L’ANELLO DI POLICRATE
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convocati gli Indiani chiamati Callati – quelli che mangiano i genitori –, alla presenza dei Greci che comprendevano quanto veniva detto attraverso un interprete, chiese
loro in cambio di quali ricchezze avrebbero accettato di bruciare con il fuoco i padri
morti. I Callati, gridando forte, esortarono Dario a non pronunciare parole empie.
Le usanze sono fatte così: e mi sembra che Pindaro fosse nel giusto quando diceva
che «l’usanza» è «regina del mondo».
Per saperne di più
Ridere da stolto
T. 5
L’anello
di Policrate
porsi di fronte alle altre culture e ai loro dèi non meno che
di fronte al proprio popolo. Dileggio e irrisione scandiscono
i moti di un istinto irresistibilmente trascinato a violare principî etici e immagini sacre, culti e memorie: il successore di
Ciro sul trono persiano ride all’indirizzo dei sacerdoti egiziani
dopo aver ferito Api (29, 1 γελάσας), ride e diventa euforico quando scopre che la freccia che ha scagliato contro il
figlio di Pressaspe si è andata a conficcare nel cuore (35, 3
γελάσαντα καὶ περιχαρῆ), deride a lungo (37, 2 πολλά ...
κατεγέλασε) la statua di Ptah (che gli appare buffa se non
grottesca: un nano con la testa calva e la barba diritta), leva
motti di scherno (37, 3 κατασκώψας) verso le immagini dei
Cabiri prima di incendiarle.
Altra faccia della ὕβρις e della follia, il riso di scherno verso
«le cose sacre e le tradizioni religiose» (divinità, riti, usanze)
suscita l’esplicita condanna di Erodoto.
Le vicende che nell’ultimo trentennio del VI secolo portarono Policrate, potente
tiranno di Samo, ad abbandonare l’alleanza con Amasi, il faraone egiziano della
XVII dinastia (cfr. I 30, 1 T4), e a passare dalla parte di Cambise, il re persiano
succeduto a Ciro il Grande, offrono a Erodoto l’occasione per arricchire con spunti novellistici la sua esposizione storica. Rovesciando i dati effettivi, egli inserisce un racconto che costituisce una sorta di aition del passaggio del tiranno dal
re egiziano al re persiano: nella sua esposizione è Amasi che decide di lasciare
Policrate, troppo fortunato e immancabile futuro bersaglio dello φθόνος θεῶν,
per non essere poi lui stesso travolto nella rovina. Amasi, nei panni del saggio
ammonitore, di fronte alla incessante buona sorte dell’alleato, lo convince a privarsi della cosa che ha più preziosa, per procurarsi un dispiacere che interrompa
la sua inconcussa felicità e, anticipandola, impedisca l’invidia divina. Quando
però l’anello gettato in mare viene miracolosamente recuperato nel ventre di un
pesce e riportato al tiranno, Amasi, informato di tali accadimenti da una lettera
di Policrate, capisce che per quanto un uomo possa ingegnarsi non può sfuggire
al suo destino. Si vede dunque con quanta abilità Erodoto abbia utilizzato un
racconto tradizionale intorno ad un oggetto prezioso o miracoloso, perduto e
ritrovato inaspettatamente, per mettere in evidenza uno dei principi tipici della
Grecia arcaica come lo φθόνος θεῶν e l’ineluttabilità del destino.
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
In III 28 Erodoto raccontava che Cambise si era fatto portare
l’uomo che gli Egiziani credevano essere il dio Api ricomparso
fra loro e lo aveva colpito mortalmente con un pugnale: appunto per il crimine ai danni di Api «Cambise, come raccontano
gli Egiziani, impazzì immediatamente, lui che già prima non
era assennato». Seguono la rievocazione dei suoi delitti contro
il fratello Smerdi e contro la sorella/sposa e il ricordo di altre
follie perpetrate contro i Persiani: ad esempio colpisce al cuore
con una freccia il figlio del dignitario Pressaspe per dimostrare
che il vino non gli ha condizionato la mira; tenta di colpire
Creso che lo ha esortato a essere «padrone di se stesso».
La violazione delle tombe a Menfi e l’ingresso nel tempio di
Efesto/Ptah e nel santuario dei Cabiri, con l’incendio delle statue di questi demoni di origine microasiatica, rappresentano
gli ultimi atti di un elenco di misfatti compiuti da colui che
Erodoto ci prospetta come il modello di un modo perverso di
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ERODOTO
La lettera di Amasi a Policrate
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
Erodoto
III 40-43
III 40 [1] Καί κως τὸν Ἄμασιν εὐτυχέων μεγάλως ὁ Πολυκράτης οὐκ
ἐλάνθανε, ἀλλά οἱ τοῦτ’ ἦν ἐπιμελές. Πολλῷ δὲ ἔτι πλέονός οἱ εὐτυχίης
γινομένης γράψας ἐς βυβλίον τάδε ἐπέστειλε ἐς Σάμον· «Ἄμασις Πολυκράτεϊ ὧδε λέγει.
[2] Ἡδὺ μὲν πυνθάνεσθαι ἄνδρα φίλον καὶ ξεῖνον εὖ πρήσσοντα, ἐμοὶ
δὲ αἱ σαὶ μεγάλαι εὐτυχίαι οὐκ ἀρέσκουσι, τὸ θεῖον ἐπισταμένῳ ὡς
ἔστι φθονερόν. Καί κως βούλομαι καὶ αὐτὸς καὶ τῶν ἂν κήδωμαι τὸ μέν
τι εὐτυχέειν τῶν πρηγμάτων, τὸ δὲ προσπταίειν, καὶ οὕτω διαφέρειν
τὸν αἰῶνα ἐναλλὰξ πρήσσων ἢ εὐτυχέειν τὰ πάντα· [3] οὐδένα γάρ κω
λόγῳ οἶδα ἀκούσας ὅστις ἐς τέλος οὐ κακῶς ἐτελεύτησε πρόρριζος,
εὐτυχέων τὰ πάντα. Σύ νυν ἐμοὶ πειθόμενος ποίησον πρὸς τὰς εὐτυχίας
τοιάδε.
[4] Φροντίσας τὸ ἂν εὕρῃς ἐόν τοι πλείστου ἄξιον καὶ ἐπ’ ᾧ σὺ ἀπολομένῳ μάλιστα τὴν ψυχὴν ἀλγήσεις, τοῦτο ἀπόβαλε οὕτω ὅκως
μηκέτι ἥξει ἐς ἀνθρώπους. Ἤν τε μὴ ἐναλλὰξ ἤδη τὠπὸ τούτου αἱ
εὐτυχίαι τοι τῇσι πάθησι προσπίπτωσι, τρόπῳ τῷ ἐξ ἐμέο ὑποκειμένῳ ἀκέο».
III 40, 1 εὐτυχέων … ὁ Πουκράτης: della notevole potenza di Policrate,
che aveva occupato numerose isole e aveva sconfitto e fatto prigionieri i Lesbii,
Erodoto aveva parlato nel capitolo precedente. - ἀλλά … ἐπιμελές: «ma ciò gli
procurava inquietudine». Il senso proprio
di μέλω (di ignota etimologia) è quello
di «darsi pensiero», «preoccuparsi di». πολλῷ … γινομένης: «diventando a lui
la fortuna molto più grande; πλέονος è
forma ionica per πλείονος. - γράψας ἐς
βυβλίον: «avendo scritto su un foglio di
papiro», dunque «avendo scritto una lettera». La comunicazione epistolare (Policrate scriverà a sua volta ad Amasi) è, per
il tempo, abbastanza eccezionale e dato
che, come si vede dal contenuto, essa presuppone la conoscenza della sorte di Policrate, è una evidente, felice, invenzione.
- Ἄμασις … λέγει: formula incipitaria
frequente nella comunicazione da parte
dei sovrani.
2 ἄνδρα … πρήσσοντα: «che
un amico e ospite abbia successo», εὖ
πρήσσω (= πράττω) significa «sto bene», «ho fortuna». Il rapporto Amasi-Policrate è presentato come un rapporto di
amicizia e di ospitalità, dunque di natura
interpersonale. - τὸ θεῖον … φθονερόν:
«sapendo che la divinità è invidiosa». Frequente la costruzione per cui il soggetto
dell’oggettiva (τὸ θεῖον) è fatto oggetto
del verbo reggente (ἐπισταμένῳ, participio attributivo concordato con il precedente ἐμοί). Le parole di Amasi ripetono
quasi alla lettera la risposta di Solone a
Creso in I 32, 1 (v. T3 p. 727). L’invidia
degli dèi, che presuppone una concezione della divinità come sostanzialmente
ostile all’uomo, è, in origine, a-morale
e solo la successiva riflessione cercherà
di collegarla ad un precedente peccato di
ὕβρις da parte dell’uomo. - καὶ αὐτός
… ἂν κήδομαι: «sia io stesso, sia coloro
che mi stanno a cuore»; τῶν vale come
pronome relativo. - τὸ δὲ προσπταίειν:
«in qualche altra (correlativo al precedente τὸ μέν τι τῶν πραγμάτων) fallire»;
προσπταίω è propriamente «inciampare»: naturale qui il suo significato traslato
che lo oppone a εὐτυχεῖν. - διαφέρειν
… τὰ πάντα: «trascorrere la vita con
fortune alterne più che avere sorte favorevole in tutte le cose»; l’espressione
διαφέρειν τὸν αἰῶνα significa «passare
la vita», mentre il verbo πράττω (ionico
πρήσσω) con avverbio ha valore intransitivo: ἐναλλὰξ πράττω «sto in modo
alterno», «ho alterna fortuna».
3 οὐδένα … ὅστις: «non conosco
ancora nessuno, per averne udito parlare,
che…»; λόγῳ è dativo strumentale. - οὐ
κακῶς … πρόρριζος: «non sia fini-
to male, scalzato nelle radici»; pare improbabile che πρόρριζος «dalle radici»
(πρό e ῥίζα) alluda, come alcuni intendono, all’assenza di figli (perché mai dovrebbero essere «radici» e non – se mai
– «rami» dell’albero?): si tratta piuttosto
di un’immagine che caratterizza la caduta, senza possibilità di ristabilimento,
come di una pianta che, giacendo orizzontalmente, presenta le radici davanti
a sé. - πρὸς τὰς εὐτυχίας: «contro gli
eventi fortunati», dunque: «a bilanciare i
successi».
4 τὸ ἂν εὕρῃς … ἀλγήσεις: «ciò
che eventualmente tu trovi essere per te
di più valore e per la cui perdita soprattutto soffriresti nell’animo»; ἀλγεῖν ἐπί
τινι è «soffrire per qualcosa». - ὅκως
… ἐς ἀνθρώπους: «(in modo) che non
possa più comparire tra gli uomini»; ὅκως
(= ὅπως) consecutivo è costruito qui
con il futuro ἥξει (da ἥκω). - Ἤν τε …
προσπίπτωσι: «e se in seguito (τὠπὸ
τούτου) non ancora tali fortune si verificheranno alternativamente con le sventure»; τὠπό è crasi per τὸ ἀπό. Il senso
generale del periodo appare chiaro, ma il
testo è assai incerto nella tradizione manoscritta. - τρόπῳ … ἀκέο: «rimedia
(ancora) nel modo che ti è stato da me
suggerito»; ἀκέο è imperativo ionico di
ἀκέομαι.
L’ANELLO DI POLICRATE
735
Policrate dà ascolto all’amico e si priva dell’anello
III 41 [1] Ταῦτα ἐπιλεξάμενος ὁ Πολυκράτης καὶ νόῳ λαβὼν ὥς οἱ εὖ
ὑπετίθετο ὁ Ἄμασις, ἐδίζητο ἐπ’ ᾧ ἂν μάλιστα τὴν ψυχὴν ἀσηθείη ἀπολομένῳ τῶν κειμηλίων, διζήμενος δ’ εὕρισκε τόδε. Ἦν οἱ σφρηγὶς τὴν
ἐφόρεε χρυσόδετος, σμαράγδου μὲν λίθου ἐοῦσα, ἔργον δὲ ἦν Θεοδώρου τοῦ Τηλεκλέος Σαμίου. [2] Ἐπεὶ ὦν ταύτην οἱ ἐδόκεε ἀποβαλεῖν,
ἐποίεε τοιάδε· πεντηκόντερον πληρώσας ἀνδρῶν ἐσέβη ἐς αὐτήν, μετὰ
δὲ ἀναγαγεῖν ἐκέλευε ἐς τὸ πέλαγος· ὡς δὲ ἀπὸ τῆς νήσου ἑκὰς ἐγένετο, περιελόμενος τὴν σφρηγῖδα πάντων ὁρώντων τῶν συμπλόων ῥίπτει
ἐς τὸ πέλαγος. Τοῦτο δὲ ποιήσας ἀπέπλεε, ἀπικόμενος δὲ ἐς τὰ οἰκία
συμφορῇ ἐχρῆτο.
III 41, 1 ἐπ’ ᾧ ἂν … τῶν κειμηλίων:
«la cosa, tra i suoi tesori, per la cui perdita più si sarebbe addolorato nell’animo»;
ἀσαόμαι è verbo denominativo rispetto ad
ἄση, in cui l’idea di «saziarsi», connessa
all’aoristo omerico ἆσαι, si orienta verso
quella di «sentire disgusto», «sentire pena profonda»; τῶν κειμηλίων è partitivo:
κειμήλιον è sostantivo derivato da κεῖμαι
e significa «ciò che si conserva e resta fermo» (in opposizione a beni «che si muovono», come greggi, armenti, ecc.), dunque «tesoro» di ogni genere. - σφρηγὶς
… ἐοῦσα: «un sigillo, che portava di
solito, incastonato in oro e fatto di pietra
smeraldo». Anche l’elsa della spada di Antimenide, il fratello di Alceo, era definita
χρυσοδέτα (fr. 350, 2); σμαράγδου λίθου
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L’anello in mare
Il gesto simbolico del lancio dell’anello in mare ha avuto diverse interpretazioni: una
delle più fortunate è quella che lo interpreta come un atto rituale di «matrimonio
col mare», che anche i dogi veneziani avrebbero ereditato da Policrate (D. Asheri).
è genitivo di materia. - ἔργον … Σαμίου:
«era opera di Teodoro di Telecle, samio».
Teodoro era, oltre che incisore, anche architetto e scultore e aveva inventato alcune
tecniche per la fusione dei metalli.
2 ἐς τὸ πέλαγος: «in mare aperto»;
πέλαγος è per questo significato distinto
tanto da θάλαττα, nome per così dire comune del mare, quanto da πόντος che designa il mare in quanto elemento attraversabile. - περιελόμενος τὴν σφρηγῖδα:
«sfilatosi l’anello». Il movimento implica
un avvitamento (περι-). - πάντων … τῶν
συμπλόων: «sotto gli occhi di tutti coloro
che navigavano insieme con lui». Genitivo
assoluto. - συμφορῇ ἐχρῆτο: «la sentiva
come una disgrazia», e dunque: «si addolorava».
III 42 [1] Πέμπτῃ δὲ ἢ ἕκτῃ ἡμέρῃ ἀπὸ τούτων τάδε οἱ συνήνεικε γενέσθαι. Ἀνὴρ ἁλιεὺς λαβὼν ἰχθὺν μέγαν τε καὶ καλὸν ἠξίου μιν Πολυκράτεϊ δῶρον δοθῆναι. Φέρων δὴ ἐπὶ τὰς θύρας Πολυκράτεϊ ἔφη ἐθέλειν
ἐλθεῖν ἐς ὄψιν, χωρήσαντος δέ οἱ τούτου ἔλεγε διδοὺς τὸν ἰχθύν· [2] «Ὦ
βασιλεῦ, ἐγὼ τόνδε ἑλὼν οὐκ ἐδικαίωσα φέρειν ἐς ἀγορήν, καίπερ ἐὼν
ἀποχειροβίοτος, ἀλλά μοι ἐδόκεε σέο τε εἶναι ἄξιος καὶ τῆς σῆς ἀρχῆς·
III 42, 1 Πέμπτῃ … ἢ ἕκτῃ ἡμέρῃ:
«dopo quattro o cinque giorni»: nelle
espressioni di tempo di questo tipo, presenti anche in latino, nella traduzione italiana il numerale ordinale va diminuito
di un’unità (letteralmente «nel quinto o
sesto giorno»). - τάδε οἱ … γενέσθαι:
«avvenne che gli capitarono queste cose»,
«gli accadde questo». - ἠξίου … δοθῆναι:
«ritenne degno che fosse donato a Policrate»; μιν sta per αὐτόν. - χωρήσαντος δέ
οἱ τούτου: «essendogli questo riuscito».
L’uso assoluto di χωρέω ha significato di
«riuscire»; οἱ sta per αὐτῷ.
2 οὐκ ἐδικαίωσα … ἐς ἀγορήν:
«non ritenni giusto portarlo al mercato»; ἀγορή (= -ρά) è qui «piazza del
mercato», «mercato». - καίπερ …
ἀποχειροβίοτος: «per quanto io viva
del lavoro delle mie mani». L’aggettivo
ἀποχειροβίοτος tornerà, dopo Erodoto,
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
Una pesca prodigiosa
736
ERODOTO
σοὶ δή μιν φέρων δίδωμι». Ὁ δὲ ἡσθεὶς τοῖσι ἔπεσι ἀμείβεται τοῖσδε·
«Κάρτα τε εὖ ἐποίησας καὶ χάρις διπλῆ τῶν τε λόγων καὶ τοῦ δώρου·
καί σε ἐπὶ δεῖπνον καλέομεν». [3] Ὁ μὲν δὴ ἁλιεὺς μέγα ποιεύμενος
ταῦτα ἤιε ἐς τὰ οἰκία. Τὸν δὲ ἰχθὺν τάμνοντες οἱ θεράποντες εὑρίσκουσι ἐν τῇ νηδύϊ αὐτοῦ ἐνεοῦσαν τὴν Πολυκράτεος σφρηγῖδα· [4] ὡς δὲ
εἶδόν τε καὶ ἔλαβον τάχιστα, ἔφερον κεχαρηκότες παρὰ τὸν Πολυκράτεα, διδόντες δέ οἱ τὴν σφρηγῖδα ἔλεγον ὅτεῳ τρόπῳ εὑρέθη. Τὸν δὲ ὡς
ἐσῆλθε θεῖον εἶναι τὸ πρῆγμα, γράφει ἐς βυβλίον πάντα τὰ ποιήσαντά
μιν οἷα καταλελάβηκε, γράψας δὲ ἐς Αἴγυπτον ἐπέθηκε.
in Senofonte e Luciano. - ἡσθεὶς τοῖσι
ἔπεσι: «contento per queste parole»;
ἥδομαι implica lieta soddisfazione per
le lusinghiere espressioni del suddito.
Forse a Policrate ha fatto particolarmente
piacere essere apostrofato con il titolo di
βασιλεύς, lui che si era impadronito di
Samo con una rivolta. - χάρις διπλῆ: «a
te va doppia gratitudine».
3 μέγα ποιεύμενος ταῦτα: «considerando gran cosa quell’invito» (ποιεύμενος
= ποιούμενος): μέγα ποιεῖσθαι ha, come
al solito, valore estimativo. - ἐν τῇ νηδύϊ:
«nel ventre». Il termine designa genericamente tanto lo stomaco quanto l’intestino o
il ventre femminile.
4
ἔφερον χεχαρηκότες: «lo portava-
no pieni di gioia». - Τὸν δέ … τὸ πρῆγμα:
«e lui, appena gli venne in mente che la cosa era divina». Si affaccia subito alla mente
del tiranno l’origine prodigiosa del fenomeno. - πάντα … καταλελάβηκε: «tutte le cose che aveva fatto e quali gli erano capitate»; καταλαμβάνω (la forma di
perfetto λελάβηκα è frequente in Erodoto,
invece di εἴληφα) vale qui per «capitare».
Fine di un’amicizia
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
III 43 [1] Ἐπιλεξάμενος δὲ ὁ Ἄμασις τὸ βυβλίον τὸ παρὰ τοῦ Πολυκράτεος ἧκον, ἔμαθε ὅτι ἐκκομίσαι τε ἀδύνατον εἴη ἀνθρώπῳ ἄνθρωπον ἐκ
τοῦ μέλλοντος γίνεσθαι πρήγματος καὶ ὅτι οὐκ εὖ τελευτήσειν μέλλοι
Πολυκράτης εὐτυχέων τὰ πάντα, ὃς καὶ τὰ ἀποβάλλοι εὑρίσκει. [2] Πέμψας δέ οἱ κήρυκα ἐς Σάμον διαλύεσθαι ἔφη τὴν ξεινίην. Τοῦδε δὲ εἵνεκεν ταῦτα ἐποίεε, ἵνα μὴ συντυχίης δεινῆς τε καὶ μεγάλης Πολυκράτεα
καταλαβούσης αὐτὸς ἀλγήσειε τὴν ψυχὴν ὡς περὶ ξείνου ἀνδρός.
III 43, 1 ὅτι ἐκκομίσαι … πρήγματος: «che era impossibile per un uomo sottrarre un altro uomo al destino che deve per
lui realizzarsi». L’ottativo εἴη è obliquo,
come il successivo μέλλοι. - οὐκ εὖ …
Πολυκράτης: «non sarebbe finito bene».
- ὃς … εὑρίσκει: «lui che trovava anche
le cose che gettava via».
Fortuna letteraria
2 διαλύεσθαι … τὴν ξενίην: «annunciava di sciogliere il patto di ospitalità». Secondo la maggioranza degli storici
moderni (nonostante Diodoro I 25 sia sulla stessa linea di Erodoto) è più probabile
che a cambiare alleato sia stato Policrate,
preoccupato che i Persiani coinvolgessero
Samo nelle loro mire sull’Egitto. - ἵνα μή
… ἀνδρός: «affinché, quando una terribile
e grande sventura avesse colpito Policrate,
non dovesse egli stesso soffrirne nell’animo,
come per un ospite». In Erodoto Amasi ha
tratti antieroici: anche questa sua volontà di
non soffrire rientra nel profilo erodoteo del
personaggio.
L’anello di Policrate: Schiller e Leopardi
Puoi leggere on line la Ballata di F. Schiller «L’anello di Policrate» insieme a una pagina dello Zibaldone, in cui Leopardi
accenna al «dogma dell’invidia degli dèi». Quando nel 1797 Schiller comincia a scrivere le Ballate, L’anello di Policrate
è tra le prime a essere composta. Fonte ne è Erodoto, ma il poeta tedesco apporta alla scena alcune modifiche. Egli
immagina, tra Policrate e Amasi, un dialogo a Samo, nel castello del tiranno. Mentre Amasi sta via via manifestando i
suoi timori, la ininterrotta felicità di Policrate si rivela attraverso tre consecutivi annunci di successi: l’uccisione del suo
più pericoloso nemico; il rientro, carico di preda, della flotta a Samo; la distruzione, ad opera di una tempesta, della
terribile flotta cretese. Quando anche l’anello viene ritrovato miracolosamente, Amasi, sgomento, dichiara di non poter
più restare ospite ed amico di uno che gli dei vogliono chiaramente rovinare «e rapido fu a bordo».
DEMOCEDE: UN MEDICO ALLA CORTE DI RE DARIO
Policrate
viene ucciso a
tradimento
T. 7
Democede:
un medico
alla corte di re
Dario
Atossa, la regina curata
da Democede.
Gli ammonimenti di Amasi, faraone d’Egitto, all’ospite Policrate, non erano
riusciti a distogliere il tiranno dalle sue mire di dominio: egli aveva così accettato di recarsi a Magnesia, dove Orete avrebbe dovuto mettergli a disposizione le sue ricchezze, che, con l’inganno, gli aveva fatto credere essere
enormi. Puoi leggere l’episodio
.
Come abbiamo visto nel passo precedente, nel suo ultimo viaggio verso la
morte che Orete gli ha tramato, Policrate porta con sé, tra i molti accompagnatori, «anche Democede, figlio di Callifonte, di Crotone […] un medico che
praticava la sua arte meglio di tutti i suoi contemporanei» (III, 125).
Quando Dario salì al potere, dopo anni di torbidi e rivolte successivi alla morte di Cambise, riuscì a vendicare la morte di Policrate, eliminando il potente
satrapo Orete, che da Sardi reggeva i distretti di Frigia, Lidia e Ionia.
I suoi beni vennero così portati a Susa e, appunto, tra i suoi schiavi c’era
Democede.
Le vicende che porteranno questo medico a divenire potente alla corte di
Dario hanno indubbi tratti novellistici (ascesa di un personaggio dalle catene
alla reggia, dall’estrema umiliazione alla più sfolgorante fortuna e potenza),
di chiara derivazione orientale (si sono ricordate le novelle della Bibbia con
protagonisti Giuseppe, Esther, Daniele, ecc.), ma la presenza di un crotoniate
in Persia, per lo più di un medico, si accorda con dati storici in nostro possesso che attestano la presenza di Greci in Persia nel periodo di Dario; in seguito
altri medici greci avranno una posizione simile a corte (si possono ricordare
Apollonide di Coo e Ctesia di Cnido). Peraltro Erodoto avrà potuto attingere a
testimonianze orali di Crotoniati, e forse addirittura di discendenti di Democede, in occasione del suo soggiorno a Turii.
Gli eventi narrati, che presuppongono un periodo di pace, dopo
che Dario ha faticosamente ripristinato l’ordine nell’impero,
si collocano cronologicamente negli anni intorno al 520 a.C.
Ritratti
Il medico Democede
«Accanto alla matematica, musica e astronomia, anche la medicina trovò
posto negli interessi della scuola filosofica. Erodoto ci racconta la storia
di grande interesse del medico Democede di Crotone, il cui padre era stato sacerdote di Asclepio a Cnido. La sua grande fama di medico lo portò
ad Egina, ad Atene, alla corte di Policrate a Samo e da ultimo a quella di
Dario a Susa, dove grazie alla guarigione di una slogatura al piede del re e
poi di un’ulcera al petto della regina Atossa, mise in ombra i medici egiziani
e si cercò di trattenerlo a forza, così che alla fine egli doveva fuggire per ritornare finalmente nella sua patria. Nulla sappiamo sull’ambito e il tipo delle sue
conoscenze medico-scientifiche se non che egli istituiva un rapporto tra attitudini
spirituali e fisiche, che insieme crescono e diminuiscono nell’uomo».
[W. Nestle, Vom Mythos zum Logos, Stuttgart 1942, 109]
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
T. 6
737
738
ERODOTO
Un incidente di caccia
Erodoto
III 129-138
III 129 [1] Ἀπικομένων δὲ καὶ ἀνακομισθέντων τῶν Ὀροίτεω χρημάτων
ἐς τὰ Σοῦσα, συνήνεικε χρόνῳ οὐ πολλῷ ὕστερον βασιλέα Δαρεῖον ἐν
ἄγρῃ θηρῶν ἀποθρῴσκοντα ἀπ’ ἵππου στραφῆναι τὸν πόδα· [2] καί κως
ἰσχυροτέρως ἐστράφη· ὁ γάρ οἱ ἀστράγαλος ἐξεχώρησε ἐκ τῶν ἄρθρων.
Νομίζων δὲ καὶ πρότερον περὶ ἑωυτὸν ἔχειν Αἰγυπτίων τοὺς δοκέοντας
εἶναι πρώτους τὴν ἰητρικήν, τούτοισι ἐχρᾶτο. Οἱ δὲ στρεβλοῦντες καὶ
βιώμενοι τὸν πόδα κακὸν μέζον ἐργάζοντο. [3] Ἐπ’ ἑπτὰ μὲν δὴ ἡμέρας
καὶ ἑπτὰ νύκτας ὑπὸ τοῦ παρεόντος κακοῦ ὁ Δαρεῖος ἀγρυπνίῃσι εἴχετο. Τῇ δὲ δὴ ὀγδόῃ ἡμέρῃ ἔχοντί οἱ φλαύρως οἷα δὴ παρακούσας τις πρότερον ἔτι ἐν Σάρδισι τοῦ Κροτωνιήτεω Δημοκήδεος τὴν τέχνην ἐπαγγέλλει τῷ Δαρείῳ· ὁ δὲ ἄγειν μιν τὴν ταχίστην παρ’ ἑωυτὸν ἐκέλευσε. Τὸν
δὲ ὡς ἐξεῦρον ἐν τοῖσι Ὀροίτεω ἀνδραπόδοισι ὅκου δὴ ἀπημελημένον,
παρῆγον ἐς μέσον πέδας τε ἕλκοντα καὶ ῥάκεσι ἐσθημένον.
III 129, 1 Ἀπικομένων … ἐς τὰ
Σοῦσα: «Giunti e trasportati i beni di Orete a Susa»: ἀπικομένων = ἀφ-, Ὀροίτεω
= Ὀροίτου (gen. ionico). Orete era stato
ucciso per ordine di Dario, grazie all’abile stratagemma di Bageo e i cospicui beni
erano stati appunto trasportati nella capitale persiana, perché fossero a disposizione
di Dario. - συνήνεικε … ὕστερον: «accadde, non molto tempo dopo»: συμφέρω,
qui usato impersonalmente, ha il valore di
«avvenire», «accadere». - ἐν ἄγρῃ θηρῶν:
«a caccia di animali selvatici»: era un frequente esercizio alla corte persiana, come
testimonia Senofonte. - στραφῆναι τὸν
πόδα: «si slogò un piede»: στραφῆναι è
inf. aor. pass. di στρέφω, con l’accusativo
di relazione τὸν πόδα.
2 ὀ γάρ οἱ … ἐκ τῶν ἄρθρων: «a lui
(οἱ = αὐτῷ) l’astragalo uscì fuori dall’articolazione». Si è dunque trattato propriamente di una lussazione. - Νομίζων: qui
vale «avendo la consuetudine di», che è il
significato originario del verbo: il significato
estensivo-opinativo di «ritenere» presuppone l’idea di «ritenere, basandosi sul fatto
che di solito è così». - Αἰγυπτίων … τὴν
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IL λόγος STORICO ED ERODOTO
Giuseppe viene chiamato presso il Faraone
La casuale convocazione del medico Democede al cospetto del re Dario, lui che in un primo tempo era stato ospite di Policrate a Samo, poi precipitato nel baratro della schiavitù
sotto Orete e in seguito alla corte di Susa, ricorda la vicenda di Giuseppe che leggiamo
nella Genesi. Giuseppe, tradito dai suoi fratelli e venduto schiavo, si trova abbandonato
nelle prigioni del faraone, prima che il capo dei coppieri, un tempo suo compagno di prigionia, si ricordi delle sue qualità (la capacità di interpretare i sogni) e induca il sovrano
a mandarlo a chiamare. Da lì inizierà l’ascesa di Giuseppe, che diventerà braccio destro
del faraone, così come Democede verrà assunto al rango di consigliere del re.
Genesi, 41, 9-14: Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: «Io devo ricordare oggi le mie colpe. Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere
nella casa del capo delle guardie, me e il capo dei panettieri. Noi facemmo un sogno
nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un significato particolare. Ora era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli
raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del
suo sogno. Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io fui restituito alla mia
carica e l’altro fu impiccato». Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire
in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone.
ἰητρικήν: «quelli fra gli Egiziani che erano
ritenuti essere i primi nell’arte medica»; τὴν
ἰητρικήν è accusativo di relazione. L’Egitto
faceva parte dell’impero persiano dopo la
conquista di Cambise. - στρεβλοῦντες …
ἐργάζοντο: «storcendo e agendo con forza
sul piede aggravavano il male». La medicina
egiziana godeva di grande prestigio nell’antichità, ma forse più nell’ambito oculistico
che ortopedico.
3 Ἐπ᾽ ἑπτά: il numero sette è tipico delle scansioni temporali della novella.
- ἀγρυπνίῃσι εἴχετο: «era angustiato dall’impossibilità di prendere sonno»:
ἀγρυπνία è propriamente la condizione di
chi non dorme in casa sua, ma nell’ἀγρός,
evidentemente prendendo malamente o per
nulla sonno: di qui il significato di «veglia»,
favorito peraltro dalla falsa etimologia che lo
spiegava come composto di ἀγρέω e ὕπνος.
- οἷα δή … ἐν Σάρδισι: «uno, in quanto
aveva udito anche prima a Sardi», dunque
quando Democede era presso Orete. La frase appare anacolutica: ἔχοντί οἱ (= αὐτῷ)
φλαύρως è retto da ἐπαγγέλλει, ma il verbo, distante dal participio dativo, è seguito da
τῷ Δαρείῳ. La situazione è analoga a quella
raccontata nella storia di Giuseppe in Genesi
41, 9-14 (vedi nota di approfondimento). ὅκου δὴ ἀπημελημένον: «in quanto gettato in un angolo»; ὅκου (come anche talvolta
l’attico ὅπου) ha valore causale. - ῥάκεσι
ἐσθημένον: «vestito di stracci»; ἐσθημένον
è part. perf. di ἕννυμι. La rappresentazione
sottolinea la condizione dell’uomo che è
giunto al punto più basso della sua fortuna,
così che più inaspettata e fulminea risulti la
sua successiva risalita: è un meccanismo solito nella novella (ma si veda anche l’Odissea di Omero).
DEMOCEDE: UN MEDICO ALLA CORTE DI RE DARIO
739
A cospetto del re Dario
III 130, 1 Σταθέντα … ὁ Δαρεῖος:
«A lui che stava in piedi nel mezzo Dario chiedeva…»: Σταθέντα è part. aor.
passivo con significato intransitivo. - εἰ
ἐπίσταιτο: «se conosceva»: è ottativo
obliquo. - ἀρρωδέων μή … ᾖ ἀπεστερημένος: «temendo che, una volta rivelatosi (ἐκφήνας è da ἐκφαίνω), venisse
privato completamente della Grecia»: che
Democede, una volta affermatosi a corte
desideri rientrare a Crotone lo vedremo bene in seguito; che i medici venissero spesso
sequestrati da corti straniere quando si erano resi famosi lo si vede all’inizio di questo
libro a proposito della sorte del medico egiziano finito lontano dai suoi, alla corte di
Ciro: ma qui questo timore appare quanto
meno prematuro, viste le condizioni senza
prospettiva in cui versa Democede.
2 Κατεφάνη … ἐπιστάμενος: «A
Dario parve chiaro che simulava, pur conoscendo (l’arte)». - μάστιγάς τε … ἐς τὸ
μέσον: «di portare, mettendole bene in
vista, staffili e pungiglioni»: gli strumenti
di tortura sono messi in bella vista per dissuadere Democede dal proseguire nel suo
atteggiamento ostruzionistico nei confronti
di Dario. - φάς … τὴν τέχνην: «dicendo
di non conoscere con esattezza l’arte ma,
avendo frequentato un medico, di averne
cognizioni superficiali»; φάς è in attico
frequentemente sostituito con φάσκων;
evidente l’opposizione fra ἀτρεκέως
ἐπίστασθαι e φλαύρως ἔχειν.
3 ὥς οἱ ἐπέτρεψε: «dopo che (Dario)
gli si affidò». - Ἑλληνικοῖσι ἰήμασι: i
medicamenti greci si contrappongono alle
precedenti cure dei medici egiziani. - ἤπια
… προσάγων: «applicando cure blande,
dopo quelle forti»: rovesciando dunque la
terapia rispetto a quella egiziana. - ὕπνου
… λαγχάνειν: «riacquistare il sonno». ὑγιέα … ἀπέδεξε: «fece sì che tornasse
sano». - ἀρτίπουν ἔσεσθαι: «che avrebbe avuto il piede mobile»: ἄρτι- nei composti conserva spesso l’originario valore
di «giusto», «che cade a tempo debito»; il
significato temporale di ἄρτι è successivo.
4 Δωρέεται … ζεύγεσι: «Dario, dopo di ciò, gli fa dono di due coppie di ceppi d’oro»: δωρέομαι τινί τινα = lat. dono
aliquem aliqua re; δύο è qui indeclinabile
(come sempre in Omero). Democede deve aver visto in questo una metafora della
sua prigione dorata, che lo tiene lontano
da Crotone. - εἴ οἱ διπλήσιον … νέμει:
«se a bella posta raddoppiava il suo male»:
è un’interrogativa indiretta, con il verbo
(νέμει) che, come è norma, mantiene il
presente della forma interrogativa diretta.
- ἡσθείς: «rallegrato», da ἥδομαι. - παρὰ
τὰς ἑωυτοῦ γυναῖκας … εὐνοῦχοι:
l’harem e gli eunuchi sono elementi fissi
delle corti dei re orientali. - τὴν ψυχὴν
ἀπέδωκε: «aveva restituito la vita»:
l’espressione è volutamente amplificata
per stimolare la reazione delle donne a essere generose con il medico.
5 Ὑποτύπτουσα … ἐς τὴν θήκην:
«facendo pressione con la coppa…» e dunque: «affondando la coppa nello scrigno
d’oro». - οὕτω δή … δωρεῇ: «con una
così ricca generosità». - στατῆρας: lo statere persiano era la moneta altrimenti nota
come «darico». - οἱ χρῆμα … συνελέχθη: «mise insieme una grande fortuna», οἱ
è dativo d’agente.
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
La moglie di Putifarre
insidia Giuseppe che non
cede alle sue lusinghe.
Da una miniatura del XIV
secolo.
III 130 [1] Σταθέντα δὲ ἐς μέσον εἰρώτα ὁ Δαρεῖος τὴν τέχνην εἰ ἐπίσταιτο· ὁ δὲ οὐκ ὑπεδέκετο, ἀρρωδέων μὴ ἑωυτὸν ἐκφήνας τὸ παράπαν
τῆς Ἑλλάδος ᾖ ἀπεστερημένος. [2] Κατεφάνη δὲ τῷ Δαρείῳ τεχνάζειν
ἐπιστάμενος, καὶ τοὺς ἀγαγόντας αὐτὸν ἐκέλευσε μάστιγάς τε καὶ κέντρα παραφέρειν ἐς τὸ μέσον. Ὁ δὲ ἐνθαῦτα δὴ ὦν ἐκφαίνει, φὰς ἀτρεκέως μὲν οὐκ ἐπίστασθαι, ὁμιλήσας δὲ ἰητρῷ φλαύρως ἔχειν τὴν τέχνην. [3] Μετὰ δὲ ὥς οἱ ἐπέτρεψε, Ἑλληνικοῖσι ἰήμασι χρεώμενος καὶ
ἤπια μετὰ τὰ ἰσχυρὰ προσάγων ὕπνου τέ μιν λαγχάνειν ἐποίεε καὶ ἐν
χρόνῳ ὀλίγῳ ὑγιέα μιν ἐόντα ἀπέδεξε, οὐδαμὰ ἔτι ἐλπίζοντα ἀρτίπουν
ἔσεσθαι. [4] Δωρέεται δή μιν μετὰ ταῦτα ὁ Δαρεῖος
πεδέων χρυσέων δύο ζεύγεσι· ὁ δέ μιν ἐπείρετο εἴ
οἱ διπλήσιον τὸ κακὸν ἐπίτηδες νέμει, ὅτι μιν ὑγιέα
ἐποίησε. Ἡσθεὶς δὲ τῷ ἔπεϊ ὁ Δαρεῖος ἀποπέμπει
μιν παρὰ τὰς ἑωυτοῦ γυναῖκας· παράγοντες δὲ
οἱ εὐνοῦχοι ἔλεγον πρὸς τὰς γυναῖκας ὡς βασιλέϊ
οὗτος εἴη ὃς τὴν ψυχὴν ἀπέδωκε. [5] Ὑποτύπτουσα
δὲ αὐτέων ἑκάστη φιάλῃ τοῦ χρυσοῦ ‹ἐς› τὴν θήκην ἐδωρέετο Δημοκήδεα οὕτω δή τι δαψιλέϊ δωρεῇ
ὡς τοὺς ἀποπίπτοντας ἀπὸ τῶν φιαλέων στατῆρας
ἑπόμενος ὁ οἰκέτης τῷ οὔνομα ἦν Σκίτων ἀνελέγετο
καί οἱ χρῆμα πολλόν τι χρυσοῦ συνελέχθη.
740
ERODOTO
Gli antefatti
III 131 [1] Ὁ δὲ Δημοκήδης οὗτος ὧδε ἐκ Κρότωνος ἀπιγμένος Πολυκράτεϊ ὡμίλησε. Πατρὶ συνείχετο ἐν τῇ Κρότωνι ὀργὴν χαλεπῷ· τοῦτον
ἐπείτε οὐκ ἐδύνατο φέρειν, ἀπολιπὼν οἴχετο ἐς Αἴγιναν. Καταστὰς δὲ
ἐς ταύτην πρώτῳ ἔτεϊ ὑπερεβάλετο τοὺς ἄλλους ἰητρούς, ἀσκευής περ
ἐὼν καὶ ἔχων οὐδὲν τῶν ὅσα περὶ τὴν τέχνην ἐστὶ ἐργαλήια. [2] Καί
μιν δευτέρῳ ἔτεϊ ταλάντου Αἰγινῆται δημοσίῃ μισθοῦνται, τρίτῳ δὲ
ἔτεϊ Ἀθηναῖοι ἑκατὸν μνέων, τετάρτῳ δὲ ἔτεϊ Πολυκράτης δυῶν ταλάντων. Οὕτω μὲν ἀπίκετο ἐς τὴν Σάμον, καὶ ἀπὸ τούτου τοῦ ἀνδρὸς οὐκ
ἥκιστα Κροτωνιῆται ἰητροὶ εὐδοκίμησαν· [3] (ἐγένετο γὰρ ὦν τοῦτο
ὅτε πρῶτοι μὲν Κροτωνιῆται ἰητροὶ ἐλέγοντο ἀνὰ τὴν Ἑλλάδα εἶναι,
δεύτεροι δὲ Κυρηναῖοι. Κατὰ τὸν αὐτὸν δὲ τοῦτον χρόνον καὶ Ἀργεῖοι
ἤκουον μουσικὴν εἶναι Ἑλλήνων πρῶτοι).
III 131, 1 Ὁ δὲ Δημοκήδης οὗτος:
l’attacco «Orbene, questo nostro Democede…» prelude ad una rapida sintesi delle vicende che hanno portato il medico alla corte
di Dario. Crotone era colonia achea fondata
alla fine dell’VIII secolo a.C. - Πολυκράτει ὁμίλησε: «entrò in contatto con Policrate»: del potente tiranno di Samo abbiamo
visto la vicenda nelle pagine precedenti. Πατρὶ συνείχετο: «era afflitto dal padre»;
συνέχω ha spesso al passivo valore di «essere oppresso», «essere schiacciato» ed è costruito con il dativo. - οἴχετο ἐς Αἴγιναν:
«se ne andava ad Egina». Alcune fonti riferiscono che nell’isola si sposò. - καὶ ἔχων …
ἐργαλήια: «e non avendo nessuno di quegli
strumenti che servono per esercitare l’arte».
2 ταλάντου … μισθοῦνται: «gli Egineti lo stipendiano a spese pubbliche per un
talento l’anno». Dunque, già nella seconda
metà del VI secolo ci sono medici «condotti» pagati dalla comunità: a meno che Erodoto non estenda automaticamente al passato
quel che è consueto ai suoi giorni. - καὶ ἀπό
τούτου … εὐδοκίμησαν: «e a partire da
lui i medici crotoniati ebbero non poca fama»:
la scuola medica di Crotone aveva ricevuto
impulso dalla fiorente scuola pitagorica di
Alcmeone, Filolao e altri. Se di Crotone era
famosa la salubrità dell’aria e l’efficacia della
dieta, che tanti famosi atleti aveva prodotto,
poco si sa della successiva notizia dell’eccellenza della scuola di Cirene, cui, in connessione con Apollo, accenna Pindaro (Pitica V
63 s.).
3 καὶ Ἀργεῖοι … πρῶτοι: «anche gli
Argivi avevano fama di essere i primi tra i Greci
nella musica»: ἀκούω ha qui il senso di «godere fama» (cioè: «sentir parlare di sé»). Argivo era Sacada, di epoca arcaica, e dell’Argolide, in tempi più vicini a Erodoto, Laso di
Ermione, che le notizie antiche mettono in
rapporto con Atene e indicano come maestro
di Pindaro. La frase parentetica, considerata
autentica da alcuni editori, viene dai più ritenuta una tarda interpolazione.
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
In una gabbia dorata
III 132 [1] Τότε δὴ ὁ Δημοκήδης ἐν τοῖσι Σούσοισι ἐξιησάμενος Δαρεῖον
οἶκόν τε μέγιστον εἶχε καὶ ὁμοτράπεζος βασιλέϊ ἐγεγόνεε, πλήν τε
ἑνός, τοῦ ἐς Ἕλληνας ἀπιέναι, πάντα τἆλλά οἱ παρῆν. [2] Καὶ τοῦτο
μὲν τοὺς Αἰγυπτίους ἰητρούς, οἳ βασιλέα πρότερον ἰῶντο, μέλλοντας
ἀνασκολοπιεῖσθαι ὅτι ὑπὸ Ἕλληνος ἰητροῦ ἑσσώθησαν, τούτους βασιλέα παραιτησάμενος ἐρρύσατο· τοῦτο δὲ μάντιν Ἠλεῖον Πολυκράτεϊ
ἐπισπόμενον καὶ ἀπημελημένον ἐν τοῖσι ἀνδραπόδοισι ἐρρύσατο. Ἦν
δὲ μέγιστον πρῆγμα Δημοκήδης παρὰ βασιλέϊ.
III 132, 1 ὁμοτράπεζος βασιλέϊ:
«commensale del re»: anche Senofonte
(Anabasi I 8, 15) conosce questo titolo
onorifico persiano, cui Erodoto (IV 14, 4)
allude con σύσσιτος, termine di evidente simile formazione. - πλήν τε … τοῦ:
«tranne che una cosa, il fatto di…».
2 μέλλοντας ἀνασκολοπιεῖσθαι:
«destinati a essere impalati». La tremenda
punizione era tipica nel mondo persiano. βασιλέα … παραιτησάμενος: «avrebbe chiesto grazia al re». È stata notata la
frequenza di esempi di solidarietà tra colleghi (specie tra filosofi) nelle fonti gre-
che. - Πολυκράτει ἐπισπόμενος: «che
aveva accompagnato Policrate», quando
il tiranno si recò da Orete, che l’avrebbe
ucciso. - ἦν δὲ μέγιστον πρῆγμα: «era
cosa preziosa», cioè: «godeva di altissima
stima».
DEMOCEDE: UN MEDICO ALLA CORTE DI RE DARIO
741
La regina è colpita da un tumore
III 133 [1] Ἐν χρόνῳ δὲ ὀλίγῳ μετὰ ταῦτα τάδε ἄλλα συνήνεικε γενέσθαι. Ἀτόσσῃ τῇ Κύρου μὲν θυγατρί, Δαρείου δὲ γυναικὶ ἐπὶ τοῦ μαστοῦ ἔφυ φῦμα, μετὰ δὲ ἐκραγὲν ἐνέμετο πρόσω. Ὅσον μὲν δὴ χρόνον
ἦν ἔλασσον, ἡ δὲ κρύπτουσα καὶ αἰσχυνομένη ἔφραζε οὐδενί, ἐπείτε
δὲ ἐν κακῷ ἦν, μετεπέμψατο τὸν Δημοκήδεα καί οἱ ἐπέδεξε. [2] Ὁ δὲ
φὰς ὑγιέα ποιήσειν ἐξορκοῖ μιν ἦ μέν οἱ ἀντυπουργήσειν ἐκείνην τοῦτο
τὸ ἂν αὐτῆς δεηθῇ, δεήσεσθαι δὲ οὐδενὸς τῶν ὅσα ἐς αἰσχύνην ἐστὶ
φέροντα.
III 133, 1 ἐπὶ τοῦ μαστοῦ ἔφυ φῦμα:
«si sviluppò un tumore sul seno»: ἔφυ
φῦμα è involontaria figura etimologica. Si
sarà evidentemente trattato di qualcosa di
benigno. - ἐκραγέν … πρόσω: «essendo scoppiato (ἐκρήγνυμι) si diffondeva».
- ἦν ἔλασσον: «era piccolo». Non si tratta del cosiddetto «comparativo assoluto»:
semplicemente si vuol dire che era «più
piccolo» di quanto sarebbe poi diventato. - κρύπτουσα καὶ αἰσχυνομένη:
«nascondendolo e avendone vergogna»: si
tratta del pudore femminile per la sede del
tumore. - ἐν κακῷ ἦν: «si venne a trovare
in cattive condizioni».
2 φὰς ὑγιέα ποιήσειν: «dopo averle
assicurato che l’avrebbe guarita». - ἐξορ-
κοῖ μιν … φέροντα: «e le fa giurare che
avrebbe ricambiato con ciò che le avesse
chiesto, ma che non avrebbe chiesto nulla di
quelle cose che comportano disonore»; ἦ è
frequente particella asseverativa che introduce giuramenti; δέομαι è costruito prima
con il genitivo della persona (αὐτῆς), poi
con quello della cosa (οὐδενός); ἐστὶ φέροντα è pressoché equivalente a φέρει.
III 134 [1] Ὡς δὲ ἄρα μιν μετὰ ταῦτα ἰώμενος ὑγιέα ἀπέδεξε, ἐνθαῦτα
δὴ διδαχθεῖσα ὑπὸ τοῦ Δημοκήδεος ἡ Ἄτοσσα προσέφερε ἐν τῇ κοίτῃ
Δαρείῳ λόγον τοιόνδε· «Ὦ βασιλεῦ, ἔχων δύναμιν τοσαύτην κάτησαι,
οὔτε τι ἔθνος προσκτώμενος οὔτε δύναμιν Πέρσῃσι. [2] Οἰκὸς δέ
ἐστι ἄνδρα καὶ νέον καὶ χρημάτων μεγάλων δεσπότην φαίνεσθαί τι
ἀποδεικνύμενον, ἵνα καὶ Πέρσαι ἐκμάθωσι ὅτι ὑπ’ ἀνδρὸς ἄρχονται.
Ἐπ’ ἀμφότερα δέ τοι φέρει ταῦτα ποιέειν, καὶ ἵνα σφέων Πέρσαι
ἐπίστωνται ἄνδρα εἶναι τὸν προεστεῶτα καὶ ἵνα τρίβωνται πολέμῳ
μηδὲ σχολὴν ἄγοντες ἐπιβουλεύωσί τοι. [3] Νῦν γὰρ ἄν τι καὶ ἀποδέξαιο
III 134, 1 διδαχθεῖσα: «istruita» da
Democede. Le ragioni di Atossa suggeritele da Democede non possono non trovare
Dario consenziente: avendo un grande potere non può non trovare giusto estendere
il suo dominio e realizzare imprese che lo
facciano riconoscere «un vero uomo»; che,
d’altra parte, sia per lui conveniente tenere
impegnati i sudditi con la guerra, evitando
che, nell’ozio, possano costituire per lui un
pericolo è principio che Erodoto fa esporre
alla regina e che risponde a una communis
opinio dei politici greci. Però Dario rimanda la spedizione in Grecia che ad arte la regina gli suggeriva, provvedendo a mandare
prima degli osservatori (e in questa occasione ci sarà la fuga di Democede): dun-
que come prima cosa egli organizzerà una
spedizione in Scizia. Non è naturalmente
sfuggito quanto di eziologico è contenuto in questo dialogo notturno, di intimità
famigliare, a spiegare l’origine della spedizione contro la Grecia: c’è dunque una
donna alla radice della guerra, così come
una donna, anche se con diversa responsabilità, sta all’origine della guerra omerica.
- κάτησαι: «te ne stai inoperoso»: κάθημαι ha non di rado questo valore figurato.
- οὔτε τι … Πέρσῃσι: l’acquisizione di
un popolo è incremento che va a vantaggio
dei Persiani tutti.
participio perfetto neutro. - φαίνεσθαί
τι ἀποδεικνύμενον: «si faccia vedere
realizzare qualcosa». - ἵνα καί … ἄρχονται: «affinché anche i Persiani imparino che sono governati da un vero uomo»;
ἀνήρ ha qui il suo significato più pregnante. - ἐπ᾽ ἀμφότερα δέ τοι φέρει: «ti
giova in due sensi». - καὶ ἵνα σφέων …
τὸν προεστεῶτα: «e affinché i Persiani
sappiano che è un uomo colui che ne è a capo»; σφέων è retto da προεστεῶτα (part.
perf. di προίστημι). - σχολὴν ἄγοντες:
«standosene in ozio», «avendo tempo a disposizione e agio».
2 Οἰκὸς δέ ἐστι: «invece è naturale»:
οἰκός (= attico ἐοικός) è propriamente un
3 Νῦν γάρ … ἔργον: «ora infatti potresti proprio realizzare qualche impresa»:
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
Confidenze coniugali
742
ERODOTO
ἔργον, ἕως νέος εἶς ἡλικίην· αὐξομένῳ γὰρ τῷ σώματι συναύξονται καὶ
αἱ φρένες, γηράσκοντι δὲ συγγηράσκουσι καὶ ἐς τὰ πρήγματα πάντα
ἀπαμβλύνονται». [4] Ἡ μὲν δὴ ταῦτα ἐκ διδαχῆς ἔλεγε· ὁ δ’ ἀμείβετο
τοῖσδε. «Ὦ γύναι, πάντα ὅσα περ αὐτὸς ἐπινοέω ποιήσειν εἴρηκας.
Ἐγὼ γὰρ βεβούλευμαι ζεύξας γέφυραν ἐκ τῆσδε τῆς ἠπείρου ἐς τὴν
ἑτέρην ἤπειρον ἐπὶ Σκύθας στρατεύεσθαι. Καὶ ταῦτα ὀλίγου χρόνου
ἔσται τελεύμενα». [5] Λέγει Ἄτοσσα τάδε· «Ὅρα νυν, ἐπὶ Σκύθας μὲν
τὴν πρώτην ἰέναι ἔασον· οὗτοι γάρ, ἐπεὰν σὺ βούλῃ, ἔσονταί τοι. Σὺ δέ
μοι ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα στρατεύεσθαι· ἐπιθυμέω γὰρ λόγῳ πυνθανομένη
Λακαίνας τέ μοι γενέσθαι θεραπαίνας καὶ Ἀργείας καὶ Ἀττικὰς καὶ
Κορινθίας. Ἔχεις δὲ ἄνδρα ἐπιτηδεότατον ἀνδρῶν πάντων δέξαι τε
ἕκαστα τῆς Ἑλλάδος καὶ κατηγήσασθαι, τοῦτον ὅς σεο τὸν πόδα
ἐξιήσατο». [6] Ἀμείβεται Δαρεῖος· «Ὦ γύναι, ἐπεὶ τοίνυν τοι δοκέει
τῆς Ἑλλάδος ἡμέας πρῶτα ἀποπειρᾶσθαι, κατασκόπους μοι δοκέει
Περσέων πρῶτον ἄμεινον εἶναι ὁμοῦ τούτῳ τῷ σὺ λέγεις πέμψαι ἐς
αὐτούς, οἳ μαθόντες καὶ ἰδόντες ἐξαγγελέουσι ἕκαστα αὐτῶν ἡμῖν·
καὶ ἔπειτα ἐξεπιστάμενος ἐπ’ αὐτοὺς τρέψομαι». Ταῦτα εἶπε καὶ ἅμα
ἔπος τε καὶ ἔργον ἐποίεε.
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
ἂν ἀποδέξαιο è potenziale. - αὐξομένῳ
… αἰ φρένες: «insieme con il corpo che
cresce crescono anche le qualità dell’animo». Il principio pitagorico dell’ἁρμονία
ha profondamente influenzato anche le
scuole mediche. - καὶ ἐς τά … ἀπαμβλύνονται: «e si ottundono verso ogni
iniziativa».
4 ἐκ διδαχῆς: è uguale al διδαχθεῖσα
precedente. - πάντα ὅσα … εἴρηκας:
«hai detto tutte le cose che io stesso ho in
animo di fare». - ἐγὼ γὰρ βεβούλευμαι
… στρατεύεσθαι: «sono infatti deciso a
gettare un ponte da questo all’altro continente e fare una spedizione contro gli Sciti».
- ἔσται τελεύμενα: «saranno realizzate». Erodoto ed Eschilo interpretano come
ὕβρις la volontà di congiungere ciò che la
natura e il dio hanno voluto separato.
5 Ὅρα νυν … ἔασον: «Prestami ora
attenzione, rinuncia ad andare in primo
luogo contro gli Sciti»: τὴν πρώτην è avverbiale. - ἔσονταί σοι: «potranno essere
tuoi». Pare quasi che Erodoto voglia sottolineare la sicurezza fuori luogo dei grandi
imperi, quando affrontano popoli in qualche misura più arretrati: l’esito della campagna scitica sarà infatti disastroso. - Σὺ δέ
μοι … στρατεύεσθαι: «Fa’ per me una
spedizione contro la Grecia»: μοι è dativo di
interesse, più che dativo etico; στρατεύεσθαι è infinito con valore di imperativo. λόγῳ πυνθανομένη: «informata da quanto ho sentito». Certo, notizie sulla Laconia,
Argo, Attica, Corinto, Atossa può averne
avute anche prima dell’invio di osservatori in Grecia da parte di Dario. - ἄνδρα
… κατηγήσασθαι: «come uomo più di
ogni altro adatto a mostrarti ogni cosa della
Grecia e a guidarti»; δέξαι (aoristo ionico
di δείκνυμι) è infinito limitativo retto dal
superlativo ἐπιτηδεότατον.
6 ἐπεὶ τοίνυν τοι δοκέει: «dal momento che ti pare opportuno». - οἱ μαθόντες … ἡμῖν: «che dopo essersi informati
e aver visto riferiranno di loro a noi ogni cosa»; ἐξαγγελέουσι è futuro. - ἐξεπιστάμενος: «avendo esaurienti conoscenze».
- καὶ ἅμα … ἐποίεε: «e contemporaneamente fece parole e azione», cioè: «diede
realizzazione immediata alle sue parole».
Missione esplorativa: obiettivo Grecia
ΙΙΙ 135 [1] Ἐπείτε γὰρ τάχιστα ἡμέρη ἐπέλαμψε, καλέσας Περσέων
ἄνδρας δοκίμους πεντεκαίδεκα ἐνετέλλετό σφι ἑπομένους Δημοκήδεϊ
διεξελθεῖν τὰ παραθαλάσσια τῆς Ἑλλάδος, ὅκως τε μὴ διαδρήσεταί
σφεας ὁ Δημοκήδης, ἀλλά μιν πάντως ὀπίσω ἀπάξουσι. [2] Ἐντειλάμενος
III 135, 1 Ἐπείτε γὰρ τάχιστα:
«Non appena», introduce la temporale della
precedenza immediata (lat. ut primum). -
ὅκως τε μὴ διαδρήσεται: «e (di preoccuparsi) che Democede non sfuggisse loro»:
ὅκως + futuro (qui, di διαδιδράσκω) sot-
tintende un verbum curandi.
2
ὅκως ἐξηγησάμενος … ἥξει: «(lo
DEMOCEDE: UN MEDICO ALLA CORTE DI RE DARIO
743
δὲ τούτοισι ταῦτα, δεύτερα καλέσας αὐτὸν Δημοκήδεα ἐδέετο αὐτοῦ
ὅκως ἐξηγησάμενος πᾶσαν καὶ ἐπιδέξας τὴν Ἑλλάδα τοῖσι Πέρσῃσι
ὀπίσω ἥξει· δῶρα δέ μιν τῷ πατρὶ καὶ τοῖσι ἀδελφεοῖσι ἐκέλευε πάντα
τὰ ἐκείνου ἔπιπλα λαβόντα ἄγειν, φὰς ἄλλα οἱ πολλαπλήσια ἀντιδώσειν· πρὸς δὲ ἐς τὰ δῶρα ὁλκάδα οἱ ἔφη συμβαλέεσθαι πλήσας ἀγαθῶν
παντοίων, τὴν ἅμα οἱ πλεύσεσθαι. [3] Δαρεῖος μὲν δή, δοκέειν ἐμοί, ἀπ’
οὐδενὸς δολεροῦ νόου ἐπηγγέλλετό οἱ ταῦτα· Δημοκήδης δὲ δείσας μή
εὑ ἐκπειρῷτο Δαρεῖος, οὔτι ἐπιδραμὼν πάντα τὰ διδόμενα ἐδέκετο,
ἀλλὰ τὰ μὲν ἑωυτοῦ κατὰ χώρην ἔφη καταλείψειν, ἵνα ὀπίσω σφέα
ἀπελθὼν ἔχῃ, τὴν μέντοι ὁλκάδα, τήν οἱ Δαρεῖος ἐπαγγέλλεται ἐς τὴν
δωρεὴν τοῖσι ἀδελφεοῖσι, δέκεσθαι ἔφη. Ἐντειλάμενος δὲ καὶ τούτῳ
ταῦτα ὁ Δαρεῖος ἀποστέλλει αὐτοὺς ἐπὶ θάλασσαν.
pregò) dopo aver esposto e mostrato ai Persiani tutta la Grecia, di ritornare indietro».
Dario chiede cioè al medico di rientrare
in Persia, una volta compiuta la missione
esplorativa. Il costrutto con δέομαι + futuro è anche della prosa attica. - δῶρα …
ἀδελφοῖσι: «come doni per suo padre e i
suoi fratelli»: è appositivo di ἔπιπλα «suppellettili». - φὰς ἄλλα … ἀντιδώσειν:
«dicendo che le avrebbe rimpiazzate con
altre più numerose»: la promessa ha evidentemente lo scopo di indurre Democede
a rientrare in Persia. - πρὸς δέ: ha valore
avverbiale: «e in aggiunta». - ἔφη συμβα-
λέεσθαι: «disse che avrebbe contribuito
ai doni». - ὁλκάδα: ὁλκάς è una nave da
carico che Dario fa riempire (πλήσας da
πίμλημι) di ogni bene. - τὴν ἅμα οἱ πλεύσεσθαι: «che avrebbe navigato con lui».
3 δοκέειν ἐμοί: «a mio parere»: è un
infinito assoluto. - ἀπ᾽ οὐδενός … νόου:
«senza alcuna cattiva intenzione». - μή ἑο
… Δαρεῖος: «(temendo) che Dario volesse
metterlo alla prova»: ἀποπειράομαι (cfr.
πεῖρα) è costruito con il genitivo (εὑ è
ionico epico per οὗ = αὑτοῦ). - οὔτι ἐπιδραμών: «per niente in fretta»: il partici-
pio di ἐπιτρέχω ha spesso, anche in attico,
il significato di «senza riflettere», «su due
piedi». - ἵνα ὀπίσω … ἔχῃ: «perché, una
volta ritornato, li ritrovasse»: Democede
è ingannevole, Dario invece, come pensa Erodoto, sincero. - ἐντειλάμενος …
ταῦτα: «avendo dato anche a lui queste disposizioni»: ταῦτα non è insostenibile, alludendo alle disposizioni che Dario ha dato
in ordine alla nave da carico, ma appare
preferibile ταὐτά, «le stesse» disposizioni date ai suoi uomini, senza, ovviamente,
le raccomandazioni a prestare attenzione a
Democede.
ΙΙΙ 136 [1] Καταβάντες δὲ οὗτοι ἐς Φοινίκην καὶ Φοινίκης ἐς Σιδῶνα
πόλιν αὐτίκα μὲν τριήρεας δύο ἐπλήρωσαν, ἅμα δὲ αὐτῇσι καὶ γαυλὸν
μέγαν παντοίων ἀγαθῶν· παρεσκευασμένοι δὲ πάντα ἔπλεον ἐς τὴν
Ἑλλάδα. Προσίσχοντες δὲ αὐτῆς τὰ παραθαλάσσια ἐθηεῦντο καὶ ἀπεγράφοντο, ἐς ὃ τὰ πολλὰ αὐτῆς καὶ ὀνομαστὰ θεησάμενοι ἀπίκοντο
τῆς Ἰταλίης ἐς Τάραντα. [2] Ἐνθαῦτα δὲ † ἐκ Κρηστώνης τῆς † Δημοκήδεος Ἀριστοφιλίδης τῶν Ταραντίνων ὁ βασιλεὺς τοῦτο μὲν τὰ πηIII 136, 1 καὶ Φοινίκης ἐς Σιδῶνα
πόλιν: «e precisamente a Sidone di Fenicia».
- καὶ γαυλόν: «anche una nave mercantile»: si tratta della stessa imbarcazione prima
chiamata ὁλκάς. Γαυλός è il nome di parecchi recipienti a forma tondeggiante e quando
esso definisce vascelli dallo scafo arrotondato, pare preferibile come raccomandavano
già i grammatici antichi (cfr. Erodiano 1,
156) la forma con accento ritratto γαῦλος.
L’apparente origine fenicia dell’imbarcazio-
ne non è determinante a individuare un’origine semitica del termine, che può spiegarsi
con etimologia indoeuropea. - προσίσχοντες … ἀπεγράφοντο: «volgendo la prora
a terra, osservavano le (sue) località costiere
e le disegnavano». - ἐς ὅ … ἐς Τάραντα:
«finché, dopo aver ben osservato la maggior
parte e i più famosi luoghi giunsero a Taranto
in Italia». L’espressione τῆς Ἰταλίης ἐς Τάραντα è analoga alla precedente Φοινίκης
ἐς Σιδῶνα (il genitivo ha funzione partitiva).
2 † ἐκ Κρηστώνης τῆς † Δημοκήδεος: pare da preferirsi la lezione ἐκ
ῥῃστώνης τῆς Δημοκήδεος «per volontà
di favorire Democede». - Ἀριστοφιλίδης
… ὁ βασιλεύς: «Aristofilide, tiranno dei
Tarentini»: βασιλεύς non sembra diverso
da τύραννος. È vero che la monarchia,
nella spartana Taranto parrebbe naturale,
ma a Sparta i re erano due. - τοῦτο μέν
… νεῶν: «da un lato sciolse i timoni delle
navi persiane»: τοῦτο μέν è correlativo del
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
Fuga a Crotone
744
ERODOTO
δάλια παρέλυσε τῶν Μηδικέων νεῶν, τοῦτο δὲ αὐτοὺς τοὺς Πέρσας
εἶρξε ὡς κατασκόπους δῆθεν ἐόντας. Ἐν ᾧ δὲ οὗτοι ταῦτα ἔπασχον,
ὁ Δημοκήδης ἐς τὴν Κρότωνα ἀπικνέεται· ἀπιγμένου δὲ ἤδη τούτου ἐς
τὴν ἑωυτοῦ ὁ Ἀριστοφιλίδης ἔλυσε τοὺς Πέρσας καὶ τὰ παρέλαβε τῶν
νεῶν ἀπέδωκέ σφι.
successivo τοῦτο δέ «da un lato … dall’altro»; τῶν νεῶν è genitivo di separazione.
- αὐτοὺς τοὺς Πέρσας εἶρξε … ἐόντας: «rinchiuse i Persiani stessi, proprio
come fossero spie»: αὐτούς si oppone alle
navi («sciolse i timoni delle navi» / «rinchiuse gli uomini»); δῆθεν «davvero», la
particella conferisce, come spesso accade,
una lieve sfumatura ironica. - Ἐν ᾧ δέ: «e
nello stesso tempo in cui». - ἐς τὴν ἑωυτοῦ: «nella sua patria»: frequente e naturale l’ellissi di γῆν.
Gli emissari di Dario si ritirano
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
ΙΙΙ 137 [1] Πλέοντες δὲ ἐνθεῦτεν οἱ Πέρσαι καὶ διώκοντες Δημοκήδεα ἀπικνέονται ἐς τὴν Κρότωνα, εὑρόντες δέ μιν ἀγοράζοντα ἅπτοντο αὐτοῦ. [2] Τῶν δὲ Κροτωνιητέων οἱ μὲν καταρρωδέοντες τὰ Περσικὰ πρήγματα προϊέναι ἕτοιμοι ἦσαν, οἱ δὲ ἀντάπτοντό τε καὶ τοῖσι
σκυτάλοισι ἔπαιον τοὺς Πέρσας προϊσχομένους ἔπεα τάδε· «Ἄνδρες
Κροτωνιῆται, ὁρᾶτε τὰ ποιέετε· ἄνδρα βασιλέος δρηπέτην γενόμενον
ἐξαιρέεσθε. [3] Καὶ κῶς ταῦτα βασιλέϊ Δαρείῳ ἐκχρήσει περιυβρίσθαι;
Κῶς δὲ ὑμῖν τὰ ποιεύμενα ἕξει καλῶς, ἢν ἀπέλησθε ἡμέας; Ἐπὶ τίνα δὲ
τῆσδε προτέρην στρατευσόμεθα πόλιν; Τίνα δὲ προτέρην ἀνδραποδίζεσθαι πειρησόμεθα;» [4] Ταῦτα λέγοντες τοὺς Κροτωνιήτας οὐκ ὦν
ἔπειθον, ἀλλ’ ἐξαιρεθέντες τε τὸν Δημοκήδεα καὶ τὸν γαυλὸν τὸν ἅμα
ἤγοντο ἀπαιρεθέντες ἀπέπλεον ὀπίσω ἐς τὴν Ἀσίην, οὐδ’ ἔτι ἐζήτησαν
III 137, 1 εὑρόντες δέ … αὐτοῦ:
«avendolo trovato mentre era in piazza,
lo prendevano». Come il nome d’azione
ἀγορά (da ἀγείρω) indica tanto l’assemblea (ma in attico il nome tecnico è
ἐκκλησία), quanto lo spazio in cui essa si
raccoglie e dunque «piazza del mercato»,
«mercato», così il verbo ἀγοράζω può riferirsi a qualsiasi attività che uno effettua
nella piazza (anche genericamente «bighellonare») o al mercato (dunque «comprare»
e, più raramente, «vendere»). Dunque è
difficile precisare se Democede «fosse in
piazza» semplicemente o stesse «comprando» qualcosa al mercato.
2 καταρρωδέοντες … πρήγματα:
«temendo la potenza persiana»: πράγματα sono «le condizioni» in cui ci si trova:
in questo caso: «situazione di potenza».
- προϊέναι … ἦσαν: «erano pronti a
lasciarlo nelle loro mani»: προϊέναι è da
προίημι. Costoro sono i nemici politici di
Democede, che di suo era un oligarca. - οἱ
δὲ ἀντάπτοντο: «altri si opponevano»:
sono gli oligarchi amici di Democede. προϊσχομένους … τάδε: «che lanciavano queste minacce». - ὁρᾶτε τὰ ποιέετε:
«attenti a quel che fate»: τά è relativo. Inutile lo scrupolo razionalistico di chiedersi
come i Persiani riescano a farsi capire,
così come quello di domandarsi come essi
avessero potuto raggiungere Crotone da
Taranto: avrebbero potuto nel primo caso
avvalersi di un interprete, nel secondo aver
fatto ricorso a una guida opportunamente
ingaggiata: in ogni caso Erodoto avverte
tali particolari come inutili elementi ritardanti. - ἄνδρα … ἐξαιρέεσθε: «ci state
sottraendo uno schiavo fuggito dal re»: se
era grave portar via uno schiavo fuggitivo,
lo era doppiamente se tale schiavo era del
gran Re.
3 κῶς ταῦτα … περιυβρίσθαι: «e
come al re Dario potrà sembrare sufficiente
aver subito una tale umiliazione?»: ἐκχράω
vale «bastare»: il senso è che Dario non
accetterà pacificamente l’oltraggio (τάδε
περιυβρίσθαι è lett.: «essere stato umiliato
in queste cose»). - Κῶς … καλῶς: «Come potrà finire bene per voi, se ci deruberete…»: καλῶς ἔχω ha il valore di «andar
bene», «avere buon esito». - Ἐπί τινα δέ
… πόλιν: «Contro quale città prima di questa condurremo l’attacco?». Cioè: questa sarà la prima città che attaccheremo. - Τίνα
δέ … πειρησόμεθα;: «Quale ridurremo in
schiavitù prima (di questa)?». Le due domande presuppongono un riferimento alla
(futura) modalità di inizio della prima spedizione persiana, che si apre con l’attacco,
la conquista e l’asservimento di Eretria.
4 τὸν ἅμα ἤγοντο: «che portavano al
loro seguito». - οὐδ’ ἔτι … ἐκμαθεῖν:
«né cercarono più, giunti più avanti nella
Grecia, di chiedere informazioni»: τό va
con προσωτέρω, come spesso in Erodoto;
προσωτέρω τῆς Ἑλλάδος non significa
«più lontano dalla Grecia», con Ἑλλάδος
genitivo di allontanamento, ma «più avan-
LA BATTAGLIA DI MARATONA
745
τὸ προσωτέρω τῆς Ἑλλάδος ἀπικόμενοι ἐκμαθεῖν, ἐστερημένοι τοῦ
ἡγεμόνος. [5] Τοσόνδε μέντοι ἐνετείλατό σφι Δημοκήδης ἀναγομένοισι,
κελεύων εἰπεῖν σφεας Δαρείῳ ὅτι ἅρμοσται τὴν Μίλωνος θυγατέρα
Δημοκήδης γυναῖκα. Τοῦ γὰρ δὴ παλαιστέω Μίλωνος ἦν οὔνομα πολλὸν
παρὰ βασιλέϊ· κατὰ δὲ τοῦτό μοι δοκέει σπεῦσαι τὸν γάμον τοῦτον τελέσας χρήματα μεγάλα Δημοκήδης, ἵνα φανῇ πρὸς Δαρείου ἐὼν καὶ ἐν
τῇ ἑωυτοῦ δόκιμος.
ΙΙΙ 138 [1] Ἀναχθέντες δὲ ἐκ τῆς Κρότωνος οἱ Πέρσαι ἐκπίπτουσι τῇσι
νηυσὶ ἐς Ἰηπυγίην, καί σφεας δουλεύοντας ἐνθαῦτα Γίλλος ἀνὴρ Ταραντῖνος φυγὰς ῥυσάμενος ἀπήγαγε παρὰ βασιλέα Δαρεῖον.
5 σφι … ἀναγομένοισι: «a loro mentre
stavano salpando». - κελεύων … γυναῖκα:
«raccomandando che dicessero a Dario che
Democede aveva in moglie la figlia di Milone»:
ἁρμόζω «adattare» significa al medio «congiungere a sé», «sposare» e quindi al perfetto (ἅρμοσται è la terza persona) «avere in
moglie». Milone di Crotone è il più celebre
atleta del mondo greco arcaico, vincitore per
T. 8
La battaglia
di Maratona
Il tumulo di Maratona
nel quale furono sepolti
gli Ateniesi caduti nella
battaglia nel 490 a.C.
contro i Persiani. Gli
scavi condotti alla fine
dell’Ottocento hanno
rivelato la presenza di
uno spesso strato di
ceneri, provenienti dai
roghi sui quali furono
cremati i cadaveri.
trenta volte nei giochi panellenici; fu stratego dei Crotoniati nella decisiva vittoria sulla
nemica Sibari (510 a.C.). - ἦν οὔνομα …
βασιλέϊ: «grande era la fama presso il re».
Si tratta certo di un’illazione, ma Erodoto
non può immaginare che Dario non lo conoscesse. Non è comunque casuale il matrimonio, essendo Milone legato ai Pitagorici,
sostenitori dell’oligarchia. - σπεῦσαι …
μεγάλα: «abbia affrettato questo matrimonio, spendendovi grandi ricchezze». - ἵνα …
δόκιμος: «per far vedere a Dario di essere
uomo illustre anche nella sua patria»; ἵνα
φανῇ è epesegetico del prolettico κατὰ δὲ
τοῦτο «per questa ragione». Come al solito,
c’è nella condotta di Democede nei confronti
di Dario un che di ingannevole ed Erodoto
non manca di sottolinearlo.
III 138, 1 Ἀναχθέντες … ἐς Ἰηπυγίην: «Salpati da Crotone, i Persiani furono
sbattuti con le loro navi sulla costa della Iapigia». La Iapigia corrisponde circa alla penisola salentina. - σφέας … Δαρεῖον: «essendo
ridotti in schiavitù, li salvò allora Gillo, un esule di Taranto, e li ricondusse al re Dario».
Anno 490. L’armata persiana, conquistata Eretria, saccheggiati e incendiati i
santuari e fatti schiavi gli uomini, secondo gli ordini di Dario, punta ora minacciosa contro l’Attica: su consiglio di Ippia, il tiranno figlio di Pisistrato cacciato
da Atene e ora influente consigliere dei barbari, lo sbarco avviene presso Maratona, in quanto più vicina per chi proviene da Eretria, ma anche la pianura più
adatta per le manovre della cavalleria. Gli Ateniesi non commettono l’errore
degli Eretriesi di attendere in città i barbari ed escono con l’esercito verso Maratona. Li comandano 10 strateghi tra i quali (o forse con più autorità tra questi)
Milziade, figlio di Cimone, esiliato da Pisistrato, del γένος dei Filaidi, a cui sono
fieramente avversi in Atene gli Alcmeonidi. Filippide un ἡμεροδρόμης (capace
cioè di correre per un giorno intero) era stato inviato a Sparta a chiedere aiuto e
gli Spartani avevano risposto positivamente, ma la legge imponeva loro di partire solo dopo che si fosse avuto il plenilunio. Così gli unici altri Greci, che avevano inviato un contingente erano stati i Plateesi: grati
per sempre agli Ateniesi per il soccorso loro prestato in
passato contro i Tebani, avevano fatto atto di dedizione
ad Atene. È così che nel sesto giorno di Boedromione
(settembre-ottobre) si combatté la battaglia, che l’abile
propaganda ateniese celebrò come la più grande vittoria (pressoché solamente ateniese) dei Greci, o meglio
degli opliti greci, sui barbari.
IL λόγος STORICO ED ERODOTO
ti», «più all’interno», con Ἑλλάδος genitivo partitivo. - τοῦ ἡγεμόνος: la guida è
naturalmente Democede.