SUBSTRATO NEUROBIOLOGICO DELLA SINDROME DA STRESS POSTTRAUMATICO E RELATIVO IMPATTO FUNZIONALE E STRUTTURALE DELLA TERAPIA CON EMDR Marco Pagani, Francesca Flumeri e Dario Salmaso. Istituto di scienze e Tecnologie della Cognizione, CNR, Roma Recenti studi hanno dimostrato come la sindrome da stress post-traumatico (PTSD) possa causare nel cervello cambiamenti sia anatomici sia funzionali in specifiche aree cerebrali associate alla risposta emotiva al trauma ed alla relativa insorgenza dei sintomi. Studi di imaging funzionale (tomografia ad emissione di fotone singolo, SPECT, e ad emissione di positroni, PET) e strutturale (risonanza magnetica, RM) hanno evidenziato significative variazioni neuropatologiche in pazienti con PTSD durante la rivisitazione del trauma. Infatti, gli studi funzionali condotti con la SPECT consentono di identificare le variazioni del metabolismo e del flusso ematico cerebrale, aiutando ad assegnare un ruolo specifico ad ognuna delle aree cerebrali coinvolte nel complesso meccanismo che sottende il processamento delle emozioni. La RM permette invece di rilevare la presenza di variazioni morfologiche e volumetriche di specifiche strutture cerebrali. Sono riportati in letteratura aumenti e diminuzioni di flusso nell’ippocampo, nell’amigdala, nella corteccia prefrontale mediale, nel cingolo anteriore e posteriore e nella corteccia temporale. Il modello prevalente collega i sintomi del PTSD ad una mancata inibizione dell’ amigdala, iperattivata dalla sensazione di incombente minaccia, da parte della corteccia prefrontale. E’ stato anche proposto che i cambiamenti strutturali dell’ippocampo e del cingolo anteriore rivelati dalla RM siano causati dalla risposta neuronale allo stress. L’impiego delle tecniche di neuroimmagine ha consentito di fare luce sui correlati neurali della psicoterapia, rivelando i suoi effetti neurobiologici sulla funzione cerebrale. Nell’ambito dei diversi approcci psicoterapeutici, l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è emerso come promettente risorsa per il trattamento del trauma e di altri disturbi d’ansia, sebbene ancora non sia stata completamente chiarita la sua modalità di azione sui circuiti neurali. Molte ricerche sono state effettuate per valutare l’efficacia dell’EMDR, ma solo un numero esiguo di esse ha indagato il substrato neurobiologico di questa terapia. L’efficacia dell’EMDR nel trattamento del PTSD è stata confermata da uno studio SPECT su sei soggetti (Lansing et al., 2005, J Neuropsych Clin Neurosci;17(4):526-532) che ha evidenziato dopo terapia una diminuzione del flusso ematico nel lobo occipitale bilateralmente e nel lobo parietale sinistro e un aumento di flusso nel giro frontale inferiore sinistro. Sempre utilizzando la SPECT Oh e Choi (2007, J EMDR Pract Res;1(1):24-30) hanno riportato una significativa modificazione del flusso cerebrale in seguito ad EMDR, prevalentemente riscontrabile nell’area limbica e nella corteccia prefrontale. Un recente studio con utilizzo di RM (Bossini et al., 2007, J Neuropsych Clin Neurosci; 19(4):475-476) ha inoltre messo in evidenza un aumento di volume dell’ippocampo in seguito a trattamento con EMDR, aumento invece non riportato in un lavoro di Lindauer et al. su 9 soggetti con PTSD, nonostante il successo clinico della psicoterapia eclettica eseguita (2005, Psychol Med ; 35 :1-11). L’obiettivo delle nostre ricerche e’ stato quello di analizzare la risposta funzionale e le variazioni strutturali in due gruppi di soggetti esposti a trauma occupazionale che hanno sviluppato (S=sintomatici, n=16) o no (NS=non sintomatici, n=17) il PTSD. I S sono stati in seguito trattati con EMDR. La diagnosi di PTSD prima e dopo la terapia è stata basata sia sui criteri del DSM-IV sia su vari test neuropsicologici mirati. La SPECT e la RM sono state eseguite da 3 mesi a sei anni dal trauma e la prima è stata ripetuta dopo EMDR. I sintomi sono stati provocati da uno script autobiografico individualizzato che ha riportato alla memoria il trauma e durante il quale è stato iniettato il tracciante di flusso cerebrale. In questo modo e’ stato possibile “fotografare” lo stato di attivazione della corteccia durante lo stimolo stressogeno. Le analisi eseguite hanno mostrato differenze tra S e NS nella risposta del flusso cerebrale allo script. Nei 33 soggetti in cui sono state eseguite sia la SPECT sia la RM sono state trovate differenze significative funzionali e strutturali nella corteccia temporo-parietale sinistra e nel talamo. In queste regioni gli score di due test neuropsicologici autosomministrati (Impact of Event Scale, IES, e Well Being Index, WHO-10), somministrati ai soggetti a scopo diagnostico e per monitorare il corso della malattia, hanno correlato significativamente con il flusso cerebrale (Fig.1). Lo score della IES rappresenta, in relazione alla settimana precedente il test, la quantita’ di intrusioni ed elusioni correlate con il trauma subito. Lo score della WHO-10 nella stessa settimana e’ proporzionale allo stato di benessere indipendentemente dalla diagnosi o meno di PTSD. Le due regioni nelle quali le differenze di flusso tra S e NS e le correlazioni con i due test si sono sovrapposte sono state l’insula e la corteccia parietale inferiore. L’insula ha un ruolo chiave nel percepire e nel rispondere a stimoli emozionalmente rilevanti e correla con l’intensita’ degli affetti negativi. La corteccia parietale inferiore e’ coinvolta nella modulazione dell’eccitazione in seguito a stimoli esterni ed e’ correlata con l’incapacita’ di identificare emozioni negative. Fig.1. Correlazione nagativa tra WHO-10 e flusso (sinistra) e correlazione positiva tra IES e flusso (destra) in 33 soggetti con e senza PTSD. La rispondenza tra differenze di flusso legate alla presenza di PTSD e la correlazione con questi due test autosomministrati ne sottolinea la validità diagnostica e ne suggerisce un possibile sito di processamento. Nei soggetti con remissione sintomatologica dopo EMDR (R; n=11) sono state trovate rispetto ai soggetti che non hanno risposto alla terapia (NR; n=5) significative differenze di flusso in 4 aree corticali che processano funzioni deteriorate in corso di PTSD (Fig. 2). Fig.2. Rappresentazione corticale e per aree anatomo-funzionali (Aree di Brodmann) delle differenze di flusso tra pazienti con e senza remissione dei sintomi dopo EMDR La mancata inibizione e/o l’iperattività di queste regioni nel PTSD sono responsabili della sua sintomatologia. Diminuzioni di flusso dopo la terapia sono state registrate nei R rispetto ai NR nell’ippocampo, nel giro fusiforme (corteccia parieto-occipitale) e nella corteccia visiva primaria. L’ippocampo è sede della memoria episodica ed autobiografica: la normalizzazione del suo flusso suggerisce la riduzione della persistente rivisitazione del trauma e ha effetto sulla capacità di ricordarne importanti aspetti. Il giro fusiforme processa il riconoscimento di volti, dei corpi e delle parole: la diminuzione del suo flusso dopo EMDR può contribuire alla rarefazione di ricordi patologici di immagini somatiche ad esso collegate. La corteccia visiva primaria custodisce la memoria visiva degli eventi: la sua diminuita attivazione durante lo script accompagna la sparizione di flashback ed immagini allucinatorie e sogni dell’evento traumatico. Viceversa la corteccia frontale dorsolaterale ha mostrato un aumento di flusso nei R. Questa regione oltre ad essere deputata ad inibire nel sistema limbico la risposta patologica a stimoli che ricordano l’evento traumatico è essenziale per i processi di attenzione e del “senso di sé”, diminuiti in corso di PTSD e recuperati in seguito alla remissione della malattia. In questi soggetti la RM ha inoltre messo in evidenza il valore predittivo delle dimensioni di queste regioni rispetto all’efficacia della terapia con EMDR. In conclusione, gli effetti della terapia con EMDR sono risultati, unitamente ad un consistente miglioramento della sintomatologia e ad una riduzione della iperreattività a stimoli di carattere emotivo, in una normalizzazione funzionale di alcune aree specifiche e in variazioni del volume ippocampale in relazione al suo esito clinico. Questi risultati sono in linea con la letteratura pregressa e con le attuali conoscenze sul PTSD e suggeriscono l’esistenza di basi neurobiologiche dell’EMDR confermandone l’impatto funzionale su strutture cerebrali coinvolte in patologie ansiogene. I nostri risultati confermano inoltre il coinvolgimento della corteccia temporo-parietooccipitale nel PTSD e sottolineano il valore delle neuroimmagini sia nello svelare gli effetti neurobiologici dell’EMDR che nel determinare il valore delle indagini strutturali nel predirne l’efficacia.