CRISI DELLA RAGIONE NOVECENTO All`inizio del Novecento una

CRISI DELLA RAGIONE NEL NOVECENTO
All’inizio del Novecento una serie di nuove scoperte in ogni campo del sapere,
filosofia, misero in crisi il modo di usare la ragione.
Ci fu crisi anche nella fiducia nel progresso.
Dal punto di vista artistico ci fu la rottura con il Realismo e il Naturalismo.
Per quanto riguarda la fisica,
il fisico tedesco Albert Einstein
sostenne che le categorie di tempo
e di spazio sono concetti relativi, perché dipendono dal punto di vista
dell’osservatore.
Non è possibile stabilire un tempo assoluto perché due fatti contemporanei per un
osservatore non lo sono per un altro, perciò gli stessi concetti di passato, presente e
futuro sono relativi.
Sorse in questo periodo l’irrazionalismo, una corrente secondo la quale la ragione
permetteva una conoscenza solo parziale del mondo, mentre era necessario rivalutare
altri strumenti di conoscenza, come l’intuizione, il sentimento, o la fede.
Una forma di irrazionalismo fu il NICHILISMO di Friedrich Nietzsche.
Egli cercò di ricostruire l’origine della civiltà moderna trovando nell’antichità, due
atteggiamenti culturali:
quello del dio APOLLO,
spirito e della razionalità
simbolo dell’equilibrio, della serenità dello
e quello di DIONISO
che invece è espressione dell’istinto, dell’irrazionalità, del desiderio di trasgredire
ogni ordine e ogni legge.
Fino a questo momento , dice Nietzsche, è stato seguito il principio di Apollo: le
menzogne, l’ipocrisia delle leggi.
Ora è necessario seguire Dioniso, restituire all’uomo la libertà di seguire i suoi istinti
e le sue passioni.
Abbiamo così il SUPERUOMO, un essere totalmente libero, che non accetta regole,
libero dalla morale cristiana.
Tra le sue opere ricordiamo: Così parlò Zarathustra,
Il superuomo è un essere socievole rappresentato da Zarathustra che balla, che
segue i propri istinti e i propri bisogni.
Ricordiamo, poi, le ricerche di SIGMUND FREUD
che, studiando le
malattie mentali, scoprì una zona chiamata INCONSCIO, capace di condizionare
tutte le attività razionali degli uomini.
Il termine INCONSCIO
indica tutti quei momenti della mente che sono al
di sotto della coscienza e che non possono essere conosciuti.
Freud, con la psicanalisi tenta di curare i disturbi mentali proprio attraverso l’analisi
dell’inconscio.
Freud parla anche dell’importanza della sessualità nella vita psichica.
Egli sostenne che il bambino sviluppa un’intensa sessualità, in gran parte riferita al
genitore del sesso opposto ( complesso di Edipo per i maschi e complesso di Elettra
per le femmine ) mostrando un forte sentimento di gelosia nei confronti del genitore
dello stesso sesso.
Dopo la guerra il pensiero di Freud cambiò: egli diceva che nell’uomo esiste una
forma di aggressività profonda verso gli altri e anche verso se stesso.
L’uomo vive in una condizione di disagio della civiltà causata dalla pressione della
società sentendo una specie di malessere diffuso, angosciante.
Freud riconosceva tre livelli nella vita psichica dell’individuo. Es,Io, Super-io.
L’Es corrisponde all’inconscio, dove ci sono gli istinti, ma anche le paure e i
traumi che la coscienza non ha accettato e ha rimosso.
L’Io è la consapevolezza di se stessi,
il Super-Io è l’insieme delle norme morali e degli insegnamenti che ci vengono dati
fin dall’infanzia.
L’Io cerca un equilibrio tra l’Es (il mondo degli istinti ) e il Super-Io.
Il mancato equilibrio tra questi tre livelli causa la nevrosi.
Per raggiungere l’inconscio, Freud pensava che fosse utile interpretare i sogni.
Altro filosofo fu BERGSON che parla del tempo.
Secondo Bergson ci sono due concezioni di tempo.
La prima considera il tempo come una successione di momenti, tutti uguali, ma
distinti ( tutte le azioni formano una linea continua nello spazio, è il tempo
spazializzato).
Per quanto riguarda la seconda concezione di tempo, che egli chiama durata, essa è
come l’insieme delle note in una musica, il tempo è dato dalla nostra coscienza che,
usando le nostre sensazioni, i nostri ricordi, mescola passato, presente e futuro.