Foglio di
informazione
professionale
N.10
15 marzo 1996
MELATONINA: SPERANZA O ILLUSIONE?
All’entrata di un drugstore americano, su un grande cartellone pubblicitario dedicato alla melatonina si legge: ”L’hanno
presentata in televisione e ne hanno scritto i principali giornali nazionali. Comprane un flacone e scoprirai da solo il
motivo per cui tutti ne parlano”.
Perché tutti parlano della melatonina? Perché è diventata il farmaco miracoloso del III millennio: fa dormire gli
insonni, migliora la depressione e le prestazioni sessuali, rallenta l’invecchiamento, abbassa il colesterolo e la pressione
arteriosa, aumenta le difese immunitarie, previene o guarisce il cancro, l’AIDS, le malattie cardiache. A ben guardare,
affermazioni simili sono state fatte in passato per altre sostanze e non v’è dubbio che verranno ripetute anche in futuro.
Tutto questo interesse è nato dopo la pubblicazione a livello internazionale di due libri, Melatonin Miracle (In Italia La
fonte della giovinezza) di W. Pierpaoli e Melatonin di R. Reiter, che hanno avuto vasta eco sui mezzi di comunicazione
di massa, ma che di fatto, almeno nel primo caso, hanno largamente superato la linea di demarcazione tra obiettività
scientifica e propaganda vera e propria. L’esagerazione dei risultati di alcuni studi sperimentali ha presentato al grande
pubblico un punto di vista sullo stato delle conoscenze attuali fortemente sbilanciato e potenzialmente pericoloso.1
Da quando, lo scorso agosto, stampa e televisione hanno soffiato sul fuoco del facile entusiasmo prefigurandola come la
panacea di tutti i mali, la melatonina ha smesso di essere uno dei tanti integratori alimentari che riempiono gli scaffali
dei supermercati americani ed è diventata un vero e proprio fenomeno sociale. Nel nostro paese, l’assenza dal normale
ciclo distributivo e la conseguente difficoltà di reperimento, accanto al tam-tam del “sentito dire”, ha ulteriormente
amplificato le proprietà terapeutiche della sostanza, creando illusioni e false speranze.
Che cos’è
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La melatonina (N-acetyl-5-metossitriptamina) è un ormone prodotto dall’epifisi o ghiandola pineale, posta alla base
del cervello. La sua scoperta è relativamente recente e risale agli anni ‘50.
La presenza della melatonina in quasi tutti gli esseri viventi, dai protozoi che sono alla base della scala evolutiva,
sino all’uomo, ha fatto pensare ad una sua possibile azione da “regolatore biologico” dei ritmi stagionali (in alcuni
uccelli la sua produzione è legata alle migrazioni, in alcuni mammiferi alla stagione degli amori e al letargo).
La produzione dell’ormone è massima nella prima infanzia, rallenta dopo i 20 anni e comincia a decrescere dai 45
anni in poi sino a scomparire quasi del tutto in tarda età.
La sua secrezione segue un ritmo circadiano: inizia verso sera, raggiunge il culmine durante la notte, scende al
minimo la mattina e rimane molto bassa durante il giorno. In condizioni di oscurità, quando le cellule nervose della
retina non vengono più colpite dalla luce, il nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo rilascia noradrenalina che
stimola l’epifisi a produrre melatonina.
La melatonina prodotta (circa 30 mcg/24 ore) viene rapidamente metabolizzata dal fegato ed eliminata per l’85%
con le urine come 6-sulfatossimelatonina (6-SMT).
Ciò che è dimostrato
Nel corso dell’evoluzione, sulla base dell’alternarsi della luce e del buio, l’organismo si è organizzato su ritmi di sonno
e di veglia. In alcune condizioni, come ad esempio nelle persone non-vedenti o in coloro che compiono lunghi viaggi
aerei intercontinentali che impongono l’attraversamento rapido di diversi fusi orari, si ha uno sfasamento di questo
orologio biologico. La melatonina potrebbe svolgere un effetto “regolarizzatore”. Ci sono infatti evidenze di un suo
effetto positivo nel ripristinare il corretto ritmo circadiano sonno/veglia. Impiegata a dosi giornaliere variabili tra i 5 e
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gli 8 mg, prima, durante e per alcuni giorni dopo il volo, la melatonina ha dimostrato di possedere un effetto
sincronizzante nel trattamento del “jet-lag”, cioè dei disturbi legati a viaggi aerei di lunga percorrenza, quali
malessere generale, stanchezza, diminuzione dell’appetito e disturbi del sonno2,3,4 . Risultati positivi sono stati ottenuti
anche in soggetti non-vedenti5,6 . Gli studi, tuttavia, anche se formalmente corretti sul piano metodologico, sono stati
condotti su casistiche molto limitate -i pazienti arruolati complessivamente non superano infatti le cento unità- e i
risultati, pur se favorevoli, vanno considerati con cautela.
Col progredire dell’età la secrezione notturna di melatonina si riduce progressivamente e questo potrebbe contribuire a
causare quei disturbi del sonno che risultano così frequenti negli anziani. Un recente studio, randomizzato in doppiocieco, crossover, ma sempre di piccole dimensioni, ha indagato se la melatonina può essere efficace nell’insonnia
dell’anziano7 . Gli anziani arruolati, di età media di 76 anni e con rilevanti problemi di salute (ipertensione, cardiopatia
ischemica, artrosi, Parkinsonismo, diabete), presentavano ridotte concentrazioni ematiche dell’ormone (documentate
tramite il dosaggio urinario del suo metabolita principale) rispetto ad una analoga popolazione di anziani non-insonni e
facevano uso regolare di farmaci in grado di ridurre la produzione dell’ormone come benzodiazepine e beta-bloccanti.
Dopo 3 settimane di trattamento con 2 mg a notte si è ottenuto un miglioramento significativo della qualità del sonno in
termini di addormentamento più rapido e minori risvegli notturni. Non è stato influenzato invece il tempo totale di
sonno per notte. La melatonina era stata incorporata in una preparazione a lento rilascio per consentire il mantenimento
di adeguati livelli sierici durante tutta la notte. Questo sembra essere un requisito importante nel determinarne
l’efficacia. L’ormone ha infatti una emivita molto breve, di soli 40-50 minuti; dopo somministrazione orale il picco
delle concentrazioni plasmatiche viene raggiunto dopo 20 minuti e quindi si riduce drasticamente. I parziali insuccessi
registrati in alcuni studi precedenti (sola riduzione del tempo di addormentamento) potrebbero derivare dall’uso di
preparazioni non a lenta cessione.
Ciò che dimostrato non è
L’osservazione che durante l’ovulazione i livelli dell’ormone sono minimi e massimi alla fine del ciclo ha fatto
ipotizzare un possibile ruolo della sostanza, impiegata ad alte dosi, nell’inibire la produzione di estrogeni. E’ in corso
uno studio olandese di fase III sull’efficacia anticoncezionale della melatonina (75 mg) associata ad un progestinico, il
noretisterone (500 mcg)8 . I risultati non sono ancora stati pubblicati e non sappiamo se lo studio possiede caretteristiche
tali da poter escludere che l’effetto anticoncezionale possa essere attribuito al progestinico presente nell’associazione.
Va da sé che l’elevato dosaggio della melatonina ne imporrà l’assunzione la sera e l’induzione al sonno potrebbe da
sola renderla un contraccettivo molto efficace!
La supposizione che la melatonina possa influenzare favorevolmente il sistema immunitario ed essere utile nel
trattamento di patologie quali tumori e AIDS deriva da studi sperimentali che hanno rilevato il coinvolgimento
dell’ormone in numerosi processi cellulari. Il semplice riscontro della inibizione da parte dell’ormone dei fattori di
crescita tumorale e dello stimolo alla produzione di citokine endogene da parte dei linfociti T-helper rilevato da alcuni
ricercatori è di per sé suggestivo, ma non è stato confermato e non si sa quali conseguenze cliniche possa avere, né è
possibile stabilire se effettivamente la melatonina, associata a trattamenti antineoplastici, possa ridurne la tossicità e
migliorarne l’efficacia clinica9 . I dati lusinghieri riportati da certa stampa sono frutto di estrapolazioni quantomeno
azzardate. Le uniche risposte valide e convincenti possono venire da studi controllati di efficacia e tossicità che per ora
mancano.
Più o meno le stesse considerazioni valgono per i risultati ottenuti nel trattamento dei malati di AIDS. Il miglioramento
di alcuni parametri immunologici registrato in qualche paziente è solo frutto di osservazioni e, in assenza di studi
controllati, ha valore puramente aneddotico. Come pure frutto di testimonianze personali sono le affermazioni
sull’utilità della melatonina nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
La produzione di melatonina si riduce progressivamente con l’età e poiché l’ormone influenza numerosi sistemi
fisiologici che si deteriorano col passare degli anni, alcuni sostengono che la sua assunzione potrebbe svolgere un
effetto anti-invecchiamento. Va da sé, però, che con l’invecchiamento si riduce la produzione di altri ormoni, come
l’ormone della crescita e il testosterone e non sappiamo che relazione esista tra tali processi e quale importanza abbiano.
Il presunto effetto antiinvecchiamento della melatonina sarebbe da addebitare al suo potere antiossidante -l’ormone è
uno scavenger del radicale libero idrossile- responsabile anche del suo ruolo protettivo nei confronti di radiazioni,
cataratta e tumori. Il
potere antiossidante della melatonina “giustificherebbe” anche
la sua attività
ipocolesterolemizzante: l’ossidazione delle lipoproteine LDL ridurrebbe infatti la deposizione di colesterolo sulle pareti
dei vasi sanguigni. A spegnere le entusiastiche aspettative sugli antiossidanti e a far riflettere ancora una volta sulla
opportunità di calcolare i benefici sulla base di dati provenienti da studi adeguati, e non di semplici deduzioni,
dovrebbe contribuire la sospensione prematura dello studio americano CARET, nel quale non solo non viene
dimostrato un ruolo protettivo della vitamina A nel carcinoma polmonare in una popolazione ad alto rischio (fumatori e
lavoratori dell’amianto), ma emerge addirittura un aumento della mortalità dei pazienti trattati10 .
Il legame della melatonina con la serotonina ha spinto taluni a pensare ad una sua possibile utilità come antidepressivo,
ma il suo coinvolgimento neurotrasmettitoriale rimane nell’ambito delle sole ipotesi teoriche. Infine, a smentire la
possibile attività afrodisiaca dell’ormone sta l’osservazione secondo cui in molti animali la sua somministrazione si
accompagna ad atrofia testicolare 1 .
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Per concludere, si può affermare che la melatonina è una sostanza le cui proprietà sono largamente sconosciute. Il suo
impiego nell’uomo è relativamente recente e mancano dati sugli effetti a lunga scadenza anche in termini di innocuità.
E’ bene tuttavia precisare che studi su larga scala potranno essere effettuati solo quando saranno disponibili analoghi
sintetici della melatonina. Trattandosi di sostanza naturale, non può essere coperta da brevetto e nessuna ditta
farmaceutica ha interesse a fare investimenti in ricerca. Gli unici dati convincenti riguardano il suo possibile utilizzo
come regolarizzatore del sonno. Tutto il resto è frutto di ipotesi prive di dimostrazioni concrete. Gli atteggiamenti
permissivi sin qui seguiti da alcuni Paesi -libera vendita della sostanza come integratore dietetico- sono destinati a
mutare rapidamente. In Inghilterra, per esempio, la Medicines Control Agency ha sospeso la vendita della melatonina
imponendo l’obbligo di registrazione come farmaco perchè l’uso avvenga sotto controllo medico11 . Stesso
orientamento, largamente condivisibile, sembra aver indotto la CUF a richiedere, e ottenere in data 23/1/1996, la
sospensione della vendita del Synchro, un prodotto a base di melatonina “destinato ad un’alimentazione particolare”.
Bibliografia. (1) Turek FW. Nature 1996; 379:295. (2) Arendt J et al. BMJ 1986; 292:1170. (3) Petrie K et al. BMJ 1989; 298:705.
(4) Petrie K et al. Biol Psychiatry 1993; 33:526. (5) Anon. The Medical Letter 1995; 37:111. (6) Arendt J et al. Lancet 1988; I:772.
(7) Garfinkel D et al. Lancet 1995; 346:541. (8)Short RV. Lancet 1993; 307:952. (9)Neri B et al. Cancer 1994; 73:30115. (10) Rowe
P. Lancet 1996; 347:249. (11) Anon. Pharmaceutical J 1995; 255:537.
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