Olio d`oliva all`ozono made in Sannio per difendere la pelle

Olio d'oliva all'ozono made in Sannio per difendere la
pelle dalle radiazioni solari
Un'azione fotoprotettiva, idratante, lenitiva ed antiossidante superiore del 15 per
cento per cento a quella della vitamina E. Senza contare la capacità di uccidere
batteri, germi e funghi. Sono queste le virtù dell'innovativo olio ozonizzato, una
miscela di olio d'oliva, rigorosamente biologico e made in Sannio, ed ozono, creato
grazie agli sforzi congiunti di Erbagil, un'azienda dermocosmetica beneventana
fortemente legata al territorio d'appartenenza, del dipartimento di Chimica e
Biochimica dell'Università "Federico II", e del dipartimento di Patologia sistemica,
Sezione di Dermatologia, federiciano. A premiare la ricerca, nel 2007, è arrivato il
brevetto targato Erbagil.
Olio ozonizzato. Vale a dire una "miscela" ricca di virtù, nata dall'incontro tra l'olio d'oliva,
rigorosamente biologico e made in Sannio, una sostanza naturale le cui caratteristiche
emollienti, idratanti e leviganti sono conosciute da tempo e l'ozono, noto sin dalla II guerra
mondiale per la sue proprietà battericide, germicide e funghicide, tali da farlo utilizzare già
allora, come risulta da alcuni studi, per evitare che le ferite si infettassero, proprio laddove non
si avevano a disposizione gli antibiotici.
L'idea di "rendere possibile" quest'incontro è venuto alla Erbagil, un'azienda
dermocosmetica beneventana, che, sul versante delle analisi chimico-fisiche e quantoqualitative, si è avvalsa della collaborazione e del sostegno di Armando Zarrelli del
dipartimento d Chimica e Biochimica dell'Università "Federico II", con la supervisione di Lucio
Previtera. Strategica anche la partecipazione del dipartimento di Patologia sistemica, sezione di
Dermatologia, federiciano, impegnato nei test sui pazienti.
"L'olio d'oliva quale materia prima - spiega Gilda Benevento, biologa e ricercatrice della
Erbagil che ha coordinato la ricerca - è stato 'riscoperto' nell'ambito di una generale tendenza
che spinge a rivalutare l'universo del biologico e del naturale". Una materia prima
biodegradabile, biologicamente compatibile con il corpo umano ed in grado di ridurre l'impatto
ambientale.
Che l'olio d'oliva facesse bene si sapeva, insomma, ma finora gli erano stati preferiti, nella
creazione di prodotti cosmetici, terapeutici e coadiuvanti nelle cure, gli oli siliconici, cioè oli di
sintesi. Perchè? E' presto detto. Perchè più "leggeri", permeabili e facilmente assorbibili.
"Finora - continua la coordinatrice di progetto - le proprietà organolettiche dell'olio d'oliva
rendevano particolarmente difficile vaporizzarlo. Se lo si voleva utilizzare come spray infatti,
l'olio d'oliva difficilmente fuoriusciva, a causa della sua particolare consistenza".
Ed ora? Ora le cose sono cambiate. Infatti l'olio d'oliva ha incontrato l'ozono.
La prima fase della ricerca si è incentrata proprio sullo studio delle proprietà dell'ozono e
sulle "virtù" dell'ozono-terapia. L'ozono, infatti, migliora la capacità delle cellule di utilizzare il
glucosio. Questo si traduce in un'attivazione della vitalità cellulare e sfrutta la capacità
rigenerativa di queste unità biologiche. Inoltre, l'ozono si dimostra naturalmente capace di
uccidere germi, batteri e funghi. Ma c'è di più: l'ozono ha, infatti, il compito di assorbire le
radiazioni solari, in particolare quelle ultraviolette, a cui, quotidianamente, sono esposte tutte
le persone.
Radiazioni in gran parte derivanti dal sole, ma anche da fonti artificiali in campo industriale,
commerciale o tipiche di alcune attività che si svolgono nel tempo libero. Tanti i danni che
possono derivarne. Patologie direttamente correlate all'esposizione, o danni che incrementano
il rischio di contrarre una certa malattia.
Dato il limitato potere penetrante dei raggi ultravioletti, i danni correlati direttamente
all'esposizione sono limitati alla pelle, agli occhi e, in circostanze particolari, alla cavità orale. A
carico della pelle si manifesta, quindi, eritema, mentre diverse forme di patologie oculari come
fotocheratite, fotocongiuntivite, alcune forme di catarratta e di retinopatie sono riconducibili
all'esposizione degli occhi. Sono state dimostrate anche variazioni nella risposta immunitaria.
Gli effetti tardivi di un'esposizione prolungata a radiazioni Uv, invece, si traducono in precoce
invecchiamento della pelle, formazione di cellule epidermiche precancerose, ed ancora
comparsa di alcune forme di cataratta L'esposizione alle radiazioni ultraviolette, poi, aumenta il
rischio di sviluppare carcinomi e melanomi della cute e degli occhi.
Ecco perchè il team di ricerca si è posto l'obiettivo di "ozonizzare" l'olio d'oliva, per
coniugare le "buone qualità" di questi due elementi."Volevamo cercare - continua la ricercatrice
- di incrementare la possibilità di proteggere la pelle dagli attacchi delle radiazioni solari
nocive. Una capacità che può essere implementata attraverso l'aumento del grado di
ozonizzazione, che migliora l'attitudine ad assorbire le radiazioni stesse".
L'associazione delle proprietà di queste due componenti può avvenire attraverso l'utilizzo di
un macchinario definito "generatore di miscela" attraverso il quale si sottopone l'ossigeno a
scariche elettriche che creano proprio una miscela di ossigeno ed ozono. Questa miscela poi
viene fatta "gorgogliare", cioè viene fatta arrivare, nell'olio d'oliva attraverso un tubo di vetro
da due litri. In questo modo si ottiene una concentrazione di ozono ottimale, grazie al fatto che
il gruppo di ricerca è riuscito ad identificare quale sia il tempo ideale per ottenere un buon
livello di ozonizzazione rispetto allo scopo prefissatosi,. "Per calibrare il processo di
ozonizzazione - continua la coordinatrice di ricerca - è stati necessario compiere molte analisi
nello specchio Uv. Infatti, se si compie un'ozonizzazione eccessiva, si rischia che la matrice
dell'olio si frantumi troppo, andando a perdere le altre sue caratteristiche. Infatti, non si può
tenere presente un unico parametro".
Un'ozonizzazione "equilibrata", invece, porta alla formazione di funzioni carboniliche di
diversa natura in particolare acidi carbossilici, composti poliossidrilati, perossidi e ozonidi, in
grado di mettere in atto processi "anti-radicali", attaccando e neutralizzando proprio l'azione
dei radicali liberi. L'olio ozonizzato, quindi, svolge anche una significativa azione antiossidante,
in quando i perossidi generati dal processo di ozonizzazione funzionano da mediatori di segnale
e quindi attivano gli enzimi endogeni.
"I radicali liberi - evidenzia Benevento - sono molecole particolarmente instabili perchè
tropo attive. Il principio utilizzato è quindi quello di combattere un radicale con un altro
radicale, il perossido".
Dunque, due elementi simili che "si affrontano" finiscono per annullarsi a vicenda. Per
questo, se i radicali liberi sono in quantità minima aiutano il sistema immunitario
nell'eliminazione dei germi e nella difesa dai batteri. A questo punto, si è passati ai test sui
pazienti, una fase di ricerca che è stata eseguita presso il II Policlinico ed ha coinvolto ventuno
soggetti.
Su questi ultimi, secondo il racconto degli addetti al settore, è stato compiuto il fotopatch
test, volto a verificare che non si verificassero reazioni allergiche e tossiche conseguenti
all'esposizione e all'interazione con i raggi solari. A mettere a punto specifici protocolli
sperimentali capaci di "testare" la capacità fotoprotettiva, lenitiva e antiossidante dell'olio
d'oliva zoninizzato, poi, ci hanno pensato Gabriella Calabrò e Massimiliano Nino, ricercatori in
forze presso il nuovo Policlinico, sotto la supervisione di Pietro Santoianni, professore emerito
di Dermatologia all'Università di Napoli "Federico II" e presidente Onorario della Società
italiana di Dermatologia. Parallelamente si è confrontata l'efficacia protettiva e lenitiva dell'olio
ozonizzato rispetto a quella della vitamina E, solitamente utilizzata a tale scopo.
Si è così potuta constatare una riduzione nella formazione dell'eritema cutaneo del 15 per
cento, mentre se si considerano i risultati in assoluto, cioè rispetto ad una regione non trattata,
la capacità fotoprotettiva arriva al l 40 per cento.
Ma come si è proceduto in questa fase? Dopo aver applicato l'olio ozonizzato su una
porzione di pelle, la si è andata a "bombardare" con una dose massiccia di raggi ultravioletti,
andando poi ad osservare quanto si fosse ridotta la formazione dell'eritema. Naturalmente i
risultati sono stati parallelamente messi a confronto con quelli ottenuti esponendo ai raggi
ultravioletti un'area non trattata o trattata con lozioni a base di vitamina E, e olio di oliva non
ozonizzato.
Tania Sabatino
Pubblicato su “Il Denaro” - num. 055 - pag. 45