Limitazioni pratiche degli OP-AMP Gli OP-AMP reali presentano caratteristiche ovviamente differenti da quelle utilizzate nel modello dell’OP-AMP ideale. Nonostante ciò, i circuiti che vengono progettati e realizzati presentano prestazioni molto simili a quelle trattate da un punto di vista teorico. Vi sono alcune limitazioni che risultano sensibili alla presenza della reazione negativa che ne attenua l’influenza, mentre altre possono essere compensate agendo sul circuito esterno. La conoscenza di queste limitazioni attraverso la corretta interpretazione delle specifiche tecniche di un dato OP-AMP è, in ogni caso, alla base di un efficiente procedimento di progettazione. Infatti, dalla conoscenza di questi dati si potrà adottare una appropriata scelta del dispositivo e della configurazione circuitale più adeguata al suo impiego ottimale. In generale, i parametri di un OP-AMP reale risultano essere: Amplificazione non ∞ Resistenza d’ingresso non ∞ Resistenza di uscita non nulla Risposta in frequenza limitata Velocità limitata di variazione del segnale di uscita (slew rate) Errori riferiti all’ingresso dell’OP-AMP: - sbilanciamento di tensione (offset) d’ingresso - corrente di polarizzazione d’ingresso e relativo offset Amplificazione non ∞ Un OP-AMP reale possiede un guadagno molto elevato ma comunque finito. I componenti disponibili commercialmente offrono generalmente valori compresi fra 80 e 120 dB (10 4÷106). Il valore finito del guadagno di tensione ad anello aperto determina, a sua volta, una variazione del guadagno di tensione ad anello chiuso, della resistenza di ingresso e della resistenza di uscita rispetto al caso ideale. Si consideri, ad es., il caso dell’amplificatore non invertente: 1 i s + v + id - vo + Av vs id R2 Feedback Network v i 1 - R1 Operational amplifier with finite open-loop gain A vo = A vid dove vid = vS – v1 v1 = vo R1 /(R1 + R2)= vo e poiché i- = 0 dove = R1 /(R1 + R2) Il parametro è detto fattore di retroazione e rappresenta la frazione della tensione di uscita che viene riportata in ingresso. Quindi si ha: vo = A(vS - vo) da cui si ottiene: AV = vo /vS = A/(1 + A) Il prodotto A è detto guadagno d’anello e assume un ruolo molto importante negli amplificatori retroazionati. Per A»1, AV tende all’espressione del guadagno per il caso ideale precedentemente considerato: Aideale = 1/ = 1 + R2 /R1 2 Se si valuta la tensione d’ingresso vid si ottiene: vid = vS – v1 = vS - vo = vS /(1 + A) Quindi, pur non essendo esattamente pari a zero, vid risulta molto piccola per elevati valori del prodotto A. Resistenza di uscita diversa da zero. La valutazione dell’effetto complessivo dell’amplificazione ad anello aperto non ∞ e della resistenza di uscita non nulla, si ottiene per le configurazioni inveretente e non invertente che: ROUT ≈ RO /(1 + A) Quindi, se l’amplificazione fosse pari a ∞, la resistenza di uscita dell’amplificatore sarebbe comunque pari a 0. Allo scopo di effettuare una valutazione numerica di quanto esposto, si calcoli il valore della resistenza di uscita di un amplificatore non invertente con R1 = 1 kR2 = 39 kutilizzando un OP-AMP con guadagno ad anello aperto pari a 80 dB e RO = 50 Si vede che l’effetto della retroazione è quello di ridurre la resistenza di uscita per entrambi gli amplificatori a un valore molto inferiore a quello presentato dagli amplificatori operazionali utilizzati e, in effetti, molto basso rispetto ai valori normali di carico presenti all’uscita del circuito. Questo è un effetto tipico della retroazione parallelo all’uscita, in cui la rete di retroazione è collegata in parallelo all’uscita. Diversamente si ottiene nel caso di retroazione serie, che determina invece un aumento della resistenza di uscita. Resistenza d’ingresso di valore finito 3 Anche nel caso di valore finito della resistenza d’ingresso dell’OPAMP, entra in gioco il valore non ∞ dell’amplificazione ad anello aperto, poiché per l’amplificatore non invertente si ricava: RIN = RID (1 + A) Cioè assume un valore molto maggiore della resistenza d’ingresso propria dell’OP-AMP (in partenza > 106 Si consideri, ad es., u amplificatore non invertente caratterizzato da R1 = 10 kR2 = 390 k, RID = 1 Me amplificazione ad anello aperto di 80 dB. Si calcoli la resistenza d’ingresso dell’amplificatore complessivo. Per quanto riguarda la configurazione invertente, si ottiene: RIN ≈ RI + R2/(1 + A) Per valori molto elevati di A e per i valori usuali di R2, la resistenza d’ingresso assume valori prossimi a quello ideale: RIN ≈ RI . Table 12.4 - Inverting and Non-Inverting Amplifier Summary R1 R1 R 2 Inverting Amplifier Voltage Gain AV Input Resistance RIN Output Resistance ROUT R 2 A R 2 R1 1 A R1 R2 R1 1A RO R O 1 A A R 1 R ID 4 Non-Inverting Amplifier A 1 R 1 2 1 A R1 R ID 1 + A R ID A RO R O 1 A A Cause di errore in continua Le cause di errore in continua riferite all’ingresso sono legate alla polarizzazione dei circuiti che costituiscono l’amplificatore operazionale e alle differenze tra le caratteristiche dei dispositivi accoppiati (ovvero caratterizzati dallo stesso valore nominale dei parametri) contenuti in questi circuiti. Tra queste cause di errore si annoverano la tensione di offset, le correnti di polarizzazione e la corrente di offset all’ingresso. Tensione di sbilanciamento (offset) d’ingresso Quando i terminali d’ingresso dell’OP-AMP sono posti a massa, la tensione di uscita non risulta (come atteso) pari a zero, ma presenta una componente continua non nulla. Si può immaginare che tale tensione sia prodotta da una tensione equivalente applicata all’ingresso dello stesso amplificatore supponendo ideale il comportamento dell’ingresso. Questa tensione equivalente è detta tensione di offset all’ingresso VOS ed è definita da: VOS = VO /A + A v O= VO = /0 Amplifier with zero input voltage but non-zero output voltage Ampiezza e polarità di VOS dipendono dal tipo di dispositivo, come riscontrabile fra le specifiche tecniche. La maggior parte degli OPAMP in commercio è caratterizzata da valori di VOS inferiori a 10 mV. Sono anche disponibili, a costo maggiore, OP-AMP in cui gli effetti dovuti alla tensione di offset sono ridotti, mediante particolari tecniche, a 10-5 V. 5 P.es., il A741 C presenta VOS = 2 mV (typ), VOS = 6 mV (max) a temperatura ambiente ; per il A741E si ha VOS = 0.8 mV (typ), VOS = 3 mV (max). Si noti infatti che VOS dipende dalla temperatura e spesso nel data sheet si riporta anche il relativo coefficiente di deriva dVOS /dT (V/°C). Aggiungendo un potenziometro al circuito di un OP-AMP è possibile annullare manualmente VOS generando una tensione esterna della stessa ampiezza dell’errore ma di polarità opposta: ciò si ottiene utilizzando i terminali cosiddetti di offset null e collegandovi un potenziometro da regolare finchè in uscita non si rileva tensione nulla. V or V CC EE Potentiometer + Offset voltage adjustment of an operational amplifier Correnti di polarizzazione e di offset all’ingresso Affinchè i transistori che compongono l’OP-AMP possano funzionare correttamente, i terminali d’ingresso risultano percorsi da una piccola corrente continua di polarizzazione. Se lo stadio d’ingresso è realizzato con BJT, ad es., queste saranno le correnti di base di ciascun transistore e poiché i dispositivi non saranno mai indistinguibili, queste correnti saranno anche differenti fra loro. Le correnti di polarizzazione possono essere rappresentate da due generatori di corrente Ib1 e Ib2 connessi ai terminali invertente e non invertente dell’amplificatore come mostrato in figura: 6 + I B1 + vO I B2 - Operational amplifier with input bias currents modeled by current sources IB1 and IB2 Il verso effettivo delle correnti dipende dalle caratteristiche del circuito d’ingresso (ovvero dal tipo di dispositivi). Il parametro riportato come valore della corrente di polarizzazione d’ingresso è usualmente la media fra i due valori di corrente, cioè: Ib = (Ib1 + Ib2)/2 La differenza fra le due correnti è definita corrente di offset: IOS = Ib1 - Ib2 La specifica relativa alla corrente di offset è generalmente espressa in termini di un valore massimo, cioè: | IOS | ≤ IMAX mentre il segno effettivo di IOS non è noto. Di solito, IOS è di un ordine di grandezza inferiore rispetto a Ib . Per il A741C, i valori riportati sono Ib = 80 nA (typ), 500 nA (max); IOS = 20 nA (typ), 200 nA (max). Per il A741E, che è la versione commerciale ottimizzata, i dati sono Ib = 30 nA (typ), 80 nA (max); IOS = 3 nA (typ), 30 nA (max), riferiti alla temperatura ambiente, dal momento che anche questi parametri subuscono una deriva di tipo termico. E’ possibile minimizzare l’effetto di Ib e IOS mediante il circuito esterno all’OP-AMP. P.es., nella configurazione invertente (ma vale anche per l’integratore) si introduce in serie all’ingresso non 7 invertente una resistenza RB e il cui valore va tarato dipendentemente dal circuito in esame poiché si deve avere RB = R1 || R2 . Inoltre, poiché il residuo dell’errore sull’uscita risulta legato al prodotto fra IOS e R1 || R2 , il consiglio sarebbe quello di diminuire i valori di R1 e R2 (mantenendo inalterato il guadagno). Questo scalamento delle resistenze tuttavia non sempre è auspicabile perché, d’altra parte, aumenta la dissipazione. Quindi, il miglior compromesso fra le due esigenze dipende dall’applicazione specifica. Un altro metodo per ridurre Ib è la cosiddetta tecnica di cancellazione della corrente di polarizzazione d’ingresso, in cui un apposito circuito genera la corrente che il transistore d’ingresso dovrebbe assorbire dall’esterno. Quindi, l’OP-AMP si comporta nei confronti del circuito esterno come se fosse ideale. In pratica, la cancellazione non è perfetta ma il valore di Ib risulta considerevolemnte ridotto, arrivando a livelli di poche decine di pA. Velocità di variazione del segnale di uscita (slew rate) Osservando la risposta di un OP-AMP ad un grande segnale d’ingresso a gradino, la tensione d’uscita presenta una pendenza che raggiunge un valore limite detto slew rate (SR). Questo è un parametro critico per la caratterizzazione del comportamento dinamico dell’operazionale, poiché definisce la massima velocità possibile di variazione della tensione di uscita e si esprime in V/sec. Se (come avviene nel A741C) lo slew-rate è pari a 0.5 V/sec, per completare un’escursione di uscita di 10 V in configurazione inseguitore di tensione saranno necessari 20 sec. In valori di slewrate rispetto alla polarità della tensione dipendono dalla configurazione circuitale (per l’I.A. sono simmetrici). Se sul data sheet si indica un solo valore, lo si dovrebbe intendere come media fra i due casi. Invece, in presenza di un gradino a piccolo segnale, il transitorio di uscita è caratterizzato dal tempo di salita tf , ossia dal tempo che occorre per passare dal 10% al 90% della transizione con andamento di tipo esponenziale. Si definisce il limite fra piccolo e grande segnale il valore calcolato come segue: ΔV = SR* tf /2.2. 8 Per il A741C si ha: ΔV = 0.5 V/sec *0.35 sec/2.2 = 79.5 mV Risposta in frequenza dell’OP-AMP Fra le limitazioni più evidenti dell’OP-AMP reale vi è quella del comportamento in frequenza dell’amplificazione. Infatti, non solo l’amplificazione ad anello aperto non è infinita, ma inoltre diminuisce al crescere della frequenza. L’andamento è del tipo a singolo polo, quindi a basse frequenze l’amplificazione è elevata e costante, poi al di là della frequenza di taglio fB (nell’andamento asintotico) decresce con pendenza di –20 dB/decade. A un certo valore di frequenza sarà diventata pari a 1 e questa viene definita frequenza ad amplificazione unitaria fT . Oltra tale valore, il dispositivo diventa pertanto un attenuatore. - 3 dB A dB 20 log |A | o 80 60 - 20 dB/decade 40 B 20 t 0 10 3 4 5 10 10 Radian Frequency (Log Scale) 10 6 Voltage gain vs. frequency for an operational amplifier 9 10 7 La caratteristica del diagramma di figura (che rappresenta la risposta in frequenza di molti OP-AMP disponibili in commercio) è tale per cui il prodotto amplificazione*banda passante = costante. Applicando all’operazionale un circuito esterno che operi una reazione negativa (I.A., N.I.A.) si ottiene una grande diminuzione del guadagno, ma la proprietà di invarianza del prodotto sopra riportato resta inalterata, quindi la banda di frequenza è proporzionalmente aumentata. Se l’amplificazione ad anello chiuso è 200 volte più piccola di quella ad anello aperto, la frequenza di taglio del circuito sarà 200 volte più elevata. L’amplificatore con il guadagno più basso, cioè l’inseguitore di tensione, sarà pertanto quello caratterizzato dalla banda passante più estesa. A dB Ao 80 60 A > 1 A = 1 40 1 A (j ) V 20 A < 1 H t 0 10 3 4 5 10 10 Radian Frequency (Log Scale) 10 6 10 Graphical interpretation of operational amplifier with feedback 10 7 Per effettuare una valutazione numerica, si considerino i seguenti dati: guadagno in continua ad anello aperto 100 dB e frequenza di guadagno unitario pari a 10 MHz. Quanto vale la frequenza di taglio dell’OP-AMP? Se l’operazionale è utilizzato per realizzare un amplificatore non invertente con guadagno ad anello chiuso di 60 dB, qual è la larghezza di banda dell’amplificatore reazionato? Vi è un legame diretto fra la frequenza ad amplificazione unitaria fT e il tempo di salita tf , e cioè: tf = 0.35/ fT quindi quanto maggiore è la frequenza fT , tanto più veloce è la risposta a piccolo segnale dell’OP-AMP poiché il tempo di salita risulterà inversamente proporzionale. P.es. il A741 ha fT = 1 MHz e quindi risulta tf = 0.35/ fT = 0.35 sec. L’OP-AMP ad alta velocità A715 ha tf = 30 nsec, da cui risulta fT = 11.7 MHz. Fra le limitazioni nelle prestazioni di un operazione reale risulta inoltre un importante parametro definito come rapporto di reiezione del modo comune (CMRR). Questo, infatti, in un OP-AMP ideale risulta avere valore infinito, mentre in realtà ha un valore finito, anche se molto elevato. Tale parametro è relativo al fatto che la tensione di uscita di un operazionale reale contiene altre componenti oltre alla replica del segnale d’ingresso vID moltiplicata per il fattore amplificazione A. In particolare, una frazione del segnale di uscita è legata alla componente del segnale comune a entrambi gli ingressi, detta tensione di ingresso di modo comune vIC e definita da: vIC = (v1 + v2)/2 Il segnale di ingresso vIC è amplificato secondo il fattore guadagno di modo comune ACM per cui il segnale di uscita complessivo è dato da: 11 vo = A*(v1 – v2) + ACM *(v1 + v2)/2 ovvero, in forma più compatta, vo = A*vID + ACM *vIC In generale, A (o ADM) può essere indicata come guadagno di modo differenziale e rappresenta l’unico guadagno esistente in un OP-AMP ideale, la cui tensione di uscita risulta quindi sensibile al solo segnale differenziale d’ingresso. Definendo pertanto CMRR = |A/ACM| si nota che questo parametro dovrebbe essere infinito per aversi ACM= 0. Normalmente si ha A»ACM e il CMRR, in genere espresso in dB, ha valori compresi nell’intervallo 60 dB ≤ CMRRdB ≤120 dB. Il CMRR non infinito provoca anche uno slittamento della tensione di offset VOS al variare del segnale di modo comune vIC e ciò è causato dalle inevitabili dissimetrie fra i componenti dello stadio differenziale d’ingresso. Ciò significa che VOS risulta differente se, ferma restando la differenza (v1 – v2) = 0, (v1 + v2)/2 = 0 o 5 V. Da tenere in conto, infine, vi è il parametro rapporto di reiezione delle variazioni della tensione di alimentazione (PSRR). Infatti, se variano le tensioni di alimentazione, variano i punti di lavoro dei transistori interni dell’OP-AMP e questo causa a sua volta alterazioni della VOS . Pertanto si definisce: PSRR = ΔVOS / ΔValim che rappresenta la variazione di VOS causata da una variazione di 1 V della tensione di alimentazione. Il PSRR può essere indicato sia in dB, sia in μV/V ed ha valori simili a quelli del CMRR. Quando l’OP-AMP è alimentato da tensioni ben regolate, prive di disturbi e costantemente simmetriche, l’effetto del valore finito del PSRR è di solito trascurabile rispetto alle altre fonti d’errore. 12