Una nuova opzione per la terapia con immunoglobuline Monografia di prodotto Indice 1. Prefazione 5 2. CSL Behring: “Biotherapies for life” 2.1 Un secolo di esperienza 2.2 CSL Behring: la qualità 2.3 Principali successi e pietre miliari 6 6 6 7 3. Immunodeficienze primitive 8 4. Sviluppo della terapia con immunoglobuline 9 5. Vivaglobin®: caratteristiche del prodotto 5.1 Vivaglobin®: processo di produzione e proprietà del prodotto 5.2 Sicurezza nei confronti di patogeni 5.3 Sicurezza nei confronti di virus 5.4 Studi di validazione dell’inattivazione e della rimozione virale 5.5 Conclusioni sulla sicurezza nei confronti di virus 5.6 Sicurezza nei confronti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili 5.7 Conclusioni sulla sicurezza nei confronti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili 11 11 6. Vivaglobin®: indicazioni 17 7. Vivaglobin®: efficacia 7.1 Disegno degli studi clinici (EUB e NA) 7.2 Studio clinico europeo-brasiliano (EUB) 7.2.1 Addestramento e formazione dei pazienti 7.2.2 Riassunto del disegno dello studio 7.3 Prove di efficacia clinica (studio EUB) 7.3.1 Dosi e somministrazione 7.3.2 Livelli di IgG 7.3.3 Farmacocinetica delle IgG (PK) 7.3.4 Parametri riguardanti le infezioni 7.4 Studio clinico nord-americano (NA) 7.4.1 Addestramento e formazione dei pazienti 7.4.2 Riassunto del protocollo di studio NA 7.4.3 Studio di biodisponibilità 7.4.4 Aggiustamento del dosaggio 7.5 Prove di efficacia clinica (studio NA) 7.5.1 Dosi e somministrazione 7.5.2 Parametri riguardanti le infezioni 18 18 18 13 13 14 15 16 17 20 22 25 7.6 Efficacia in sottopopolazioni (EUB e NA) 7.7 Conclusioni riguardanti l’efficacia (EUB e NA) 26 26 8. Vivaglobin®: sicurezza e tollerabilità 8.1 Introduzione 8.2 Effetti collaterali negli studi clinici condotti su Vivaglobin® 8.3 Conclusioni riguardanti sicurezza e tollerabilità 27 27 27 9 Qualità di vita associata alla salute (HRQL) 9.1 Introduzione 9.2 Obiettivi dello studio 9.3 Questionari di valutazione della HRQL 9.4 Livello di soddisfazione nei riguardi del trattamento 9.5 Risultati 9.5.1 Dati demografici 9.5.2 Profili di salute dei pazienti adulti nello studio clinico EUB 9.5.3 Profili di salute dei pazienti di età pediatrica nello studio clinico EUB 9.5.4 Profili di salute nello studio clinico NA 9.5.5 Livello di soddisfazione nei riguardi del trattamento (studi EUB e NA): Indice di Qualità di Vita (LQI) 9.5.6 Preferenze dei pazienti riguardanti il trattamento 9.6 Conclusioni riguardanti la HRQL ed il livello di soddisfazione nei confronti del trattamento 9.7 Addestramento dei pazienti e consigli per la terapia domiciliare 29 29 29 29 30 10 Vivaglobin®: somministrazione e conservazione del prodotto 10.1 Metodo di somministrazione 10.2 Dosi 10.3 Volumi di soluzione nelle preparazioni 10.4 Conservazione di Vivaglobin® 10.5 Istruzioni per la somministrazione 35 11. Bibliografia 37 12. Riassunto delle caratteristiche del prodotto 39 28 30 34 34 35 35 36 36 36 1. Prefazione A partire dal 1952, quando Bruton osservò che in un paziente con agammaglobulinemia la somministrazione di immunoglobuline umane preveniva lo sviluppo di infezioni, i prodotti a base di immunoglobuline sono andati incontro a notevoli miglioramenti. Le moderne procedure di produzione hanno consentito significativi miglioramenti riguardanti aspetti come il contenuto di anticorpi e l’efficacia clinica. Sono state messe a punto procedure di inattivazione virale che sono in grado di prevenire la trasmissione di virus trasportati con il sangue e sono stati, inoltre, condotti studi clinici di notevoli dimensioni che hanno significativamente ampliato le indicazioni cliniche alla somministrazione di immunoglobuline. Oggi, infatti, le immunoglobuline umane non vengono utilizzate solo nella prevenzione delle infezioni in pazienti con immunodeficienze, ma anche nel trattamento di un’ampia gamma di malattie autoimmunitarie e infiammatorie. Da più di 100 anni CSL Behring è un’azienda leader nella terapia con immunoglobuline. L’azienda ha recentemente introdotto una nuova opzione terapeutica per i pazienti affetti da patologie croniche che necessitano di un trattamento con immunoglobuline per tutta la vita. CSL Behring ha, infatti, messo a punto un’immunoglobulina umana normale somministrabile per via sottocutanea, utilizzabile come terapia domiciliare da pazienti affetti da immunodeficienza primitiva. Il prodotto è stato valutato nell’ambito di un ampio programma di studi clinici che hanno dimostrato sicurezza, efficacia e vantaggi della somministrazione domiciliare del farmaco. In tali studi sono state valutate anche la cosiddetta “qualità di vita associata alla salute” (HRQL) e le preferenze terapeutiche espresse dai pazienti. La presente monografia descrive le proprietà e lo sviluppo clinico di Vivaglobin®, immunoglobulina umana somministrabile per via sottocutanea [SCIG, SubCutaneous Immune Globulin (Human)], discute dei miglioramenti della qualità di vita che vengono descritti dai pazienti affetti da immunodeficienza primitiva quando passano da trattamenti con immunoglobuline per via endovenosa o per via sottocutanea, condotti in ospedale, ad un trattamento con immunoglobuline per via sottocutanea condotto a livello domiciliare. 2. CSL Behring: “Biotherapies for life” CSL Behring è un’azienda leader nella produzione di bioterapie clinicamente efficaci che vengono utilizzate da pazienti in tutto il mondo. L’obiettivo dell’azienda è quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da immunodeficienza, malattie autoimmunitarie o infiammatorie croniche, malattie emolitiche, emofilia ed altri disordini della coagulazione ematica, enfisema ereditario, shock, ustioni. 2.1 Un secolo di esperienza 2.2 CSL Behring: la qualità CSL Behring possiede una storia illustre, che ebbe inizio nel 1889 con la scoperta da parte di Emil von Behring delle antitossine difteriche e tetaniche (1) e con la produzione, nel 1894, dell’antitossina difterica a partire da pecore immunizzate (2). Da allora e fino ai giorni nostri, CSL Behring ha rivestito un ruolo di importanza centrale nello sviluppo della terapia con immunoglobuline. La Tabella che segue riporta alcune pietre miliari nei 116 anni di storia di CSL Behring. CSL Behring fraziona il plasma umano da più di 65 anni e ha sviluppato un sistema altamente controllato per la raccolta del plasma, la sua lavorazione e la distribuzione. I prodotti dell’azienda soddisfano gli standard di qualità più elevati, dal donatore fino al paziente. I sistemi e i controlli di qualità applicati da CSL Behring sono tra i più rigorosi ed efficaci dell’industria farmaceutica. 2.3 Principali successi e pietre miliari 1889 Emil von Behring e S. Kitasato scoprono anticorpi che neutralizzano le tossine batteriche. 1894 Behring produce 25.000 dosi di antitossina difterica per l’uso nell’uomo. 1901 Behring riceve il primo Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina. 1904 Behring fonda “Behringwerke” a Marburg (Germania), azienda per la produzione di antisieri e vaccini per le malattie infettive. 1916 In Australia viene fondata l’azienda Commonwealth Serum Laboratories (CSL). 1944 La Armour Pharmaceuticals diviene il principale fornitore di albumina umana per le forze armate degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. 1945 Behringwerke diviene la prima azienda europea per il frazionamento del plasma umano. 1947 Viene fondato il Servizio Trasfusioni della Croce Rossa Svizzera. 1949 Viene fondato a Berna (Svizzera), come dipartimento della Croce Rossa Svizzera, il Laboratorio Centrale di ZLB. 1953 Behringwerke introduce sul mercato Beriglobin (immunoglobulina per uso intramuscolare). 1954 ZLB produce la prima soluzione di albumina umana pasteurizzata. 1962 Behringwerke produce la prima immunoglobulina umana per uso endovenoso, denominata Gamma-Venin®. 1978 ZLB sviluppa la prima immunoglobulina umana non-modificata per uso endovenoso, denominata Sandoglobulina®. 1991 Behringwerke sviluppa la prima immunoglobulina umana per uso intramuscolare, con una fase del processo di produzione specificamente dedicata all’inattivazione virale (pasteurizzazione). 1996 Armour Pharmaceuticals e Behringwerke si fondono per formare Centeon. 2000 Centeon cambia il proprio nome in Aventis Behring, in seguito alla fusione delle due aziende madri, Hoechst e Rhone-Poulenc Rorer. 2000 CSL acquisisce ZLB per formare ZLB Bioplasma. 2004 CSL acquisisce Aventis Behring per formare CSL Behring. 2005 CSL Behring completa lo sviluppo di Vivaglobin® (immunoglobulina per uso sottocutaneo). 3. Immunodeficienze primitive Le malattie da immunodeficienza primitiva (PID) o congenita comprendono un ampio gruppo di patologie derivanti da alterazioni dello sviluppo e della maturazione del sistema immunitario (3). Le malattie da immunodeficienza primitiva riguardano circa un soggetto ogni 700; molti casi sono, tuttavia, benigni e non necessitano di alcun trattamento (4). L’immunodeficienza primitiva con maggiore prevalenza è il deficit di IgA, seguito dalla immunodeficienza comune variabile (CVID, Common Variable ImmunoDeficiency), dai deficit delle sottoclassi di IgG, dalla agammaglobulinemia legata al cromosoma X (XLA, X-Linked Agammaglobulinaemia), dalla immunodeficienza combinata grave (SCID, Severe Combined ImmunoDeficiency) e dalla sindrome di Wiskott-Aldrich. Da un punto di vista clinico, l’aspetto fondamentale di queste malattie è l’aumentata predisposizione nei confronti dello sviluppo di infezioni. In pazienti che presentano infezioni ricorrenti attribuibili alla mancanza di anticorpi protettivi è indicata una terapia sostitutiva con immunoglobuline. Le immunodeficienze primitive sono riconducibili a 4 tipi principali di alterazioni (5): • Alterazioni dei linfociti B (malattie da immunodeficienza umorale), responsabili del 70% di tutte le immunodeficienze primitive. • Alterazioni dei linfociti T, responsabili del 20% di tutte le immunodeficienze primitive. I linfociti T helper e suppressor rivestono ruoli di regolazione di importanza cruciale nell’immunità umorale e cellulare. • Alterazioni fagocitiche, responsabili del 9% di tutte le immunodeficienze primitive. • Deficit del complemento, responsabili di meno dell’1% di tutte le immunodeficienze primitive. Le immunoglobuline per uso endovenoso vengono diffusamente utilizzate nel trattamento di pazienti con alterazioni dei linfociti B, alterazioni dei linfociti T, nonché di pazienti con difetti associati di entrambi i tipi cellulari (6,7). 4. Sviluppo della terapia con immunoglobuline I difetti combinati, caratterizzati da una grave disfunzione dei linfociti T, impediscono la produzione di anticorpi in pazienti con SCID, sindrome di Wiskott-Aldrich, sindrome da iperIgE, nonché in pazienti affetti da altre patologie. I difetti dei linfociti B comprendono (ma non sono limitati a queste patologie): XLA, sindrome iper-IgM associata al cromosoma X, CVID, deficit di IgA, deficit di sottoclassi di IgG, ipogammaglobulinemia transitoria dell’infanzia. I pazienti effetti da PID e deficit nella produzione di anticorpi sono altamente predisposti verso lo sviluppo di infezioni, più comunemente infezioni batteriche delle vie respiratorie (4). L’utilizzazione più frequente delle immunoglobuline per via endovenosa riguarda il trattamento di CVID, in conseguenza della relativa frequenza di tale sindrome. L’incidenza stimata di CVID è, infatti, compresa tra 1:20000 e 1:60000 (8). I miglioramenti furono così evidenti che la somministrazione di immunoglobuline per via intramuscolare divenne rapidamente il trattamento standard dei pazienti con agammaglobulinemia (6,7). In termini generali, i pazienti con immunodeficienze ed aumentata predisposizione nei confronti delle infezioni, che presentino una significativa diminuzione dei livelli di IgG oppure difetti nella produzione di anticorpi, dovrebbero ricevere una terapia sostitutiva con IgG indipendentemente dalla presenza o meno di una funzione normale dei linfociti T (6,7). Nel 1952 Bruton dimostrò che, in pazienti affetti da agammaglobulinemia, infusioni sottocutanee mensili di immunoglobuline per impiego intramuscolare (IMIG) eliminavano lo sviluppo di infezioni batteriche ricorrenti (9). Le IMIG vennero utilizzate anche per prevenire lo sviluppo o per migliorare il decorso di malattie come morbillo, rosolia ed epatite A (7,10). IMIG vennero utilizzate anche come protezione nei confronti di tetano e difterite. In seguito all’individuazione di nuove possibilità di applicazione clinica divenne ben presto evidente che in alcuni pazienti ed in alcune condizioni cliniche erano necessari dosaggi elevati di immunoglobuline. Il volume di immunoglobuline somministrabili mediante iniezione intramuscolare era, tuttavia, limitato e l’iniezione endovenosa di immunoglobuline per uso intramuscolare determinava gravi effetti collaterali (11). Si decise, pertanto, di passare allo sviluppo di immunoglobuline somministrabili per iniezione endovenosa. Nel 1962 Barandun ed i suoi collaboratori presso ZLB pubblicarono i risultati di uno studio sugli effetti collaterali derivanti dall’iniezione endovenosa di immunoglobuline per uso intramuscolare (12). Gli effetti collaterali risultavano correlati ad un’attivazione spontanea del complemento (attività anticomplemento) da parte di aggregati di IgG (12). Secondo Barandun e collaboratori i gravi effetti collaterali comparivano quasi esclusivamente in pazienti con deficit di anticorpi. Gli autori descrissero, inoltre, due fasi temporali nello sviluppo degli effetti collaterali. Nella prima fase i pazienti sensibili sviluppavano gradualmente malessere, tachicardia con tachipnea e dispnea, eritema, sensazione di costrizione toracica, dolore lombare ed un lieve innalzamento della pressione arteriosa. La seconda fase degli effetti collaterali aveva in genere inizio 1-2 ore dopo l’infusione, con comparsa di brividi e di lieve febbricola. Le gravi reazioni anafilattiche risultavano caratterizzate da eritema, dispnea, dolore lombare, nausea, vomito, febbre, brividi e, in alcuni casi, da un collasso cardiocircolatorio con perdita di coscienza (12). Osservazioni del genere ebbero un impatto significativo sulla terapia con immunoglobuline per uso endovenoso, e contribuirono allo sviluppo di prodotti specificamente trattati allo scopo di eliminarne l’attività anticomplemento. Le prime immunoglobuline per uso endovenoso venivano sottoposte a digestione enzimatica (13,14) o venivano chimicamente modificate (15-17). Tali prodotti erano in effetti caratterizzati da una bassa attività anticomplemento ma, purtroppo, anche da ridotte attività anticorpali e da una diminuzione dell’emivita in circolo (18-22). Nel 1978 ZLB sviluppò la immunoglobulina endovenosa SRK (più tardi denominata Sandoglobulina), prodotta mediante un trattamento limitato con pepsina (12). Essa conteneva per il 99% molecole IgG “native”, non modificate, completamente funzionali. Tale prodotto rappresentò un significativo avanzamento nello sviluppo delle immunoglobuline per uso endovenoso; tutti gli altri farmaci del genere disponibili in commercio erano, infatti, frammentati o chimicamente modificati. Lo sviluppo delle immunoglobuline per uso endovenoso risolse molti dei problemi associati alle IMIG, come le restrizioni riguardanti il dosaggio (volume) del farmaco somministrato, nonché i problemi associati al dolore a livello del sito di iniezione. Le infusioni di immunoglobuline per via endovenosa, d’altro canto, richiedevano l’intervento di operatori sanitari specializzati e dovevano, in genere, essere condotte nell’ambito di strutture sanitarie. Il completamento 5. Vivaglobin®: caratteristiche del prodotto delle infusioni richiedeva, inoltre, diverse ore e ciò poteva costituire un problema nel trattamento di alcuni pazienti, come quelli affetti da malattie da immunodeficienza primitiva, che necessitano della terapia ad intervalli regolari e per tutta la durata della vita. Uno studio recente, riguardante 1243 pazienti effetti da PID provenienti da 16 paesi europei, ha evidenziato come il 7% di tali pazienti fosse trattato con immunoglobuline per via sottocutanea, nella maggior parte dei casi con infusioni condotte a livello domiciliare (27). Molti pazienti preferiscono ricevere il trattamento in ambienti più “informali” e ad orari più elastici e appropriati rispetto a quelli in genere associati alle strutture sanitarie. Il programma di studi clinici condotto da CSL Behring ha dimostrato che la somministrazione per via sottocutanea di Vivaglobin®, condotta a livello domiciliare, è ben tollerata ed efficace. I pazienti preferiscono in genere vivere vite più “normali”, che non siano necessariamente incentrate attorno al trattamento. Le infusioni di immunoglobuline per via sottocutanea (SCIG) sono recentemente diventate delle alternative “popolari” (tra i pazienti) nella terapia sostitutiva anticorpale, in particolare in Scandinavia e nel Regno Unito. Le infusioni per via sottocutanea non richiedono un accesso endovenoso, che può costituire un problema nei pazienti in età pediatrica, e possono ridurre gli effetti collaterali, come cefalea e mialgie, che possono derivare dalla rapida infusione di grossi volumi di liquidi (23,24). Per la somministrazione di SCIG sono stati messi a punto protocolli di infusione rapida, nonché l’utilizzazione di siti di infusione multipli e la terapia domiciliare (25,26). 10 Gli effetti collaterali più frequentemente riportati sono lievi reazioni a livello del sito di iniezione del farmaco. I livelli mediani di IgG hanno presentato una tendenza ad essere più elevati rispetto a quelli descritti in seguito alla somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa. Inoltre, l’auto-infusione per via sottocutanea di Vivaglobin®, condotta a livello domiciliare, ha ottenuto nei pazienti trattati un significativo miglioramento della qualità di vita associata alla salute, nonché del livello di soddisfazione nei confronti del trattamento (28,29). L’immunoglobulina (Umana) per impiego sottocutaneo Vivaglobin® è una preparazione a base di IgG polivalenti, liquida, pasteurizzata, specificamente predisposta per la somministrazione per via sottocutanea. Con lo scopo di fornire un ampio spettro di anticorpi, Vivaglobin® viene preparato a partire da grossi pool di plasma umano, ottenuti da adulti sani, utilizzando un processo di frazionamento a freddo con etanolo, secondo il metodo di Cohn-Oncley modificato (28,30,31). È stato dimostrato che diverse procedure incluse nel processo di preparazione di Vivaglobin® rimuovono o inattivano patogeni eventualmente presenti nel plasma (32-34). 5.1 Vivaglobin®: processo di produzione e proprietà del prodotto Vivaglobin® è composto da molecole di IgG native intatte, non sottoposte a clivaggio enzimatico o a modificazioni chimiche. Il plasma umano, ottenuto da donatori accuratamente selezionati, dopo la fase di scongelamento e rimozione del crioprecipitato, viene trattato con DEAE o con QAE Sephadex, allo scopo di rimuovere le proteine della coagulazione. I processi di adsorbimento rimuovono tracce di proteine e non interferiscono con le immunoglobuline (28). Il “plasma criodepleto“ viene, quindi, sottoposto a frazionamento mediante precipitazioni con etanolo a diversi gradienti e a diverse temperature, allo scopo di ottenere la frazione IgG II+III (30,31) (Vedi figura 1). La frazione II+III viene ulteriormente purificata mediante precipitazione con una combinazione di etanolo ed alcooli grassi (etanolo/alcooli grassi/ pH), allo scopo di rimuovere l’equivalente della frazione III di Cohn (28). I virus capsulati durante la pasteurizzazione si distruggono I virus sono composti di acidi nucleici assemblati con proteine all’interno di unità strutturate di varia complessità. I virus capsulati hanno membrane a doppio strato lipidico cui sono associate delle glicoproteine. Il calore (per es. la pasteurizzazione) è un processo molto efficiente per l’inattivazione di virus capsulati 11 Plasma • Rimozione del crioprecipitato • Rimozione opzionale del complesso protrombinico e del C1-inattivatore • Frazionamento con etanolo secondo Cohn-Oncley, mediante etanolo all’8% ed al 25% Dopo essere stata concentrata mediante il processo di precipitazione a freddo con etanolo, la frazione IgG viene ulteriormente purificata mediante adsorbimento con DEAE Sephadex e carbone attivato. Questi adsorbenti vengono poi rimossi mediante un processo di filtrazione. Il filtrato viene pasteurizzato (10 ore a 60° C) in presenza degli stabilizzanti (glicina e saccarosio). La soluzione pasteurizzata viene chiarificata e filtrata sterilmente. Frazione II + III Soluzione Frazione II + III • Precipitazione etanolo / alcooli grassi / pH (scartata) Supernatante EtOH/FaOH • EtOH 20% Precipitato di IgG • Purificazione con DEAE Sephadex • Adsorbimento con carbone attivato • Filtrazione IgG purificate • Aggiunta di stabilizzanti glicina e saccarosio • Pasteurizzazione (10 ore a 60° C) IgG pasteurizzate • Chiarificazione e filtrazione sterile • Diafiltrazione per rimuovere gli stabilizzanti • Ultrafiltrazione Formulazione Finale (160 mg/mL proteine, 0,3 g/L NaCl, 0,25 M glicina, pH 6,8) • Chiarificazione e filtrazione sterile “Bulk” sterile di Vivaglobin® Infialamento e confezionamento Figura 1: Processo di produzione di Vivaglobin® 12 Vivaglobin® La soluzione di IgG viene diafiltrata per rimuovere gli stabilizzanti utilizzati nel processo produttivo ed ultrafiltrata per la preparazione della formulazione finale. Dopo la filtrazione sterile finale, Vivaglobin® viene immesso nei flaconi, confezionato e conservato. La Figura 1 riporta una flow chart del processo di produzione di Vivaglobin®. Vivaglobin® viene fornito come soluzione proteica sterile al 16%, stabilizzata dall’aminoacido glicina (22,5 mg/mL). In base alle specifiche, il prodotto contiene almeno il 95% di IgG, ed il contenuto di IgA è inferiore a 1,17 mg/mL. Vivaglobin® non contiene conservanti né derivati mercuriali. Le proprietà di Vivaglobin® sono riassunte in Tabella 1. La distribuzione in sottoclassi IgG di Vivaglobin® è sovrapponibile a quella del plasma umano normale, come dimostrato in Tabella 2. Tabella 1: Proprietà di Vivaglobin®, immunoglobulina per uso sottocutaneo (28) Parametro Valori tipici* Proteine (>=95% IgG) 157-163 mg/mL Monomeri e dimeri di IgG 93-97% Polimeri di IgG 3-5% IgA 0,39-1,17 mg/mL Anticorpi anti-HbsAg 12-55 UI/g Ig Anticorpi anti-virus B19 250-300 UI/mL Antitossina difterica 4-8 UI/mL Cloruro di sodio 2,9-3,1 mg/mL Glicina 22-23 mg/mL pH 6,7-7,1 * Esaminati 24-30 lotti Tabella 2: Distribuzione media in sottoclassi IgG (% delle IgG totali) di Vivaglobin®, determinata mediante nefelometria (28)* IgG1 61% IgG2 28% IgG3 5% IgG4 6% * Valori medi da 14 lotti 5.2 Sicurezza nei confronti di patogeni L’impegno profuso da CSL Behring nei confronti della qualità e della sicurezza dei prodotti a base di immunoglobuline ha portato a continui miglioramenti delle procedure di screening, produzione e controllo. L’esposizione regolare a grosse quantità di proteine plasmatiche umane comporta un potenziale rischio di infezioni da patogeni presenti nel sangue. Aumentare la sicurezza contro tali patogeni senza diminuire l‘efficacia clinica delle preparazioni di immunoglobuline per uso SC e EV, è la maggiore priorità dell’azienda. 5.3 Sicurezza nei confronti di virus Nel caso di prodotti derivati da plasma umano, i principali virus che possono rappresentare una fonte di preoccupazione sono: i virus dell’immunodeficienza umana (Human Immunodeficiency Virus, HIV-1 e HIV-2), il virus dell’epatite A (Hepatitis A Virus, HAV), il virus dell’epatite B (Hepatitis B Virus, HBV), il virus dell’epatite C (Hepatitis C Virus, HCV) ed il virus B19 (Parvovirus B19) (Tabella 3). Alla luce della descrizione di casi di trasmissione di HCV e HIV attraverso emoderivati non sottoposti ad interventi specifici di inattivazione 13 virale, risulta evidente l’importanza che deve essere attribuita all’implementazione di processi produttivi che inattivino o rimuovano un’ampia gamma di patogeni. Vivaglobin® viene preparato esclusivamente a partire da donazioni di plasma risultate negative alla ricerca di anticorpi anti HIV-1, HIV-2, HCV, nonché dell’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HbsAg). In aggiunta ai test di screening condotti su ogni donazione, i pool di plasma vengono testati per la ricerca di anticorpi anti HIV-1, HIV-2, B 19, HCV e di HbsAg con la metodica NAT. Per individuare l’eventuale contaminazione di donazioni avvenuta in determinate “finestre temporali”, nei mini-pool e nei pool plasmatici di produzione vengono, inoltre, condotti test di sensibilità per gli acidi nucleici di HBV, HCV e HIV-1 (mediante tecniche di amplificazione degli acidi nucleici [NAT, Nucleic acid Amplification Techniques]). Tabella 3: Virus clinicamente rilevanti Nome Abbr. Genoma Capsula virale Epatite A HAV RNA No Epatite B HBV DNA Sì Epatite C HCV RNA Sì Virus dell’immuno- HIV-1 RNA Sì deficienza umana HIV-2 Virus B19 B19V DNA No Il processo di produzione di Vivaglobin® prevede due tappe dedicate all’inattivazione/rimozione virale: 1. I virus vengono inattivati mediante pasteurizzazione a 60° C per 10 ore in soluzione acquosa. 2. I virus vengono rimossi mediante precipitazione con etanolo (EtOH) in presenza di alcooli grassi (C8/C10), seguita da aggiustamento del pH (precipitazione alcool/pH). La pasteurizzazione è efficace sia nei confronti di virus con capsule lipidiche, come HIV, HCV, HBV, West Nile Virus, così come nei confronti di un’ampia gamma di virus senza capsula lipidica (HAV, virus della poliomielite) (28,32-36). La precipitazione alcool/pH è efficace sia nei confronti dei virus capsulati che nei confronti di virus non-capsulati (28). 5.4 Studi di validazione dell’inattivazione e della rimozione virale Le tappe di clearance dei virus nel processo di produzione di Vivaglobin® sono state convalidate da studi di laboratorio. A prodotti intermedi del processo di produzione sono state aggiunte quantità note di virus. Le tappe del processo di produzione sono state duplicate su piccola scala (in seguito a convalida per la presen- za delle stesse condizioni del processo di produzione reale) ed i titoli virali sono stati determinati prima e dopo le tappe di clearance del virus. I titoli virali sono stati determinati mediante test di infettività in colture cellulari e sono stati espressi come titoli log10. I valori di riduzione del titolo virale in seguito ad entrambe le tappe di clearance sono stati poi sommati tra loro, allo scopo di ottenere una stima di un fattore di riduzione complessivo per ciascun virus studiato. Con l’eccezione di HIV-1 e del West Nile Virus, negli studi di clearance virale condotti su intermedi plasmatici umani sono stati utilizzati modelli di virus di laboratorio e non virus patogeni umani. I modelli virali sono stati selezionati per la loro somiglianza con patogeni umani ed hanno riguardato un’ampia gamma di tipi virali ed un’ampia gamma di caratteristiche fisico-chimiche. Nell’ambito di ulteriori studi, volti a valutare l’inattivazione di HAV e del virus B19 mediante pasteurizzazione, per evitare l’interferenza da parte di anticorpi rivolti contro questi patogeni, sono state utilizzate frazioni di plasma porcino (28) (Tabella 4). Virus SARS. Micrografia elettronica di coronavirus SARS cresciuto in coltura cellulare. Il virus è marcato con colorante e, quindi, mostra parte della sua struttura interna. Marker = 100 nm. Immagine fornita cortesemente da Charles D. Humphrey, Centers for Diseases Control, Atlanta, Georgia (Stati Uniti) La fase di pasteurizzazione ha inattivato un’ampia gamma di virus capsulati, come HIV, virus della diarrea bovina, virus della pseudorabbia e West Nile Virus, nonché virus noncapsulati, come HAV e B19V (28). Virus del Nilo Occidentale. Micrografia elettronica di un virus del Nilo Occidentale, Marker = 100 nm. Immagine fornita cortesemente da Charles D. Humphrey, Centers for Diseases Control, Atlanta, Georgia (Stati Uniti) 5.5 Conclusioni sulla sicurezza nei confronti di virus > Vivaglobin® viene preparato a partire da plasma ottenuto da donatori selezionati con un rigoroso processo di screening, secondo le indicazioni delle autorità sanitarie europee. Ciascuna unità viene sottoposta a screening sierologico per la ricerca di marker di infezione riguardanti virus come HIV-1, HIV-2, HCV e HBV. > Mini-pool di plasma vengono sottoposti a screening mediante test NAT ad elevata sensibilità per per HIV-1, HBV, HCV e per titoli elevati di virus B19. Tabella 4: Virus utilizzati negli studi di clearance virale Modello virale Tipo Patogeno umano HIV-1 Virus capsulato a RNA HIV-1, HIV-2 Virus della diarrea Virus capsulato a RNA HCV, virus del virale dei bovini (BVDV) Nilo Occidentale Virus della Grosso virus Herpes pseudorabbia (PRV) capsulato a DNA virus umano Enterovirus Piccolo virus non HAV porcino (PEV) capsulato a RNA Parvovirus Piccolo virus non canino (CPV) capsulato a DNA Virus del Nilo Virus capsulato a RNA B19V Occidentale (WNV) Sono state studiate la fase di precipitazione con etanolo/alcooli grassi/pH e la fase di pasteurizzazione ed i risultati ottenuti sono presentati nella Tabella 5. Questi esperimenti hanno evidenziato come ciascuna tappa di clearance virale sia risultata molto efficace, con fattori di riduzione logaritmica >=4,4 e >=9,3 per i virus capsulati. La riduzione complessiva per ciascun virus è risultata compresa tra 9,0 e >=14,1 unità log10 (Tabella 5). Virus del Nilo Occidentale Tabella 5. Fattori di riduzione virale ottenuti negli studi di convalida del processo di produzione di Vivaglobin®. I dati vengono presentati come fattori di riduzione log10 (28) Virus studiati Precipitazione Pasteurizzazione Riduzione alcool/pH virale complessiva HIV-1 >=6,2 >=6,5 >=12,7 Virus della diarrea >=5,3 >=8,7 >=14,0 >=6,2 >=7,9 >=14,1 >=6,7 3,7 >=10,4 6,7 2,3 9,0 >=4,4 >=9,3 >=13,7 HAV * ND >=5,7 >=5,7 B19V * ND >=5,0 >=5,0 virale dei bovini (BVDV) Virus della pseudorabbia (PDV) Enterovirus porcino (PEV) Parvovirus canino (CPV) Virus del Nilo Occidentale (WNV) ND: non determinato * Immunoglobuline umane sostituite da immunoglobuline porcine 14 15 > Nel corso della produzione di Vivaglobin® il rischio di contaminazione virale viene ridotto al minimo mediante precipitazione con etanolo/alcooli grassi/pH e mediante pasteurizzazione; entrambi i processi sono in grado di rimuovere o di inattivare un ampio spettro di virus capsulati e non-capsulati. > Ciascun passaggio di eliminazione virale è stato attentamente studiato e validato utilizzando modelli appropriati e per ciascun passaggio è stato costantemente dimostrato un elevato livello di efficacia. > Nel corso dei 50 anni in cui i prodotti a base di immunoglobuline di CSL Behring sono stati utilizzati non sono stati evidenziati casi dimostrati di trasmissione di patogeni. > L’esperienza di CSL Behring nella produzione di immunoglobuline assicura che Vivaglobin® mantiene gli stessi standard di qualità e di sicurezza dei prodotti precedenti. 5.6 Sicurezza nei confronti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili Le encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) comprendono un gruppo di patologie neurodegenerative ad esito fatale per l’uomo e per gli animali, come la scrapie degli ovini, l’encefalopatia spongiforme dei bovini e la malattia di CreutzfeldtJakob nell’uomo. I prioni, gli agenti responsabili delle TSE, sono principalmente (se non esclusivamente) costituiti da proteine malformate che si accumulano nel cervello degli individui o degli animali infetti. Il rischio di trasmissione delle encefalopatie spongiformi trasmissibili umane, compresa la variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob, con l’immunoglobulina per uso sottocutaneo Vivaglobin® è teorico in quanto il plasma utilizzato per produrre il farmaco è attentamente selezionato ed è stato dimostrato che nel corso del processo di produzione si verifica l’eliminazione dei prioni. Il plasma utilizzato nella produzione di Vivaglobin® non viene raccolto nel Regno Unito o da donatori esposti ad un aumento del rischio per la malattia di Creutzfeldt-Jakob o per la variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob. I donatori ad alto rischio vengono identificati mediante sistemi specifici implementati nel processo di selezione dei donatori. 16 I donatori ad alto rischio comprendono: 1) soggetti con segni clinici o un sospetto di malattia di Creutzfeldt-Jakob o di variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob; 2) soggetti che hanno ricevuto trapianti di dura mater; 3) soggetti trattati con ormone della crescita o con gonadotropine derivate da ghiandole ipofisarie umane; 4) individui con uno o più parenti stretti con una diagnosi di malattia di Creutzfeldt-Jakob; 5) soggetti che hanno viaggiato o che hanno risieduto nel Regno Unito per un periodo di tempo definito. Il programma di selezione dei donatori si basa su regole stabilite dalle autorità sanitarie dei paesi in cui CSL Behring procede alla raccolta del plasma ed alla distribuzione di Vivaglobin®. Occorre, peraltro, ricordare che, secondo studi condotti su animali, il carico di prioni nel plasma umano, se presente, è probabilmente molto basso. Sono stati, inoltre, condotti degli studi specifici volti a determinare la capacità di rimuovere i prioni nel corso del processo di produzione di Vivaglobin®. Come gli studi riguardanti la clearance virale, anche gli studi sulla rimozione dei prioni sono stati condotti in laboratorio utilizzando un modello convalidato di riduzione di scala. Sono state studiate due preparazioni di prioni con proprietà fisico-chimiche diverse: prioni derivati dal cervello di hamster (microsomi) e la proteina prionica purificata PrPSc (37). Tabella 6: Riduzione dei prioni nel corso del processo di produzione di Vivaglobin® (28) Stadio Fattore di riduzione (log10) Microsomi PrPSc Rimozione del crioprecipitato (<1) 2,4 Precipitazione con etanolo 8% (<1) 3,2 Precipitazione con alcool/pH 1,9 2,0 Adsorbimento DEAE-Sephadex / carbone 3,1 1,9 Riduzione complessiva dei prioni 5,0 9,5 Come dimostrato in Tabella 6, gli studi sulla rimozione dei prioni hanno dimostrato fattori di riduzione prionica complessiva pari, rispettivamente, a 5,0 log10 ed a 9,5 log10. 5.7 Conclusioni sulla sicurezza nei confronti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili > Vivaglobin® è preparato a partire da plasma ottenuto da donatori sottoposti ad un rigoroso processo di screening, che soddisfa i criteri stabiliti dalle autorità sanitarie dei paesi europei. Vengono permanentemente esclusi dalla donazione i soggetti a rischio per lo sviluppo di una variante della malattia di CreutzfeldtJakob, in particolare in presenza di un rischio di tipo geografico. > Durante la produzione di Vivaglobin® il rischio di contaminazione da parte di prioni viene ridotto al minimo dalle procedure di produzione del farmaco, come dimostrato da studi specifici di clearance dei prioni. 6. Vivaglobin®: indicazioni Terapia sostitutiva negli adulti e nei bambini affetti da sindromi di immunodeficienza primitiva quali: • agammaglobulinemia e ipogammaglobulinemia congenite • immunodeficienza comune variabile, • immunodeficienza combinata grave, • carenza di sottoclassi IgG con infezioni ricorrenti. Terapia di sostituzione nel mieloma o nella leucemia linfatica cronica, con grave ipogammaglobulinemia secondaria e infezioni ricorrenti. 17 7. Vivaglobin®: efficacia 7.1 Disegno degli studi clinici (EUB e NA) CSL Behring ha condotto due studi clinici prospettici, riguardanti 125 pazienti adulti e di età pediatrica affetti da PID, trattati a livello domiciliare con infusioni sottocutanee di Vivaglobin®. L’obiettivo degli studi era di valutare sicurezza, efficacia, tollerabilità, farmacocinetica e qualità di vita associata alla salute. > Uno studio di Fase III è stato condotto in Germania, Polonia, Spagna, Svezia, Austria e Brasile (Studio clinico europeo-brasiliano, EUB). > Uno studio di Fase II / III è stato condotto negli Stati Uniti e nel Canada (Studio clinico nord-americano, NA). Parametro Paese (numero di pazienti) Genere (numero di pazienti) Germania 23 Svezia 11 Brasile 5 Spagna 5 Polonia 14 Austria 2 Maschi 43 Femmine 17 Età, anni: mediana (range) tutti i pazienti 21 (3-74) Numbero di pazienti Numbero di pazienti 22 <=16 anni >16 anni Obiettivi secondari • Determinare lo stato di salute dei pazienti ammessi allo studio. • Determinare il numero ed il tipo di episodi infettivi. • Determinare il numero totale di giorni di infezione, con particolare enfasi sulle infezioni batteriche clinicamente rilevanti. • Determinare il numero di episodi febbrili ed il numero totale di giorni con febbre. • Determinare il numero di giorni di trattamento ed il dosaggio degli antibiotici. • Determinare il numero di giorni di ricovero in ospedale a causa di infezioni. • Determinare il numero di giorni di lavoro o di scuola persi a causa di infezioni. • Determinare tollerabilità e sicurezza immediate. • Determinare la sicurezza nei confronti della trasmissione di infezioni virali. • Determinare la qualità di vita associata alla salute e le preferenze dei pazienti riguardanti il trattamento. 38 Peso, kg: media (range) tutti i pazienti 56,3 (15-88) Malattia primaria (numbero di pazienti) Gli studi clinici sono stati condotti secondo un protocollo aperto, prospettico, non-controllato, di tipo multicentrico e multinazionale. Gli studi soddisfacevano i criteri della Good Clinical Practice, secondo quanto previsto nella International Conference on Harmonisation. Gli endpoint degli studi sono stati definiti in maniera prospettica, in accordo con le indicazioni delle rispettive agenzie regolatorie come EMEA, CPMP, FDA, Health Canada. 7.2 Studio clinico europeo-brasiliano (EUB) (53) Lo studio clinico EUB ha coinvolto 12 centri di 6 paesi diversi: Germania (4 centri), Polonia (2), Spagna (3), Svezia (1), Austria (1), Brasile (1) (Tabella 7). Obiettivi primari • Determinare i livelli di IgG, allo scopo di valutare l’efficacia di Vivaglobin® in pazienti con malattie da immunodeficienza primitiva. • Determinare la farmacocinetica delle immunoglobuline somministrate per via sottocutanea. Tabella 7: Dati demografici dei pazienti inclusi nello studio clinico EUB CVID 36 Ipo- o agammaglobulinemia congenita (XLA) 19 Deficit di sottoclassi di IgG 2 Sindrome Nijmegen Breakage 1 SCID Sindrome di Wiskott-Aldrich 1 1 Figura 2. Riassunto dello studio clinico EUB Vivaglobin® al 100% dell’equivalente settimanale della dose di immunoglobuline per via endovenosa Livelli sierici di IgG Fase di wash-in / wash-out 4 mesi Fase di efficacia 6 mesi Farmacocinetica Livelli di IgG, Cmax, Tmax Mesi 18 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Figura 3: Distribuzione dei pazienti nello studio clinico EUB 60 pazienti inclusi nello studio Vivaglobin® Entrano nella fase di farmacocinetica ed efficacia 41 pazienti Entrano solo nella fase di efficacia 19 pazienti 8 pazienti escono dallo studio Completano la fase di farmacocinetica ed efficacia 41 pazienti Completano solo la fase di efficacia 11 pazienti 52 pazienti completano lo studio Vivaglobin® (47 pazienti “per-protocollo”) Criteri di inclusione • Immunodeficienze primitive con ipo- o agammaglobulinemia. • Precedenti trattamenti con immunoglobuline per via endovenosa o per via sottocutanea, di durata pari o superiore a 6 mesi. • Età compresa tra 2 e 75 anni. • Livelli nadir di IgG documentati (>=2 volte i valori 1-2 mesi prima dell’ammissione) • Livelli di IgG >= 5 g/L • Consenso informato scritto. 19 7.2.1 Addestramento e formazione dei pazienti Tutti i pazienti che hanno partecipato allo studio sono stati inizialmente addestrati e seguiti, una volta alla settimana per 4-6 settimane, presso l’ospedale locale. Prima di essere autorizzati all’auto-infusione del farmaco a livello domiciliare i pazienti dovevano dimostrare di possedere capacità pratiche, sufficienti conoscenze e fiducia nei confronti delle infusioni sottocutanee. I genitori hanno eseguito l’infusione del farmaco sui figli o hanno supervisionato il trattamento dei figli. Dopo la fase di addestramento i pazienti partecipanti allo studio si recavano presso l’ospedale di riferimento ogni quattro settimane, allo scopo di ricevere un follow-up medico ed infermieristico e per verificare la correttezza della tecnica di infusione. 7.2.2 Riassunto del disegno dello studio I dosaggi di Vivaglobin® utilizzati nello studio clinico EUB sono stati stabiliti sulla base di studi clinici precedenti (26,39,40). 20 I dosaggi utilizzati erano equivalenti ai dosaggi di immunoglobuline per uso endovenoso o per uso sottocutaneo che i pazienti avevano precedentemente assunto. Vivaglobin® per via sottocutanea è stato somministrato per un periodo totale di 43 settimane, secondo lo schema seguente: • Fase di wash-in / wash-out (infusioni 1-15). • Fase di valutazione di efficacia (infusioni 16-43). 7.3 Prove di efficacia clinica (studio EUB) 7.3.1 Dosi e somministrazione I 47 pazienti che hanno completato la fase di valutazione di efficacia, durata 6 mesi, sono stati sottoposti a valutazione di efficacia “per-protocollo”. La dose di farmaco somministrata durante questa fase è risultata pari a 89 mg/kg, corrispondenti in media al 101% delle dosi settimanali equivalenti di immunoglobuline per via endovenosa che i pazienti assumevano in precedenza, prima di essere ammessi allo studio. In totale sono state somministrate 2297 infusioni settimanali sottocutanee di Vivaglobin®. La maggior parte delle infusioni è stata condotta utilizzando 3-5 siti di iniezione. Ulteriori informazioni sono riassunte nella Tabella 8. 7.3.2 Livelli di IgG Le concentrazioni sieriche di IgG determinate immediatamente prima dell’infusione ed una settimana dopo l’infusione sono state confrontate con i valori determinati fino a 180 giorni prima dell’inizio dello studio. La concentrazione media di IgG durante la fase di efficacia è risultata pari a 922 mg/dL (range 650-1684 mg/dL), con un incremento medio di 86 mg/dL rispetto ai livelli pre-infusione. Tale incremento è risultato più basso di quello descritto nello studio clinico NA; questa osservazione è presumibilmente attribuibile al fatto che nello studio EUB sono stati utilizzati dosaggi del farmaco più bassi. In contrasto con i profili sierici di IgG che vengono descritti durante tratta- Tabella 8: Infusioni e siti di iniezione del farmaco nello studio clinico EUB Infusioni totali 2.297 Siti di iniezione per infusione <=2 798 (35%) 3-5 1.377 (60%) >=6 122 (5%) Ignoti 0 Somministrazione dell’infusione Paziente/parente 2.228 (97.0%) Sperimentatore/infermiere 46 (2%) Entrambi 23 (1%) Addome 85% Sito di iniezione Coscia 15% Altro <1% menti mensili con immunoglobuline per via endovenosa (picchi rapidi, seguiti da un lento decremento), i livelli di IgG descritti durante la terapia settimanale per via sottocutanea sono risultati relativamente costanti e si sono mantenuti nel range fisiologico (Figura 4). I dati ottenuti nello studio EUB sono risultati simili, o leggermente superiori, rispetto a quelli descritti da altri studi condotti sulla somministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea (26,39-41). Dal punto di vista delle sottoclassi di IgG, la somministrazione settimanale di immunoglobuline per via sottocutanea possiede dei vantaggi teorici specifici rispetto alla somministrazione mensile di immunoglobuline per via endovenosa. La sottoclasse IgG3, che comprende importanti anticorpi neutralizzanti nei confronti di virus, possiede un’emivita di circa 7 giorni. Appare, pertanto, plausibile che con infusioni settimanali di immunoglobuline per via sottocutanea sia possibile ottenere livelli relativamente costanti di IgG3. 7.3.3 Farmacocinetica delle IgG (PK) In 41 pazienti sono state calcolate le concentrazioni massime di IgG (Cmax) ed i tempi necessari per raggiungere Cmax (Tmax), utilizzando i livelli di IgG determinati immediatamente prima dell’infusione e 1, 2, 3, 5 e 7 giorni dopo l’infusione. Le valutazioni farmacocinetiche sono state condotte in un qualsiasi momento successivo al raggiungimento di livelli di stato stazionario delle concentrazioni di IgG. Nel corso dei 7 giorni dello studio farmacocinetico le concentrazioni di IgG si sono mantenute parti- Figura 4: Livelli medi di steady-state delle IgG in 41 pazienti, durante una settimana di trattamento con Vivaglobin® (studio EUB) 1400 1300 IgG sieriche (mg/dl) Criteri di esclusione • Storia di ipersensibilità nei confronti delle immunoglobuline. • Ipersensibilità nei confronti di IgA. • Gravidanza nota o positività al test di gravidanza. • Madre in allattamento. • Storia di insufficienza renale cronica. • Epatite o infezione da HIV. • Cardiopatia di classe II o superiore secondo la New York Heart Association. • Storia o rischio di vasculopatie occlusive. • Patologia progressiva verso un esisto fatale. 1200 N = 41 41 41 41 40 41 Giorno 1 Giorno 2 Giorno 3 Giorno 5 Giorno 7 Infusione 1100 1000 900 800 700 600 500 Pre-infusione colarmente stabili, comprese tra 871 e 913 mg/dL. Tra i diversi gruppi di età non sono state descritte differenze significative delle concentrazioni medie di IgG. I parametri farmacocinetici sono risultati i seguenti: • Cmax media = 73 mg/dL al di sopra dei valori pre-infusione. • Tmax medio = 62 ore. 7.3.4 Parametri riguardanti le infezioni I pazienti affetti da malattie da immunodeficienza primitiva presentano spesso un’elevata incidenza di infezioni, anche quando vengono trattati con immunoglobuline polivalenti. Nello studio EUB sono state condotte analisi di endpoint secondari riguardanti fattori associati alle infezioni, come l’incidenza ed i tassi annualizzati di episodi febbrili, l’utilizzazione di antibiotici, i ricoveri in ospedale, i giorni persi di lavoro o di scuola. I dati riguardanti tali parametri sono riassunti in Tabella 9. Nello studio EUB è stato descritto un caso di grave infezione batterica. Nel 98% dei casi le infezioni dello studio EUB sono risultate lievi o di gravità intermedia. Il numero di episodi febbrili è risultato più basso nello studio NA (Tabella 13). Questa osservazione potrebbe essere dovuta ad un’utilizzazione più frequente di antibiotici. Il numero relativamente più elevato di giornate di lavoro perse descritto nello studio EUB risulta attribuibile ad un paziente, responsabile di 191 dei 196 giorni di lavoro/scuola mancati. Tale paziente riferiva una facile affaticabilità che non era correlabile ad un’infezione specifica. I tipi più frequenti di infezioni sono risultati le sinusiti e le infezioni delle vie respiratorie superiori. Le infezioni più frequenti sono elencate in Tabella 10. Pur in presenza di differenze nei dosaggi di immunoglobuline per uso sottocutaneo utilizzati, gli studi clinici EUB e NA hanno descritto tassi di infezione simili (Tabelle 9 e 13). 21 7.4 Studio clinico nord-americano (NA) (54) Lo studio clinico nord-americano (NA) è stato condotto presso 16 centri negli Stati Uniti e 3 centri in Canada (Tabella 11). Tabella 9: Riassunto dei parametri riguardanti le infezioni nell’analisi “per-protocollo” dello studio EUB Parametro Risultati Numero di pazienti 47 Gravi infezioni / paziente / anno 0,04 Infezioni / paziente / anno* 4,3 Giorni di infezione / paziente / anno* 133 Episodi febbrili / paziente / anno 1,7 Giorni di febbre / paziente / anno 2,6 Giorni di assunzione di antibiotici / paziente / anno 70 Giorni di ricovero in ospedale / paziente / anno 0,5 Giorni di lavoro o scuola persi / paziente / anno 10,2 * Infezioni di tutti i tipi Tabella 10: Infezioni descritte nello studio clinico EUB Tipo di infezione Numero di episodi % % (espisodi/ (giorni/ paziente/anno) paziente/anno) Vie respiratorie superiori 35 1,38 42,7 Sinusiti 13 0,51 16,2 Riniti 12 0,47 21,8 Bronchiti 11 0,43 12,9 Congiuntiviti 11 0,43 39,0 Faringiti 9 0,35 15,3 Otiti medie 3 0,12 5,1 Tabella 13: Riassunto dei parametri riguardanti le infezioni nell’analisi “per protocollo” dello studio NA Parametro Numero di pazienti 51 Gravi infezioni / paziente / anno 0,04 Infezioni / paziente / anno* 4,4 Giorni di infezione / paziente / anno* 118 Episodi febbrili / paziente / anno 0,2 Giorni di febbre / paziente / anno 0,2 Giorni di assunzione di antibiotici / paziente / anno 120 Giorni di ricovero in ospedale / paziente / anno 0,2 Giorni di lavoro o scuola persi / paziente / anno 3,7 * Infezioni di tutti i tipi 22 Risultati Obiettivi primari • Determinare la dose settimanale di immunoglobuline per via sottocutanea necessaria per ottenere un’esposizione intravascolare (area sottesa alla curva dei livelli di IgG) che non sia inferiore, in ciascun soggetto, all’esposizione intravascolare associata a ciascuna dose mensile di immunoglobuline per via endovenosa. • Dimostrare la presenza, in pazienti affetti da malattie da immunodeficienza primitiva trattati per 12 mesi con immunoglobuline per via sottocutanea, di un tasso medio di infezioni inferiore ad una grave infezione batterica documentata per anno. “Gravi infezioni batteriche” sono state considerate polmoniti batteriche, meningiti, sepsi, osteomieliti e ascessi viscerali. Obiettivi secondari • Determinare il numero di tutte le infezioni clinicamente documentate (gravi, non-gravi; batteriche, virali, fungine, da protozoi). • Determinare la frequenza di tutti gli episodi infettivi. • Determinare la frequenza degli episodi febbrili e dei giorni con febbre. • Determinare la frequenza di assunzione di antibiotici. • Determinare il numero di giorni di ricovero in ospedale. • Determinare il numero di giorni Tabella 11: Dati demografici dei pazienti inclusi nello studio clinico NA o >500 mg/dL nei casi in cui i valori iniziali non erano disponibili. • Consenso informato. Parametro Paese (numero di pazienti) Genere (numero di pazienti) Stati Uniti 58 Canada 7 Maschi 37 Femmine 28 Età, anni: mediana (range), tutti i pazienti Numero di pazienti <=16 anni 35 (5-66) Numero di pazienti 55 >16 anni Peso, kg: media (range), tutti i pazienti Criteri di esclusione • Evidenze di infezione attiva. • Gravidanza o allattamento al seno. • Alterazioni della coagulazione che richiedono trattamento medico. • Vasculopatie occlusive. • Enteropatia con perdita di proteine. • Cardiopatia di classe III o IV secondo la New York Heart Association. • Patologia progressiva verso un esito fatale. 10 72,2 (19,5-114) Malattia primaria (numero di pazienti) CVID 49 Ipo- o agammaglobulinemia congenita (XLA) 16 di lavoro o di scuola persi a causa di infezioni. • Misurare le concentrazioni di IgG in seguito alla somministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea. • Valutare la sicurezza delle infusioni nei confronti della trasmissione di infezioni virali, nonché la tollerabilità delle infusioni. • Valutare la qualità di vita associata alla salute e determinare le preferenze terapeutiche dei pazienti. Criteri di inclusione • Diagnosi di immunodeficienza primitiva. • Età >= 2 anni. • Peso corporeo >= 10 kg. • Trattamento con immunoglobuline per via endovenosa >= 4 mesi. • Concentrazioni nadir di IgG 350-450 mg/dL al di sopra dei valori iniziali senza trattamento 7.4.1 Addestramento e formazione dei pazienti A tutti i pazienti (e a coloro che prestano assistenza, nel caso di pazienti in età pediatrica che hanno partecipato allo studio clinico sono state fornite istruzioni verbali e scritte riguardanti la somministrazione di Vi- Figura 5: Riassunto del protocollo dello studio clinico NA Inizio somministrazioni settimanali di Vivaglobin® sottocute al 120% della dose equivalente di IVIG** Dosaggio di Vivaglobin® aggiustato fino al 136% della dose equivalente di IVIG** Livelli sierici di IgG Equilibrazione di IVIG** 3 mesi Mese Wash-in/ di Wash-out IVIG 3 mesi Efficacia 12 mesi Sotto-studio PK^ Mesi -3 -2 -1 0 1 AUC* 2 3 4 5 AUC* con il 120% della dose equivalente di IVIG** 6 7 8 16 AUC* finale per Vivaglobin®, determinata con il 136% della dose equivalente di IVIG** * = Area sottesa dalla curva ** = Immunoglobuline per uso endovenoso ^ = Farmacocinetica 23 vaglobin®. Questa fase è stata seguita da 2 settimane di infusioni di immunoglobuline per via sottocutanea condotte dai pazienti sotto la supervisione di personale esperto, presso il centro ospedaliero di riferimento oppure al loro domicilio. Dopo questa fase, ed a discrezione dei ricercatori, ai pazienti è stato concesso di iniziare l’autosomministrazione domiciliare di Vivaglobin®, oppure sono state assegnate fino a 4 settimane di ulteriore addestramento. 7.4.2 Riassunto del protocollo di studio NA Un riassunto dello studio clinico NA è presentato in Figura 5. 7.4.3 Studio di biodisponibilità I primi 24 pazienti afferenti allo studio clinico NA sono stati inseriti in uno studio di biodisponibilità, volto a determinare la dose settimanale di immunoglobuline per via sottocutanea in grado di fornire un’esposizione intravascolare (biodisponibilità, determinata in base all’area sottesa dalla curva dei livelli di IgG) non inferiore a quella associata al precedente dosaggio di immunoglobuline per via endovenosa. Come illustrato in Figura 5, i pazienti ammessi allo studio NA sono stati inizialmente trattati con immunoglobuline per via endovenosa per 4 mesi e nel corso del quarto mese è stata determina l’area sottesa dalla curva dei livelli di IgG. Questa fase è stata seguita da un periodo di 3 mesi di wash-in / wash-out, con la somministrazione di dosi settimanali di Vivaglobin® del 20% superiori ad 1⁄4 della precedente dose mensile di immunoglobuline per via endovenosa (equivalente settimanale della dose di immunoglobuline somministrate per via endovenosa). Durante il quarto mese di trattamen- 24 Figura 6: Distribuzione dei pazienti nello studio clinico NA 65 pazienti inclusi nello studio Vivaglobin® Entrano nella fase di farmacocinetica ed efficacia 24 pazienti Entrano solo nella fase di efficacia 41 pazienti 7 pazienti escono dallo studio 7 pazienti escono dallo studio Completano Completano la fase di farmacocinetica solo la fase di efficacia 34 pazienti ed efficacia 17 pazienti 51 pazienti completano lo studio Vivaglobin® “per-protocollo” to per via sottocutanea sono state determinate le concentrazioni medie di IgG, ed i dosaggi utilizzati nei singoli pazienti sono stati aggiustati in maniera tale da ottenere la stessa area sottesa dalla curva dei livelli di IgG precedentemente descritta per le immunoglobuline per via endovenosa. La distribuzione dei pazienti ammessi allo studio NA è illustrata in Figura 6. 7.4.4 Aggiustamento del dosaggio Diciannove dei 24 pazienti hanno completato la fase di wash-in / wash-out, con somministrazioni settimanali di immunoglobuline per via sottocutanea a dosaggi del 20% superiori all’equivalente settimanale della dose somministrata per via endovenosa. Tali pazienti hanno partecipato alla fase di aggiustamento del dosaggio delle immunoglobuline somministrate per via sottocutanea. La dose media somministrata per via sottocutanea durante la fase di wash in / wash out è, in effetti, risultata pari al 117-120% della dose equivalente settimanale somministrata per via endovenosa, cioè pari a 139-145 mg/kg. Dopo l’analisi dei dati, il dosaggio è stato aggiustato in maniera tale da raggiungere il 136% della dose equivalente settimanale somministrata per via endovenosa (range compreso tra il 101% ed il 189%). Dopo l’aggiustamento del dosaggio, 17 pazienti sono risultati disponibili per la determinazione dell’area sottesa dalla curva dei livelli di IgG in seguito alla somministrazione del farmaco per via sottocutanea. 7.5 Prove di efficacia clinica (studio NA) 7.5.1 Dosi e somministrazione Dopo il periodo di addestramento, Vivaglobin® è stato somministrato a livello domiciliare dal paziente stesso o da coloro che prestano assistenza. Le dosi di immunoglobuline per via sottocutanea somministrate durante la fase di valutazione di efficacia sono risultate pari, in media, a 158 mg/kg, corrispondenti al 136% delle dosi equivalenti settimanali precedentemente somministrate per via endovenosa. La fase di valutazione di efficacia è continuata per 12 mesi, in modo da consentire una valutazione dell‘incidenza di infezioni durante tutte le quattro stagioni dell’anno. Ai 51 pazienti sottoposti alla valutazione di efficacia sono state somministrate in totale 3655 infusioni settimanali sottocutanee di Vivaglobin®. Nella maggior parte dei casi le infusioni sono state somministrate utilizzando 3-5 siti di iniezione. Ulteriori informazioni sono riassunte in Tabella 12. 7.5.2 Parametri riguardanti le infezioni Cinquantuno pazienti hanno completato la fase di valutazione di efficacia, durata 12 mesi. I risultati ottenuti sono i seguenti: • Durante 18.949 giorni sono state condotte 2.692 infusioni; infezioni batteriche gravi sono comparse in 2 pazienti (4%). • Il limite superiore dell’intervallo di confidenza al 95% per le infezioni batteriche gravi è risultato pari a 0,14 / paziente / anno. • L‘incidenza annuale di gravi infezioni batteriche è risultata pari a 0,69 giorni / paziente / anno. • La concentrazione media di IgG è risultata pari a 1040 mg/dL. Nella maggior parte dei casi (88%) la gravità delle infezioni è risultata lieve o moderata. I tipi di infezioni più frequenti sono riassunti in Tabella 14. Tabella 12: Infusioni e siti di iniezione del farmaco nello studio clinico NA Infusioni totali 3.655* Siti di iniezione per infusione <=2 546 (15%) 3-5 1.897 (52%) >=6 1.013 (28%) Ignoti 199 (5%) Somministratore dell’infusione Paziente / parente 3.522 (96,4%) Sperimentatore / infermiere 91 (2,5%) Ignoto 42 (1,2%) Sito d’iniezione Addome 69% Coscia 20% Altro 11% * Una infusione di SCIG non è compresa in questo riassunto 25 8. Vivaglobin®: sicurezza e tollerabilità Tipo di infezione Numero di episodi % % (espisodi/ (giorni/ paziente/anno) paziente/anno) Sinusiti 68 1,31 53,3 Vie respiratorie superiori 443 0,85 22,1 Bronchiti 152 0,29 12,9 Congiuntiviti 11 0,21 13,8 Riniti 15 0,29 14,2 Otiti medie 8 0,15 11,9 7.6 Efficacia in sottopopolazioni (EUB e NA) Le analisi di efficacia riguardanti l’incidenza di infezioni ed i livelli nadir di IgG, sono state condotte in sottopopolazioni suddivise in base a fattori come genere, età, patologia, indice di massa corporea, precedenti terapie sostitutive con immunoglobuline, gruppo etnico e paese di provenienza. Nessuna differenza significativa per qualsiasi parametro è stata osservata in alcuna sottopopolazione. In popolazioni pediatriche o geriatriche, le modalità del trattamento con Vivaglobin® vanno individualizzate nel singolo soggetto. Non esistono, tuttavia, indicazioni che in tali popolazioni debbano essere utilizzati ulteriori aggiustamenti di dosaggio o precauzioni particolari. Vivaglobin® non è stato valutato in donne in gravidanza o durante l’allattamento; in questo tipo di pazienti il farmaco va utilizzato con cautela. Occorre peraltro ricordare che secondo dati disponibili in letteratura le immunoglobuline per uso sottocutaneo sarebbero sicure nelle donne in gravidanza (42). 7.7 Conclusioni riguardanti l’efficacia (EUB e NA) > Vivaglobin® offre un’eccellente protezione nei confronti di gravi infezioni batteriche. > La somministrazione settimanale di Vivaglobin®, a dosaggi corrispondenti al 101% (studio EUB) ed al 136% (studio NA) dei dosaggi equivalenti precedentemente utilizzati per via endovenosa, ha ottenuto percentuali identiche di comparsa di gravi infezioni batteriche (0,04 / paziente / anno). > La somministrazione per via sottocutanea di una dose corrispondente al 101% della dose settimanale equivalente somministrata per via endovenosa ha ottenuto livelli di IgG superiori (aumento pari a 86 mg/dl) rispetto alla somministrazione del farmaco per via endovenosa. > La somministrazione per via sottocutanea di una dose corrispondente al 136% della dose settimanale equivalente somministrata per via endovenosa ha prodotto la stessa area sottesa dalla curva dei livelli di IgG rispetto alla somministrazione per via endovenosa, con un aumento medio dei livelli sierici di IgG pari a 255 mg/dL. > Gli endpoint di efficacia secondaria, come le infezioni (di tutti i tipi) per paziente per anno ed i giorni di infezione per paziente per anno, sono risultati simili nei due studi. > Le differenze tra i due studi, dal punto di vista dei giorni di febbre e dell’utilizzazione di antibiotici, sono probabilmente attribuibili a differenze nella pratica clinica tra gli Stati Uniti e l’Europa o il Brasile. > In pazienti sia adulti che in età pediatrica, affetti da immunodeficienza primitiva che desiderano una maggiore indipendenza rispetto a trattamenti condotti da personale infermieristico a livello domiciliare o ospedaliero, la terapia con Vivaglobin® rappresenta un’eccellente alternativa agli attuali regimi terapeutici di somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa. 8.1 Introduzione Infusioni rapide di IgG per via sottocutanea causano raramente effetti collaterali sistemici (41). Infusioni di dosaggi pari o superiori a 10 mL, condotte in soggetti adulti, sono spesso accompagnate da una lieve tumefazione o da rossore a livello locale, mentre sono rari gli effetti collaterali significativi a livello dei siti di infusione. Nella maggior parte dei casi la tumefazione ed il rossore locali scompaiono entro 12 ore. A più di 24 ore di distanza i siti di infusione sono raramente identificabili. La Tabella 15 riporta l‘incidenza degli effetti collaterali locali descritti in seguito ad infusioni di IgG per via sottocutanea. La maggior parte dei pazienti ha giudicato le reazioni locali “lievi o insignificanti”. Non esistono indicazioni di danno tessutale cronico, di fibrosi o lipodistrofia (41). La Figura 7 illustra alcune tipiche reazioni a livello del sito di iniezione di infusioni di immunoglobuline per via sottocutanea. 8.2 Effetti collaterali negli studi clinici condotti su Vivaglobin® Negli studi clinici condotti Vivaglobin® è risultato molto ben tollerato. La maggior parte degli effetti collaterali associati alla somministrazione del farmaco ha riguardato reazioni locali a livello dei siti di iniezione. Figura 7. Lievi (immagine a sinistra) e moderate (immagine a destra) reazioni a livello del sito di iniezione in pazienti trattati con infusioni di immunoglobuline per via sottocutanea. Immagini cortesemente fornite da U. Wahn, Berlino Figura 8: Diminuzione in funzione del tempo degli effetti collaterali a livello del sito di infusione 90 Soggetti con reazioni a livello del sito di iniezione (%) Tabella 14. Infezioni descritte nello studio clinico NA 80 NA EUB, precedenti immunoglobuline per via endovenosa Studio svedese, precedenti immunoglobuline per via sottocutanea 70 60 50 40 30 20 10 0 0 20 30 40 50 60 70 Infusioni Tabella 16: Riassunto dei pazienti con effetti collaterali associati al farmaco. I dati vengono presentati come numero di pazienti Tabella 15: Effetti collaterali locali associati alle immunoglobuline per uso sottocutaneo* Autore 10 Anno Numero di Dolore infusioni o arrossamento locale EUB NA Pazienti trattati (n) 60 65 Pazienti con effetti collaterali (n) 49 63 Pazienti con gravi effetti collaterali (n) 0 0 Reazioni a livello del sito di iniezione 44 (73%) 60 (92%) Gardulf (26) 1991 3.232 20% dei pazienti Cefalea 0 21 (32%) Gardulf (43) 1995 33.168 19% dei pazienti Nausea 0 7 (11%) Abrahamson (44) 1996 1.100 2,5% delle infusioni Febbre 7 (12%) 2 (3%) Chapel (40) 2000 1.222 10,4% delle infusioni Rash o alterazioni cutanee 3 (5%) 5 (8%) * Modificata da Berger (41) 26 27 9. Qualità di vita associata alla salute (HRQL) Tali effetti collaterali sono risultati principalmente costituiti da tumefazione, arrossamento e prurito, lievi o di gravità moderata. La maggior parte degli effetti collaterali è risultata lieve (62% e 98% dei casi, rispettivamente, nei due studi). In tutti i gruppi di età l’incidenza di effetti collaterali locali è diminuita in maniera marcata nel corso degli studi (Figura 8). L’osservazione che la tollerabilità locale (o forse il livello di accettazione degli effetti collaterali da parte del paziente) nei confronti delle immunoglobuline per via sottocutanea migliora con il passare del tempo conferma quanto osservato da studi precedenti condotti in Svezia su pazienti con immunodeficienza primitiva (26). Nello studio EUB, 11 pazienti che erano precedentemente trattati con immunoglobuline per via endovenosa sono passati al trattamento con Vivaglobin® e solo due di essi (18%) hanno riferito effetti collaterali locali. Altri effetti collaterali associati alla somministrazione del farmaco hanno compreso cefalea, nausea e febbre. Non sono stati descritti effetti collaterali gravi e neppure effetti collaterali ritardati, come meningite asettica, trombosi o insufficienza renale acuta. La Tabella 16 riassume i più frequenti effetti collaterali associati alle immunoglobuline per uso sottocutaneo descritti negli studi clinici. La Tabella 17 riporta, invece, l‘incidenza dei più frequenti effetti collaterali associati alle infusioni di Vivaglobin®. Nello studio clinico NA il più frequente effetto collaterale sistemico è stata la cefalea, associata all’1,6% delle infusioni per via sottocutanea. Nei pazienti dello studio EUB non sono stati, invece, descritti casi di cefalea. In 28 studi precedenti condotti su pazienti affetti da immunodeficienza primitiva la cefalea risultava associata all’8,3% delle infusioni di immunoglobuline per via endovenosa (45). I dati di laboratorio (ematologia, chimica clinica, sierologia virale, esame delle urine) non hanno evidenziato, in entrambi gli studi, modificazioni clinicamente significative associate alla somministrazione del farmaco. 8.3 Conclusioni riguardanti sicurezza e tollerabilità > Negli studi clinici condotti Vivaglobin® è risultato molto ben tollerato. > Come descritto anche da altri autori, gli effetti collaterali a livello del sito di iniezione sono frequenti, in particolare nei pazienti precedentemente trattati con immunoglobuline per via endovenosa. > Con il passare del tempo i pazienti si abituano alle infusioni sottocutanee e le segnalazioni di reazioni a livello del sito di iniezione diminuiscono. > Gli effetti collaterali a livello del sito di iniezione sono principalmente lievi ed autolimitanti. > Gli effetti collaterali che non riguardano il sito di iniezione sono molto meno frequenti degli effetti collaterali che riguardano il sito di iniezione. > Nello studio clinico NA i più frequenti effetti collaterali associati al farmaco sono risultati cefalea, rash cutanei e nausea. > Nello studio clinico EUB non sono stati descritti casi di cefalea o di nausea associati al farmaco. > In entrambi gli studi non sono stati descritti gravi effetti collaterali associati al farmaco. > In entrambi gli studi non sono state descritte alterazioni clinicamente rilevanti riguardanti i risultati degli esami di laboratorio. Tabella 17: Incidenza dei più frequenti effetti collaterali associati alle infusioni di Vivaglobin® Studio EUB Studio NA Complessivo (2.297 infusioni) (3.656 infusioni) (5.953 infusioni) Effetto collaterale Numero (%) Numero (%) Numero (%) Reazioni a livello 633 (27,6%) 1.787 (48,9%) 2.420 (40,7%) del sito di iniezione Cefalea 0 59 (1,6%) 59 (1%) Febbre 18 (0,8%) 2 (0,05%) 20 (0,34%) Rash cutanei 2 (0,09%) 9 (0,25%) 11 (0,18%) 0 9 (0,25%) 9 (0,15%) 3 (0,13%) 3 (0,08%) 6 (0,10%) 0) 4 (0,11%) 4 (0,07%) Nausea Alterazioni cutanee Nervosismo 9.1 Introduzione La cosiddetta “qualità di vita associata alla salute” (HRQL, Health-Related Quality of Life) è una percezione soggettiva dell’impatto della salute sullo stato fisico, psicologico e sociale del paziente, nonché sulla sua sensazione complessiva di benessere (29,46,47). I dati di qualità di vita associata alla salute riguardanti pazienti adulti affetti da immunodeficienza primitiva sono rari; a nostra conoscenza, inoltre, prima degli studi EUB e NA dati del genere erano completamente mancanti per quanto riguarda pazienti in età pediatrica e le loro famiglie (29). CSL Behring ha condotto valutazioni riguardanti la qualità di vita associata alla salute in entrambi gli studi clinici su Vivaglobin® (55,56). Uno degli obiettivi di tali valutazioni era quello di determinare il livello di soddisfazione nei confronti del trattamento in pazienti, adulti e di età pediatrica, che passavano da una terapia con immunoglobuline per via endovenosa ad una terapia con immunoglobuline per via sottocutanea condotta a livello domiciliare. 9.2 Obiettivi dello studio • Valutare la qualità di vita associata alla salute ed il livello di soddisfazione nei confronti del trattamento in pazienti con immunodeficienza primitiva trattati a livello domiciliare con l’autosomministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea. • Confrontare l’autosomministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea con la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa, condotta a livello domiciliare o ospedaliero. Protocollo dello studio I due studi riguardanti la qualità di vita associata alla salute sono stati pressoché identici. Gli studi hanno utilizzato gli stessi questionari anche se i tempi per il completamento dei questionari sono stati lievemente diversi. I protocolli degli studi sono riassunti nella Tabella 18. 9.3 Questionari di valutazione della HRQL SF-36 è un questionario rivolto a pazienti adulti (età superiore o uguale a 14 anni). Il questionario contiene scale di valutazione di nove variabili: autovalutazione del livello funzionale fisico, ruolo fisico (per aspetti lavorativi, ad esempio tempo trascorso lavorando, difficoltà lavorative ed in altre attività); dolore corporeo; salute generale (percezione della qualità della salute ed aspettative riguardanti la salute); vitalità (sensazione di benessere, livello di energia, resistenza alla fatica); funzione sociale; stato emotivo; salute mentale; modificazioni della percezione della salute (salute attuale vs. salute precedente) (48). Tabella 18: Parametri riguardanti la HRQL Precedente terapia EUB NA IVIG o SCIG in ospedale IVIG in ospedale con immunoglobuline o a domicilio Trattamento oggetto 4-6 somministrazioni 2-6 somministrazioni dello studio supervisionate prima supervisionate prima dell’autoinfusione dell’autoinfusione domiciliare. Infusioni domiciliare. Infusioni domiciliari settimanali domiciliari settimanali Tempistica Prima della prima Prima della prima del questionario infusione sottocutanea infusione sottocutanea ed a 6 e 10 mesi ed a 6, 9 e 12 mesi Questionario generico Child Health Child Health per i bambini Questionnaire Parent Questionnaire Parent (cioè pazienti <14 anni), Form 50 (CHQ-PF50) Form 50 (CHQ-PF50) Short Form 36 (SF-36) Short Form 36 (SF-36) Questionario di Indice di Qualità Indice di Qualità valutazione della di Vita (LQI) di Vita (LQI) SCIG versus IVIG SCIG versus IVIG Domiciliare versus Domiciliare versus ospedaliero ospedaliero con risposte date dai genitori Questionario generico per adulti (cioè pazienti >=14 anni) soddisfazione verso il trattamento Soddisfazione nei confronti del trattamento Preferenze terapeutiche 29 9.4 Livello di soddisfazione nei riguardi del trattamento Il livello di soddisfazione dei pazienti nei riguardi del trattamento è stato valutato utilizzando il questionario standardizzato noto come Indice di Qualità di Vita (Life Quality Index), con l’aggiunta di due domande. Il questionario valuta l’impatto del trattamento con IgG sulle attività della vita di tutti i giorni, ma non prende in considerazione la sede (domiciliare od ospedaliera) dove viene condotta l’infusione. Il questionario Indice di Qualità di Vita prende in considerazione 15 aspetti che vengono valutati utilizzando una scala di 7 punti compresa tra “estremamente positivo” (7 punti) ed “estremamente negativo” (1 punto). Il punteggio massimo di 105 indica il livello massimo di soddisfazione del paziente riguardo a fattori come indipendenza, comodità del trattamento, attività sociali/scolastiche/lavorative, costi relativi alla salute ed ai viaggi per sostenere le cure. Per determinare le attitudini generali dei pazienti e del personale di assistenza circa il luogo dove viene condotto il trattamento (domiciliare od ospedaliero) e la via di somministrazione del farmaco (intramuscolare o sottocutanea) al questionario Indice di Qualità di Vita sono state aggiunte due domande. 9.5 Risultati 9.5.1 Dati demografici I dati demografici e medici, “per protocollo”, dei pazienti sottoposti alla valutazione della qualità di vita associata alla salute sono riportati in Tabella 19. 9.5.2 Profili di salute dei pazienti adulti nello studio clinico EUB Pazienti precedentemente trattati in ospedale con immunoglobuline per via endovenosa hanno presentato, in concomitanza con la somministrazione domiciliare di Vivaglobin®, miglioramenti (p<0,05) di variabili come vitalità, funzione sociale e salute mentale (Figura 9). Tabella 19: Dati demografici e medici dei pazienti sottoposti a valutazione della HRQL nei due protocolli (55,56) EUB Partecipanti (N) Valutabili (N) Genere (M / F) Età (anni): media (range) IVIG in IVIG in ospedale ospedale (N=22) SCIG a domicilio (N=10) Adulti* IVIG in IVIG a ospedale domicilio 100 90 17 41 28 16 15 15/0 32 20/12 19 12/7 13 9/4 7 (3-13) 33,5 (14-74) 36 (16-66) 34 (16-61) Diagnosi CVID 3 25 14 11 Deficit di sottoclassi di IgG 2 0 - - Ipo- o agammaglobulinemia 10 7 IVIG, immunoglobuline per via endovenosa; SCIG, immunoglobuline per via sottocutanea * Solo adulti. Numero di bambini troppo basso (n=4) per consentire una valutazione 30 Figura 9: Profili di salute dei pazienti adulti nello studio EUB precedentemente trattati a livello ospedaliero con immunoglobuline per via endovenosa 5 2 Valutazione iniziale 88 Dopo 10 mesi 70 83 70 63 60 50 40 30 60 86 81 80 64 55 54 100 80 50 40 36 30 10 10 0 0 91 90 68 53 larmente importanti i seguenti miglioramenti riguardanti i bambini e la vita familiare in generale: • Miglioramenti a livello scolastico e sociale. • Miglioramento complessivo della salute. • “Il bambino è ora sano come gli altri”. • Migliorata resistenza nei confronti delle infezioni. • Aspettative più elevate, da parte dei genitori, circa la salute futura del bambino. • Aumento del tempo personale a disposizione dei genitori. • Minori restrizioni ed interruzioni delle normali attività familiari. • Minori preoccupazioni circa la salute fisica ed il benessere emotivo del bambino. Alcuni altri fattori possono aver contribuito ai miglioramenti descritti nei pazienti di età pediatrica. Ad esempio, la somministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea evita di dover ricorrere ad infusioni di grossi volumi di liquidi che possono causare alcuni effetti collaterali (52). Figura 11: Profili di salute dei pazienti adulti precedentemente trattati con immunoglobuline per via endovenosa a livello ospedaliero (Osp) o a livello domiciliare (Dom) (studio NA). (RF, stato - fisico ; SG, salute generale; VT, vitalità) 73 70 20 Salute mentale 79 80 20 Funzione sociale 9.5.3 Profili di salute dei pazienti di età pediatrica nello studio clinico EUB I genitori dei pazienti di età pediatrica hanno riferito miglioramenti in 6 categorie riguardanti la qualità di vita associata alla salute: salute globale; ruolo / limitazioni sociali - emotivo / comportamentali; percezioni generali della salute; impatto sui genitori - emotivo; impatto sui genitori - tempo; attività familiari (Figura 10). I genitori hanno giudicato partico- Valutazione di base Dopo 10 mesi 90 78 Vitalità 96 100 94 80 sociale e di attività sociali. I pazienti con sindromi da immunodeficienza primitiva tendono spesso ad evitare i contatti e le attività sociali per il timore di incorrere in affaticamenti eccessivi o di contrarre infezioni (29). Figura 10: Miglioramenti significativi dei profili di salute dei bambini precedentemente trattati a livello ospedaliero con immunoglobuline per via endovenosa (studio EUB). GGH, salute globale (global health); REB, ruolo / limitazioni sociali - comportamento emotivo (role / social limitations - emotional behavior); GH, percezioni generali sullo stato di salute (global health perceptions); PE, impatto sui genitori - emozionale (parental impact emotional); PT, impatto sui genitori - tempo (parental impact - time); FA, attività familiari (family activities) Punteggio medio Terapia precedente Adulti Punteggio medio Bambini NA In studi precedenti, condotti su pazienti con immunodeficienza primitiva e trattati a livello domiciliare con immunoglobuline per via endovenosa, i pazienti avevano affermato che il trattamento domiciliare determinava sensazioni di indipendenza, libertà e flessibilità, nonché una diminuzione della sensazione di malattia e di limitazione funzionale (50,51). Negli studi clinici EUB e NA la somministrazione a livello domiciliare di immunoglobuline per via sottocutanea ha esercitato un significativo impatto positivo su variabili come performance lavorativa, benessere psicologico, vitalità, sensazione generale di salute. Miglioramenti di queste variabili consentono ai pazienti migliori possibilità di contatto Punteggio medio I punteggi sono compresi tra 0 e 100. I punteggi più elevati indicano una migliore qualità di vita associata alla salute. Il Child Health QuestionnaireParental Form 50 (CHQ-PF50) è stato completato dai genitori dei pazienti in età pediatrica. L’attenzione del questionario si focalizza sulla funzione fisica e psicosociale e sulla sensazione di benessere del bambino e della sua famiglia (49). Anche in questo caso punteggi elevati indicano una migliore qualità di vita associata alla salute. Valutazione iniziale Dopo 12 mesi 75 67 70 60 60 50 50 54 54 40 40 30 20 10 GGH REB GH PE PT FA 0 RF-Osp SG-Osp VT-Osp SG-Dom Profili di salute 31 di parametri riguardanti aspetti come lo stato fisico, la salute generale, la vitalità e le modificazioni della percezione della salute (v. Figura 11; i risultati riguardanti le modificazioni della percezione della salute sono stati valutati utilizzando una scala diversa e non vengono presentati nella Figura). Miglioramenti della salute generale sono stati descritti anche nei pazienti precedentemente trattati con immunoglobuline per via endovenosa a livello domiciliare. Miglioramenti sono stati descritti anche nei parametri di valutazione della funzione fisica e del dolore corporeo (dati non presentati in dettaglio). Non sono stati descritti peggioramenti delle variabili. I pazienti che assumono il farmaco a livello domiciliare, inoltre, non devono recarsi in ospedale per il trattamento e non sono, pertanto, esposti al rischio di infezioni contratte a livello ospedaliero. Quando si somministrano immunoglobuline per via sottocutanea a livello domiciliare, pertanto, numerose circostanze diverse possono contribuire a ridurre l’ansia ed i timori dei genitori circa il trattamento dei figli. 9.5.4 Profili di salute nello studio clinico NA Nei pazienti che venivano precedentemente trattati con immunoglobuline per via endovenosa presso strutture sanitarie sono stati descritti significativi miglioramenti (p<0,05) Figura 12: Indice di Qualità di Vita nello studio EUB. I dati rappresentano punteggi medi per i pazienti in età pediatrica e per i pazienti adulti, secondo quanto riferito dagli stessi pazienti. Un punteggio pari a 105 rappresenta il massimo punteggio possibile, indicante la massima soddisfazione del paziente nei confronti del trattamento * Test-F, dopo 10 mesi vs. valutazione iniziale, p<0,05 Valutazione iniziale Dopo 10 mesi di terapia domiciliare con Vivaglobin® 110 * Media della somma dei punteggi 100 * 95 95 94 96 95 90 85 82 80 75 74 70 65 60 Studio precedente: IVIG Studio precedente: SCIG 55 50 15 bambini 32 22 adulti 10 adulti 9.5.5 Livello di soddisfazione nei riguardi del trattamento (studi EUB e NA): Indice di Qualità di Vita (LQI) L’Indice di Qualità di Vita (Life Quality Index) riflette l’impatto della terapia con immunoglobuline sulla vita quotidiana di una persona. Nello studio EUB la terapia domiciliare con Vivaglobin® ha determinato, nei pazienti di età pediatrica che erano precedentemente trattati a livello ospedaliero con immunoglobuline per via endovenosa, un significativo miglioramento del livello di soddisfazione nei confronti del trattamento (valutato mediante i punteggi dell’Indice di Qualità di Vita) (Figura 12). Pazienti già in trattamento con immunoglobuline per via sottocutanea presentavano punteggi elevati già alla valutazione iniziale; in questi pazienti non sono state descritte modificazioni in seguito all’introduzione della terapia domiciliare con Vivaglobin® (Figura 12). In pazienti in età pediatrica ed adulti il passaggio ad una terapia domiciliare con Vivaglobin® ha ottenuto significativi miglioramenti (p<0,05) delle seguenti categorie prese in considerazione dall’Indice di Qualità di Vita: • Maggiore livello di indipendenza, con minori influenze negative sulle attività della vita di tutti i giorni. • Minori effetti negativi sulle attività scolastiche, lavorative e sociali. • Maggiore libertà di viaggiare. • Maggiore vantaggio terapeutico. • Miglioramento del livello di comfort. • Maggiore flessibilità terapeutica. • Miglioramento dell’atmosfera terapeutica. Figura 13: Preferenze espresse dai pazienti adulti dello studio NA riguardo alla somministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea o per via endovenosa Preferenza sulla via di somministrazione (%) 11 Figura 14: Preferenze espresse dai pazienti adulti dello studio NA riguardo alla somministrazione di immunoglobuline a livello domiciliare o a livello ospedaliero Preferenza sul luogo della somministrazione (%) 11 11 79 89 Precedente trattamento intraospedaliero con immunoglobuline per via endovenosa, 21 pazienti Precedente trattamento intraospedaliero con immunoglobuline per via endovenosa, 21 pazienti IV SC Nessuna preferenza 8 Ospedale Domicilio Nessuna preferenza 8 23 69 Precedente trattamento domiciliare con immunoglobuline per via endovenosa, 13 pazienti 92 Precedente trattamento domiciliare con immunoglobuline per via endovenosa, 13 pazienti Miglioramenti delle categorie valutate dall’Indice di Qualità di Vita sono stati descritti anche tra i pazienti dello studio NA che sono passati da terapie condotte in strutture sanitarie ad una terapia domiciliare con Vivaglobin®. In questi pazienti, dopo 12 mesi di terapia domiciliare con Vivaglobin® sono stati descritti miglioramenti di 12 tra i 15 parametri presi in considerazione. 9.5.6 Preferenze dei pazienti riguardanti il trattamento Negli studi clinici EUB e NA sono state valutate anche le preferenze espresse dai pazienti nei confronti del trattamento. La Figura 13 evidenzia come la somministrazione sottocutanea di immunoglobuline sia stata preferita dal 79% dei pazienti dello studio NA che hanno risposto al quesito e che erano precedentemente in trattamento con immunoglobuline per via endovenosa in ospedale, nonché dal 69% dei pazienti che erano precedentemente trattati con questi farmaci a livello domiciliare. La Figura 14 evidenzia che nello studio clinico NA la terapia domiciliare è stata preferita alla terapia ospedaliera da più dell’89% dei pazienti. Le preferenze espresse dai pazienti dello studio EUB sono risultate simili a quelle dei pazienti dello studio NA: • L’82% dei pazienti adulti precedentemente trattati con immunoglobuline per via 33 endovenosa ha preferito la terapia domiciliare per via sottocutanea. • Il 100% dei pazienti in età pediatrica precedentemente trattati con immunoglobuline per via endovenosa ha preferito la terapia domiciliare per via sottocutanea. • Il 100% dei pazienti adulti precedentemente trattati con immunoglobuline per via sottocutanea in ospedale ha preferito la stessa terapia condotta a livello domiciliare. 9.6 Conclusioni riguardanti la HRQL ed il livello di soddisfazione nei confronti del trattamento > In pazienti con malattie da immunodeficienza primitiva l’autosomministrazione domiciliare per via sottocutanea di Vivaglobin® ha migliorato la qualità di vita associata alla salute, rispetto ad un trattamento con infusioni di immunoglobuline per via endovenosa, condotte in ospedale o a livello ambulatoriale. > Nei pazienti adulti sono stati descritti miglioramenti di parametri di qualità di vita associata alla salute come vitalità (aspetti associati alla sensazione di benessere, come livello di energia ed affaticabilità), stato fisico (tempo trascorso lavorando, difficoltà nell’esecuzione del proprio lavoro o di altre attività), salute generale (percezione da parte del paziente della qualità della propria salute e aspettative riguardo alla salute futura), funzione sociale, salute mentale e modificazioni della percezione della salute (miglioramento delle condizioni di salute rispetto ad un anno prima). 34 > La maggior parte dei pazienti, sia adulti che in età pediatrica, ha preferito la somministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea. > La maggior parte dei pazienti, sia adulti che in età pediatrica, ha preferito la terapia con immunoglobuline a livello domiciliare. > I pazienti dello studio NA precedentemente trattati a livello domiciliare con immunoglobuline per via endovenosa hanno presentato, in seguito al passaggio alla terapia domiciliare con Vivaglobin®, scarse modificazioni della qualità di vita associata alla salute. > Questi pazienti hanno, tuttavia, presentato una tendenza verso un miglioramento delle condizioni generali di salute. > La maggior parte dei pazienti ha, comunque, preferito la somministrazione di immunoglobuline per via sottocutanea. > La terapia domiciliare ha esercitato un impatto positivo sulla vita quotidiana (Indice di Qualità di Vita), sia nei pazienti di età pediatrica sia nei pazienti adulti. > La terapia domiciliare per via sottocutanea con Vivaglobin® ha ottenuto nei pazienti di età pediatrica miglioramenti nella percezione della propria salute (es. funzione sociale), secondo quanto riferito dai genitori. La terapia ha ottenuto miglioramenti della qualità di vita anche nei genitori e nella famiglia in generale. 9.7 Addestramento dei pazienti e consigli per la terapia domiciliare I pazienti che si autosomministrano il farmaco a livello domiciliare devono sottoporsi ad un addestramento iniziale ed a successivi controlli circa l’acquisizione di una corretta tecnica di infusione. Visite di follow-up, condotte dopo alcune auto-infusioni domiciliari, sono utili al paziente ed al medico per definire se sia possibile o meno continuare con la terapia condotta mediante infusioni domiciliari del farmaco. 10. Vivaglobin®: somministrazione e conservazione del prodotto Vivaglobin® viene fornito come soluzione di IgG liquida, pronta per l’uso, contenente 160 mg di immunoglobuline polivalenti per mL (16%). La preparazione contiene glicina (20-25 mg/mL) come stabilizzante e non contiene conservanti o zuccheri. Vivaglobin® va somministrato a temperatura corporea e non va mischiato con altri farmaci. Negli studi clinici condotti su Vivaglobin® non è stato superato un volume pari a 15 mL per sito di iniezione ed una velocità di infusione pari a 22 mL per ora. Volumi superiori a 15 mL sono state suddivisi ed infusi simultaneamente a livello di più siti, utilizzando una pompa per infusione ed un separatore di flusso. I siti di iniezione erano ad una distanza di almeno 5 cm l’uno dall’altro. 10.1 Metodo di somministrazione Vivaglobin® va somministrato per iniezione sottocutanea. Nel corso dell’addestramento del paziente le infusioni sottocutanee condotte a livello domiciliare andrebbero inizialmente monitorate da un medico esperto nel trattamento di pazienti con immunodeficienze. Il paziente va addestrato all’uso della siringa con pompa per infusione, alle tecniche di infusione, alla compilazione di un diario sul trattamento ed alle misure da prendere in caso di comparsa di un grave effetto collaterale. Durante la fase di addestramento dei pazienti di uno studio clinico e sotto la supervisione di un medico, la velocità di infusione di Vivaglobin® è stata aumentata da 10 mL/ora fino ad un valore massimo di 22 mL/ora. La massima velocità di infusione consigliata è di 22 mL/ora. Figura 15: L’immunoglobulina deve essere iniettata nel tessuto sottocutaneo e non negli strati superficiali della cute Vivaglobin® va preferibilmente somministrato a livello della parete addominale, a livello delle cosce o delle natiche. Dosaggi superiori a 15 ml vanno suddivisi e somministrati a livello di 2 o più siti di infusione. 10.2 Dosi Le dosi di Vivaglobin® vanno definite individualmente paziente per paziente. Come riferimento vengono presentati i seguenti regimi di dosaggio: • Dose da carico di 0,2-0,5 g/kg (1,3-3,1 mL/kg), suddivisa in diversi giorni, con un dosaggio massimo giornaliero di 0,1-0,15 g/kg. • Dopo che i livelli di IgG hanno raggiunto un livello stazionario, somministrare ad intervalli regolari dosaggi di mantenimento (consigliabili le somministrazioni settimanali), in modo tale da raggiungere un dosaggio cumulativo mensile pari a 0,4-0,8 g/kg (2,5-5 mL/kg). • Occorre misurare i livelli di IgG in modo da aggiustare le dosi e gli intervalli di somministrazione di Vivaglobin®. Le infusioni sottocutanee settimanali (che rappresentano la frequenza di somministrazione abituale per le immunoglobuline per via sottocuta- 35 11. Bibliografia nea) presentano dei vantaggi teorici specifici rispetto alle infusioni mensili (frequenza di somministrazione abituale per le immunoglobuline per via endovenosa) dal punto di vista del mantenimento di livelli plasmatici adeguati per tutte le sottoclassi di IgG. Ciò risulta particolarmente importante per le IgG3, uno dei più importanti anticorpi per la neutralizzazione di virus, che possiede un’emivita di circa 7 giorni. Su queste premesse appare plausibile che con infusioni settimanali sottocutanee di immunoglobuline sia possibile mantenere livelli plasmatici relativamente costanti di IgG3. 10.3 Volumi di soluzione nelle preparazioni Vivaglobin® (16%) per uso sottocutaneo è disponibile in preparazioni contenenti i seguenti volumi di soluzione: • Flacone da 3 mL • Fiala da 5 mL • Flacone da 10 mL • Flacone da 20 mL 36 10.4 Conservazione di Vivaglobin® Vivaglobin® va conservato in frigorifero (temperatura compresa tra +2 e +8 °C) nella confezione esterna di cartone. Il farmaco non va congelato. Quando il prodotto viene conservato in frigorifero il periodo di validità massima è attualmente di 36 mesi. Il farmaco non va usato dopo la data di scadenza riportata sulla confezione. 10.5 Istruzioni per la somministrazione • Prima dell’uso occorre consentire che la soluzione raggiunga la temperatura ambiente. • I farmaci da somministrare per via parenterale vanno ispezionati visivamente prima della somministrazione. Se la soluzione appare torbida o presenta depositi non va utilizzata. Il colore normale di Vivaglobin® può variare da una soluzione senza colore ad un giallo pallido. È stato a volte descritto anche un colore marrone chiaro. Nella preparazione e nella somministrazione di Vivaglobin® va utilizzata una tecnica asettica. Occorre rimuovere il tappo del flacone in modo da esporre la porzione centrale del tappo di gomma. Occorre poi detergere il tappo di gomma. Non agitare il flacone. Prelevare dal flacone la quantità appropriata di Vivaglobin® iniettando dell’aria nel flacone ed asportando poi il volume di soluzione adeguato. Seguire le istruzioni dell’azienda produttrice per la preparazione della pompa e dei tubi. Selezionare il numero di siti di iniezione in base al volume totale di soluzione che deve essere somministrato. Pulire il sito od i siti di iniezione con una soluzione antisettica, seguita da iodio-povidone, seguendo un moto circolare dall’interno all’esterno del sito di iniezione. Il sito di iniezione deve essere pulito, va asciugato e deve essere ad almeno 5 centimetri di distanza da altri siti di iniezione. Vivaglobin® non va infuso in un vaso sanguigno. Per assicurarsi di non essere entrati in un vaso, ritrarre leggermente lo stantuffo della siringa. Nel caso in cui l’ago è accidentalmente entrato in un vaso si osserva chiaramente l’entrata di sangue nel tubo del catetere. In un caso del genere occorre scegliere un altro sito di iniezione. Dopo la somministrazione, la soluzione eventualmente non somministrata e tutto il materiale di somministrazione vanno eliminati seguendo le indicazioni per materiale biologicamente pericoloso. 1. Behring EA, Kitasato S. Über das Zustandekommen der Diphtherie-Immunität und der Tetanus-Immunität bei Tieren. Dtsch med Wochenschr. 1890; 49: 1113-1114. 2. Gronski, P, Seiler FR, Schwick HG. Discovery of antitoxins and development of antibody preparations for clinical uses from 1890 to 1990. Mol Immunol 1991; 28: 1321-1332. 3. Chapel H, Geha R, Rosen F. Primary immunodeficiency diseases: an update. Clin Exp Immunol 2003; 132 (1): 9-15. 4. Bonilla FA, Geha RS. Primary immunodeficiency diseases. J Allergy Clin Immunol, 2003; 111: 571-578. 5. Champi C. Journal of Pediatric Health Care 2002; 16 (1): 16-21. 6. Schiff RI. Treatment of primary immunodeficiency diseases with Gammaglobulin. In: Lee ML, Strand V, editors. Intravenous Immunoglobulin in Clinical Practice. 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FORMA FARMACEUTICA Soluzione per iniezione (uso sottocutaneo) 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Terapia sostitutiva negli adulti e nei bambini affetti da sindromi di immunodeficienza primitiva (PID) quali: • agammaglobulinemia e ipogammaglobulinemia congenite • immunodeficienza comune variabile, • immunodeficienza combinata grave, • carenza di sottoclassi IgG con infezioni ricorrenti. Terapia di sostituzione nel mieloma o nella leucemia linfatica cronica, con grave ipogammaglobulinemia secondaria e infezioni ricorrenti. 4.2 Posologia e modo di somministrazione Posologia Il dosaggio va determinato singolarmente per ciascun paziente, tenendo conto dei parametri farmacocinetici e della risposta clinica. I dosaggi qui di seguito riportati sono da ritenere come indicativi. Con somministrazione per via sottocutanea, il dosaggio deve essere scelto in modo tale da conseguire un livello sostenuto di IgG nel plasma. Può essere necessaria una dose di carico di almeno 0,2 - 0,5 g/kg (1,3-3,1 mL/kg) di peso corporeo, ripartita in più giorni, con una dose massima giornaliera di 0,1 fino a 0,15 g/kg di peso corporeo, e secondo quanto indicato dal medico curante. Dopo che i livelli di IgG abbiano raggiunto lo stato stazionario, le dosi di mantenimento si somministreranno a intervalli successivi, preferibilmente con cadenza settimanale tali da raggiungere una dose mensile complessiva compresa fra circa 0,4 e 0,8 g/kg (2,5 - 5 mL/kg) di peso corporeo. Per la regolazione della dose e degli intervalli di dosaggio di Vivaglobin vanno misurati i livelli minimi di IgG. Modalità di somministrazione Vivaglobin deve essere somministrato per via sottocutanea. L’infusione sottocutanea nel trattamento domiciliare deve essere effettuata da un medico esperto nel trattamento dell’immunodeficienza e nell’orientamento dei pazienti in tema di terapia domiciliare. I pazienti saranno istruiti sull’impiego della pompa a siringa, sulle tecniche di infusione, sulla compilazione di un diario di trattamento e sui provvedimenti da adottare in caso di gravi reazioni avverse. La velocità di infusione raccomandata è pari a 22 mL/h. In una sperimentazione clinica, nel corso della quale sono stati valutati 53 pazienti, la velocità di infusione di Vivaglobin è stata portata - nella fase di addestramento sotto la supervisione di un medico - dagli iniziali 10 mL/h a 22 mL/h. Vivaglobin deve essere preferibilmente iniettato nella parete addominale, nella coscia e/o nel gluteo. In ogni singolo sito di iniezione non devono essere iniettati più di 15 mL. Dosi di quantità superiore a 15 mL devono essere iniettate ripartendole in più punti. 4.3 Controindicazioni Ipersensibilità accertata nei confronti di qualsiasi componente del prodotto. Vivaglobin non deve essere iniettato per via intravascolare. Non deve essere somministrato per via intramuscolare in caso di trombocitopenia di grado severo e in altri disturbi della coagulazione. 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego Non iniettare per via endovascolare! In caso di iniezione 39 accidentale di Vivaglobin in un vaso sanguigno, è possibile che il paziente sviluppi uno shock anafilattico. La velocità di infusione raccomandata per Vivaglobin è indicata al paragrafo “4.2 Modalità di somministrazione” e deve essere rispettata. I pazienti devono essere tenuti sotto stretto monitoraggio ed attentamente controllati durante l’infusione per accertare tempestivamente l’eventuale insorgenza di qualsiasi effetto avverso. Alcune reazioni avverse possono presentarsi con maggiore frequenza nei pazienti ai quali l’immunoglobulina umana normale è somministrata per la prima volta, oppure, ma raramente, quando si cambia prodotto o se il trattamento è stato interrotto per più di 8 settimane. o plasma umano comprendono la selezione dei donatori, il controllo delle singole donazioni e dei pool di plasma per la presenza di specifici marcatori di infezione e l’adozione di fasi di produzione efficaci per l’inattivazione/la rimozione dei virus. Ciò nonostante, quando vengono somministrati prodotti derivati da sangue o plasma umano, non può essere totalmente esclusa la possibilità di trasmissione di agenti infettivi. Ciò vale anche per virus sconosciuti o emergenti e per altri patogeni. I provvedimenti adottati sono considerati efficaci nei confronti di virus capsulati come HIV, HBV e HCV, e nei confronti dei virus non capsulati HAV e parvovirus B19. 4.6 Gravidanza ed allattamento La sicurezza di questo medicinale in donne gravide non è stata stabilita in sperimentazioni cliniche controllate, pertanto, occorre porre particolare attenzione nel decidere se somministrare questa specialità medicinale durante la gravidanza o nella fase di allattamento al seno. L’esperienza clinica acquisita nell’impiego delle gammaglobuline non porta a ritenere la comparsa di effetti pericolosi in caso di somministrazione delle stesse durante la gravidanza né per la madre, né per il feto o per il neonato Vere reazioni di ipersensibilità sono rare. Possono manifestarsi in rarissimi casi di carenza di IgA con anticorpi anti-IgA: questi pazienti devono essere trattati con cautela. Raramente, Vivaglobin può causare caduta pressoria accompagnata da reazione anafilattica anche in pazienti che hanno ben tollerato un precedente trattamento con immunoglobulina umana normale. Le potenziali complicanze possono essere sovente evitate, accertandosi: • che i pazienti non siano sensibili alle immunoglobuline umane normali, infondendo loro, la prima volta, il prodotto lentamente (vedere paragrafo ”4.2 Modalità di somministrazione”); • che i pazienti siano attentamente monitorati per accertare con tempestività l’insorgenza di qualsiasi sintomo nel corso dell’infusione. In particolare, si raccomanda di monitorare i pazienti nel corso della prima infusione e per la prima ora successiva, al fine di potere subito individuare potenziali reazioni avverse che insorgano nelle seguenti situazioni: - pazienti non precedentemente trattati con immunoglobulina umana normale, - pazienti in precedenza trattati con un altro prodotto, oppure - quando è intercorso molto tempo dalla precedente infusione. Tutti gli altri pazienti devono essere comunque tenuti sotto osservazione per almeno 20 minuti dopo la somministrazione. Esiste una rassicurante esperienza clinica in merito alla non trasmissione dell’epatite A o del parvovirus B 19 con la somministrazione di immunoglobuline e si ritiene anche che il contenuto anticorpale rappresenti un importante contributo alla sicurezza contro i virus. 4.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Non vi sono indicazioni che Vivaglobin possa compromettere la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. Si raccomanda in modo particolare che, ogni qual volta si somministri Vivaglobin, si registrino sia il nome del paziente che il numero di lotto del prodotto stesso, in modo da stabilire un collegamento fra il nome del paziente e il numero del lotto. 4.8 Effetti indesiderati In uno studio clinico eseguito con somministrazione sottocutanea in 60 soggetti, sono stati riportati, i seguenti effetti indesiderati: reazioni al sito di infusione molto comuni e in gran parte di intensità lieve (gonfiore, irritazione, arrossamento, indurimento, sensazione localizzata di calore, prurito, ecchimosi) all’inizio del trattamento sottocutaneo e con riduzione molto rapida entro le prime dieci infusioni, quando i soggetti si abituano a questo tipo di trattamento. (Le reazioni al sito di iniezione non sono state segnalate in uno studio in cui i pazienti erano stati trattati con immunoglobulina sottocutanea per anni prima della sperimentazione). In caso di sospetta reazione allergica o anafilattica si dovrà sospendere immediatamente la somministrazione del prodotto. In caso di shock devono essere adottate le procedure correnti standard per il trattamento dello shock. Le procedure standard per prevenire infezioni che risultino dall’uso di prodotti derivati da sangue 40 4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione Vaccini con virus vivi attenuati La somministrazione di immunoglobulina può compromettere, in un periodo compreso fra 6 settimane e 3 mesi dalla vaccinazione, l’efficacia di vaccini vivi attenuati, come i vaccini contro il morbillo, la rosolia, la parotite e la varicella. Dopo la somministrazione di Vivaglobin deve intercorrere un intervallo di almeno 3 mesi prima di procedere alla vaccinazione con vaccini contenenti virus vivi attenuati. Nel caso del morbillo, questo effetto di indebolimento della vaccinazione può durare fino a 1 anno. Pertanto, nei pazienti vaccinati contro il morbillo si deve controllare la specifica situazione anticorpale. Interazioni con analisi sierologiche È opportuno tenere presente all’atto dell’interpretazione dei risultati di test sierologici che il transitorio aumento degli anticorpi trasportati passivamente in seguito ad iniezioni di immunoglobuline può rendere positivi i risultati dei test. La trasmissione passiva di anticorpi per gli antigeni eritrocitari, ad es. A, B e D, può interferire con alcuni test sierologici per la ricerca di allo-anticorpi eritrocitari (ad es. test di Coombs), con la conta dei reticolociti e con l’aptoglobina. In singoli casi: • reazioni allergiche comprendenti caduta della pressione • reazioni generalizzate come brividi, febbre, cefalea, malessere, moderata lombalgia, sincope, capogiri, disturbi cutanei, broncospasmo Durante la sorveglianza post-marketing di prodotti somministrati per via intramuscolare o sottocutanea, sono stati segnalati raramente i seguenti effetti indesiderati: • reazioni allergiche comprendenti caduta della pressione, dispnea, reazioni cutanee che, in casi isolati, sono progredite fino allo shock anafilattico, anche quando il paziente non aveva presentato reazioni di ipersensibilità in occasione di somministrazioni precedenti. • reazioni generalizzate come brividi, febbre, cefalea, malessere, nausea, vomito, artralgia e moderata lombalgia. • reazioni cardiovascolari, in particolare nei casi di accidentale somministrazione del prodotto per via endovascolare. • reazioni locali nel sito di infusione/iniezione: gonfiore, irritazione, arrossamento, indurimento, sensazione localizzata di calore, prurito, ecchimosi o rash. Per informazioni in merito al rischio di malattie infettive, vedere paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego”. 4.9 Sovradosaggio Non sono note conseguenze da sovradosaggio. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 5.1 Proprietà farmacodinamiche Gruppo farmacoterapeutico: sieri immuni ed immunoglobuline; immunoglobuline umane normali, per somministrazione extravascolare. Codice ATC: J06B A01 L’immunoglobulina umana normale contiene principalmente immunoglobulina G (IgG), caratterizzata da un ampio spettro anticorpale verso vari agenti infettivi. Vivaglobin contiene gli anticorpi dell’immunoglobulina G che sono presenti nella popolazione normale. Per la sua preparazione si impiegano pool di plasma ottenuti da almeno 1.000 donatori. Vivaglobin presenta una distribuzione di sottoclassi di immunoglobulina G strettamente proporzionale a quella del plasma umano nativo. La somministrazione di dosi adeguate di questa specialità medicinale consente di riportare alla norma bassi valori di immunoglobulina G. 5.2 Proprietà farmacocinetiche Mediante somministrazione sottocutanea dell’immunoglobulina umana normale sono stati raggiunti nel circolo del ricevente valori di picco con un ritardo di circa 2 giorni. I dati ottenuti da una sperimentazione clinica (n = 60) hanno evidenziato che, nel plasma, possono essere mantenuti livelli di 8 - 9 g/L (n = 53), somministrando ogni settimana dosi di Vivaglobin comprese fra 0,05 e 0,15 g per kg di peso corporeo. Ciò è paragonato a un dosaggio cumulativo mensile di 0,2-0,6 g per kg di peso corporeo. La IgG e i complessi di IgG vengono catabolizzati nelle cellule del sistema reticolo-endoteliale. 41 5.3 Dati preclinici di sicurezza Non esistono dati considerati rilevanti per la sicurezza clinica oltre ai dati inclusi in altre sezioni del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. entro il periodo di validità Non usare soluzioni che sono torbide o che presentano depositi. Il prodotto non utilizzato ed i materiali di scarto devono essere smaltiti in conformità ai requisiti di legge locali. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Glicina, sodio cloruro, acido idrocloridrico o idrossido di sodio (in piccole quantità, per la regolazione del pH), acqua per preparazioni iniettabili. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO CSLBehring GmbH Emil-von-Behring-Str. 76 D-35041 Marburg Germania 6.2 Incompatibilità In assenza di studi di compatibilità questo prodotto medicinale non deve essere miscelato ad altri prodotti medicinali. 6.3 Periodo di validità Il periodo di validità è di 3 anni. Il prodotto deve essere utilizzato immediatamente dopo l’apertura della fiala o del flacone. 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione Vivaglobin va conservato in frigorifero (+2° C e +8° C) nella confezione. Non congelare! 6.5 Natura e contenuto del contenitore Flaconcino (vetro Tipo I) da 3 mL di soluzione con tappo (clorobutile) - confezione da 1 o 10 flaconcini; Fiala (vetro Tipo I) da 5 mL di soluzione - confezione da 1 o 10 fiale; Flaconcino (vetro Tipo I) da 10 mL di soluzione con tappo (clorobutile) - confezione da 1, 2, 10 o 20 flaconcini; Flaconcino (vetro Tipo I) da 20 mL di soluzione con tappo (clorobutile) - confezione da 1 flaconcino. Solo la confezione da 2 flaconcini x 10 mL contiene i seguenti dispositivi: 1 siringa da 20 mL 1 tubo-perfusore con ago 2 aghi ipodermici 2 aghi areatori 3 tamponi con alcool 8. NUMERO(I) DELL’AUTORIZZAZIONE (DELLE AUTORIZZAZIONI) ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO 037882014/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 1 fiala da 5 mL 037882026/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 10 fiale da 5 mL 037882038/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 1 flaconcino 10 mL 037882040/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 10 flaconcini 10 mL 037882053/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 20 flaconcini 10 mL 037882065/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 1 flaconcino 3 mL 037882077/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 10 flaconcini 3 mL 037882089/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 1 flaconcino 20 ml 037882091/M - 160 mg/mL soluzione per infusione sottocutanea 2 flaconcini 10 mL + 1 siringa + 1 tubo perfusore con ago + 2 aghi ipodermici + 2 areatori + 3 tamponi con alcool 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE 28 settembre 2007 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Settembre 2007 È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Speciali precauzioni per lo smaltimento Vivaglobin è una soluzione pronta per l’uso e deve essere somministrata a temperatura corporea. Vivaglobin è una soluzione limpida. Il colore può variare da trasparente a giallo pallido fino a marrone chiaro 42 43 ITC 3070350 - Depositato AIFA il 09/10/2007 P.zza S. Tuerr, 5 - 20149 Milano Tel. 02 349641 www.cslbehring.it www.vivaglobin.com