Conferenza sul Risorgimento - Comune di Cernusco Lombardone

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La Restaurazione dopo la Rivoluzione e Napoleone
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Il Congresso di Vienna fu una conferenza tenutasi nell’allora capitale dell‘Impero austriaco, dal 1 novembre 1814 all’8 giugno 1815.
Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo gli sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche. Con il Congresso di Vienna inizia quella che viene definita come l'età della Restaurazione.
Il Congresso seguì due linee guida: ‐il principio dell’equilibrio (nessuna potenza doveva sopravanzare le altre) ‐ il principio di legittimità (si dovevano restaurare, per quanto possibile, i legittimi sovrani sui loro troni)
Restaurazione: la situazione italiana
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Dopo il congresso di Vienna l'Italia fu divisa in una decina di stati (che si ridussero ad otto, a causa di alcune annessioni di stati minori ad entità più vaste).
Regno di Sardegna, restituito ai Savoia e comprendente Savoia, Piemonte, Valle d’Aosta ed ex Repubblica di Genova. Il nuovo Regno Lombardo‐Veneto sotto il controllo dell'Austria, comprendente i territori di terraferma della Repubblica di Venezia (Veneto, Friuli e Lombardia
orientale), la parte rimanente della Lombardia e la Valtellina. Sotto forte influenza austriaca si trovavano inoltre:
Il Granducato di Toscana sotto la restaurata dinastia degli Asburgo‐Lorena.
Il Ducato di Modena sotto la dinastia degli Austria‐Este. Il Ducato di Parma e Piacenza assegnato a titolo vitalizio a Maria Luisa d'Austria, moglie di Napoleone. Restaurazione: la situazione italiana
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Indipendenti, ma legati all'Austria da vincoli di alleanza e interesse:
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Lo Stato Pontificio, sotto il controllo del Papa e comprendente Lazio, Umbria, Marche e Legazioni Pontificie (parte dell’Emilia Romagna).
Il Regno delle Due Sicilie (comprendente l’Italia Meridionale e la Sicilia) dove venne restaurato il potere della dinastia di origine spagnola dei Borbone.
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L’Italia dopo la Restaurazione operata dal Congresso di Vienna 1815
Moti del 1820‐23
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Senza entrare nei particolari basta ricordare quanto segue:
‐ furono in genere organizzati dalla setta segreta della Carboneria ed in genere avevano come scopo quello di ottenere dai sovrani regnanti la concessione di una Costituzione.
Avvennero in un arco di tempo compreso tra il 1820 e il 1823 in vari paesi e cioè: Spagna, Portogallo, Regno delle Due Sicilie, Regno di Sardegna, Lombardia Austriaca. Come detto lo scopo era quello di ottenere la concessione di una costituzione, passando da “monarchia assoluta” a “monarchia costituzionale”. Al di là di brevi successi iniziali, furono tutti duramente repressi con l'intervento diretto o l'appoggio determinante della Santa Alleanza, che impose un ripristino delle precedenti monarchie assolute, com’era stato stabilito dal Congresso di Vienna.
Moti del 1830‐1831
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Nel 1830‐31 in Europa si ebbe una nuova ondata rivoluzionaria, il cui risultato più
importante fu la cacciata della dinastia dei Borbone dalla Francia e l’instaurazione di una monarchia costituzionale, guidata da Luigi Filippo d’Orleans.
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‐ In Italia, e precisamente nei Ducati di Modena e di Parma e nelle Legazioni pontificie (cioè i territori dell'Emilia‐Romagna sottoposti allo Stato Pontificio),
all’inizio del 1831 scoppiarono rivolte organizzate dai Carbonari e tese a chiedere riforme in senso costituzionale. Le rivolte furono rapidamente represse dall'intervento austriaco.
Le Rivoluzioni del 1848‐49
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Il 1848 vide scoppiare rivoluzioni in gran parte delle capitali Europee.
In estrema sintesi ricordiamo:
Febbraio 1848: Rivoluzione a Parigi con cacciata di Luigi Filippo d’Orleans e proclamazione della seconda Repubblica;
Tra marzo e aprile si ebbero rivolte in varie città europee tra cui: Vienna, Berlino, Praga, Budapest. In genere i rivoltosi chiedevano la concessione di Costituzioni o l’indipendenza. Dopo qualche successo iniziale le rivolte furono tutte represse e vennero restaurate Monarchie Assolute.
Anche il territorio italiano fu interessato da analoghe rivolte avvenute a Napoli, nel Regno di Sardegna e nello Stato Pontificio. Di fronte alla protesta popolare i sovrani concessero Carte Costituzionali.
Nel marzo 1848 si ebbero due rivolte a Venezia e a Milano (5 giornate) tese a cacciare gli Austriaci, che in effetti persero temporaneamente il controllo delle due capitali del Lombardo‐Veneto.
La Prima Guerra di Indipendenza 1848‐1849
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E’ in questo contesto rivoluzionario che scoppiò la cosiddetta Prima Guerra di Indipendenza.
A Milano l'insurrezione iniziò il 18 marzo e dopo 5 giorni di scontri (le 5 giornate) gli austriaci abbandonarono la città, dove si insediò un governo provvisorio.
Il giorno dopo Carlo Alberto, re di Sardegna, dichiarò guerra all'Austria. Gli altri sovrani italiani (Ferdinando II di Napoli, Leopoldo di Toscana, Papa Pio IX) spinti anche da dimostrazioni di piazza, decisero di unirsi a Carlo Alberto nella guerra antiaustriaca, inviando truppe regolari. Nacque così la Prima Guerra di Indipendenza, che vedeva i sovrani italiani uniti contro l'Austria. Ma tale situazione durò poco: ben presto sia il Papa (che era in una situazione imbarazzante in quanto era in guerra con l'Austria, cioè la più grande potenza cattolica dell'epoca), sia il re di Napoli, sia il granduca di Toscana richiamarono le loro truppe. A combattere contro l'Austria rimase solo il Re di Sardegna, che fu sconfitto a Custoza il 23‐25 luglio del 1848: l'Austria così rientrava in possesso di Milano.
La Prima Guerra di Indipendenza 1848‐1849
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Tra la fine del 1848 e i primi mesi del 1849 la situazione in Italia era comunque ancora effervescente: Venezia era ancora in mano ai rivoluzionari; insurrezioni popolari costrinsero sia il Granduca di Toscana, sia il Papa ad abbandonare i loro Regni. In Toscana e a Roma furono proclamati due governi repubblicani, guidati da esponenti democratici (nel Triumvirato di governo romano spiccava la presenza di Giuseppe Mazzini)
Tali fatti spinsero il Re di Sardegna Carlo Alberto a riprendere la guerra contro gli austriaci, ma nel marzo 1849 i piemontesi furono duramente sconfitti a Novara: Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II.
Gli austriaci stavano tornando padroni della situazione: in pochi mesi di guerra sconfissero sia le truppe della Repubblica toscana, dove tornò Leopoldo II; sia gli insorti di Venezia, con spietata repressione dei rivoluzionari veneziani .
Infine nel luglio 1849 l'esperienza della Repubblica romana venne interrotta dalle truppe francesi inviate in soccorso del Papa da Luigi Napoleone Bonaparte, presidente della II repubblica francese. Venne così restaurato il potere del Papa.
La Prima Guerra di Indipendenza 1848‐1849
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In conclusione la Prima Guerra di Indipendenza italiana, caratterizzata dunque sia da insurrezioni popolari, sia da interventi dei re italiani contro gli austriaci, sia da interessanti esperienze politiche come quelle della Repubblica Toscana e soprattutto della Repubblica Romana, si concluse in modo fallimentare: al potere erano rimasti i sovrani designati dal Congresso di Vienna e gli Austriaci erano tornati padroni del Lombardo‐
Veneto, e continuavano ad influenzare pesantemente la situazione
politica italiana.
Insomma due anni di rivolte non avevano prodotto alcun duraturo cambiamento politico‐territoriale in Italia.
La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861
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Prodromi:
Con l’eccezione del Piemonte ,dove venne mantenuto lo Statuto Albertino, negli altri Stati italiani i governi restaurati diedero vita a politiche conservatrici.
Nel Regno di Sardegna appare la figura del Camillo Benso conte di Cavour.
Quarantenne, nel 1850 diviene Ministro dell’Agricoltura nel Governo d’Azeglio. Nel 1851 diviene anche Ministro delle Finanze, dunque dirige la politica economica del Regno.
Nel 1852 diviene Presidente del Consiglio. Favorisce il Commercio con scelte di Liberoscambismo e dando un forte impulso alle costruzioni ferroviarie (da 8 Km di esercizio nel 1849 a 800 nel 1859).
Nell’aprile 1855 invia un corpo di spedizione in Crimea, per combattere a fianco di francesi e inglesi, alleati con la Turchia in guerra contro la Russia.
A guerra conclusa vittoriosamente, il Piemonte partecipa al Congresso di pace di Parigi e in quella sede per la prima volta si parla della “questione italiana”, con aperte accusa alla politica reazionaria dell’Austria.
La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861
Ricordiamo che nei decenni precedenti erano falliti alcuni tentativi insurrezionali repubblicani organizzati da Mazzini o da suoi seguaci.
• Ad esempio nel 1853 erano state scoperte e represse organizzazioni segrete mazziniane a Milano e nello stato pontificio. Nel 1857 era fallito il generoso tentativo di Carlo Pisacane di provocare una rivolta nel Regno delle due Sicilie.
• Tali fallimenti, insieme all’attivismo di Cavour e del Re, spinsero parecchi democratici e repubblicani, tra cui Garibaldi,a confluire nella neonata Società Nazionale, un’organizzazione fondata a Torino, sostenitrice di una soluzione monarchica, guidata dai Savoia.
1858: accordi di Plombières tra Cavour e l’imperatore Napoleone III, sfociati nel gennaio 1859 in formale alleanza.
La Francia si impegnava ad entrare in guerra a fianco del Piemonte, se questo fosse stato assalito dall’Austria. La guerra avrebbe dovuto portare alla cacciata degli Austriaci dal Lombardo‐Veneto. In cambio dell’aiuto militare, La Francia avrebbe avuto la Savoia e Nizza.
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La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861
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Si delineava inoltre un’ipotesi di sistemazione complessiva della penisola:
‐ L’Italia settentrionale avrebbe formato un regno guidato dai Savoia;
‐ Toscana e parte dello Stato Pontificio un Regno dell’Italia centrale;
‐ Roma e il Lazio sarebbero rimaste al Papa;
‐ nessun mutamento avrebbe interessato il Regno delle due Sicilie.
I 4 Stati avrebbero formato una confederazione sotto la presidenza onoraria del Papa. L’ambizione di Napoleone III era di insediare nei 2 Regni dell’Italia centrale e meridionale due sovrani di suoi gradimento.
A Cavour per ora bastava scacciare gli Austriaci dal Lombardo‐Veneto e realizzare un cospicuo allargamento del Regno di Sardegna, che avrebbe esteso il suo dominio sulla “metà più ricca e più forte d’Italia”. Ma nel corso del conflitto gli avvenimenti avrebbero anche potuto prendere anche un corso diverso da quanto stabilito in linea generale a Plombières.
Il Regno di Sardegna dopo il Congresso di Vienna
La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861
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Gennaio 1859: Il Piemonte intensifica i preparativi militari, richiama contingenti alle armi e inquadra nel proprio esercito giovani provenienti dal resto d’Italia. Garibaldi organizza la brigata dei Cacciatori delle Alpi.
Lo scopo è di provocare il casus belli con l’Austria.
Il 23 aprile l’Austria invia un ultimatum al Piemonte intimando di fermare le esercitazioni militari. Cavour respinge l’ultimatum e chiede l’aiuto francese.
Il 29 aprile le truppe austriache varcano il confine del Ticino: è l’inizio della guerra.
Vittorie franco‐piemontesi di Montebello, Palestro e soprattutto Magenta ( 4 giugno 1859), che spalanca le porte di Milano. Intanto Garibaldi aveva sconfitto gli austriaci nell’alta Lombardia conquistando Como, Bergamo e Brescia (giugno 1859).
A fine aprile 1859 una rivolta popolare costrinse il granduca di Toscana Leopoldo II a lasciare Firenze, dove il governo provvisorio offrì la dittatura a Vittorio Emanuele II.
Analoghe rivolte si ebbero a Parma, Modena e nelle Legazioni Pontificie, con offerta della dittatura a Vittorio Emanuele.
La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861
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La guerra vedeva ancora le vittorie franco‐piemontesi nelle battaglie di Solferino e san Martino (fine giugno 1859): la strada per la conquista del Veneto e la cacciata degli Austriaci dal nord Italia sembrava spianata.
Ma a questo punto Napoleone III intavolò trattative unilaterali con gli austriaci che portarono alla pace di Villafranca (11 luglio 1859): l’Austria cedeva la Lombardia alla Francia, che l’avrebbe girata al Piemonte. Inoltre si prevedeva il rientro dei legittimi sovrani in Toscana, a Parma, a Modena e nelle Legazioni.
Cavour, deluso per la mancata cacciata austriaca dal Veneto, si dimise.
Nei Regni di Toscana ed Emilia Romagna i governi provvisori si erano rafforzati e avevano richiesto l’annessione al Piemonte, facendo capire che sarebbe stato impossibile il ritorno dei vecchi sovrani.
Nel gennaio 1860 Cavour riprese la guida del governo piemontese ed in breve venne trovata la soluzione del problema con Napoleone III:
‐ Nizza e Savoia sarebbero passati alla Francia; La Toscana e le province emiliane al Piemonte. Nel marzo 1860 i plebisciti indetti nei territori interessati approvarono a larghissima maggioranza i rispettivi passaggi.
Seconda Guerra di indipendenza: Espansione del Regno di Sardegna (marzo 1860)
La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861
la Spedizione dei Mille
Intanto nel maggio 1859 nel Regno delle Due Sicilie, che si era mantenuto
neutrale durante il conflitto tra franco‐piemontesi e austriaci, era morto Ferdinando II e gli era successo il figlio Francesco II.
In campo mazziniano si era ventilata l’idea di provocare una rivolta nel sud d’Italia ed in effetti una rivolta avvenne a Palermo nell’aprile del 1860. La
rivolta venne prontamente repressa, ma focolai di rivolta erano rimasti vivi nella
Sicilia Occidentale. Frattanto altri mazziniani, tra cui Crispi e Bixio, erano
riusciti a convincere Garibaldi a guidare una spedizione nel sud d’Italia. Dopo
qualche tentennamento il generale si convinse.
La notte tra il 5 e 6 maggio 1860 da Quarto partirono 2 piroscafi con a bordo
poco più di mille volontari: era iniziata la spedizione dei Mille.
Cavour non vedeva di buon occhio l’impresa, che invece era sotterraneamente
appoggiata da Vittorio Emanuele, rassicurato dalla formula “Italia e Vittorio Emanuele” fatta propria da Garibaldi e dai Mille. La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861: La spedizione dei Mille
L’11 maggio i Mille sbarcarono a Marsala, con il beneplacito della flotta inglese.
Il 14 Garibaldi proclamò di assumere la Dittatura in Sicilia in nome di Vittorio
Emanuele. Il 15 si ebbe il primo scontro contro i reparti borbonici a Calatafimi,
con vittoria dei garibaldini: migliaia di picciotti si schierarono con Garibaldi.
Il 27 maggio i Garibaldini attaccarono Palermo, cacciando l’esercito borbonico
dopo 3 giorni di battaglia: a Palermo si insediò un governo provvisorio guidato
da Crispi e formato da democratici e moderati.
Nei mesi di giugno e luglio affluirono in Sicilia altri 20.000 volontari.
Il 20 luglio, con la vittoria di Milazzo, i borbonici vennero cacciati dall’isola.
Il 18 agosto l’esercito garibaldino, sicuro del non intervento della flotta inglese,
varcò lo Stretto. L’esercito borbonico intanto andava sfaldandosi, tanto che
Garbaldi potè entrare trionfalmente a Napoli il 7 settembre. Francesco II si era
ritirato nella piazzaforte di Gaeta. Tra l’1 e il 2 ottobre i garibaldini sconfissero quel che restava dell’esercito
borbonico nella battaglia del Volturno.
La Seconda Guerra di Indipendenza 1859‐1861: La spedizione dei Mille
Nell’estate del 1860 si era anche aggravato il dissidio tra Cavour e Garibaldi:
questi aveva il progetto di attaccare lo Stato Pontificio (difeso dal 1849 dai
francesi). Dal canto suo Cavour voleva riprendere in mano la situazione.
Per questo si accordò con Napoleone III per conquistare le Marche e
l’Umbria (che facevano parte dello Stato Pontificio), senza toccare il Lazio, così
da poter scendere al sud per “fermare” Garibaldi. Il 18 settembre l’esercito
piemontese sconfisse l’esercito pontificio nelle Marche a Castelfidardo. Il 10 ottobre i piemontesi, ora guidati da Vittorio Emanuele, penetrarono nel
Regno di Napoli. Di fronte a questo fatto, Garibaldi accettò che nel Sud si
tenessero Plebisciti per decidere l’annessione al Regno di Sardegna.
Il 21 ottobre i plebisciti, a grande maggioranza, decretarono l’annessione del Mezzogiorno al Regno di Sardegna. Il 4 novembre analoghi plebisciti si
espressero per l’annessione anche nelle Marche e in Umbria.
Vittorio Emanuele, costrette alla resa le ultime forze borboniche, entrò a
Napoli il 7 novembre. Il 9 Garibaldi rientrò a Caprera.
Il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d’Italia guidato da Vittorio Emanuele II.
Seconda Guerra di indipendenza: Proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861)
La Terza Guerra di Indipendenza 1866
‐ Giugno 1861: morte di Cavour
‐ 1865: La capitale del Regno passa da Torino a Firenze.
L’8 aprile 1866 il Regno d’Italia conclude un’alleanza con la Prussia di
Bismarck,impegnandosi ad entrare in guerra contro l’Austria se fosse scoppiato
un conflitto tra Prussia ed Austria entro 3 mesi.
Il 16 giugno 1866 iniziarono le ostilità tra Prussia ed Austria. L’Italia dichiarò
Guerra all’Austria il 20 giugno. La guerra fu condotta malamente dai generali Lamarmora e Cialdini: il 24 giugno l’esercito italiano, che aveva superato il
confine del Mincio, fu fermato dagli austriaci a Custoza.
Intanto i prussiani avevano sconfitto gli austriaci a Sadowa (3/7/66). Gli austriaci ritirarono armate dal Veneto per fronteggiare i prussiani. Ciò consentì a
Garibaldi, a capo di un corpo di volontari, di battere gli austriaci a Bezzecca.
Il giorno prima (20/7/66) la flotta italiana aveva perso 2 navi nella battaglia di Lissa. Il 26 luglio venne firmato l’armistizio tra Prussia ed Austria: il Veneto fu
consegnato a Napoleone III, che lo girò all’Italia (pace di Vienna 3 ottobre 1866).
Il Trentino e Trieste rimasero in mano austriaca.
Terza Guerra di Indipendenza: l’annessione del Veneto
La conquista di Roma (20 settembre 1870)
Nel 1862 (Aspromonte) e nel 1867 (Mentana) erano falliti 2 tentativi di Garibaldi
di conquistare Roma con le armi. A difendere Roma e il potere temporale dei
Papi erano ancora una volta i francesi di Napoleone III.
L’occasione per la conquista di Roma venne nel luglio del 1870 quando scoppiò
la Guerra tra Francia e Prussia. Il 2 settembre 1870 Napoleone III venne sconfitto a Sedan e fatto prigioniero. Pochi giorni prima le truppe francesi
schierate a difesa dello Stato Pontificio erano state ritirate. Vittorio Emanuele II invitò Pio IX a rinunciare spontaneamente al suo dominio temporale, ricevendone un netto rifiuto.
Allora il governo italiano inviò un corpo di spedizione guidato dal generale
Cadorna. Il Papa diede ordine al suo esercito di fare una blanda resistenza.
Il 20 settembre le truppe italiane, varcata la breccia di Porta Pia, si scontrarono
con i papalini, costringendoli alla resa. Il Papa si chiudeva nei Palazzi Vaticani.
Il 2 ottobre un plebiscito sancì l’annessione del Lazio all’Italia.
Nel 1871 Roma divenne ufficialmente Capitale del Regno d’Italia.
20 settembre 1870: conquista di Roma
APPENDICE
I Mille (nella testimonianza di uno di loro: lo scrittore Ippolito Nievo)
Bresciani………………………. 150
Genovesi ……………………… 60
Bergamaschi …………………. 190
Pavesi e studenti universitari .. 170
Milanesi ……………………….. 150
Bolognesi ……………………… 30
Toscani ………………………… 50
Parmigiani e Piacentini ………. 60
Modenesi ……………………… 27
Napoletani e Siciliani ………… 110
Veneti …………………………. 88
Totale 1085
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