I Numeri Complessi e il Teorema Fondamentale dell’Algebra Roberto Raimondo April 3, 2009 I Numeri Complessi Lo scopo di questa dispensa1 e’ di presentare una dimostrazione del Teorema Fondamantale dell’Algebra. Questo Teorema ha una grande importanza in Matematica e nelle applicazioni. Noi lo useremo per studiare le trasformazioni lineari. Infatti dimostreremo che e’ possibile capire molte proprieta’ delle trasformazioni lineari attraverso l’uso dei polinomi. Questo ed altro verrà studiato in seguito, per il momento e’ utile che il lettore tenga in mente che questo teorema afferma che ogni polinomio non costante ha sempre una radice nel campo complesso. Per poter dimostrare il teorema dobbiamo prima studiare i numeri complessi (cfr. [1]). Definizione 1 Un numero complesso e’ una coppia ordinata (a, b) dove a, b ∈ R. L’insieme dei numeri complessi si indica con C. Definizione 2 Se x = (a, b) e y = (c, d) si definisce x+y = (a + c, b + d) x·y = (ac − bd, ad + bc) Teorema 3 La somma e il prodotto dei numeri complessi soddisfano le seguenti A1 Se x, y ∈ C allora x + y ∈ C A2 Se x, y ∈ C allora x + y = y + x A3 Se x, y, z ∈ C allora x + (y + z) = (x + y) + z A4 Se x ∈ C allora x + (0, 0) = x A5 A ogni x ∈ C corrisponde un elemento −x ∈ C tale che x+ (−x) = 0 M1 Se x, y ∈ C allora xy ∈ C M2 Se x, y ∈ C allora xy = yx M3 Se x, y, z ∈ C allora x(yz) = (xy) z M4 Se x ∈ C allora x · (1, 0) = x M5 A ogni x ∈ C diverso da zero corrisponde un elemento x−1 ∈ C tale che xx−1 = (1, 0) D Se x, y, z ∈ C. allora x(y + z) = xy + xz Dimostrazione. A1. Se x = (a, b) e y = (c, d) abbiamo x + y = (a + c, b + d) che e’ un numero complesso. A2. x + y = (a + c, b + d) ma (a + c, b + d) = (c + a, d + b) quindi x + y = y + x. A3. Se z = (e, f) allora x + (y + z) = (a + (c + e) , b + (d + f)) = ((a + c) + e, (b + d) + f ) = (x + y) + z A4. x + (0, 0) = (a + 0, b + 0) = (a, b) = x A5 Sia −x = (−a, −b) allora x+ (−x) = 0 M1. Se x = (a, b) e y = (c, d) abbiamo x · y = (ac − bd, ad + bc) M2 Se x = (a, b) e y = (c, d) abbiamo y · x = (ca − db, da + cb) = (ac − bd, ad + bc) quindi xy = yx. M3 Se x = (a, b) e y = (c, d) e z = (e, f ) abbiamo (xy)z = = = = (ac − bd, ad + bc) (e, f ) (ace − bde − adf − bcf, acf − bdf + ade + bce) (a, b) (ce − df, cf + de) x(yz) 1 Desidero ringraziare il Prof. Amos Uderzo per aver letto attentamente la prima versione di questa Dispensa e per avere segnalato la presenza di alcune imprecisioni ed errori di battitura. 1 M4 Se x = (a, b) abbiamo x · (1, 0) = (a · 1 − b · 0, a · 0 + b · 1) = (a, b) M5 Se x = (a, b) e, per definizione, poniamo x−1 = ( a2 a −b , 2 ) 2 + b a + b2 allora otteniamo xx−1 a −b , 2 ) 2 + b a + b2 −b −b a a −b 2 ,a +b 2 ) = (a 2 a + b2 a + b2 a2 + b2 a + b2 a2 b2 −ab ba = ( 2 + 2 , 2 + 2 ) 2 2 2 a +b a +b a +b a + b2 = (1, 0) = (a, b) ( a2 Adesso notiamo che Teorema 4 Se a, b ∈ R allora (a, 0) + (b, 0) = (a + b, 0) e (a, 0) · (b, 0) = (ab, 0) Dimostrazione. La dimostrazione e’ ovvia. Questo semplice risultato permette di interpretare ogni numero reale come un numero complesso, per questa ragione i numeri complessi devono esser pensati come l’estensione dei numeri reali. Adesso introduciamo Definizione 5 i = (0, 1) Il numero complesso i e’ detto unità immaginaria. Teorema 6 i2 = −1 Dimostrazione. Infatti i2 = (0, 1) (0, 1) = (−1, 0) = −1 Si osservi che nel campo complesso i quadrati possono, se interpretati come numeri reali, essere numeri reali negativi. Ovviamente questo e’ impossibile per i numeri reali. Teorema 7 Se a, b ∈ R allora (a, b) = a + ib Dimostrazione. Infatti a + ib = (a, 0) + (b, 0) (0, 1) = (a, 0) + (0, b) = (a, b) Definizione 8 Se z = a + ib allora il numero complesso a − bi è detto coniugato di z e si denota con il simbolo z, si noti che z = (a − bi) = a + ib = z. Il numero reale a e’ detto parte reale di z e si denota con Re z, il numero reale b e’ detto parte immaginaria di z e si denota con Im z 2 L’operazione di coniugio gode di molte proprieta’ importanti, per questa ragione dimostriamo il seguente Teorema 9 Se z, w ∈ C allora 1. z + w = z + w 2. zw = z · w 3. z + z = 2 Re z e z − z = 2i Im z 4. zz e’ reale Dimostrazione. 1. Se z = a + ib e w = c + id allora z+w = = = = a + c + i(b + d) a + c − i(b + d) a − ib + c − id z+w 2. Si noti che zw = = = = ac − bd + i(ad + bc) ac − bd − i(ad + bc) (a − ib) (c − id) z·w 3. Se z = a + ib allora z+z = a − ib + a + ib = 2a = 2 Re z 4. Si ha zz = (a − ib) (a + ib) = aa + bb + i(ab − ab) = a2 + b2 √ Definizione 10 Se z = a + ib allora il numero reale non negativo |z| = a2 + b2 e’ detto modulo z. √ Si noti che nel piano Argand-Gauss |z| = a2 + b2 rappresenta la distanza del punto (a, b) dall’origine. Teorema 11 Se z, w ∈ C allora 1. |z| ≥ 0, se |z| = 0 allora z = 0 2. |z| = |z| 3. |zw| = |z| |w| 4. |Re z| ≤ |z| 5. |z + w| ≤ |z| + |w| 3 √ Dimostrazione. 1. |z| e’, per definizione, a2 + b2 quindi |z| ≥ 0. √ 2. Se z = a + ib allora z = a − ib quindi |z| = a2 + (−b)2 = a2 + b2 = |z|. 3. Se z = a + ib e w = c + id allora |zw| = |(ac − bd) + i (ad + bc)| 2 2 = (ac − bd) + (ad + bc) 2 2 2 2 = (ac) + (bd) − 2acbd + (ad) + (bc) + 2adbc (ac)2 + (bd)2 + (ad)2 + (bc)2 = = (a2 + b2 ) (d2 + c2 ) √ √ 4. |z| = a2 + b2 ≥ a2 = |Re z| 5 Si noti che se w = c + id 2 |z + w| = (a + c)2 + (b + d)2 = a2 + b2 + c2 + d2 + 2(ac + bd) e (|z| + |w|)2 poiche’ = |z|2 + |w|2 + 2 |z| |w| = a2 + b2 + c2 + d2 + 2 a2 + b2 · c2 + d2 ac + bd ≤ e’ vera, infatti a2 + b2 · c2 + d2 a2 c2 + b2 d2 + 2acbd ≤ a2 c2 + a2 d2 + b2 c2 + b2 d2 e equivalente a 2acbd ≤ a2 d2 + b2 c2 che e’ sempre vera. Quindi l’asserzione e’ dimostrata. Nel seguito, quando parleremo di estrazioni di radici e polinomi, useremo spesso il fatto che se n ∈ N allora si ha, per ogni z ∈ C, che |z n | = |z|n . Infatti basta applicare la proprieta 3. del teorema precedente. Nel seguito useremo la seguente Teorema 12 Se z, w ∈ C, allora |z − w| ≥ ||z| − |w|| Dimostrazione. Infatti |z| = |z − w + w| ≤ |z − w| + |w| da cui segue |z| − |w| ≤ |z − w| . Ora osserviamo che |w| = |w − z + z| ≤ |w − z| + |z| = |z − w| + |z| da cui segue − |z − w| ≤ |z| − |w| quindi possiamo concludere che la disuguaglianza |z − w| ≥ ||z| − |w|| e’ vera. 4 Potenze e Radici di Numeri Complessi Se z = a + ib, utilizzando la nozione di coordinate polari ([1]), si puo’ trovare un θ ∈ [0, 2π) e r > 0 tale che z = r (cos θ + i sin θ) . Questa rappresentazione fornisce un modo molto elegante di caratterizzare i prodotti e i quozienti di numeri complessi infatti Proposizione 13 Se z = r1 (cos θ 1 + i sin θ1 ) e w = r2 (cos θ2 + i sin θ 2 ) allora zw = r1 r2 (cos (θ1 + θ2 ) + i sin (θ1 + θ2 )) e se w = 0 z r1 (cos (θ 1 − θ 2 ) + i sin (θ1 − θ2 )) = w r2 Dimostrazione. Se z = a + ib e w = c + id allora, usando la formula di addizione del coseno e del seno, si ottiene zw = = = = r1 (cos θ1 + i sin θ1 ) r2 (cos θ2 + i sin θ2 ) r1 r2 (cos θ1 + i sin θ1 ) (cos θ2 + i sin θ2 ) r1 r2 ((cos θ1 cos θ 2 − sin θ1 sin θ2 ) + i (cos θ1 sin θ 1 + cos θ 2 sin θ 2 )) r1 r2 (cos (θ1 + θ2 ) + i sin (θ1 + θ2 )) . Per ottenere la seconda basta osservare che insieme al fatto che z 1 =z w w 1 1 (cos(−θ 2 ) + i sin(−θ2 )) = w r2 Ora possiamo ottenere un risultato molto interessante. Infatti se usiamo quanto dimostrato per calcolare le potenze di un numero complesso possiamo scrivere che se z = r (cos θ + i sin θ) allora z n = rn (cos nθ + i sin nθ) ∀n ∈ N. Questa bella formula si chiama Formula di De Moivre. Utilizzando questa formula possiamo dimostrare il seguente importante Teorema 14 Se a = |a| (cos θ + i sin θ) allora, per ogni n, l’equazione wn = a ha esattamente n soluzioni distinte e queste sono θ + 2ℓπ θ + 2ℓπ n wℓ = |a| cos + i sin ℓ = 0, 1, ...n − 1. n n Dimostrazione. Iniziamo osservando che se w = |w| (cos ϕ + i sin ϕ) e wn = a dobbiamo avere che |w|n = |a| quindi |w| = n |a| questo implica che w = n |a| (cos ϕ + i sin ϕ) quindi, utilizzando la formula di De Moivre, otteniamo la seguente a = |a| (cos θ + i sin θ) = wn n n = |a| (cos ϕ + i sin ϕ) = |a| (cos nϕ + i sin nϕ) 5 da cui segue che cos θ + i sin θ = cos nϕ + i sin nϕ Ovviamente, visto che le funzioni sin e cos sono periodiche, non possiamo concludere che nϕ = θ ma possiamo affermare che nϕℓ = θ + 2ℓπ con ℓ ∈ Z. da cui segue ϕℓ = θ + 2ℓπ con ℓ ∈ Z. n Ora osserviamo che se ℓ = 0, 1, ...n − 1 allora gli ϕ = θ+2ℓπ sono diversi tra di loro, ma se m e’ maggiore di n n possimao scrivere che m = tn + ℓ dove ℓ = 0, 1, ...n − 1 allora θ + 2mπ θ + 2 (tn + ℓ) π = n n quindi θ + 2mπ θ + 2ℓπ = + 2tπ n n Allora possiamo concludere che ci sono solo n distinti ϕℓ , questo significa che le soluzioni sono tutte e sole le seguente θ θ w1 = n |a| cos + i sin , n n θ + 2π θ + 2π n w2 = |a| cos + i sin n n .. θ + 2 (n − 2) π θ + 2 (n − 2) π wn−1 = n |a| cos + i sin n n θ + 2 (n − 1) π θ + 2 (n − 1) π wn = n |a| cos + i sin . n n Osservazione 15 Il lettore avrà notato che le radici hanno tutte lo stesso modulo n |a| e che due radici successive differiscono di un angolo di ampiezza 2π n . Queste due osservazioni implicano che le radici di wn = a sono i veritici di un poligono regolare di n lati inscritto in una circonferenza di raggio n |a|. In particolare otteniamo che le redici dell’unita sono i vertici di un poligono regolare di n lati inscritto in una circonferenza di raggio unitario. Teorema 16 Per ogni n, l’equazione wn = 1 ha n soluzioni distinte e queste sono wℓ = cos 2ℓπ 2ℓπ + i sin ℓ = 0, 1, ...n − 1 n n Dimostrazione. Si usi il risultato precedente con a = 1 e θ = 0 Esempio 17 Utilizziamo quanto dimostrato per trovare tutte le radici dell’equazione √ w5 = 3 + i. 6 √ Per poterla risolverla bisogna prima trovare |a| e θ tale che 3 + i = |a| (cos θ + i sin θ) . Ovviamente |a| = √ 2 12 + 3 = 2 e dalla geometria elementare segue che θ = 30◦ ovvero, in radianti, θ = π6 quindi possiamo scrivere √ π π 3 + i = 2 cos + i sin 6 6 da cui segue che le cinque radici dell’equazione sono π π 1 1 π π 6 5 cos + i sin 6 = 2 5 cos w1 = 2 + i sin 5 5 30 30 π π 1 1 13π 13π 6 + 2π 6 + 2π 5 5 + i sin =2 + i sin w2 = 2 cos cos 5 5 30 30 π π 1 1 25π 25π 6 + 4π 6 + 4π 5 5 w3 = 2 cos + i sin =2 cos + i sin 5 5 30 30 π π 1 1 37π 37π 6 + 6π 6 + 6π 5 5 + i sin =2 + i sin w4 = 2 cos cos 5 5 30 30 π π 1 1 49π 49π 6 + 8π 6 + 8π 5 5 w5 = 2 cos cos + i sin =2 + i sin 5 5 30 30 Concludiamo questa sezione con il seguente Definizione 18 Se z ∈ C allora si definisce ez = ∞ zn n! n=0 E’ possibile dimostrare che ez e’ sempre un numero complesso bene definito e che la serie non solo converge ma converge assolutamente, quindi puo’ essere manipolata come una somma finita. In particolare, si puo cambiare l’ordine degli addendi. Noi non studieremo questo aspetto, ma ci limitiamo a dimostrare che, utilizzando gli sviluppi di Taylor delle funzioni cos θ e sin θ otteniamo Teorema 19 Per ogni θ ∈ R eiθ = cos θ + i sin θ Dimostrazione. Si noti che eiθ = = = ∞ (iθ)n n=0 ∞ n! ∞ (iθ)2k (iθ)2k+1 + 2k! (2k + 1)! k=0 k=0 ∞ (−1)k θ2k 2k! k=0 = cos θ + i sin θ +i ∞ (−1)k θ2k+1 k=0 (2k + 1)! La seconda uguaglianza e’ una conseguenza della convergenza assoluta. L’ultima uguaglianza e’ una conseguenza delle formule di Taylor per le funzione seno e coseno. Nel seguito avremo bisogno del seguente fatto Corollario 20 Se r ≥ 0, θ ∈ R e n ∈ N allora iθ n re = rn einθ Dimostrazione. Infatti iθ n re = rn (cos θ + i sin θ)n = rn (cos nθ + i sin nθ) rn einθ = 7 Nella dimostrazione del Teorema Fondamentale dell’Algebra avremo anche bisogno del seguente Osservazione 21 Se α ∈ C e’ diverso da zero e k ∈ N e’ arbitrario allora esiste un θ ∈ R tale che αeikθ = − |α| Per dimostrare questa affermazione consideriamo l’equazione zk = − |α| . α Per quanto dimostrato sappiamo che questa equazione ha k soluzioni |α| ϕ + 2ℓπ ϕ + 2ℓπ + i sin wℓ = k − cos α k k ϕ + 2ℓπ ϕ + 2ℓπ = cos + i sin k k con ℓ = 0, 1, ...k − 1 e − |α| α = cos ϕ + i sin ϕ. Se θ= ϕ + 2ℓπ k per qualche ℓ allora abbiamo che eikθ = cos kθ + i sin kkθ ϕ + 2ℓπ ϕ + 2ℓπ = cos k + i sin k k k = cos (ϕ + 2ℓπ) + i sin (ϕ + 2ℓπ) = cos ϕ + i sin ϕ |α| = − α e quindi possiamo affermare che θ e’ soluzione del nostro problema (di fatti abbiamo trovato k soluzioni al nostro problema!). Il Teorema Fondamentale dell’Algebra Nella sezione precedente abbiamo dimostrato che nel campo complesso l’equazione wn − a = 0 ha sempre n radici, quindi sappiamo che esiste un tipo speciale di polinomi che hanno sempre il numero delle radici uguale al grado dell’ equazione. In questa Sezione presenteremo, in modo simile a quanto fatto in [3], una notevole generalizzazione. Infatti dimostreremo il Teorema Fondamentale dell’Algebra, ovvero dimostreremo che ogni polinomio non costante ha almeno una radice nel campo complesso. Il fatto che e’ impossibile trovare le formule per calcolare le radici di equazioni di grado superiore al quinto2 , risultato dimostrato dal matematico norvegese Niels Abel, rende questo teorema ancora piu’ importante e significativo. Il principale risultato che useremo, senza fornirne una dimostrazione, e’ il Teorema di Weierstrass ([3]). Avvertiamo il lettore che alcune fatti che dimostremo nel seguito potrebbero essere ricavati come semplici corollari di teoremi e fatti ben noti. Noi preferiamo presentare delle dimostrazioni che sono piu’ lunghe ma che non richiamano nessun fatto non noto al lettore. Per iniziare richiamiamo il 2 Il lettore conosce sicuramente la formula per risolvere l’equazioni di secondo grado ax2 + bx + c = 0. Questa formula permette di trovare, a partire dai coefficienti, le radici dell’equazione utilizzando solo somme, prodotti, quozienti ed estrazioni di radici. Esistono formule di questo tipo, ma piu’ complicate, per l’equazioni di terzo e quarto grado. Il problema di trovare le formula per ogni grado fu un problema aperto per lungo tempo. La soluzione negativa, ovvero la non esistenza delle formule per ogni grado, data da Niels Abel motivo’ la creazione della Teoria dei Gruppi, uno dei pilastri dell’Algebra Moderna, per opera del matematico francese Evariste Galois. 8 Teorema 22 (Weierstrass) Se {an } ⊂ R e’ limitata, cioe’ esiste un M tale |an | ≤ M ∀n ∈ N, allora {an } contiene una sottosuccesione convergente. Nel campo complesso possiamo dare una definizione analoga di convergenza Definizione 23 Se {zn } ⊂ C e z ∈ C diciamo che {zn } converge a z se lim |zn − z| = 0 n→∞ A questo punto possiamo dimostrare il seguente Lemma 24 Se {zn } ⊂ C e’ una successione limitata, cioe’ esiste un M tale |zn | ≤ M ∀n ∈ N, allora {zn } contiene una sottosuccesione convergente. Dimostrazione. Si scriva zn = an + ibn dove an , bn ∈ R. Si noti che |an | ≤ |zn | ≤ M quindi, per il Teorema di Weierstrass, esiste una sottosuccessione anj nj ∈N1 ⊂ {an } ⊂ R convergente, sia α = limj→∞ anj . Ora si consideri bnj nj ∈N1 , poiche’ bnj ≤ |zn | ≤ M esiste una sottosuccessione {bnk }nk ∈N2 ⊂ bnj nj ∈N1 ⊂ R convergente, sia β = limj→∞ bnk . E’ immediato che se nk ∈ N2 lim ank + ibnk = α + iβ k→∞ deve valere, quindi la sottosuccessione {znk }nk ∈N2 ⊂ {zn } converge. Nel seguito dobbiamo lavorare con successioni di numeri complessi e polinomi, quindi e’ conveniente dimostrare che ℓ Lemma 25 Se {zn } ⊂ C e’ una successione che converge a w ∈ C e P (z) = N ℓ=0 aℓ z allora lim |P (zn ) − P (w)| = 0. n→∞ Dimostrazione. Prima d’inizare ricordiamo che se a, b ∈ C allora m−1 m m m−1−ℓ ℓ a b a − b = (a − b) ℓ=1 ∀m ∈ N, e che esiste un M tale che |w| ≤ M |zn | ≤ M ∀n ∈ N, Quindi osserviamo che n n ℓ ℓ aℓ zn − aℓ w |P (zn ) − P (w)| = ℓ=0 ℓ=0 n = aℓ znℓ − wℓ ℓ=1 ≤ n ℓ=1 9 |aℓ | znℓ − wℓ ≤ n ℓ=1 ℓ−1 ℓ−1−k k zn |aℓ | |zn − w| w n ≤ |zn − w| ℓ=1 n = |zn − w| ℓ=1 n ℓ−1 ℓ−1 ℓ−1−k k zn |aℓ | w ℓ=1 k=0 n ≤ |zn − w| k=0 ℓ−1 ℓ−1−k k z w |aℓ | n k=0 |aℓ | ℓM ℓ−1 e’ una quantità limitata allora possiamo affermare che esiste un K tale che poiche’ ℓ=1 |aℓ | ℓM |P (zn ) − P (w)| ≤ K |z − w| e questo implica lim |P (zn ) − P (w)| = 0 n→∞ Ovviamente il teorema precedente non dice altro che i polinomi, come funzioni della variabile complessa, sono funzioni continue. Adesso siamo nella condizione di enunciare e dimostrare il seguente importante Teorema 26 (Teorema Fondamentale dell’Algebra) Ogni polinomio non costante P (z) = nℓ=0 aℓ z ℓ ha uno zero nel campo complesso. Dimostrazione. Possiamo assumere, senza perdita di generalita’, che an = 1. Se poniamo ω = inf |P (z)| z∈C noi vogliamo dimostrare che ω e’ zero e che esiste uno z0 ∈ C tale che |P (z0 )| = ω. Per prima cosa osserviamo che se |z| = R allora n n −ℓ |P (z)| ≥ R 1 − |an−ℓ | R ℓ=1 infatti n ℓ aℓ z |P (z)| = ℓ=0 n ≥ aℓ z ℓ − |a0 | ℓ=1 n ℓ ≥ aℓ z − |a1 | |z| − |a0 | ℓ=2 n ℓ ≥ aℓ z − |a2 | z 2 − |a1 | |z| − |a0 | ℓ=3 .... ≥ |an | |z|n − poiche’ lim R |z|→∞ n 1− n−1 ℓ=0 n ℓ=1 |aℓ | |z|ℓ |an−ℓ | R allora esiste un R0 > 0 tale che |P (z)| > ω + 1 se |z| > R0 . Ora notiamo che esiste una successione {zm } ⊂ C tale che |P (zm )| → ω 10 −ℓ =∞ inoltre, per la definizione di R0 , sappiamo che |zm | ≤ R0 ∀m ∈ N sufficientemente grande. Quindi, per quanto dimostrato, possiamo affermare che esiste una sottosuccessione z di {z } che converge e, senza mj m zmj ≤ R0 per ogni elemento della sottosuccessione. Se z0 e’ perdita di generalità, possiamo assumere che il punto dove zmj converge allora abbiamo che |z0 | ≤ R0 . Quindi, grazie al Lemma precedente, possiamo affermare che |P (z0 )| = ω Se, per assurdo, ω = 0 allora P (z0 ) = 0 e quindi possiamo costruire il seguente polinomio P (z + z0 ) . P (z0 ) Q(z) = Poiche’ il grado di Q(z) e’ n e Q(0) = 1 possiamo scrivere che Q(z) = 1 + n bℓ z ℓ ℓ=k dove k e’ il più piccolo indice ℓ ≥ 1 tale che bℓ = 0. Poiche’ sappiamo (cfr. Osservazione 21) che esiste un numero reale θ tale che bk eikθ = − |bk | allora, se r > 0 e rk |bk | < 1, otteniamo la seguente uguaglianza 1 + rk bk eikθ = 1 + rk (− |bk |) = 1 − rk |bk | quindi n Q(reiθ ) = 1 + bℓ z ℓ ℓ=k n k ℓ ≤ 1 + bk z + bℓ z ℓ=k+1 n iθ k ℓ = 1 + bk re bℓ z + ℓ=k+1 n bℓ z ℓ = 1 + bk rk eikθ + ℓ=k+1 = 1 − rk |bk | + n ℓ=k+1 |bℓ | |z|ℓ = 1 − r |bk | − r |bk+1 | − ... − rn−k |bn | . k Quando r e’ sufficientemente piccolo la quantita’ |bk | − r |bk+1 | − ... − rn−k |bn | e’ un numero strettamente positivo quindi possimo affemare che, per r sufficientemente piccolo, Q(reiθ ) < 1. Questo e’ assurdo, infatti P (z + z0 ) inf |Q(z)| = inf z∈C z∈C P (z0 ) 1 = inf |P (z + z0 )| |P (z0 )| z∈C 1 = |P (z0 )| |P (z0 )| =1 11 Una delle conseguenze piu importanti di questo teorema e’ contenuta nel seguente Corollario 27 Per ogni polinomio non costante P (z) = nℓ=0 aℓ z ℓ esistono ℓ numeri complessi {αj }ℓj=1 tali che P (z) = an (z − α1 )n1 (z − α2 )n2 ...(z − αℓ )nℓ con n = n1 + n2 + ... + nℓ . Ogni αj e’ detta radice di P (z) e nj la sua molteplicità. Dimostrazione. Per il teorema fondamentale dell’algebra esiste un β tale che P (β) = 0. Ora si noti che per l’algoritmo euclideo possiamo scrivere P (z) = (z − β)Q(z) + c dove il grado di Q(z) e’ n − 1 e c e’ una costante. Poiche’ 0 = P (β) = (β − β)Q(β) + c possiamo concludere che c = 0. Quindi abbiamo P (z) = (z − β)Q(z) adesso poniamo α1 = β e applichiamo il Teorema Fondamentale dell’Algebra a Q(z). Procedendo esattamente come sopra e dopo al piu’ n passaggi (il grado Q(z) e’ minore del grado di P (z)) otteniamo che possiamo scrivere P (z) = an (z − α1 )n1 (z − α2 )n2 ...(z − αℓ )nℓ Osservazione 28 Il teorema afferma, tra le altre cose, che un polinomio P (z) = possiede esattamente n zeri, contando ciascun zero con la relativa molteplicita’. n ℓ=0 aℓ z ℓ di grado n ≥ 1 Poiche’ ogni polinomio ha uno zero nel campo complesso si dice che il campo complesso e’ algebricamente chiuso. Infine, anticipiamo che in questo corso di Algebra Lineare dimostreremo che ad ogni trasformazione lineare T e’ possibile associare un polinomio, detto polinomio cartteristico, che permette di stabilire alcune importanti proprietà della trasformazione lineare. Bibliografia [1] Apostol Geometria [2] Bramante PreCalcolo Progetto Leonardo Bologna [3] Rudin Principles of Mathematical Analysis [4] Lang Algebra 12