“NON AMO ESSERE DEFINITA UNA PACIFISTA: VIVO IN UN

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“NON AMO ESSERE DEFINITA UNA PACIFISTA: VIVO IN UN PAESE FEUDALE E
CREDO NELLA RESISTENZA”
L’Autrice di Il Dio delle Piccole cose spiega a Ferrara la sua amata e “osura” India
E’ arrivata. Attesa da tutti, da centinaia di persone che hanno invaso le vie di Ferrara per lei che
all’Apollo ha incontrato prima i giornalisti e poi i suoi lettori, ospite di Internazionale a Ferrara. Gli
occhi scuri, lo sguardo profondo, i polsi sottili e la voce dolce: una donna delicata, Arundhati Roy,
ma certamente forte. Ha raccontato e permesso al mondo di riscoprire la sua amata India e quel Il
Dio delle piccole cose che l’ha resa nota.
“Sospetto sempre delle icone, non amo essere definita come una pacifista: vivo in un paese feudale
e credo nella resistenza” così ha aperto la conferenza stampa riservata ai giornalisti. Suggerisce di
abbandonare quell’immagine di un’India spirituale e immersa nella meditazione che spesso noi
occidentali abbiamo. “Un falso mito in un Paese che per un quarto del suo territorio è colpito dal
caos della guerra civile e della secessione sociale dove la classe media che avanza, a discapito dei
tantissimi poveri, sostiene progetti anche contro la volontà popolare” racconta. “L’India è vittima di
se stessa. Io non mi sento una missionaria, una sorta di “madreteresa”, non mi batto per i poveri per
altruismo, ma perché è la mia visione del mondo”. Una visione scomoda in un Paese dove, come
racconta Arundhati, il potere eletto non prende decisioni, demandate totalmente alla Corte Suprema:
quello stesso organo che ha condannato lei e il suo Guerra è pace. Portavoce del suo Paese nel
mondo, dopo il successo avuto nel 1988 rappresenta una voce pubblica di tutto rispetto anche in
patria: “Dire o non dire, da quel momento è diventata una responsabilità: era la vigilia di un lungo
periodo oscuro per l’India e come scrittore ho sentito il dovere di indicare i nemici del Paese, non
più i colonizzatori bianchi… Poi è iniziata la battaglia: ho assolto il mio compito, tornerò a scrivere,
ma la situazione politica Indiana è molto complicata, fatta di meccanismi intrecciati e complessi. E
una parte della popolazione, l’alta società che si emancipa e viene mostrata al di fuori, cresce a
costo di tutti gli altri inermi”.
Un’ultima battuta, prima di incontrare il suo pubblico, per il futuro della sua India: “Non c’è
ottimismo o pessimismo nel mio animo: si combatte; ci si alza per dire di no, se c’è qualcosa da
proteggere e che si ama”.
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