Le Musiche dei Grimani Concerto di Sabato 17 Maggio 2014, ore 18.00 “Un mediocre compositore” Vivaldi a Palazzo Grimani Gianpaolo Capuzzo, Marco Rosa Salva, flauti dolci - Nicola Lamon, clavcembalo - Pierpaolo Ciurlia, tiorba Antonio Vivaldi (1678 – 1741) Soncerto RV 103 (allegro ma cantabile – largo – allegro non molto) Sonata op. 2 n. 3 (preludio – corrente – adagio – giga) Sonata RV 80 (opus dubium) (allegro – larghetto – allegro) Sonata RV 51(o. d.) (largo – allegro – andante – allegro) Sonata a tre op.1 n. 2 (grave – corrente – giga – gavotta) Follia, Sonata a tre op. 1 n. 12 Il nobile Grimani, proprietario del teatro S. Samuele, dava in questa stagione un’opera (...) e il maestro che doveva metterla in musica era l’abate Vivaldi, chiamato per la sua capigliatura ‘il prete rosso’, conosciuto più per questo soprannome che per il suo vero casato. Questo ecclesiastico, eccellente sonator di violino e mediocre compositore, aveva allevato e addestrato al canto la signorina Giraud (...) Il signor Grimani dunque mi mandò a casa del maestro per fare a quest’opera le necessarie modifiche (...). Andai dall’abate Vivaldi, e mi feci annunziare per parte di sua eccellenza Grimani; trovai quell’uomo circondato di musica e col breviario in mano. S’alza, si fa un segno di croce in tutta la sua lunghezza e larghezza, mette da parte il breviario – Qual’è il motivo che mi procura il piacere di vedervi, signore? Sua eccellenza Grimani mi ha incaricato dei cambiamenti che voi credete necessari nell’opera, onde io vengo appunto a intendere quali siano le vostre intenzioni. (...) - L’abate riprende il suo breviario, si fa un altro segno di croce e non risponde. - Signore, gli dissi allora, non vorrei distrarvi da un’occupazione così religiosa; tornerò in altro momento. - So molto bene, mio caro signor Goldoni, che avete genio per la poesia,(...) ma qui la cosa differisce assai; si può fare una tragedia, un poema epico, quello che volete, e non saper poi fare una quartina per la musica. - Mi fareste la grazia di mostrarmi il vostro dramma? Sicuro, sicuro; vi voglio compiacere; dove diavolo si è cacciata questa Griselda? Era pur qui... Deus in adiutorium meum intende... Domine... Domine... Domine... Or ora era qui. Domine ad adiuvandum.. Ah! eccola. Esaminate un po’ questa scena (...) la signorina Giraud non ama il canto lugubre: ella desidererebbe un pezzo di espressione e di moto, un’aria che esprima la passione in differenti guise(...) – Datemi dunque il libretto e lasciatemi fare. - Non posso disfarmene, ne ho troppo bisogno e me ne fanno troppa premura. - Ebbene, se voi siete sollecitato, prestatemelo per un momento: vi soddisferò seduta stante. - Ora? - Sissignore. Burlandosi l’abate di me, mi presenta il dramma e mi dà carta e calamaio; ripiglia il suo breviario, e passeggiando torna a recitare salmi e inni. Rileggo la scena, fo la ricapitolazione di ciò che il maestro desiderava, e in meno di un quarto d’ora stendo sul foglio un’aria di otto versi divisa in due parti; chiamo l’ecclesiastico e gli fo vedere la composizione. Vivaldi legge, aggrinza la fronte, rilegge daccapo, prorompe in gridi di gioia: getta il suo breviario per terra e chiama la signorina Giraud. Ella viene: - Ah! le dice, eccovi un uomo raro, un poeta eccellente. (Carlo Goldoni, Memorie, 1787)