Dispense filosofia 5Q - I.I.S.S. Francesco Ferrara.

I.I.S.S. Francesco Ferrara
Liceo delle scienze umane OP. Economico-sociale
Disciplina : Filosofia
Docente: Daniela Averna
Classe V sez. Q
Modulo 1. Kant.
Unità 1. La vita e il periodo Precritico.
Unità 2. La Critica della Ragion Pura.
Unità 3. La critica della Ragion Pratica.
Kant e il periodo
precritico.
Conoscenze
Abilità
Competenze
Il pensiero
precritico di Kant
Saper esporre le
conoscenze
acquisite
utilizzando un
lessico
rigoroso,specifico e
appropriato.
Saper cogliere
l’influsso che il
contesto storico e
culturale esercita
sulla produzione
delle idee.
Utilizzare il lessico e
le categorie
specifiche della
disciplina e
contestualizzare le
questioni
filosofiche.
Cogliere di ogni
trattato sia il legame
con il contesto
storico- culturale,
sia la portata
universalistica che
ogni filosofia
possiede.
Kant: la Critica
della ragion Pura.
La gnoseologia
Kantiana.
Kant:la Critica
della ragion
pratica.
La morale
kantiana.
Sintetizzare gli
elementi essenziali
dei temi trattati
operando
collegamenti tra
discipline
filosofiche diverse.
Saper trasferire le
questioni e i
conflitti ideologici
da un orizzonte
emotivo e da un
contesto di luoghi
comuni
passivamente
ereditati a un
livello di
consapevolezza
critica.
Sviluppare la
riflessione
personale, il giudizio
critico. L’attitudine
all’approfondimento
e alla discussione
razionale.
Unità 1. La vita e il periodo precritico.
I principali problemi che Kant si propone di risolvere sono:
a) la scienza (matematica e fisica) che egli ammette conoscibile;
b) la metafisica (io, Dio, mondo) di cui nega la conoscenza razionale;
c) la morale che egli fonda sulla ragione umana intesa come autoregolatrice.
Il criticismo kantiano ha come fine l’esame della ragione sulle capacità e limiti di
essa nell’attività conoscitiva, nell’attività pratica e nell’attività fondata sul
sentimento.
Kant si oppone alle concezioni filosofiche del razionalismo e dell’empirismo. Del
primo condanna il dogmatismo e la sterilità conoscitiva, del secondo lo scetticismo ,
conseguenza della mancanza di universalità e necessità nella conoscenza. Infatti i
razionalisti presuppongono a priori nella mente umana idee innate,accettabili senza
dimostrazione. Gli empiristi muovono dall’esperienza e le loro conclusioni non sono
né universali né oggettive perché ricavate dal particolarismo dell’esperienza.
I giudizi dei razionalisti si dicono analitici a priori in quanto il predicato non aggiunge
niente di nuovo, ma rende semplicemente esplicito ciò che già esprime il concetto
che fa da soggetto (es: il corpo è esteso: il concetto di estensione è già contenuto
nel concetto di corpo.)
I giudizi degli empiristi si dicono sintetici a posteriori perché formati dall’unione dei
dati sensibili. In essi il predicato aggiunge qualcosa di nuovo al concetto che fa da
soggetto (es: questo corpo è pesante: il concetto di pesantezza è una aggiunta a ciò
che il concetto del soggetto esprime).
Kant pone a base del suo sistema filosofico il giudizio sintetico a priori , che è
costituito di un contenuto a posteriori e di un elemento a priori non derivato
dall’esperienza. Tale giudizio ha i caratteri di fecondità, perché il contenuto è
ricavato dall’esperienza e nello stesso tempo di universalità e necessità perché la
sintesi dei dati sensibili è operata secondo le leggi proprie dello spirito umano
indipendente dall’esperienza.
Inoltre come Copernico nel campo astronomico capovolse la concezione di Tolomeo
e pose il sole (eliocentrismo) al centro del nostro sistema e non più la terra
(geocentrismo), così Kant si vanta di aver introdotto una rivoluzione nel modo
tradizionale di intendere la filosofia: il soggetto conoscente con la sua attività a
priori illumina l’oggetto ordinando i dati sensibili e diventando in tal modo
legislatore della natura.
Unità 2. Critica della Ragion Pura
Nella Critica della Ragion Pura Kant si propone di giudicare le possibilità della
Ragione pura che, servendosi solo delle forme a priori, ha la pretesa di conoscere la
metafisica. Occorre però giudicare le capacità della ragione nel campo della scienza,
cioè della matematica e della fisica. Quindi Kant si domanda se la matematica, la
fisica e la metafisica hanno valore di scienza e se possano formularsi mediante
giudizi sintetici a priori. Così la Critica della Ragion Pura si divide in Estetica
trascendentale in Analitica trascendentale e Dialettica trascendentale. L’Analitica e
la dialettica costituiscono la Logica.
Estetica trascendentale.
La parola estetica significa sensibilità cioè intuizione sensibile; l’aggettivo
trascendentale indica che tale intuizione,è resa possibile dalle forme a priori. Si
definisce trascendentale ogni conoscenza che non si occupa in generale degli
oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti, per quanto questa deve
essere possibile a priori. Pertanto l’intuizione sensibile che si raggiunge con l’estetica
trascendentale è sintesi di contenuto e forma. Il contenuto o materia, deriva dalle
impressioni sensibili: colore, odore, sapore; la forma è propria del soggetto che
colloca nello spazio e nel tempo i dati sensibili. Perciò spazio e tempo sono le
condizioni necessarie di ogni esperienza e sono quindi le forme a priori
dell’intuizione: lo spazio è la forma del senso esterno; il tempo è la forma del senso
interno e insieme del senso esterno.8il tempo rende possibile la conoscenza della
successione temporale degli stati d’animo e della percezione dei fatti esterni). Kant
dice che l’intuizione dello spazio e del tempo deve essere anteriore a qualsiasi
esperienza perché altrimenti l’uomo non potrebbe collocare i dati sensibili in uno
spazio particolare e in un tempo particolare. Mediante l’estetica trascendentale,
Kant dimostra che la matematica è una scienza perché si vale di giudizi sintetici a
priori. Infatti nell’aritmetica la proposizione 7 + 5 =12 è sintetica perché il concetto
del 12 contiene qualcosa di nuovo rispetto a quelli del 7 e del 5 ed è a priori perché
costruita sull’intuizione pura del tempo con cui si può aggiungere una unità ad
un’altra unità.
Analitica trascendentale.
Il termine analitica indica che in questa seconda parte della Critica della Ragion Pura
sono studiate, analizzate le forme pure a priori dell’intelletto (le categorie);
l’aggettivo trascendentale significa che anche questo grado di conoscenza è reso
possibile dalle forme pure dell’intelletto (categorie). Questo secondo grado di
conoscenza è proprio perciò dell’intelletto che unifica il molteplice offerto dalla
intuizione (estetica trascendentale) mediante concetti e formula giudizi. Le forme a
priori dell’intelletto sono le categorie o concetti puri che unficano il molteplice della
intuizione sensibile. Le categorie sono le leggi a priori con cui l’intelletto opera la
sintesi dei molteplici dati sensibili e quindi esse sono forme costitutive
dell’esperienza. Kant enumera dodici categorie ricavandole dalla tavola dei giudizi:
tre della logica; tre della qualità; tre della relazione, tre della modalità . Le dodici
categorie di Kant sono il modo di funzionare dell’intelletto e sono soltanto forme
logiche del pensiero.
L’Io penso è la categoria suprema mediante la quale il soggetto ha coscienza della
propria identità nella sua attività sintetizzatrice.Mediante l’analitica trascendentale
Kant dimostra che la fisica è una scienza perché si vale di giudizi sintetici a priori.
Infatti qualunque giudizio della fisica è sintetico perché il predicato aggiunge
qualcosa di nuovo al concetto che fa da soggetto, ed è a priori perché i dati sensibili
sono ordinati dall’intelletto mediante le categorie.
Per Kant il fenomeno è ciò che appare all’uomo in quanto gli si rivela nell’esperienza
attraverso le forme a priori che unificano i dati sensibili . Il noumeno per Kant è
pensabile ma non conoscibile.
Dialettica trascendentale.
Dialettica è chiamata da Kant l’attività della ragione che oltrepassando l’esperienza
pretende di conoscere la metafisica (anima, universo, Dio) nel tentativo di unificare
in un tutto armonico le conoscenze dell’intelletto, cade in ragionamenti
contraddittori. Le idee della ragione sono forme a priori mediante le quali la ragione
cerca di determinare l’assoluto e l’incondizionato, oltrepassando il mondo
particolare dell’esperienza. Le idee della ragione sono tre corrispondenti ai tre
problemi della metafisica: a) l’idea psicologica (anima); b) l’idea cosmologica
(mondo); c) l’idea teologica (Dio).
La ragione umana non può conoscere la metafisica perché manca il contenuto per la
sintesi. Infatti io, universo, Dio non sono oggetto di esperienza e non offrono perciò
una intuizione sensibile che serva da contenuto alle idee. Di conseguenza le scienze,
che si sono sviluppate sulle tre idee della ragione, sono considerate false da Kant.
Kant critica la psicologia razionale dicendo che essa è fondata su paralogismi cioè su
falsi ragionamenti.
Kant dice che la ragione cade in contraddizioni quando pretende di conoscere
l’universo inteso metafisicamente come totalità.Infatti intorno all’universo sono
possibili affermazioni opposte fra loro dette appunto antinomie ciascuna delle quali
è giustificabile se presa separatamente.
Kant critica la teologia razionale secondo cui l’ordine e la regolarità dei fenomeni
della natura che sembrano tendere verso un fine ultimo potrebbero tutt’al più
provare l’esistenza di un ordinatore della materia, ma non di un Dio creatore. Però
per affermare l’esistenza di un Ente creatore o ordinatore occorre applicare la
categoria di causa ad un contenuto che l’intuizione sensibile non può offrire.
Unità 3. La Critica della Ragion Pratica.
Dopo aver considerato inconoscibile il mondo noumenico per l’impossibilità di
raggiungere una sintesi fra le idee a priori e il contenuto che manca, Kant tenta di
cogliere il mondo soprasensibile (metafisica) seguendo la via della ragione teoretica:
la via della morale propria della ragion pratica. Nella Critica della Ragion pratica è
descritta l’attività morale e si evidenzia il tentativo di raggiungere la metafisica
mediante la Ragion pratica. Anche nell’azione morale esiste la sintesi di contenuto e
forma; il contenuto è costituito dalla singola azione che è particolare e varia nei
diversi momenti e nelle diverse condizioni; la forma è costituita dalla legge a priori
della ragione, che è la legge del dovere: essa essendo universale e valida per ogni
uomo è perciò determinata. Questa legge morale è denominata imperativo
categorico.
L’imperativo categorico (tu devi) è un comando assoluto e incondizionato è forma a
priori della ragion pratica e non proviene dall’esperienza; di conseguenza l’azione
che si riveste di tale forma pura, non è subordinata ad alcuna ipotesi e acquista
valore di universalità e necessità. Diverso è invece l’imperativo ipotetico; esso è un
comando condizionato e rivolto ad un fine particolare. La morale kantiana è fondata
sulla legge a priori della ragione morale e non si preoccupa né del contenuto né del
risultato dell’azione, la quale risulta morale solo in quanto si adegui alla legge del
dovere.
Kant spiega le tre formule dell’imperativo categorico: a) Agisci in modo che la
massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una
legislazione universale significa che in ogni azione l’uomo deve ricercare
l’universalità anche se ogni azione, ogni atto di volere è sempre particolare e
contingente.
b) Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella persona tua quanto nella
persona di ogni altro, sempre come fine e giammai unicamente come mezzo.
Afferma la dignità assoluta della persona umana che deriva dalla ragione.
c) Agisci in modo che la tua volontà possa essere considerata come istituente una
legislazione universale. Riconosce che la legge morale è propria della ragione umana
e da essa scaturisce.
I postulati della Ragion Pratica.
Il postulato è quel principio che non è dimostrabile ma che è richiesto e quindi viene
ammesso in quanto spiega certi fatti che non possono essere contestati. I postulati
della ragion pratica sono perciò secondo Kant quei principi che rendono possibile la
moralità . Essi sono tre: la libertà della volontà umana, l’immortalità dell’anima,
l’esistenza di Dio.
La moralità, postula la libertà della volontà, perché è evidente che il dovere può
essere seguito soltanto da chi è libero. Se l’uomo deve, significa che può obbedire o
meno alla legge morale e quindi che la sua volontà è libera.
Il Sommo bene è sintesi di virtù e felicità e si raggiunge quando l’azione morale ha
successo. L’aggiunta della felicità accanto alla virtù è dovuta al fatto che l’uomo è
costituito, oltre che di ragione, anche di sessualità e quindi solo il Sommo Bene può
soddisfare l’uomo nella sua duplice realtà. Ma l’uomo per la sua razionalità, ha
un’ispirazione ancora più elevata: aspira alla santità che non può raggiungere a
causa delle proprie inclinazioni naturali e degli impulsi sensibili che non sono
interamente eliminati.
Il riconoscimento di questa impossibilità e la consapevolezza dell’aspirazione umana
verso la perfezione, postulano, che l’anima continui a vivere oltre la morte del corpo
in una vita ultraterrena.
L’impossibilità di raggiungere una felicità adeguata alla virtù esige postula,
l’esistenza di Dio, cioè di una Mente suprema che garantisca alla virtù un grado
proporzionato di felicità.
Esercizi di Verifica Unità 2. e 3. Critica della Ragion Pura. Critica della Ragion
Pratica.
1) L’obiettivo ultimo della Critica della Ragion Pura è mostrare se sia possibile:
a) la metafisica pura
b) la fisica pura
c) la metafisica come disposizione naturale
d) la metafisica come scienza.
2) Nella Dissertazione del 1770 il punto di vista critico si chiarisce come punto di
vista trascendentale rispetto alla:
a) conoscenza intellettuale
b) conoscenza sensibile
c) riflessione
d) metafisica
3) Definisci le seguenti espressioni kantiane: a priori; a posteriori; fenomeno;
noumeno: trascendentale.
4) Che cosa intende dire Kant con l’affermazione “Devi dunque puoi”?
5) Secondo Kant, l’imperativo categorico:
a) si fonda sui comandamenti divini
b) ordina il dovere in modo incondizionato
c) dipende dalle persone a cui si rivolge e dalle circostanze
d) prescrive dei mezzi in vista di determinati fini.