14. Gesù può essere accolto o rifiutato Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono (Mt 2,4-9). L’evento dei magi che si lasciano condurre dalla stella e di Erode che rifiuta di credere alle Sante Scritture ci porta ad un’altra considerazione: il mistero di Gesù può essere accolto o rifiutato. (…) La luce appare nelle tenebre per illuminarle, ma le tenebre possono chiudersi alla luce, rifiutandola. È il dramma che accompagna tutta la vita di Gesù e accompagna la storia della Chiesa, proprio perché Corpo del Signore. Noi stessi molte volte ci siamo rifiutati di accogliere la luce mite e dolce di Cristo. Lui, il pellegrino che bussa alla porta e nessuno gli apre, come è accaduto a Giuseppe e a Maria. Tante volte ci scandalizziamo di fronte al rifiuto della parola del vangelo: vorremmo una Chiesa accolta, ascoltata; e ci dimentichiamo che prima della Chiesa è stato rifiutato Gesù. Noi però dobbiamo impegnarci ad accoglierlo e a fare quanto possiamo perché sia annunziato ai fratelli e alle sorelle che, pur avendo creduto, poi si sono allontanati dalla fede; consapevoli però che la prima missionarietà si realizza mediante la testimonianza della vita evangelica; consapevoli anche che il cambiamento del cuore è frutto della grazia di Dio a cui deve rispondere la decisione della libertà della persona. Dice il vangelo che i Magi, dopo aver adorato Gesù e avergli offerto i doni che avevano portato per lui, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, fecero ritorno al loro paese. E io amo pensare questo andare lontano da Gerusalemme come la partenza degli apostoli dopo le parole del mandato ricevuto da Gesù e dopo la pentecoste. Come fecero i pastori, che riferirono ciò che del bambino era stato loro detto (cfr. Lc 2, I7), così anche i magi avranno riferito ciò che avevano visto e udito. È il mistero proprio dell’incontro con il Signore: chi lo incontra e gli apre il cuore, non solo viene salvato, ma viene anche mandato: la fede è sempre anche missione, perché Gesù è parola proferita del Padre per la nostra salvezza ed è proprio dell’amore del Padre “mandare”, perché tutti siano salvi. (dalla omelia nella Solennità di Epifania, Basilica di San Marco, Venezia, 6 gennaio 1999)