Eventi Lunedì 23 settembre 2013 Xxxxxxxxxxxx ■■ IBFM / Con Telethon si studiano i meccanismi molecolari alla base delle distrofie muscolari Le frontiere della proteogenomica Tra queste, l’analisi degli effetti biologici della radioterapia sulle masse tumorali U n principio formulato negli anni Cinquanta (“dogma centrale della biologia molecolare”) afferma che il flusso dell’informazione genetica è monodirezionale: dal gene viene sintetizza la sua copia, l’Rna messaggero (mRna), il quale viene poi convertito in una proteina, protagonista funzionale delle attività della cellula. Oggi questa affermazione appare riduttiva poiché a un gene possono corrispondere più mRna e più proteine con funzioni diverse. In tal modo le cellule ci svelano nel loro linguaggio tutti i segreti che regolano i normali processi fisiologici della loro vita e ci rivelano che le anomalie patologiche sono dovute all’alterazione non di un singolo gene o proteina ma alla concomitanza di cambiamenti multipli a carico di set di migliaia di geni e proteine. Per gestire e interpretare la grande mole di informazioni che una cellula produce, la biologia molecolare odierna utilizza approcci tecnologici altamente performanti. Si parla quindi di scienze ­“omiche”. Per proteogenomica si in- La proteogenomica integra i dati provenienti dalla genomica (che decifra la sequenza e la regolazione dei geni) e dalla proteomica, che studia le proteine; grazie all’applicazione delle tecnologie Microarray, oggi la ricerca può studiare l’intero patrimonio genetico e il grado di espressione di ogni singolo gene in un unico esperimento tende l’integrazione di dati provenienti dalla genomica e dalla proteomica: la prima si occupa di decifrare la sequenza dei geni e la loro regolazione; la seconda, invece, di studiare le proteine. Ad esse si sono poi aggiunte altre discipline omiche, come la trascrittomica, la metabolomica e la lipidomica, che studiano rispettivamente l’insieme degli mRna, dei metaboliti e dei lipidi di un sistema biologico. Con il completamento del progetto Genoma, si è stabilito che gli esseri umani hanno circa 24mila geni, ma sarebbe fin troppo semplice pensare che tutto il sapere contenuto nel Dna sia stato svelato in quel progetto. Oggi la ricerca è in grado di studiare l’intero patrimonio genetico e il grado di espressione di ogni singolo gene in un unico esperi- mento mediante applicazione delle tecnologie Microarray. Nell’ambito della proteomica, invece, grazie a un notevole progresso tecnologico, sono state sviluppate metodologie sempre più sensibili: dalla classica separazione delle proteine mediante elettroforesi bidimensionale, e il loro successivo riconoscimento in spettrometria di massa, oggi si è giunti all’identificazione 7 delle proteine direttamente dal tessuto bioptico (Tissue Imaging) e alla produzione di profili proteici (Profiling) da fluidi biologici facilmente accessibili (sangue, urine e saliva). L’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare (Ibfm) - Cnr, nelle sedi di Segrate e Cefalù, è da anni impegnato nella ricerca proteogenomica su numerosi fronti. Una delle linee di ricerca analizza gli effetti biologici dei trattamenti radioterapici sulle masse tumorali. Studiando le variazioni dell’espressione dei geni e delle proteine di cellule tumorali e sane sottoposte a trattamenti con radiazioni ionizzanti, si cerca di individuare biomarcatori (proteici o genici) utili al radioterapista nella definizione e personalizzazione dei trattamenti. L’Ibfm è anche coinvolto in uno studio multicentrico finanziato dalla fondazione Telethon riguardante le distrofie muscolari. Lo scopo di questo progetto, sviluppato mediante un approccio proteomico, è individuare i meccanismi molecolari alla base di queste patologie al fine di tradurre i risultati ottenuti su modelli animali in terapie farmacologiche per utilizzo umano. Infine, un altro tra gli studi condotti dall’Ibfm ha riguardato l’integrazione delle conoscenze omiche in un particolare gruppo di carcinoma della mammella, i cosiddetti tumori Her2 positivi. Seb- bene si tratti di una singola tipologia di tumori ben definita e clinicamente caratterizzata, la moltitudine di dati raccolti rivela la grande complessità del singolo tumore nel singolo individuo, rendendo evidente la necessità che si giunga a diagnosi e terapie personalizzate: obiettivo ultimo della medicina moderna. materiale attivo, riducendo così i costi delle applicazioni e i tempi di preparazione dei test. I complessi del Rutenio invece hanno caratteristiche uniche relativamente ai tempi di emissioni della luce, consentendo così applicazioni non ottenibili con normali marcatori fluorescenti organici, per esempio nella realizzazione di sensori di ossigeno, di pH e di CO2. I complessi del Rutenio possono essere inoltre impiegati come marcatori elettrochemiluminescenti in saggi immunologici. Cyanagen non è però solo sinonimo di marcatori d’eccellenza. Grazie alle elevate conoscenze tecniche dei suoi ricercatori, cresciuti sotto la guida del professor Leopoldo Della Ciana, presidente e direttore scientifico della società, Cyanagen svolge attività di ricerca e sviluppo per società globali di diagnostica e bioanalitica. Inoltre Cyanagen si propone sul mercato per la realizzazione di sintesi chimiche secondo specifiche tecniche del cliente. “Nel corso degli anni - spiega Gabrielli - Cyanagen si è specializzata nelle collaborazioni nazionali e internazionali all’interno di bandi di ricerca. Un’attività che ha permesso all’azienda la realizzazione di nuove tecnologie e linee di prodotti, e di stringere forti collaborazioni nell’ambito accademico, scientifico e industriale. Questo - conclude Gabrielli - permette un continuo aggiornamento e contatto con le nuove esigenze del mercato e delle tecnologie in via di sviluppo, garantendo a Cyanagen di essere costantemente all’avanguardia con le proprie linee di prodotto”. La mission L’ approccio interdisciplinare, caratterizzato dalla collaborazione tra medici, biologi, biotecnologi, chimici, fisici e ingegneri, contraddistingue il lavoro e la mission dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibfm-Cnr). L’Istituto fa parte del dipartimento di Scienze biomediche e ha come obiettivo lo studio dei meccanismi fisiologici e patogenetici, indagati a livello molecolare, d’organo e d’organismo in toto, attraverso anche lo sviluppo e l’impiego di nuove metodologie nel settore della biologia molecolare, della radiofarmacologia, della fisica medica e dell’elaborazione delle immagini e dei segnali. ■■ CYANAGEN / Realtà industriale nata nel 2003 a Bologna che vanta numerosi brevetti internazionali Reagenti per la ricerca in diagnostica Prodotti e ricerca all’avanguardia in un ambito sempre più esigente e strategico N ata nel 2003 a Bologna con il sostegno del Miur per favorire accordi di cooperazione tra Università e industria, oggi Cyanagen è una realtà industriale che produce reagenti per la ricerca dedicata alla diagnostica molecolare competitivi sul mercato mondiale. L’ing. Gabriele Gabrielli, a.d. della società, spiega “Le nostre linee di prodotto di punta sono basate su tecnologie brevettate a livello internazionale. Sono frutto di programmi di ricerca dedicati all’ottenimento di specifiche tecniche che permettono elevatissimi risultati in termini di sensibilità e stabilità. Le tecnologie sviluppate da Cyanagen - prosegue Gabrielli - sono estremamente user friendly, per facilitare le applicazioni del cliente. Fondamentale è l’estrema versatilità dei prodotti che si adattano perfettamente alle più recenti strumentazioni analitiche, permettendone lo sfruttamento completo delle potenzialità. Un altro aspetto fondamentale del successo di Cyanagen è il diretto e continuo supporto tecnico al cliente”. Cyanagen infatti affianca il cliente nelle sue attività di ricerca, offrendo supporto specialistico di problem solving. Nel settore del Western Blotting, Cyanagen ha brevettato la sua linea Westar partendo addirittura dal processo di produzione dello starting material fondamentale, un derivato della fenotiazina. “Il prodotto finale - aggiunge Gabrielli - è poi caratterizzato da una famiglia di brevetti internazionali, basata sulla scoperta del ‘secondary enhancer’ (attivatore enzimatico). Tale tecnologia permette sia di ottimizzare le prestazioni che di regolare in modo fine e continuo l’intensità del segnale chemiluminescente e la sua durata. Questo garantisce un vasto range di possibili prodotti customizzati in funzione delle esigenze del cliente e delle strumentazioni”. Per quanto riguarda i prodotti per la diagnostica e la ricerca su proteine e Dna, vasta è la gamma targata Cyanagen. “Comprende - spiega Gabrielli - la famiglia Chromis di marcatori fluorescenti e i complessi del Rutenio. I Chromis sono molecole fluorescenti organiche basate su strutture chimiche versatili. Sono dotati di grande ‘brillantezza’, cioè permettono un efficiente assorbimento della radiazione luminosa o infrarossa, accompagnato da un’alta emissione. Alla famiglia dei Chromis - nota Gabrielli - si applica un brevetto Cyanagen relativo all’utilizzo dei kit per la marcatura di molecole biologiche, proteine e Dna/Rna”. Questo metodo consente al cliente di ottimizzare l’impiego del