Università di Roma Tor Vergata - Scienze della Nutrizione Umana Biochimica della Nutrizione Prof.ssa Luciana Avigliano 2011 PROTEINE ed AMMINOACIDI: RUOLO METABOLICO E NUTRIZIONALE (b) PROTEINE Aminoacidi e proteine sono in rapporto dinamico Proteine della dieta digestione Quota dei derivati non proteici minoritaria e non si calcola nel bilancio azotato; ma quota significativa in condizioni di privazione di proteine degradazione sintesi proteine corporee Amminoacidi N C Derivati non proteici glucosio, glicogeno NH3 urea intermedi del Ciclo di Krebs CO2 + energia acidi grassi trigliceridi bilancio di azoto o bilancio proteico: dipende dalla somma delle velocità di entrata ed uscita dal pool di amminoacidi liberi a PROTEINE ALIMENTARI POOL AA b d PROTEINE CORPOREE c POOL DI DERIVATI flusso in entrata = dieta + degradazione proteica (a + b) rimozione a.a. = sintesi proteica + ossidazione (c + d) a+b=c+d costante mantenimento nell’adulto a+d>b+c bilancio positivo accrescimento; masse muscolari; gestazione b+c >a+d bilancio negativo insufficiente apporto energia e/o proteine; malattia I sistemi enzimatici deputati al metabolismo di proteine ed amminoacidi sono regolati da meccanismi adattativi : In media le proteine contengono il 16% di azoto Relativamente facile misurare l’azoto, per cui i cambiamenti nella quantità proteica corporea vengono misurati come differenza fra azoto introdotto ed azoto escreto azoto x 6,25 (cioè 100/16) = proteina UOMO ADULTO : proteine corporee circa 12 Kg 40% nel muscolo di cui 65% miosina ed actina per locomozione e lavoro muscolare, ma anche come fonte di amminoacidi in condizioni di stress. Ma proteine muscolari non sono forma di riserva come glicogeno e lipidi ed una loro perdita porta a perdità di proteine funzionali. 10% tessuti viscerali (fegato, intestino) non mobilizzate rapidamente in condizioni di stress per le loro funzioni vitali 30% nelle pelle e nel sangue lesioni delle pelle ed anemia sono presenti in deficit di proteine alimentari 4 proteine: miosina, actina, collagene (strutturali), emoglobina (trasporto O2) costituiscono circa la metà di tutte le proteine CONTINUO RICAMBIO PROTEICO Serve energia sia per la sintesi che per la degradazione: 15-20 % del bilancio energetico La continua demolizione e sintesi è fondamentale per degradare e rimpiazzare proteine danneggiate modificare la quantità relativa di differenti proteine in base alle necessità nutrizionali e fisiologiche rapido adattamento metabolico La regolazione del turnover proteico è influenzata da: stato nutrizionale (energetico e proteico) da alcuni ormoni (insulina, glucocorticoidi, ormoni tiroidei, ormone della crescita, citochine) ORGANISMO Ricambio giornaliero 1-2% proteine totali Amminoacidi 70-80% riutilizzati 20-30% metabolizzati Proteine dalla dieta Proteine metabolizzate 70 grammi/giorno 250 grammi/giorno % ricambio muscolo 30-50% fegato 25% leucociti emoglobina diversa emivita pochi minuti: proteine regolatorie 300 giorni: collageno SISTEMI DI PROTEOLISI ATP-indipendente LISOSOMIALE contribuisce per il 15% Enzimi: catepsine, attive a pH 5, non selettive -proteine extracellulari (via endocitosi) - proteine di membrana - proteine intracellulari a lunga vita -organelli danneggiati (es mitocondri) autofagia - indotta nel digiuno o in carenza di a.a. (per bassi livelli di insulina) ATP-dipendente CITOSOLICO- sistema ubiquitina proteasoma selettivo - proteine a vita breve - proteine regolatorie - proteine difettose (neo -sintetizzate - errori nella sintesi o ripiegamento sbagliato; invecchiate) Ca-dipendente CITOSOLICO sistema calpaina (enzima)- calpastatina (inibitore) idrolisi parziale di miofibrille - via regolatoria più che digestiva coinvolto in processi cellulari quali proliferazione, motilità, …. Premio Nobel 2004 L’ubiquitina come suggerisce il nome è una proteina presente in tutti gli eucarioti L’ubiquitina si lega alla proteina da degradare in una via ATP dipendente che utilizza 3 enzimi E1 + ATP E1-Ubiquitina E2 proteina di trasporto dell’ubiquitina E3 lega l’ubiquitina attivata alla proteina da degradare Come si riconosce la proteina da eliminare? Varie ipotesi - sequenze PEST prolina (P)-glutammato (E)-serina (S)-treonina (T) - amminoacido N-terminale destabilizzane qual Met, Tyr, Trp, Leu Glu, Gli, Glu - proteina danneggiate per ossidazione (ROS, Fe+2) La proteina marcata va al proteasoma Proteine regolatorie per il riconoscimento e selezione di protine ubiquitilinate subunità 7α grossa struttura polimerica Proteine degradate in modo progressivo dalle subunità catalitiche β Attività tipo chimotripsina a.a. idrofobici Attività tipo tripsina a.a. basici Attività per a.a. acidi 7β 7β 7α oligopeptidi di 3-25 a.a. scissi da protesi citosoliche L’attività del proteasoma è sotto controllo ormonale INSULINA inibisce il proteasoma GLUCOCORTICOIDI attivano il proteasoma azione coordinata per la mobilizzazione di amminoacidi muscolari e per la gluconeogenesi epatica ORMONI TIROIDEI attivano il proteasoma CITOCHINE attivano il proteasoma sepsi, febbre, ustioni, cancro,… Aumento delle proteine della fase acuta ed aumento del catabolismo proteico delle miofibrille mediato da un aumento delle citochine TNF-α, IL-1, IL-6 Degradazione delle proteine via proteasoma Aumenta digiuno a breve termine diabete ipertiroidismo Iperfunzione ghiandole surrenali immobilizzazione (nel muscolo attivo aumenta la sintesi di proteine e cala la degradazione) malattie neuromuscolari trauma cancro infezioni Diminuisce assunzione di glucidi ed azione dell’insulina digiuno prolungato Adattamenti metabolici nelle condizioni di digiuno L’adattamento dell’organismo al digiuno costituisce uno degli esempi più tipici di adattamento metabolico. Gli adattamento metabolici al digiuno sono continui ma si possono schematicamente suddividere in diversi periodi in base al tipo di substrato energetico maggiormente usato Digiuno fisiologico notturno Digiuno prolungato Prima fase inizia 10-12 ore dall’ultimo pasto ed occupa le due giornate dall’ultimo pasto Seconda fase dura circa 3 settimane Terza fase che si protrae fino ad esaurimento delle scorte lipidiche Fasi del digiuno in base alle modalità di approvvigionamento di glucosio FASE DI ADATTAMENTO AL DIGIUNO Digiuno breve programma adattativo per favorire il risparmio di glucosio a spese della degradazione di proteine (sotto controllo di insulina e glucagone) • mobilizzazione di proteine muscolari che vanno a fegato; a.a. usati come fonte energia e gluconeogenesi (aumenta l’escrezione di azoto urinario) • il basso livello di insulina inibisce la captazione di glucosio dal muscolo (glucosio risparmiato per il cervello) • fegato: calo della attvità della piruvato deidrogenasi (piruvato acetilCoA) per preservare i precursori della gluconeogenesi • inizio ossidazione acidi grassi e formazione corpi chetonici Digiuno prolungato Dopo giorni di digiuno si ha un programma adattativo per conservare proteine muscolari e cellulari ed a.a essenziali che altrimenti si esaurirebbero rapidamente. Effetti mediati da ulteriore calo di insulina ed aumento di glucacone; inoltre calo degli ormoni tiroidei con conseguente calo della degradazione proteica da parte di lisosomi e proteasoma • uso dei corpi chetonici che riducono la gluconeogenesi, necessaria per obbligatoriamente glicolitici (globuli rossi, midollare del surrene) • riduzione della sintesi proteica; inibizione del proteolisi cellulare e della ossidazione degli a.a; si riflette in un calo drastico dell’ N urinario • riduzione del consumo di ossigeno e del metabolismo basale per calo di sintesi delle proteine mitocondriali coinvolte nella fosforilazione ossidativa Fase finale esauriti i grassi di riserva, ricomincia l’utilizzo delle proteine muscolari e delle proteine corporee, sostenibile per breve tempo; poi sopraggiunge la morte iponutrizione prolungata in energia e proteine ha punti in comune con il digiuno, con ridotto turnover di proteine e diminuita ossidazione degli a.a. Diminiscono i livelli di albumina; il fegato utilizza gli a.a. per proteine più vitali Il livello ematico di albumina viene spesso usato come indicatore dello stato nutrizionale (anche se è influenzato da altri fattori) Depressione del sistema immunitario Calo di immunoglobuline e linfociti (anch’essi indicatori dello stato nutrizionale) Perdita di proteine in cancro, infezioni, traumi, ustioni,.. A differenza del digiuno, dove diminuisce la richiesta energetica, queste condizioni sono ipermetaboliche e non vi è adattamento all’uso dei corpi chetonici: Gli a.a. continuano ad essere usati come fonte energetica per dare glucosio RICERCA deve - capire come il metabolismo proteico è alterato in una particolare patologia - capire come funzionano i geni che regolano il differenziamento muscolare - sapere come intervenire a livello nutrizionale Fabbisogni Determinati in base a studi sul bilancio azotato a breve e lungo termine condotti in presenza di adeguato importo calorico LARN: identificano il livello di sicurezza per una determinata fascia di popolazione LARN 1996 FABBISOGNO PER IL MANTENIMENTO ADULTO(dai 19 anni) e ANZIANO: stesso fabbisogno per M e F Calcolati 0,6 g /kg di peso/die Applicando correzioni per variabilità individuale che tiene conto - composizione corporea - capacità funzionale - introito energetico totale si arriva al valore di 0,75 g/kg di peso desiderabile/die per proteine di elevata qualità biologica forniscono 10-15% della quota calorica giornaliera popolazione italiana alta quota di proteine vegetali, si stabilisce 0,95 g/kg di peso /die Valore più alto nei vegetariani stretti: quota maggiore di proteine vegetali per assicurare l’assunzione adeguata di a.a. essenziali STESSO VALORE PER ADULTO ED ANZIANO valore più elevato di quello del giovane adulto se riportato per unità di massa corporea magra, ma si deve tenere presente che di regola nell’anziano si verifica una diminuzione nell’efficienza dei processi di assorbimento e metabolici. FABBISOGNO PER IL “MANTENIMENTO e ACCRESCIMENTO” GRAVIDANZA + 6 g proteine/die anche se il ritmo di accumulo non è costante: medio = 3,3 g/die ALLATTAMENTO +17 g/die secrezione media giornaliera di latte 800 ml con 8-10g proteine /litro