COME AFFRONTARE L’INFLUENZA: PROFILASSI E TERAPIA L’influenza è una patologia a decorso generalmente benigno, anche se in taluni soggetti le complicanze possono essere severe o letali (es. sovrainfezioni batteriche come polmoniti). La malattia, comunque, costringe all’inabilità per un periodo da 3 a 6 giorni in media, il che comporta pesanti ripercussioni economiche in termini di giornate lavorative perse, considerato anche il carattere epidemico e il coinvolgimento contemporaneo di un alto numero di persone. L’influenza è dunque una patologia da non sottovalutare per l’elevata incidenza di complicanze, soprattutto in talune categorie di pazienti, e la non trascurabile mortalità. Le armi contro l’influenza Le strategie per combattere l’influenza si possono principalmente distinguere in due grandi categorie: profilassi terapia La profilassi ha come obiettivo il contenimento dell’epidemia, e si avvale della consueta vaccinazione antinfluenzale. La vaccinazione viene eseguita in un periodo antecedente lo scoppio dell’epidemia e solitamente la campagna vaccinale si svolge nelle settimane tra la metà di ottobre e la fine di dicembre. Questo perché l’organismo ha bisogno di qualche settimana per instaurare l’immunità dopo la somministrazione del vaccino. La profilassi può anche avvalersi dell’utilizzo dei farmaci antivirali che permettono un impiego in profilassi durante l’epidemia o in caso di sospetto contagio, in quei pazienti in cui sia particolarmente importante preservare lo stato di salute La terapia della sindrome influenzale consiste in: farmaci specifici antivirali: sono i “veri antinfluenzali”, agiscono all’origine della malattia, combattendo l’attacco e la replicazione del virus dell’influenza farmaci sintomatici, per lo più di automedicazione: agiscono sui sintomi, quindi sulla febbre, sui sintomi respiratori (tosse, reffreddore,..) e su quelli sistemici (dolori muscolari,..) Inoltre, tutti conoscono i cosiddetti “rimedi della nonna”: mangiare molto brodo di pollo, agrumi, cavoli, avere una scrupolosa igiene delle mani, riposo a letto etc.). Non sono farmaci ma semplicemente degli alimenti, integratori o misure igienico-sanitarie o di comportamento che vengono utilizzati in modo complementare alle altre soluzioni terapeutiche. Alcuni hanno un fondamento razionale più o meno scientificamente dimostrato. Profilassi dell’influenza Vaccini A differenza di molti altri vaccini, la vaccinazione anti-influenzale conferisce un’immunità breve, specifica solo per l’epidemia prevista per l’inverno corrente, e va ripetuta nell’autunno successivo. Ciò è dovuto al fatto che i virus mutano, le proteine virali di superficie si modificano, e l’anno seguente si presentano con un aspetto diverso, sì da non venire più riconosciuti dal sistema immunitario che precedentemente era stato vaccinato o aveva contratto la malattia. La composizione del vaccino anti-influenzale viene variata tutti gli anni, a seconda dei ceppi di virus che il sistema di sorveglianza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede circoleranno nella stagione successiva. La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata ad un’ampia categoria di persone che per età, condizioni di salute, concomitanti patologie, o ruolo sociale-lavorativo, è altamente auspicabile non si ammalino. Tuttavia, considerata l’ottima tollerabilità, è da suggerire ad ogni categoria di persone, dai 6 mesi di età in su, fatta eccezione per coloro che sono allergici alle proteine dell’uovo o hanno manifestato in passato reazioni severe al vaccino, inclusa la sindrome di Guillain Barrè (neuropatia generalizzata sistemica). La vaccinazione anti-influenzale va effettuata non appena si rende disponibile il vaccino, di solito dalla metà ottobre alla fine di dicembre, e comunque almeno due settimane prima del previsto inizio dell’influenza, rilevata dalla rete di sorveglianza. La vaccinazione consiste in una iniezione intramuscolare nel braccio o nella coscia (nei bambini). Chemioprofilassi: gli antivirali Solo uno degli inibitori della neuraminidasi (oseltamivir) è indicato nella profilassi dell’influenza, quando si verifica un’epidemia o quando un soggetto suppone di essere stato esposto al virus. La chemioprofilassi con gli antivirali è indicata in: persone ad alto rischio che non potevano sottoporsi alla vaccinazione antiinfluenzale persone nelle quali si prevede non si sia sviluppata una immunità adeguata al virus (non-responders) persone ad alto rischio vaccinate dopo l’inizio dell’epidemia influenzale persone con immunodeficienza persone che assistono persone ad alto rischio persone che non sono state sottoposte a vaccinazione (adulto altrimenti sano) Opportunamente usati, gli antivirali sono la risorsa migliore per ridurre l’allargamento del contagio e la possibilità di contrarre la malattia. Va però chiarito senza ombra di dubbio che l’uso degli antivirali non è sostitutivo delle vaccinazioni, ma è complementare. Sia la vaccinazione che l’antivirale hanno l’obiettivo di contenere la diffusione dell’epidemia influenzale nella collettività: il primo con un approccio mirato alla copertura della popolazione, il secondo con la gestione caso per caso del singolo paziente. Terapia dell’influenza Gli antivirali I farmaci antivirali agiscono sulla causa della malattia, cioè sul virus dell’influenza, e costituiscono l’arma idonea al controllo della patologia (per questo vengono definiti “causali” a differenza dei sintomatici che agiscono solo sui “sintomi”). Come visto, possono essere usati sia in ambito terapeutico sia preventivo, complementari alla pratica vaccinale per alcuni soggetti o popolazioni. Vanno obbligatoriamente prescritti dal medico. Quali sono: le categorie di farmaci antivirali sono due, classificate in base al meccanismo d’azione, ben diverse come efficacia, spettro d’azione, effetti collaterali e, conseguentemente, frequenza di uso. Le due categorie sono: inibitori della M2 o derivati delle amantadine. Sono attivi solo sui virus di tipo A, ma il loro utilizzo è molto limitato sia perché possono dare effetti collaterali sul sistema nervoso, sia perché favoriscono lo sviluppo di virus resistenti. inibitori della neuraminidasi (oseltamivir, zanamivir). Sono efficaci sui virus influenzali sia di tipo A sia di tipo B. Inibiscono una proteina di superficie del virus che è necessaria per infettare le cellule e liberare le particelle virali, diffondendo l’infezione. Inibiscono, quindi, la propagazione del virus, e riducono l’intensità della sintomatologia. Il decorso della malattia è migliorato anche in termini di durata: grazie agli antivirali l’influenza dura di meno e i disturbi connessi sono più lievi. Perché si usano: trattamento dell’influenza, di tipo A e di tipo B. Sono complementari e non sostitutivi del vaccino. Allo stato attuale, solo l’oseltamivir è approvato anche per la profilassi, nell’adulto e nel bambino sopra l’anno di età, oltre che per la terapia dell’influenza. Sono attivi esclusivamente su virus influenzali e non su altri agenti patogeni. Come si usano: gli antivirali devono essere assunti il prima possibile, alla comparsa dei primi sintomi dell’influenza, cioè della febbre elevata (oltre 38,5°C), mal di testa, dolori muscolari, tosse, mal di gola, e via dicendo: l’efficacia terapeutica è infatti tanto più alta quanto più precoce è la somministrazione dell’antivirale. Risultano comunque attivi se assunti entro 48 ore dall’insorgenza dei primi sintomi influenzali. L’influenza è comunque una malattia debilitante, che costringe anche la popolazione giovane ed attiva a un certo grado di inabilità per alcuni giorni, quando la malattia è in corso. La nuova generazione dei farmaci antivirali spezza il ciclo dell’infezione, agendo in modo risolutivo sulla causa della malattia. In particolare l’oseltamivir è molto vicino all’antivirale ideale in quanto, oltre ad essere attivo su tutti i virus dell’influenza, è utilizzabile su tutti i pazienti, anche in pediatria, sopra l’anno di età, accelera la guarigione, attenua la sintomatologia, riduce le complicanze, diminuisce l’impatto della malattia riducendo la propagazione dell’epidemia, è ben tollerato, è facile da usare (per bocca). Inoltre è attivo sia per la profilassi pre e post esposizione che per il trattamento dell’influenza. Farmaci sintomatici Si tratta sostanzialmente di farmaci da banco, per i quali è sufficiente il consiglio del farmacista e che rientrano in quelli da automedicazione. L’immediato ricorso agli antipiretici non appena si riscontra un’alterazione della temperatura è, tuttavia, sbagliato, in quanto la febbre è un meccanismo di difesa dell’organismo, che rende difficoltoso l’attecchimento dei germi. I farmaci antifebbrili andrebbero quindi assunti solo se la temperatura è superiore a 38-38.5°C (esterna-interna). Un altro errore comune che molti compiono è quello di prendere un eccesso di farmaci per limitare i sintomi dell’influenza, assumendo un farmaco per ogni tipo di sintomo: uno per la febbre, uno per i dolori muscolari, uno per il mal di testa. In realtà, gli effetti dei FANS sono sia di tipo antipiretico sia antidolorifico e quindi spesso uno è sufficiente a coprire molti sintomi. Antibiotici Gli antibiotici, invece, non sono farmaci sintomatici e vanno usati solo su indicazione del medico, qualora egli ravvisi la possibilità di una complicanza batterica dell’influenza, di solito a carico delle alte o basse vie respiratorie (bronchiti o polmoniti batteriche). L’uso sconsiderato di antibiotici nell’influenza è inutile perché essi non sono attivi contro i virus, e dannoso per la possibilità di indurre resistenza antimicrobica al farmaco, minandone così l’efficacia in caso di bisogno. Corrette abitudini e stile di vita Lavaggio delle mani: la trasmissione di batteri e virus può essere sensibilmente ridotta adottando come buona regola di comportamento, sia a casa sia negli ambienti sanitari, il lavaggio delle mani con acqua e sapone. Questo semplice gesto costituisce un intervento di prevenzione primaria molto importante. Suffumigi: l’inalazione di vapori di acqua calda nella quale siano state disciolte sostanze balsamiche come mentolo, eucaliptolo e similari, è un rimedio tradizionale, determina vasodilatazione e libera le vie aeree superiori, consentendo di respirare meglio. La comunità scientifica non è comunque concorde sulla reale efficacia, considerato che in talune persone i fumi con balsamici possono provocare broncospasmo. Ambienti caldo-umidi: la frequentazione di ambienti particolarmente affollati è ovviamente controindicata in periodi di epidemia influenzale, mentre la sauna e il bagno turco - luoghi ove la temperatura e l’umidità sono molto elevate - riduce l’incidenza della sintomatologia e la replicazione del virus.