Il Trade Marketing: quando il cliente è un rivenditore Paolo Patruno Quando si parla di trade marketing si intende l’insieme di strategie e di attività di marketing specifiche attraverso le quali le imprese produttrici tendono a pianificare e gestire i loro rapporti con le imprese distributrici. In questo caso, attività di marketing tradizionale vengono coniugate con riferimento al mercato intermedio costituito dai rivenditori. Negli ultimi anni, per vari motivi è cresciuta l’importanza dei rivenditori e dei punti vendita in particolare, per la loro capacità di poter comunicare e di avere in mano il rapporto diretto col consumatore finale. Ad oggi, tra i due soggetti ci sono rapporti di tipo paritario, se non addirittura, in casi estremi, di dipendenza del fornitore da alcuni distributori. Spesso però gli interessi di un’impresa, specie di tipo industriale, e dei suoi intermediari lungo la filiera possono essere in forte contrapposizione. Per fare alcuni esempi, è chiaro, che le aziende produttrici spingano perché i loro rivenditori trattino tutto il loro portafoglio prodotti in esclusiva, cosa che spesso non accade in quanto i rivenditori hanno interesse ad avere un maggiore assortimento. I produttori spingono perché i rivenditori facciano magazzino della loro merce, mentre da parte dei rivenditori si verifica esattamente la necessità opposta, ossia di trovare sempre la merce desiderata nel magazzino del produttore in modo tale da stivare solo il minimo indispensabile. Dall’altro lato si manifesta sempre più spesso la volontà del produttore di utilizzare i locali del venditore come un vero e proprio media, per veicolare messaggi pubblicitari o promozionali nei confronti dei consumatori, ma non sempre si ha questa disponibilità da parte dei titolari del punto vendita. A fronte però di diverse necessità, le aziende in questione hanno comunque un obiettivo comune, cioè quello di vendere e di ricavare un profitto interessante per entrambi. Con attività di Trade Marketing si interviene utilizzando alcune leve, su questo tipo di rapporto, cercando di appianare i contrasti e di creare valore aggiunto che sia percepito in primis dai consumatori. È possibile compiere un vero e proprio salto di qualità, intervenendo sui bisogni, le aspettative e gli atteggiamenti della distribuzione. Sintetizzando, il Trade Marketing comporta una fase strategica da cui nascerà l’elaborazione di un piano, una fase di gestione che si avvale di alcuni strumenti, cosiddette leve o politiche di Trade Marketing ai quali seguiranno una fase di analisi dei target e una fase successiva di controllo da cui si valuterà la riuscita o meno delle attività. Analizziamo alcune attività di Trade Marketing cercando di non dimenticare le peculiarità del settore della protezione solare in cui operiamo. Gli elementi basilari del Trade Marketing Mix sono derivati delle più tradizionali leve di Marketing: un prodotto adeguato, un prezzo remunerativo, una promozione convincente (e coinvolgente) e una comunicazione mirata. In primis, il prodotto deve rispondere in maniera adeguate alle aspettative del nostro cliente, cosi come a quelle dei suoi clienti. Rimandiamo i discorsi sulla qualità intrinseca del prodotto, che potrebbero risultate banali. Nel nostro settore non ci sono grossi problemi di packaging, in quanto il prodotto non è esposto in maniera solitaria sullo scaffale di un supermercato, ma è il negoziante a mostrarlo e a seguire e guidare il consumatore nell’acquisto. Grande importanza assume invece il packing, in quanto il prodotto deve arrivare al punto vendita in stato perfetto, imballato in maniera da ottimizzare gli spazi, con un imballo che sia facile aprire e che non crei problemi di smaltimento. Evitare quindi imballi pericolosi o indistruttibili è preferibile. Sul prezzo l’azienda deve sempre tenere un certo controllo, valutandone il peso della remunerazione richiesta agli intermediari commerciali. È inopportuno utilizzare un listino unico per tutti i vari tipi di clienti, è meglio invece cercare di fare in modo che il prodotto arrivi al consumatore con una certa omogeneità di prezzo sul mercato. Il prezzo deve stimolare le vendite, motivare gli intermediari e mantenere livelli equi sui punti vendita. All’interno di questa leva possono avere influenza altre variabili strategiche: ad esempio un prezzo alto comunica qualità e notorietà di marca. Un’azienda prestigiosa con un buon prodotto può permettersi di applicare un così detto premium price. Il distributore sarà pronto a riconoscerlo per potersi avvalere di un marchio noto nei confronti dei suoi clienti. Altra variabile da considerare nelle politiche di prezzo è la fase del ciclo di vita del prodotto. Si applicheranno prezzi differenti nelle fasi di lancio (più basso), espansione (premium price), maturità (listino) o declino (più basso). Il nostro settore ha senza dubbio un prodotto maturo, ma alcuni modelli proposti possono attraversare fasi diverse. Attività di promozione posso riguardare il consumatore finale, il rivenditore o entrambi. Le attività di Trade Marketing devono sempre coinvolgere il rivenditore, per farglenei percepire il valore aggiunto; senza il suo coinvolgimento verranno abbandonate o addirittura boicottate, portando a risultati pessimi. Le più banali possono essere riduzioni temporali di prezzo, offerte quantità, incentivi ad obbiettivo, ma spesso serve un’attività più complessa e personalizzata. Ad esempio promozioni solo su determinati prodotti, per incrementarne le vendite nel breve termine. Le attività promozionali più redditizie ed allo stesso tempo complicate hanno come finalità quella di guadagnarsi un’esclusiva, ma in alcuni casi l’obbiettivo è da considerarsi addirittura impraticabile. Allora ci si può accontentare di incrementare la quota di mercato, di fidelizzare un rivenditore e di ottenere così vantaggi a lungo termine. Le attività di questo genere che si sono maggiormente dimostrate interessanti in termini di risultati sono le promozioni trasversali, ossia quelle attività che procurano un vantaggio al consumatore finale permettendo all’intermediario di poter incrementare il numero dei potenziali clienti su cui lavorare e il fatturato stesso. Per l‘azienda si manifesta oltretutto la possibilità di avere un forte impatto comunicativo sul punto vendita messo a disposizione dal venditore, con un guadagno in termini di immagine e di notorietà. Altri interventi interessanti che hanno avuto un boom in tempi recenti sono i meeting con la clientela, dove il valore aggiunto è dato dal contenuto, che può essere un aggiornamento, la presentazione di determinati prodotti o di una campagna pubblicitaria, ma che sempre di più viene utilizzato come momento emozionale per creare un legame diretto coi propri rivenditori, offrendo intrattenimento di ogni genere. Le attività riservate al Trade, non si esauriscono certo con quelle citate. Ogni azienda ha una miriade di possibilità a disposizione per incentivare i distributori del proprio canale distributivo; sarebbe impossibile citarle tutte. In conclusione , trovo che sia importante invece sottolineare l’importanza che hanno alcuni mezzi, da cui dipendono la capacità di suscitare interesse e il successo dell’offerta. Il primo tra tutti è il catalogo: deve presentare in maniera chiara l’azienda e la sua gamma prodotti, deve essere di facile comprensione ed utilizzo, deve riportare in maniera immediata le più importanti informazioni che spingono all’acquisto. Deve in poche parole, essere concepito come un supporto pratico ed efficace all’attività dei rivenditori. Suggerisco, come sempre di avere dei chiari obiettivi quando si intraprende un’attività di Trade Marketing, questo darà modo al termine dell’attività stessa di poter effettuare un controllo per coglierne i risultati e fare tesoro delle esperienze, in modo tale da poterle riproporre o correggere in futuro. In bocca al lupo! Tenda in&out 1/2013 – www.tendain.it