Linguistica applicata
a.a.2015-2106
Federica Da Milano
Traduzione e tipologia
linguistica
Il fatto che contenuti referenziali possano passare da
lingua a lingua è dovuto al fatto che tutte le lingue sono
sistemi semiotici fondamentalmente omologhi che
funzionano nello stesso modo - ciò significa che
condividono le stesse proprietà per risolvere lo stesso
problema, cioè esprimere i contenuti a cui sono esposte: le
lingue sono 'problem solving systems' (Ramat 2015)
Traduzione e tipologia
linguistica
Le lingue possono usare strategie molto differenti per
esprimere la stessa funzione - anche se non in numero
illimitato; l'identità della funzione garantisce la
traducibilità da lingua a lingua
Si tratta del 'tertium comparationis' interlinguistico
Traduzione e relativismo
culturale
Nel saggio La diversità de!e lingue Wilhelm von Humboldt valorizza
l'individualità e la diversità delle lingue e nello stesso tempo
considera la traduzione, anziché come un'impossibilità, come un
compito necessario e un potenziamento della propria lingua Per Humboldt è sempre possibile andare al di là della propria
visione del mondo e passare dal cerchio della propria lingua a
quello di un'altra: poiché il mondo è dialogo, nesso io-tu nella
lingua ("nell'Io, però, è dato di per sé anche il Tu") che
costituiscono un noi, il nesso non può non essere aperto,
nell'"unità della natura umana".
Traduzione e relativismo
culturale
La valorizzazione della differenza delle lingue e della
diversità dei campi semantici ed esperienziali non significa
necessariamente chiusura e intraducibilità. Anzi, lo
sviluppo della consapevolezza del rapporto lingua-cultura
insegna a vedere l'esemplarità della situazione della
traduzione in quanto incontro e scambio interculturale
La traduzione come
trasformazione simbolica
La traduzione si presenta come uno spazio di riflessione
essenzialmente transdisciplinare, che richiede cioè
un'elaborazione concettuale impegnata su più fronti:
filosofia, linguistica, epistemologia, teoria delle culture,
teoria della letteratura, letterature comparate, poetica
La traduzione come
trasformazione simbolica
Preposizione tra: indica la condizione della traduzione, che
significa insieme e a un tempo l'essere tra due lingue e tra
due orizzonti simbolici, e l'attraversamento
Traduzione e antropologia
Il relativismo è un problema epistemologico connaturato al
carattere specifico del sapere antropologico, che fa esperienza della
pluralità e diversità delle lingue e delle culture Da una parte, relativista è l'antropologo, cioè colui che riflette sulla
pluralità delle culture; dall'altra parte, ogni cultura in sé tende ad
essere etnocentrica, cioè ad affermare l'autenticità, se non la
superiorità, della propria umanità
Riconsiderazione dell'antropologia come incontro di culture che ha
la sua realizzazione paradigmatica nella traduzione (Borutti/
Heidmann 2012)
Traduzione e antropologia
Il caso dell'antropologo che studia una cultura
radicalmente distante: situazione conoscitiva limite
Egli deve comprendere, nella propria lingua, i significati
radicalmente estranei dell'altro conservandone e
mostrandone la distanza
Traduzione e antropologia
I livelli dell'esperienza conoscitiva in antropologia sono
inseparabili dalla pratica traduttiva
La descrizione etnografica è un'operazione complessa di
traduzione, che non è semplicemente il trasferimento
grammaticale, lessicale e semantico di un testo originale in
un altro corpo significante, ma è piuttosto una complessa
produzione, a più livelli e a più voci, del testo etnografico
Traduzione e antropologia
Il processo attraverso cui si produce la trasformazione
dell'esperienza in 'fatti etnografici' avviene come un'attività di
traduzione, intesa in senso proprio e in senso lato: ogni
segmento descrittivo integra parole e locuzioni in contesti
"Tradurre consiste nel definire un termine grazie a un'analisi
etnografica, vale a dire nel ricollocarlo nella sua situazione
culturale, nell'integrarlo nella classe di espressioni della stessa
famiglia, nell'opporlo ai suoi antonimi [...] e soprattutto
nell'illustrarlo con un gran numero di esempi ben
scelti" (Malinowski 1935)
Traduzione e antropologia
Il dialogo sul terreno si trasforma in discorso indiretto,; la
temporalità degli scambi (un Azande mi sta dicendo che...) si
trasforma nell'atemporalità del presente etnografico (Gli
Azande pensano che...), cioé nel tempo senza tempo della
scrittura scientifica, che manipola le forme di
temporalizzazione degli altri, e che riesce a presentare gli
altri nella forma del discorso occidentale solo
presupponendo la loro assenza dal nostro tempo
Con il saggio del linguista russo Jakobson Aspetti linguistici
de!a traduzione (1959) ci immergiamo in una posizione
teorica legata non a prospettive epistemologiche e
semantiche, ma piuttosto a teorie linguistiche e
semiotiche
Traduzione intersemiotica
Secondo Jakobson (1959), una traduzione intersemiotica
"is an interpretation of verbal signs by means of signs of
nonverbal sign systems"
Alcuni studiosi hanno considerato la differenza di
modalità tra lingue parlate e segnate come un modo
differente di codificare significati e di conseguenza hanno
definito l'interpretazione in lingua dei segni come una
traduzione intersemiotica o bimodale
Traduzione intersemiotica
Tuttavia, poiché Jakobson ha utilizzato la parola
nonverbale, di solito con traduzione intersemiotica ci si
riferisce all'interpretazione di segni linguistici con
materiali non-linguistici: es. un libro che diventa film, una
poesia che diventa video, ecc.
Traduzione intersemiotica
Recentemente, da quando la traduzione ha coinvolto
differenti tipi di materiale allo stesso tempo, anche il
termine multimodale ha iniziato ad essere usato soprattutto
in riferimento all'integrazione di materiali linguistici e
non-linguistici Secondo alcuni studiosi (McNeill, Kendon), tuttavia, la
lingua può essere definita come un sistema integrato gestoparola e dunque gesti e segni possono essere considerati
come parti di un continuum
Traduzione intersemiotica
Anche se il termine multimodalità si riferisce
correntemente soprattutto all'interazione tra diversi canali
di comunicazione, non necessariamente a livello
linguistico, è importante sottolineare che negli studi sulla
lingua dei segni la multimodalità è primariamente usata
per denotare l'uso di diversi articolatori nella produzione
della lingua dei segni
Interpretazione cross-modale
Le lingue dei segni
Codice visivo-gestuale
La traduzione da lingua verbale a lingua dei segni deve
considerare non solo le differenze linguistiche, ma anche
( e soprattutto) le differenze di modalità (modalità uditivovocale vs. modalità visivo-gestuale)
Lingua dei segni
Una delle principali differenze tra lingue orali e segnate è stata
definita "semiological-functional possibility of expression", dal
momento che il canale visivo-gestuale permette al segnante di
fornire un'informazione visiva molto dettagliata I segnanti hanno la possibilità di usare due diverse modalità di
espressione: possono fornire informazioni 'dicendo', cioè
usando unità lessicali, o attraverso il modello 'dire mostrando',
usando particolari strutture iconiche con intento descrittivo e
fornendo dettagli visivi su eventi, processi, forme e relazioni
spaziali dei referenti di cui stanno parlando
Lingua dei segni
"The saying-by-showing mode represents a challenge in
simultaneous interpretation because it conveys a very
detailed information that cannot be provided by a single
word. Depictional and highly iconic signs can be also
partially assimilated to gestural units, and their translation
using the vocal channel alone could be difficult, due to the
visual information provided by the signer" (Petitta 2015)
Se da una parte la traduzione persegue un'equivalenza che
è interpretazione adeguata di messaggi, dall'altra in molte
realizzazioni della funzione espressiva, come "nei motti di
spirito, nei sogni, nella magia, in tutto quello che si può
chiamare la mitologia linguistica quotidiana, e soprattutto
nella poesia" (Jakobson 1959), le categorie grammaticali e
lessicali, cioè gli elementi del codice, hanno invece rilievo
semantico proprio, non riducibile al valore conoscitivo di
un messaggio
Intraducibilità della poesia?
"La poesia è intraducibile per definizione" (Jakobson 1959)
In poesia il senso non è il contenuto, ma il lavoro delle
somiglianze fonetiche e delle equazioni linguistiche, dei
parallelismi e dei contrasti costruiti sugli elementi del
codice linguistico (segni, categorie sintattiche e
morfologiche, fonemi, radici, ecc.), sul metro, sul ritmo,
sul fonosimbolismo
"Siccome ciascuno pensa nella sua lingua, o in quella che
gli è più familiare, così ciascuno gusta e sente nella stessa
lingua le qualità delle scritture fatte in qualunque lingua.
Come il pensiero, così il sentimento delle qualità spettanti
alla favella, sempre si concepisce, e inevitabilmente, nella
lingua a noi usuale. I nodi, le forme, le parole, le grazie, le
eleganze, gli ardimenti felici, i traslati, le inversioni, tutto
quello mai che può spettare alla lingua in qualsivoglia
scrittura o discorso straniero, (sia in bene, sia in male) non
si sente mai nè si gusta se non in relazione colla lingua
familiare, e paragonando più o meno distintamente quella
frase straniera a una frase nostrale, trasportando
quell'ardimento, quella eleganza ecc. in nostra lingua.
Di maniera che l'effetto di una scrittura in lingua straniera
sull'animo nostro, è come l'effetto delle prospettive
ripetute e vedute nella camera oscura, le quali tanto
possono essere distinte e corrispondere veramente agli
oggetti e prospettive reali, quanto la camera oscura è
adattata a renderle con esattezza; sicchè tutto l'effetto
dipende dalla camera oscura piuttosto che dall'oggetto
reale" (Leopardi, Zibaldone)
"Dinanzi alla poesia il traduttore è come dinanzi a una
foresta di suoni (la baudelairiana 'forêt de symboles'?). Il
vento che muove la foresta è, certo, il senso, il senso
visibile e quello nascosto, il senso alluso e quello i cui
riverberi ogni lettore può cogliere secondo gradazioni e
sfumature diverse. [...] Il senso che trascorre nei versi, che
è tessitura e ordine e ragione dei versi, è pur sempre un
vento, cioè un suono, un insieme di suoni. Il traduttore
non può, accogliendo questo vento, separare il senso dal
suono, il significato dalla sua musica, il pensiero dal suo
ritmo, la parola dalla sua voce. Il traduttore sa bene che la
poesia è quella esitazione prolungata tra suono e senso di
cui diceva Valéry" ( Prete 2011)
"E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico
armonizzata si può de la sua loquela in altra transmutare
sanza rompere tutta sua dolcezza e armonia" (Dante,
Convivio, I, 7)
La traduzione che pretende a un'equivalenza di suoni si
chiama omofonica
Consapevolezza che ogni traduzione è provvisoria, è un
passaggio, un'allusione all'impossibile traduzione perfetta.
La pluralità delle traduzioni è in qualche modo una replica
alla pluralità delle lingue
Per colui che traduce poesia stare tra le lingue vuol dire
mettersi alla ricerca di quel che sotterraneamente unisce
tutte le lingue, come il silenzio, il ritmo, la musica del
verso, l'immagine, l'onda dei suoni, il rapporto tra le vocali
e il canto, la relazione della parola con il vivente che essa
designa e accoglie nel suo suono
La pluralità delle lingue, e dunque la loro comparazione e la
loro reciproca traduzione, oggi ha una sua rinnovata
visibilità per via della migrazione. La migrazione, come
disloca le persone, disloca una lingua, una pluralità di lingue
Per chi emigra, preservare il rapporto con la lingua
d'origine, vuol dire potersi mettere in rapporto con gli
abitanti del paese ospitante a partire dalla propria cultura
Così per l'altro verso permettere a chi è emigrato
l'apprendimento della nuova lingua - lingua, letteralmente,
d'arrivo - appartiene ai doveri di riconoscimento, di
ospitalità
Il Don Chisciotte e il 'moro
spagnolizzato'
IX cap., prima parte
'Morisco aljamiado'
Storia di don Chisciotte de!a Mancia, scritta da Cide Hamete Benengeli, storico
arabo
III cap., seconda parte
"Benedetto sia Cide Hamete Benengeli, che della grandezza vostra
lasciò scritta la storia, e due volte benedetto il ricercatore che ebbe cura
di farla tradurre dall'arabo nel nostro volgare castigliano, per
l'universale diletto delle genti"
Finzioni leopardiane
Operette morali
'Storia del genere umano' < 'Historia totius generi humani'
con cui la Vulgata di Girolamo aveva tradotto l'intestazione
del primo libro della Bibbia, il libro della Genesi
'Cantico del gallo silvestre': finzione di un manoscritto
ritrovato e sua traduzione; intestazione Scir detarnegòl bara
letza$a. Costruzione di un titolo in aramaico a partire dalla
voce tarnegòl bar (ga!us sylvestris) del Lexicon Chaldaicum
Talmudicum et Rabbinicum di Johannes Buxtorf
Finzioni leopardiane
'Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco':
"Questo Frammento, che io per passatempo ho recato dal greco in volgare, è
tratto da un codice a penna che trovavasi alcuni anni or sono, e forse ancora si
trova, nella libreria dei monaci del Monte Athos"
'Inno a Nettuno'
Presentato come una traduzione, in realtà una composizione originale;
l'apparato di note che accompagna la traduzione risponde all'uso ironico
dell'erudizione
"Dovechè i traduttori si studiano di parere originali, io doveva, essendo
originale, studiarmi di pare traduttore"
Traduzione da lingue
inesistenti
Dialogo dei massimi sistemi (1937) di Tommaso Landolfi
Aga magéra difúra natun gua mesciún
Sánit su'érnis soe-wáli trussán garigúr
Gùnga bandúra kuttávol jeris-ni gi!âra
Anche piangeva della felicità la faccia stanca
Mentre la donna mi raccontava della sua vita
E mi affermava il suo affetto fraterno
Poeti che traducono poeti
"Messomi all'impresa, so ben dirti avere io conosciuto per
prova che senza esser poeta non si può tradurre un vero
poeta, e meno Virgilio"
Leopardi, Proemio alla traduzione del secondo libro
dell'Eneide
Poeti che traducono poeti
Imitazione vs. traduzione "Dico imitazione perché mi rendo conto che una
restituzione perfetta rimane sempre, quando si tratta di
poesia traslata, una chimera, non fosse che per l'inevitabile
usura che le parole, come le monete, subiscono attraverso
il cambio" (Caproni)
La $eccia nera, Michele Mari
Al protagonista capita di leggere il romanzo di Robert Louis
Stevenson poco prima che, inaspettatamente, il padre gliene
regali una copia
Data la differenza tra le copertine dei due volumi, il
bambino comincia a sperare che i libri possano essere diversi
"Li aprii simultaneamente a pagina 5, dove in entrambi coincidenza sconfortante - incominciava la narrazione. Ora
si sarebbe deciso tutto. A sinistra lessi Nel pomeri'io, a destra
In un pomeri'io. Ero salvo"
Ancora Moby Dick...
Cap. CXXXV
Now sma! fowls flew screaming over the yet yawning gulf; a
su!en, white surf beat against its steep sides; then a! co!apsed,
and the great shroud of the sea ro!ed on as it ro!ed five thousand
years ago
Ancora Moby Dick...
Cesare Pavese, 1932
"Piccoli uccelli volarono ora, strillando, sull'abisso ancora
aperto; un tetro frangente bianco si sbatté contro gli orli
in pendio; poi tutto ricadde, e il gran sudario del mare
tornò a stendersi come si stendeva cinquemila anni fa"
Ancora Moby Dick...
Ruggero Bianchi, 1993
"Ma ormai minuscoli uccelli volavano stridenti su
quell'abisso ancora spalancato, mentre una bianca risacca
astiosa ne frustava i fianchi scoscesi. Poi tutto sprofondò e
il grande sudario del mare riprese a fluttuare, come
cinquemila anni fa"
Ancora Moby Dick...
Testo A: Piccoli ucce!i volarono ora, stri!ando
Testo B: Ma ormai minuscoli ucce!i volavano stridenti Testo A: su!'abisso ancora aperto
Testo B: su que!'abisso ancora spalancato
Ancora Moby Dick...
Testo A: ;
Testo B: mentre
Testo A: un tetro $angente bianco si sbatté contro gli orli in
pendio
Testo B: una bianca risacca astiosa ne $ustava i fianchi scoscesi
Ancora Moby Dick...
Testo A: ;
Testo B: .
Testo A: poi tutto ricadde, e il gran sudario del mare
Testo B: Poi tutto sprofondò e il grande sudario del mare
Testo A: tornò a stendersi come si stendeva cinquemila anni fa
Testo B: riprese a fluttuare, come cinquemila anni fa
Harry Potter
Traduttrice irlandese (Marie Nic Mhaolin): difficoltà di mantenere in gaelico la
convenzione inglese di chiamare 'Signore' il maestro e 'signor' o 'signorina' gli
allievi
"Esistono naturalmente forme analogamente improprie di irlandese, ma
consiglio a eventuali colleghi di non prendere quella direzione, nel caso di
Hagrid. Il punto è che agli occhi di molti irlandesi, quanto meno la lingua
risulta standard e annacquata dalla correttezza scolastica e tanto più essa
acquisisce dignità culturale. I dialetti irlandesi costituiscono degli indicatori
regionali, non sociali. Pertanto, se Hagrid dovesse esprimersi in maniera
corretta e coerente in un dialetto, rischierebbe di parlare un irlandese 'troppo
autentico' e meno accessibile ai giovani lettori. Ecco perché il mio Hagrid parla
irlandese più o meno come tutti gli altri personaggi, se non, forse, con una
sintassi vagamente più spigolosa"
Harry Potter
Traduttrice serba: riferisce di aver risolto certe lentezze
sintattiche dell'originale ricorrendo il più possibile
all'aoristo per accelerare il ritmo del narrato e riuscire
nell'impresa di accogliere l'enorme quantità di aggettivi e
avverbi dell'inglese all'interno del fraseggio secco della sua
lingua
Harry Potter
Traduttrice thailandese: ammette di aver avuto molte difficoltà
nell'individuare quale versione dei pronomi tu è io risultasse più adatta a
chiarire i diversi rapporti tra gli innumerevoli personaggi della saga.
"In thailandese io è tu possono essere tradotti in una decina di modi diversi,
a seconda del genere, dell'età, del ruolo e del rapporto tra i due
interlocutori. Così, quando Ginny usa l'io con madre e fratelli, il pronome è
tradotto NU, ma quando l'io è in rapporto con Harry, allora diventa CHAN.
Analogamente, quando Ginny parla con la madre, tu sarà MAE, ma con il
fratello diventerà PII, con Harry Potter sarà THOE e con Draco Malfoy
KAE, ma con Severus Piton diventerà AJAAN, mentre sarà KHUN con
Hagrid. L' io che ha creato più problemi in thailandese rimane comunque
quello di Voldemort..." (Sumalee Bumroongsook)
Harry Potter
Il dibattito più interessante è quello che riguarda la traduzione del
'pandemonio onomastico' di questi libri
Il traduttore norvegese assume una posizione decisamente
'addomesticante': Rowling ha fabbricato con grandissima cura e
felice immaginazione ogni nome proprio dell'opera
"[...] un articolo dello statuto stesso dei traduttori letterari stabilisce
che ogni parte traducibile dell'originale debba essere tradotta; dal
momento che questi nomi sono traducibili, sorprende che su circa
60 traduzioni in lingue diverse, solo nel 10% dei casi si sia scelto di
tradurli" (Torstein Bugge Hoverstad)
Harry Potter
Traduttrice serba:
"Non ho cercato di tradurre i nomi dei cani Fang e Fluffy. Avevo
buone ragioni per non farlo. In Serbia è rarissimo che un
animale domestico porti un nome di persona serbo, o anche un
soprannome con un significato specifico. In compenso, vuoi per
pregiudizio vuoi per moda, gli animali hanno spesso fantasiosi
nomi inglesi, francesi, spagnoli, latini o mitologici, tipo Rex,
Annabelle, Dick, Lassie, Ares, Atos...quindi, nel caso dei cani,
ho mantenuto i nomi originali inglesi allo scopo di farli apparire
autenticamente serbi!" (Vesna Stamenkovic Roganovic)
Harry Potter
Traduttrice thailandese: aveva scelto di non tradurre i
nomi di tutti i personaggi, ma si è vista costretta a
tradurne solo due, e proprio di cani. "Uno è Fang, il cane di Hagrid. Traslitterato in thailandese,
Fang vuol dire melone. Perciò l'ho tradotto Khiew, che
significa invece Fang, Zanna. L'altro è Fluffy (Batuffolo), il
cane a tre teste che fa la guardia alla Pietra Filosofale.
Volevo essere certa che ai miei lettori arrivasse l'ironia
dell'autrice"