COME AFFRONTARE L’INFLUENZA: PROFILASSI E TERAPIA L’influenza è una patologia a decorso generalmente benigno, anche se in talune persone le complicanze possono essere severe o letali (es. sovrainfezioni batteriche come polmoniti). L’influenza è dunque una patologia da non sottovalutare per l’elevata incidenza di complicanze, soprattutto in talune categorie di pazienti, e la non trascurabile mortalità. La malattia, comunque, costringe all’inabilità per un periodo da 3 a 6 giorni in media, il che comporta pesanti ripercussioni economiche per il sistema in termini di giornate lavorative perse, considerato il carattere epidemico e il coinvolgimento contemporaneo di un alto numero di persone. Quest’anno eccezionalmente ci troviamo in una situazione di co-circolazione di due virus (quello stagionale e l’A/H1N1). Ma possiamo far riferimento ad una comune stagione influenzale dove il mese che precede l’isolamento del virus influenzale nella comunità (solitamente novembre) l’approccio di intervento è quello vaccinale. Nel momento in cui il virus comincia a circolare può essere ancora possibile vaccinarsi ma dobbiamo considerare il periodo finestra (solitamente 10-15 giorni) che il paziente necessita per avere una protezione dal vaccino. Dal momento del picco alla fine della stagione è pur sempre possibile vaccinarsi ma talvolta non è più possibile reperire i vaccini in circolazione, specialmente quando si verifica una importante richiesta vaccinale anche da parte dei soggetti non a rischio, come è avvenuto nella stagione 2005-2006 quando c’è stato il timore di una pandemia da virus H5N1. Dal momento in cui il virus influenzale circola nella popolazione è possibile curare l’influenza o con i farmaci sintomatici, che come dice la parola stessa, attenuano i sintomi associati, oppure con gli antivirali che possiedono anche l’indicazione per la profilassi post-esposizione e per la profilassi stagionale stagionale di comunità. LE ARMI CONTRO L’INFLUENZA Le strategie per combattere l’influenza si possono principalmente distinguere in due grandi categorie: profilassi terapia La profilassi ha come obiettivo il contenimento dell’epidemia, e si avvale della consueta vaccinazione antinfluenzale. La vaccinazione viene eseguita in un periodo antecedente lo scoppio dell’epidemia e solitamente la campagna vaccinale si svolge nelle settimane tra la metà di ottobre e la fine di dicembre. Questo perché l’organismo ha bisogno di qualche settimana per instaurare l’immunità dopo la somministrazione del vaccino. La profilassi può anche avvalersi dell’utilizzo dei farmaci antivirali che permettono un impiego in profilassi durante l’epidemia o in caso di sospetto contagio, in quei pazienti in cui sia particolarmente importante preservare lo stato di salute La terapia della sindrome influenzale consiste in: farmaci specifici antivirali: sono i “veri antinfluenzali”, agiscono all’origine della malattia, combattendo l’attacco e la replicazione del virus dell’influenza farmaci sintomatici, per lo più di automedicazione: agiscono sui sintomi, quindi sulla febbre, sui sintomi respiratori (tosse, naso che cola e mal di gola,..) e su quelli sistemici (dolori muscolari,..) Inoltre, tutti conoscono i cosiddetti “rimedi della nonna”: bere brodo di pollo, mangiare agrumi, cavoli, avere una scrupolosa igiene delle mani, stare a riposo a letto e al caldo etc. Non sono farmaci ma semplicemente alimenti, integratori o misure igienicosanitarie o di comportamento che vengono utilizzati in modo complementare alle altre soluzioni terapeutiche. Alcuni hanno un fondamento razionale più o meno scientificamente dimostrato. PROFILASSI 1) Vaccini A differenza di molti altri vaccini, la vaccinazione anti-influenzale conferisce un’immunità breve, specifica solo per l’epidemia prevista per l’inverno corrente, e va ripetuta nell’autunno successivo. Ciò è dovuto al fatto che i virus mutano, le proteine virali di superficie si modificano, e l’anno seguente si presentano con un aspetto diverso, sì da non venire più riconosciuti dal sistema immunitario che precedentemente era stato vaccinato o aveva contratto la malattia. La composizione del vaccino anti-influenzale viene variata tutti gli anni, a seconda dei ceppi di virus che il sistema di sorveglianza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede circoleranno nella stagione successiva. La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata ad un’ampia categoria di persone che per età, condizioni di salute, concomitanti patologie, o ruolo sociale-lavorativo, è altamente auspicabile non si ammalino. Tuttavia, considerata l’ottima tollerabilità, è da suggerire ad ogni categoria di persone, dai 6 mesi di età in su, fatta eccezione per coloro che sono allergici alle proteine dell’uovo o hanno manifestato in passato reazioni severe al vaccino. La vaccinazione anti-influenzale va effettuata non appena si rende disponibile il vaccino, di solito dalla metà ottobre alla fine di dicembre, e comunque almeno due settimane prima del previsto inizio dell’influenza, rilevata dalla rete di sorveglianza. La vaccinazione consiste in una iniezione intramuscolare nel braccio o nella coscia (nei bambini). La vaccinazione contro l’A/H1N1 Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha identificato le categorie di persone a cui è diretta l’offerta vaccinale con il vaccino pandemico A/H1N1 con l’obiettivo di una copertura di almeno il 40% della popolazione residente in Italia. In ordine di priorità l’offerta vaccinale è rivolta a: 1. Persone ritenute essenziali per il mantenimento della continuità assistenziale e lavorativa: a. Personale sanitario e socio-sanitario; b. Personale delle forze di pubblica sicurezza e della protezione civile; c. Personale delle Amministrazioni, Enti e Società che assicurano i servizi pubblici essenziali; d. I donatori di sangue periodici; 2. Donne al secondo o al terzo trimestre di gravidanza; 3. Persone a rischio di sviluppare complicanze da influenza*, comprese tra 6 mesi e 65 anni; 4. Persone di età compresa tra 6 mesi e 27 anni, non incluse nei precedenti punti * persone affette da malattie croniche: - respiratorie (asma, displasia broncopolmonare, fibrosi cistica, BPCO) - cardiocircolatorie (cardiopatie congenite e acquisite) - diabete mellito e altre malattie metaboliche - malattie renali con insufficienza renale - malattie degli organi ematopoietici ed emoglobinopatie - neoplasie - gravi e epatopatie e cirrosi epatica; - malattie congenite ed acquisite che comportino carente produzione di anticorpi - immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV - malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale - malattie neuromuscolari associate ad aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie - obesità (BMI >30) e gravi patologie concomitanti - condizione di familiare o di contatto stretto di soggetti ad alto rischio che non possono essere vaccinati 2) Chemioprofilassi: gli antivirali Solo uno degli inibitori della neuraminidasi (oseltamivir) è indicato nella profilassi dell’influenza, quando si verifica un’epidemia o quando un soggetto suppone di essere stato esposto al virus. La chemioprofilassi con gli antivirali è indicata in: persone ad alto rischio che non potevano sottoporsi alla vaccinazione antiinfluenzale persone nelle quali si prevede non si sia sviluppata una immunità adeguata al virus (non-responder) persone ad alto rischio vaccinate dopo l’inizio dell’epidemia influenzale persone con immunodeficienza persone che assistono persone ad alto rischio persone che non sono state sottoposte a vaccinazione (adulto altrimenti sano) Opportunamente usati, gli antivirali migliore rappresentano una delle armi per ridurre l’allargamento del contagio e la possibilità di contrarre la malattia. Va però chiarito senza ombra di dubbio che l’uso degli antivirali non è sostitutivo delle vaccinazioni, ma è complementare. Sia la vaccinazione che l’antivirale hanno l’obiettivo di contenere la diffusione dell’epidemia influenzale nella collettività: il primo con un approccio mirato alla copertura della popolazione, il secondo con la gestione caso per caso del singolo paziente. TERAPIA 1) Gli antivirali I farmaci antivirali agiscono sulla causa della malattia, cioè sul virus dell’influenza, e costituiscono l’arma idonea al controllo della patologia (per questo vengono definiti “causali” a differenza dei sintomatici che agiscono solo sui “sintomi”). Come visto, possono essere usati sia in ambito terapeutico sia preventivo, complementari alla pratica vaccinale per alcuni soggetti o popolazioni. Vanno obbligatoriamente prescritti dal medico. Quali sono: le categorie di farmaci antivirali sono due, classificate in base al meccanismo d’azione, ben diverse come efficacia, spettro d’azione, effetti collaterali e, conseguentemente, frequenza di uso. Le due categorie sono: inibitori della M2 o derivati delle amantadine. Sono attivi solo sui virus di tipo A, ma il loro utilizzo è molto limitato sia perché possono dare effetti collaterali sul sistema nervoso, sia perché favoriscono lo sviluppo di virus resistenti. inibitori della neuraminidasi (oseltamivir, zanamivir). Sono efficaci sui virus influenzali sia di tipo A sia di tipo B. Inibiscono una proteina di superficie del virus che è necessaria per liberare le particelle virali, diffondendo l’infezione nell’organismo. Inibiscono, quindi, la propagazione del virus, e riducono l’intensità della sintomatologia. Il decorso della malattia viene migliorato anche in termini di durata: grazie agli antivirali l’influenza dura di meno e i disturbi connessi sono più lievi. Perché si usano: trattamento dell’influenza, di tipo A e di tipo B. Sono complementari e non sostitutivi del vaccino. Allo stato attuale, solo l’oseltamivir è approvato nel bambino sopra l’anno di età e in caso di pandemia (come in questo periodo) anche per il trattamento e la profilassi del lattante da 0 a 12 mesi. Sono attivi esclusivamente su virus influenzali e non su altri agenti patogeni. Come si usano: gli antivirali devono essere assunti il prima possibile, alla comparsa dei primi sintomi dell’influenza, cioè della febbre elevata (oltre 38,5°C), mal di testa, dolori muscolari, tosse, mal di gola, e via dicendo: l’efficacia terapeutica è infatti tanto più elevata quanto più precoce è la somministrazione dell’antivirale. Risultano comunque attivi se assunti entro 48 ore dall’insorgenza dei primi sintomi influenzali. L’influenza è comunque una malattia debilitante, che costringe anche la popolazione giovane ed attiva a un certo grado di inabilità per alcuni giorni, quando la malattia è in corso. La nuova generazione dei farmaci antivirali spezza il ciclo dell’infezione, agendo in modo risolutivo sulla causa della malattia. In particolare oseltamivir è molto vicino all’antivirale ideale in quanto, oltre ad essere attivo su tutti i virus dell’influenza, è utilizzabile su tutti i pazienti, anche in pediatria, sopra l’anno di età, e ora approvato anche nel lattante, accelera la guarigione, attenua la sintomatologia, riduce le complicanze, diminuisce l’impatto della malattia riducendo la propagazione dell’epidemia, è ben tollerato, è facile da usare (per bocca). Inoltre è attivo sia per la profilassi pre e post esposizione che per il trattamento dell’influenza. L’uso degli antivirali per l’A/H1N1 Secondo quanto presente nelle linee guida emesse dal nostro Ministero della Salute, il trattamento con antivirali è fortemente raccomandato nei pazienti che presentano i seguenti indicatori di gravità: ipossia (anche con radiografia del torace negativa), shock ipotensivo e alterazioni del sensorio. Il trattamento è raccomandato nelle donne in gravidanza o in allattamento, negli asmatici in trattamento e negli obesi. Deve essere considerato nei bambini di età inferiore ai 2 anni, nelle persone affette da patologie croniche polmonari, cardiovascolari (esclusa l’ipertensione), renali, epatiche, ematologiche, neurologiche, neuromuscolari, diabete ed altri disordini metabolici, infezioni da HIV e immunodepressi per cause naturali o iatrogene. Al momento attuale l’influenzavirus A/H1N1 risulta resistente all’amantadina e alla rimantadina mentre è sensibile agli inibitori delle neuraminidasi (oseltamivir e zanamivir), salvo pochissimi casi. Il trattamento deve essere iniziato nel più breve tempo possibile (entro 48 ore dall’inizio dei sintomi) e il ciclo di terapia deve durare 5 giorni. Per la profilassi dell’infezione possono essere usati indifferentemente oseltamivir o zanamivir. La profilassi è raccomandata nei soggetti appartenenti alle categorie a rischio di sviluppo di complicanze che hanno avuto contatti stretti con casi probabili o confermati. Può essere considerata, almeno nella fase attuale, nei bambini che frequentano la scuola o centri diurni che siano ad alto rischio di sviluppare complicanze da infezione da virus influenzali che abbiano avuto un contatto stretto con un caso sospetto, probabile o confermato. Come si evince chiaramente da un recentissimo documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’utilizzo appropriato dei farmaci antivirali rappresenta una delle valide leve utili per alleviare l’impatto della pandemia in corso. In base alle linee guida dell’OMS, recentemente aggiornate, i farmaci antivirali devono essere somministrati in tempi rapidi alle donne incinte, ai bambini di età inferiore a 2 anni e i pazienti con patologie croniche concomitanti. Queste persone infatti sono a più alto rischio di contrarre l'influenza A in forma grave, e i tempi di intervento diventano fondamentali per salvare una vita. Anche le persone al di fuori delle categorie a rischio, raccomanda l'OMS, dovrebbero assumere antivirali in caso di “persistente o rapido peggioramento dei sintomi”, come problemi di respirazione o febbre alta per più di tre giorni. Gli antivirali non vanno mai assunti senza la prescrizione del medico. Si è inoltre dimostrato nell’esperienza degli ultimi mesi che un attento monitoraggio clinico del paziente altrimenti sano, consente di evidenziare un eventuale peggioramento del quadro nelle prime 24 ore, tale da considerare in tali pazienti estremamente utile l’inizio della terapia antivirale entro le 48 ore dalla comparsa dei sintomi. L’uso appropriato del farmaco antivirale consente di limitare il potenziale rischio di emergenza di ceppi mutati con resistenza antivirale specifica. 2) Farmaci sintomatici Si tratta sostanzialmente di farmaci da banco, per i quali è sufficiente il consiglio del farmacista e che rientrano in quelli da automedicazione. L’immediato ricorso agli antipiretici non appena si riscontra un’alterazione della temperatura è, tuttavia, sbagliato, in quanto la febbre è un meccanismo di difesa dell’organismo, che rende difficoltoso l’attecchimento dei germi. I farmaci antifebbrili andrebbero quindi assunti solo se la temperatura è superiore a 38-38.5°C (esterna-interna). Un altro errore comune che molti compiono è quello di prendere un eccesso di farmaci per limitare i sintomi dell’influenza, assumendo un farmaco per ogni tipo di sintomo: uno per la febbre, uno per i dolori muscolari, uno per il mal di testa. In realtà, gli effetti dei FANS sono sia di tipo antipiretico sia antidolorifico e quindi spesso uno è sufficiente a coprire molti sintomi. 3) Antibiotici Gli antibiotici, invece, non sono farmaci sintomatici e vanno usati solo su indicazione del medico, qualora egli ravvisi la possibilità di una complicanza batterica dell’influenza, di solito a carico delle alte o basse vie respiratorie (bronchiti o polmoniti batteriche). L’uso sconsiderato di antibiotici nell’influenza è inutile perché essi non sono attivi contro i virus, e dannoso per la possibilità di indurre resistenza antimicrobica al farmaco, minandone così l’efficacia in caso di bisogno. Corrette abitudini e stile di vita Lavaggio delle mani: la trasmissione di batteri e virus può essere sensibilmente ridotta adottando come buona regola di comportamento, sia a casa sia negli ambienti sanitari, il lavaggio delle mani con acqua e sapone. Questo semplice gesto costituisce un intervento di prevenzione primaria molto importante. Suffumigi: l’inalazione di vapori di acqua calda nella quale siano state disciolte sostanze balsamiche come mentolo, eucaliptolo e similari, è un rimedio tradizionale, determina vasodilatazione e libera le vie aeree superiori, consentendo di respirare meglio. La comunità scientifica non è comunque concorde sulla reale efficacia, considerato che in talune persone i fumi con balsamici possono provocare broncospasmo. Ambienti caldo-umidi: la frequentazione di ambienti particolarmente affollati è ovviamente controindicata in periodi di epidemia influenzale, mentre la sauna e il bagno turco - luoghi ove la temperatura e l’umidità sono molto elevate - riduce l’incidenza della sintomatologia e la replicazione del virus.