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■ ■ ■ Salute Una nuova sperimentazione promettente sulla stimolazione magnetica transcranica
L’Alzheimer è al capolinea?
Identificata anche una proteina responsabile della degenerazione neuronale
di Cristina Cimato
I
Dvd
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dati non lasciano ben sperare. Se oggi ci sono 24,3 milioni di persone affette da demenza nel mondo, la previsione dell’Alzheimer
Disease International (che raggruppa le associazioni di 75 paesi)
pubblicata di recente su Lancet è di 42,3 milioni di malati nel 2020
e di ben 81,1 milioni nel 2040. Con la stessa velocità con cui aumenta l’incidenza, però, si effettuano studi mirati a trovare soluzioni terapeutiche
per migliorare la qualità di vita dei pazienti e per bloccare i processi di
degenerazione neuronale. Una metodica che si è rivelata promettente e
che è stata oggetto di un recente studio è la Tms (stimolazione magnetica transcranica), che prevede l’utilizzo di scariche magnetiche a elevata
intensità ravvicinate tra loro. Lo studio, condotto presso il San Giovanni
di Dio Fatebenefratelli di Brescia dai ricercatori del laboratorio di neurofisiologia clinica coordinati da Maria Cotelli, ha mostrato come, grazie
a questa stimolazione, nei malati di Alzheimer migliori significativamente la capacità di riconoscere gli oggetti e nominarli. «I soggetti affetti da questa malattia», ha commentato Paolo Maria Rossini, direttore scientifico del Fatebenefratelli e coautore dello studio
pubblicato sulla rivista Archives of Neurology, «soffrono di anomia,
ossia hanno difficoltà a dare un nome alle cose che vedono, soprattutto agli oggetti. In questa osservazione scientifica 15 persone sono state sottoposte a una seduta di stimoli ripetitivi, in parte reali,
in parte finti, nell’area prefrontale dei lobi sinistro e destro. Coloro
che non hanno ricevuto impulsi magnetici non
hanno mostrato alcun miglioramento, viceversa negli altri sono state constatate una
maggiore rapidità ed efficienza nel nominare gli oggetti». Questa area del cervello è infatti coinvolta nei processi mnemonici, del linguaggio, ed è l’area deputata a identificare le forme e a darne un
nome. L’obiettivo ora è quello di passare al-
■ ■ Games Sulle librerie virtuali migliaia di fumetti
l’applicazione clinica. Se infatti il metodo dovesse rivelarsi valido anche
a lungo termine dopo una serie ripetuta di sedute, potrebbe essere applicato anche ad altre aree del cervello, come quelle che governano il linguaggio, il calcolo, la scrittura, l’orientamento nel tempo, la memoria e la
capacità di utilizzare gli oggetti. «È importante però poter agire su persone che presentano una forma lieve di malattia», ha concluso Rossini,
«quando l’Alzheimer si manifesta clinicamente sta già operando in maniera sotterranea da lungo tempo, quindi se si interviene quando l’atrofia è gravissima non ci sono possibilità concrete di recupero». A tal proposito è stato avviato un progetto europeo che prevede di realizzare un
sistema integrato di diagnosi in grado di rilevare i segni della malattia
molto precocemente. In questo modo si può sperare di agire tempestivamente sulla degenerazione, che colpisce in Italia il 5% degli over 60.
Un altro studio, in pubblicazione a febbraio su Nature Genetics, dà notizia della scoperta di un gene che svolge un ruolo cruciale nella formazione della malattia di Alzheimer. L’équipe internazionale di studiosi è
partita dalla constatazione che numerosi fattori genetici e ambientali favoriscono una deposizione all’interno del cervello di
una proteina (beta-peptide coinvolta nel metabolismo della Amyloid Precursor protein, APP) che esercita un effetto tossico sui neuroni. Adesso si è scoperto che un’altra proteina, la sortilina 1, influisce sulla
distribuzione dell’APP all’interno dei neuroni. «Questo avviene a causa di alcune varianti geniche presenti in questa proteina», ha spiegato Lorenzo Pinessi, direttore della clinica neurologica II Università di
Torino e coautore della ricerca, «queste scoperte ci
stanno conducendo all’individuazione di farmaci
in grado di bloccare la deposizione di questa
proteina nociva. Alcuni studi sui topi per
bloccare il processo di morte dei neuroni
sono già in corso alla Mayo clinic, in America». (riproduzione riservata)
■ ■ Ambiente Le piante adulte seccano le paludi
I manga si trasferiscono L’eucalipto? Balsamico
sui nuovissimi cellulari ma non ecologico
di Galeazzo Santini
L
e riviste settimanali di
manga, i popolari fumetti
nipponici che costituiscono la lettura preferita di un pubblico giovane e non, cominciano
a subire una nuova concorrenza,
quella del telefono cellulare. I
keitai, i dispositivi portatili ultrasofisticati sono diventati un
supporto di lettura ambitissimo
grazie a uno schermo molto largo e una sempre migliore definizione. Esistono così oltre 100 siti specializzati sui portali degli
operatori locali di telefonia in
Giappone, mentre le librerie virtuali per cellulari più fornite propongono oltre 5 mila titoli, alcuni con estratti gratuiti. Oltre ai
manga, si possono leggere brevi
romanzi, guide pratiche e perfino raccolte di fotografie di donne nude. Per la lettura occorre
scaricare un software e abbonarsi a un sito. Il prezzo varia da
2 a 10 euro al libro. Kadokawa,
una delle principali case editrici
specializzate, proporrà tra qualche mese 10 mila titoli, alcuni dei
quali non verranno mai stampati su carta. (riproduzione riservata)
di Andrea Torti
L’
eucalipto è sotto processo:
dal Pakistan alla California
gli ecologisti stanno conducendo una campagna per denunciare i difetti dell’eucalipto, di
cui minimizzano le virtù. Importato dall’Australia, l’albero preferito
dai koala è resistente e cresce
molto in fretta, circa 6 metri in tre
anni. Per queste qualità è un albero che viene piantato un po’ dovunque, dall’Amazzonia al Congo, per alimentare l’industria
del legno e della carta. Inoltre, per
le sue virtù balsamiche viene ap-
prezzato dai fabbricanti di prodotti contro il raffreddore. A parte i
koala, le foreste di eucalipti sono
però prive di fauna. Inoltre, l’eucalipto secca le paludi: un albero
adulto assorbe 100 litri d’acqua al
giorno, alterando le nappe freatiche. (riproduzione riservata)
“
Lampi
nel buio
Scrivere è un modo
di parlare senza essere
interrotti
”
Jules Renard
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