Anche il dio Bacco ha la sua Wall Street

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01-AUG-13 08:49:59
( IL
VA L O R E D E L V I N O
)
Anche il dio Bacco
ha la sua Wall Street
di Paolo Repetto
C
’è un termine che amo usare per definire quelli che in Italia vengono comunemente chiamati
grandi vini ed è l’espressione inglese fine wine.
Rivendico la pretesa di essere stato tra i primi in Italia a utilizzare questa terminologia in
maniera diffusa, anche se ancora oggi quando parlo di fine
wine molti mi guardano con aria interrogativa. Se letteralmente si può tradurre in vino buono, in realtà questo vocabolo identifica in maniera inequivocabile i vini più ricercati dal mercato a livello internazionale e ai quali il mercato
stesso riconosce valutazioni di prezzo decisamente elevate.
Ma se per molti appassionati risulta facile identificare le etichette di cui parliamo, ben più difficile può essere definirne
il reale valore. Iniziamo con il mettere un punto fermo. In
linea di massima possiamo affermare che una bottiglia di vino, così come qualsiasi altro bene oggetto di compravendita, costruisce il suo valore sulla base della legge di mercato:
più alta e costante è la domanda del mercato, maggiore sarà
il prezzo che quella bottiglia raggiungerà nel tempo.
Ma la vera riflessione da fare è: cosa si intende per mercato?
Volendo effettuare una reale valutazione di un vino, non si
può non prescindere dai parametri del mercato professionale, ovvero quello composto dai commercianti e dai trader.
Questi ultimi, infatti, sono quelli che scambiano quotidianamente questi vini, e sono gli unici che sono in grado di acquistare o vendere in un breve lasso di tempo anche quantità rilevanti di fine wine. Sono i veri protagonisti del mercato
che a sua volta è l’unico sovrano in grado di determinare
quale sia l’effettivo valore di un vino. Assegnare un valore
a un vino, e valorizzare quindi la propria collezione, sulla
base del prezzo di retail (per intenderci il
prezzo che paghereste una bottiglia di vino sullo scaffale di un’enoteca oppure on
line) è del tutto errato, in quanto i prezzi
al dettaglio sono influenzati da innumerevoli fattori che determinano una notevolissima variabilità. Provate a pensarci, un vino può essere proposto on line a
un determinato prezzo, probabilmente la metà della cifra
che vi chiederanno in un’enoteca del centro di una grande
città per la stessa bottiglia. Sfortunatamente non esiste ancora un punto di riferimento ufficiale che aiuti appassionati
e collezionisti a identificare un valore attendibile per i vini
italiani, mentre questa operazione risulta molto più semplice per i vini francesi grazie al Liv-ex (London International
Vintners Exchange), la Borsa mondiale dei vini pregiati,
una piattaforma nell’ambito della quale i commercianti (al
momento solo quelli inglesi) possono scambiare in totale sicurezza i loro vini, con il loro reale valore di mercato.
Si noti che sul Liv-ex, così come da buona norma e consuetudine, la transazione non avviene per bottiglia ma per
«cassa», indicata in gergo come Owc (Original wooden case)
e generalmente da 12 bottiglie. Sulla base delle transazioni
che avvengono nell’ambito del Liv-ex, mensilmente vengono rilasciati degli indici che rispecchiano l’andamento del
valore dei fine wine. Il più importante di tutti è il Liv-ex
100, che rappresenta il movimento dei prezzi dei 100 vini
pregiati più ricercati dal mercato mondiale, quasi tutti provenienti da Bordeaux, ed è ormai diventato il benchmark
del mercato dei fine wine. La nascita del Liv-ex ha rappresentato una svolta epocale per il settore fine wine, in particolare per i vini francesi, in quanto ha messo chiunque
in condizione di verificare il valore di scambio di una determinata etichetta, con tutti i vantaggi che ne conseguono.
Naturalmente in questa principale borsa di riferimento dei
fine wine vengono scambiati anche i principali vini italiani,
ma in volumi non sufficienti da rendere attendibile il valore medio di scambio. L’attenzione per i grandi vini italiani
però sembra essere crescente, in particolare nei mercati emergenti del Sudest asiatico, tanto da spingere nel 2012
il Liv-ex a creare il Super Tuscan Index
che monitora l’andamento degli scambi
delle ultime annate di Masseto, Tignanello, Sassicaia, Ornellaia e Solaia. Per
adesso pochi, ma certamente buoni.
SPIRITO diVINO
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