Purificazione e caratterizzazione della β-glucosidasi, un enzima chiave nei meccanismi di difesa da patogeno nell’olivo, mediante tecniche di separazione molecolare ed imunocitochimiche. Introduzione Le β-glucosidasi (β-D-glucoside glucoidrolasi) sono enzimi ampiamente diffusi nel regno dei viventi procarioti ed eucarioti. Esse calatizzano l’idrolisi di aril- e alchil-β-D-glucosidi come anche di glucosidi in solo mezzo carboidratico. Le β-glucosidasi di ordini e regni diversi si differenziano per la loro specificità all’aglicone che è legato con il gruppo glucoside tramite un legame β-glicosidico. Quasi tutte le β-glucosidasi hanno più o meno lo stesso peso molecolare compreso fra 55 a 65 kDa, un optimum di pH acido (pH 5-6) ed una assoluta richiesta di β-glucosidi come substrato (Esen A., 1993). Le attuali ricerche sulle β-glucosidasi hanno assunto sempre più rilevante interesse scientifico, medico ed economico. Ad esempio, una β-glucosidasi acida umana (glucocerebrosidasi) ha attualmente acquistato un potenziale terapeutico nel trattamento della sindrome di Gaucher e nei disordini ereditari causati dalla deficienza di questa β-glucosidasi acida localizzata nei lisosomi; una β-glucosidasi citosolica umana è implicata nel metabolismo della piridossina-5’-β-D-glucoside, così come nell’idrolisi dei βglucosidi ingeriti con alimenti di origine animale e vegetale; applicazioni di sistemi βglucosidasi/glucosidi cianogenici trovano positivo riscontro nella terapia antitumorale. Tali enzimi hanno un grande interesse in campo economico sia perché le β-glucosidasi di funghi e batteri appaiono come candidati naturali per creare una β-glucosidasi ideale da utilizzare nella conversione della cellulosa in glucosio su scala industriale sia perchè risultano coinvolte nella modulazione delle qualità organolettiche e sensoriali di prodotti agroalimentari. Le β-glucosidasi delle piante sono conosciute da oltre 160 anni dalla descrizione dell’azione dell’emulsina (β-glucosidasi di mandorlo) sull’amigdalina, una β-D-gentiobiside cianogenica, da parte di Liebig e Wöhler nel 1837. Solo negli ultimi vent’anni, però, è stato fatto un progresso considerevole nella biologia molecolare e nella biochimica di tali enzimi. Nelle piante, le β-glucosidasi sono coinvolte in una varietà di eventi chiave del metabolismo ed in risposte relative alla crescita. Si passa dall’idrolisi di fitormoni coniugati e quindi all’attivazione degli ormoni stessi (ad esempio, glucosidi di gibberelline, auxine, acido abscissico e citochinine) al coinvolgimento nei processi di lignificazione fino alla difesa contro alcuni patogeni ed erbivori attraverso il rilascio di sostanze tossiche (quali cumarine, tiocianati, terpeni e cianidi). La validità dell’applicazione di queste nuove molecole bioattive in campo medico e farmacologico è testimoniata dai tentativi sempre più frequenti di purificare e stabilizzare i prodotti della reazione enzimatica attraverso bioreattori catalitici che utilizzano β-glucosidasi di mandorlo e dall’archeobatterio Sulfolobus solfataricus over-espresso in E. coli. Questi enzimi, pur dimostrando una buona specificità per il substrato oleuropeina, limitano la produzione dei suoi derivati aldeidici insaturi, gli unici che hanno dimostrato una forte azione antibatterica in vitro. Da qui la necessità di disporre dell’enzima β-glucosidasi nativo che troverebbe applicazioni biotecnologiche nella produzione di piante transgeniche resistenti e nella produzione delle molecole ad elevata attività biologica con vaste applicazioni in campo industriale nella produzione degli agroalimenti ed in applicazioni farmaceutiche. Il progetto proposto ha come scopo la ricerca di metodi avanzati di separazione e purificazione di proteine con attività catalitica e di derivati, di particolare interesse industriale, a partire da un estratto proteico di Olea europaea. Sono state confrontate diverse modalità estrattive dai tessuti di olivo in relazione sia alla quantità che alla qualità del prodotto proteico ottenuto. E’ stato verificato che l’isolamento della β-glucosidasi da olivo mediante i metodi tradizionali (quali precipitazione con solventi organici e dialisi), origina un prodotto purificato, ma molto spesso compromesso nelle normali attività biologiche. Per questo motivo si è ricorso alla purificazione per mezzo della tecnologia a membrana, che offre un'allettante alternativa, rispetto ai metodi tradizionali. Tale metodologia, sfruttando il diverso peso molecolare del proteoma presente nell’estratto proteico di Olea europaea, consente (variando il cut-off della membrana) di trattenere determinate molecole proteiche preservandone l'attività enzimatica ed, 1 inoltre, consente di allontanare dagli estratti i composti interferenti e non proteici, quali complessi lipidici, fenolici e pigmenti, consentendo così la purificazione della frazione proteica enzimaticamente attiva (Zwijnenberg H.J. et al., 2002). Inoltre, per la caratterizzazione della β-glucosidasi si farà ricorso all’elettroforesi bidimensionale, che permette di ottenere una maggiore risoluzione di una miscela complessa di proteine. Tale tecnica, infatti, è in grado di separare migliaia di proteine differenti in funzione di due variabili in due diversi steps: la prima dimensione, isoelettrofocalizzazione (IEF), separa le proteine in base al loro punto isoelettrico; la seconda dimensione, SDS-PAGE, separa le proteine in base al loro peso molecolare. La β-glucosidasi nelle Oleaceae Nella famiglia delle Oleaceae una β-glucosidasi endogena (β-D-glucoidrolasi, E.C. 3.2.1.21) specifica per il biofenolo oleuropeina attiva un complesso meccanismo di difesa multichimico i cui prodotti mostrano una spiccata attività antiossidante e antibatterica. L’oleuropeina è presente in alte quantità nelle foglie dell’ulivo (Le Tutour e Guedon, 1992), anche se è stata trovata in tutto l’albero, incluso i frutti (Servili et al., 1999). Al momento sia la qualità che la quantità di composti fenolici e secoiridoidei e dei loro derivati risulta essere ben documentata in Olea europaea (Bianco et al., 1999; Savourin et al., 2001) come anche la variazione dipendente dalla varietà, dalla stagione, dallo stadio di maturazione del frutto e dall’età della foglia (Ryan et al., 2003; Briante et al., 2002; Esti et al., 1998). I componenti agliconici, derivati dall’idrolisi dell’oleuropeina sono responsabili del tipico sapore amaro e pungente che caratterizza frutti e foglie delle Oleaceae. Tale principio amaro diminuisce significativamente durante la maturazione del frutto e nella senescenza foliare e deve essere attenuato o eliminato nei prodotti agroalimentari da essi derivanti. Perciò, recentemente l’interesse dell’industria agroalimentare si è rivolto alla chimica dei composti biofenolici della drupa attraverso lo studio della trasformazione molecolare dell’oleuropeina. Le piante superiori hanno sviluppato strategie difensive per proteggersi da insetti, erbivori e patogeni. Migliaia di prodotti chimici presenti nelle varie specie, spesso associati al metabolismo secondario, sono in relazione ai meccanismi di difesa. Il modello di difesa in Olea europaea è di particolare interesse, non solo per botanici, biologi e biochimici ma anche per agronomi e operatori nel settore olivicolo, in quanto conoscenze sull’azione e regolazione dei meccanismi di difesa avrebbero una positiva ricaduta nell’impiego di nuove strategie di lotta contro gli agenti infestanti dell’olivo, migliorando la qualità e la quantità del frutto e dei prodotti da esso derivanti. Alla luce di quanto esposto e vista l'importanza economica che riveste nella nostra regione la coltivazione dell'olivo, il presente progetto di ricerca si occuperà di raccogliere dati utili per la caratterizzazione della componente enzimatica presente nel frutto di cultivars calabresi, Carolea e Cassanese, di notevole interesse agronomico e commerciale. Questo studio darà interessanti indicazioni sull'influenza del fattore varietale sui livelli dell’attività β-glucosidasica e, quindi, del grado di “resistenza”all’attacco da patogeni di una cultivar. .Inoltre, sulla base di dati sperimentali, si cercherà di elaborare un modello di azione dell’enzima durante un attacco patogeno simulato. Gli obiettivi del presente progetto possono, quindi, essere riassunti in i) Caratterizzazione dell'attività enzimatica di drupe delle cultivars Carolea e Cassanese in relazione allo stadio di sviluppo e maturazione del frutto, in cui sono previste le seguenti fasi: a) Estrazione e purificazione dell’enzima nativo mediante tecniche di base (PAGE) e tecnologie a membrana b) Purificazione mediante processi di diafiltrazione c) Saggio dell’attività enzimatica specifica nelle fasi di purificazione d) Zimogramma per la detection degli isozimi e) Caratterizzazione elettroforetica dell’enzima purificato mediante analisi 1D e 2D ed immunoblotting, utilizzando l’anticorpo anti-β-glucosidasi. Gli spots individuati dall’analisi westernblot verranno isolati per la determinazione della sequenza amminoacidica mediante MS/MS e/o microsequenziamento. Allineamento e confronto delle sequenze amminoacidiche con quelle presenti in banca dati, compresa quella per una putativa β-glucosidasi di olivo. La specificità di substrato verso l’oleuropeina e la stima dell’attività enzimatica dell’enzima 2 purificato, verrà monitorata sempre mediante tecniche PAGE integrandola con l’analisi in spettrofotometria mediante saggio cromogenico (X-GLU) e saggio glucosio OssidasiPerossidasi. ii) Localizzazione istologica e citologica della β-glucosidasi nei tessuti di foglia e drupa mediante tecniche citoistochimiche e immunoistochimiche, tramite l’utilizzo di un anticorpo policlonale diretto contro la β-glucosidasi (fornito da Yoshiko Minami, Okayama University, Japan). iii) Analisi del pattern di localizzazione in relazione allo stadio di sviluppo e maturazione della drupa nelle due cvs. iv) Analisi del pattern dell’attività della β-glucosidasi in seguito ad attacco patogeno. Risultati raggiunti L’insieme dei risultati ottenuti, utilizzando tecniche citoistologiche, immunocitochimiche e biochimiche per la caratterizzazione dell’enzima β-glucosidasi sia nei tessuti foliari che del frutto in maturazione, ha permesso di identificare almeno quattro isoforme di cui tre, a peso molecolare di 65 kDa, identificabili mediante anticorpo specifico e una quarta, a peso molecolare di circa 30 kDa, identificata mediante processi di separazione su sistemi a membrana a cut-off differenziali. Le tre isoforme evidenziate attraverso la separazione 2-DE di estratti provenienti da foglia e frutto, differiscono in pIs e sono localizzate, una a livello stromatico nei cloroplasti, le altre due, invece, sono citoplasmatiche, come risulta dalla localizzazione con la tecnica Immunogold nei tessuti fotosintetizzanti. Le analisi immunocitochimiche nei tessuti di foglia e frutto hanno evidenziato una espressione differenziale durante le fasi di sviluppo e maturazione di questi organi. In particolare, le tre isoforme sono assenti nelle foglie giovani del primo nodo e la loro espressione aumenta in funzione del grado di maturazione e sviluppo foliare; nel frutto in maturazione verde si è, invece, rilevata la presenza di un gradiente negli strati superficiali e profondi del frutto, in relazione al grado di differenziazione cloroplastica. Questi risultati suggeriscono che l’espressione dell’enzima è fortemente influenzata dallo stadio di sviluppo foliare e maturazione del frutto, che risultano associati alla capacità fotosintetica dei tessuti. Ciò dimostra che in olivo, analogamente a quanto riscontrato in altre specie e generi, i sistemi di difesa costitutiva che utilizzano enzimi glicosidici sono esclusivamente attivi nei tessuti fotosintetizzanti. Dosaggi dell’attività β-glucosidasica hanno rilevato la maggiore concentrazione nelle drupe verdi mature e pertanto è stato selezionato come tessuto di partenza per la purificazione dell’enzima mediante processi di diafiltrazione a membrana. E’ stata effettuata la parziale purificazione dell’enzima nativo partendo da estratti grezzi di drupe con elevata attività enzimatica, mediante diafiltrazione attraverso membrane asimmetriche di poliammide con cut-off di 50 kDa e di polisulfone con cut-off di 30 kDa. Elettroforesi quantitative e qualitative hanno identificato un polipeptide di 65 kDa come banda polipeptidica più rappresentata nella diafiltrazione a membrana di 50 KDa. I dati ottenuti dimostrano che la diafiltrazione degli estratti da frutto aumenta significativamente l’attività specifica della β-glucosidasi. L’enzima isolato ha mostrato una elevata affinità per il substrato oleuropeina e una moderata attività per altri β-D-glucosidi sintetici e naturali. Risultati attesi ¾ Individuazione dei tessuti vegetali a maggior contenuto enzimatico (organo e stadio di sviluppo). ¾ Estrazione proteica e monitoraggio della stabilità enzimatica mediante saggio dell’attività catalitica. ¾ Caratterizzazione elettroforetica delle isoforme enzimatiche presenti nel tessuto individuato e analisi MALDI/TOF degli spots. ¾ Individuazione dell’isoforma specifica per l’oleuropeina. ¾ Purificazione degli estratti proteici attraverso processi di diafiltrazione. ¾ Cristallizzazione a membrana degli estratti purificati. ¾ Immobilizzazione dei composti in situ. 3 Bibliografia Bianco A. D., Muzzalupo I., Piperno A., Romeo G. e Uccella N. (1999). Bioactive derivatives of oleuropein from olive fruits. J. Agric. Food Chem., 47, 3531-3534. Briante R., Patumi M., Terenziani S., Bismuto E., Febbraio F., Nucci R. (2002). Olea europaea L. leaf extract and derivatives: antioxidant properties. J. Agric. Food Chem., 50 (17), 4934-40. Esen A. 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