gennaio/january 2016 998 LA CITTÀ DELL’ UOMO domus 998 Gennaio / January 2016 30 CORIANDOLI / CONFETTI LE RESPONSABILITÀ DEL GRAFICO Nel 1967, Giovanni Pintori pronunciò uno dei suoi rari discorsi sul mestiere del grafico che deve “rafforzare certe indispensabili basi di chiarezza, gusto e onestà informativa”. Lo ripubblichiamo in occasione dell’uscita del volume, curato da Marta Sironi, che riunisce il suo lavoro per Olivetti © Archivio Paolo Pintori In 1967, Giovanni Pintori gave a rare speech about the graphic designer’s duty to “strengthen certain indispensable foundations of clarity, taste and informational honesty”. We republish it here on the occasion of a new book, edited by Marta Sironi, the first overview of Pintori’s work for Olivetti In questa pagina: a sinistra, copertina della rivista Fortune, marzo 1953; sotto, Giovanni Pintori negli uffici milanesi di Olivetti, nel marzo 1966; in basso, pubblicità della macchina per scrivere Olivetti Tekne 3, 1966. Pagina a fronte: in alto, pubblicità editoriale della macchina per scrivere Olivetti 22, composizione originale del 1959 (a sinistra); manifesto pubblicitario, sempre per la Olivetti 22, del 1954 (a destra); al centro della pagina, un disegno di Giovanni Pintori degli anni Sessanta Photo Ugo Mulas Giovanni Pintori Il testo è tratto da un discorso che Giovanni Pintori ha tenuto nel 1967, in occasione della presentazione della sua personale alla Design Gallery di Tokyo. Il testo integrale è pubblicato sul volume Pintori (a sinistra) curato da Marta Sironi con il progetto grafico di Marina Del Cinque, Moleskine, Milano 2015. • Taken from an address held by © Archivio Paolo Pintori Giovanni Pintori in 1967 for the inauguration of an exhibition of his work at the Design Gallery in Tokyo. The full text was published by Moleskine in the book Pintori (left) edited by Marta Sironi, graphics by Marina Del Cinque, Milan 2015. Fin dalla fine degli studi ho avuto un’opportunità meravigliosa: lavorare sempre per un’industria e soltanto per essa, dall’inizio della sua espansione fino al raggiungimento della sua importanza mondiale. Considero quindi il mio lavoro come un lungo e ininterrotto discorso, rivolto per mio tramite da questa industria ai suoi clienti e al pubblico di tutto il mondo. Fui chiamato personalmente a lavorare da Adriano Olivetti, uno dei primi industriali a comprendere l’importanza della pubblicità e del design che sempre volle dirigere di persona, convinto che questi servizi fossero fondamentali per un’industria moderna. Una buona pubblicità non si misura dalle cifre in denaro spese per realizzarla. Facendo solo dei confronti posso dire che un’industria italiana di elettrodomestici che fa una pubblicità molto anonima e scadente, che non ha certo le fabbriche e l’organizzazione nel mondo della Olivetti, ha un budget pubblicitario cinque volte maggiore di quello nostro in Italia e spende solo in Italia quasi il doppio di quello che spendiamo noi in tutto il mondo. Un’altra organizzazione, che produce e vende generi alimentari, spende per la sua pubblicità in Italia circa dodici volte la cifra che spendiamo noi in Italia. Io credo che una pubblicità senza chiarezza e senza coerenza, anche quando ha qualche esempio isolato di buon design, è destinata fatalmente a perdere gran parte della sua efficacia nei confronti del pubblico perché lo stile di un’industria si afferma nella qualità domus 998 Gennaio / January 2016 CORIANDOLI / CONFETTI 31 • Opposite page: top left, cover © Archivio Paolo Pintori © Archivio Paolo Pintori © Associazione Archivio Storico Olivetti (AASO), Ivrea, Italy of Fortune magazine, March 1953; centre, Giovanni Pintori at work in the Olivetti offices in Milan, March 1966; bottom, ad for the Olivetti Tekne 3 typewriter, 1966. This page: far left, editorial campaign for the Olivetti 22 typewriter, a layout from 1959; near left: printed ad for the same typewriter, 1954. Below: a drawing by Pintori from the 1960s sostanziale e formale dei suoi prodotti, ma si presenta e si fa conoscere nell’ispirazione attenta e unitaria del suo messaggio al pubblico. Vi sono esempi di industrie che hanno contribuito in questo Dopoguerra a creare per gli artisti grafici un mercato di alto livello, incoraggiando nel campo grafico una notevole selezione creativa e, come vantaggiosa e ragionevole contropartita, sono riuscite a personalizzarsi agli occhi del pubblico. Da questa constatazione è nato il concetto di “Corporate Image”, che è il biglietto da visita non scritto con cui un’industria presenta se stessa, prevalentemente attraverso la produzione pubblicitaria e la caratterizzazione formale dei prodotti in un’immagine inconfondibile. Io mi auguro che l’esempio offerto dalle migliori industrie in Giappone e in tutto il mondo possa suscitare nel campo della pubblicità una più attenta sensibilità da parte di tutti gli altri committenti e contribuire al rafforzamento di certe indispensabili basi di chiarezza, di gusto e di onestà informativa, senza le quali la pubblicità è fatalmente destinata a declassarsi in mistificazioni e a mortificare e offendere la sensibilità dei suoi destinatari. La figura del grafico ha acquistato negli ultimi anni una precisa fisionomia da quando i manifesti pubblicitari, con rare eccezioni, non sono stati più firmati da pittori generici adattatisi per esigenze pratiche a un genere che veniva considerato di sottopittura, bensì da artisti impegnati esclusivamente nel campo della pubblicità grafica, a un livello di genere artistico autonomo, nel quale gli uomini che vi si dedicano devono impegnarsi totalmente. La diffusione internazionale della stampa, del cinema, della televisione, l’identità degli scopi e la rapidità delle comunicazioni, hanno fatto sì che le manifestazioni grafiche moderne siano valide per ogni parte del mondo. Così, sono scaduti i nazionalismi e si sono svuotati i luoghi comuni della grafica inglese per gli inglesi o americana per gli americani: artisti grafici di tutto il mondo si scambiano esperienze e informazioni in Giappone, in Europa o in America, ovunque vediamo gli stessi richiami grafici, gli stessi film, le stesse riviste. Anche la grafica, come la poesia o la pittura, è inserita e contribuisce alla vita e al progresso dei popoli e, come genere artistico indipendente, anch’essa è un momento della cultura contemporanea: come tale partecipa dei caratteri comuni agli altri movimenti culturali. Nei confronti della pittura, evidentemente, il rapporto è più stretto: spesso la grafica pubblicitaria riesce a trasmettere a un pubblico enormemente vasto le espressioni più aggiornate del gusto pittorico, facendo anche opera di educazione e divulgazione del gusto moderno. Il grafico al servizio di un’azienda assume una grande responsabilità e, come nel mio caso, deve intervenire giornalmente anche nella soluzione di vari problemi che assorbono molto tempo e lo impegnano seriamente, perché proprio in questo genere di cose, spicciole e varie, sono messe alla prova la serietà della preparazione e la chiarezza delle idee: occorre prendere decisioni rapide e responsabili, garantendo un buon livello di esecuzione e di efficacia, anche naturalmente tenendo conto di quegli elementi obbligati che sono sempre presenti nelle nostre opere grafiche pubblicitarie, come slogan, nomi o marchi di fabbrica, simboli o fotografie. Tutti i giorni, noi grafici, se saremo al passo con il nostro tempo, dobbiamo scoprire qualcosa di nuovo, spostare in avanti una bandierina ideale che segnerà la nostra nuova posizione: questo è il lato più bello e anche più impegnativo del nostro lavoro. domus 998 Gennaio / January 2016 © Associazione Archivio Storico Olivetti (AASO), Ivrea, Italy 32 CORIANDOLI / CONFETTI In questa pagina, sopra: disegno per una pubblicità per Olivetti, 1960. Pagina a fronte: in alto a sinistra, pubblicità internazionale per Olivetti Underwood, disegno originale, 1961; in alto a destra, pubblicità della macchina per scrivere Olivetti Linea 88, 1967; in basso, i pannelli pubblicitari della Olivetti Diaspron 82, montati (sopra) e nella loro versione definitiva (sotto) • This page, above: drawing for THE RESPONSIBILITIES OF A GRAPHIC DESIGNER does, has an advertising budget for Italy that is five times greater than ours, and spends in Italy alone almost double what we spend in the entire world. In another instance, there is a food producer and distributor that spends on its advertising in Italy about twelve times what we spend on advertising in this country. I believe an advertising campaign lacking clarity and coherence, even when it has a few instances of good design, is fatally destined to lose a large part of its effectiveness with the public, because the style of a company is expressed in the quality of substance and form of its products. Then it also needs to be presented and made familiar by means of an attentive and unitary message to the public. There are examples of companies that have contributed in this postwar era to creating a high-quality market for graphic artists. They encouraged healthy competition in the field of graphic design. The advantageous and reasonable compensation received by these companies was that they succeeded in making themselves Immediately upon graduation, I had the wonderful opportunity of working for one single company only, from the beginning of its expansion to its achievement of worldwide importance. So I consider my work to be a long and uninterrupted conversation held, through my mediation, by this company with its customers and the public at large. I was appointed by Adriano Olivetti personally, one of the first industrialists to understand the importance of advertising and design, which he always wished to direct in person, convinced as he was that these services were of fundamental importance to a modern company. A good advertising campaign is not measured by the amount of money spent in creating it. Just by making comparisons, I can tell you that an Italian manufacturer of household appliances who makes terribly facile second-rate advertisements and who does not have the factories and worldwide organisation that Olivetti an Olivetti ad, 1960. Opposite page: top left, original drawing for the international campaign for the Olivetti Underwood typewriter, 1961; top right, advertisement for the Olivetti Linea 88 typewriter, 1967; bottom, advertising panels for the Olivetti Diaspron 82, mounted (above) and in their final version (below) identifiable in the eyes of the public. This realisation led to the concept of corporate image, meaning the nonprinted business card by which the company presents itself, prevalently through advertising and by moulding the formal characterisation of its products into an unmistakable image. I hope that the example set by the best industries in Japan and the world over can generate in the field of advertising an enhanced sensibility on the part of all the other entrepreneurs. I hope it contributes to the strengthening of certain indispensable foundations of clarity, taste and informational honesty, without which advertising is fatally destined to degenerate into mystification, and will annoy and offend the sensitivity of its audience. In recent years, the profession of graphic designer has acquired a precise identity. This commenced being so when advertising posters, with rare exceptions, stopped being created by generic painters adapting themselves for practical reasons to a type of painting deemed inferior. They began being made by artists engaged exclusively in the field of advertising as an artistic category in its own right, where those dedicated to the discipline must be totally committed. The international dissemination of the press, cinema and television; the identity of the aspirations; and the swiftness of communication have all made the manifestations of modern graphic design become valid for every part of the world. This has brought the receding of nationalistic typecasting, the dwindling of stereotypes in British graphic design for the British, and American graphics for the Americans. Graphic artists the world over exchange experience and information in Japan, in Europe or in America. Everywhere we turn we see the same graphic allusions, the same films, the same magazines. Graphic art, like poetry and painting, is part of life and contributes to it. It promotes the progress of humanity, and as an element of contemporary culture, it shares common features with other cultural movements. Compared to painting, obviously, the relationship is closer: graphic design in advertising domus 998 Gennaio / January 2016 often succeeds in transmitting the most up-to-date expressions of pictorial taste to a vast audience, even functioning as a means of education and popularisation of modern tastes. The graphic artist in the service of a company takes on great responsibility and, as in my own case, must engage daily in the solving of diverse types of problems that require considerable time and serious effort. Precisely the sundry minor details put one’s commitment and clarity of ideas to the test. One is called upon to make quick and responsible decisions that guarantee a high level of execution and effectiveness. Naturally, one also needs to take into account the requisite elements that are always present in all our advertising designs, such as slogans, names, trademarks, symbols and photographs. If we as graphic artists wish to keep abreast of the times, we must come up with something new every day, advance the flag of our ideals a few more steps to leave the mark of our new position. This is the best part of our job, and the most demanding. © Archivio Paolo Pintori © Associazione Archivio Storico Olivetti (AASO), Ivrea, Italy © Archivio Paolo Pintori CORIANDOLI / CONFETTI 33 domus 998 Gennaio / January 2016 © Archivio Paolo Pintori 34 CORIANDOLI / CONFETTI In questa pagina, sopra: composizione originale per la pubblicità della macchina per scrivere Olivetti Diaspron 82, 1959. Le forme e i colori impiegati davano l’idea del funzionamento e delle modalità di utilizzo di una macchina per scrivere • This page, above: advertisement layout for the Olivetti Diaspron 82 typewriter, 1959. The shapes and colours are a reference to the functioning and use of a typewriter