ESPERIENZA SULLA MOLE – A.S. 2015-2016 CLASSE 2A -PROF. CENERELLI 1) SI UTILIZZANO SEMI, PER SIMULARE SINGOLI ATOMI, DI LENTICCHIA, ORZO, FARRO, CECE, FAGIOLO CANNELLINO, MAIS DA POP CORN ABBASTANZA OMOGENEI, QUINDI RIPULITI DA FRAMMENTI O SEMI TROPPO DIVERSI DALLA MEDIA. NON ESSENDO TUTTI PERFETTAMENTE UGUALI I SEMI CONSENTONO DI FAR RIFLETTERE SULLA PRESENZA DEGLI ISOTOPI PER CIASCUN TIPO DI ATOMO. 2) SI CONTANO I SEMI (CHE PER NOI DIVENTANO ATOMI) DI OGNI SPECIE. 3) SI PESANO SULLA BILANCIA DI PRECISIONE. 4) SI CALCOLA IL PESO MEDIO DI CIASCUN SEME DIVIDENDO LA MASSA TOTALE PER IL NUMERO DI SEMI DI CIASCUNA SPECIE (RICORRIAMO ALLA MEDIA ARITMETICA AL POSTO DI QUELLA PONDERATA, UTILIZZATA NELLA REALTA' PER GLI ATOMI CHE POSSIEDONO DIVERSI ISOTOPI CON DIVERSA PRESENZA %. QUINDI, PUR SAPENDO CHE ESISTONO GLI ISOTOPI, NELLA NOSTRA ESPERIENZA NON LI CONSIDERIAMO PER SEMPLICITA'). 5) PER ESPRIMERE IL NOME DEGLI ELEMENTI SI USANO PER LO PIU' LE PRIME DUE LETTERE DEL NOME DELLA SPECIE RELATIVA, QUINDI RISPETTIVAMENTE: Le, Ho, Fr, Ce, Fa, Ma. 6) AVREMO QUINDI 6 DIVERSI VALORI DI MA (MASSA ATOMICA) ESPRESSA IN GRAMMI. 7) INVECE DI USARE I GRAMMI SI PREFERISCE UTILIZZARE UNA DIVERSA UNITA’ DI MISURA TALE CHE LE MASSE ATOMICHE SIANO NON PIU’ ASSOLUTE MA RELATIVE CIOE’ RIFERITE TUTTE ALLO STESSO ATOMO; IN QUESTO MODO SI HA ANCHE IL RISULTATO DI USARE NUMERI PICCOLI E FACILI DA GESTIRE. SI STABILISCE PER CONVENZIONE CHE 1 u (unità di massa atomica) = 1/12 MA Ce = 0,3002 / 12 = 0,025016667 g quindi 1 g = 1 u / 0,025016667 8) SI POSSONO COSI’ ESPRIMERE LE MASSE ATOMICHE NON PIU’ IN g MA IN u Elemento MA (g) MA (u) tot. atomi g Le 0,0320 1,28 1415 45,2864 Ho 0,0477 1,91 900 42,9027 Fr 0,0378 1,51 1200 45,3683 Ce 0,3002 12,00 196 58,8380 Fa 0,5976 23,89 110 65,7361 Ma 0,1363 5,45 445 60,6447 INFATTI: MALe = 0,0320 g = 0,0320 / 0,025016667 = 1,28 u e così via per tutti gli altri elementi. La nostra tavola periodica sarà quindi così rappresentata. Le Lenticchia 1,28 Ho Orzo 1,91 Fr Farro 1,51 Ce Cece 12,00 Fa Fagiolo c. 23,89 Ma Mais 5,45 1 9) DEFINIZIONE DI GRAMMOATOMO: QUANTITA’ IN GRAMMI DI UN ELEMENTO PARI ALLA SUA MASSA ATOMICA ESPRESSA IN u. QUINDI 1 GRAMMOATOMO DI Le EQUIVALE A 1,28 g, 1 GRAMMOATOMO DI Ho EQUIVALE A 1,91 g E COSI' VIA. QUANTI ATOMI CI SONO IN 1 GRAMMOATOMO DI Le ? Ricordando che 1 g = 1 u / 0,025016667 Avremo: 1,28 g / 1,28 u = 1,28 (1 u / 0,025016667) / 1,28 u = 1 / 0,025016667 = 39,97 = 40. E QUANTI ATOMI CI SONO IN 1 GRAMMOATOMO DI Ho, Fr, Ce, Fa, Ma ? Per Ho: 1,91 g / 1,91 u = 1 / 0,025016667 = 40. Per Fr: 1,51 g / 1,51 u = 1 / 0,025016667 = 40. Per Ce: 12 g / 12 u = 1 / 0,025016667 = 40. Per Fa: 23,89 g / 23,89 u = 1 / 0,025016667 = 40. Per Ma: 5,45 g / 5,45 u = 1 / 0,025016667 = 40. OTTENGO SEMPRE LO STESSO NUMERO, OSSIA 40, AL VARIARE DELL'ELEMENTO CONSIDERATO. TALE NUMERO È QUINDI UNA COSTANTE CHE DEFINIAMO NUMERO DI KAPPERO (K). Il suo valore dipende dalla definizione di unità di massa atomica che abbiamo stabilito di utilizzare. QUINDI IN 1 GRAMMOATOMO DI UN QUALSIASI ELEMENTO C’E’ SEMPRE UN NUMERO DI ATOMI PARI A K, CHE DEFINIAMO “MOLE”. 10) DEFINIZIONE DI GRAMMOMOLECOLA: QUANTITA’ IN GRAMMI DI UNA MOLECOLA PARI ALLA SUA MASSA MOLECOLARE ESPRESSA IN u Consideriamo la molecola LeFr2 e calcoliamo la sua massa molecolare (MM). MM = MALe + 2 * MAFr = 1,28 + 2 * 1,51 = 4,3 u. 1 grammomolecola di LeFr2 equivale a 4,3 g di composto QUANTI ATOMI CI SONO IN 1 GRAMMOMOLECOLA DI LeFr 2 ? Ricordando che 1 g = 1 u / 0,025016667 Avremo: 4,3 g / 4,3 u = 4,3 (1 u / 0,025016667) / 4,3 u = 1 / 0,025016667 = 39,97 = 40 = K (costante di Kappero) QUINDI ANCHE IN 1 GRAMMOMOLECOLA QUALSIASI C’E’ UN NUMERO DI MOLECOLE PARI A QUELLO DI KAPPERO (K) CIOE’, ANCORA UNA VOLTA, UNA “MOLE”. 2 DOPO L'ESPERIENZA PRATICA SULLA MOLE OCCORRE UN PO' DI TEORIA … Democrito (V-IV sec. a.C.) e poi Epicuro (IV sec. a.C.) formulano l'ipotesi atomistica parlando per primi di atomi, particelle ultime nella costituzione della materia, basandosi però solo su speculazioni di tipo filosofico, senza alcuna conferma sperimentale. Bernoulli (1738) ipotizza che i gas siano formati da corpuscoli in continuo movimento. Lavoisier (1789) formula la legge di conservazione della massa. Proust (1799) formula la legge delle proporzioni definite. Dalton (1808) formula la legge delle proporzioni multiple e la sua ipotesi atomistica secondo la quale: - la materia è fatta di atomi piccolissimi, indivisibili ed indistruttibili; - tutti gli atomi di uno stesso elemento sono identici ed hanno uguale massa; - gli atomi di un elemento non possono essere convertiti in atomi di altri elementi; - gli atomi di un elemento si combinano, per formare un composto, soltanto con numeri interi di atomi di altri elementi; - gli atomi non possono essere creati né distrutti, ma si trasferiscono interi da un composto all'altro. Con Dalton nacque l'idea che esistessero tanti atomi diversi quanti erano gli elementi e che atomi di elementi diversi avessero diversa massa. Dalton compilò la prima tabella delle masse atomiche relative, scegliendo come atomo di riferimento quello dell'idrogeno. Tali masse venivano espresse come rapporto fra la massa dell'elemento considerato e quella dell'idrogeno. Molte delle masse atomiche proposte da Dalton si rivelarono errate perché viziate dall'assunto che la particella più piccola di acqua fosse formata da un atomo di idrogeno ed uno di ossigeno. Infatti Dalton per l'acqua propose la formula HO e non quella oggi conosciuta H2O. Sapendo che nell'acqua 1 g di idrogeno si combina con 8 g di ossigeno, Dalton dedusse che ogni atomo di ossigeno avesse una massa 8 volte maggiore rispetto a quella dell'idrogeno e quindi, posta 1 la massa dell'H, quella dell'O diveniva pari a 8. Nel 1808 Gay-Lussac formulò la sua legge di combinazione dei volumi per i gas: il rapporto tra i volumi di gas che reagiscono tra loro è espresso da numeri interi e piccoli. Nel 1811 Amedeo Avogadro fu il primo a capire il collegamento tra la teoria atomica di Dalton e il comportamento dei gas esposto dalla legge di Gay-Lussac. Avogadro considerò la reazione tra due gas, idrogeno e cloro, per la sintesi di acido cloridrico, anch'esso gassoso. All'epoca si pensava che le particelle formanti i gas fossero singoli atomi e si stava affermando l'idea che, a pressione e temperatura costanti, volumi uguali di gas diversi contenessero lo stesso numero di particelle, in quanto tutti i gas seguivano le stesse leggi fondamentali al variare di pressione e temperatura, indipendentemente dalla loro natura. 3 Quindi facendo reagire un certo volume di H con lo stesso volume di Cl ci si sarebbe attesa la formazione di un identico volume di HCl. Infatti se 1 atomo di H + 1 atomo di Cl → 1 particella di HCl allora 1 vol H + 1 vol Cl → 1 vol HCl (con vol pari ad un determinato volume di gas, quindi anche ad un determinato numero di particelle). In realtà Avogadro osservò sempre la formazione di 2 volumi di HCl e non uno, come ci si sarebbe atteso. Quindi, corrispondendo ad un certo volume un determinato numero di particelle, trovò sempre un numero doppio di particelle di HCl rispetto a quello contenuto nei singoli volumi dei reagenti. Lo scienziato allora ipotizzò che H e Cl fossero formati da molecole, in particolare da coppie di atomi uguali, e non da atomi singoli. In tal modo quanto osservato sperimentalmente si spiegava con grande facilità. Infatti ipotizzando che sia H che Cl fossero formati da due atomi, anziché uno soltanto, quindi che fossero molecole e che questi si separassero nel corso della formazione di HCl, si sarebbero ottenuti 2 volumi di HCl a partire da 1 volume di H ed 1 volume di Cl. Quindi con Avogadro abbiamo che: 1 H 2 + 1 Cl2 → 2 HCl e per un determinato numero di atomi avremo che 1 vol H2 + 1 vol Cl2 → 2 vol HCl (con vol pari ad un determinato volume di gas, quindi anche ad un determinato numero di particelle). Queste esperienze portarono Avogadro a formulare il principio che porta il suo nome: volumi uguali di gas diversi, con pressione e temperatura costanti, contengono lo stesso numero di molecole (non di atomi). Questo perché i gas in natura sono per lo più presenti in forma di molecole e non di atomi isolati (es. O 2, H2, N2 ma esistono anche O3 e i gas nobili, che si presentano invece con atomi singoli). In sostanza il principio di Avogadro afferma che il volume di un gas dipende dal numero di particelle che lo compongono, a parità di pressione e temperatura. 4 Il principio di Avogadro indicò una via diretta per la determinazione delle masse molecolari relative per le sostanze gassose o comunque facilmente gassificabili. Dato che volumi uguali di gas diversi, considerati nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di molecole, il rapporto tra le masse dei due volumi è uguale al rapporto tra le masse molecolari: quindi, fissata la massa molecolare di un gas di riferimento, quella relativa dell'altro gas si ricaverà determinando la sua densità relativa. Infatti presi due gas, nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, se indichiamo con mr la massa del gas di riferimento, con m la massa dell'altro gas e con M r ed M le rispettive masse molecolari, avremo che m r : m = Mr : M quindi M = M r * m / mr Sappiamo che la densità d è data dal rapporto tra massa e volume di una qualsiasi sostanza (d=m/V), indichiamo con d e d r rispettivamente la densità del gas in esame e quella del gas di riferimento, posto V pari ad un volume qualsiasi e uguale per i due gas considerati, il rapporto tra le due densità è d / dr = m / V / mr / V = m / V * V / mr = m / mr cioè il rapporto tra le densità di due sostanze gassose, a parità di temperatura, pressione e volume, è uguale al rapporto tra le masse dei due gas quindi avremo che M = Mr * m / mr = Mr * d / dr = Mr * ρ dove ρ non è altro che il rapporto d / dr ossia la densità relativa del gas in esame. Esempio Alla pressione di 1 atm e alla temperatura di 20°C, consideriamo 1 L di O e 1 L di H cioè uguali volumi dei due gas. Sappiamo dal principio di Avogadro che in queste condizioni i due gas sono rappresentati dallo stesso numero di molecole. In laboratorio è possibile misurare la massa dei due gas che risulta essere m = 1,43 g per O e mr = 0,089 g per H. Posto H come gas di riferimento e O come gas in esame, indicando con Mr e M le loro rispettive masse molecolari, dalla mr : m = Mr : M avremo che M = Mr * m / mr o anche Mr * d / dr quindi M = Mr *1,43 / 0,089 = Mr * 16. Se poniamo arbitrariamente Mr = 1 allora M sarà pari a 16. Tale risultato significa comunque che la massa molecolare dell'O è maggiore di 16 volte rispetto a quella dell'H, a prescindere da quanto sia realmente quella dell'idrogeno. Questo vuol dire che, essendo entrambe le molecole biatomiche, anche le masse atomiche staranno nello stesso rapporto quindi 1 atomo di O ha una massa maggiore di 16 volte rispetto ad 1 atomo di H. 5 Il lavoro di Avogadro non venne compreso per quasi 50 anni dalla comunità scientifica, fu un altro chimico italiano, Stanislao Cannizzaro che nel 1858 riprese il lavoro dello scienziato torinese per chiarire come determinare correttamente le masse atomiche e quindi la formula da assegnare ad una determinata sostanza. Il metodo introdotto da Cannizzaro, o regola, si basa sulla fondamentale distinzione tra atomo e molecola introdotta da Avogadro e fu impiegata inizialmente per la determinazione delle masse atomiche degli elementi che formano composti gassosi ma in seguito si affiancarono a questa altri criteri che permisero di superare questo limite. Regola di Cannizzaro Poiché nella molecola di un dato composto un elemento può entrare solo con un numero intero di atomi, le quantità in peso d'un elemento che si trovano in quantità dei suoi diversi composti uguali alle loro masse molecolari (NB ciò consente il confronto tra i diversi composti come sopra spiegato) o sono uguali alla sua massa atomica o sono dei multipli interi di questa. Quindi, per determinare la massa atomica di un elemento, basta considerare un gran numero dei suoi composti, il maggiore possibile, determinare di ciascuno la massa molecolare, ad esempio con il metodo sopra indicato, e per ciascuno dedurre, attraverso l'analisi chimica, la quantità dell'elemento considerato in una quantità di esso uguale alla sua massa molecolare: la massa atomica dell'elemento è definita dal valore più basso che così si trova. Esempio di applicazione della regola di Cannizzaro per la determinazione della massa atomica dell'ossigeno utilizzando suoi composti gassosi. Formula Nome del composto Massa molecolare (u) Massa di O nella MM (g) Multipli O2 Ossigeno molecolare 32 32 x2 H2O Acqua 18,016 16 x1 H2O2 Acqua ossigenata 34,016 32 x2 CO Monossido di carbonio 28,010 16 x1 CO2 Diossido di carbonio 44,010 32 x2 NO Ossido d'azoto 30,008 16 x1 SO2 Anidride solforosa 64,060 32 x2 SO3 Anidride solforica 80,060 48 x3 Il procedimento indicato da Cannizzaro permise quindi di costruire una tabella delle masse atomiche relative degli elementi e delle masse molecolari dei loro composti ma non consentiva ancora di conoscere la massa assoluta degli atomi e delle molecole. Solo con l'avvento della spettrometria di massa fu possibile determinare le masse atomiche assolute a partire dalle prime esperienze del fisico inglese Thomson nel 1912 e la scoperta degli isotopi: quasi tutti gli elementi sono in realtà formati da miscele di due o più atomi di massa diversa, ma con lo stesso numero atomico. 6 L'unità di massa atomica. Come visto, fin dalle origini in Chimica si è fatto ricorso a dei valori relativi per la determinazione delle masse atomiche, riferendole sempre ad un'unità di misura arbitraria. Inizialmente si fece ricorso all'atomo di idrogeno (Dalton), si passò poi all'ossigeno perché si combina con molti più elementi dell'H e questo consentì di determinare le masse atomiche di molti più elementi per confronto. La massa atomica dell'ossigeno fu arrotondata a 16. Con la scoperta degli isotopi (1912) la definizione delle masse atomiche andò in crisi in quanto anche l'ossigeno risultò costituito da 3 forme diverse, presenti in differenti percentuali (O-16 99,76%, O-17 0,04% e O-18 0,20%). Quindi si trattava di un riferimento non più affidabile. Nel 1961, per garantire un'assoluta invarianza del campione ed evitare troppi cambiamenti nella tradizionale scala delle masse atomiche, si scelse di utilizzare una singola specie isotopica invece di una miscela: fu scelto l'isotopo naturale più leggero del carbonio (C-12). Si stabilì che 1 u.m.a. o u (unità di massa atomica) = 1/12 massa di 1 atomo di C-12, in tal modo la massa di 1 atomo di C-12 fu posta pari a 12,00 u. Essendo l'atomo di C una miscela isotopica (C-12 98,9%, C-13 1,1%, C-14 10 -12%) la sua massa atomica non sarà pari a 12,00 u ma leggermente superiore per la presenza, anche se in minima parte, dei due isotopi (C-13 e C-14) più pesanti. Infatti la massa atomica di C è pari a 12,01115 u. La massa corrispondente a 1 u fu misurata sperimentalmente: 1 u = 1,661 * 10 -24 g. Concetto di mole e numero di Avogadro. Iniziamo con alcune definizioni utili a chiarire il discorso successivo. Grammoatomo: quantità in grammi di un elemento pari alla sua massa atomica. Grammomolecola: quantità in grammi di una molecola pari alla sua massa molecolare. Massa molare: è uguale alla massa atomica o molecolare di una sostanza espressa in g/mol. Consideriamo 1 grammoatomo di carbonio ossia 12,01 g di questo elemento. Vogliamo sapere quanti atomi sono contenuti in una tale massa. Sappiamo che: 1 u = 1,661 * 10-24 g e che MAC = 12,01 u. La massa di un atomo di carbonio, espressa in grammi, sarà uguale a 12,01 * 1,661 * 10-24 g. Allora il numero di atomi contenuti in 12,01 g di C sarà pari a 12,01 g / 12,01 * 1,661 * 10-24 g = 1 / 1,661 * 10-24 = 6,022 * 1023. 7 Consideriamo 1 grammomolecola di acqua ossia 18,016 g di questo composto, sapendo che MMH O = 2 * 1,008 + 16,00 = 18,016 u. 2 Vogliamo sapere quanti atomi sono contenuti in una tale massa. Sappiamo che: 1 u = 1,661 * 10-24 g e che MMH O = 18,016 u. 2 La massa di una molecola d'acqua, espressa in grammi, sarà uguale a 18,016 * 1,661 * 10-24 g. Allora il numero di atomi contenuti in 18,016 g di H2O sarà pari a 18,016 g / 18,016 * 1,661 * 10-24 g = 1 / 1,661 * 10-24 = 6,022 * 1023. Il numero 6,022 * 1023 che otteniamo nei due casi sopra svolti, indicato con N, è chiamato numero di Avogadro, in onore dello scienziato torinese il cui lavoro ha permesso di arrivare a determinare la massa atomica. Tale numero è una costante ed è molto grande, possiamo definirlo pari a circa 600.000 miliardi di miliardi, infatti N = 6,022 * 1023 = 6 * 105 * 109 * 109. A questo punto possiamo definire la mole come un numero di particelle unitarie individuali (atomi, molecole, ioni, elettroni, etc.) di una data specie uguale ad N ossia al numero di Avogadro. Quindi in un grammoatomo o in una grammomolecola o, più in generale, in una massa molare di una qualsiasi sostanza, avremo sempre lo stesso numero di particelle N ossia una mole. Le dimensione reali degli atomi. Possiamo calcolare le reali dimensioni di un atomo utilizzando i concetti appena esposti. Ad esempio consideriamo 1 grammoatomo di Fe ossia 55,85 g, ipotizzando gli atomi sferici e assenza di spazio fra un atomo e l'altro. Sappiamo che m = 55,85 g e che dFe = m / V = 7,86 g/ml o g/cm3, essendo 1 ml = 1 cm3. V = m / dFe = 55,85 / 7,86 = 7,1 cm3. Il volume V, essendo quello di un grammoatomo di sostanza, conterrà un numero N di Avogadro di atomi di Fe, quindi 1 atomo di Fe occupa un volume pari a V Fe = 7,1 / N = 7,1 / 6,022 * 1023 = 1,18 * 10-23 cm3 Poichè Vsfera = quindi r = √3 r 3 4 π r 3 si avrà che r 3= 3⋅Vsfera 3 = 1,41 * 10-8 cm. 4⋅π = 2,82 * 10-24 cm3 Significa che il raggio di un atomo di Fe è nell'ordine del centomilionesimo di centimetro ! Bibliografia utilizzata Le idee della Chimica – Valitutti e altri – Zanichelli Fondamenti di Chimica – Chiorboli – UTET prof. Luigi Cenerelli a.s. 2015-2016 8