21 marzo Nikolaj Znaider, violino Piotr Anderszewski, pianoforte Janáček, Sonata Con moto - Ballada – Allegretto - Adagio Schumann, Sonata n. 2 op. 121 Ziemlich langsam. Lebhaft – Sehr lebhaft – Leise, einfach – Bewegt Webern, Quattro Pezzi op. 7 Sehr langsam – Rasch – Sehr langsam – Bewegt Beethoven, Sonata n. 5 op. 24 Allegro – Adagio molto espressivo – Scherzo. Allegro molto – Rondò. Allegro ma non troppo Il programma di stasera si configura come un percorso sonatistico attraverso il “lungo Ottocento”, concetto storiografico coniato da Eric Hobsbawm per definire il periodo che va dalla Rivoluzione Francese allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La genesi della Sonata per violino di Janáček si colloca proprio in queste tragiche circostanze: “nella Sonata per violino e pianoforte del 1914, la mia mente irrequieta percepiva i clangori dell’acciaio”, avrebbe ricordato anni dopo il compositore ceco. Il clima teso del conflitto si riflette in quest'opera che procede per frammenti contrastanti in uno stato d'animo per lo più inquieto, disteso dalla liricità della Ballada o dall’insolito Adagio finale. Composti quattro anni prima, i Quattro pezzi op. 7 (1910) di Anton Webern sono quattro “attimi” musicali concepiti in una scrittura ricchissima di effetti, tutta giocata sulla scala delle dinamiche che raggiungono l’indicazione di un “appena udibile” del terzo brano. Dalla seconda scuola di Vienna un salto all’indietro nel tempo ci porta alla prima, quella del periodo classico: la Sonata op. 24 in fa maggiore di Beethoven fu pubblicata nel 1801 insieme all’op. 23, da cui si differenzia per la struttura in quattro movimenti e le atmosfere più distese. La freschezza del celebre Allegro iniziale valse a quest’opera l’appellativo apocrifo di “La primavera”. La Sonata op. 121 (1851) di Schumann nasce dall’insoddisfazione del risultato finale del suo lavoro precedente, la Sonata per violino op. 105. Questa “Seconda Grande Sonata”, più “grande” per dimensioni e impegno, fu dedicata all'amico Ferdinand David ed eseguita per la prima volta in pubblico dal violinista Joseph Joachim e Clara Schumann nell’ottobre del 1853. I giochi intellettuali e contrappuntistici che strizzano l’occhio a Bach, gli slanci appassionati e i toni fantastici si ritrovano anche in questa pagina straordinaria, una delle testimonianze più vivide dell’ultima stagione creativa di Schumann. Barbara Babic