Equazione delle onde non omogenea Tiziano Penati 1 Passagio a “coordinate” caratteristiche Si consideri l’equazione di D’Alambert non omogenea su R utt − uxx = Q(x, t) . (1) L’introduzione delle nuove coordinate “caratteristiche” ζ := x − t η := x + t , trasforma (1) nell’equazione 1 Q̃(ζ, η) := Q(x(ζ, η), t(ζ, η)) . 4 ∂ζη u = Q̃(ζ, η) , (2) L’equazione (2) si scrive come Lu = Q̃ , (3) dove L rappresenta l’operatore lineare di derivata mista L := ∂ζη . 2 Soluzione di Lu = Q̃ Procediamo come nella teoria delle equazioni lineari. L’insieme di tutte e sole le soluzioni di (3) si rappresenta come u = L−1 Q̃ + Ker(L) , (4) dove L−1 Q̃ è una qualunque soluzione del problema (soluzione particolare). Che tutte le u della forma (4) siano soluzione appare ovvio sostituendo. Se u2 6≡ L−1 Q̃ è una seconda soluzione di (4), allora v := u2 −L−1 Q̃ risolve Lv = Q̃ − Q̃ = 0, ovvero v ∈ Ker(L). Quindi due soluzioni distinte differiscono per un elemento del nucleo. Abbiamo già caratterizzato il nucleo dell’operatore L, quindi u(ζ, η) = f (ζ) + g(η) + L−1 Q̃ ; 1 rimane da determinare almeno una soluzione particolare di (4). Una maniera comoda per avere tale soluzione consiste nell’integrare rispetto ad entrambe le variabili ζ, η l’equazione (2), ottenendo Z ζ Z η dω Q̃(ω, ν)dν . (5) u∗ (ζ, η) = L−1 Q̃ = 0 3 0 Confronto con il la formula di Duhamel. È noto che una soluzione particolare dell’equazione delle onde (1) sia data dalla Formula di Duhamel Z Z x+(t−s) 1 t uD (x, t) = ds Q(y, s)dy . (6) 2 0 x−(t−s) Ci proponiamo con un esempio di confrontare il risultato fornito da tale formula con la soluzione u∗ ottenuta in (5). Scegliamo Q(x, t) ≡ 1 . La soluzione uD si scrive come Z 1 t 1 uD (x, t) = 2(t − s)ds = t2 , 2 0 2 che in effetti è soluzione, essendo [∂tt − ∂xx ] (uD ) = 1 . Dopo aver trasformato il termine “forzante” Q(x, t) nelle coordinate caratteristiche 1 Q̃ = − , 4 la soluzione u∗ si scrive invece come 1 u∗ (ζ, η) = − ζη , 4 u∗ (x, t) = 1 2 t − x2 , 4 che in effetti risulta essere anch’essa soluzione, in quanto 1 [∂tt − ∂xx ] (u∗ ) = (2 + 2) = 1 . 4 Due soluzioni distinte devono differire per un termine di nucleo. Infatti definendo 1 v := uD − u∗ = (t2 + x2 ) , 4 abbiamo 1 [∂tt − ∂xx ] (v) = (2 − 2) = 0 . 4 2 In alternativa bastava osservare che (x − t)2 + (x + t)2 = 2(t2 + x2 ) . Quindi le due formule forniscono due diverse soluzioni particolari con cui costruire la soluzione generale del problema u(x, t) = 3.1 1 2 t − x2 + f (x − t) + g(x + t) . 4 (7) Un commento sulla risonanza È interessante notare come entrambe le soluzioni particolari appena trovate siano entrambe illimitate, ed in particolare siano dei polinomi in x, t. La ragione è da ricercare nel fatto che il termine noto Q nel problema specifico affrontato è un termine di nucleo, in quanto LQ = 0. Se per esempio Q̃ = ρ(ζ), allora la formula (5) fornisce Z u∗ = ζ Z ηρ(ω)dω = ηF (ζ) , 0 F (ζ) := ζ ρ(ω)dω . 0 Questa situazione è analoga a quella incontrata nel caso dell’oscillatore armonico di frequenza ω con forzante trigonometrica di frequenza Ω. Nel caso “risonante”, in cui ω = Ω, la soluzione si presenta come un’oscillazione di frequenza Ω modulata da un’ampiezza che cresce linearmente nel tempo, come At, quindi illimitata. Anche in questo caso possiamo parlare di “risonanza”. 3