Programma Prima Parte L. Van Beethoven (1770-1827) Fryderyk Chopin (1810-1849) Sonata in do minore op.13 “ Patetica” Grave. Allegro di molto e con brio Adagio cantabile Rondo. Allegro Ballata n°4 op.52 Seconda Parte Fryderyk Chopin 12 Studi op. 10 1 do maggiore: Allegro 2 la minore Allegro 3 mi maggiore: Lento ma non troppo 4 do diesis minore: Presto 5 sol bemolle maggiore: Vivace 6 bemolle minore: Andante 7 maggiore: Vivace 8 maggiore: Allegro 9 minore: Allegro molto agitato 10 la bemolle maggiore: Vivace assai 11 mi bemolle maggiore: Allegretto 12 mi minore: Allegro con fuoco "La caduta di Varsavia" Note di sala Apre la serata una delle più famose tra le trentadue Sonate per pianoforte solo di L. V. Beethoven, ossia l’Op. 13 (in do minore) nota con il soprannome di “Patetica”. Composta nel 1798 e dedicata all’amico Principe Karl von Lichnowsky, deve il suo nome all’editore che la pubblicò nel 1799 e ne fu particolarmente colpito per le sonorità profonde, tragiche, ricche di pathos appunto. Strutturata in tre movimenti principali, rispetta sostanzialmente gli stilemi classici della forma compositiva di “Sonata”, sebbene siano già presenti diversi elementi di rottura ed evoluzione rispetto ai modelli compositivi imperanti in quegli anni. Il Primo Movimento si apre con un breve periodo introduttivo (Grave) - primo elemento di rottura con la forma compositiva tradizionale [ di Haydn o Mozart] caratterizzato da una cantabilità e drammaticità unici nel genere. Senza soluzione di continuità il Grave lascia spazio ad un più ritmato Allegro di molto con brio, in Forma Sonata bitematica e tripartita [Esposizione, Sviluppo, Ripresa, Coda]. La tensione e la drammaticità che permeano il primo movimento si affievoliscono nell’Adagio cantabile, dove invece dominano la cantabilità e la semplicità espressiva di poche, perfette battute [esposizione del Tema principale]; in termini formali, la struttura dell’Adagio può essere vista come un Rondò. La Sonata si conclude con un virtuosistico Rondò [quattro esposizioni, tre episodi intermedi], più tradizionale nella forma compositiva e forse anche nell’intento poetico/spirituale rispetto ai primi due movimenti, ciò nondimeno grande pagina del repertorio pianistico classico. La Ballata no. 4 in Fa minore [Op. 52, Parigi 1842] di F. Chopin fa parte delle quattro omonime composizioni scritte dal compositore polacco tra il 1831 ed il 1842. Sebbene il termine di Ballata possa far riferimento o trarre ispirazione dall’antica forma francese della ballade [di origine medievale, cantata e danzata], in realtà queste composizioni possono essere considerate un vero e proprio stilema di Chopin e non possono essere conformate entro una specifica forma [struttura] compositiva. Nel caso dell’op. 52, un breve periodo introduttivo [sette battute] sfocia nel primo soggetto o tema della Forma Sonata, dall’intenso carattere melodico e spirituale. Difficile é distinguere il vero e proprio successivo secondo tema dai continui richiami e fioriture dei diversi materiali tematici / melodici già incontrati. Si può dire che Chopin in questa Ballata abbia saputo magistralmente coniugare la Forma Sonata con la Variazione e persino il Contrappunto, generando una delle pagine ritenute tra le più difficili [sia tecnicamente che musicalmente] dell’intero repertorio chopiniano. La raccolta di Studi op.10 risale invece ad un periodo ben più giovanile del percorso artistico e compositivo di Chopin: scritti tra il 1829 ed il 1832, furono pubblicati in Francia Germania ed Inghilterra l’ anno successivo, riscuotendo fin dall’inizio un enorme successo tanto da divenire ben presto parte del consueto repertorio per recital pianistico. Il termine Studio [o étude] è stato a lungo usato per descrivere pezzi di tecnica pura e virtuosismo, concentrati solitamente sulla formazione o perfezionamento di una specifica abilità dell’esecutore. Maestri come Czerny e Hanon hanno scritto Studi che sono divenuti leggendari [ma poco amati dagli apprendisti pianisti nella prima fase di studi] per il miglioramento dell’indipendenza della mano sinistra, o l’irrobustimento delle “dita deboli” , o la progressiva apertura dell’ estensione della mano. Sebbene utili per l’apprendimento tecnico, questi Studi mancano di un vero e proprio sviluppo musicale, in quanto ripetizione di un modello di note o ritmi senza alcuna musicalità intrinseca. Gli Studi di Chopin sono invece il primo esempio di ètude in cui si possa rintracciare anche una vera e propria identità artistica, pur senza perdere il principio formativo [tecnico] di fondo. In queste raccolte [va detto che oltre ai 12 Studi op. 10 ci sono anche i 12 Studi op. 25 ed i Trois nouvelles études] non manca dunque l’aspetto emozionale, trascendente e poetico, riuscendo a trasformare asciutti e noiosi esercizi di tecnica in pagine di musica emozionante. Il primo Studio dell’ op.10 si concentra attorno alla tecnica dell’arpeggio su più ottave [da cui probabilmente il soprannome “La cascata”, dato in seguito dall’editore], il secondo si focalizza sul rafforzamento del quarto e quinto dito [perpetue scale cromatiche sulla tastiera], il terzo “L’Adieu” è probabilmente il più conosciuto ed eseguito dell’intera opera: unico caso di tempo Lento ma non troppo, è un eccezionale esercizio di legato e scrittura polifonica [3 voci] ma allo stesso tempo secondo Chopin stesso “la mia più bella melodia”. Il quarto Studio “Il torrente” è in diretto contrasto con il precedente cantabile e basato su sedicesimi ed accordi spezzati, il no. 5 propone la melodia entro terzine nella mano destra e solo sui tasti neri, il no. 6 sviluppa la melodia nella sola mano destra lasciando alla sinistra un difficilissimo accompagnamento a due voci, il no. 7 ne inverte i ruoli. Il no. 8 è basato su successioni di arpeggi e sedicesimi nella mano destra, il no. 9 è forse il più lirico e cantabile dell’intera raccolta con evidenti difficoltà interpretative, il no. 10 gioca sullo spostamento degli accenti ritmici nella battuta, il no. 11 sugli arpeggi, il no. 12 [Studio Rivoluzionario] si può dire una trasposizione in musica del profondo senso di dolore del compositore in seguito all’attacco di Varsavia del 1831 da parte dell’esercito russo. Note di sala a cura di Andrea Azzola ALBINO CLASSICA Concerti itineranti XIII Edizione ALBINO Auditorium Mario e Benvenuto Cuminetti Recital Pianistico Alberto Nosè Sabato 24 maggio 2014 Ore 21