SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PROF. PIETRO CROVARI
Questo è il momento giusto per parlare di influenza: è la stagione in cui cominciamo ad
aspettare i primi casi e la medicina generale, come tutta la sanità, sarà molto impegnata
su questo fronte. Una delle malattie che impegna maggiormente il servizio sanitario
nazionale è proprio l’influenza stagionale. I virus influenzali sono agenti infettivi
‘fantasiosi’ e la patologia da essi causata ha alti e bassi imprevedibili. Ma un dato è
certo: tutti gli inverni c’è un’epidemia. L’influenza porta un numero elevato di malati in
un arco di tempo abbastanza concentrato, che incrementa il lavoro dei medici di
medicina generale, che si trovano ad assistere i malati a domicilio, e dei pediatri di
libera scelta, in quanto l’influenza stagionale trova nei bambini un target
particolarmente sensibile. Anche le strutture ospedaliere sono coinvolte perché per un
certo numero di malati è necessario il ricovero.
A partire dal mese di gennaio, un numero di persone che varia tra i 3 e i 5 milioni in un
arco di 6-10 settimane ammala. E l’arma più efficace per far fronte all’imminente
epidemia è il vaccino. Il Ministero della Salute ha emesso una circolare (8 aprile 2006)
indicando le categorie che vanno vaccinate e alle quali la vaccinazione viene
gratuitamente offerta dal Servizio Sanitario Nazionale: gli ultrasessantacinquenni e le
persone di qualunque età, compresi i bambini, portatori di altre patologie che
espongano, nel caso di influenza, a serie complicanze. Queste categorie sono
rappresentate in particolare dai pazienti con malattie croniche dell’apparato respiratorio
(asma bronchiale e BPCO), dai bambini con fibrosi cistica, dai diabetici e dai
cardiopatici (insufficienza cardiaca, ipertensione). Sono soprattutto i medici di medicina
generale ad essere coinvolti dal programma di vaccinazione, visto che la maggior parte
della popolazione anziana si rivolge a loro. Ma è fondamentale sottolineare un dato: se
l’importanza della vaccinazione antinfluenzale è ormai parte integrante della cultura
delle persone anziane, purtroppo i più giovani sono ancora poco sensibili rispetto a
questi temi. Il 70% degli anziani si vaccina contro non più del 25% delle persone al di
sotto dei 65 anni che invece ne avrebbero bisogno. È evidente che a queste ultime
categorie va indirizzata la campagna di informazione. Le settimane che vanno da fine
novembre a Natale sono ideali per la vaccinazione, che richiede un periodo di circa 15
giorni per poter diventare attiva. Le persone a rischio possono rivolgersi
indifferentemente al medico di famiglia o alla Asl avendo diritto alla vaccinazione
gratuita.
Esistono anche altre armi efficaci costituite dai farmaci antivirali, il cui ruolo è però da
tener ben distinto da quello del vaccino. Dobbiamo quindi evitare pericolose confusioni:
il vaccino va usato in queste settimane ed è l’arma cardine della prevenzione, i farmaci
antivirali sono invece strumenti ulteriori a nostra disposizione da utilizzare durante
l’epidemia in maniera corretta e integrata con la vaccinazione.
Fino a pochi anni fa esisteva un solo gruppo di farmaci antinfluenzali, rappresentato dai
mantadani (amantadina e rimantadina, solo il primo registrato in Italia), efficaci ma con
due aspetti negativi: uno immediato rappresentato dalla tossicità soprattutto a livello
renale, l’altro costituito dalle manifestazioni neurologiche nei soggetti anziani. I
mantadani non sono più usati, infatti l’FDA ha raccomandato specificamente di non
utilizzarli nella stagione 2006-2007.
I farmaci maggiormente diffusi negli ultimi anni sono gli inibitori della neuroaminidasi,
che prevedono due diverse modalità di somministrazione. Anche se non sono stati fatti
studi di comparazione, si può dire che i due farmaci hanno la stessa efficacia
terapeutica. Zanamivir si somministra per inalazione orale; oseltamivir invece è un
profarmaco che viene metabolizzato nel fegato in forma attiva e passa in circolo con
buona biodisponibilità a livello delle vie respiratorie. Entrambi si sono dimostrati
efficaci, tenendo però sempre in considerazione che agiscono solo sui virus influenzali
(quindi vanno somministrati nel periodo dell’influenza), e la loro efficacia è tanto
maggiore quanto più precocemente vengono assunti. I risultati migliori si sono ottenuti
quando nei clinical trial sono stati somministrati entro 6 ore dall’inizio della
sintomatologia (es. brividi) nell’individuo. Alla tempestività nella somministrazione
corrisponde quindi il blocco della moltiplicazione e diffusione del virus.