Tra la fine del XI secolo e il XIII l’Europa e il Medio-Oriente furono attraversati da un nuovo
fenomeno: la Crociata. Anche se questo termine fu usato solo in seguito, con “crociata” si indica
una guerra “autorizzata” dalla Chiesa, ovvero in particolari situazioni il Papa invitava i cristiani a
prendere le armi per combattere gli infedeli concedendo l’indulgenza a chi avesse risposto alla
chiamata. tuttavia non bisogna pensare che fosse una “santificazione” della guerra, anche se il
“crociato” otteneva l’indulgenza, l’uccisione, pure di un infedele, restava un peccato da scontare
con le opportune penitenze. Solitamente parlando di crociate tutti corrono con la mente in Palestina,
tuttavia sono da considerarsi crociate pure parte della Reconquista spagnola o l’evangelizzazione
della Prussia oppure le crociate contro i movimenti ereticali senza scordare le crociate politiche che
furono combattute persino contro il re di Gerusalemme. Le crociate “maggiori” di Terra Santa,
quelle che contarono sul maggior contributo di risorse umane, sono otto ma pure tra i momenti di
pace ci furono delle crociate di minore rilievo, questa breve sezione vuole dare un visione generale
dell’intero fenomeno lasciando spazio anche alle crociate “minori” dimenticate dai libri scolastici.
Prima Crociata
Durante il Concilio di Piacenza, nel 1095, gli ambasciatori bizantini vengono a chiedere a papa
Urbano II aiuto contro l’avanzata dei turchi Selgiuchidi in oriente, il Santo Padre girò allora la
richiesta ai cavalieri cristiani, esortandoli ad armarsi ed accorrere in aiuto dell’Impero d’Oriente e
liberare la Terra Santa (Concilio di Clermont). In tutta Europa i predicatori (tra cui si distinse Pietro
l’Eremita) sollevarono masse di popolani e pellegrini male armati e per nulla disciplinati
dirigendole verso Gerusalemme, in quella che fu
chiamata la “Crociata dei Poveri”. Molte di queste
folle furono sterminate o disperse ancora prima di
arrivare a Costantinopoli mentre le altre furono
massacrate in Turchia. Nel frattempo i vari signori
europei (Baldovino e Goffredo di Buglione,
Boemondo di Taranto e il figlio Tancredi,
Raimondo di Saint-Gilles, Roberto di Normandia,
Stefano di Blois, Ugo di Vermandois e Roberto di
Fiandra) si erano organizzati ed erano partiti nel
1096, diretti a Costantinopoli. Qui ci furono alcune
tensioni con i greci, infatti la presenza di
un’enorme armata cattolica rendeva inquieti i
bizantini, tant’è che l’imperatore Alessio cercò di
separare i capi della crociata per convincerli a
giurarli fedeltà. A complicarli l’esistenza furono
dapprima i fratelli Goffredo e Baldovino che
arrivarono alle armi quando Alessio cercò di
estorcere il giuramento tagliando i rifornimenti di viveri. Però consci che l’uso della forza non
avrebbe giovato i due si rassegnarono, lasciando l’imperatore a vedersela con Tancredi, infatti,
sebbene il padre Boemondo non si fosse opposto alle richieste di Alessio, il giovane normanno
riuscì a fuggire dalla città senza giurare. L’ultima difficoltà era impersonata dal conte di Tolosa
Raimondo, il quale vedeva incompatibile giurare obbedienza all’imperatore bizantino con il voto di
servire Dio, le estenuanti trattative a cui costrinse Alessio gli fecero ottenere la possibilità di un
giuramento ridotto. Nel 1098 dopo un lungo assedio conquistano Antiochia e un anno dopo
liberarono pure Gerusalemme. A Goffredo fu offerta la corona del regno di Gerusalemme, ma
questi la rifiutò sostenendo che l’unico re della città era Cristo e si limitò al titolo di “Difensore del
Santo Sepolcro”.
Dopo la morte di Goffredo (avvenuta pochi mesi dopo), Baldovino, suo fratello, fu incoronato re.
La Terra Santa fu organizzata in un sistema feudale (Regno di Gerusalemme, Principato di
Antiochia, Contee di Tripoli ed Edessa).
In questi anni furono fondati i primi Ordini monastico - cavallereschi (Ospedale nel 1113 e Tempio
nel 1118).
Crociata del 1101
Al termine della prima crociata papa Urbano II fece un nuovo appello alla cristianità perché
prendesse nuovamente le armi per permettere ai neonati Stati Latini di assestarsi. In realtà molti
storici non la ritengono una vera e propria crociata, bensì un insieme di spedizioni militari facenti
parte della prima crociata.
Crociata di Callisto II
Nel 1120 Baldovino II, re di Gerusalemme, chiese aiuto al papa e a Venezia per fronteggiare i
costanti attacchi musulmani. Papa Callisto II reagì redigendo un’enciclica con la quale richiamare i
cristiani a prendere le armi e impegnarsi in Spagna e in Terra Santa, inoltre durante il primo
Concilio Lateranense decise di concedere a chi prendesse la croce l’indulgenza e la protezione
della Chiesa.
La Repubblica Marinara di Venezia fu la prima a rispondere all’appello e a partire nel 1122.
Durante il viaggio per la Palestina ci furono notevoli attriti tra bizantini e veneziani che
culminarono con l’attacco a Corfù. Nel maggio 1123 la spedizione distrusse una flotta egiziana al
largo di Ascalona prima di sbarcare, l’anno seguente invece i veneziani diedero il loro
indispensabile aiuto nella presa di Tiro.
Alla crociata parteciparono anche alcuni contingenti genovesi, boemi, tedeschi e francesi.
Prima Crociata Spagnola
Papa Onorio II diede seguito all’appello di Callisto riguardo
all’impegno in Spagna e, durante il concilio di Santiago de
Compestela (gennaio 1125), delineò l’idea di una vera e propria
crociata.
A dare il maggior apporto alla causa fu Alfonso I d’Aragona
che guidò una spedizione nella Spagna meridionale durante
l’inverno successivo, passando per Valencia, Murcia, Granata e
Malaga e ritornando in patria seguito da migliaia di cristiani
andalusi desiderosi di emigrare.
Crociata di Damasco
Nel 1128 papa Onorio II autorizzò la predicazione di una spedizione diretta a Damasco, ma non
ottenne grandi risultati.
Prima Crociata politica
Papa Innocenzo II durante il concilio di Pisa (maggio 1135) proclamò che chi avesse combattuto gli
avversari politici del papa (i Normanni di Sicilia, l’Imperatore di Germania…..) avrebbe goduto
dello stessa indulgenza che avevano ottenuto i precedenti crociati. Questa fu la prima crociata
indirizzata contro dei cristiani.
Seconda Crociata
Nel 1144, approfittando delle rivalità per le successioni tra i vari signori, gli Arabi riprendono
Edessa. Allora papa Eugenio III incaricò San Bernardo di predicare una nuova crociata (assemblea
di Vézelay, Pasqua 1146) da dirigersi sia in Spagna che in Terra Santa. La spedizione ebbe grande
successo e si divise in diversi contingenti guidati da Luigi VII di Francia, Corrado III di Germania,
Amedeo di Savoia, Alfonso-Giordano di Tolosa, Enrico il Leone di Sassonia. A causa delle grandi
difficoltà e a causa dell’inconciliabile disaccordo tra i sovrani di Francia e Germania l’imprese non
ebbe buon fine ed entro il 1149 entrambi erano già tornati in patria.
Per la prima volta durante questa crociata fu deciso che i pellegrini di ogni nazione avrebbero
portato croci di diverso colore: rosse i francesi, bianche gli inglesi, verdi i fiamminghi e azzurre gli
italiani.
La spedizione iberica, a cui parteciparono la Repubblica di Genova, il conte di Barcellona e i re di
Castiglia e di Portogallo, ebbe miglior esito e portò alla presa di Lisbona, Tortosa, Almeria,
Santarem e Minorca.
Crociate Iberiche
Nel 1153, nel 1157 e nel 1175 il papa autorizzò tre nuove crociate nella penisola iberica. Fu in
questo periodo che in Spagna nacquero i primi ordini “nazionali” che prendevano ispirazione da
Templari e Ospedalieri: Ordine di Calatrava (1164), Ordine di San Julian del Pereiro (1176, poi nel
XIII mutò nell’O. di Alcántara) e ordine di Evora (1176). La nascita di questi ordini prettamente
spagnoli non era del tutto casuale, rispecchiava infatti l’essenza stessa della Reconquista che venne
combattuta principalmente dagli spagnoli dal momento che il numero di crociati stranieri era in
costante calo, sia perché l’attenzione era focalizzata in Palestina, sia perché erano gli stessi iberici a
non gradire l’intervento di stranieri. Nel 1159 papa Adriano IV consigliò a Luigi di Francia e ad
Enrico d’Inghilterra di non impegnarsi in spedizioni nella penisola iberica senza l’autorizzazione
del re di Castiglia.
Prima Crociata Baltica
Papa Alessandro III emanò un’enciclica nel 1171 che concedeva la consueta indulgenza a chi si
fosse impegnato contro i pagani dell’Europa settentrionale, ciò nonostante non ci fu una gran
partecipazione e la questione fu per lo più lasciata in mano dei danesi.
Terza Crociata
Nel 1187 Saladino (sultano d’Egitto e Siria) sconfisse Guido da Lusingano ad Hattin e riconquistò
Gerusalemme, papa Gregorio VIII si appellò quindi ai cristiani durante la dieta di Magonza (1188).
Furono in molti a rispondere all’appello e a riunirsi sotto le bandiere di Federico Barbarossa,
Imperatore di Germania, Filippo Augusto, re di Francia e Riccardo Cuordileone, re d’Inghilterra.
Federico, che aveva preso la via di terra attraverso i Balcani e la Turchia morì affogato in un fiume
presso Tarso (1190), le truppe imperiali furono così allo sbando, l’armata si divise, alcuni
ritornarono in Germania, altri presero strade diverse per dirigersi in Palestina. Gli altri crociati
avevano viaggiato via mare e il genio militare di Riccardo aveva permesso la conquista di Acri
(1191). Nonostante gli iniziali successi le divergenze tra i due sovrani si fecero talmente incolmabili
che Filippo Augusto decise di ritirarsi con gran parte dei suoi uomini. Riccardo, rimasto solo con i
suoi uomini e con quelli degli Ordini, ottenne ancora qualche vittoria ma dovette rinunciare a
liberare Gerusalemme e accordò una tregua di tre anni con Saladino (1192) nella quale si prevedeva
l’autorizzazione ai pellegrini cristiani di entrare a Gerusalemme.
La Crociata del 1197
Enrico VI era il figlio maggiore di Federico I Barbarossa e il suo successore al trono imperiale alla
sua morte nel 1190. Enrico ambiva a eguagliare il padre e a proseguirne il voto crociato e fu così
che, terminata la tregua stipulata da Riccardo e Saladino, prese la croce nel 1195. Allo stesso tempo
papa Celestino III fece un nuovo appello affinché il clero tedesco supportasse l’iniziative
dell’imperatore. Nel 1196 i preparativi erano terminati e un grande esercito era pronto a partire,
senza però Enrico che, ammalatosi e preoccupato da possibili rivolte nei territori italiani, dovette
rimanere in patria. La spedizione stava avendo un buon successo con la presa di Sidone e Beirut ma
il 28 settembre Enrico VI era morto lasciando il trono vacante, non appena la notizia raggiunse
l’esercito tedesco fu stipulata una tregua con i musulmani e i crociati ritornarono in patria.
Quarta Crociata
Non appena eletto papa nel 1198, Innocenzo III si impegnò per una nuova crociata indirizzando
un’enciclica a tutti i cristiani riformando in parte alcuni aspetti delle crociate canoniche. Il papa
voleva infatti limitare l’influenza che i re avevano, ridimensionandoli al ruolo di semplici crociati, e
modificare il concetto di indulgenza: l’impegno nella crociata non doveva essere un bilanciamento
dei propri peccati, bensì diventava una remissione dei peccati conseguente all’esecuzione di
un’opera meritoria (in questo caso la difesa della cristianità).
Innocenzo incaricò Folco di Neully di dare inizio ala predicazione e, per fronteggiare le enormi
spese, decretò una tassazione diretta della Chiesa in tutta la cristianità. Tuttavia l’idea non portò ai
risultati sperati soprattutto per gli eccessivi tempi richiesti per l’operazione, infatti gli ultimi tributi
furono
riscossi
solamente nel 1217 a
crociata conclusa.
Il
commando
della
crociata fu affidato ad un
gruppo
di
cavalieri
(nessun
grande
re
europeo
aderì
alla
spedizione) il cui primo
compito fu quello di
negoziare il viaggio via
mare con una delle
Repubbliche Marinare. L’offerta migliore arrivò dal doge di Venezia, Enrico Dandolo, che, oltre al
trasporto, offriva una flotta di cinquanta galee armate e l’impegno militare, con la clausola però di
una pari partecipazione ai bottini di guerra. Il consiglio di guerra della crociata stabilì che
l’obiettivo era l’Egitto, infatti già da tempo si era capito che per difendere la Terra Santa era vitale
indebolire i grandi centri di potere musulmani. La predicazione non ebbe molto successo e
addirittura molti di quelli che avevano preso la croce infransero i voti, pertanto al giorno della
partenza si presentò appena un terzo dei previsti trentatremila crociati. Venezia non prese bene la
notizia, infatti aveva già allestito la flotta basandosi sulle cifre ottimistiche comunicategli dai capi
della crociata. L’impresa rischiò pertanto di naufragare in partenza perché i fondi racimolati da
Innocenzo non bastavano a pagare tutte le navi veneziane, il doge Dandolo propose allora di
ritardare la scadenza del pagamento a patto che i crociati lo aiutassero a riconquistare Zara, caduta
in mano agli Ungheresi. Fu così che la spedizione crociata attaccò una città di un re cattolico,
Emeric d’Ungheria, che per di più aveva deciso di prendere anch’egli la croce. Papa Innocenzo che
aveva cercato invano di impedire l’attacco scomunicò tutti i Veneziani e minacciò la stessa sorte
anche agli altri crociati se non avessero restituito la città, tuttavia i suoi legati presso l’esercito
crociato non diffusero la notizia, temendo di perdere l’appoggio veneziano. Infine ci fu una seconda
deviazione, infatti alla spedizione partecipava Alessio Angelo, erede dello spodestato imperatore
bizantino Ilario e cognato di Filippo, imperatore di Germania. Alessio aveva chiesto l’aiuto dei
crociati promettendo in cambio della recuperata corona la sottomissione della chiesa orientale al
papato, una grande ricompensa in denaro e l’impegno militare dell’impero nella crociata. Per la
prima volte nel 1203, dopo mille anni dalla sua fondazione, Costantinopoli fu conquistata e Alessio
Angelo diventò imperatore. Tuttavia la popolazione non condivideva le promesse fatte da Alessio e
mal sopportava la presenza di un esercito cattolico in città, per questo presto scoppiò una rivolta che
portò alla morte di Alessio e all’incoronazione di un nuovo imperatore. I crociati, trovatisi tutto
d’un tratto isolati in territorio ostile, furono costretti a riconquistare la città che fu saccheggiata per
tre giorni durante i quali furono sottratte numerose reliquie, tra cui uno dei frammenti della Vera
Croce. Nacque così l’Impero Latino di Costantinopoli, controllato in buona parte dalla Repubblica
di Venezia.
Nel 1261, Michele Paleologo, reggente dello spodestato erede al trono, riuscì a sollevare una
ribellione e con l’aiuto di Genova a liberare Costantinopoli.
Seconda Crociata Baltica
Già nel 1193 papa Celestino III cercò, di promuovere, senza risultati, la guerra contro i pagani del
nord Europa concedendo l’indulgenza a chi si impegnasse nella difesa della Chiesa in Livonia.
Nell’ottobre 1999 il suo successore, Innocenzo III, chiamò alle armi i fedeli di Danimarca e
Germania per proteggere i cristiani che venivano tormentati dai confinanti pagani. Fu solo nel 1204
che il papa realizzò un’enciclica in cui ufficializzò la chiamata, completa d’indulgenza, di preti e
laici che, non potendo dirigersi a Gerusalemme, combattessero in Livonia. Iniziò così una sorta di
crociata ad oltranza che rifornì il Baltico di truppe fresche ogni anno fino al 1224, un ruolo primario
in queste spedizioni fu ricoperto da un piccolo ordine militare, quello dei Cavalieri Portaspada
(fondato nel 1204), che si occupò di pianificare le spedizioni e di difendere le roccaforti. L’obiettivo
di conquistare la Livonia e l’Estonia fu raggiunto con tenacia nel 1230.
Crociata contro Marcovaldo di Anweilder
Si tratta di un’altra crociata politica, diretta contro Marcovaldo di Anweilder, un funzionario
imperiale che cercava di consolidare la dominazione tedesca nel sud Italia dopo la morte di Enrico
VI, il quale avendo sposato Costanza di Sicilia aveva tolto la Sicilia ai normanni. Papa Innocenzo
III era stato nominato reggente del giovane Federico II, figlio di Enrico ed erede al trono di Sicilia.
Innocenzo era deciso ad ostacolare Marcovaldo perché voleva evitare di essere accerchiato a nord e
a sud dall’Impero e nel 1199 inviò delle missive ai siciliani esortandoli di cacciare il tedesco
definendolo “un secondo Saladino, un infedele peggiore degli infedeli” e accusandolo di ostacolare
i preparativi per la quarta crociata. Coloro che avessero ostacolato Marcovaldo avrebbero ottenuto
la medesima indulgenza che spettava ai crociati in Terra Santa, ciò nonostante non furono molti a
partecipare, in maggior parte aderirono signori dell’Italia meridionale, per lo più interessati a
consolidare i loro possedimenti. Nel 1203 Marcovaldo morì rendendo inutile qualsiasi spedizione.
Alcune fonti sosterrebbero la presenza del giovane San Francesco, arruolatosi nella crociata.
Crociata contro i Catari
Questa fu la prima crociata indetta contro un movimento ereticale. La dottrina catara aveva avuto
origine tra il VII e il IX secolo nell’Impero d’Oriente e si era diffuso all’interno di diverse sette
muovendosi in Bulgaria (X sec.) e in Italia settentrionale e Francia meridionale (XI sec.) dove i
catari presero il nome di Albigesi (dalla città francese di Albi). L’eresia catara fu particolarmente
temuta dalla Chiesa dal momento che essa ebbe una grande diffusione, fino a raggiungere i ceti
sociali più elevati. Fu così che nel Terzo Concilio Lateranense (1179) si fece appello ai cristiani
affinché aiutassero i vescovi a combattere l’eresia e nel 1181 fu organizzata una prima spedizione
militare guidata da un emissario della Santa Sede. Nel 1184 papa Lucio III emanò una bolla con la
quale dava vita alle inquisizioni episcopali, annullando le immunità e le esenzioni vescovili oltre a
invocare l’intervento dei governanti.
Eletto papa, Innocenzo III si impegnò subito contro la diffusione del cataresimo. si adoperò a
riformare la Chiesa nelle diocesi colpite cambiando ben sette vescovi e incoraggiando l’operato di
San Domenico. Nel 1204 si rivolse a Filippo di Francia concedendo l’indulgenza crociata se avesse
usato il suo potere per aiutare le autorità ecclesiastiche, ma il re francese, impegnato in guerra
contro Giovanni Senza Terra, ignorò la chiamata e pure quelle successive (1205 e 1207).
La svolta avvenne nel 1208, quando in Linguadoca venne assassinato un legato pontificio e i
sospetti caddero sul conte Raimondo VI di Tolosa, già scomunicato per non aver combattuto i
catari. Questo episodio convinse Innocenzo III a proclamare ufficialmente una crociata, affidandone
la predicazione ed il commando a tre legati pontifici. Proibì l’usura e fece modificare i tempi di
riscossione dei debiti per permettere ai crociati di racimolare il denaro necessario alla guerra, si
impegnò in una nuova tassazione delle chiese come nella Quarta Crociata. I fedeli accorsero
numerosi all’appello del papa e un esercito di notevoli dimensioni si diresse verso il sud della
Francia. Il conte Raimondo, resosi conto della situazione, fu lesto a invocare il perdono del papa e
nel 1209 fu celebrata nell’abbazia di Saint-Gilles una cerimonia di riconciliazione in cui si
sottopose alla frusta penitenziale. I crociati invasero la città catara di Béziers decimandone la
popolazione, compresi i cattolici. Dopo la caduta di altre città, tra cui Carcassonne, si decise di
insediare un governatore per controllare i territori occupati e per organizzare le future spedizioni, fu
scelto Simon di Montfort, cavaliere coraggioso, devoto e abile sul campo di battaglia ma anche
testardo, ambizioso e crudele. Simon di Montfort si dedicò allora anima e corpo al suo compito
cercando di estirpare le resistenze catare, ma il suo compito fu paradossalmente ostacolato da
Innocenzo III che aveva deciso di annullare le indulgenze dei crociati cercando di dirottare le forze
cristiane verso la nuova crociata che si preparava a oriente. Questa decisione privò Simon di molte
truppe e ne rallentò le operazioni seppure alla fine del 1214 controllasse la maggior parte dei
possedimenti di Raimondo. Il Quarto Concilio Lateranense affidò in via definitiva quei territori a
Simon, ma la popolazione e la nobiltà locale si schierarono al fianco del conte depauperato. Nel
1217 Raimondo VI tornava a Tolosa, mentre l’anno successivo Simon fu colpito a morte da un
mangano mentre cercava di riprendere la città. Il comando passò al figlio Amalrico, il quale però
non aveva lo stesso talento del genitore, a differenza del giovane Raimondo VII, anch’egli da poco
succeduto al padre. Il peggioramento della crociata spinse papa Onorio III a ripristinare la crociata,
alla quale partecipò Luigi VIII di Francia che, forte del sostegno popolare, conquistò Avignone e
gran parte dei territori ad est di Tolosa (1226). La regione fu affidata a Umberto di Beaujeu che
mise la zona a ferro e fuoco radendo al suolo le roccaforti catare. Nel 1229 fu sancita la pace di
Parigi che restituì parte della contea a Raimondo senza aver di fatto sconfitto i catari. Tuttavia dove
fallì una crociata di vent’anni ebbe invece successo l’operato dell’Inquisizione, istituita a Tolosa
nel 1233, che perseguitò l’eresia facendo fuggire i capi in Lombardia.
Crociate iberiche
Nel frattempo la penisola viveva una condizione di guerra continua tra i regni cristiani e i potentati
musulmani ma l’ultima crociata ufficiale risaliva al 1189 quando due flotte di crociati europei,
diretti in Terra Santa, risposero all’appello di papa Celestino III e aiutarono il re portoghese Rancho
I a conquistare Silves a Alvor.
Nel 1210 invece il califfo Muhammad an-Nasir sconfisse Alfonso VII di Castiglia a Salvatierra,
conquistando la città. Questo avvenimento fece sì che Innocenzo III proclamasse una nuova crociata
in Spagna, attirando in battaglia una grande armata di cavalieri francesi, portoghesi e spagnoli.
Alfonso di Castiglia fu designato per condurre le operazioni e decise di impegnare i mori in
battaglia, ottenendo le città di Malaga e Calatrava. Privato della maggior parte dei francesi che
disertarono poco dopo la presa di Calatrava, Alfonso si diresse alla piana di Las Navas de Tolosa
dove attendeva l’esercito almohade: qui il 17 luglio i cristiani ottennero la più importante vittoria
dell’intera Reconquista, infatti, dopo aver sbaragliato i musulmani, i crociati di Alfonso fecero
capitolare una serie di fortezze che aprirono la strada all’Andalusia. Nel 1213, come già avvenuto
nella crociata catara, Innocenzo richiamò i crociati per indirizzarli alla Quinta Crociata. Ciò
nonostante nel 1217 una flotta di crociati olandesi di passaggio contribuirono alla presa di Alcacer
do Sal. Nel 1219, nel 1221 e nel 1224 papa Onorio III rinnovò l’indulgenza, solo parziale, ai
crociati spagnoli. Nel 1229 fu invece Gregorio IX a ristabilire la piena indulgenza coinvolgendo
così molti francesi nella crociata nelle Baleari.
Crociata dei Bambini
Nel 1212 un folto gruppo di bambini francesi e tedeschi partì dall’Europa con l’intento di recarsi in
pellegrinaggio a Gerusalemme, convinti che Dio gli avrebbe protetti e avrebbe scacciato gli infedeli
dalla Terra Santa. L’esito della spedizione fu a dir poco tragico: molti bambini morirono lungo la
strada di fame o di sfinimento, altri perirono in naufragi mentre i superstiti furono catturati da
mercanti europei senza scrupoli che li rivendettero come schiavi ad Algeri. Quest’evento è tutt’oggi
sospeso tra storia e leggenda poiché le diverse fonti sono spesso discordanti. Alcuni separano il
gruppo tedesco da quello francese, altri sono invece convinti viaggiassero insieme, recenti teorie
fanno persino supporre che la crociata non fosse composta da bambini ma bensì da poveri, oppure
da ragazzi, sostenendo le diverse interpretazioni del termine latino “puer”.
Quinta Crociata
Anch’essa ideata da Innocenzo III che ne espose il progetto durante il quarto Concilio Lateranense
nel 1215. fu poi il suo successore, Onorio III, ad ufficializzarla nel 1217. L’eccessivo numero di
crociate proclamate in quegli anni però si ripercosse sul successo della predicazione, infatti mentre i
poveri mostrarono grande entusiasmo i nobili, in particolare quelli francesi, non aderirono alla
crociata, troppo impegnati nella crociata catara e in quella iberica. Diversamente ci fu grande
partecipazione a tutti i livelli in Ungheria, Paesi Bassi e Germania. Il primo a partire fu re Andrea
d’Ungheria, con al seguito il duca d’Austria, il duca di Merano e l’arcivescovo di Kalocsa, ma,
giunto al porto di Spalato scoprì di avere troppe poche navi e dovette frazionare l’armata, subendo
forti ritardi e numerose defezioni. Nell’autunno seguente i crociati di Andrea si trovarono ad acri
dove Giovanni di Brieme, re di Gerusalemme, affiancato dal maestro ospitaliere, da quello templare
e da quello teutonico, studiava l’idea di condurre un’offensiva a Nablus e una diretta contro
Damietta in Egitto. Il consiglio di guerra non approvò però il progetto, preferendo condurre una
serie di battaglie per impegnare i musulmani fino all’arrivo di tutti i crociati. Le spedizioni furono
per lo più fallimentari convinsero il re d’Ungheria a ritornare in patria con i suoi sudditi.
Ad aprile giunsero finalmente gli altri crociati (italiani, tedeschi e frisoni) che, forti di una grande
flotta, puntarono alla conquista dell’Egitto assediando Damietta. L’assedio durò diciotto mesi e i
crociati si accamparono su di un’isola nel Nilo in vicinanza della città, fortificandosi con mura e
fossati. Durante questo periodo i crociati poterono contare sul costante afflusso di soldati italiani,
inglesi, francesi e ciprioti. La costruzione di una geniale macchina d’assedio su delle imbarcazioni
permise di catturare la torre che controllava il traffico fluviale e che rappresentava il punto di forza
delle difese della città. Gli egiziani, sconfitti e orfani di ben due sultani in pochissimo tempo,
proposero la pace a delle condizioni umilianti: avrebbero ceduto tutto il territorio occupato del
regno di Gerusalemme (eccetto la Transgiordania), una rendita annua di quindicimila bisanti per le
fortezze di Kerak e Shobek e l’impegno a rispettare una tregua di trent’anni. Re Giovanni era pronto
ad accettare le condizioni ma il legato pontificio Pelagio di Albano e gli ordini militari opposero il
loro fermo rifiuto. Seguirono mesi di combattimenti che, a costo di numerose perdite sia ai cristiani
che ai musulmani, portarono all’occupazione di entrambe le sponde del Nilo, spingendo il nuovo
sultano a riaprire i negoziati aggiungendo alla precedente offerta la promessa di finanziare la
rifortificazione di Gerusalemme e dei castelli di Belvoir, Safad e Tibnine oltre alla restituzione della
Vera Croce, persa ad Hattin. La ferma ostinazione del legato e degli ordini, ben sapendo delle
disastrose condizioni dei difensori resero nuovamente impossibili le trattative riaprendo le ostilità e
nella notte del 4 novembre la città venne occupata e le truppe egiziane, giunte di soccorso, si
rifugiarono a el Mansurah. Giovanni di Brieme, esasperato da Pelagio, abbandonò la crociata con i
suoi uomini. I cristiani non fecero più nessuna operazione per venti mesi fino a quando il sultano
presentò l’ennesima migliorata offerta di pace. Pelagio, che attendeva l’arrivo dell’imperatore
Federico II, rifiutò ancora una volta e nel 1221, giunte le forze imperiali e tornato Giovanni su
obbligo del papa, i crociati iniziarono finalmente l’avanzata verso el Mansurah. Il re di
Gerusalemme si scontrò nuovamente con Pelagio, non concordando la posizione
dell’accampamento per assediare la città e a ragione: le piene del Nilo permisero agli egiziani di
sfruttare una serie di canali che usarono per portare delle navi alle spalle dei crociati, con un
esercito di soccorso tagliarono le vie di fuga via terra costringendo i cristiani alla resa. Questa volta
l’offerta del sultano non fu sontuosa come le precedenti, i crociati avrebbero ottenuto solo otto anni
di tregua oltre alla promessa, mai mantenuta, di riavere la Vera Croce.
Sesta Crociata o crociata di Federico II
L’imperatore Federico Hohenstaufen II aveva già preso la croce durante nel 1215 per partecipare
alla quinta crociata, ma la guerra civile e l’anarchia dilagante nel sud Italia lo costrinsero ad
abbandonare l’idea di partire di persona attirandosi però le critiche del papa. Nel 1223 ripeté il voto
crociato e si fidanzò formalmente con l’erede del regno di Gerusalemme. La predicazione venne
affidata a frati mendicanti e ottenne talmente poco successo che Federico rimandò la partenza al
1227. Nel frattempo l’imperatore si sposò e assunse il titolo
di re di Gerusalemme. Reclutato infine un gran numero di
crociati in Inghilterra, Germania e Italia, la spedizione partì
da Brindisi, ma
Federico, ammalatosi, sbarcò ad Otranto per curarsi
attirandosi però la scomunica da parte di Gregorio IX.
Gravato da una scomunica e privato dei privilegi del voto
crociato (indulgenza e protezione dei beni durante la
crociata) Federico riprese il suo viaggio nel 1228. Giunto in
Terra Santa scoprì che molti suoi soldati erano già rimpatriati
mentre altri si rifiutarono di seguire uno scomunicato. Privato
di una forza militare adeguata decise di arrivare al suo scopo
mettendo a frutto le sue fitte relazioni diplomatiche con il
sultano d’Egitto, il quale, ancora scosso dagli avvenimenti
della quinta crociata accettò di cedere Betlemme, Nazareth,
Sidone e soprattutto Gerusalemme ai cristiani a patto che
questi non fortificassero la città e che lasciassero l’area del Tempio ai musulmani. Federico,
soddisfatto del trattato, giurò che durante la tregua di dieci anni avrebbe protetto l’Egitto da ogni
attacco e non avrebbe aiutato Tripoli, Antiochia e ai castelli degli ordini militari. Questo trattato
scandalizzò l’intera Europa, tutti i contemporanei furono concordi nel considerare ignobile trattare
simili accordi con gli infedeli, per tutta protesta il patriarca di Gerusalemme lanciò un interdetto
sulla sua stessa diocesi. La crociata si concluse così grottescamente: la Città Santa, posta sotto
interdetto, era finalmente tornata ai cristiani grazie ad una crociata non riconosciuta dal papa e il
suo re era uno scomunicato le cui terre in Italia erano sotto attacco delle truppe del papa.
Crociata contro Federico II
Anche questa fu una crociata politica il cui obiettivo era Federico II, imperatore di Germania e re di
Gerusalemme. Federico, essendo figlio di Costanza d’Altavilla, ereditò il regno di Sicilia nel 1197 e
lo Stato Pontificio si ritrovò così circondato sia a nord che a sud dai territori imperiali. Gregorio IX,
che aveva già scomunicato Federico nel 1228, inviò le truppe pontificie contro le terre
dell’imperatore mentre questi era in Palestina, il papa si giustificò sostenendo che la sua si trattava
di una campagna di difesa contro colui che opprimeva il clero siciliano e che aveva invaso i territori
pontifici. Alle truppe fu concessa la remissione dei peccati anziché la piena indulgenza e fu dato
loro come simbolo distintivo le Chiavi di San Pietro. Nel 1239 le sorti della lotta volgevano a
favore dell’imperatore al punto che il papa decise di indire una crociata ufficiale inviando
predicatori nell’Italia settentrionale e in Germania, poi dopo che le truppe imperiali giunsero nei
pressi di Roma nel 1240 Gregorio IX comunicò ai crociati ungheresi, in partenza per la Terra Santa,
di combattere l’imperatore.Gli sforzi del papa non furono del tutto vani e, seppure il dominio
imperiale nel sud Italia non fu spezzato, la crociata servì a respingere l’avanzata di Federico.
La crociata del 1239
Papa Gregorio era molto contrariato dalla sesta crociata e così decise di organizzarne una nuova che
partisse non appena fosse scaduta la tregua stipulata da Federico. Nel 1234 affidò la predicazione ai
domenicani che attirarono una moltitudine di volontari in tutta la Francia, ma durante l’estate 1236,
viste le condizioni dell’Impero Latino di Costantinopoli, cambiò destinazione alla crociata. Furono
in molti ad abbandonare la crociata delusi dalla modifica mentre altri decisero di non ascoltare il
papa e dirigersi comunque in Palestina creando così due crociate distinte. Il contingente minore
ubbidì al papa e combattendo in Tracia nel 1239 aiutò temporaneamente Costantinopoli. La crociata
non ufficiale invece poteva contare su oltre quattromila cavalieri guidati dal conte Tibaldo di
Champagne, dal duca Ugo di Borgogna, da Amalrico di Montfort (figlio di Simon) e da altri nobili
francesi. In Terra Santa però l’esercito si divise e un parte di esso, noncurante del parere dei maestri
degli ordini militari e di Tibaldo, si spinse all’interno del territorio nemico nei pressi di Ascalona.
Gli egiziani furono pronti a cogliere l’occasione e attaccarono di sorpresa l’accampamento cristiano
e sconfiggendolo. Nello stesso periodo, nel 1240, an-Nasir Da’ud di Transgiordania conquistò
Gerusalemme distruggendo la Torre di Davide. Tibaldo cercò allora un’alleanza con as-Salih
Isma’il, sultano di Siria, contro il sultano d’Egitto, ottenendo, in caso di vittoria, la restituzione di
tutta la Galilea, di Betlemme, Tiberiade e Gerusalemme e parte della Palestina meridionale. Il
trattato, come accadde per quello di Federico II, creò forti opposizioni in entrambe le fazioni.
Siccome le truppe di Damasco non erano in grado di far fronte a quelle egiziane il sultano del Cairo
offrì un’alleanza a Tibaldo molto simile a quella ricevuta da Isma’il.
I crociati con questo contorto sistema di alleanza riuscirono ancora una volta ad ottenere
Gerusalemme.
Settima Crociata
Il successo di Tibaldo nel 1241 fu assai effimero, dopo appena tre anni i crociati furono
disastrosamente sconfitti a La Forbie dai turchi korezmiani che conquistarono Gerusalemme. Nel
frattempo la cristianità era divisa da conflitti interni, infatti mentre Luigi IX si apprestava a prendere
la crociata, la lotta tra papato e impero diventava più feroce che mai
e papa Innocenzo IV, fuggito dall’Italia, si rifugiò a Lione dove
convocò un concilio per deporre l’imperatore Federico II e
proclamare una crociata contro di lui. A peggiorare la situazione
c’era una crociata in corso in Spagna mentre i regni orientali erano
invasi dai Mongoli.
Finalmente nel 1245 iniziò la predicazione della crociata a cui
risposero soprattutto i francesi, guidati da Luigi IX, seguiti da
piccoli gruppi di italiani, norvegesi, tedeschi, scozzesi e inglesi. Il re
francese decise di radunare le truppe a Cipro nel 1248 dove
ricevette rinforzi da Costantinopoli e dalla Palestina. Forte di tutte
le truppe disponibili il sovrano salpò diretto in Egitto nel 1249 dove
conquistò senza sforzi Damietta. Dopo alcuni mesi di pausa i
crociati approfittarono del caos causato dall’improvvisa morte del
sultano per raggiungere le grandi fortificazioni egiziane di el
Mansurah dove ci fu una terribile battaglia che vide Luigi ottenere una sofferta vittoria. Fu una
violenta epidemia a sconfiggere i crociati, già indeboliti e isolati, causandone la ritirata e la cattura
di molti cristiani. Lo stesso re francese fu imprigionato e poté tornare libero solo dietro un congruo
riscatto, dopo la sua liberazione tornò in Palestina per altri quattro anni a fortificare alcuni luoghi tra
cui Acri, Cesarea e Sidone.
Crociate in Prussia e Livonia
Nel 1245 papa Innocenzo IV prese una decisione importantissima per le crociate nordiche
concedendo la piena indulgenza a tutti coloro che avessero combattuto in Prussia rispondendo agli
appelli dei Cavalieri Teutonici con o senza il diretto interessamento della Santa Sede, in questo
modo fu praticamente concesso all’Ordine Teutonico di indire crociate al nord. Questa scelta
permise all’ordine di intraprendere una strategia che consisteva nella costruzione di imponenti
fortezze in territorio nemico, dopodiché iniziava la colonizzazione da parte di uomini liberi
provenienti dall’Impero che erigevano borghi nei dintorni, infine giungevano i domenicani a
evangelizzare i dintorni. Queste crociate continue portarono alla conquista di una vasta parte della
Livonia e della Prussia, ma una rivolta degli abitanti locali nel 1242 costrinse i teutoni a ripetere gli
sforzi fatti. Una seconda rivolta, nel 1260, convinse papa Urbano IV a invocare l’intervento dei
cristiani affinché aiutassero i cavalieri teutonici e così furono organizzate varie spedizioni tra il
1265 e il 1272 ma la rivolta fu sedata del tutto solo nel 1283 a costo di un alto numero di vite
umane.
In quel periodo il movimento di evangelizzazione nel baltico incontrò difficoltà anche in Lituania
dove l’avanzata dei cavalieri Portaspada fu violentemente frenata e lo stesso ordine ne fu
profondamente danneggiato costringendolo a confluire nell’Ordine Teutonico per continuare
l’espansione verso i principati russi che condusse alla presa di Pskov nel 1240. Due anni dopo però
Aleksandr Nevskj, principe di Novgorod, sconfisse i Teutoni fermandone bruscamente
l’espansione.
Crociate in Spagna
Allo stesso tempo in Spagna la reconquista non conosceva lunghe pause e lo stato di guerra semipermanente causò l’indebolimento degli Almohadi che non potevano contare più sui rinforzi
dall’Africa. In modo analogo a quanto accadeva nel Baltico coloro che aiutavano gli ordini in
Spagna godevano dell’indulgenza permettendo agli spagnoli di organizzare spedizioni che
portarono alla conquista di Maiorca (1231), di Cordova (1236) e di Siviglia (1248). Gli ottimi
risultati ottenuti (tra cui anche la totale conquista del Portogallo nel 1250) indussero gli spagnoli a
organizzare una crociata diretta in Marocco (1252-4) per la quale re Alfonso X di Castiglia chiese
l’aiuto di Enrico III d’Inghilterra e di Hakon di Norvegia. Il risultato di questa impresa fu l’effimera
conquista della città di Salé per appena due settimane.
Crociata dei contadini frisoni
Nella prima metà del XIII secolo i papi diedero l’autorizzazione a svolgere diverse crociate contro
movimenti ereticali. Tra il 1232 e il 1234 fu combattuta una crociata che sterminò i contadini di
Stedinger che, colpevoli di non pagare il censo, furono accusati di eresia dal vescovo di Brema. Tra
il 1227 e il 1234 fu proclamata una crociata analoga anche in Bosnia.
Crociata contro Giovanni Asen
Nel 1238 Gregorio IX proclamò una crociata contro il zar di Bulgaria Giovanni III Asen che si era
alleato all’Impero di Nicea (ovvero ciò che era rimasto dell’Impero Bizantino dopo la quarta
crociata) contro l’Impero Latino.
Seconda Crociata contro Federico II e successive crociate anti-imperiali
Durante il Concilio di Lione papa Innocenzo IV dichiarò deposto Federico e assolse i suoi sudditi
dall’obbligo di obbedienza inviando una serie di missive agli anti-re (versione secolare degli antipapi, ovvero dei sovrani insediati dal papa per contrastare l’imperatore) per impegnarsi in una
nuova crociata. Nel 1248 un gruppo di crociati, guidati dall’anti-re Guglielmo d’Olanda, prese
Aquisgrana e l’anno successivo fu tentata un’invasione della Sicilia che si concluse in un
fallimento. Il 13 dicembre 1250 Federico morì in Puglia nel castello di Fiorentino ma la crociata
continuò pure verso il suo successore, Corrado IV. Nel frattempo il papa non perdeva di vista la
Sicilia che, nonostante appartenesse agli Hohenstaufen, era sempre un feudo pontificio. Nel 1262
papa Urbano IV decise di trasferire la corona di Sicilia da Manfredi (figlio di Federico) a Carlo
d’Angiò che dal canto suo avrebbe dovuto guidare un esercito crociato composto da italiani, inglesi,
francesi e tedeschi partendo da Lione nel 1265. La spedizione risultò efficace e Manfredi cadde
nella battaglia di Benevento aprendo così la strada all’invasione, nel 1268 fu invece Corradino,
figlio di Corrado IV, a venire sconfitto dai crociati e giustiziato poco tempo dopo a Napoli.
Crociata dei Pastori
Nel 1250 circa un monaco ungherese, conosciuto come “Maestro d’Ungheria” radunò folle di
contadini e pastori sostenendo che i cavalieri, colpevoli di presunzione, non avrebbero mai
riconquistato Gerusalemme, compito invece possibile agli umili. Tuttavia all’interno del suo
esercito, circa 30000 uomini, si erano radunati molti banditi e la spedizione degenerò in rivolta e si
dedicò al saccheggio attaccando le proprietà dei nobili, della Chiesa e degli ebrei. Papa Innocenzo
IV scomunicò le bande invocando l’intervento di Bianca di Castiglia, reggente di Francia durante la
prigionia di Luigi IX. I “crociati” furono attaccati dalle truppe reali e furono spazzati via.
Ottava Crociata
Mentre in Europa infuriavano le lotte politiche, gli eserciti dei Mamelucchi d’Egitto attaccavano la
Palestina. Fu nuovamente re Luigi IX, chiamato ormai “il Santo”, a promuovere l’intervento
crociato e prese lui stesso la croce nel 1267, seguito poco dopo da re Giacomo I d’Aragona e dal
principe Edoardo d’Inghilterra. La spedizione aragonese, la prima a partire nel 1269, ebbe la
sfortuna di incappare in una violenta tempesta che costrinse alla maggior parte delle navi al
rimpatrio e solo una piccola parte dell’esercito raggiunse Acri prima di ritirarsi, non potendo
affrontare il sultano mamelucco Baybars. Edoardo lasciò l’Inghilterra nell’agosto 1270 deciso a
unirsi a Luigi IX. Il re francese nel frattempo era già sbarcato in Tunisia e si era accampato nei
pressi delle rovine di Cartagine ad aspettare i rinforzi di Carlo d’Angiò prima di attaccare Tunisi.
Tuttavia l’esercito francese, complice il caldo estivo, fu colpito da una grave epidemia che decimò i
crociati mietendo tra gli altri lo stesso Luigi IX. La morte del re e pure dei suoi due figli
demoralizzò i cristiani che decisero di ritirarsi.
Nona Crociata
Questa crociata viene spesso assimilata alla precedente trattandosi della spedizione di Edoardo
d’Inghilterra. Il principe inglese aveva raggiunto la Tunisia il giorno che precedeva la ritirata dei
crociati francesi e dovette rinunciare anch’egli ad attaccare Tunisi e decise di proseguire allora il
viaggio fino ad Acri. In Terra Santa Edoardo non poté far molto se non assistere impotente alla
caduta del castello teutonico di Montfort, successivamente si unì alle truppe locali per attaccare
Cesarea ma l’avanzare di un grande esercito turcomanno lo costrinse ad una ritirata. Nel 1272 il
principe fu vittima di un tentato omicidio da parte di un suo servo e, gravemente ferito, dovette
rimpatriare.
Crociata di Gregorio X
Mentre Edoardo d’Inghilterra sostava ad Acri veniva eletto papa Gregorio X che si adoperò subito
per portare soccorso ai cristiani d’oriente chiamando un concilio nel quale preparare con cura una
spedizione e ottenne l’appoggio pure della chiesa greca e dell’imperatore bizantino, nel 1275 i re di
Francia e di Sicilia presero la croce insieme al pretendente alla corona imperiale Rodolfo
d’Asburgo. Si pensò di ripetere il percorso della prima crociata attraverso l’Asia Minore e lo stesso
papa avrebbe partecipato alla crociata. Questa crociata, progettata per essere di grandi dimensioni,
non vide però mai la luce in quanto papa Gregorio X morì nel 1276.
Crociata contro i Siciliani
Questa ennesima crociata politica fu conseguenza della politica anti-imperiale seguita dai papi e
dall’ascesa del francese Carlo d’Angiò al trono di Sicilia. Nel 1282 infatti la popolazione siciliana,
insoddisfatta della dominazione angioina, si sollevò in massa originando una sanguinosa rivolta
chiamata “i Vespri Siciliani”. I siciliani chiesero l’aiuto di Pietro d’Aragona, parente di Manfredi, il
quale raggiunse Trapani con una flotta ineguagliabile. Papa Martino IV considerò l’accaduto come
una minaccia alla sua autorità e come un attacco alla Chiesa e pertanto nel 1283 proclamò una
crociata contro i siciliani e contro l’Aragona, scomunicò Pietro e rivendicò il regno d’Aragona
come feudo papale. La guerra fu un disastro totale per il papato, infatti il regno di Aragona
disponeva di una forza navale senza pari sconfisse più volte i crociati e invase la Campania, a nulla
valse la controffensiva in Aragona dove gli spagnoli resistettero con tenacia.
L’elezione di Bonifacio VIII inasprì il conflitto e, nonostante questi avesse persuaso Giacomo
d’Aragona a ritirarsi dal conflitto, ci fu una nuova rivolta nel 1296 guidata da Federico (fratello di
Giacomo). Negli anni successivi il sud Italia fu nuovamente sconvolto dalle guerre e fu indetta una
crociata persino contro i cardinali Colonna, oppositori di Bonifacio. Gli aragonesi dimostrarono
ancora una volta il loro valore in battaglia e il papa si dovette arrendere e concedere loro il controllo
del regno di Sicilia. Questa crociata fu origine di dure contestazioni ai papi, furono molti a sostenere
che queste “crociate politiche” fossero un abuso del potere pontificio con la pesante conseguenza di
distogliere l’attenzione dalla Terra Santa, vero obiettivo delle crociate.
Crociata contro i Forlivesi
Questa crociata fu di ispirazione politica e con parziali motivazioni religiose. Forlì apparteneva
formalmente ai territori dello Stato Pontificio ma era governata a partire dal 1315 da una famiglia
ghibellina, gli Ordelaffi, e pertanto ostile al papato. Nel 1353 papa Innocenzo VI era molto
preoccupato dal fatto che molte città dello Stato Pontificio si stavano allontanando dall’influenza
papale approfittando della lontananza del Santo Padre (in quegli anni il papa era ad Avignone),
pertanto al cardinale Albornoz furono concessi poteri speciali affinché prendesse i dovuti
provvedimenti. La politica del cardinale, fatta di minacce e lusinghe, ebbe successo, riconducendo
all’obbedienza tutti i signori disobbedienti eccetto uno. Federico II Ordelaffi, signore di Forlì, si
opponeva fortemente alla sottomissione e così nel 1355 papa Innocenzo scomunicò Federico e
proclamò una crociata contro i Forlivesi invocando non solo l’intervento delle signorie italiane ma
di tutta Europa, indirizzando il suo appello anche a francesi, tedeschi e ungheresi. Si racconta che
Federico Ordelaffi, appreso della scomunica, scomunicò a sua volta il papa e ne fece bruciare
l’effige in piazza. Il conflitto durò sino al 1359 quando Albornoz e Federico raggiunsero ad un
accordo: il cardinale si insediò a Forlì e Federico avrebbe governato da Forlimpopoli con il titolo di
vicario papale.
Crociata Hussita
La crociata hussita fu l’ennesima crociata diretta contro dei cristiani, gli hussiti erano infatti i
seguaci del riformatore protestante Jan Hus, giustiziato nel 1415. Nel 1419 Jan Troznowski, detto
Zizka, diresse una rivolta popolare anti-imperialista in Boemia che culminò nell’episodio della
defenestrazione di Praga con l’uccisione di diversi magistrati. Papa Martino V scomunicò tutti gli
hussiti e proclamò una crociata contro di loro. Sigismondo di Lussemburgo, re di Germania, ne
approfittò per proclamarsi re di Boemia e la invase con le sue truppe nel 1120 andando incontro
però ad una serie di sconfitte contro Zizka, la cui capacità di condottiero era senza eguali. L’anno
successivo i crociati tentarono una seconda offensiva ma furono nuovamente respinti.
La morte, a causa della peste, di Zizka fece vacillare gli ussiti fino all’avvento di Andreas Prokop,
che prese il posto di condottiero e sconfisse i crociati in una serie di battaglie nel 1426 e nel 1427
prima di avanzare e occupare la Lusazia, la Slesia, la Sassonia e la Baviera arrivando fino a
Norimberga. Nel 1430 papa Martino V proclamò una seconda crociata affidandone la guida al
principe Federico I di Brandeburgo, ma l’ennesima rovinosa sconfitta convinse i cristiani a cercare
una soluzione pacifica alla questione.
La “Crociata” di Pio IX
La maggior parte delle persone collegano le crociate con il medioevo, pochi infatti sanno che nel
XIX secolo vi fu una sorta di crociata. Durante il Risorgimento Italiano lo Stato Pontificio dovette
far fronte alla propria caduta, infatti l’avanzare delle truppe piemontesi e i costanti moti
rivoluzionari toglievano giorno dopo giorno possedimenti al papato al punto che papa Pio IX si
appellò ai cristiani affinché venissero ad unirsi alle truppe volontarie che difendevano Roma.
Sostanzialmente quest’appello può essere considerato a tutti gli effetti una crociata, infatti il
pontefice chiedeva ai fedeli un impegno militare per la difesa della sovranità della Chiesa. A
rispondere all’appello fu Napoleone III che inviò le sue truppe a difendere la Città Eterna riuscendo
a bloccare in un paio di occasioni i garibaldini nel 1866 e nel 1867. Alcuni accordi tra Cavour e
Napoleone III e l’inizio della guerra tra Francia e Prussia causarono però il ritiro delle truppe
francesi e a difendere Roma restarono solo alcuni volontari e i Zuavi Pontifici. Furono molti negli
ambienti romani ad ironizzare sul fatto che a difendere il centro della cristianità erano dei soldati
vestiti da musulmani: la divisa dei fanti Zuavi era infatti basata su quella delle truppe algerine.
Quest’ultima “crociata” non riuscì comunque ad impedire il successo delle truppe piemontesi che
entrarono a Roma nel 1870 annettendola di fatto al nascente Regno d’Italia.