Le origini della razza Chow Chow

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LE ORIGINI DELLA RAZZA CHOW CHOW
La storia delle origini del Chow Chow ha avuto modo di essere raccontata e
tramandata attraverso i racconti di autorevoli autori, ma moltissimo è andato perduto
o non se ne è mai avuto conoscenza. Molti scrittori fanno riferimento all’epoca
miocenica, quando esisteva un animale che era una intermediazione tra il “cane” e
l’”orso”. Sappiamo poche cose della storia di numerosi animali, soprattutto di specie
rara. Il Chow Chow è una razza a parte, che potrebbe essere il risultato di una
evoluzione che si è svolta in migliaia di anni.
Dovuto a condizioni climatiche molto variabili,
si ritiene che vi furono dei cambiamenti
geografici che portarono alcune specie di
animali a migrare verso il sud dalle regioni
artiche, dovuto alla progressione implacabile
dei ghiacciai. Essi si spinsero ad occupare le
zone basse del continente asiatico, comprese
tra gli Urali e la grande catena montagnosa
che attraversa l’Asia.
Come già affermato, tutti i cani discendono
dal lupo, dal coyote e dallo sciacallo, ma il
Chow Chow, dovuto alla sua lingua grigiobluastra potrebbe derivare dalla famiglia degli
ursidi, che è l’ultima specie ad essersi “distaccata” dalla famiglia dei canidi.
Ceramica del periodo Han – 150 a.C. –
Nelle regioni asiatiche e più precisamente
da La ceramica cinese della Dinastia Han di
nelle zone montagnose del Tibet, molte
Laufer
specie di animali sono state scoperte solo
intorno al XVIII secolo, ed anche il Chow Chow era completamente sconosciuto in
Occidente fino alla fine di quel secolo.
In quell’angolo di mondo, sconosciuto alla maggior parte dell’umanità, questi animali
hanno potuto prosperare e riprodursi, mantenendo le loro caratteristiche e
particolarità importanti.
La lingua blu è la caratteristica dei piccoli orsi neri della Manciuria e dei piccoli orsi blu
del Tibet. Tutti questi animali sono originari della medesima zona e nessuno di essi è
mai stato trovato altrove.
Il “cane palustris” visse in Asia del nord e la sua testa somigliava, nella forma, a
quella della volpe, ma senza “stop”. Molti ritrovamenti sono serviti ad accertare che
un gran numero di cani preistorici, che si trovavano nella Siberia Centrale, sono però
completamente diversi dal “cane palustris”. Erano parzialmente domestici durante
l’età della pietra. E’ generalmente riconosciuto che il Chow Chow, facente parte degli
spitz, è il tipo di cane più primitivo.
Vi sono prove archeologiche di un “cane” dalla testa larga e dal muso corto datato
nell’era del bronzo siberiano e fu parzialmente addomesticato dalle antiche tribù
barbare dell’Asia Centrale. Questi animali erano, allora, potenti ed aggressivi. Erano
descritti come “leoni dalla testa di cane”. Erano utilizzati per la caccia e per la guardia
del bestiame.
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Le tribù nomadi che migravano nel Nord della Cina erano una costante minaccia per i
residenti. L’appellativo “tartaro” era largamente
utilizzato per designare questi antichi barbari,
progenitori dei Mongoli dell’Asia Centrale e della
Manciuria così come i Jung e i Ti, antiche tribù non
appartenenti alla dinastia dei cinesi che
popolavano la regione centrale situata tra lo
Sin Kiang e il nord-est della Mongolia.
Si crede che i Ti siano stati i primi ad utilizzare un
“cane di tipo particolare” per la caccia e la guerra.
La leggenda racconta che questo popolo era
proprietario di cani enormi che somigliavano
nell’aspetto a dei leoni con le lingue nere.
Ogni cane era affidato ad un guerriero che attaccava
il nemico scagliandoglielo contro.
Lo storico Ssu Ma Ch’ien descrive questi cani come
facenti parte di un tipo diverso e che veniva chiamato
“Man Kou”, ossia “ cane dei barbari”.
Ceramica del periodo Han – 200 a. C.
– colore rosso fulvo con striature
verdastre
Dopo la disfatta di Chou Hsin, la dinastia
dei Chou stabilì delle comunicazioni e
delle relazioni amichevoli con il nemico, il
quale offrì a Wu Wang (1122-1116 a.C.)
un tributo composto da un numero
considerevole dei loro cani.
La descrizione di quest’ultimi indica che
erano dotati di una grande forza fisica,
che avevano un pelo abbondante ed
erano, per la maggior parte, di colore
rosso.
Si può ampiamente supporre che, nel
nord della Cina, il Chow Chow era
ammesso ufficialmente nei palazzi reali.
Si dice che gli imperatori cinesi si
circondassero di moltissimi Chow, anche
più di duemila.
La mancanza di una documentazione
dettagliata al riguardo è dovuta alla
distruzione pressoché completa della letteratura cinese comandata dall’imperatore
Chin Shih nel 255 a.C.
L’immagine più antica di un cane, che potrebbe essere un Chow Chow, è incisa su di
una tazza di bronzo dell’epoca dei Chou, sulla quale sono ritratti alcuni animali che
comprendono tre tipi di cani ben distinti uno dei quali con una struttura massiccia, il
corpo iscritto nel quadrato, il muso largo e la coda fornita di abbondante pelo rigirata
sul dorso e le orecchie piccole e portate diritte.
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La caccia era uno degli svaghi preferiti dai Cinesi. Il Libro dei Riti *, del VII° secolo
a.C., divideva le razze canine cinesi in tre distinti gruppi: i cani da guardia, da caccia e
da macello. Il secondo gruppo era suddiviso in diversi altri gruppi accomunati per loro
utilizzazione: “tutti i cani utilizzati per la caccia alla selvaggina, ivi compreso il Chow
Chow straniero”. E’ chiaro che il Chow Chow era classificato come una animale a
parte.
In Cina, a quei tempi, tutto ciò che era bello era considerato di
proprietà dell’Imperatore. I cinesi divennero degli ottimi
selezionatori nell’arte dell’allevamento e, sempre secondo il Libro
dei Riti, i libri genealogici contenevano tutti gli standard delle razze
canine, così come le immagini che li rappresentavano e che erano
disegnate dagli artisti di corte.
Nel Libro dei Riti vi è scritto che vi erano delle procedure corrette
di come ricevere e cosa offrire agli onorabili. Tra i vari capitoli vi è
quello dei doni dei cani, che non erano quelli inviati direttamente al
macello, poiché non erano menzionati nei rituali, ma i levrieri e dei cani lupo oltre che
ai “cani dei barbari”.
In Mongolia, gli abitanti comparavano la rarità del leopardo e dei lupi al coraggio ed
alla ferocia dei loro cani. Le leggi obbligavano che all’avventurarsi di uno straniero
presso la loro abitazione, i proprietari dovevano uscire di casa per accoglierli e
proteggerli dai loro cani.
Le storie raccontate come leggende, ma supportate, in realtà, dalla visita ad un
monastero mongolo del Dr. Abshagen, citano di almeno cinquanta Chow Chow blu così
descritti:”… più blu del più bel blu del gatto persiano”. Egli racconta, inoltre, che erano
allevati e che erano catalogati sino dalla fondazione del monastero nel XIII secolo.
Del nuovo sangue era talvolta introdotto nel programma di allevamento tramite lo
scambio di cani da un monastero all’altro che distavano alcune centinaia di chilometri.
Ancora secondo il Dr. Abshagen, nel monastero lamaista erano conservati i pedigree
di tutti i Chow Chow blu. Sia nei
monasteri che nei palazzi imperiali, i
Chow Chow erano tenuti in grande
considerazione.
Anche Marco Polo cita di una razza di
“cani del Tibet” e li descrive come
grandi animali che rendevano un grande
servizio per la caccia.
La dinastia Han diede vita ad un
importante sviluppo della ceramica. Vasi
e statuine erano, per lo più, dedicati ai
defunti e depositati nelle loro tombe.
Alcune
di
queste
statuine
rappresentavano molto bene ed in
modo corretto alcuni tipi di animali
che erano espressi in azione dinamica
e fremente staticità con sintesi
perfettamente realistica.
Una statuetta della dinastia Han che descrive
nettamente l’immagine di un Chow Chow. Questa
statuetta è conservata nel Museo di Berlino
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Laufer, autore de: “La Ceramica della Dinastia Han” commenta la rappresentazione di
un cane: “La statuetta rappresenta un cane di forti proporzioni e muscoloso. La coda è
portata come quella di un mastino del Tibet. Il muso è modellato con una precisione
che non lascia dubbi sull’identità delle due razze. Queste statuette erano disposte in
tombe di nobili appassionati alla caccia e, senza alcun dubbio, erano state lì riposte
per accudire i loro padroni e cacciare gli spiriti malefici. I collari consistono in un
collare doppio, uno contorna il collo l’altro il corpo e sembra fatto di cuoio. Alle loro
estremità vi sono dei ganci metallici che si fissano ad un anello al quale è attaccato il
guinzaglio. La necessità di un collare così robusto per gestire l’animale da l’idea della
sua forza e della sua ferocia”.
Si trattava sicuramente di Chow Chow, così come le statue trovate nello Yunan:
orecchie diritte e leggermente inclinate verso l’avanti, coda pelosa e posta sul dorso,
posteriore rettilineo, piedi da gatto, testa larga, corpo robusto e compatto.
L’appellativo più antico per il Chow Chow è datato all’XI secolo a.C. La parola “ao”,
che significa qualcosa di grande, di forte e di straordinario è probabilmente una
pronuncia o una traduzione errata dell’originale “chaou”, che designa un cane
straordinario, di grandi dimensioni, primitivo e di grande vigore. “Man Kou”, la cui
traduzione è “cane dei barbari” o “cane tartaro” è un sinonimo anch’esso datato a
quell’epoca.
Verso il 100 d.C. furono utilizzati i nomi: “Mang” (cane molto peloso), “Chao” (cane
molto forte) e “Ti” (cane rosso).
Il nome inglese Chow Chow sembra derivare, secoli più tardi, dal vocabolo originale
“Chaou” o da “Tchau”, nome che era attribuito ai commercianti cinesi di quell’epoca.
La razza si deteriorò velocemente in Cina quando cessò l’allevamento selettivo dovuto
alla povertà della nazione. Ed è in questo periodo che i cinesi, pressati dalle loro
povere condizioni, aprirono centinaia di allevamenti industriali di cani e questi animali
furono fatti riprodurre per essere macellati e per usufruire del loro pelo. Nella grande
quantità, vi saranno sicuramente stati degli incroci ed è per questo, similarmente, che
numerose razze cinesi hanno tuttora delle sembianze di Chow Chow. Il Chow Chow
sopravvisse grazie alla sua lingua blu, di cui si fa così tanta menzione in antichi
manuali e libri, poiché alle tavole dei nobili era servito solo ed esclusivamente il Chow
Chow puro, ed a conferma di questo era presentata ai commensali la lingua.
Isabella Milani
Presidente Associazione Nazionale Italiana Chow Chow
Pergamena in seta intitolata Concerto a Palazzo datato 937975 a.C.. E’ chiaramente visibile un Chow Chow che dorme
sotto al tavolo.
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