TM METODO FLEXability™ Method Manual Sommario Introduzione. .................................................................................................................... 05 1.0 La flessibilità 1.1 I benefici della flessibilità. ..................................................................... 08 1.2 Migliorare la flessibilità............................................................................11 1.3 I riflessi in gioco nell’allungamento muscolare. .......................... 12 1.4 Le diverse tecniche per migliorare la flessibilità. ........................ 14 2.0 L’allungamento poli-articolare/poli-muscolare 2.1 Muscoli poli-articolari. ..............................................................................18 2.2 Concatenazioni muscolari. .....................................................................18 2.3 L’allungamento di muscoli poli-articolari e delle concatenazioni muscolari . ......................................................... 21 3.0 FLEXability™:un nuovo modo di allenare la flessibilità 3.1 Metodo. ...........................................................................................................25 4.0 FLEXability™: modalità di esercizio 4.1 Posterior. ....................................................................................................... 30 4.2 Anterior............................................................................................................31 5.0 I Test su FLEXability™ 5.1 I test su Posterior. ......................................................................................34 5.2 I test su Anterior......................................................................................... 40 Edizione marzo 2007 FLEXability™ Method Manual FLEXability™: il futuro dello stretching L’allenamento della flessibilità mediante le esercitazioni di stretching è una pratica cui fanno universalmente ricorso sia coloro che fanno sport a livello agonistico o amatoriale, sia i soggetti non sportivi. Tale pratica prevede l’assunzione di posizioni particolari, il più delle volte a corpo libero, che potrebbero non essere le più adatte per soggetti particolarmente limitati o, al contrario, per quelli particolarmente flessibili. Inoltre, nel caso in cui l’esecuzione degli esercizi richieda l’intervento di un altro soggetto per l’ottenimento della posizione finale, la forza applicata può essere molto variabile e difficilmente gestibile, soprattutto quando si cambia l’operatore. Nello stretching tradizionale non si è in grado di misurare le condizioni iniziali e la progressione dei risultati raggiunti; non è possibile valutare l’allungamento da ottenere nella singola seduta, nè applicare di volta in volta la tensione voluta; infine, non si riesce nemmeno a riprodurre la medesima posizione ogni volta e a modulare la progressione nell’allungamento. Le attrezzature FLEXability™, con il relativo Metodo, sono state pensate proprio per risolvere questi problemi, introducendo la possibilità di misurare, di riprodurre accuratamente le posizioni e di stimolare il soggetto verso miglioramenti continui della sua condizione. Introduzione FLEXability™ Method Manual 1.0 La flessibilità 1.1 1.2 1.3 1.4 I benefici della flessibilità Migliorare la flessibilità I riflessi in gioco nell’allungamento muscolare Le diverse tecniche per migliorare la flessibilità La flessibilità può essere definita come l’abilità di un’articolazione di muoversi liberamente per tutta la sua fisiologica escursione articolare o Range Of Motion (ROM). Ogni articolazione ha il suo ROM massimo possibile, limitato da fattori anatomici e funzionali, che può essere fortemente condizionato dal tipo di attività, o di inattività, a cui le articolazioni stesse vengono sottoposte. La mobilità articolare dipende da una serie di fattori: l’elasticità dei tessuti (muscoli, tendini, legamenti); l’elasticità del connettivo intramuscolare o di quello che costituisce fasce e aponeurosi; da cause genetiche come la morfologia stessa dell’articolazione; dalla tensione della muscolatura antagonista e dalla coordinazione neuromuscolare. La flessibilità può essere mantenuta, e in alcuni casi migliorata, mediante una serie di esercitazioni che consentono di agire sulle strutture, passive e attive, che compongono l’articolazione. Tipicamente si distinguono due tipologie distinte di flessibilità: statica e dinamica. La flessibilità statica concerne il mantenimento di una determinata posizione entro il ROM, senza interessamento della velocità di movimento. La flessibilità dinamica invece, prevede anche il movimento dell’articolazione stessa; entrano quindi in gioco altri fattori quali, ad esempio, la forza (per muovere il segmento scheletrico), la potenza, la coordinazione neuromuscolare e la viscosità dei tessuti. 1.1 I benefici della flessibilità Una buona flessibilità, secondo le linee guida dell’American College of Sport Medicine è, assieme all’efficienza cardiovascolare e alla forza muscolare, una della componenti fondamentali della forma fisica. I benefici di una buona flessibilità però, vanno oltre l’aspetto strettamente funzionale e contribuiscono al benessere psico-fisico in senso lato. In maniera schematica potremmo così elencarli: •Miglioramento della postura L’incremento della flessibilità aiuta il ritorno al normale allineamento dei segmenti ossei dopo un mantenimento prolungato di posizioni scorrette, molto frequenti nella vita moderna. In tali posizioni scorrette, muscoli e strutture osteo-articolari sono spesso mantenuti in un accorciamento prolungato che, alla lunga, viene interpretato dal corpo, funzionalmente e strutturalmente, come la lunghezza giusta e naturale. Possiamo citare, ad esempio, il muscolo Ileopsoas, il quale resta in condizioni di accorciamento per tutto il tempo in cui molti soggetti rimangono seduti opponendo poi resistenza al suo allungamento durante la stazione eretta. Infatti, la fase di allungamento muscolare - pratica necessaria per tornare alle posture corrette - si generano in questi muscoli accorciati una resistenza attiva-muscolare e una passiva-strutturale. Queste FLEXability™ Method Manual resistenze si oppongono al riacquisto di una postura naturale rendendola impossibile, più faticosa o, più semplicemente, più dispendiosa da un punto di vista energetico. Una buona flessibilità consente quindi di riacquistare facilmente una buona postura e di mantenerla con uno sforzo ridotto. Riduzione della pressione sulla colonna vertebrale •Diminuzione/trattamento dei problemi lombalgici Tra le numerose cause che determinano l’insorgenza del frequentissimo dolore lombalgico, la mancanza di una corretta elasticità dei muscoli che agiscono sulla colonna e sul bacino riveste un ruolo preminente. L’accorciamento di alcuni muscoli, spesso provocato dal mantenimento prolungato di posture scorrette, può causare una modificazione delle curve del rachide con eventuale sovraccarico di alcune strutture; allo stesso modo la modificazione dell’elasticità dei muscoli che agiscono sul bacino può causare alterazioni sia del- la statica che della dinamica che possono determinare lombalgie. L’esecuzione in maniera corretta, sicura e costante nel tempo di esercitazioni per la flessibilità consente di prevenire, ed eventualmente contribuisce al trattamento, dei problemi lombalgici. Tutto ciò grazie alla diminuzione della tensione dolorosa di alcuni muscoli ed al ripristino del fisiologico riallineamento dei corpi vertebrali, con diminuito carico delle faccette articolari posteriori e minori possibilità di protrusioni dei dischi intervertebrali. •Miglioramento dell’efficienza fisica e della performance Muscoli antagonisti più flessibili richiedono agli agonisti minor energia per contrarsi lungo tutto l’arco di movimento, a tutto beneficio della fluidità ed economicità del gesto atletico che si deve compiere (Shrier, 2004). Se, infatti, durante un gesto atletico, l’azione dei muscoli agonisti viene in parte contrastata dai muscoli antagonisti troppo rigidi, si verifica un maggior dispendio energetico totale ed un’azione di freno che limita l’escursione articolare, allontanandola da quella ottimale. Viceversa, dei muscoli antagonisti molto flessibili permettono l’esecuzione ottimale del gesto, quella più fluida e più economica possibile. 1.0 La Flessibilità •Diminuzione del rischio di infortuni Molti esperti concordano nell’attribuire al miglioramento della flessibilità una riduzione del rischio di traumi muscolo-articolari durante l’attività fisica, sia nell’atleta che nel principiante (Tacker et al.,2004). Durante l’effettuazione di gesti molto dinamici i muscoli antagonisti troppo rigidi vengono infatti sottoposti a tensioni massive che possono talvolta arrivare a superare il loro limite meccanico, provocando lesioni di vario grado alla loro struttura. In presenza di scarsa flessibilità anche la coordinazione motoria dei gesti può risultare estremamente difficoltosa, determinando scarso controllo con possibili lesioni muscolari o distorsioni articolari. Una ottima flessibilità, indispensabile nei soggetti attivi, permette invece una lunga carriera sportiva senza infortuni di questo tipo. •Riduzione dello stress La seduta di stretching determina di per sé un buon rilassamento generale, dovuto sia ad una diminuzione della tensione nel muscolo stesso sia ad un effetto indiretto sulla diminuzione del tono basale di tutta la muscolatura, unitamente a una diminuzione della frequenza cardiaca. Questi ultimi effetti positivi sono evidenti soprattutto nel caso dell’as- 10 FLEXability™ Method Manual sunzione di posture di stretching confortevoli mantenute per lungo tempo e con il controllo del respiro. Difficilmente, infatti, si ottiene un effetto rilassante se le posizioni assunte sono difficili da mantenere per la richiesta di equilibrio o di tensioni muscolari a carico di altri distretti, o addirittura dolorose, per la pressione che si verifica in alcuni punti di contatto. • Riscaldamento pre-esercizio L’esecuzione dello stretching all’inizio di una seduta di allenamento permette il passaggio progressivo dalla condizione di riposo a quella di attività, anche grazie all’effetto termico-metabolico generato dall’allungamento muscolare. La seduta pre-esercizio consente anche il ricordo al sistema neuro-muscolare di ‘ricordare’ i suoi veri limiti massimi di ROM, probabilmente molto differenti da quelli mantenuti nelle ore precedenti. • Defaticamento Alla fine di una seduta di allenamento in cui i muscoli hanno considerevolmente aumentato il tono basale, lo stretching consente il ritorno alle condizioni di flessibilità iniziali attraverso la diminuzione del tono muscolare. Se le posizioni si riescono a mantenere sufficientemente a lungo in maniera confortevole si otterrà parallelamente una piacevolissima diminuzione del tono muscolare generale. 1.2 Migliorare la flessibilità La flessibilità può essere migliorata attraverso l’utilizzo di una serie di tecniche di allungamento o di stretching. Lo stretching prevede l’allungamento della struttura muscolo-tendinea in modo da diminuirne la ressitenza dell’estensione e aumentare in questo modo il ROM. La resistenza all’allungamento che si avverte durante gli esercizi di stretching proviene dalla componente contrattile del muscolo e, in casi di eccessiva e prolungata mancanza di flessibilità, anche dalle componenti connettivali intra ed extramuscolari (tendini, legamenti, capsule articolari, fasce e aponeurosi) Per produrre con gli esercizi di stretching effetti che non siano solo temporanei è necessario prolungare l’esercizio fino ad ottenere effetti sia sulla componente muscolare che su quella connettivale. I due fattori fondamentali che consentono un allungamento di lunga durata sono l’intensità e la durata dell’esercizio di stretching. 1.0 La Flessibilità 11 1.3 I riflessi in gioco nell’allungamento muscolare La gestione dell’allungamento delle fibrocellule muscolari è a carico di una serie di riflessi neurofisiologici. I recettori nervosi responsabili di questo riflesso sono principalmente costituiti dai fusi neuromuscolari che decorrono paralleli alle fibre muscolari. Gli organi tendinei del Golgi, che si trovano nella giunzione muscolo-tendinea, sembrerebbero intervenire nel caso di allungamenti particolarmente eccessivi, determinando una inibizione della contrazione muscolare. Ciascuno di questi recettori è sensibile all’allungamento e contribuisce a proteggere il muscolo contro l’eventualità di lesioni. I fusi neuromuscolari, essendo disposti parallelamente alle fibre ne subiscono lo stesso allungamento ed inviano segnali al sistema nervoso periferico sullo stato di allungamento del muscolo. Se questo viene ritenuto eccessivo, e quindi potenzialmente pericoloso, il segnale di risposta dal midollo spinale provoca una contrazione muscolare protettiva per evitare appunto un eccessivo allungamento delle fibre. I fusi sono in realtà anche in grado di capire se l’allungamento è statico o se sta avvenendo dinamicamente. In questo secondo caso rilevano anche qual è la velocità di allungamento e se la giudicano eccessiva, anche senza un reale eccessivo allungamento istantaneo, fanno intervenire ugualmente la contrazione riflessa. 12 FLEXability™ Method Manual ORGANO TENDINEO DEL GOLGI MOTONEURONE FUSO NEURO-MUSCOLARE ORGANO TENDINEO DEL GOLGI ALTO LI V E LLO DI A LL U NG A M E N TO Lo stretching ha quindi, quale obiettivo principale, il fine di mantenere una posizione articolare che determina un allungamento del sistema muscolo-connettivale oltre il livello massimo considerato assolutamente normale dal corpo del soggetto. In tale condizione si genera pertanto un riflesso di contrazione del muscolo allungato. Ma se l’allungamento è sufficientemente sopportabile dal sistema, il mantenimento prolungato di questa posizione determinerebbe quindi un adattamento del sistema dei fusi che accetterebbe la posizione come ‘non nociva’. Questo adattamento comporta una diminuzione della contrazione riflessa del muscolo che, rilassandosi, si lascia allungare maggiormente. Parallelamente, le strutture connettivali troppo rigide per il prolungato deficit di flessibilità possono riacquistare elasticità e maggiore lunghezza. MEDIO NORMALE POSIZIONE NORMALE POSIZIONE ‘NON NOCIVA’ POSIZIONE ‘NOCIVA’ RE AZIONE DEL SISTEMA 1.0 La Flessibilità 13 1.4 Le diverse tecniche per migliorare la flessibilità Ci sono numerose tecniche che consentono di migliorare la flessibilità; le più comuni sono: lo stretching statico, lo stretching dinamico e le facilitazioni neuromuscolari propriocettive. •Stretching Statico Lo stretching statico prevede il raggiungimento di una posizione di allungamento in maniera graduale, lenta e controllata fino al raggiungimento di una tensione sostenibile e non percepita come dolorosa. Il tempo utile per il mantenimento della posizione di allungamento varia da soggetto a soggetto e, nell’ambito dello stesso soggetto, in base al suo stato ed alla sua preparazione specifica, ma deve comunque essere tale da permettere l’adattamento funzionale del sistema dei fusi. Il mantenimeno della posizione deve comunque essere aumentato progressivamente al fine di migliorare sia l’efficacia che la durata nel tempo. Se la durata minima per un soggetto con una flessibilità molto scarsa può essere di 15 secondi, tale durata dovrebbe rapidamente raggiungere un minuto e successivamente diventare di qualche 14 FLEXability™ Method Manual minuto. In questo modo infatti i fusi neuromuscolari si adattano gradualmente alla tensione imposta e dopo un po’ disattivano il circuito riflesso consentendo invece il rilassamento muscolare. •Stretching Dinamico Lo stretching dinamico prevede dei movimenti di andata e ritorno, ‘molleggi’ o ‘slanci’, ad intensità ed ampiezza crescenti, fino ad essere eseguiti lungo tutto il ROM. Con questa tecnica si effettua un allungamento muscolare di maggiore intensità ma di minore durata rispetto alla modalità precedente. In questo modo si stimolano maggiormente le componenti dinamiche dei fusi neuromuscolari. Movimenti incontrollati però, possono portare oltre le loro capacità di allungamento sia le strutture connettivali che le fibrocellule muscolari stesse. È questa una tecnica potenzialmente pericolosa e che dovrebbe essere appannaggio esclusivo di atleti e persone esperte, che conoscono i propri limiti e le reazioni del proprio fisico. D’altra parte, se utilizzata propriamente, questa tecnica consente di preparare i tessuti agli allungamenti ad alta intensità tipici di molte attività sportive (Woolstenhulme et al., 2006). •Facilitazioni Neuro-muscolari Propriocettive (PNF) Tra le altre possibili metodiche di allungamento muscolare, citiamo la tecnica PNF originariamente sviluppata in ambito fisioterapico (Kebat et al., 1961; Knott et al., 1968). Tale tecnica è complessa e si compone di diverse strategie, ognuna delle quali deputata ad ottenere un determinato risultato, ma l’aspetto più comunemente utilizzato in ambito fitness e wellness è quello relativo alla sequenza allungamento, contrazione, rilassamento, allungamento. La tecnica si basa sia sul riflesso inverso da stiramento prodotto dai corpi tendinei del Golgi sia sul riflesso di inibizione reciproca, secondo il quale la contrazione di un muscolo determina il rilassamento del suo antagonista. La tecnica prevede quattro fasi e generalmente si avvale dell’aiuto di un partner: - allungamento passivo del muscolo da allungare; - contrazione isometrica del muscolo antagonista a quello da allungare; - rilassamento muscolare; - incremento dell’allungamento passivo. La sequenza può essere ripetuta più volte. Sebbene i vantaggi di questa tecnica siano indubbi, la sua relativa complessità e il fatto che necessiti di un partner esperto fanno sì che non sia usata come metodo abituale per il miglioramento della flessibilità. 1.0 La Flessibilità 15 FLEXability™ Method Manual 2.0 L’allungamento poli-articolare 2.1 2.2 2.3 Muscoli poli-articolari Concatenazioni muscolari L’allungamento dei muscoli poli-articolari e delle concatenazioni muscolari. 17 2.1 Muscoli poli-articolari Molti muscoli del corpo hanno inserzione su segmenti ossei non contigui, ossia scavalcano più di una articolazione. In ragione della posizione dei loro punti di inserzione, essi agiscono dunque muovendo più articolazioni. Esempi di questo tipo di muscoli possono essere il retto del femore e i muscoli lunghi della schiena; il primo, che dal bacino va ad inserirsi sulla tibia, agisce quindi sia sull’articolazione dell’anca che su quella del ginocchio; i secondi, che agiscono su più livelli vertebrali, controllano la flesso-estensione di ampi tratti della colonna. Parallelamente, l’allungamento di questi muscoli richiede quindi il movimento reciproco di due o più articolazioni. 2.2 Concatenazioni muscolari Anche se i muscoli sembrano strutture distinte e indipendenti gli uni dagli altri, alcuni di essi sono funzionalmente legati tra loro e sempre più spesso si parla delle concatenazioni meccaniche del sistema muscolare o ‘catene muscolari’. Quando si pensa ad un muscolo generalmente ci si figura il muscolo stesso e i due relativi tendini, di origine e di inserzione. Se ci dovessimo soffermare solo a questa rappresentazione anatomica sarebbe impossibile introdurre il concetto di ‘catene muscolari’ che può invece diventare più chiaro se analizziamo il ruolo del tessuto connettivo nel nostro organismo. Il tessuto connettivo, anche se diverso dal punto di vista istologico rispetto al tessuto muscolare, è con questo 18 FLEXability™ Method Manual intimamente collegato. La presenza di questo tessuto nel muscolo infatti non riguarda solo i tendini ma anche la guaina che avvolge l’intero muscolo (aponeurosi), le guaine più interne (epimisio, perimisio, endomisio) e parte della fibrocellula muscolare stessa. Se osserviamo il sistema di concatenazione muscolare tenendo in considerazione la quantità e distribuzione del tessuto connet- tivale risulterà molto più semplice riscontrare una continuità. Inoltre, molte fibrocellule muscolari prendono inserzione direttamente a livello dell’aponeurosi muscolare (fascia) la quale continua con il paratenonio (guaina che riveste il tendine) o con la fascia di un muscolo contiguo. Ecco quindi perchè si può parlare di catene muscolari: la fascia aponeurotica di un muscolo è con- tigua alla fascia del tendine (paratenonio) e questa, a sua volta, si connette alla guaina dell’osso (periostio). In letteratura le catene muscolari sono state prese in considerazione da diversi autori i quali, per rappresentarle, hanno proposto dei modelli. Di seguito riportiamo alcuni dei più importanti autori e la loro classificazione di catene muscolari. Modello di Dudal (1982) Modello di Myers (2001) Esso riprende i concetti riportati dalla Struyf-Denis (1982) e descrive 5 catene muscolari bilaterali: Le catene vengono suddivise in: 1) 2) 3) 4) 5) 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) Posterolaterale Posteromediale Anterolaterale Anteromediale Saggittali anteroposteriore posteroanteriore Superficiale posteriore Superficiale anteriore Anteriore profonda Laterale Spirale Del braccio Funzionali 2.0 L’allungamento poli-articolare 19 Modello di Bousquet (1994) Approfondendo un concetto già riportato in letteratura da Piret e Bezieres (1976), esso suddivide le catene in una serie di concatenazioni muscolo-connettivali. Solo a fini didattici tratta le catene del tronco separate da quelle dell’arto inferiore (Busquet 1996). Secondo l’autore è difficile a livello terminologico inquadrare queste concatenazioni seguendo una sola logica tanto che alcune catene sono identificate con la funzione ed altre con la disposizione spaziale: 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) Catena statica laterale Catena statica dinamica posteriore Catena statica dinamica anteriore Catena di flessione Catena di estensione Catena spirale posteriore Catena spirale anteriore Catena di inclinazione laterale Esempi di catene muscolari: 20 Catena superficiale posteriore secondo Myers: Catena statica-dinamica anteriore secondo Busquet: •Fascia plantare •Flessori corti delle dita •Calcagno •Gastrocnemio/tendine d’Achille •Condili femorali •Muscoli della coscia •Tuberosità ischiatica •Sacro •Fascia sacrolombare/ estensori della colonna •Occipite •Galea aponeurotica (cuoio capelluto fasciale) •Glabella •Fascia plantare •Muscoli interossei •Tricipite •Quadricipite •Ileopsoas •Piccolo psoas •Coppia tensore sartorio •Retto addominale •Intercostali •Sternocleidomastoideo •Sotto e sopra-ioidei •Massetere •Temporale FLEXability™ Method Manual 2.3 L’allungamento dei muscoli poli-articolari e delle concatenazioni muscolari Come visto sopra, si possono utilizzare varie tecniche di allungamento: statiche, dinamiche, PNF. Tutte queste tecniche agiscono su alcuni recettori presenti nei muscoli scheletrici (fusi neuromuscolari, organi tendinei del Golgi) che ‘azionano’ alcuni riflessi (riflesso da stiramento, riflesso miotatico inverso, riflesso dell’innervazione reciproca). Questi recettori e questi riflessi sono gli stessi che intervengono quando si utilizza un’altra categoria di esercizi di allungamento che, invece di intervenire in maniera segmentaria su un solo muscolo mono-articolare cercano di coinvolgere, grazie all’assunzione di posizione idonee, anche muscoli poli-articolari e una serie di muscoli concatenati tra di loro. Se si vuole generare la tensione utile in un muscolo poli-articolare bisogna agire su tutte le articolazioni da esso interessate in modo da generare la sua tensione. Nel caso della concatenazione di muscoli, tutti i muscoli della catena vanno messi in tensione contemporaneamente. L’allungamento della catena muscolare può essere indotto passivamente, semplicemente assumendo certe posizioni, oppure può essere indotto attivamente mettendo in tensione alcuni muscoli (tipicamente quelli antagonisti alla muscolatura da allungare), controllando attivamente la respirazione e l’instaurarsi dei ‘compensi’, cioè di quelle posizioni che il corpo tende ad assumere per uscire dallo stato di tensione indotto dall’allungamento riposizionandosi in una zona di ‘comfort’. 2.0 L’allungamento poli-articolare 21 22 FLEXability™ Method Manual FLEXability™ Method Manual 3.0 FLEXability™: un nuovo modo di allenare la flessibilità 3.1 Il metodo FLEXability™ 23 Il progetto FLEXability™ nasce dall’idea di creare una linea di attrezzature che consentano di allenare la flessibilità in maniera efficace, facile, sicura e motivante. Gli attrezzi sono stati pensati e realizzati sotto la guida di un team di ortopedici, fisioterapisti e fisiologi dell’esercizio, e presentano una serie di caratteristiche uniche che vedremo in dettaglio. Le macchine FLEXability™ utilizza il sistema brevettato SELFLEX grazie al quale è possibile modulare dolcemente l’entità dell’allungamento muscolare attraverso il graduale intervento del peso corporeo del soggetto stesso, senza l’impiego di contrazioni muscolari potenzialmente pericolose. VISUAL FEEDBACK™ Mediante questi indicatori numerici è possibile eseguire dei test quantitativi dello stato di flessibilità e, durante l’esecuzione dell’esercizio, controllare il livello di allungamento raggiunto, a tutto vantaggio della sicurezza e della facilità dell’esercizio. TIMER INTEGRATO Il dispositivo consente di programmare e di incrementare la durata dell’allungamento progressivamente e in modo preciso. BODYPRINT Le imbottiture sono state studiate in modo da consentire una corretta centratura dei segmenti ossei e al tempo stesso, per garantire un ottimo comfort di esercizio, apprezzabile soprattutto quando si mantengono le posizioni per lungo tempo. 24 FLEXability™ Method Manual SCIVOLAMENTO DEL CARRELLO PESO CORPOREO SELFLEX ALLUNGAMENTO DEL MUSCOLO 3.1 Il metodo FLEXability™ Affinchè gli esercizi di allungamento eseguiti su FLEXability™ siano sicuri ed efficaci è necessario attenersi alle indicazioni riportate nel seguente manuale. TEST DI INGRESSO-VERIFICA Nella prima seduta e a cadenza regolare, dei test sulla macchina (spiegati al cap. 5.0) rileveranno la condizione iniziale e i progressi ottenuti in modo da impostare di volta in volta degli obiettivi adeguati, la velocità di progressione, le modalità di esercizio. PROGRESSIONE Per ottenere un buon miglioramento dell’allungamento muscolare, si suggerisce di seguire una progressione di alcune variabili (elencate nelle pagine seguenti) nell’esecuzione degli esercizi. Una progressione ben condotta consentirà il conseguimento di risultati all’inizio insperati. GRADUALITÀ La gradualità è assenziale ai fini di un miglioramento costante e privo di rischi per la salute. La velocità di progressione dipende logicamente dall’età, dal livello iniziale, dallo stato di forma, dalla storia personale di infortuni muscolari e dal tipo di attività praticata, sia sportiva che professionale. Una giusta progressione determinerà miglioramenti iniziali più rapidi ed evidenti per diventare poi più lenti e meno apprezzabili. Ad ogni modo, la possibilità di misurare l’allungamento consentirà di apprezzare anche i miglioramenti di piccola entità, utili però per prendere coscienza dei progressi in corso. Le sensazioni durante la seduta, dopo la seduta e nei giorni successivi, dovranno determinare il giudizio sulla velocità di progressione adottata. L’insorgenza di fastidi dovrà comunque suggerire di rallentare la velocità di progressione o, nei casi più importanti, di sospenderla, continuando per ad allenarsi con l’accortezza di mantenere per qualche seduta i livelli precedentemente raggiunti. 3.0 FLEXability™: un nuovo modo di allenare la flessibilità 25 La progressione può riguardare: • DURATA di mantenimento delle posizioni, che saranno via via crescenti; • AMPIEZZA raggiunta che, a parità di sensazione, avverrà con aperture articolari sempre maggiori; • NUMERO DI RIPETIZIONI e di SERIE dei singoli esercizi; • NUMERO DI SEDUTE settimanali. 1) DURATA E SUA PROGRESSIONE La progressione dell’intensità in questa modalità è essenzialmente legata all’allungamento dei tempi di mantenimento delle posizioni assunte. Durata iniziale di esercizio La durata delle prime sedute va impostata sulla base dell’età e della condizione fisica iniziale. Si può generalmente considerare valido per tutti, come durata di un singolo esercizio, un tempo iniziale di 15 secondi. Incremento della durata La durata dell’allungamento dipenderà ovviamente dall’età e dalla flessibilità iniziale. Mentre per gli anziani il tempo di permanenza in una posizione verrà incrementato secondo una progressione meno rapida, per gli atleti l’incremento esso potrà essere aumentato più rapidamente. L’incremento iniziale suggerito è di 15 secondi a settimana per chi effettua almeno 3 sedute settimanali. Nel caso di un numero inferiore di sedute settimanali si raccomanda di non superare un incremento di 15 secondi al mese. Durata massima La durata massima consigliata è di 2 minuti per gli anziani, i decondizionati e i soggetti infortunati. Nel caso di soggetti attivi si può permettere di arrivare, sempre gradualmente, a 4 e più minuti e oltre. 2) AMPIEZZA E SUA PROGRESSIONE La posizione assunta sulla macchina deve essere tale da generare un senso di tensione non doloroso e dare l’impressione al soggetto di poterla mantenere molto a lungo. L’ampiezza del movimento sarà inizialmente molto modesta ma grazie all’adattamento del sistema neuro26 FLEXability™ Method Manual muscolo-connettivale diventerà, a parità di sensazione avvertita dal soggetto, progressivamente maggiore. Ricercando quindi la stessa percezione di tensione si potrà permettere al soggetto di raggiungere ampiezze articolari sempre maggiori. 3) NUMERO DI RIPETIZIONI/SERIE E LORO PROGRESSIONE Come con altre modalità di allenamento, anche con lo stretching, ed in particolare con le macchine FLEXability™, è possibile e consigliabile eseguire più volte di seguito un esercizio (ripetizioni) e, dopo una pausa di durata maggiore, effettuare più volte la sequenza di ripetizioni (serie). Nel caso delle ripetizioni,in modalità monolaterale, è consigliabile alternare il lato destro con quello sinistro. Le diverse serie possono essere effettuate inserendo, nelle pause tra una e l’altra, esercizi di altro genere. La progressione per questa modalità riguarda quindi l’aumento del numero di ripetizioni e/o di serie in ogni seduta di allenamento. All’inizio è preferibile effettuare una sola serie con una sola ripetizione, con i tempi indicati sopra. Succes- sivamente, nel giro di qualche settimana, si potranno aumentare sia le serie che le ripetizioni. Aumento serie È preferibile aumentare prima le serie, effettuando 2 volte un esercizio facendo intercorrere una pausa di almeno 15 minuti, nei quali si possono effettuare esercizi di altro tipo (cardiovascolare, tonificazione, ecc.). In una seduta di allenamento standard si potranno prevedere quindi 3-5 serie al massimo. Nel caso di almeno due allenamenti settimanali, consigliamo di passare a 2 serie dopo il primo mese per i sedentari e gli anziani e dopo le prime due settimane per i soggetti attivi. Nel caso di un numero inferiore di allenamenti settimanali è bene procrastinare l’aumento. L’aggiunta di ogni ulteriore serie dovrebbe avvenire dopo un periodo di 2 mesi con allenamenti abbastanza regolari. Aumento ripetizioni Successivamente alle serie è consigliabile aumentare il numero di ripetizioni, eseguendo l’esercizio più volte in sequenza, alternando i lati se monolaterale o semplicemente tornando alla posizione di partenza se bilaterale. E’ consigliabile passare a 2 ripetizioni dopo il primo mese per i sedentari e gli anziani e dopo le prime due settimane per i soggetti attivi. In generale, non è necessario aumentare il numero di ripetizioni oltre le 3, ed eccezionalmente le 4. 4) NUMERO DI SEDUTE DI ALLUNGAMENTO SETTIMANALI E LORO PROGRESSIONE Il numero di sedute settimanali dedicate è un’ulteriore possibilità di regolare l’intensità e la progressione dell’allenamento. In linea di massima, e per soggetti sani e attivi, maggiore è il numero di sedute settimanali e più rapidi sono i benefici ottenuti dalla pratica dello stretching. Ciò nonostante alcuni adattamenti della struttura anatomica del muscolo richiederanno comunque del tempo per attuarsi. Sedute iniziali. È quindi preferibile suggerire 2 se- dute settimanali iniziali per i soggetti anziani e per quelli particolarmente inattivi. I soggetti già molto attivi e per gli sportivi in attività possono effettuare già 3 o più sedute settimanali specifiche. Aumento sedute L’aggiunta di ulteriori sedute dovrà essere effettuata ad intervalli di almeno 2 mesi per i soggetti anziani e per quelli particolarmente inattivi, e a distanza di un mese per gli altri. 3.0 FLEXability™: un nuovo modo di allenare la flessibilità 27 28 FLEXability™ Method Manual FLEXability™ Method Manual 4.0 Modalità di esercizio 4.1 4.2 Posterior Anterior FLEXability™ si compone di due attrezzi: Anterior a Posterior che grazie alla possibilità di eseguire allungamenti di una serie di muscoli, consentono comunque di interessare i maggiori gruppi muscolari dell’apparato locomotore. Per la grande versatilità di FLEXability™, agendo opportunamente sulle posizioni assunte sull’attrezzo e sulle semplicissime regolazioni, si possono eseguire numerose varianti. 29 4.1 Posterior Questa macchina esercita i suoi effetti principali sui gruppi muscolari posteriori della colonna e dell’insieme bacino-arti inferiori. Grazie alla posizione con la gamba sollevata, essa è particolarmente indicata in chi passa molto tempo della giornata in piedi. Nella posizione che si assume durante l’esercizio, infatti, si determina anche un facilitato ritorno venoso e linfatico e un recupero dei liquidi interstiziali, per la ridotta pressione endovascolare conseguente all’innalzamento degli arti inferiori. Esempi di esercizi eseguibili su Posterior: 1 Allungamento monolaterale dei muscoli ischiocrurali. 2 Allungamento monolaterale dei muscoli ischiocrurali e del polpaccio (gastrocnemio e soleo). 3 Allungamento bilaterale dei gruppi muscolari posteriori. 4 Allungamento dei muscoli rotatori dell’anca e del medio gluteo. 5 Esercizio monolaterale di mobilizzazione dell’anca. 1 2 3 4 AVVERTENZE È buona norma informarsi se il soggetto soffre di patologie ossee particolari e importanti, se ha subito interventi di recente, se soffre di protrusioni discali o ernie discali, se ha avuto mai episodi acuti di ‘blocco’ della colonna. In questi casi è bene procedere con maggiore cautela nell’impostare le posizioni iniziali e la velocità di progressione. È preferibile, inoltre, nel caso di riferiti episodi di sofferenza acuta della schiena, evitare l’esercizio bilaterale. 30 FLEXability™ Method Manual 5 4.2 Anterior Questa macchina concentra in particolare la sua azione sui gruppi muscolari anteriori della parte anteriore del corpo, con un focus specifico sui flessori dell’anca, sia mono-articolari (Iliaco, Psoas) che poli-articolari (Retto femorale, Sartorio). Esempi di esercizi eseguibili su Anterior: 1 Allungamento localizzato a livello del muscolo Ileopsoas. 2 Allungamento localizzato a livello del retto femorale. 3 Allungamento localizzato al livello del muscolo Ileopsoas con posizione di retroversione del bacino. 1 2 3 AVVERTENZE E’ buona norma informarsi se il soggetto soffre di patologie particolari e importanti, se ha subito interventi di recente, se soffre di protrusioni discali o ernie discali, se ha avuto mai episodi acuti di ‘blocco’ della colonna. In questi casi è bene procedere con maggiore cautela nell’impostare le posizioni iniziali e la velocità di progressione. E’ preferibile, inoltre, nel caso di riferita sofferenza acuta o cronica della colonna, evitare assolutamente i compensi con il bacino e con il tratto lombare. Se eventuali fastidi fossero avvertiti nell’esecuzione di un esercizio da un solo lato, è possibile consentire l’esecuzione dell’esercizio stesso dal lato non dolente. 4.0 Modalità di esercizio 31 FLEXability™ Method Manual 5.0 I test su FLEXability™ 5.1 5.2 Test su Posterior Test su Anterior Raccomandazioni generali per l’esecuzione dei test: • Eseguire sempre il test in condizioni di riposo o inizio seduta • Durante il test non indossare le scarpe • Indossare un abbigliamento comodo che non limiti i movimenti in alcun modo 5.1 I test su Posterior TEST MONOLATERALE Obiettivo: testare la flessibilità dei muscoli ischiocrurali Come eseguire il test: • Portare la macchina nella posizione di partenza. Il soggetto deve sedersi correttamente sulla macchina e appoggiare una gamba (completamente estesa) sull’apposito cuscino di supporto. La gamba controlaterale deve essere flessa e il piede appoggiare comodamente a terra. • Invitare il soggetto a rilassarsi e a fare tre respiri lenti e profondi. • Invitare il soggetto a mantenere l’articolazione della caviglia rilassata. • Invitare il soggetto a mantenere volontariamente l’articolazione dell’anca in posizione neutra (evitando la rotazione esterna). • Invitare il soggetto a sbloccare la leva del freno e a lasciare che l’arto inferiore venga portato in alto lentamente, facendo attenzione che il bacino non ruoti e che il sacro resti sempre in contatto con l’imbottitura. Il movimento di salita dell’arto superiore può essere facilitato aiu- 34 FLEXability™ Method Manual tandosi con l’apposito timone. • Il soggetto si deve fermare quando, mantenendo una posizione corretta arriva a sentire una tensione sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi punto essa si manifesti. • Per ritornare alla posizione iniziale il soggetto deve mantenere sbloccata la leva del freno mentre spinge leggermente verso il basso con l’arto inferiore teso sul cuscino. Il movimento può essere facilitato ruotando in basso il timone. • Registrare il valore visualizzato sulla scala numerica. • Ripetere l’operazione con l’altro lato. Verifica 1 Durante il test controllare se il soggetto esegue una iperestensione del tratto cervicale (fig. 1), indice di scarsa flessibilità dei muscoli profondi della zona dorso-cervicale. In questo caso si può suggerire che durante l’esecuzione delle esercitazioni l’allungamento venga eseguito con la retroposizione del mento (fig. 2) o, se l’iperestensione non può essere corretta, con l’apposito cuscino in dotazione (fig. 3). 2 3 5.0 I Test su FLEXability™ 35 TEST BILATERALE Obiettivo: testare la flessibilità della catena muscolare posteriore Come eseguire il test: •Portare la macchina nella posizione di partenza. Il soggetto deve sedersi correttamente sulla macchina e appoggiare entrambe le gambe (completamente estese) sull’apposito cuscino di supporto. •Invitare il soggetto a rilassarsi e a fare tre respiri lenti e profondi. •Invitare il soggetto a mantenere l’articolazione della caviglia rilassata. •Invitare il soggetto a mantenere volontariamente l’articolazione dell’anca in posizione neutra (evitando la rotazione esterna). •Invitare il soggetto a sbloccare la leva del freno e a lasciare che gli arti inferiori vengano portati in alto lentamente, facendo attenzione che il bacino non ruoti e che il sacro resti sempre in contatto con l’imbottitura. Il movimento di salita degli arti inferiori può essere facilitato aiutandosi con l’apposito timone. •Il soggetto si deve fermare 36 FLEXability™ Method Manual quando, mantenendo una posizione corretta arriva a sentire una tensione sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi punto essa si manifesti (estensori dell’anca, zona lombare, zona dorsale). • Registrare il valore visualizzato sulla scala numerica. • Per ritornare alla posizione ini- ziale il soggetto deve mantenere sbloccata la leva del freno mentre spinge leggermente verso il basso con l’arto inferiore teso sul cuscino. Il movimento può essere facilitato ruotando in basso il timone. Verifica 1 Durante il test controllare se il soggetto esegue una iperestensione del tratto cervicale (fig. 1), indice di scarsa flessibilità dei muscoli profondi della zona dorso-cervicale. In questo caso si può suggerire che durante l’esecuzione delle esercitazioni l’allungamento venga eseguito con la retroposizione del mento (fig. 2) o, se l’iperestensione non può essere corretta, con l’apposito cuscino in dotazione (fig. 3). 2 3 5.0 I Test su FLEXability™ 37 TEST BILATERALE CON DORSIFLESSIONE DELLA CAVIGLIA Obiettivo: testare la flessibilità della catena muscolare posteriore coinvolgendo anche i muscoli del polpaccio (gastrocnemio e soleo) Come eseguire il test: •Portare la macchina nella posizione di partenza. Il soggetto deve sedersi correttamente sulla macchina e appoggiare entrambe le gambe completamente estese, sull’apposito cuscino di supporto. •Invitare il soggetto a rilassarsi e a fare tre respiri lenti e profondi. •Far eseguire al soggetto una dorsiflessione della caviglia finchè questa raggiunge un angolo di 90°. •Invitare il soggetto a mantenere volontariamente l’articolazione dell’anca in posizione neutra (evitando la rotazione esterna). •Invitare il soggetto a sbloccare tramite la leva di dorsiflessione della caviglia posta sul lato destro dell’attrezzo, la barra di appoggio e a lasciarla scendere fino a quando va a in contatto con la pianta dei piedi. •Invitare il soggetto a sbloccare la leva del freno e a lasciare che gli arti inferiori vengano portati in alto lentamente, facendo attenzione che il bacino non ruoti e che il sacro resti sempre in contatto con l’imbottitura. Il movimento di sa- 38 FLEXability™ Method Manual lita degli arti inferiori può essere facilitato aiutandosi con l’apposito timone. •Il soggetto si deve fermare quando, mantenendo una posizione corretta arriva a sentire una tensione sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi punto essa si manifesti (estensori dell’anca, zona lombare, zona dorsale). •Registrare il valore visualizzato sulla scala numerica. •Per ritornare alla posizione iniziale il soggetto deve mantenere sbloccata la leva del freno mentre spingere leggermente verso il basso con l’arto inferiore teso sul cuscino. Il movimento può essere facilitato ruotando in basso il timone. Verifica Controllare se con la caviglia in flessione si registra una significativa riduzione dell’angolo raggiunto (fig. 1) rispetto al test eseguito senza dorsiflessione di caviglia (fig. 2). Ciò è indice di poca flessibilità del polpaccio (specialmente del gastrocnemio). In questo caso, se si vogliono allungare i muscoli del polpaccio 1 2 3 4 durante i normali esercizi su Posterior, è preferibile utilizzare sempre la dorsiflessione, sia monolaterale (Fig. 3) che bilaterale (Fig. 4). 5.0 I Test su FLEXability™ 39 5.2 I test su Anterior TEST STANDARD Obiettivo: testare la flessibilità del muscolo Ileopsoas Come eseguire il test: • Portare l’attrezzo in posizione iniziale ovvero con il carrello il più anteriore possibile. Suggerendo al soggetto di tenersi alle impugnature superiori, invitarlo a posizionare il ginocchio anteriormente sul cuscino nell’apposito incavo, con la tibia allineata lungo l’asse maggiore del carrello scorrevole. • Indicare al soggetto la giusta posizione sulla piattaforma anteriore per l’altro piede, con la tibia che dev’essere perpendicolare al pavimento. • Il soggetto deve tenersi sulle impugnature anteriori con le braccia completamente distese. • Con la colonna vertebrale perfettamente allineata e perpendicolare al suolo il soggetto può sbloccare la leva principale. • Invitare il soggetto a rilassarsi e a fare tre respiri lenti e profondi. • Mantenendo sbloccata la leva del freno il soggetto deve lasciare scorrere il carrello all’indietro, mantenendo sempre la colonna vertebrale perfettamente allineata e perpendicolare al suolo. • L’angolo del ginocchio controlaterale può essere modificato, mantenendo però sempre il piede appoggiato a terra. 40 FLEXability™ Method Manual • Il soggetto si deve fermare quando, mantenendo una posizione corretta arriva a sentire una tensione sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi punto essa si manifesti. • Registrare il valore visualizzato sulla scala numerica • Per ritornare alla posizione iniziale invitare il soggetto a sbloccare la leva del freno e a far scivolare lentamente il carrello in avanti. • Ripetere con l’arto controlaterale Verifica Se il soggetto durante l’esecuzione del test non è in grado di mantenere l’allineamento della colonna vertebrale andando in iperlordosi, o se avverte dolore o qualsiasi tipo di disagio (fig. 1), può posizionare il piede dell’arto anteriore sull’ apposito supporto (fig. 2 e 3). In questo modo la pelvi non può andare in antiversione e si evita l’iperlordosi. 2 1 3 5.0 I Test su FLEXability™ 41 VARIAZIONE DEL TEST Obiettivo: testare la flessibilità dei muscoli Ileopsoas e retto femorale Come eseguire il test: • Portare l’attrezzo in posizione iniziale ovvero con il carrello anteriore possibile. Suggerendo al soggetto di tenersi alle impugnature superiori, invitarlo a posizionare il ginocchio anteriormente sul cuscino nell’apposito incavo, con la tibia allineata lungo l’asse maggiore del carrello scorrevole. • Sollevare la parte posteriore del carrello di scorrimento fino alla posizione massima. • Indicare al soggetto la giusta posizione sulla piattaforma anteriore per l’altro piede, con la tibia che deve essere perpendicolare al pavimento. • Il soggetto deve tenersi sulle impugnature anteriori con le braccia completamente distese. • Con la colonna vertebrale perfettamente allineata e perpendicolare al suolo il soggetto può sbloccare la leva del freno. • Invitare il soggetto a rilassarsi e a fare tre respiri lenti e profondi. • Mantenendo sbloccata la leva del freno il soggetto deve lasciare scorrere il carrello all’indietro, mantenendo sempre la colonna vertebrale perfettemente allineata e perpendicolare al suolo. • L’angolo del ginocchio controlaterale può essere modificato, mante42 FLEXability™ Method Manual nendo però sempre il piede appoggiato a terra. • Il soggetto si deve fermare quando, mantenendo una posizione corretta arriva a sentire una tensione sostenibile e non dolorosa, in qualsiasi punto essa si manifesti. • Registrare il valore visualizzato sulla scala numerica • Per ritornare alla posizione iniziale invitare il soggetto a sbloccare la leva del freno e a far scivolare lentamente il carrello in avanti. • Ripetere con l’arto controlaterale. Verifica Se il soggetto durante l’esecuzione del test non è in grado di mantenere l’allineamento della colonna vertebrale andando in iperlordosi, o se avverte dolore o qualsiasi tipo di disagio (fig. 1), può posizionare il piede dell’arto anteriore sull’ apposito supporto (fig. 2 e 3). In questo modo la pelvi non può andare in antiversione e si evita l’iperlordosi. 2 1 3 5.0 I Test su FLEXability™ 43 GERMANY TECHNOGYM Wellness & Biomedical GmbH Im Geisbaum 10 63329 EGELSBACH Ph. +49 6103 201240 Fax +49 6103 2012410 E-mail: [email protected] 0S000569AA-IT 13/07 ITALY TECHNOGYM SpA Via Giorgio Perticari, 20 47035 GAMBETTOLA (FC) Ph. +39 0547 56047 Fax +39 0547 650505 E-mail: [email protected] U.S.A. TECHNOGYM USA Corp. 830 Fourth Avenue South - Suite 300 SEATTLE WA 98134 Ph. +1 206 6231488 Toll free: 800 8040952 Fax +1 206 6231898 E-mail: [email protected] UNITED KINGDOM TECHNOGYM UK LTD. 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