scarica la relazione - Aiutiamo anche chi aiuta

CORSO
FORMATIVO/INFORMATIVO
MESORACA 27-30 GIUGNO
2016
ALZHEIMER
I BENEFICI DELL'ATTIVITÀ MOTORIA NEL DECLINO
COGNITIVO DEL MALATO DI ALZHEIMER
DOTT. ALDO FALBO
DEMENZA
“de”= “via da, allontanamento”
“mens”= “mente”
Seneca, Terenzio, Giovenale,
non avevano dubbi,
per loro valeva il sillogismo:
“niente di ciò che è in questo
mondo è perfetto;
vita e salute sono cose di questo mondo;
vita e salute non sono perfette”.
BREVI CENNI…..APP…..PROTEINA AMILOIDE
(Amyloid Precursor Protein)
E’ una proteina costituita da 770
amminoacidi; è nota per essere il precursore
della beta amiloide, proteina che sembra
essere coinvolta nell'eziopatogenesi della
malattia di Alzheimer (AD)
L'episodio che porta ad una scorretta processazione di APP può
essere una mutazione nel gene dell'APP (predisposizione
ereditaria) o della beta e gamma secretasi.
PROTEINA BETA AMILOIDE
Prodotte le proteine beta amiloide solubile ed anche
un breve frammento insolubile, chiamato A beta41,
si depositano a livello extra cellulare generando le
placche amiloidi.
L'accumulo di placche amiloidi aumenta il tono
infiammatorio, lo stress ossidativo, l'equilibrio chinasi
fosfatasi
Provoca, inoltre, l’iperfosforilazione della
proteina Tau, la quale stabilizza i microtubuli e se
mutata (iperfosforilata) provoca gravi malattie
come la malattia di Alzheimer
L’iperfosforilazione della proteina extracellulare tau, si
organizza in eliche filamentose insolubili che vanno a
formare grovigli neurofibrillari
I microtubuli costituiscono assieme ai microfilamenti e ai
filamenti intermedi il citoscheletro
STUDIO SUI CRICETI
Gli studiosi hanno seguito e studiato le trasformazioni
avvenute in una cellula di criceto, scoprendo dove si forma la
proteina beta amiloide, proteina che si deposita tra i neuroni
determinando le placche senili e i grovigli che inficiano
l’attività dei neuroni stessi, impedendo la trasmissione
degli impulsi nervosi e provocandone la morte.
GLI EFFETTI POSITIVI DELL’ESERCIZIO
FISICO NEL DECLINO COGNITIVO DEL
MALATO DI ALZHEIMER
L’attività fisica oltre a rallentare il normale progresso
dell’Alzheimer ha anche una funzione preventiva sullo
stato di salute dei neuroni. Dato che la neuro plasticità dei
neuroni è attiva durate tutto l’arco della vita, di
conseguenza l’esercizio è adatto a qualsiasi età, sia in
presenza di demenza sia in uno stato di ottima salute
mentale. Infatti l’esercizio fisico mantiene in “ottima forma”
i neuroni, agevolando le varie sinapsi e, addirittura,
generandone nuove
Studi dimostrano che l’esercizio
fisico è in grado di abbassare i
livelli di acetilcolinesterasi
ESERCIZIO FISICO E BDNF
Numerosi studi svolti attraverso tecniche di
neuroimaging hanno dimostrato che
l'esercizio fisico migliora le prestazioni del
cervello aumentando il volume sanguigno in
particolare in una regione cerebrale
chiamata giro dentato, quest'area è una
componente vitale dell'ippocampo regione che
sappiamo bene essere implicata nei processi
della memoria.
Alcune ricerche hanno stabilito come l’ attività
motoria stimola uno dei più potenti fattori di
crescita cerebrali il BDNF Brain Derived
Neurotrophic factor (Fattore Neurotrofico di
Derivazione Cerebrale)
Il BDNF definita una proteina,
precisamente una neurotrofina, esercita
un'influenza su determinati neuroni del
cervello, specie nell’ippocampo, nella
corteccia cerebrale, in molte aree deputate
all’apprendimento, alla memoria, al
linguaggio.
Produce un effetto di crescita, mantiene in
salute i neuroni esistenti; stimola le
sinapsi, mantiene alto il livello di
neurogenesi e di conseguenza favorisce
la nascita di nuove cellule cerebrali.
Ogni volta che si contrae e si rilascia un qualsiasi
muscolo vengono prodotte sostanze chimiche che
oltrepassano la barriera ematoencefalica e vanno a
stimolare la produzione del BDNF (fattore
neurotrofico cervello-derivato)
LIVELLI DI ATTIVAZIONE AL
CAMBIAMENTO
Ai fini di definire il livello di "attività fisica“ lo
Stages of Motivational Readiness for Change
Model, proposto da Marcus, Forsyth nel 2003,
prevede cinque livelli di
“attivazione al cambiamento” che
possono essere definiti nel seguente modo
FASE 1
Persone inattive e che non
stanno pensando di fare
nulla per diventare più
attive
FASE 2
Persone che sono inattive,
ma stanno pensando di
diventare più attive
FASE 3
Persone che stanno facendo qualche
attività fisica
FASE 4
Persone che fanno abbastanza attività fisica
FASE 5
Persone che praticano attività
fisica per abitudine
RACCOMANDAZIONI DEL QUEBEC CONSENSUS
STATEMENT ON PHYSICAL ACTIVITY, HEALTH AND
WELL-BEING (1995)
Dichiarazione di consenso su attività fisica, salute e benessere
L’attività fisica deve:
1)interessare grandi gruppi muscolari
2)imporre un impegno fisico superiore alla
norma
3) Comportare un dispendio energetico totale di
almeno 700 kcal alla settimana
RACCOMANDAZIONI DEL QUEBEC CONSENSUS
STATEMENT ON PHYSICAL ACTIVITY, HEALTH AND WELLBEING (1995)
L’ATTIVITÀ FISICA DEVE:
4) ESSERE EFFETTUATA CON REGOLARITÀ E POSSIBILMENTE OGNI
GIORNO; IN PRATICA, NELLA MAGGIOR PARTE DEGLI ADULTI, UN
ESERCIZIO REGOLARE A RITMO SOSTENUTO, PER ESEMPIO CAMMINARE
VELOCEMENTE PER 20-30 MINUTI, È SUFFICIENTE A SODDISFARE TALI
REQUISITI
RACCOMANDAZIONI DEL QUEBEC CONSENSUS
STATEMENT ON PHYSICAL ACTIVITY, HEALTH AND
WELL-BEING (1995)
Per ottimizzare i benefici per la salute, l’attività
fisica deve:
1)comprendere periodi di attività intensa
2) includere attività fisiche diverse
3) allenare la maggior parte dei muscoli del corpo,
compreso il tronco
4) bruciare fino a 2.000 kcal alla settimana
5) essere praticata per tutta la vita
Tutto questo vale, però, quando
l’attività fisica non è indirizzata verso
l'avversario o la vittoria, ma verso se
stessi, verso il proprio corpo, quindi
praticato per il proprio benessere
In questo modo si evitano possibili effetti
psicopatologici, come la sindrome preagonistica e la sindrome post-agonistica oltre
alle varie forme di divismo.
ALCUNI STUDI
STANFORD UNIVERSITY
SCHOOL
DI MEDICINA
E’ uno studio condotto per oltre 20 anni (iniziato
nel 1984). Ha monitorato 538 runner di 50 anni e
confrontati con altri 538 soggetti sedentari. Al
termine della ricerca il 34% dei sedentari era
morto, contro il 15% dei runner; tra i due gruppi i
soggetti che andarono incontro a demenza furono
di più quelli del gruppo dei sedentari
IL FRAMINGHAM STUDY
Il Framingham Study nel Massachusetts,
messo a punto per indagare i rischi
cardiovascolare, ha fatto rilevare,
trasversalmente, un aumento di casi di
demenza nei soggetti che non praticavano
attività motoria….
ALTRI STUDI…..
Una ricerca dell’università di medicina della
California a Los angeles e nell’università di
Pittsburg ha analizzato più di 800 anziani con
età media di 78 anni; confrontando i dati delle
risonanze magnetiche funzionali e delle varie
attività fisiche praticate, si è arrivati alla
conclusione che il livello di attività fisica
influenza il volume cerebrale delle aree dei lobi
frontali, parietali e temporali, incluso
l’ippocampo ed altre aree coinvolte nei
processi mnemonici e dell’apprendimento.
STUDIO DI ERIK LARSON
Rimane uno dei più importante; effettuato a
Seattle e nell’University di Washingtont doveva
dimostrare come la pratica di un costante
esercizio fisico sia la vera cura di un ridotto
rischio di demenza.
Sono state prese in considerazione 1740 persone
con età superiore a 65 anni prive di sintomi di
demenza e dotate di elevate prestazioni
cognitive.
Negli anni sono state monitorate le frequenze dei
momenti motori, le funzioni cognitive, le funzioni
fisiche, la depressione, le caratteristiche dello
stile di vita ed altro. Di 1740 partecipanti 1185
non hanno presentato nessun tipo di demenza;
158 hanno sviluppato demenza (108 Alzheimer).
Circa sei anni dopo è stato calcolato che soggetti
con demenza erano di 13 per 1000 all’anno per
quelli che avevano svolto attività fisica almeno tre
volte la settimana, rispetto al 19,7 per 1000
partecipanti in cui la pratica di esercizio fisico era
inferiore.
Gli obiettivi specifici dell'attività motoria
che si propone al paziente
sono i seguenti:
Rinforzare le
capacità cognitive residue
(memoria, attenzione,
organizzazione spaziotemporale, ecc.) al fine di
rallentare l’evoluzione
degenerativa della
patologia
1)
2) Intervenire sulla percezione e
conoscenza del proprio corpo per
una migliore strutturazione dello
schema corporeo
3) Favorire l’ottimizzazione e il
miglioramento della coordinazione
motoria e dell'equilibrio statico e
dinamico, delle prassie, della forza
muscolare, della mobilità articolare e
del controllo posturale
Gli effetti positivi del trattamento
attraverso l'attività motoria
si possono così riassumere
a) Motivazione al movimento
b) riduzione delle condizioni disabilitanti
derivanti da inattività
c) agevolazione della comunicazione
interpersonale e della socializzazione
d) miglioramento del
grado di autonomia personale
e) raggiungere una migliore
qualità di vita
PIANO DI ATTIVITÀ FISICA PER I MALATI DI
ALZHEIMER
Le istruzioni vanno scandite lentamente, con chiarezza e
con calma. Il malato e l’istruttore siedono uno di fronte
all’altro in una stanza ben aerata e fanno insieme gli
esercizi.
Si consiglia di cominciare con 3-4 esercizi,
ripetendoli 10 volte. Poi si intensifica gradualmente
il programma. La durata degli esercizi non deve
superare i 20 minuti. Se il malato li svolge volentieri,
si possono ripetere due volte al giorno, variandone
la serie
È importante incoraggiare pazientemente il malato.
Per rendere gli esercizi più divertenti, si può tenere
un sottofondo musicale. I primi risultati si hanno
dopo tre settimane, sia per l’ammalato, sia per chi
lo assiste.
L’ESERCIZIO FISICO mantiene il più a lungo
possibile le capacità residue dell’ammalato,
preservandole dal deterioramento e permettendo
ai pazienti di conservare, fino alla fine,
quell’identità personale che man mano va
svanendo e procede verso la galleria dell'oblio.
GRAZIE DELL’ATTENZIONE