cos θ . sin θ (2.13) e A differenza del seno e del coseno queste due funzioni non sono continue ovvero presentano delle singolarità cioè, dei punti dove non sono definite. La tangente risulta infatti non essere definita in tutti i punti dove si annulla il denominatore cioè il coseno, analogamente la cotangente. Se prendiamo in considerazione la tangente in questi punti abbiamo una discontinuità di 2◦ specie cioè un asintoto verticale: f (x) = tan x 16 2. Nozioni fondamentali di goniometria f (x) = cot x Riportiamo alcuni valori fondamentali della tangente e cotangente: tan 0◦ = tan 0 = 0, tan 180◦ = tan π = 0, cot 90◦ = cot π = 0, 2 3π ◦ cot 270 = cot = 0. 2 Per il valore π 2 quando θ tende a la tangente non esiste. Si esprime questo dicendo che π 2 la tangente cresce a ∞. Anche le funzioni tangente e 2.4 Angoli notevoli per le funzioni goniometriche 17 cotangente sono periodiche ma il loro periodo invece di essere 2π è π, anche loro possiedono infiniti zeri tutti distanti multipli di π. 2.4 Angoli notevoli per le funzioni goniometriche Ci sono degli angoli con particolari valori di seno e coseno che si utilizzano molto spesso. Consideriamo la circonferenza goniometrica considerata in precedenza questa volta con il segmento OP = 1. Consideriamo l’angolo di 45◦ cioè π 4 ho che OQ = QP e per il teorema di Pitagora, indicando con l = OQ = QP ho: 2l2 = 1, da cui l = √ 2 , 2 √ 2 2 quindi OQ = QP = sin π 4 cioè: √ π 2 = cos . 2 4 = (2.14) Mentre: tan π = 1 = cot π . (2.15) 4 4 Consideriamo adesso l’angolo di 30◦ cioè π6 , ho che QP = 12 OP = 12 , cioè è la metà del triangolo equilatero di lato OP . Anche qui applico Pitagora: r OQ = √ 1 3 1− = , 4 2 cioè: cos √ 3 = 2 sin 1 =√ , 3 cot π 6 π 6 1 = . 2 (2.16) Mentre tan π 6 π 6 = √ 3. (2.17) 18 2. Nozioni fondamentali di goniometria Con un ragionamento analogo trovo per π3 : cos π 3 1 = , 2 sin π 3 √ 3 = . 2 (2.18) Mentre tan 2.5 π 3 = √ 3, cot π 3 1 =√ . 3 (2.19) Formule notevoli Fino ad ora si sono viste due importanti relazioni che legano le grandezze goniometriche: tan θ = sin θ , cos θ (2.20) e sin2 θ + cos2 θ = 1. (2.21) La seconda è detta relazione fondamentale e da essa possiamo ricavare altre espressioni del tipo: p 1 − sin2 θ, (2.22) √ sin θ = ± 1 − cos2 θ, (2.23) cos θ = ± oppure: sostituendo queste nella tangente ottengo: sin θ p , ± 1 − sin2 θ (2.24) √ ± 1 − cos2 θ tan θ = . cos θ (2.25) tan θ = e 2.5 Formule notevoli 19 Inoltre se suppongo noto il valore della tangente ho che posso riscrivere la relazione fondamentale come: 1 sin2 θ +1= 2 cos θ cos2 θ (2.26) 1 , cos2 θ (2.27) da cui: tan2 θ + 1 = da cui si ricava: cos θ = 1 √ . ± 1 + tan2 θ (2.28) Dividendo poi membro a membro di questa equazione sin θ = sin θ per quella sopra ottengo: p tan θ = sin θ(± 1 + tan2 θ), (2.29) da cui: sin θ = √ tan θ ± 1 + tan2 θ . (2.30) Osservazione 6. Per le formule goniometriche valgono anche importanti relazioni che si ottengono in maniera immediata dal disegno della circonferenza goniometrica: del tipo: sin π 2 + θ = cos θ, 20 2. Nozioni fondamentali di goniometria π − θ = cos θ, 2 sin (π + θ) = − sin θ, sin sin (π − θ) = sin θ, sin (−θ) = − sin θ. Analogamente per le altre funzioni goniometriche. 2.6 Applicazioni: Area di un triangolo, teorema dei seni, teorema di Carnot Consideriamo un triangolo qualunque ∆ABC supponiamo note le misure di a, b dei lati BC, AC e la misura di γ l’angolo fra essi compreso. Sia h la misura dell’altezza, dal triangolo ∆ACH si ha: h = b sin γ. E l’area A = 21 ah, quindi: 1 A = ab sin γ, 2 (2.31) similmente: 1 A = ac sin β 2 1 A = bc sin α. 2 (2.32) Teorema 2.6.1 (della corda). In un triangolo qualunque, il rapporto fra la misura di un lato e il seno dell’angolo opposto è eguale alla misura del diametro della circonferenza circoscritta al triangolo. 2.6 Applicazioni: Area di un triangolo, teorema dei seni, teorema di Carnot 21 Dimostrazione. Consideriamo il triangolo: di raggio R, vogliamo dimostrare ad esempio che: a = 2R. sin α Consideriamo i due casi. 1) L’angolo α è acuto, si tracci il diametro BD e si congiunga D con C. b è inscritto Il triangolo BCD cosı̀ ottenuto è rettangolo poiché B CD b in una semicirconferenza. Si osservi inoltre che l’angolo acuto B DC b del triangolo dato perché angoli sulla circonè eguale all’angolo B AC ferenza che insistono su di uno stesso arco Arc(BD). Dal triangolo rettangolo ho: BC = BD sin α, ricordo che BC = a,BD = 2R, dunque: a = 2R sin α. 2) L’angolo α è ottuso, si procede allo stesso modo anche se la figura b = 180◦ − α ma risulta essere diversa con l’accorgimento che B DC sin 180◦ − α = sin α dunque: 22 2. Nozioni fondamentali di goniometria BC = BD sin α, e a = 2R sin α. Teorema 2.6.2 (dei seni). In un triangolo qualunque le misure dei lati sono proporzionali ai seni degli angoli opposti. Dimostrazione. Dal teorema precedente si procede in modo analogo per gli altri due lati ed ottengo: a = 2R, sin α b = 2R, sin β c = 2R, sin γ (2.33) dalle quali segue: a b c = = . sin α sin β sin γ (2.34) Teorema 2.6.3 (Carnot). In un triangolo qualsiasi, il quadrato della misura di ogni lato è uguale alla somma dei quadrati delle misure degli altri due, diminuita del doppio delle misure di questi due lati per il coseno dell’angolo da essi compreso. Dimostrazione. Si utilizza il metodo vettoriale, ovvero considero il triangolo dove i lati sono costituiti da vettori, quindi ho che: 2.6 Applicazioni: Area di un triangolo, teorema dei seni, teorema di Carnot 23 considero ~c = ~b − ~a ed elevo al quadrato ambo i membri, ottenendo: ~c · ~c = (~b − ~a) · (~b − ~a), c2 = a2 + b2 − 2ab cos γ. Analogamente sugli altri lati del triangolo: a2 = b2 + c2 − 2bc cos α, b2 = a2 + c2 − 2ac cos β. 24 2. Nozioni fondamentali di goniometria Capitolo 3 Nozioni fondamentali di trigonometria 3.1 Formule di addizione e sottrazione Consideriamo: e i vettori ~u = cos α~i + sin α~j e ~v = cos β~i + sin β~j. Facendo il prodotto scalare ottengo: ~u · ~v = cos α cos β + sin α sin β, ma per definizione si ha: 25 26 3. Nozioni fondamentali di trigonometria ~u · ~v = cos (α − β), confronto le due: cos (α − β) = cos α cos β + sin α sin β, (3.1) detta formula di sottrazione del coseno. Sostituendo β con −β e considerando il fatto che sin (−β) = − sin (β) e cos (−β) = cos (β) ho la formula di addizione del coseno: cos (α + β) = cos α cos β − sin α sin β. Per la formula di sottrazione del seno, ricordo che sin (α − β) = cos cos π2 + β − α) quindi: π π sin (α − β) = cos + β cos α + sin + β sin α, 2 2 π π essendo cos 2 + β = − sin β , sin 2 + β = cos β ho: sin (α − β) = cos β sin α − sin β cos α, (3.2) π 2 − (α − β) = (3.3) (3.4) analogamente sostituendo β con −β e ricordando alcune relazioni tra angoli: sin (α + β) = cos β sin α + sin β cos α. (3.5) Per la tangente ho che: tan (α − β) = sin (α − β) cos β sin α − sin β cos α = , cos (α − β) cos α cos β + sin α sin β divido i due termini dell’ultima frazione ottenuta per cos α cos β supponendo cos α 6= 0 e cos β 6= 0 e si ha: tan α − tan β , (3.6) 1 + tan α tan β anche in questo caso per la formula di addizione sostituisco β con −β ed tan (α − β) = ottengo: 3.2 Formule di duplicazione 27 tan (α + β) = tan α + tan β 1 − tan α tan β (3.7) (cambiano i segni poiché nella tangente c’è il seno). 3.2 Formule di duplicazione Ponendo α = β ottengo le formule di duplicazione: sin (α + α) = sin α cos α + cos α sin α cos (α + α) = cos α cos α − sin α sin α tan (α + α) = tan α+tan α 1−tan α tan α da cui: sin 2α = 2 sin α cos α, (3.8) cos 2α = cos2 α − sin2 α, (3.9) e tan 2α = 2 tan α , 1 − tan2 α per la validità di questa ultima formula bisogna supporre α 6= (3.10) π 2 + kπ. Osservazione 7. Ricordando la formula fondamentale possiamo esprimere la formula di duplicazione del coseno anche come: cos 2α = 1 − sin2 α − sin2 α = 1 − 2 sin2 α, oppure cos 2α = −1 + cos2 α + cos2 α = −1 + 2 cos2 α. 28 3. Nozioni fondamentali di trigonometria 3.3 Formule di bisezione Considero la formula di duplicazione del coseno: cos 2α = 1 − 2 sin2 α, sostituisco α 2 al posto di α ed ho che: cos α = 1 − 2 sin2 α 2 , da cui ricavo sin α 2 r =± 1 − cos α , 2 (3.11) analogamente partendo dall’altra formula di duplicazione si ottiene: cos α 2 r =± 1 + cos α , 2 (3.12) 1 − cos α . 1 + cos α (3.13) e per la tangente: tan 3.4 α 2 r =± Formule di prostaferesi Permettono di trasformare in prodotto, la somma o differenza dei seni e la somma o differenza dei coseni. Considero le formule di addizione: sin (α + β) = cos β sin α + sin β cos α, sin (α − β) = cos β sin α − sin β cos α, prima le sommo membro a membro e poi ne faccio la differenza membro a membro ottenendo: 3.5 Formule di Werner ( 29 sin (α + β) + sin (α − β) = 2 sin α cos β (3.14) sin (α + β) − sin (α − β) = 2 sin β cos α Analogamente partendo dalle altre formule di addizione e sottrazione del coseno si ottiene: ( cos (α + β) + cos (α − β) = 2 cos α cos β cos (α + β) − cos (α − β) = −2 sin β sin α . (3.15) per dare una espressione più semplice di queste formule si pone α + β = p, α − β = q da cui sommandole e sottraendole dopo a membro a membro ho α= p+q ,β 2 = p−q . 2 Sostituendo nelle precedenti ho le formule di prostaferesi: sin p + sin q = 2 sin p+q p−q cos , 2 2 (3.16) sin p − sin q = 2 cos p−q p+q sin , 2 2 (3.17) cos p + cos q = 2 cos p+q p−q cos , 2 2 (3.18) p+q p−q sin . 2 2 (3.19) e cos p − cos q = −2 sin 3.5 Formule di Werner Si ricavano direttamente dai sistemi 3.14 e 3.15 ottenendo: sin α sin β = 1 [cos (α − β) − cos (α + β)] , 2 (3.20) cos α cos β = 1 [cos (α + β) + cos (α − β)] , 2 (3.21) sin α cos β = 1 [sin (α + β) + sin (α − β)] . 2 (3.22) e 30 3. Nozioni fondamentali di trigonometria 3.6 Calcolare l’altezza di una torre, il cui piede appoggia sul piano orizzontale ove opera l’osservatore Se si suppone che il piede della torre sia accessibile, abbiamo la situazione illustrata in figura: Si prenda sul terreno un punto C; si misuri la base AC = a; si collochi in C il teodolite, e sia CC 0 la sua altezza. Sul piano verticale ABC 0 , si misura l’angolo α di elevazione che il raggio visuale C 0 B forma con il raggio orizzontale C 0 D. Dopo di ciò dal triangolo si ricava: DB = a tan α. A questa misura si aggiunge la misura di AD, che è uguale all’altezza CC 0 dello strumento, e si avrà l’altezza cercata. 3.7 Il piano inclinato Il piano inclinato è una macchina semplice costituita da un piano rigido che forma un certo angolo di inclinazione α rispetto al piano orizzontale. Un corpo messo sul piano inclinato tende a spostarsi sotto l’azione del proprio peso di intensità P . Per mantenerlo in equilibrio occorre applicargli una certa forza R. 3.7 Il piano inclinato 31 Nel caso di forza parallela al piano, si ha equilibrio quando la forza equilibrante è uguale ed opposta alla componente T del peso, agente nella stessa direzione. Il peso P del corpo, che agisce verticalmente, si scompone nelle forze N e T , rispettivamente perpendicolare e parallela al piano. Essendo α l’angolo di inclinazione all’orizzontale, si avrà: N = P cos α, T = P sin α, T = N tan α. (3.23) Quando siano note le dimensioni b, h, l dei tre lati del triangolo rettangolo che rappresenta la sezione del piano inclinato, si ha: b cos α = , l sin α = h , l (3.24) per cui la condizione di equilibrio: F = T = P sin α, (3.25) h F =T =P . l (3.26) diventa: 32 3. Nozioni fondamentali di trigonometria 3.8 Area di un triangolo conoscendo i tre angoli e un lato Supponiamo di conoscere la misura di un lato, per esempio a e, le misure dei tre angoli del triangolo. Dal teorema dei seni si ha: b a = , sin β sin α da cui: a sin β = b, sin α sostituendo questo valore al posto di b nella formula dell’area: A= 3.9 1 a2 sin β sin γ. 2 sin α Calcolo di una distanza (3.27) 3.9 Calcolo di una distanza 33 Ci si pone il problema di calcolare la distanza che separa due punti sull’altra sponda impiegando le nozioni del calcolo trigonometrico del triangolo. Supponiamo di dover calcolare la distanza tra i punti A e B rappresentati in figura: Conosciamo la lunghezza del segmento CD e degli angoli α, β, γ e δ. Nel triangolo ACD si ha: CD AD = , ◦ sin β sin (180 − (β + δ − γ)) (3.28) AD CD = . sin β sin (β + δ − γ) (3.29) cioè: Applicando il teorema del seno otteniamo la lunghezza del segmento AD. Si ripete la stessa procedura considerando il triangolo BCD: BD CD = . sin (β − α) sin (β + δ − α) (3.30) Si utilizza poi Carnot: AB 2 = AD2 + BD2 − 2AD · BD · cos γ, cioè: (3.31) 34 3. Nozioni fondamentali di trigonometria AB = 3.10 p AD2 + BD2 − 2AD · BD · cos γ. (3.32) Formule di Briggs Grazie a queste formule è possibile procedere alla risoluzione di un triangolo conoscendo solo le misure dei tre lati. Sono le seguenti: Teorema 3.10.1. Per un triangolo qualunque aventi noti i lati valgono le seguenti formule relative al triangolo rappresentato in figura: sin α 2 cos tan r = α 2 α 2 (p − b)(p − c) , sin bc r = s = p(p − a) , cos bc r r γ β (p − a)(p − c) (p − b)(p − a) , sin = = 2 ac 2 ba (3.33) r r γ β p(p − b) p(p − c) = , cos = 2 ac 2 ba (3.34) s s (p − b)(p − c) β (p − a)(p − c) γ (p − b)(p − a) , tan = , tan = p(p − a) 2 p(p − b) 2 p(p − c) (3.35) Dimostrazione. Si dimostreranno solo le prime di ciascuno dei tre gruppi: si pone p semiperimetro del triangolo. Si consideri l’uguaglianza a + b + c = 2p 3.10 Formule di Briggs 35 si sottragga ad ambo i membri una volta 2a, una volta 2b, una volta 2c, e si ottiene −a + b + c = 2(p − a), a − b + c = 2(p − b), e a + b − c = 2(p − c). Considero le due formule di bisezione: sin α 2 r 1 − cos α , 2 r 1 + cos α . 2 = e cos α 2 = Per Carnot opero la sostituzione: cos α = sin r = α 2 r = (2bc + a2 − b2 − c2 ) = 4bc r = s 1 − cos α = 2 r (−a2 +b2 +c2 ) , 2bc 1− (−a2 +b2 +c2 ) 2bc 2 (+a2 − (b − c)2 ) = 4bc 2(p − c)2(p − b) = 4bc quindi: r r = (a + b − c)(a − b + c) = 4bc (p − c)(p − b) , bc e per il coseno: cos r = α 2 r = (2bc − a2 + b2 + c2 ) = 4bc s 1 + cos α = 2 r 1+ (−a2 +b2 +c2 ) 2bc (−a2 + (b + c)2 ) = 4bc 2 r = (a + b + c)(−a + b + c) = 4bc 36 3. Nozioni fondamentali di trigonometria r r 2(p)2(p − a) p(p − a) = = , 4bc bc infine per la tangente basta eseguire il rapporto tra il seno ed il coseno semplificando. 3.11 Dimostrazione della formula di Erone Teorema 3.11.1. Dato un triangolo di lati a, b, c e angoli α, β, γ, mostrato in figura: vale la formula per il calcolo dell’area: A= p p(p − a)(p − b)(p − c), detta anche formula di Erone. Dimostrazione. Considero la formula di duplicazione del seno sin α = 2 sin α 2 cos α 2 = uso le formule di Briggs ed ho: r sin α = 2 = (p − b)(p − c) p(p − a) = bc bc 2p p(p − a)(p − b)(p − c) bc (3.36) 3.12 Raggio della circonferenza inscritta 37 quindi: A= 3.12 p bc sin α = p(p − a)(p − b)(p − c). 2 Raggio della circonferenza inscritta Si consideri il triangolo: La circonferenza ha raggio r, l’area del triangolo è data dai contributi dei triangoli indicati in figura: 1 1 1 a+b+c A = ar + br + cr = r = pr, 2 2 2 2 da cui segue che: r= A . p (3.37) Ricordando la formula di Erone e una delle formule di Briggs, si può scrivere: A r= = p s (p − a)(p − b)(p − c) = (p − a) p s (p − b)(p − c) , p(p − a) (3.38) e quindi se si conosce ad esempio la misura di un angolo del triangolo α: 38 3. Nozioni fondamentali di trigonometria r = (p − a) tan α 2 , (3.39) ragionando analogamente trovo: β , r = (p − b) tan 2 3.13 r = (p − c) tan γ 2 . (3.40) Raggio circonferenza circoscritta Teorema 3.13.1. La misura R del raggio della circonferenza circoscritta ad un triangolo è data dal rapporto tra il prodotto delle misure dei suoi lati, per il quadruplo dell’area A del triangolo. Sussiste la relazione: R= abc . 4A (3.41) Dimostrazione. Dal teorema della corda sappiamo che il raggio della circonferenza circoscritta ad un triangolo è dato da: R= c . 2 sin γ Moltiplico ambo i termini per ab ed ho: R= abc , 2ab sin γ riconosco che A = 12 ab sin γ quindi segue: R= 3.14 abc . 4A Formule di triplicazione Utilizzando l’identità fondamentale e del formule di duplicazione ho: 3.15 Formule parametriche 39 sin 3θ = sin (θ + θ + θ) = sin 2θ cos θ + cos 2θ sin θ = = 2 sin θ cos2 θ + (cos2 θ − sin2 θ) sin θ = = 3 sin θ cos2 θ − sin3 θ = 3 sin θ − 4 sin3 θ, ovvero sin 3θ = 3 sin θ − 4 sin3 θ. (3.42) In modo analogo si dimostrano: cos 3θ = 4 cos3 θ − 3 cos θ 3.15 tan 3θ = 3 tan θ − tan3 θ . 1 − 3 tan2 θ (3.43) Formule parametriche Altre formule trigonometriche importanti sono le formule parametriche che esprimono il sin θ, cos θ il funzione razionale di tan 2θ . Ricordiamo le formule di duplicazione del seno e del coseno, sotto la seguente formule: sin α = 2 sin α 2 cos α 2 , (3.44) e cos α = cos2 α 2 − sin2 α 2 . (3.45) Ricordando la formula fondamentale della trigonometria possiamo riscrivere quelle sopra come: 2 sin α2 cos α2 , sin α = cos2 α2 + sin2 α2 e (3.46) 40 3. Nozioni fondamentali di trigonometria cos2 α2 − sin2 α2 , (3.47) cos α = cos2 α2 + sin2 α2 poiché: cos2 α2 + sin2 α2 = 1. Dividendo numeratore e denominatore dei secondi membri, per cos2 α2 , supponendo α 6= π + 2kπ, si ottengono: 2 tan α2 , sin α = 1 + tan α2 (3.48) e α 2 , α 2 1 − tan2 cos α = 1 + tan2 (3.49) si può poi ulteriormente porre: t = tan α 2 , avrò: 2t , 1 + t2 (3.50) 1 − t2 cos α = . 1 + t2 (3.51) sin α = e 3.16 Eguaglianza del parallelogramma Proposizione 3.16.1. Dato un parallelogramma ho che la somma dei quadrati delle diagonali è uguale a due volte la somma dei quadrati dei lati. Dimostrazione. Si utilizza anche in questo caso il calcolo vettoriale (la lunghezza dei lati risulta essere uguale ai moduli dei vettori) e si considera il parallelogramma con i vettori: 3.17 Risoluzione di un triangolo rettangolo ho che: |~a + ~b|2 + |~a − ~b|2 = (~a + ~b) · (~a + ~b) + (~a − ~b) · (~a − ~b) = = ~a · ~a + ~b · ~b + 2~a · ~b + ~a · ~a + ~b · ~b − 2~a · ~b = 2~a · ~a + 2~b · ~b = = 2|~a|2 + 2|~b|2 . 3.17 Risoluzione di un triangolo rettangolo Dato un triangolo rettangolo come illustrato in figura lo si vuole risolvere ovvero, riuscire a determinare tutti i lati e gli angoli a seconda dei dati forniti. I CASO: noti due cateti b e c. Da b = c tan β si ottiene tan β = b c da cui ricavo β. Poi γ = 90◦ − β. Per il valore dell’ipotenusa a, ricordo b = a sin β da cui ricavo: a= b . sin β 41 42 3. Nozioni fondamentali di trigonometria II CASO: noti ipotenusa e un cateto a e b. Da b = a sin β si ottiene sin β = b a da cui ricavo β. Poi γ = 90◦ − β. Per il valore del cateto c, ricordo c = a sin γ. III CASO: noti il cateto b e un angolo acuto β. Si ha γ = 90◦ − β e c = b tan γ. IV CASO: noti l’ipotenusa a e un angolo acuto β. Si ha γ = 90◦ − β e b = a sin β e c = a cos β. 3.18 Risoluzione di un triangolo qualunque Dato un triangolo qualunque come illustrato in figura lo si vuole risolvere ovvero, riuscire a determinare tutti i lati e gli angoli a seconda dei dati forniti. I CASO: noti due angoli α e β e un lato a. Si ha γ = 180◦ − (α + β) inoltre, per il teorema dei seni: b = sin β a , sin α (3.52) c = sin γ a . sin α (3.53) e 3.19 Fenomeni ondulatori 43 II CASO: noti due lati a e b l’angolo compreso γ. Dal teorema di Carnot o del coseno: c= p a2 + b2 − 2ab cos γ, (3.54) poi da quello dei seni: b sin γ, c e si trova β ed infine α = 180◦ − (β + γ). sin β = (3.55) III CASO: dati i tre lati a, b, c. Dal teorema del coseno: b 2 + c 2 − a2 cos α = , 2bc trovo α poi per il teorema dei seni trovo γ, cioè: sin γ = c sin α, a (3.56) (3.57) ed infine β = 180◦ − (α + γ). IV CASO: due lati ed un angolo opposto ad uno di essi. Per il teorema dei seni: b sin α. (3.58) a Se ab sin α > 1 il triangolo non è risolubile, perchè non può mai essere sin β = sin β > 1. Se b a sin α ≤ 1, allora posso ricavare β. Si ha poi γ = 180◦ −(α+β) e per il teorema dei seni si ricava ancora: c=a 3.19 sin γ . sin α (3.59) Fenomeni ondulatori Suppongo di avere due oscillazioni che giungono in uno stesso punto, abbiano la medesima frequenza e la medesima ampiezza, e corrispondano alle equazioni: 44 3. Nozioni fondamentali di trigonometria ψ1 = a cos ωt, ψ2 = a cos (ωt + ϕ0 ). (3.60) Per trovare il moto composto si ricorre alla formula di prostaferesi del coseno ed ho che: ψ = ψ1 + ψ2 = a cos ωt + a cos (ωt + ϕ0 ) = 2a cos ϕ 0 2 cos ωt + ϕ 0 . 2 (3.61) Quindi si ottiene un nuovo moto di frequenza ω eguale a quella dei moti componenti, la fase iniziale di questo moto è A = 2a cos ϕ20 . 3.20 ϕ0 , 2 mentre l’ampiezza vale Rappresentazione trigonometrica dei numeri complessi Se al posto del piano ordinario di considera il piano di Gauss, ovvero il piano avente come asse delle ascisse l’asse reale e come asse delle ordinate quello immaginario, possiamo rappresentare ogni numero complesso con la trigonometria. Infatti consideriamo un generico numero complesso: z = a + ib, consideriamo il modulo del numero complesso ρ = √ a2 + b2 , ho che posso considerare il triangolo di lati a, b, ρ e affermare che: a = ρ cos θ, (3.62) 3.21 La relazione di Eulero 45 e b = ρ sin θ, (3.63) z = ρ(cos θ + i sin θ). (3.64) pertanto: 3.21 La relazione di Eulero Si può osservare inoltre che le funzioni trigonometriche oltre ad essere funzioni periodiche ammettono derivate periodiche, infatti: d sin θ = cos θ, dθ (3.65) d2 sin θ = − sin θ, dθ2 (3.66) d3 sin θ = − cos θ, dθ3 (3.67) d4 sin θ = sin θ, (3.68) dθ4 analogamente per il coseno. Esiste inoltre una importante relazione che lega le funzioni trigonometriche con l’esponenziale ed è la relazione di Eulero: eiθ = cos θ + i sin θ. (3.69) Questa risulta essere una relazione molto curiosa oltre che di enorme utilità soprattutto per l’analisi complessa, infatti se pongo θ = π ottengo: eiπ = −1, (3.70) La formula di Eulero si dimostra facilmente ricorrendo agli sviluppi in serie di seno e coseno. 46 3. Nozioni fondamentali di trigonometria 3.22 Funzioni secante e cosecante Esistono altre funzioni trigonometriche che sono la secante, cosı̀ definita: sec θ = 1 , cos θ (3.71) e la cosecante: sin−1 θ = 1 , sin θ (3.72) ovviamente nei punti in cui il denominatore sia diverso da 0. 3.23 Equazioni goniometriche elementari Consideriamo: sin x = b, (3.73) significa determinare tutti i valori degli angoli il cui seno vale b. Osservando la figura: posso concludere che questi angoli sono due: x = α + k360◦ , x = (180◦ − α) + k360◦ (3.74) dove con α indico l’angolo tra l’asse x e il segmento OA. Analogamente per il coseno: cos x = a, (3.75) 3.23 Equazioni goniometriche elementari 47 significa determinare tutti i valori degli angoli il cui seno vale a. Osservando la figura: posso concludere che questi angoli sono due: x = ±α + k360◦ . (3.76) tan x = c, (3.77) x = α + k180◦ . (3.78) Per la tangente invece: osservo la figura: Le soluzioni saranno date da: Esempio 3.1. Risolvere: √ sin x = 2 . 2 Risoluzione. Si ha che: x= π 4 + 2kπ e x = 3π 4 + 2kπ, ovviamente ∀k ∈ Z. 48 3. Nozioni fondamentali di trigonometria Esempio 3.2. Risolvere: sin 2x = sin 3x. Risoluzione. Deve risultare 2x = 3x + k2π oppure 2x = π − 3x + k2π, da cui: x = −k2π ,x= π+k2π . 5 3.24 Equazioni lineari in seno e coseno Definizione 3.1. Una equazione goniometrica si dice lineare in seno e coseno se si presenta sotto la forma: a sin x + b cos x = c, (3.79) con a 6= 0 e b 6= 0. Se c = 0 allora procedo in questo modo: a sin x = −b cos x, poi divido per il coseno supponendo che non si annulli: tan x = −b , a procedo come le elementari. Se c 6= 0 sostituisco al posto di seno e coseno le formule parametriche ottenendo: 2t 1 − t2 + b = c, (3.80) 1 + t2 1 + t2 supponendo in questo caso che x 6= (2k + 1)π e, eseguendo i calcoli ho che: a (b + c)t2 − 2at + c − b = 0, trovo t1 , t2 e mi riconduco ad equazioni elementari che so risolvere: (3.81) 3.25 Equazioni omogenee di secondo grado in seno e coseno t1 = tan x 2 49 , (3.82) . (3.83) e t2 = tan 3.25 x 2 Equazioni omogenee di secondo grado in seno e coseno Definizione 3.2. Una equazione goniometrica di secondo grado omogenea è del tipo: a sin2 x + b sin x cos x + c cos2 x = d, (3.84) con a, b, c, d 6= 0. divido per cos2 x avendolo supposto diverso da 0. Inoltre ricordo l’identità: 1 = tan2 x + 1, cos2 x con queste sostituzioni ottengo: a tan2 x + b tan x + c = d(tan2 x + 1), (3.85) (3.86) si risolve l’equazione di secondo grado e le due elementari che ottengo da quest’ultima. 50 3. Nozioni fondamentali di trigonometria Capitolo 4 Cenni sulla goniometria cubica La goniometria cubica o tetragoniometria, è una nuova trigonometria, avente per riferimento fondamentale la superficie cubica (sfera cubica) : x3 + y 3 + z 3 − 3xyz = 1, anziché il cerchio o l’iperbole equilatera. La goniometria conserva quella simmetria delle formule che la trigonometria usuale perde nel passare dal piano allo spazio. Essa è caratteristica per uno spazio, che soddisfi al teorema cubico di Pitagora a3 + b3 + c3 − 3abc = d3 , per questo le sue applicazioni concrete, allo stato attuale delle conoscenze fisiche, sono forse modeste, ma le sue applicazioni astratte sono innumerevoli e molto interessanti. Essa è stata inventata dal professor Lando Degoli nel 1961. 4.1 Le funzioni della goniometria cubica Diremo coseni cubici le funzioni a due variabili: 1 θ+ϕ 2 2 e + eεθ+ε ϕ + eε θ+εϕ , 3 (4.1) 1 θ+ϕ 2 2 e + εeεθ+ε ϕ + ε2 eε θ+εϕ , 3 (4.2) A(θ, ϕ) = B(θ, ϕ) = 51 52 4. Cenni sulla goniometria cubica 1 θ+ϕ 2 2 e + ε2 eεθ+ε ϕ + εeε θ+εϕ , (4.3) 3 dove e è la base dei logaritmi naturali ed ε, ε2 sono radici cubiche dell’unità. C(θ, ϕ) = Da queste tre equazioni di ottengono: A + B + C = eθ+ϕ , A + εB + ε2 C = eε (4.4) 2 θ+εϕ , (4.5) A + ε2 B + εC = eεθ+ε ϕ . (4.6) 2 Moltiplicando membro a membro le equazioni sopra si ottiene: A3 + B 3 + C 3 − 3ABC = 1, (4.7) ossia: A B C C A B B C A = 1. (4.8) Le prime sei formule vengono dette formule cubiche di Eulero, mentre la 4.7 viene detta espressione fondamentale della goniometria solida. Con la sfera cubica si indica la superficie x3 + y 3 + z 3 − 3xyz = 1. 4.2 Derivabilità periodica dei coseni cubici I coseni cubici sono funzioni indefinitivamente derivabili negli argomenti θ, ϕ, le derivate sono periodiche di periodo 3. Si vede subito che: dA =B dθ d2 A =C dθ2 dA = C, dϕ d2 A =A dθdϕ d2 A = B, dφ2 (4.9) (4.10) 4.3 Espressione dei coseni cubici in forma reale d3 A =A dθ3 d3 A =B dϕdθ2 53 d3 A d3 A = C = A. dϕ2 dθ dφ3 (4.11) Osservazione 8. Osservo che: • A(0, 0) = 1, • B(0, 0) = 0, • C(0, 0) = 0. 4.3 Espressione dei coseni cubici in forma reale Ricordando che ε = √ −1+i 3 2 e ε2 = √ −1−i 3 2 , si possono eliminare gli immaginari dall’espressione di A, B, C Si ottiene: " θ+ϕ 1 θ+ϕ A= e + 2e− 2 cos 3 √ !# 3 , 2 (4.12) " θ+ϕ 1 θ+ϕ B= e − e− 2 cos 3 √ ! √ θ+ϕ 3 − 3e− 2 sin 2 √ !# 3 , 2 (4.13) " θ+ϕ 1 θ+ϕ e − e− 2 cos B= 3 √ ! √ θ+ϕ 3 + 3e− 2 sin 2 √ !# 3 . 2 (4.14) Osservazione 9. Per tutti i valori di θ e ϕ reali i coseni cubici sono reali. 4.4 Formule inverse Dalle formule di Eulero si ottiene: θ= ε log (εx + ε2 y + z) − ε2 log (ε2 x + εy + z) , ε2 − ε (4.15) 54 4. Cenni sulla goniometria cubica ϕ= ε log (ε2 x + εy + z) − ε2 log (εx + ε2 y + z) , ε2 − ε (4.16) con x = A, y = B, z = C. Osservazione 10. E’ possibile eliminare l’immaginario applicando la nota formula: log (u + iv) = log 4.5 √ u2 + v 2 + i uv . Formule di scambio Ho che: A(θ, ϕ) = A(ϕ, θ), B(θ, ϕ) = C(ϕ, θ), C(θ, ϕ) = B(ϕ, θ). In particolare: • A(0, ϕ) = A(ϕ, 0) = A(ϕ), • A(θ, 0) = A(0, θ) = A(θ), • B(0, ϕ) = C(ϕ, 0) = C(ϕ), • B(θ, 0) = C(0, θ) = B(θ), • C(0, ϕ) = B(ϕ, 0) = B(ϕ), • C(θ, 0) = B(0, θ) = C(θ). 4.6 Formule di addizione 4.6 55 Formule di addizione Si dimostra che valgono le seguenti formule di addizione: A(θ + λ, ϕ + µ) = A(θ, ϕ)A(λ, µ) + B(θ, ϕ)C(λ, µ) + C(θ, ϕ)B(λ, µ), (4.17) B(θ + λ, ϕ + µ) = C(θ, ϕ)C(λ, µ) + A(θ, ϕ)B(λ, µ) + B(θ, ϕ)A(λ, µ), (4.18) C(θ + λ, ϕ + µ) = B(θ, ϕ)B(λ, µ) + A(θ, ϕ)C(λ, µ) + C(θ, ϕ)A(λ, µ). (4.19) 4.7 Formule di duplicazione Usando l’addizione si dimostra: 4.8 A(2θ, 2ϕ) = A2 − 2BC, (4.20) B(2θ, 2ϕ) = C 2 − 2AB, (4.21) C(2θ, 2ϕ) = B 2 − 2AC. (4.22) Formule cubiche di Moivre In analogia con la formula di de Moivre, valgono: [A(θ, ϕ) + B(θ, ϕ) + C(θ, ϕ)]n = A(nθ, nϕ) + B(nθ, nϕ) + C(nθ, nϕ), (4.23) [A(θ, ϕ) + εB(θ, ϕ) + ε2 C(θ, ϕ)]n = A(nθ, nϕ) + εB(nθ, nϕ) + ε2 C(nθ, nϕ), (4.24) 56 4. Cenni sulla goniometria cubica [A(θ, ϕ) + ε2 B(θ, ϕ) + εC(θ, ϕ)]n = A(nθ, nϕ) + ε2 B(nθ, nϕ) + εC(nθ, nϕ). (4.25) Capitolo 5 Questioni trigonometriche 5.1 Teorema di Pitagora Teorema 5.1.1 (Pitagora). Dato un triangolo rettangolo l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è eguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui due cateti. Dimostrazione. Si consideri la figura: 57 58 5. Questioni trigonometriche Cominciamo con le quattro copie dello stesso triangolo rettangolo. Tre di questi sono stati ruotati rispettivamente di 90◦ ,180◦ e 270◦ , ognuno ha un’area di ab . 2 Mettiamoli insieme senza le rotazioni addizionali cosı̀ che essi formino un quadrato con lato c. Il quadrato ha un quadrato in mezzo con lato (a − b). Quindi l’area del quadrato più piccolo è: (a − b)2 , l’area dei quattro triangoli è 4ab , 2 quindi: c2 = (a − b)2 + 2ab = a2 − 2ab + b2 + 2ab = a2 + 2ab − 2ab + b2 = a2 + b2 . (5.1) 5.2 Teorema delle tangenti Teorema 5.2.1 (Nepero o delle tangenti). In un triangolo qualsiasi la somma di due lati sta alla loro differenza come la tangente della semisomma degli angoli opposti ai suddetti lati sta alla tangente della loro semidifferenza. Ovvero considerando la figura: tan b+c = b−c tan β+γ 2 , β−γ 2 (5.2) tan c+a = c−a tan γ+α 2 γ−α , 2 (5.3) tan a+b = a−b tan α−β 2 . α−β 2 (5.4) 5.2 Teorema delle tangenti 59 Dimostrazione. b+c (b + c)2 a2 (b + c)2 a2 = = 2 = 2 b−c (b + c)(b − c) a (b + c)(b − c) b − c2 (a2 + b2 − c2 ) + (a2 − b2 + c2 ) = 2 (a + b2 − c2 ) − (a2 − b2 + c2 ) c+b a c+b a 2 = 2 . Utilizzo il teorema dei seni, a = 2R sin α, b = 2R sin β, c = 2R sin γ: (a2 + b2 − c2 ) + (a2 − b2 + c2 ) (a2 + b2 − c2 ) − (a2 − b2 + c2 ) a+b c 2 (sin2 α + sin2 β − sin2 γ) + (sin2 α − sin2 β + sin2 γ) = (sin2 α + sin2 β − sin2 γ) − (sin2 α − sin2 β + sin2 γ) = sin γ + sin β sin α 2 , usando prostaferesi, la duplicazione del seno e l’identità α + β + γ = π ho che la parte di destra diventa: 2 sin β+γ cos β−γ 2 2 2 sin β+γ cos β+γ 2 2 !2 = cos β−γ 2 cos β+γ 2 !2 . Considero il primo addendo del numeratore sin2 α + sin2 β − sin2 γ. Uso bisezione del coseno e prostaferesi ottenendo le identità α + β + γ = π e cos π2 − x = sin x, da cui segue che: sin2 α+sin2 β−sin2 γ = 1−cos2 α+1−cos2 β−1+cos2 γ = 1− cos 2α + 1 cos 2β + 1 − +cos2 γ = 2 2 = cos2 γ + cos γ cos (α − β) = cos γ(cos γ + cos (α − β)) = = 2 cos γ cos α−β+γ −α + β + γ cos = 2 2 = 2 sin α sin β cos γ. Analogamente si ottiene che: 60 5. Questioni trigonometriche sin2 α − sin2 β + sin2 γ = 2 sin α cos β sin γ. Sostituiamo le espressioni e utilizziamo la formula del seno: cos β−γ 2 b+c 2 sin α sin β cos γ + 2 sin α cos β sin γ = b−c 2 sin α sin β cos γ − 2 sin α cos β sin γ cos β−γ 2 sin (β + γ) = sin (β − γ) cos β+γ 2 !2 = !2 cos β+γ 2 = usando duplicazione del seno si ha: = 2 sin β+γ cos β+γ 2 2 cos β−γ 2 2 sin β−γ cos β−γ 2 2 cos β+γ 2 = tan tan !2 = β+γ 2 . β−γ 2 Esiste tuttavia una dimostrazione del teorema molto più veloce che utilizza le proprietà delle proporzioni: Dimostrazione. Per il teorema dei seni vale: c b = , sin β sin γ quindi: b : c = sin β : sin γ, si ricorda inoltre che, in una proporzione, la differenza dei primi due termini sta alla loro somma come la differenza degli altri due sta alla loro somma, ciò implica che: 2 sin β−γ cos β+γ b−c 2 2 = , β−γ b+c 2 sin β+γ cos 2 2 5.3 Diseguaglianza trigonometrica 61 e infine: tan b−c = b+c tan 5.3 β+γ 2 . β−γ 2 Diseguaglianza trigonometrica Considerando la figura: si vede che l’area del triangolo OP A è minore di quella del settore circolare OP A, a sua volta minore di quella del triangolo OT A. Segue che: 1 1 1 · 1 · sin x ≤ · 1 · x ≤ · 1 · tan x, 2 2 2 ossia: sin x ≤ x ≤ tan x, (5.5) questa diseguaglianza risulta importante per il calcolo del limite: sin x = 1, x→0 x infatti la stessa diseguaglianza di prima si può scrivere come: lim 1≤ x 1 ≤ , sin x cos x (5.6) x ≤ 1, x→0 sin x (5.7) e per x → 0 si ha che: 1 ≤ lim 62 5. Questioni trigonometriche e per il teorema di confronto tra limiti: x = 1. (5.8) x→0 sin x Osservazione 11. L’area di un settore circolare si calcola con la proporzione: lim C : l = Ac : As , dove As è l’area del settore cioè: lπr2 l·r = , 2πr 2 nel caso di una circonferenza goniometrica r = 1 pertanto: As = l As = . 2 5.4 Misura del raggio terrestre Questo metodo, ideato dal matematico Eratostene per misurare il raggio della Terra , risale al III sec.a.C. I punti A e B giacciono sullo stesso meridiano terrestre, la misurazione viene eseguita quando il sole è allo zenit per A e quindi i suoi raggi in questo 5.5 Identità per angoli costanti 63 punto raggiungono il suolo perpendicolarmente, nello stesso istante si misurerà l’inclinazione β che i raggi hanno rispetto al suolo nel punto B, quindi si potrà calcolare l’ampiezza α dell’angolo al centro e si ottiene: α+ π 2 + β = π, (5.9) cioè α= π − β. 2 (5.10) Infine misurata la distanza d come misura dell’arco Arc(AB): r= d . α (5.11) La misura fu eseguita durante il solstizio d’estate a mezzogiorno, A era la città di Syene (oggi Assuan), B era Alessandria che dista dalla prima circa 833, 5km. L’angolo β era stato stimato in 82◦ 300 , Eratostene era quindi giunto alla conclusione che il raggio terrestre dovesse misurare circa 6364km (si consideri che il raggio terrestre, calcolato con i mezzi moderni, è di circa 6356 km ai poli e 6377 all’equatore). 5.5 Identità per angoli costanti La seguente curiosa identità è stata appresa da Richard Feynman quando era ragazzino: 1 cos (20◦ ) cos (40◦ ) cos (80◦ ) = . 8 (5.12) Si tratta di un caso particolare della identità in cui compare una variabile: k−1 Y cos (2j x) = j=0 Altre identità senza variabili: sin (2k x) . 2k sin x (5.13) 64 5. Questioni trigonometriche 5.6 1 cos (36◦ ) + cos (180◦ ) = , 2 (5.14) 1 cos (24◦ ) + cos (48◦ ) + cos (96◦ ) + cos (168◦ ) = . 2 (5.15) Funzione sinc(x) La funzione sinc(x) = sin x x è assai nota e ha notevoli applicazioni pratiche, per esempio alla elaborazione dei segnali. La funzione sinc(x) si esprime come prodotto infinito di coseni, mediante questa bellissima identità: sinc(x) = cos x 2 cos x 4 ··· . (5.16) Come direbbe E. Maor, “la dimostrazione di questo fatto è sorprendentemente facile”. Per dimostrarla ricordiamo, dalla trigonometria elementare, la formula sin x = 2 sin x 2 cos x 2 . (5.17) Ricordiamo inoltre il limite fondamentale sin x = 1. x→0 x (5.18) lim Applicando piu’ volte la formula precedentemente ricordata ed otteniamo: sin x = 2 sin = 4 sin = 8 sin x 8 x 4 cos x 2 cos x 8 dopo n iterazioni della formula si ha: cos x 4 cos x 2 cos x 4 = x 2 cos (5.19) = x 2 (5.20) = ··· (5.21) 5.7 La tangente e i polinomi elementari simmetrici x x x x cos · · · cos cos , 2n 2n 4 2 divido ambo i lati per x e riordinando si ha: sin x = 2n sin sinc(x) = x 2n sin cos x 2n x 2 · · · cos x , 2n 65 (5.22) (5.23) fissando un valore di x diverso da 0 e facendo tendere n all’infinito si ha sin ( 2xn ) x → 1 ottenendo: → 0 e quindi per il limite fondamentale x 2n n 2 ∞ x sin x Y sinc(x) = = cos n . x 2 n=1 (5.24) Questa formula venne scoperta da Eulero ed è il primo esempio di prodotto infinito. Un altro prodotto infinito simile può essere ottenuto considerando la formula di duplicazione della tangente. 5.7 La tangente e i polinomi elementari simmetrici Sia ek il k-esimo polinomio elementare simmetrico nella variabile xi = tan (θi ), per 1 = 0, 1, 2, · · · . Ovvero: e0 = 1 e1 = X xi = X i e2 = X xi xj = i<j e3 = X i<j<k xi xj xk = tan (θi ) i X tan (θi ) tan (θj ) i<j X i<j<k tan (θi ) tan (θj ) tan (θk ) 66 5. Questioni trigonometriche ecc... Allora: ! tan X i θi = e1 − e3 + e5 − · · · . e0 − e2 + e4 − · · · (5.25) Il numero di termini nel lato destro dipendono dal numero di termini del lato sinistro. Ad esempio: tan (θ1 + θ2 ) = e1 x1 + x2 tan (θ1 ) + tan (θ2 ) = = . e0 − e2 1 − x1 x2 1 − tan (θ1 ) · tan (θ2 ) (5.26) Per maggiori dettagli consultare [3]. Per un numero generico si ricorre al principio di induzione. Capitolo 6 Trigonometria sferica 6.1 Sfere, geodetiche e lune Una circonferenza ottenuta intersecando una superficie sferica di raggio R con un piano passante per il suo centro, cioè una delle circonferenze di raggio massimo ottenibili sulla superficie sferica, è detta geodetica. Il piano secante è il generatore della geodetica. Ad esempio, supponendo che la Terra sia una sfera perfetta, i meridiani sono geodetiche, ma tra i paralleli, l’unica geodetica è l’equatore. Due geodetiche diverse si intersecano in due punti diametralmente opposti P e Q. I loro piani generatori formano due coppie di diedri opposti al vertice. Ogni diedro di misura λ individua sulla superficie sferica una regione delimitata da due semicirconferenze di estremi P e Q detta luna di vertici P e Q e lati P AQ e P BQ. I punti P e Q sono i vertici di due angoli sferici entrambi di misura λ . 67 68 6. Trigonometria sferica Si dirà anche che la luna P AQL è una luna L di angolo λ. L’area L di una luna di angolo λ sta alla superficie della sfera come l’angolo λ sta a 2π. Cioè: L : 4πR2 = λ : 2π, (6.1) L = 2λR2 . (6.2) quindi L’insieme di tutte le geodetiche che si intersecano negli stessi punti P e Q è detto fascio di geodetiche di poli P Q. 6.2 Triangoli sferici Intersecando una luna A di angolo α di un fascio di poli AZ con una terza geodetica che non appartenga allo stesso fascio e che quindi intersechi i lati di A nei punti B e C, si divide la luna A in due regioni di vertici ABC e ZBC dette triangoli sferici. L’area del triangolo ZBC si ottiene sottraendo dall’area della luna A l’area del triangolo ABC. Area(ZBC) = 2αR2 − Area(ABC). (6.3) 6.2 Triangoli sferici 69 Il triangolo ABC è dato dall’intersezione delle lune B di angolo β e C di angolo γ. Dunque l’area dell’unione di B e C è data dalla somma delle loro singole aree diminuita dell’area del triangolo ABC (che, altrimenti, verrebbe valutato due volte). Area(B ∪ C) = 2βR2 + 2γR2 − Area(ABC). (6.4) Se all’unione delle lune B e C si unisce poi il triangolo individuato dagli antipodi di Z, B e C, congruente con il triangolo ZBC, si copre una semisfera. Dunque sommando all’area dell’unione di B e C, l’area del triangolo ZBC si ottiene l’area della superficie della semisfera. Area(B ∪ C) + Area(ZBC) = 2πR2 . (6.5) Unendo questi risultati si ottiene: 2βR2 + 2γR2 − Area(ABC) + 2αR2 − Area(ABC) = 2πR2 , (6.6) e quindi l’area del triangolo sferico: Area(ABC) = (α + β + γ − π)R2 . (6.7) Dato che l’area di un triangolo sferico deve essere positiva, si deduce che la somma degli angoli interni di un triangolo sferico è maggiore di un angolo piatto. 70 6. Trigonometria sferica 6.3 Il teorema di Pitagora sferico Su una superficie sferica di raggio R e centro O, si consideri un triangolo sferico di vertici A, B e C tale che l’angolo interno ACB sia retto. Si indicano con a, b e c le misure dei lati opposti rispettivamente ad A, B e C. In questo caso è possibile determinare un sistema di riferimento cartesiano ortogonale con origine nel centro O tale che il piano Oyz coincida con il piano generatore del lato AC e il piano Oxz coincida con il piano generatore del lato BC. I segmenti OA, OB possono essere descritti come vettori di modulo R. Indicando con α la misura dell’angolo AOC, con β la misura dell’angolo BOC, e con ~i,~j e ~k i versori degli assi si ha: vOA ~ = R sin α~j + cos α~k , (6.8) vOB ~ = R sin β~i + cos β~k , (6.9) eseguendo il prodotto scalare tra i due vettori: vOA ~ · vOB ~ = R2 cos α cos β, (6.10) ma questo prodotto può essere anche ottenuto moltiplicando i moduli dei vettori per il coseno dell’angolo compreso dunque vOA ~ · vOB ~ = R2 cos γ. (6.11) 6.3 Il teorema di Pitagora sferico 71 Si ottiene quindi: cos γ = cos α cos β, (6.12) e poiché la misura in radianti di un angolo al centro di una circonferenza si ottiene dal rapporto tra arco e raggio, cos a b c = cos cos . R R R (6.13) Il risultato ottenuto rappresenta una generalizzazione del teorema di Pitagora. Infatti da: cos2 c a b = cos2 cos2 , R R R (6.14) si ottiene c 1 − sin = R 2 1 − sin2 sin2 b 1 − sin R 2 1 − sin2 a , R (6.15) c b a a b = 1 − sin2 − sin2 + sin2 sin2 , R R R R R (6.16) c b a a b = sin2 + sin2 − sin2 sin2 , R R R R R (6.17) per R → ∞ l’argomento tende a 0 e l’argomento del seno tende a coincidere con il seno. Quindi al limite si ha: c 2 = a2 + b 2 . (6.18) 72 6. Trigonometria sferica 6.4 Distanza tra due punti Siano A e B due punti su una superficie sferica di raggio R. Indicando con C il punto dell’equatore sullo stesso meridiano di A e assumendo il meridiano di A come meridiano zero, i vettori vOA ~ e vOB ~ in coordinate cartesiane sono espressi da: vOA ~ = R sin α~j + cos α~k (6.19) (6.20) ~ ~ ~ vOB ~ = R cos γ sin β i + sin γ j + cos β cos γ k , il prodotto scalare tra i due vettori è vOA ~ · vOB ~ = R2 (sin α sin γ + cos α cos β cos γ) , (6.21) b vOA ~ · vOB ~ = R2 cos AOB, (6.22) b = (sin α sin γ + cos α cos β cos γ) . cos AOB (6.23) ma anche da: quindi La distanza AB, sulla superficie sferica, si ottiene quindi da 6.5 Teorema del coseno Dist(AB) = R arccos (sin α sin γ + cos α cos β cos γ). 6.5 73 (6.24) Teorema del coseno Se i punti A e B sono su una superficie sferica di raggio unitario, si ha: b = cos c, sin α = sin b, cos α = cos b, cos β cos γ = cos a, (6.25) cos AOB l’ultima formula è il teorema di Pitagora per il triangolo CBB 0 . Si ha inoltre: b = sin a cos ACB. b sin γ = BB 0 = BB 00 cos ACB (6.26) Sostituendo i secondi membri di queste identità nell’equazione b = sin α sin γ + cos α cos β cos γ, cos AOB (6.27) b + cos a cos b. cos c = sin b sin a cos ACB (6.28) si ottiene 74 6. Trigonometria sferica Questa identità esprime una relazione tra un lato (c) e gli altri due (a e b) in funzione del coseno dell’angolo formato da questi due. Rappresenta quindi la versione sferica del noto teorema del coseno della trigonometria piana. Bibliografia [1] U.Amaldi “Le idee della fisica”. [2] R.Bigoni “Note di trigonometria sferica”, http://www.robertobigoni.it/Matematica/Sferica/sferica.html. [3] M.Bronstein “Simplification of real elementary functions”. In G. H. Gonnet (ed.). Proceedings of the ACM-SIGSAM 1989 International Symposium on Symbolic and Algebraic Computation. ISSAC’89 (Portland USOR, 1989-07). New York: ACM. pp. 207–211. doi:10.1145/74540.74566. ISBN 0-89791-325-6. [4] U.Cerruti “Formule di Vieta, di Wallis e altri prodotti infiniti collegati a π”. [5] L.Degoli “Goniometria cubica”. [6] Zwirner, Scaglianti “Analitica e trigonometria”. 75