UdA 14 - La musica nell`età dell`Illuminismo

La musica nell’età dell’Illuminismo
Illuminismo e musica classica
L’espressione musica classica indica la produzione musicale sorta, a partire dalla seconda metà del
XVIII secolo, nell’Europa dell’Illuminismo. I suoi maggiori esponenti sono Franz Joseph Haydn,
Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven.
La musica strumentale
Nella seconda metà del Settecento, in Italia vengono costruiti i grandi teatri d’opera: il San Carlo di
Napoli, il Regio di Torino, il Teatro alla Scala di Milano, La Fenice di Venezia.
Nello stesso tempo compositori e strumentisti come Platti, Boccherini, Clementi decidono di
trasferirsi all’estero. Muzio Clementi (1752-1832) intraprende una brillante carriera di concertista e
di didatta. Sarà il capostipite di grandi pianisti: da Mozart a Beethoven, da Schubert a Liszt.
Il violino è un altro protagonista di primo piano nella musica del Settecento. La sua sonorità, dolce
ma allo stesso tempo penetrante, gli consente di svolgere sia il ruolo di strumento solista che di
suonare in formazioni da camera: in duo con il pianoforte, ma anche in trio, in quartetto, ecc.
L’organico orchestrale si allarga e comprende archi, fiati e percussioni. Responsabile
dell’esecuzione orchestrale è il primo violino, detto anche “violino di spalla” o Konzertmeister.
Le forme musicali
Le forme della musica strumentale più diffuse nel Settecento illuminista sono la Sonata, il
Concerto, la Sinfonia.
Il termine sonata indica in origine una composizione dedicata esclusivamente ad uno o più
strumenti, a differenza della cantata, destinata alle voci.
Attorno al 1740 si definisce la “forma-sonata”: un modello compositivo che si applica al primo
movimento della Sonata, o del Concerto, o della Sinfonia. In base ad esso, l’Allegro iniziale risulta
suddiviso in 3 sezioni, cioè “tripartito”:
1 - esposizione
2 - sviluppo
3 - ripresa

nell’esposizione vengono presentati due temi: due melodie dal carattere contrastante,
proposte in tonalità differenti;

nello sviluppo i temi vengono elaborati virtuosisticamente, per mettere in risalto le capacità
tecniche degli strumenti e la bravura dell’esecutore;

la ripresa conclude il movimento riproponendo i due temi ma, questa volta, nella medesima
tonalità.
Per il fatto di avere due temi e di essere suddiviso in tre sezioni, il modello della forma-sonata si
dice bitematico e tripartito.
Il secondo movimento della sonata è generalmente un Adagio o un Andante. In esso viene esaltata
la cantabilità dello strumento con una scrittura più intensa ed espressiva.
L’allegro finale è costruito nella maggior parte dei casi secondo lo schema del rondò. Deriva
dall’antico rondellus: più temi che si rincorrono “in cerchio”, intorno ad un tema principale che
ritorna spesso.
Schema del rondò:
A
B
A
C
A
D
La sinfonia è una composizione destinata all’orchestra. La sua struttura è molto simile a quella
della sonata. Si compone generalmente di quattro movimenti secondo la successione Allegro –
Adagio – Minuetto – Allegro. Abbiamo così un primo movimento in “forma-sonata”, un Adagio
espressivo e cantabile, un Minuetto grazioso che riprende un po’ il gusto barocco per la danza, un
Allegro finale in forma di rondò.
Intanto, sul versante dell’opera...
... si segnala il fiorentino Luigi Cherubini (1760-1842). E’ direttore del Conservatorio di Musica di
Parigi e autore di melodrammi, tra cui Medea, considerato il suo capolavoro. Beethoven avrà per lui
parole di stima sincera.
Un altro protagonista dell’opera del Settecento è Christoph Willibald Gluck (1714-1787). A lui si
deve riforma del melodramma, secondo le seguenti proposte:

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la sinfonia di apertura deve anticipare l’atmosfera dell’opera;
l’aria deve essere costruita secondo un disegno libero, e non col da-capo;
il recitativo migliore è quello obbligato, ossia accompagnato da tutta l’orchestra;
occorre incoraggiare la presenza dei cori nell’opera;
le danze vanno bene solo se sono legate all’azione; del tutto inutili, se inserite con l’intento
di dare varietà allo spettacolo.
Gluck sostiene che nell’opera la musica ha il compito di potenziare la parola, senza però mai
arrivare a coprirla. Questa sua convinzione è perfettamente in linea con il pensiero razionale che
ritiene la poesia superiore alla musica per la sua capacità di esprimere concetti e non semplici
emozioni.