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Pagina inziale » Cultura » Articolo n. 2536 del 21 dicembre 2004
I Re Magi
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Storia e leggenda si confondono attorno a coloro che poco conosciamo e spesso ci limitiamo a far comparire nel
presepe il giorno dell'Epifania...
Gasparre (Gaspar): mistico re dell'Armenia che abbandonò il suo trono per andare a cercare Gesù.
Baldassarre (Valtasassour): giovane re arabo di carnagione olivastra, discendente di Jafet.
Melchiorre (Ram): anziano maharaja indiano dai capelli bianchi e la lunga barba che, come il primo, lasciò il potere
a suo fratello per partire alla volta di Gerusalemme. Melchiorre, discendente di Sem, è in realtà il soprannome
derivatogli dalla frase che pronunciò inchinandosi davanti a Gesù: "Cham el chior" (Ho visto Dio).
Questa, in estrema sintesi, la "carta d'identità" dei Re Magi.
Questi nobili pellegrini - simbolo dell'incontro tra Oriente ed Occidente e rappresentanti delle tre razze in cui si divide l'umanità e che discendono,
secondo l'Antico Testamento, dai figli di Noè - erano eminenti astrologi ed esoteristi, i cui studi si narra li avessero portati ad individuare una
stella che avevano associato alla nascita del "re dei Giudei".
Partirono con dromedari (animali più veloci dei cavalli) e, giunti a Gerusalemme, chiesero a Erode di aiutarli a trovare il bambino predestinato a
essere re. Fu così che questi, vedendo minato il suo potere, ordinò l'uccisione di tutti i bambini nati in quel giorno.
San Matteo parla di loro nel suo Vangelo (2.1-2.2): "Nato Gesù in Betleem di Giuda, ..., ecco dei Magi arrivarono dall'Oriente a Gerusalemme, e
chiesero: "Dov'è il Re dei Giudei nato da poco? Perché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo"
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L'evangelista non parla di un astro, men che meno di una "pagana" cometa, bensì della "sua stella", da interpretarsi come "sua luce", quella di cui
Cristo è fonte è che funge da guida interiore ai tre saggi (magi, letteralmente, significa sapienti).
Seguendo la luce trovarono il Salvatore e gli offrirono oro, che è il metallo più prezioso simbolo di regalità, incenso, che è un profumo che si
brucia in onore di Dio quindi simbolo di divinità, e mirra, un'altra resina usata nei processi di imbalsamazione dei morti, a simbolo della passione
di Cristo che darà la sua vita per l'umanità...
Una curiosità: ancora più lungo e misterioso fu il viaggio che essi, o meglio le loro spoglie, compirono dopo la loro morte in Oriente.
Elena, madre dell'imperatore Costantino, rinvenne i corpi e ne ordinò il trasferimento a Costantinopoli, nella chiesa di S. Sofia. Eustorgio poi,
vescovo milanese, ottenne dall'imperatore d'Oriente il trasferimento delle spoglie a Milano, dove, nella Cappella dei Magi nella basilica di
Sant'Eustorgio, è ancora custodito il sarcofago romano che si presume abbia trasportato le nobili reliquie, ormai vuoto però, dal 1164, quando
Federico Barbarossa sconfisse i Milanesi.
Romualdo da Colonia infatti, cappellano e consigliere dell'imperatore, chiese e ottenne di trasportare nella sua città natale le spoglie dei Magi. Un
alone di mistero, che arriva fino alla nostra città, avvolge questo viaggio... pare che Romualdo partì il 10 giugno 1164 dall'accampamento
imperiale di Pavia e, seguendo un itinerario che passava per il Piemonte arrivò il 23 luglio a Colonia, dove i preziosi resti mortali - con teschi
adornati da corone d'oro ingioiellate - furono deposti dietro l'altare maggiore nella cattedrale di S. Pietro, dove tutt'ora sono custoditi.
La Redazione
Pavia, 21/12/2004 (2536)
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