Tra la fine del XI secolo e il XIII l’Europa e il Medio-Oriente furono attraversati da un nuovo fenomeno: la Crociata. Anche se questo termine fu usato solo in seguito, con “crociata” si indica una guerra “autorizzata” dalla Chiesa, ovvero in particolari situazioni il Papa invitava i cristiani a prendere le armi per combattere gli infedeli concedendo l’indulgenza a chi avesse risposto alla chiamata. tuttavia non bisogna pensare che fosse una “santificazione” della guerra, anche se il “crociato” otteneva l’indulgenza, l’uccisione, pure di un infedele, restava un peccato da scontare con le opportune penitenze. Solitamente parlando di crociate tutti corrono con la mente in Palestina, tuttavia sono da considerarsi crociate pure parte della Reconquista spagnola o l’evangelizzazione della Prussia oppure le crociate contro i movimenti ereticali senza scordare le crociate politiche che furono combattute persino contro il re di Gerusalemme. Le crociate “maggiori” di Terra Santa, quelle che contarono sul maggior contributo di risorse umane, sono otto ma pure tra i momenti di pace ci furono delle crociate di minore rilievo, questa breve sezione vuole dare un visione generale dell’intero fenomeno lasciando spazio anche alle crociate “minori” dimenticate dai libri scolastici. Prima Crociata Durante il Concilio di Piacenza, nel 1095, gli ambasciatori bizantini vengono a chiedere a papa Urbano II aiuto contro l’avanzata dei turchi Selgiuchidi in oriente, il Santo Padre girò allora la richiesta ai cavalieri cristiani, esortandoli ad armarsi ed accorrere in aiuto dell’Impero d’Oriente e liberare la Terra Santa (Concilio di Clermont). In tutta Europa i predicatori (tra cui si distinse Pietro l’Eremita) sollevarono masse di popolani e pellegrini male armati e per nulla disciplinati dirigendole verso Gerusalemme, in quella che fu chiamata la “Crociata dei Poveri”. Molte di queste folle furono sterminate o disperse ancora prima di arrivare a Costantinopoli mentre le altre furono massacrate in Turchia. Nel frattempo i vari signori europei (Baldovino e Goffredo di Buglione, Boemondo di Taranto e il figlio Tancredi, Raimondo di Saint-Gilles, Roberto di Normandia, Stefano di Blois, Ugo di Vermandois e Roberto di Fiandra) si erano organizzati ed erano partiti nel 1096, diretti a Costantinopoli. Qui ci furono alcune tensioni con i greci, infatti la presenza di un’enorme armata cattolica rendeva inquieti i bizantini, tant’è che l’imperatore Alessio cercò di separare i capi della crociata per convincerli a giurarli fedeltà. A complicarli l’esistenza furono dapprima i fratelli Goffredo e Baldovino che arrivarono alle armi quando Alessio cercò di estorcere il giuramento tagliando i rifornimenti di viveri. Però consci che l’uso della forza non avrebbe giovato i due si rassegnarono, lasciando l’imperatore a vedersela con Tancredi, infatti, sebbene il padre Boemondo non si fosse opposto alle richieste di Alessio, il giovane normanno riuscì a fuggire dalla città senza giurare. L’ultima difficoltà era impersonata dal conte di Tolosa Raimondo, il quale vedeva incompatibile giurare obbedienza all’imperatore bizantino con il voto di servire Dio, le estenuanti trattative a cui costrinse Alessio gli fecero ottenere la possibilità di un giuramento ridotto. Nel 1098 dopo un lungo assedio conquistano Antiochia e un anno dopo liberarono pure Gerusalemme. A Goffredo fu offerta la corona del regno di Gerusalemme, ma questi la rifiutò sostenendo che l’unico re della città era Cristo e si limitò al titolo di “Difensore del Santo Sepolcro”. Dopo la morte di Goffredo (avvenuta pochi mesi dopo), Baldovino, suo fratello, fu incoronato re. La Terra Santa fu organizzata in un sistema feudale (Regno di Gerusalemme, Principato di Antiochia, Contee di Tripoli ed Edessa). In questi anni furono fondati i primi Ordini monastico - cavallereschi (Ospedale nel 1113 e Tempio nel 1118). Crociata del 1101 Al termine della prima crociata papa Urbano II fece un nuovo appello alla cristianità perché prendesse nuovamente le armi per permettere ai neonati Stati Latini di assestarsi. In realtà molti storici non la ritengono una vera e propria crociata, bensì un insieme di spedizioni militari facenti parte della prima crociata. Crociata di Callisto II Nel 1120 Baldovino II, re di Gerusalemme, chiese aiuto al papa e a Venezia per fronteggiare i costanti attacchi musulmani. Papa Callisto II reagì redigendo un’enciclica con la quale richiamare i cristiani a prendere le armi e impegnarsi in Spagna e in Terra Santa, inoltre durante il primo Concilio Lateranense decise di concedere a chi prendesse la croce l’indulgenza e la protezione della Chiesa. La Repubblica Marinara di Venezia fu la prima a rispondere all’appello e a partire nel 1122. Durante il viaggio per la Palestina ci furono notevoli attriti tra bizantini e veneziani che culminarono con l’attacco a Corfù. Nel maggio 1123 la spedizione distrusse una flotta egiziana al largo di Ascalona prima di sbarcare, l’anno seguente invece i veneziani diedero il loro indispensabile aiuto nella presa di Tiro. Alla crociata parteciparono anche alcuni contingenti genovesi, boemi, tedeschi e francesi. Prima Crociata Spagnola Papa Onorio II diede seguito all’appello di Callisto riguardo all’impegno in Spagna e, durante il concilio di Santiago de Compestela (gennaio 1125), delineò l’idea di una vera e propria crociata. A dare il maggior apporto alla causa fu Alfonso I d’Aragona che guidò una spedizione nella Spagna meridionale durante l’inverno successivo, passando per Valencia, Murcia, Granata e Malaga e ritornando in patria seguito da migliaia di cristiani andalusi desiderosi di emigrare. Crociata di Damasco Nel 1128 papa Onorio II autorizzò la predicazione di una spedizione diretta a Damasco, ma non ottenne grandi risultati. Prima Crociata politica Papa Innocenzo II durante il concilio di Pisa (maggio 1135) proclamò che chi avesse combattuto gli avversari politici del papa (i Normanni di Sicilia, l’Imperatore di Germania…..) avrebbe goduto dello stessa indulgenza che avevano ottenuto i precedenti crociati. Questa fu la prima crociata indirizzata contro dei cristiani. Seconda Crociata Nel 1144, approfittando delle rivalità per le successioni tra i vari signori, gli Arabi riprendono Edessa. Allora papa Eugenio III incaricò San Bernardo di predicare una nuova crociata (assemblea di Vézelay, Pasqua 1146) da dirigersi sia in Spagna che in Terra Santa. La spedizione ebbe grande successo e si divise in diversi contingenti guidati da Luigi VII di Francia, Corrado III di Germania, Amedeo di Savoia, Alfonso-Giordano di Tolosa, Enrico il Leone di Sassonia. A causa delle grandi difficoltà e a causa dell’inconciliabile disaccordo tra i sovrani di Francia e Germania l’imprese non ebbe buon fine ed entro il 1149 entrambi erano già tornati in patria. Per la prima volta durante questa crociata fu deciso che i pellegrini di ogni nazione avrebbero portato croci di diverso colore: rosse i francesi, bianche gli inglesi, verdi i fiamminghi e azzurre gli italiani. La spedizione iberica, a cui parteciparono la Repubblica di Genova, il conte di Barcellona e i re di Castiglia e di Portogallo, ebbe miglior esito e portò alla presa di Lisbona, Tortosa, Almeria, Santarem e Minorca. Crociate Iberiche Nel 1153, nel 1157 e nel 1175 il papa autorizzò tre nuove crociate nella penisola iberica. Fu in questo periodo che in Spagna nacquero i primi ordini “nazionali” che prendevano ispirazione da Templari e Ospedalieri: Ordine di Calatrava (1164), Ordine di San Julian del Pereiro (1176, poi nel XIII mutò nell’O. di Alcántara) e ordine di Evora (1176). La nascita di questi ordini prettamente spagnoli non era del tutto casuale, rispecchiava infatti l’essenza stessa della Reconquista che venne combattuta principalmente dagli spagnoli dal momento che il numero di crociati stranieri era in costante calo, sia perché l’attenzione era focalizzata in Palestina, sia perché erano gli stessi iberici a non gradire l’intervento di stranieri. Nel 1159 papa Adriano IV consigliò a Luigi di Francia e ad Enrico d’Inghilterra di non impegnarsi in spedizioni nella penisola iberica senza l’autorizzazione del re di Castiglia. Prima Crociata Baltica Papa Alessandro III emanò un’enciclica nel 1171 che concedeva la consueta indulgenza a chi si fosse impegnato contro i pagani dell’Europa settentrionale, ciò nonostante non ci fu una gran partecipazione e la questione fu per lo più lasciata in mano dei danesi. Terza Crociata Nel 1187 Saladino (sultano d’Egitto e Siria) sconfisse Guido da Lusingano ad Hattin e riconquistò Gerusalemme, papa Gregorio VIII si appellò quindi ai cristiani durante la dieta di Magonza (1188). Furono in molti a rispondere all’appello e a riunirsi sotto le bandiere di Federico Barbarossa, Imperatore di Germania, Filippo Augusto, re di Francia e Riccardo Cuordileone, re d’Inghilterra. Federico, che aveva preso la via di terra attraverso i Balcani e la Turchia morì affogato in un fiume presso Tarso (1190), le truppe imperiali furono così allo sbando, l’armata si divise, alcuni ritornarono in Germania, altri presero strade diverse per dirigersi in Palestina. Gli altri crociati avevano viaggiato via mare e il genio militare di Riccardo aveva permesso la conquista di Acri (1191). Nonostante gli iniziali successi le divergenze tra i due sovrani si fecero talmente incolmabili che Filippo Augusto decise di ritirarsi con gran parte dei suoi uomini. Riccardo, rimasto solo con i suoi uomini e con quelli degli Ordini, ottenne ancora qualche vittoria ma dovette rinunciare a liberare Gerusalemme e accordò una tregua di tre anni con Saladino (1192) nella quale si prevedeva l’autorizzazione ai pellegrini cristiani di entrare a Gerusalemme. La Crociata del 1197 Enrico VI era il figlio maggiore di Federico I Barbarossa e il suo successore al trono imperiale alla sua morte nel 1190. Enrico ambiva a eguagliare il padre e a proseguirne il voto crociato e fu così che, terminata la tregua stipulata da Riccardo e Saladino, prese la croce nel 1195. Allo stesso tempo papa Celestino III fece un nuovo appello affinché il clero tedesco supportasse l’iniziative dell’imperatore. Nel 1196 i preparativi erano terminati e un grande esercito era pronto a partire, senza però Enrico che, ammalatosi e preoccupato da possibili rivolte nei territori italiani, dovette rimanere in patria. La spedizione stava avendo un buon successo con la presa di Sidone e Beirut ma il 28 settembre Enrico VI era morto lasciando il trono vacante, non appena la notizia raggiunse l’esercito tedesco fu stipulata una tregua con i musulmani e i crociati ritornarono in patria. Quarta Crociata Non appena eletto papa nel 1198, Innocenzo III si impegnò per una nuova crociata indirizzando un’enciclica a tutti i cristiani riformando in parte alcuni aspetti delle crociate canoniche. Il papa voleva infatti limitare l’influenza che i re avevano, ridimensionandoli al ruolo di semplici crociati, e modificare il concetto di indulgenza: l’impegno nella crociata non doveva essere un bilanciamento dei propri peccati, bensì diventava una remissione dei peccati conseguente all’esecuzione di un’opera meritoria (in questo caso la difesa della cristianità). Innocenzo incaricò Folco di Neully di dare inizio ala predicazione e, per fronteggiare le enormi spese, decretò una tassazione diretta della Chiesa in tutta la cristianità. Tuttavia l’idea non portò ai risultati sperati soprattutto per gli eccessivi tempi richiesti per l’operazione, infatti gli ultimi tributi furono riscossi solamente nel 1217 a crociata conclusa. Il commando della crociata fu affidato ad un gruppo di cavalieri (nessun grande re europeo aderì alla spedizione) il cui primo compito fu quello di negoziare il viaggio via mare con una delle Repubbliche Marinare. L’offerta migliore arrivò dal doge di Venezia, Enrico Dandolo, che, oltre al trasporto, offriva una flotta di cinquanta galee armate e l’impegno militare, con la clausola però di una pari partecipazione ai bottini di guerra. Il consiglio di guerra della crociata stabilì che l’obiettivo era l’Egitto, infatti già da tempo si era capito che per difendere la Terra Santa era vitale indebolire i grandi centri di potere musulmani. La predicazione non ebbe molto successo e addirittura molti di quelli che avevano preso la croce infransero i voti, pertanto al giorno della partenza si presentò appena un terzo dei previsti trentatremila crociati. Venezia non prese bene la notizia, infatti aveva già allestito la flotta basandosi sulle cifre ottimistiche comunicategli dai capi della crociata. L’impresa rischiò pertanto di naufragare in partenza perché i fondi racimolati da Innocenzo non bastavano a pagare tutte le navi veneziane, il doge Dandolo propose allora di ritardare la scadenza del pagamento a patto che i crociati lo aiutassero a riconquistare Zara, caduta in mano agli Ungheresi. Fu così che la spedizione crociata attaccò una città di un re cattolico, Emeric d’Ungheria, che per di più aveva deciso di prendere anch’egli la croce. Papa Innocenzo che aveva cercato invano di impedire l’attacco scomunicò tutti i Veneziani e minacciò la stessa sorte anche agli altri crociati se non avessero restituito la città, tuttavia i suoi legati presso l’esercito crociato non diffusero la notizia, temendo di perdere l’appoggio veneziano. Infine ci fu una seconda deviazione, infatti alla spedizione partecipava Alessio Angelo, erede dello spodestato imperatore bizantino Ilario e cognato di Filippo, imperatore di Germania. Alessio aveva chiesto l’aiuto dei crociati promettendo in cambio della recuperata corona la sottomissione della chiesa orientale al papato, una grande ricompensa in denaro e l’impegno militare dell’impero nella crociata. Per la prima volte nel 1203, dopo mille anni dalla sua fondazione, Costantinopoli fu conquistata e Alessio Angelo diventò imperatore. Tuttavia la popolazione non condivideva le promesse fatte da Alessio e mal sopportava la presenza di un esercito cattolico in città, per questo presto scoppiò una rivolta che portò alla morte di Alessio e all’incoronazione di un nuovo imperatore. I crociati, trovatisi tutto d’un tratto isolati in territorio ostile, furono costretti a riconquistare la città che fu saccheggiata per tre giorni durante i quali furono sottratte numerose reliquie, tra cui uno dei frammenti della Vera Croce. Nacque così l’Impero Latino di Costantinopoli, controllato in buona parte dalla Repubblica di Venezia. Nel 1261, Michele Paleologo, reggente dello spodestato erede al trono, riuscì a sollevare una ribellione e con l’aiuto di Genova a liberare Costantinopoli. Seconda Crociata Baltica Già nel 1193 papa Celestino III cercò, di promuovere, senza risultati, la guerra contro i pagani del nord Europa concedendo l’indulgenza a chi si impegnasse nella difesa della Chiesa in Livonia. Nell’ottobre 1999 il suo successore, Innocenzo III, chiamò alle armi i fedeli di Danimarca e Germania per proteggere i cristiani che venivano tormentati dai confinanti pagani. Fu solo nel 1204 che il papa realizzò un’enciclica in cui ufficializzò la chiamata, completa d’indulgenza, di preti e laici che, non potendo dirigersi a Gerusalemme, combattessero in Livonia. Iniziò così una sorta di crociata ad oltranza che rifornì il Baltico di truppe fresche ogni anno fino al 1224, un ruolo primario in queste spedizioni fu ricoperto da un piccolo ordine militare, quello dei Cavalieri Portaspada (fondato nel 1204), che si occupò di pianificare le spedizioni e di difendere le roccaforti. L’obiettivo di conquistare la Livonia e l’Estonia fu raggiunto con tenacia nel 1230. Crociata contro Marcovaldo di Anweilder Si tratta di un’altra crociata politica, diretta contro Marcovaldo di Anweilder, un funzionario imperiale che cercava di consolidare la dominazione tedesca nel sud Italia dopo la morte di Enrico VI, il quale avendo sposato Costanza di Sicilia aveva tolto la Sicilia ai normanni. Papa Innocenzo III era stato nominato reggente del giovane Federico II, figlio di Enrico ed erede al trono di Sicilia. Innocenzo era deciso ad ostacolare Marcovaldo perché voleva evitare di essere accerchiato a nord e a sud dall’Impero e nel 1199 inviò delle missive ai siciliani esortandoli di cacciare il tedesco definendolo “un secondo Saladino, un infedele peggiore degli infedeli” e accusandolo di ostacolare i preparativi per la quarta crociata. Coloro che avessero ostacolato Marcovaldo avrebbero ottenuto la medesima indulgenza che spettava ai crociati in Terra Santa, ciò nonostante non furono molti a partecipare, in maggior parte aderirono signori dell’Italia meridionale, per lo più interessati a consolidare i loro possedimenti. Nel 1203 Marcovaldo morì rendendo inutile qualsiasi spedizione. Alcune fonti sosterrebbero la presenza del giovane San Francesco, arruolatosi nella crociata. Crociata contro i Catari Questa fu la prima crociata indetta contro un movimento ereticale. La dottrina catara aveva avuto origine tra il VII e il IX secolo nell’Impero d’Oriente e si era diffuso all’interno di diverse sette muovendosi in Bulgaria (X sec.) e in Italia settentrionale e Francia meridionale (XI sec.) dove i catari presero il nome di Albigesi (dalla città francese di Albi). L’eresia catara fu particolarmente temuta dalla Chiesa dal momento che essa ebbe una grande diffusione, fino a raggiungere i ceti sociali più elevati. Fu così che nel Terzo Concilio Lateranense (1179) si fece appello ai cristiani affinché aiutassero i vescovi a combattere l’eresia e nel 1181 fu organizzata una prima spedizione militare guidata da un emissario della Santa Sede. Nel 1184 papa Lucio III emanò una bolla con la quale dava vita alle inquisizioni episcopali, annullando le immunità e le esenzioni vescovili oltre a invocare l’intervento dei governanti. Eletto papa, Innocenzo III si impegnò subito contro la diffusione del cataresimo. si adoperò a riformare la Chiesa nelle diocesi colpite cambiando ben sette vescovi e incoraggiando l’operato di San Domenico. Nel 1204 si rivolse a Filippo di Francia concedendo l’indulgenza crociata se avesse usato il suo potere per aiutare le autorità ecclesiastiche, ma il re francese, impegnato in guerra contro Giovanni Senza Terra, ignorò la chiamata e pure quelle successive (1205 e 1207). La svolta avvenne nel 1208, quando in Linguadoca venne assassinato un legato pontificio e i sospetti caddero sul conte Raimondo VI di Tolosa, già scomunicato per non aver combattuto i catari. Questo episodio convinse Innocenzo III a proclamare ufficialmente una crociata, affidandone la predicazione ed il commando a tre legati pontifici. Proibì l’usura e fece modificare i tempi di riscossione dei debiti per permettere ai crociati di racimolare il denaro necessario alla guerra, si impegnò in una nuova tassazione delle chiese come nella Quarta Crociata. I fedeli accorsero numerosi all’appello del papa e un esercito di notevoli dimensioni si diresse verso il sud della Francia. Il conte Raimondo, resosi conto della situazione, fu lesto a invocare il perdono del papa e nel 1209 fu celebrata nell’abbazia di Saint-Gilles una cerimonia di riconciliazione in cui si sottopose alla frusta penitenziale. I crociati invasero la città catara di Béziers decimandone la popolazione, compresi i cattolici. Dopo la caduta di altre città, tra cui Carcassonne, si decise di insediare un governatore per controllare i territori occupati e per organizzare le future spedizioni, fu scelto Simon di Montfort, cavaliere coraggioso, devoto e abile sul campo di battaglia ma anche testardo, ambizioso e crudele. Simon di Montfort si dedicò allora anima e corpo al suo compito cercando di estirpare le resistenze catare, ma il suo compito fu paradossalmente ostacolato da Innocenzo III che aveva deciso di annullare le indulgenze dei crociati cercando di dirottare le forze cristiane verso la nuova crociata che si preparava a oriente. Questa decisione privò Simon di molte truppe e ne rallentò le operazioni seppure alla fine del 1214 controllasse la maggior parte dei possedimenti di Raimondo. Il Quarto Concilio Lateranense affidò in via definitiva quei territori a Simon, ma la popolazione e la nobiltà locale si schierarono al fianco del conte depauperato. Nel 1217 Raimondo VI tornava a Tolosa, mentre l’anno successivo Simon fu colpito a morte da un mangano mentre cercava di riprendere la città. Il comando passò al figlio Amalrico, il quale però non aveva lo stesso talento del genitore, a differenza del giovane Raimondo VII, anch’egli da poco succeduto al padre. Il peggioramento della crociata spinse papa Onorio III a ripristinare la crociata, alla quale partecipò Luigi VIII di Francia che, forte del sostegno popolare, conquistò Avignone e gran parte dei territori ad est di Tolosa (1226). La regione fu affidata a Umberto di Beaujeu che mise la zona a ferro e fuoco radendo al suolo le roccaforti catare. Nel 1229 fu sancita la pace di Parigi che restituì parte della contea a Raimondo senza aver di fatto sconfitto i catari. Tuttavia dove fallì una crociata di vent’anni ebbe invece successo l’operato dell’Inquisizione, istituita a Tolosa nel 1233, che perseguitò l’eresia facendo fuggire i capi in Lombardia. Crociate iberiche Nel frattempo la penisola viveva una condizione di guerra continua tra i regni cristiani e i potentati musulmani ma l’ultima crociata ufficiale risaliva al 1189 quando due flotte di crociati europei, diretti in Terra Santa, risposero all’appello di papa Celestino III e aiutarono il re portoghese Rancho I a conquistare Silves a Alvor. Nel 1210 invece il califfo Muhammad an-Nasir sconfisse Alfonso VII di Castiglia a Salvatierra, conquistando la città. Questo avvenimento fece sì che Innocenzo III proclamasse una nuova crociata in Spagna, attirando in battaglia una grande armata di cavalieri francesi, portoghesi e spagnoli. Alfonso di Castiglia fu designato per condurre le operazioni e decise di impegnare i mori in battaglia, ottenendo le città di Malaga e Calatrava. Privato della maggior parte dei francesi che disertarono poco dopo la presa di Calatrava, Alfonso si diresse alla piana di Las Navas de Tolosa dove attendeva l’esercito almohade: qui il 17 luglio i cristiani ottennero la più importante vittoria dell’intera Reconquista, infatti, dopo aver sbaragliato i musulmani, i crociati di Alfonso fecero capitolare una serie di fortezze che aprirono la strada all’Andalusia. Nel 1213, come già avvenuto nella crociata catara, Innocenzo richiamò i crociati per indirizzarli alla Quinta Crociata. Ciò nonostante nel 1217 una flotta di crociati olandesi di passaggio contribuirono alla presa di Alcacer do Sal. Nel 1219, nel 1221 e nel 1224 papa Onorio III rinnovò l’indulgenza, solo parziale, ai crociati spagnoli. Nel 1229 fu invece Gregorio IX a ristabilire la piena indulgenza coinvolgendo così molti francesi nella crociata nelle Baleari. Crociata dei Bambini Nel 1212 un folto gruppo di bambini francesi e tedeschi partì dall’Europa con l’intento di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme, convinti che Dio gli avrebbe protetti e avrebbe scacciato gli infedeli dalla Terra Santa. L’esito della spedizione fu a dir poco tragico: molti bambini morirono lungo la strada di fame o di sfinimento, altri perirono in naufragi mentre i superstiti furono catturati da mercanti europei senza scrupoli che li rivendettero come schiavi ad Algeri. Quest’evento è tutt’oggi sospeso tra storia e leggenda poiché le diverse fonti sono spesso discordanti. Alcuni separano il gruppo tedesco da quello francese, altri sono invece convinti viaggiassero insieme, recenti teorie fanno persino supporre che la crociata non fosse composta da bambini ma bensì da poveri, oppure da ragazzi, sostenendo le diverse interpretazioni del termine latino “puer”. Quinta Crociata Anch’essa ideata da Innocenzo III che ne espose il progetto durante il quarto Concilio Lateranense nel 1215. fu poi il suo successore, Onorio III, ad ufficializzarla nel 1217. L’eccessivo numero di crociate proclamate in quegli anni però si ripercosse sul successo della predicazione, infatti mentre i poveri mostrarono grande entusiasmo i nobili, in particolare quelli francesi, non aderirono alla crociata, troppo impegnati nella crociata catara e in quella iberica. Diversamente ci fu grande partecipazione a tutti i livelli in Ungheria, Paesi Bassi e Germania. Il primo a partire fu re Andrea d’Ungheria, con al seguito il duca d’Austria, il duca di Merano e l’arcivescovo di Kalocsa, ma, giunto al porto di Spalato scoprì di avere troppe poche navi e dovette frazionare l’armata, subendo forti ritardi e numerose defezioni. Nell’autunno seguente i crociati di Andrea si trovarono ad acri dove Giovanni di Brieme, re di Gerusalemme, affiancato dal maestro ospitaliere, da quello templare e da quello teutonico, studiava l’idea di condurre un’offensiva a Nablus e una diretta contro Damietta in Egitto. Il consiglio di guerra non approvò però il progetto, preferendo condurre una serie di battaglie per impegnare i musulmani fino all’arrivo di tutti i crociati. Le spedizioni furono per lo più fallimentari convinsero il re d’Ungheria a ritornare in patria con i suoi sudditi. Ad aprile giunsero finalmente gli altri crociati (italiani, tedeschi e frisoni) che, forti di una grande flotta, puntarono alla conquista dell’Egitto assediando Damietta. L’assedio durò diciotto mesi e i crociati si accamparono su di un’isola nel Nilo in vicinanza della città, fortificandosi con mura e fossati. Durante questo periodo i crociati poterono contare sul costante afflusso di soldati italiani, inglesi, francesi e ciprioti. La costruzione di una geniale macchina d’assedio su delle imbarcazioni permise di catturare la torre che controllava il traffico fluviale e che rappresentava il punto di forza delle difese della città. Gli egiziani, sconfitti e orfani di ben due sultani in pochissimo tempo, proposero la pace a delle condizioni umilianti: avrebbero ceduto tutto il territorio occupato del regno di Gerusalemme (eccetto la Transgiordania), una rendita annua di quindicimila bisanti per le fortezze di Kerak e Shobek e l’impegno a rispettare una tregua di trent’anni. Re Giovanni era pronto ad accettare le condizioni ma il legato pontificio Pelagio di Albano e gli ordini militari opposero il loro fermo rifiuto. Seguirono mesi di combattimenti che, a costo di numerose perdite sia ai cristiani che ai musulmani, portarono all’occupazione di entrambe le sponde del Nilo, spingendo il nuovo sultano a riaprire i negoziati aggiungendo alla precedente offerta la promessa di finanziare la rifortificazione di Gerusalemme e dei castelli di Belvoir, Safad e Tibnine oltre alla restituzione della Vera Croce, persa ad Hattin. La ferma ostinazione del legato e degli ordini, ben sapendo delle disastrose condizioni dei difensori resero nuovamente impossibili le trattative riaprendo le ostilità e nella notte del 4 novembre la città venne occupata e le truppe egiziane, giunte di soccorso, si rifugiarono a el Mansurah. Giovanni di Brieme, esasperato da Pelagio, abbandonò la crociata con i suoi uomini. I cristiani non fecero più nessuna operazione per venti mesi fino a quando il sultano presentò l’ennesima migliorata offerta di pace. Pelagio, che attendeva l’arrivo dell’imperatore Federico II, rifiutò ancora una volta e nel 1221, giunte le forze imperiali e tornato Giovanni su obbligo del papa, i crociati iniziarono finalmente l’avanzata verso el Mansurah. Il re di Gerusalemme si scontrò nuovamente con Pelagio, non concordando la posizione dell’accampamento per assediare la città e a ragione: le piene del Nilo permisero agli egiziani di sfruttare una serie di canali che usarono per portare delle navi alle spalle dei crociati, con un esercito di soccorso tagliarono le vie di fuga via terra costringendo i cristiani alla resa. Questa volta l’offerta del sultano non fu sontuosa come le precedenti, i crociati avrebbero ottenuto solo otto anni di tregua oltre alla promessa, mai mantenuta, di riavere la Vera Croce. Sesta Crociata o crociata di Federico II L’imperatore Federico Hohenstaufen II aveva già preso la croce durante nel 1215 per partecipare alla quinta crociata, ma la guerra civile e l’anarchia dilagante nel sud Italia lo costrinsero ad abbandonare l’idea di partire di persona attirandosi però le critiche del papa. Nel 1223 ripeté il voto crociato e si fidanzò formalmente con l’erede del regno di Gerusalemme. La predicazione venne affidata a frati mendicanti e ottenne talmente poco successo che Federico rimandò la partenza al 1227. Nel frattempo l’imperatore si sposò e assunse il titolo di re di Gerusalemme. Reclutato infine un gran numero di crociati in Inghilterra, Germania e Italia, la spedizione partì da Brindisi, ma Federico, ammalatosi, sbarcò ad Otranto per curarsi attirandosi però la scomunica da parte di Gregorio IX. Gravato da una scomunica e privato dei privilegi del voto crociato (indulgenza e protezione dei beni durante la crociata) Federico riprese il suo viaggio nel 1228. Giunto in Terra Santa scoprì che molti suoi soldati erano già rimpatriati mentre altri si rifiutarono di seguire uno scomunicato. Privato di una forza militare adeguata decise di arrivare al suo scopo mettendo a frutto le sue fitte relazioni diplomatiche con il sultano d’Egitto, il quale, ancora scosso dagli avvenimenti della quinta crociata accettò di cedere Betlemme, Nazareth, Sidone e soprattutto Gerusalemme ai cristiani a patto che questi non fortificassero la città e che lasciassero l’area del Tempio ai musulmani. Federico, soddisfatto del trattato, giurò che durante la tregua di dieci anni avrebbe protetto l’Egitto da ogni attacco e non avrebbe aiutato Tripoli, Antiochia e ai castelli degli ordini militari. Questo trattato scandalizzò l’intera Europa, tutti i contemporanei furono concordi nel considerare ignobile trattare simili accordi con gli infedeli, per tutta protesta il patriarca di Gerusalemme lanciò un interdetto sulla sua stessa diocesi. La crociata si concluse così grottescamente: la Città Santa, posta sotto interdetto, era finalmente tornata ai cristiani grazie ad una crociata non riconosciuta dal papa e il suo re era uno scomunicato le cui terre in Italia erano sotto attacco delle truppe del papa. Crociata contro Federico II Anche questa fu una crociata politica il cui obiettivo era Federico II, imperatore di Germania e re di Gerusalemme. Federico, essendo figlio di Costanza d’Altavilla, ereditò il regno di Sicilia nel 1197 e lo Stato Pontificio si ritrovò così circondato sia a nord che a sud dai territori imperiali. Gregorio IX, che aveva già scomunicato Federico nel 1228, inviò le truppe pontificie contro le terre dell’imperatore mentre questi era in Palestina, il papa si giustificò sostenendo che la sua si trattava di una campagna di difesa contro colui che opprimeva il clero siciliano e che aveva invaso i territori pontifici. Alle truppe fu concessa la remissione dei peccati anziché la piena indulgenza e fu dato loro come simbolo distintivo le Chiavi di San Pietro. Nel 1239 le sorti della lotta volgevano a favore dell’imperatore al punto che il papa decise di indire una crociata ufficiale inviando predicatori nell’Italia settentrionale e in Germania, poi dopo che le truppe imperiali giunsero nei pressi di Roma nel 1240 Gregorio IX comunicò ai crociati ungheresi, in partenza per la Terra Santa, di combattere l’imperatore.Gli sforzi del papa non furono del tutto vani e, seppure il dominio imperiale nel sud Italia non fu spezzato, la crociata servì a respingere l’avanzata di Federico. La crociata del 1239 Papa Gregorio era molto contrariato dalla sesta crociata e così decise di organizzarne una nuova che partisse non appena fosse scaduta la tregua stipulata da Federico. Nel 1234 affidò la predicazione ai domenicani che attirarono una moltitudine di volontari in tutta la Francia, ma durante l’estate 1236, viste le condizioni dell’Impero Latino di Costantinopoli, cambiò destinazione alla crociata. Furono in molti ad abbandonare la crociata delusi dalla modifica mentre altri decisero di non ascoltare il papa e dirigersi comunque in Palestina creando così due crociate distinte. Il contingente minore ubbidì al papa e combattendo in Tracia nel 1239 aiutò temporaneamente Costantinopoli. La crociata non ufficiale invece poteva contare su oltre quattromila cavalieri guidati dal conte Tibaldo di Champagne, dal duca Ugo di Borgogna, da Amalrico di Montfort (figlio di Simon) e da altri nobili francesi. In Terra Santa però l’esercito si divise e un parte di esso, noncurante del parere dei maestri degli ordini militari e di Tibaldo, si spinse all’interno del territorio nemico nei pressi di Ascalona. Gli egiziani furono pronti a cogliere l’occasione e attaccarono di sorpresa l’accampamento cristiano e sconfiggendolo. Nello stesso periodo, nel 1240, an-Nasir Da’ud di Transgiordania conquistò Gerusalemme distruggendo la Torre di Davide. Tibaldo cercò allora un’alleanza con as-Salih Isma’il, sultano di Siria, contro il sultano d’Egitto, ottenendo, in caso di vittoria, la restituzione di tutta la Galilea, di Betlemme, Tiberiade e Gerusalemme e parte della Palestina meridionale. Il trattato, come accadde per quello di Federico II, creò forti opposizioni in entrambe le fazioni. Siccome le truppe di Damasco non erano in grado di far fronte a quelle egiziane il sultano del Cairo offrì un’alleanza a Tibaldo molto simile a quella ricevuta da Isma’il. I crociati con questo contorto sistema di alleanza riuscirono ancora una volta ad ottenere Gerusalemme. Settima Crociata Il successo di Tibaldo nel 1241 fu assai effimero, dopo appena tre anni i crociati furono disastrosamente sconfitti a La Forbie dai turchi korezmiani che conquistarono Gerusalemme. Nel frattempo la cristianità era divisa da conflitti interni, infatti mentre Luigi IX si apprestava a prendere la crociata, la lotta tra papato e impero diventava più feroce che mai e papa Innocenzo IV, fuggito dall’Italia, si rifugiò a Lione dove convocò un concilio per deporre l’imperatore Federico II e proclamare una crociata contro di lui. A peggiorare la situazione c’era una crociata in corso in Spagna mentre i regni orientali erano invasi dai Mongoli. Finalmente nel 1245 iniziò la predicazione della crociata a cui risposero soprattutto i francesi, guidati da Luigi IX, seguiti da piccoli gruppi di italiani, norvegesi, tedeschi, scozzesi e inglesi. Il re francese decise di radunare le truppe a Cipro nel 1248 dove ricevette rinforzi da Costantinopoli e dalla Palestina. Forte di tutte le truppe disponibili il sovrano salpò diretto in Egitto nel 1249 dove conquistò senza sforzi Damietta. Dopo alcuni mesi di pausa i crociati approfittarono del caos causato dall’improvvisa morte del sultano per raggiungere le grandi fortificazioni egiziane di el Mansurah dove ci fu una terribile battaglia che vide Luigi ottenere una sofferta vittoria. Fu una violenta epidemia a sconfiggere i crociati, già indeboliti e isolati, causandone la ritirata e la cattura di molti cristiani. Lo stesso re francese fu imprigionato e poté tornare libero solo dietro un congruo riscatto, dopo la sua liberazione tornò in Palestina per altri quattro anni a fortificare alcuni luoghi tra cui Acri, Cesarea e Sidone. Crociate in Prussia e Livonia Nel 1245 papa Innocenzo IV prese una decisione importantissima per le crociate nordiche concedendo la piena indulgenza a tutti coloro che avessero combattuto in Prussia rispondendo agli appelli dei Cavalieri Teutonici con o senza il diretto interessamento della Santa Sede, in questo modo fu praticamente concesso all’Ordine Teutonico di indire crociate al nord. Questa scelta permise all’ordine di intraprendere una strategia che consisteva nella costruzione di imponenti fortezze in territorio nemico, dopodiché iniziava la colonizzazione da parte di uomini liberi provenienti dall’Impero che erigevano borghi nei dintorni, infine giungevano i domenicani a evangelizzare i dintorni. Queste crociate continue portarono alla conquista di una vasta parte della Livonia e della Prussia, ma una rivolta degli abitanti locali nel 1242 costrinse i teutoni a ripetere gli sforzi fatti. Una seconda rivolta, nel 1260, convinse papa Urbano IV a invocare l’intervento dei cristiani affinché aiutassero i cavalieri teutonici e così furono organizzate varie spedizioni tra il 1265 e il 1272 ma la rivolta fu sedata del tutto solo nel 1283 a costo di un alto numero di vite umane. In quel periodo il movimento di evangelizzazione nel baltico incontrò difficoltà anche in Lituania dove l’avanzata dei cavalieri Portaspada fu violentemente frenata e lo stesso ordine ne fu profondamente danneggiato costringendolo a confluire nell’Ordine Teutonico per continuare l’espansione verso i principati russi che condusse alla presa di Pskov nel 1240. Due anni dopo però Aleksandr Nevskj, principe di Novgorod, sconfisse i Teutoni fermandone bruscamente l’espansione. Crociate in Spagna Allo stesso tempo in Spagna la reconquista non conosceva lunghe pause e lo stato di guerra semipermanente causò l’indebolimento degli Almohadi che non potevano contare più sui rinforzi dall’Africa. In modo analogo a quanto accadeva nel Baltico coloro che aiutavano gli ordini in Spagna godevano dell’indulgenza permettendo agli spagnoli di organizzare spedizioni che portarono alla conquista di Maiorca (1231), di Cordova (1236) e di Siviglia (1248). Gli ottimi risultati ottenuti (tra cui anche la totale conquista del Portogallo nel 1250) indussero gli spagnoli a organizzare una crociata diretta in Marocco (1252-4) per la quale re Alfonso X di Castiglia chiese l’aiuto di Enrico III d’Inghilterra e di Hakon di Norvegia. Il risultato di questa impresa fu l’effimera conquista della città di Salé per appena due settimane. Crociata dei contadini frisoni Nella prima metà del XIII secolo i papi diedero l’autorizzazione a svolgere diverse crociate contro movimenti ereticali. Tra il 1232 e il 1234 fu combattuta una crociata che sterminò i contadini di Stedinger che, colpevoli di non pagare il censo, furono accusati di eresia dal vescovo di Brema. Tra il 1227 e il 1234 fu proclamata una crociata analoga anche in Bosnia. Crociata contro Giovanni Asen Nel 1238 Gregorio IX proclamò una crociata contro il zar di Bulgaria Giovanni III Asen che si era alleato all’Impero di Nicea (ovvero ciò che era rimasto dell’Impero Bizantino dopo la quarta crociata) contro l’Impero Latino. Seconda Crociata contro Federico II e successive crociate anti-imperiali Durante il Concilio di Lione papa Innocenzo IV dichiarò deposto Federico e assolse i suoi sudditi dall’obbligo di obbedienza inviando una serie di missive agli anti-re (versione secolare degli antipapi, ovvero dei sovrani insediati dal papa per contrastare l’imperatore) per impegnarsi in una nuova crociata. Nel 1248 un gruppo di crociati, guidati dall’anti-re Guglielmo d’Olanda, prese Aquisgrana e l’anno successivo fu tentata un’invasione della Sicilia che si concluse in un fallimento. Il 13 dicembre 1250 Federico morì in Puglia nel castello di Fiorentino ma la crociata continuò pure verso il suo successore, Corrado IV. Nel frattempo il papa non perdeva di vista la Sicilia che, nonostante appartenesse agli Hohenstaufen, era sempre un feudo pontificio. Nel 1262 papa Urbano IV decise di trasferire la corona di Sicilia da Manfredi (figlio di Federico) a Carlo d’Angiò che dal canto suo avrebbe dovuto guidare un esercito crociato composto da italiani, inglesi, francesi e tedeschi partendo da Lione nel 1265. La spedizione risultò efficace e Manfredi cadde nella battaglia di Benevento aprendo così la strada all’invasione, nel 1268 fu invece Corradino, figlio di Corrado IV, a venire sconfitto dai crociati e giustiziato poco tempo dopo a Napoli. Crociata dei Pastori Nel 1250 circa un monaco ungherese, conosciuto come “Maestro d’Ungheria” radunò folle di contadini e pastori sostenendo che i cavalieri, colpevoli di presunzione, non avrebbero mai riconquistato Gerusalemme, compito invece possibile agli umili. Tuttavia all’interno del suo esercito, circa 30000 uomini, si erano radunati molti banditi e la spedizione degenerò in rivolta e si dedicò al saccheggio attaccando le proprietà dei nobili, della Chiesa e degli ebrei. Papa Innocenzo IV scomunicò le bande invocando l’intervento di Bianca di Castiglia, reggente di Francia durante la prigionia di Luigi IX. I “crociati” furono attaccati dalle truppe reali e furono spazzati via. Ottava Crociata Mentre in Europa infuriavano le lotte politiche, gli eserciti dei Mamelucchi d’Egitto attaccavano la Palestina. Fu nuovamente re Luigi IX, chiamato ormai “il Santo”, a promuovere l’intervento crociato e prese lui stesso la croce nel 1267, seguito poco dopo da re Giacomo I d’Aragona e dal principe Edoardo d’Inghilterra. La spedizione aragonese, la prima a partire nel 1269, ebbe la sfortuna di incappare in una violenta tempesta che costrinse alla maggior parte delle navi al rimpatrio e solo una piccola parte dell’esercito raggiunse Acri prima di ritirarsi, non potendo affrontare il sultano mamelucco Baybars. Edoardo lasciò l’Inghilterra nell’agosto 1270 deciso a unirsi a Luigi IX. Il re francese nel frattempo era già sbarcato in Tunisia e si era accampato nei pressi delle rovine di Cartagine ad aspettare i rinforzi di Carlo d’Angiò prima di attaccare Tunisi. Tuttavia l’esercito francese, complice il caldo estivo, fu colpito da una grave epidemia che decimò i crociati mietendo tra gli altri lo stesso Luigi IX. La morte del re e pure dei suoi due figli demoralizzò i cristiani che decisero di ritirarsi. Nona Crociata Questa crociata viene spesso assimilata alla precedente trattandosi della spedizione di Edoardo d’Inghilterra. Il principe inglese aveva raggiunto la Tunisia il giorno che precedeva la ritirata dei crociati francesi e dovette rinunciare anch’egli ad attaccare Tunisi e decise di proseguire allora il viaggio fino ad Acri. In Terra Santa Edoardo non poté far molto se non assistere impotente alla caduta del castello teutonico di Montfort, successivamente si unì alle truppe locali per attaccare Cesarea ma l’avanzare di un grande esercito turcomanno lo costrinse ad una ritirata. Nel 1272 il principe fu vittima di un tentato omicidio da parte di un suo servo e, gravemente ferito, dovette rimpatriare. Crociata di Gregorio X Mentre Edoardo d’Inghilterra sostava ad Acri veniva eletto papa Gregorio X che si adoperò subito per portare soccorso ai cristiani d’oriente chiamando un concilio nel quale preparare con cura una spedizione e ottenne l’appoggio pure della chiesa greca e dell’imperatore bizantino, nel 1275 i re di Francia e di Sicilia presero la croce insieme al pretendente alla corona imperiale Rodolfo d’Asburgo. Si pensò di ripetere il percorso della prima crociata attraverso l’Asia Minore e lo stesso papa avrebbe partecipato alla crociata. Questa crociata, progettata per essere di grandi dimensioni, non vide però mai la luce in quanto papa Gregorio X morì nel 1276. Crociata contro i Siciliani Questa ennesima crociata politica fu conseguenza della politica anti-imperiale seguita dai papi e dall’ascesa del francese Carlo d’Angiò al trono di Sicilia. Nel 1282 infatti la popolazione siciliana, insoddisfatta della dominazione angioina, si sollevò in massa originando una sanguinosa rivolta chiamata “i Vespri Siciliani”. I siciliani chiesero l’aiuto di Pietro d’Aragona, parente di Manfredi, il quale raggiunse Trapani con una flotta ineguagliabile. Papa Martino IV considerò l’accaduto come una minaccia alla sua autorità e come un attacco alla Chiesa e pertanto nel 1283 proclamò una crociata contro i siciliani e contro l’Aragona, scomunicò Pietro e rivendicò il regno d’Aragona come feudo papale. La guerra fu un disastro totale per il papato, infatti il regno di Aragona disponeva di una forza navale senza pari sconfisse più volte i crociati e invase la Campania, a nulla valse la controffensiva in Aragona dove gli spagnoli resistettero con tenacia. L’elezione di Bonifacio VIII inasprì il conflitto e, nonostante questi avesse persuaso Giacomo d’Aragona a ritirarsi dal conflitto, ci fu una nuova rivolta nel 1296 guidata da Federico (fratello di Giacomo). Negli anni successivi il sud Italia fu nuovamente sconvolto dalle guerre e fu indetta una crociata persino contro i cardinali Colonna, oppositori di Bonifacio. Gli aragonesi dimostrarono ancora una volta il loro valore in battaglia e il papa si dovette arrendere e concedere loro il controllo del regno di Sicilia. Questa crociata fu origine di dure contestazioni ai papi, furono molti a sostenere che queste “crociate politiche” fossero un abuso del potere pontificio con la pesante conseguenza di distogliere l’attenzione dalla Terra Santa, vero obiettivo delle crociate. Crociata contro i Forlivesi Questa crociata fu di ispirazione politica e con parziali motivazioni religiose. Forlì apparteneva formalmente ai territori dello Stato Pontificio ma era governata a partire dal 1315 da una famiglia ghibellina, gli Ordelaffi, e pertanto ostile al papato. Nel 1353 papa Innocenzo VI era molto preoccupato dal fatto che molte città dello Stato Pontificio si stavano allontanando dall’influenza papale approfittando della lontananza del Santo Padre (in quegli anni il papa era ad Avignone), pertanto al cardinale Albornoz furono concessi poteri speciali affinché prendesse i dovuti provvedimenti. La politica del cardinale, fatta di minacce e lusinghe, ebbe successo, riconducendo all’obbedienza tutti i signori disobbedienti eccetto uno. Federico II Ordelaffi, signore di Forlì, si opponeva fortemente alla sottomissione e così nel 1355 papa Innocenzo scomunicò Federico e proclamò una crociata contro i Forlivesi invocando non solo l’intervento delle signorie italiane ma di tutta Europa, indirizzando il suo appello anche a francesi, tedeschi e ungheresi. Si racconta che Federico Ordelaffi, appreso della scomunica, scomunicò a sua volta il papa e ne fece bruciare l’effige in piazza. Il conflitto durò sino al 1359 quando Albornoz e Federico raggiunsero ad un accordo: il cardinale si insediò a Forlì e Federico avrebbe governato da Forlimpopoli con il titolo di vicario papale. Crociata Hussita La crociata hussita fu l’ennesima crociata diretta contro dei cristiani, gli hussiti erano infatti i seguaci del riformatore protestante Jan Hus, giustiziato nel 1415. Nel 1419 Jan Troznowski, detto Zizka, diresse una rivolta popolare anti-imperialista in Boemia che culminò nell’episodio della defenestrazione di Praga con l’uccisione di diversi magistrati. Papa Martino V scomunicò tutti gli hussiti e proclamò una crociata contro di loro. Sigismondo di Lussemburgo, re di Germania, ne approfittò per proclamarsi re di Boemia e la invase con le sue truppe nel 1120 andando incontro però ad una serie di sconfitte contro Zizka, la cui capacità di condottiero era senza eguali. L’anno successivo i crociati tentarono una seconda offensiva ma furono nuovamente respinti. La morte, a causa della peste, di Zizka fece vacillare gli ussiti fino all’avvento di Andreas Prokop, che prese il posto di condottiero e sconfisse i crociati in una serie di battaglie nel 1426 e nel 1427 prima di avanzare e occupare la Lusazia, la Slesia, la Sassonia e la Baviera arrivando fino a Norimberga. Nel 1430 papa Martino V proclamò una seconda crociata affidandone la guida al principe Federico I di Brandeburgo, ma l’ennesima rovinosa sconfitta convinse i cristiani a cercare una soluzione pacifica alla questione. La “Crociata” di Pio IX La maggior parte delle persone collegano le crociate con il medioevo, pochi infatti sanno che nel XIX secolo vi fu una sorta di crociata. Durante il Risorgimento Italiano lo Stato Pontificio dovette far fronte alla propria caduta, infatti l’avanzare delle truppe piemontesi e i costanti moti rivoluzionari toglievano giorno dopo giorno possedimenti al papato al punto che papa Pio IX si appellò ai cristiani affinché venissero ad unirsi alle truppe volontarie che difendevano Roma. Sostanzialmente quest’appello può essere considerato a tutti gli effetti una crociata, infatti il pontefice chiedeva ai fedeli un impegno militare per la difesa della sovranità della Chiesa. A rispondere all’appello fu Napoleone III che inviò le sue truppe a difendere la Città Eterna riuscendo a bloccare in un paio di occasioni i garibaldini nel 1866 e nel 1867. Alcuni accordi tra Cavour e Napoleone III e l’inizio della guerra tra Francia e Prussia causarono però il ritiro delle truppe francesi e a difendere Roma restarono solo alcuni volontari e i Zuavi Pontifici. Furono molti negli ambienti romani ad ironizzare sul fatto che a difendere il centro della cristianità erano dei soldati vestiti da musulmani: la divisa dei fanti Zuavi era infatti basata su quella delle truppe algerine. Quest’ultima “crociata” non riuscì comunque ad impedire il successo delle truppe piemontesi che entrarono a Roma nel 1870 annettendola di fatto al nascente Regno d’Italia.