Documento 710126

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SCHEDA: DALL’ORRORE DI YULIN AL CANE IN TAVOLA
Il massacro
Il prossimo 22 giugno a Yulin, nel sud della Cina, per festeggiare il solstizio d’estate si terrà il famigerato
Festival della Carne di Cane. Per l’occasione, si scatena una vera e propria “caccia al cane”. Gli animali, anche
lontano dall’area del Festival, vengono trafugati dalle abitazioni dei proprietari o catturati nelle strade con
l’utilizzo di lacci, esche, cianuro e dardi avvelenati. Stipati in minuscole gabbie, molti di loro muoiono prima
di giungere a destinazione; per la sete, l’inedia o le ferite riportate nel corso di un viaggio che può durare
anche giorni.
L’anno scorso, grazie al lavoro di Animals Asia, all’opposizione delle autorità locali e alle proteste di milioni di
cinesi, i cani macellati e mangiati sono stati 2.000 contro i 10.000 del 2013. Il “Festival”, anche se rispecchia
un’antica tradizione, è nato solo nel 2009 ed è già stato sospeso una volta, nel 2012, proprio per le polemiche
e le critiche che attira da tutto il mondo.
Un “mercato” marginale-criminale
Gli allevamenti di carne di cane e gatto in Cina sono per lo più un mito: in realtà, la maggior parte degli animali
macellati e serviti sulle tavole proviene da “rapimenti” nelle case private delle aree rurali.
Secondo i mezzi d’informazione cinesi, nel paese sono macellati ogni anno oltre 10 milioni di cani, mentre
sulla stampa occidentale si leggono cifre anche tre volte superiori.
Una recentissima indagine di Animals Asia in 15 città di 8 province nel nord, nel sud e nella zona centrale
della Cina, mostra che i cani non possono essere allevati con profitto su larga scala: a causa dei costi necessari
per nutrirli, per la natura territoriale di questa specie – che li porta a combattere fra loro quando confinati in
piccoli spazi, e per il rischio di gravi malattie come la rabbia.
Un cane adulto pesa in media 20 chili (40 jin) e deve essere nutrito per circa 6-8 mesi. Contenendo al massimo
i costi, sarebbe forse possibile nutrire un cane con soli 2 RMB (0.29 Euro) al giorno. Occorre aggiungere i costi
per lo svezzamento dei cuccioli e le spese per i vaccini – alla fine si dovrebbero investire 400 RMB (58 Euro)
per ogni esemplare, mentre il prezzo per 1/2 kg di carne di cane ancora in vita è di 6 RMB (0.86 Euro). Da
queste considerazioni si evince facilmente che allevare “cani da carne” non è un business redditizio.
Se poi il mercato della carne dovesse conformarsi alla normativa cinese vigente, gli utili crollerebbero ancora.
Animals Asia non ha trovato la minima evidenza che esistano allevamenti di grandi dimensioni: le strutture
individuate generalmente ospitano meno di 30 cani.
In ogni fase di questa indagine, invece, gli investigatori hanno riscontrato un traffico caratterizzato da
comportamenti criminosi ed estrema crudeltà, con gravi violazioni delle leggi vigenti in materia di sicurezza
alimentare. Il furto di tre cani di circa 15 kg può fruttare al ladro anche 1.000 RMB (150 Euro), mentre i traffici
illegali in occasione del festival di Yulin muovono cifre elevatissime.
I mangia-cani
Il rispetto per l’ambiente e per gli animali è profondamente radicato nelle antiche filosofie cinesi, così come
la tradizione vegetariana. Tuttavia è molto antica, in Cina, anche l’usanza di mangiare cani. Il filosofo
confuciano Mencio (372-289 a. C.) parla di maiali, capre e cani allevati per la carne. In tempi moderni, la
tradizione, diffusa soprattutto nelle aree rurali è ancora seguita nel Guangdong, Yunnan e Guangxi (la regione
di Yulin), ma anche nelle province settentrionali di Heilongjiang, Jilin e Liaoning, perché si crede che la carne
di cane generi calore e riscaldi il corpo.
Nella Cina moderna, tuttavia, il consumo di carne di cane (e di gatto) appare in forte declino. In molte aree
del paese, l’80% degli interpellati lo rifiuta.
Negli ultimi decenni, di apertura e modernizzazione del paese, sono nate numerose organizzazioni di
protezione animale, attive soprattutto a livello locale. Una rete di importanza nazionale è il Chinese Animal
Protection Network (CAPN).
Le leggi
La Cina fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità animale e di una decina di trattati sulla protezione
animale, come il CITES. Secondo l’art.9 della Costituzione, “lo Stato assicura l’uso razionale delle risorse
naturali e protegge piante e animali rari” e vi sono numerose norme regionali e locali sulla fauna selvatica.
Tuttavia, il “benessere animale, fondato sull’idea di evitare agli animali la sofferenza, è più un’idea
occidentale” (CAPN). In Cina non vi sono “standard minimi” per il benessere negli allevamenti o
l’abbattimento nei macelli. Il legislatore è soprattutto preoccupato della salute umana (p. es. la trasmissione
della rabbia) e della sicurezza alimentare. Nel 2010-3 sono state introdotte norme molto severe sui trasporti
e sull'igiene nei macelli, che hanno contribuito non poco a ridurre il consumo della carne di cane.
Quasi 2 milioni di cinesi hanno appoggiato la proposta di legge del deputato del Congresso nazionale del
popolo, Zheng Xiaohe, che ha l'obiettivo di rendere illegale nel paese la macellazione e il consumo di carne
di cane e gatto.
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