IL CIBO
COMUNICA
Eva Bertinelli
Semiotica 2
Federico Montanari
A.A. 2013/2014
La comunicazione è
il processo attraverso il quale
proviamo a trasmettere agli altri
i nostri pensieri e le nostre conoscenze.
ENERGIA
SOSTENTAMENTO
CULTURA
RELIGIONE
SALUTE
ABITUDINI
PSICHE
RADICI
Il cibo, in quanto elemento vitale per l’essere
umano possiede una forte
valenza socio-culturale.
Il cibo è un prodotto ed uno
specchio dell’organizzazione di
una società.
Non è solo un componente energetico che
soddisfa il nostro bisogno di nutrimento, è un
mezzo di comunicazione attraverso il quale
l’uomo esprime se stesso differenziandosi da chi
non ha le stesse abitudini alimentari.
IL CIBO COMUNICA
Le prime esperienze alimentari sono costruite dalla
nascita attraverso una serie di complessi processi
di interiorizzazione, come avviene per quelle del
linguaggio lasciando tracce indelebili nel corso della
vita degli individui.
Il rapporto dell’uomo con l’alimentazione è analogo
al rapporto che si ha
con le lingue.
Proprio come il linguaggio, l’alimentazione costituisce
una cerniera tra natura e cultura: appartiene ad
entrambe poiché articola funzioni fisiologiche,
significati storici e culturali.
NARRATIVITÀ E ALIMENTAZIONE
Un testo è una qualunque
configurazione di senso
(un racconto, un’immagine,
un manifesto pubblicitario,
una cena,) percepito
attraverso più sostanze:
visive, gestuali, sonore e spaziali.
All’interno di un atto alimentare
troviamo rapporti fra natura
ed intervento culturale,
cioè fra singoli ingredienti
privi di un’estetica gastronomica
e prodotti finiti provvisti di
significati e di una coerenza interna
estetico-gustativa.
Questo ci fa ricondurre alla base della
forma narrativa, dove un soggetto
rincorre l’oggetto di valore,
ovvero lo scopo a cui tende la persona.
IL PIANO
DELL’ESPRESSIONE
che organizza le categorie
plastiche, cromatiche,
eidetiche, topologiche,
percepibili attraverso i sensi.
IL PIANO DEL
CONTENUTO
dove troviamo valori, temi,
trasformazioni passionali e cognitive
del soggetto che influenzano
la sfera affettiva del destinatario,
scavando nel suo passato.
struttura attanzialE
A.J. Greimas
• Il Soggetto: colui che agisce per conquistare
l’Oggetto di valore.
• Azioni concrete del Soggetto per il raggiungimento dell’Oggetto di valore.
• Competenze, capacità e scelte decisive del Soggetto.
• Mandante all’azione: colui che sprona il Soggetto
attraverso comportamenti minacciosi, seduttivi,
provocatori o con l’uso di premi
(può essere auto-destinante).
• Al seguito delle sue azioni, il Soggetto ottiene una sanzione, una retribuzione/ricompensa (che in alcuni casi può essere una punizione), che stabiliscono la qualità dei risultati ottenuti.
Un sistema alimentare
è il risultato di una serie di
operazioni organizzabili
gerarchicamente, al cui
interno ogni Soggetto porta
significato
e contribuisce alla
realizzazione/conquista
di un Oggetto di valore.
IDENTITÀ ALIMENTARI
Quando scegliamo un cibo al posto di
un altro, quando lo prepariamo o lo
consumiamo in un modo diverso dal solito
compiamo delle scelte,
“Scelte legate all’immaginario
e ai simboli di cui siamo
portatori e in qualche modo
prigionieri” Montanari
La presenza o l’assenza del cibo nella vita di tutti
i giorni è alla base di abitudini, scelte di vita e
condizioni sociali che si riflettono negli interessi
morali ed estetici della popolazione di tutto il mondo.
I modi in cui mangiamo e condividiamo
il pasto quotidianamente possono essere
definiti come rituali, e a seconda dei
vari contesti il cibo diventa un messaggio
simbolico attraverso il quale scambiamo
e costruiamo significati con gli altri.
Il cibo è centrale anche in tutti gli
avvenimenti più importanti:
compleanni, lauree, matrimoni,
funerali.
Il motivo più ricorrente per cui
utilizziamo il cibo, è la costruzione
della nostra identità personale:
il legame che abbiamo con il cibo è talmente
radicato da definire ciò che siamo e ciò che non
siamo in base agli alimenti che mangiamo o che
evitiamo di consumare.
BUONO e CATTIVO
Il cibo è anche strumento di
differenziazione tra gruppi,
culture, strati sociali, e
serve a rafforzare
l’identità di gruppo, a
separare e distinguere
il “noi” dagli “altri”.
Nei secoli passati ad esempio, le culture etniche
venivano accusate di cannibalismo.
Per i civilizzati popoli occidentali “gli altri”, i popoli
esotici d’oltremare, erano sicuramente cannibali, o
comunque si nutrivano di cose disgustose.
Il cibo viene spesso metaforizzato per descrivere ciò
che è buono e ciò che è cattivo, e all’estremità di ciò
che è cattivo troviamo appunto il cannibalismo.
In realtà le accuse nei confronti degli africani selvaggi
erano quasi tutte infondate:
che il cannibalismo esista in alcune tribù indigene e
che rifletta il male è verità, ma all’epoca non c’erano
prove che confermassero le svariate ipotesi.
Nella maggior parte dei casi ciò che portava i bianchi
a diffondere queste bugie, era la paura per l’altro,
il diverso.
Le società tribali poste a confronto con quelle
occidentali cristiane apparivano maligne e
diversamente inferiori, anche se in molti casi l’uomo
bianco era il vero maligno.
L’immagine è tratta da una
cartolina
postale dell’età coloniale.
L’intento dovrebbe essere
comico, serviva ad
evidenziare in modo
paradossale la diversità e
superiorità dei bianchi
nei confronti degli
africani selvaggi.
GLOBALIZZAZIONE
La globalizzazione alimentare investe in
sperimentazioni sul cibo, con lo scopo di rendere
gli alimenti più belli, più buoni e più desiderabili,
tralasciando la salute dell’uomo e del pianeta per i
profitti economici delle multinazionali.
Hanno creato nuovi
valori alimentari, che pur
essendo sbagliati sono il
“credo” di 1,5 miliardi
di obesi nel mondo,
pari a più del 50% della
popolazione adulta dei
paesi ricchi.
Ma la standardizzazione dei cibi non è solo frutto
di schemi di buisness.
L’uomo occidentale è passato in pochi decenni da
una situazione di paura in cui il cibo mancava
all’era degli eccessi, e si è lasciato trasportare
non solo dal sapore dei cibi industriali, ma dai
valori che essi veicolano: giovinezza, richezza,
performance fisiche, linea impeccabile. Il cibo è
uno status symbol.
TREND ALIMENTARI
FAST FOOD
Alimentatori della
standardizzazione degli
alimenti, ricoprono ogni
fascia di età, sesso e
reditto.
MACROBIOTICO
BIOLOGICO
Promuovono un ritorno ai cicli
naturali per una produzione
sostenibile
ed etica.
GENUINITÀ
Sostenitori e difensori
di prodotti regionali,
dei piatti tradizionali
e caratteristici e della
produzione locale.
ETNICO
sapori dal mondo:
cinesi, indiane,
pakistane, indiane;
eecc...si concentrano
nelle città.
RELIGIONE E TABÚ
In tutte le religioni il cibo
non è solo un elemento
naturale e materiale, ma
è considerato un dono di
Dio o degli Dei, per questo
l’atto di alimentarsi diventa
un atto sacro.
Come atto sacro,
l’assunzione di cibo deve
rispettare divieti e regole
che vietano l’assunzione di
certi alimenti o l’uccisone
di animali. Questa è
la strada per arrivare
alla purificazione o alla
redenzione.
INDUISMO
L’induismo è la regligione più antica al mondo, ed è
conosciuta per il suo rigoroso rifiuto di qualunque tipo
di carne. Il consumo di latticini è consentito, e anche
alcuni tipi di uova sono tollerati.
Oltre che per una visione simbolica di alcuni animali
ritenuti sacri perchè incarnazioni degli Deva, gli Induisti
motivano la propria scelta per motivi spirituali:
Prima e durante l’uccisione, la paura e l’aggressività
dell’animale si imprimono profondamente nelle sue
carni, portando i consumatori a sviluppare tratti
animaleschi, in conseguenza alla legge del karma.
Secondo i Veda, i testi sacri, l’uomo è chiamato
a trascindere la propria natura animalesca
per lasciar spazio all’esoansione della propria
coscienza, per raggiungere la Liberazione.
In alcune città dell’India come ad esempio
Rishikesh è vietato il consumo di carne, pesce e
uova e non è possibile trovare questi prodotti in
vendita in negozi o ristoranti.
BUDDHISMO
Nel buddhismo l’astinenza dalle carni non è
prescritta, ma raccomandata per rispetto alla vita
degli animali, è un valore finalizzato alla salvezza di
un certo numero di animali.
La regola alimentare monastica è generalmente
vegetariana, tuttavia il vegetarianismo non è
sostenuta come dottrina in alcune correnti buddhiste.
Budda in un testo tradotto nell nostra lingua
nel 1916 dice che ci sono tre casi in cui non
bisogna mangiar carne: vista, sentita
o sospettata. Chi toglie la vita ad un
animale, acquista cinque volte grave colpa.
Questo perchè l’insegnamento delle scuole buddhiste
non è di tipo normativo, ma cerca di far realizzare
al praticante buddhista alcune esperienze vive
che gli permetteranno di scegliere a seconda delle
circostanze, dei precisi comportamenti.
Non importa molto quello che si fa,
piuttosto il perché lo si fa e come lo si fa.
Nel Buddhismo Giapponese invece l’alimentazione
vegetariana è la regola, e prodotti giunti in occidente
solo di recente come il tofu o il seitan sono considerati
alimenti tradizionali.
CRISTIANESIMO
”Non è ciò che entra nella bocca che
contamina l’uomo; ma è quel che esce dalla
bocca che contamina l’uomo […] Non capite
che tutto ciò che entra nella bocca se ne va
nel ventre, e viene espulso nella fogna? Ma le
cose che escono dalla bocca procedono dal
cuore; sono esse che contaminano l’uomo.
Poiché dal cuore provengono pensieri malvagi,
omicidi, adulteri, fornicazione, furti, false
testimonianze, maldicenze. Queste sono le
cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare
senza lavarsi le mani non contamina l’uomo”
(Mt 15,11; Mt 15,17-20).
Non esistono regole o tabù alimentari se non
il divieto di consumare carne venerdì santo
insieme all’obbligo del digiuno durante alcune
circostanze particolari come il mercoledì delle
ceneri e il venerdì santo.
Le uniche raccomandazioni sono di evitare i
peccati di gola, gli eccessi e di mangiare con
moderazione.
EBRAISMO
• Nel libro del Levitico (Antico Testamento) c’è una
lunga lista dei cibi vietati perchè empi.
• Nel sito della scuola Ebraica di Torino vengono
indicati i cibi permessi e il modo di prepararli
seguendo l’insegnamento della Torah.
• Queste norme limitano la libertà dell’uomo
nella scelta fra animali puri (bovini, ovini e caprini)
e impuri (oche, anatre, galline, volatili) e gli
permettono di ricordare che il Signore è il padrone
dell’universo e che gli animali vanno rispettati.
• Importante è non cibarsi con il sangue degli
animali, considerato simbolo di vita.
• Gli animali vengono infatti uccisi con un sistema
speciale (shechità) che permette la fuoriscita della
gran parte del sangue.
• Vietato assumere carne e latticini
contemporaneamente.
• Se si mangia latticini prima di mangiare carne
devono passare sei ore e bisogna lavarsi bene
la bocca; inoltre le stoviglie per la carne devono
essere separate da quelle per la carne.
L'alimentazione possiede quindi un codice
comunicativo non verbale, che sia all'interno che
all'esterno della comunità a cui appartiene esprime
significati religiosi, etnici, estetici, economici.
Stare a tavola diventa quindi il primo modo per
entrare a contatto con culture diverse, in quanto
"mangiare il cibo altrui è più facile - almeno in
apparenza - che decodificare la lingua"
dice Montanari.
Le identità culturali si sono continuamente adattate
al contatto con le diverse identità culturali, e
attraverso contaminazioni culinarie hanno definito
nuovi arricchimenti culturali, sottoponedno le proprie
abitudini a continue ridefinizioni.
Le identità alimentari quindi non sono così autoctone e
tradizionali, ma provengono da incontri, mescolanze
e invenzioni.
Sono come una pianta che ci nutre, le cui radici
storiche si espandono lontano, man mano che si
approfondiscono nel terreno.
Eva Bertinelli - Isia Pordenone Design - 2013.2014