Breast Unit unità interdipartimentale di Senologia informazioni sul tumore al seno, sugli aspetti chirurgici e di chirurgia ricostruttiva e indicazioni per il dopo intervento azienda Ulss 12 veneziana il tumore al seno Il seno è composto da un insieme di lobuli [C p. 15], di dotti galattofori [C p. 15] e di tessuto adiposo. Il tumore al seno è causato dalla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule dei lobuli o dei dotti galattofori che diventano maligne e tendono a invadere prima i tessuti vicini, poi anche gli altri organi del corpo. Il cancro al seno è molto diffuso in quanto si presenta in una donna su dieci. Il 27% dei tumori che colpiscono donne sono al seno (dati: Associazione italiana per la ricerca sul cancro). Al tempo stesso, però, il tumore al seno è uno dei più curabili, con un’alta speranza di vita, ottimi risultati per quanto riguarda l’esito estetico e continui passi in avanti nel campo della prevenzione, della diagnosi precoce e nella ricerca di soluzioni il meno invasive possibile per le terapie chirurgiche e mediche. tipi di tumore non invasivi carcinoma duttale in situ (CDIS) Consiste in una proliferazione cellulare anomala nel tessuto di rivestimento di un dotto che però non ha invaso il tessuto mammario circostante. Se non trattato, le cellule cancerose possono diffondersi determinando un carcinoma invasivo. carcinoma lobulare in situ (CLIS) La proliferazione cellulare anomala avviene all’interno del rivestimento di un lobulo. Raramente evolve in un tumore invasivo, però la sua presenza segnala che il soggetto è a rischio elevato di sviluppare un tumore a entrambe le mammelle (bilaterale). invasivi carcinoma duttale infiltrante Proliferazione cellulare che ha superato la parete del dotto galattoforo. È la forma più diffusa di cancro al seno. carcinoma lobulare infiltrante Proliferazione cellulare anomala che ha superato la parete del lobulo. Può interessare entrambi i seni. l’intervento chirurgico L’intervento chirurgico è la terapia più indicata attualmente in caso di tumore al seno. Negli stadi precoci spesso la malattia non interessa i linfonodi ascellari (90%). In questi casi si applica la tecnica del linfonodo sentinella (rimozione di uno o due linfonodi), in tutti gli altri casi il chirurgo può eseguire una linfoadenectomia ascellare (rimozione di una parte o di tutti i linfonodi dell’ascella). All’intervento possono seguire delle sedute di radioterapia [C p. 15] per completare l’eliminazione delle cellule cancerose. I tipi di intervento sono di diverso tipo, a seconda del tipo di tumore e dello stadio di avanzamento. tumorectomia Intervento che prevede l’asportazione di una piccola parte di tessuto, in cui è compreso il nodulo tumorale. Di norma viene eseguita su lesioni inferiori al centimetro. quadrantectomia Asportazione del quadrante della mammella in cui ha sede un carcinoma. Viene preferita alla mastectomia in caso di dimensioni ridotte del tumore, per la minor lesività a parità di efficacia. mastectomia Consiste nell’asportazione di tutta la ghiandola mammaria. A questo intervento può seguire la ricostruzione della mammella con il posizionamento di un espansore provvisorio che verrà poi sostituito con una protesi definitiva, a distanza di tre mesi circa dall’intervento oppure al termine del ciclo di chemioterapia [C p. 15], con lo scopo di migliorare il risultato estetico e funzionale. L’intervento chirurgico viene attuato tenendo conto dell’importanza di un buon risultato estetico finale. L’incisione viene eseguita preferibilmente lungo zone nascoste della mammella. Inoltre viene utilizzata una sutura intradermica, che assicura una cicatrice quasi invisibile. Al momento della dimissione dall’ospedale viene comunicata la data dell’appuntamento per la medicazione della ferita presso il Day surgery. Altri appuntamenti per le medicazioni avverranno con frequenza nel primo periodo. Visite di controllo poi si effettueranno a distanza di tre, sei e dodici mesi dall’intervento. Nella lettera di dimissioni saranno indicati anche gli antidolorifici da assumere in caso di dolori postoperatori. la chirurgia ricostruttiva Quando il corpo subisce una trasformazione così grande come una mastectomia è difficile adattarsi all’idea e così la chirurgia ricostruttiva si è applicata in questi anni per trovare un modo per restituirci almeno in parte ciò che, per salvarci, ci è stato tolto. Nel capitolo che segue troverai descritte alcune soluzioni che prevedono questo tipo di intervento chirurgico. È possibile ricostruire la mammella contemporaneamente alla mastectomia (ricostruzione immediata) o a distanza di tempo (ricostruzione differita). Gli orientamenti più attuali sono indirizzati verso la ricostruzione immediata della mammella, che ha inizio al termine della mastectomia, nella stessa seduta operatoria. La ricostruzione differita, invece, viene realizzata in un secondo tempo a distanza di mesi o anni dall’intervento di mastectomia. A grandi linee possiamo dire che esistono due modalità di ricostruzione della mammella: la ricostruzione con espansore e protesi, che consta di due tempi chirurgici distinti distanziati di alcuni mesi, e la ricostruzione con lembi cutanei o muscolo-cutanei, con o senza protesi, che solitamente si realizza in un unico tempo chirurgico. È opportuno che la paziente discuta con il chirurgo il tipo di ricostruzione più idonea al suo caso considerando età, stato di salute, conformazione fisica e aspettative. Per la ricostruzione immediata, che oggi rappresenta la maggioranza dei casi, la tecnica più usata è quella che prevede l’utilizzo di un espansore mammario e di una protesi definitiva in silicone. Questa metodica consta di due tempi chirurgici distinti. 1. Mastectomia con inserimento al di sotto del muscolo pettorale di un espansore cutaneo (una sorta di sacchetto di silicone) che nei mesi successivi all’intervento sarà lentamente riempito di soluzione sterile per ripristinare il volume mammario perduto con l’intervento demolitivo. Il riempimento viene eseguito pungendo la cute in corrispondenza di un apposito apparato valvolare collegato all’espansore. 2. Una volta raggiunte le dimensioni desiderate, con un secondo intervento l’espansore sarà sostituito dalla protesi definitiva. Condizione indispensabile perché possa essere impiegata questa tecnica ricostruttiva è la conservazione dei muscoli pettorali. La radioterapia, che talvolta è necessario associare all’intervento chirurgico, è da considerare una controindicazione, anche se non assoluta, alla ricostruzione con protesi perché aumenta il rischio di complicanze e riduce la qualità dei risultati. Nelle donne con mammelle molto voluminose o cadenti, in caso di mastecomia per ripresa della malattia dopo intervento di quadrantectomia e/o radioterapia e nelle pazienti che rifiutano l’impianto di protesi, le tecniche ricostruttive più indicate prevedono l’uso di lembi di cute e/o muscolo prelevati dal tronco o dall’addome e trasferiti, con varie metodiche, nella sede della mammella da ricostruire (lembo toraco-dorsale, lembo di muscolo gran dorsale e lembo di muscolo retto dell’addome). La ricostruzione con il lembo di retto addominale, e in alcuni casi anche quella con il muscolo gran dorsale, consente di ripristinare il volume mammario senza impianto di protesi. Si tratta di interventi certamente più impegnativi, sconsigliati alle pazienti con gravi malattie quali diabete, cardiopatie, malattie polmonari e nelle donne fumatrici. In tutti quei casi nei quali non è stato possibile attuare la ricostruzione immediata e nelle pazienti che ne hanno fatto specifica richiesta, è possibile eseguire la ricostruzione della mammella anche a distanza di tempo (ricostruzione differita). Le modalità di esecuzione sono le stesse per il trattamento immediato e hanno, sostanzialmente, le stesse indicazioni. Talvolta, per migliorare la simmetria tra le mammelle può essere indicato associare al trattamento ricostruttivo anche una plastica della mammella sana controlaterale utilizzando quelle tecniche tipiche della chirurgia estetica quali la mastoplastica riduttiva o la mastopessi. Tutti gli interventi ricostruttivi vengono sempre eseguiti in anestesia generale, prevedono il posizionamento di 1 o 2 drenaggi e un ricovero ospedaliero che può durare da 3 a 7 giorni. come sono fatte le protesi mammarie Le protesi mammarie più comunemente usate sono realizzate in silicone, di varie forme e consistenza. Esistono protesi interamente in silicone (monolume), che contengono al loro interno un morbido gel sempre di silicone e protesi doppio-lume, costituite da un nucleo centrale di gel contenuto all’interno di un secondo involucro, che viene riempito di soluzione acquosa tramite una piccola valvola posizionata nel sottocute dell’ascella. La durata delle protesi mammarie di ultima generazione non è ancora stabilita con certezza, ma è presumibile un periodo di almeno 10-15 anni. come si ricostruiscono l’areola e il capezzolo La ricostruzione del complesso areola-capezzolo viene di norma eseguita 3-4 mesi dopo aver completato la ricostruzione della mammella con le varie tecniche descritte. Si tratta di un intervento ambulatoriale, in anestesia locale che prevede: per l’areola un innesto di cute prelevato dalla piega inguinale dove la pelle è naturalmente più scura, e per il capezzolo una ricostruzione utilizzando piccoli lembetti di cute nella sede di impianto. Infine, per ottimizzare il risultato è anche possibile tatuare il tutto per ottenere un colore più simile al capezzolo controlaterale. È bene però sottolineare che non è possibile ripristinare la sensibilità cutanea della regione. complicanze e limiti della ricostruzione mammaria La ricostruzione della mammella con materiali protesici, anche se è una tecnica ben consolidata e diffusa non è tuttavia priva di possibili complicanze. Tra queste le più frequenti sono; il sieroma (raccolta di liquido che solitamente si risolve spontaneamente), l’infezione della ferita, l’apertura della ferita con esposizione della protesi e la contrazione della capsula periprotesica, che può comparire anche a distanza di tempo dall’intervento. Nel caso di infezione o esposizione della protesi può essere necessario procedere alla sua rimozione, nel caso invece di eccessiva contrazione della capsula periprotesica con alterazione della forma e della consistenza della mammella, il problema può essere risolto con un breve intervento di revisione. L’incidenza di tali complicanze può aumentare nelle pazienti sottoposte anche a radio o chemioterapia. La ricostruzione della mammella non è, comunque, un intervento di chirurgia estetica. L’obiettivo del trattamento è quello di ricreare una buona simmetria con la mammella sana controlaterale. Il risultato, infatti, nella maggioranza dei casi consisterà in una mammella volumetricamente simile ma non identica all’altra dalla quale differenzierà anche per consistenza ed evoluzione nel tempo. La qualità stessa del risultato è fortemente influenzata da svariati fattori come forma e volume delle mammelle, fisionomia della paziente, tipo di intervento demolitivo eseguito ed eventuale terapia oncologica associata. modalità e tempi della ricostruzione La ricostruzione può essere programmata e realizzata in qualsiasi momento, contemporaneamente alla mastectomia o a distanza di tempo, anche anni; tuttavia trattamenti come la chemioterapia o la radioterapia, che talvolta si associano alla terapia chirurgica, possono condizionare la scelta della tecnica ricostruttiva e ritardarne l’esecuzione di alcuni mesi. È sconsigliata la ricostruzione nelle pazienti ad alto rischio di recidiva? La ricostruzione della mammella per se stessa non influenza l’evoluzione della malattia e non interferisce con gli eventuali esami strumentali di controllo post-operatorio (mammografia, ecografia, risonanza magnetica nucleare ecc.). Come già detto, sia la chemioterapia che, soprattutto, la radioterapia possono interferire con le procedure ricostruttive. La chemioterapia perché riducendo transitoriamente le difese dell’organismo aumenta il rischio di infezioni e la terapia radiante perché provoca un’infiammazione cronica dei tessuti, che può durare anni, tale da ostacolare i processi di guarigione delle ferite e modificare la consistenza dei tessuti. Infatti, nelle pazienti sottoposte a radioterapia, anche a distanza di anni, la ricostruzione con protesi è sconsigliata per l’aumentato rischio di complicanze (apertura e infezione della ferita con esposizione della protesi) e l’indurimento dei tessuti, che condiziona inevitabilmente la qualità dei risultati. rimodellamento della mammella controlaterale Le recenti tecniche ricostruttive e i nuovi materiali protesici, sempre più anatomici e biocompatibili, consentono al giorno d’oggi di ottenere risultati soddisfacenti in gran parte dei casi. Tuttavia non sempre è possibile ottenere una buona simmetria con la mammella sana la cui forma può risentire degli effetti dell’età, gravidanze o peso eccessivo. In questi casi è indicato, anche se non indispensabile, rimodellare la mammella controlaterale in modo da renderla più simile alla mammella ricostruita. precauzioni quando si ha una mammella ricostruita Le mammelle ricostruite non richiedono particolari cure, semmai è bene osservare qualche precauzione. Le protesi sono robuste ed è molto difficile che si rompano; una paziente portatrice di protesi mammarie può condurre una vita assolutamente normale, svolgere attività lavorativa e praticare gran parte degli sport. Da evitare solamente l’intensa e ripetuta attività muscolare del braccio dal lato dell’intervento. Una possibile alterazione, che può con il tempo manifestarsi, è il dislocamento (spostamento) della protesi, generalmente verso il centro, solitamente dovuto a progressiva contrazione capsulare, l’uso di reggiseni troppo compressivi o l’abitudine di dormire sul fianco della mammella ricostruita. Un limite delle ricostruzioni mammarie con protesi è la loro “staticità”, in quanto non si adeguano ai cambiamenti di forma e volume che avvengono con il passare degli anni e al variare del peso corporeo. Quando le mammelle sono ricostruite solo con tessuti autologhi (lembi di cute e muscolo), senza impianto di protesi, gran parte delle problematiche descritte sono in realtà superate. Le mammelle così ricostruite, infatti, mantengono a lungo un aspetto più naturale e meglio si adeguano ai cambiamenti dell’età. il drenaggio Generalmente, durante l’intervento, si procede con l’applicazione di uno o due drenaggi con lo scopo di far fuoriuscire le secrezioni (sangue e siero). I drenaggi vengono mantenuti, anche nel caso la paziente venga dimessa. Il fastidio è minimo, l’unica accortezza necessaria sarà quella di svuotare la sacca di drenaggio ogni giorno e annotare la quantità di liquido presente. Il catetere è un tubo di plastica sottile e morbido dotato di piccoli fori a un’estremità. La presenza di un soffietto tra il tubo e il sacchetto di raccolta liquidi ha lo scopo di creare una leggera e costante aspirazione dei fluidi della ferita; a tale scopo è importante controllare che il soffietto sia a pressione negativa (schiacciato). Il sistema di aspirazione che è stato posizionato si definisce “chiuso”; non ha cioè la possibilità di mettere in contatto la ferita con l’esterno, al fine di evitare possibili infezioni. È quindi di grande importanza lavarsi bene le mani prima di manipolarlo. clamp di entrata soffietto clamp di uscita connettore sacca data quantità perdite svuotamento del drenaggio 1 chiudere la clamp di entrata 2 aprire la clamp di uscita 3 comprimere lentamente il soffietto con due mani, in modo che i fluidi si trasferiscano nella sacca 4 chiudere la clamp di uscita 5 aprire la clamp di entrata cambio della sacca 1 accertarsi che la clamp di uscita sia chiusa 2 svitare la sacca e chiuderla con l’apposito cappuccio 4 applicare una sacca nuova avvitandola bene al connettore 5 aprire la clamp di uscita In caso di dubbi o difficoltà chiamare il Day hospital o il reparto di Chirurgia. possibili complicanze dell’intervento dolore È normale che ci sia un po’ di dolore, a causa del danno subito dai tessuti. Si può tenere sotto controllo con gli antidolorifici prescritti dal medico curante. infezione La ferita si presenta arrossata, dolente, con pus. Può comparire febbre. È una complicanza rara. parestesie Alterazioni della sensibilità cutanea, soprattutto nella parte interna del braccio, normale conseguenza dell’intervento chirurgico [C p. 15]. ematoma Complicanza rara, in genere si riassorbe da solo. sieroma Lieve raccolta di secrezione sierosa nell’ascella che può verificarsi dopo la rimozione del drenaggio. Il versamento, in genere, deve essere periodicamente aspirato con una siringa. ridotta escursione articolare La difficoltà a muovere il braccio è, in genere, dovuta alla presenza di dolore e al timore di muoverlo. È importante mantenere in attività il braccio aiutandosi con esercizi specifici [C p. 11-13]. linfedema Questa complicanza è strettamente legata all’asportazione dei linfonodi ascellari. Consiste in un’ostruzione del circolo linfatico del braccio, il quale tende a ingrossarsi perché la linfa fatica a drenare verso il torace. tenere sotto controllo il linfedema Il linfedema può determinare dolore e difficoltà a muovere il braccio e aumenta il rischio di infezioni. Con alcune accortezze e con gli esercizi appositi è possibile tenerlo sotto controllo e tornare ad avere un uso regolare del braccio. controllare la circonferenza del braccio Per accorgersi in tempo dell’insorgenza del linfedema è necessario misurare la circonferenza del braccio e dell’avambraccio dopo una settimana, un mese e dopo due mesi dall’intevento e riferire al medico i risultati. È importante ricordarsi di misurare sempre alla stessa altezza dell’arto, per ottenere un risultato più affidabile, e di annotare le misure in modo tale da avere a disposizione i dati per poterli confrontare. Può essere utile continuare le misurazioni anche nei mesi successivi a quelli indicati. eseguire gli esercizi Gli esercizi [C p. 11-13] sono semplici e non richiedono molto tempo. Il loro scopo è facilitare il drenaggio linfatico e mantenere una buona mobilità dell’articolazione. Si consiglia di eseguirli più volte al giorno, con costanza. tenere l’arto in scarico Il braccio va mantenuto per più tempo possibile sollevato mediante un cuscino, per favorire il deflusso linfatico: a letto, davanti alla televisione, nei momenti di riposo. non fare sforzi eccessivi Soprattutto nel primo periodo dopo l’intervento bisogna evitare lavori pesanti come sbattere tappeti o portare borse. Successivamente si potranno sollevare pesi, senza però esagerare, concedendosi pause per non stancare troppo il braccio e fermandosi appena si avverte dolore. evitare tagli, graffi, punture Si consiglia di: L usare guanti di gomma durante i lavori domestici; L non tagliare né strappare le pellicine delle unghie; L usare una crema per le mani, in modo da evitare screpolature o tagli; L non lavorare la terra con le mani, usare dei guanti; L fare attenzione durante la depilazione dell’ascella; L usare il ditale quando si cuce. evitare ustioni L Non avvicinare il braccio a fonti di calore intenso (ad esempio il forno o il camino); L non appoggiare il braccio sopra stufette, coperte termiche, termosifoni, borse dell’acqua calda; L prendere il sole gradualmente e comunque nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio. evitare traumi anche lievi L Non eseguire iniezioni, vaccini, prelievi; L non misurare la pressione arteriosa sul braccio interessato; L indossare abiti comodi, ampi nel giro spalla, possibilmente non sintetici; i polsini non devono stringere. dieta equilibrata Evitare aumenti di peso corporeo, ridurre il sale e assicurare un abbondante apporto di liquidi per facilitare il flusso sanguigno e linfatico. 10 drenaggio manuale Il linfodrenaggio o il massaggio di sfioramento dovrebbero essere eseguiti da personale specializzato. Si possono comunque effettuare dei leggeri massaggi partendo dalle dita della mano verso la spalla. gli esercizi Gli esercizi illustrati servono per prevenire il linfedema e consentono di mantenere una buona escursione articolare (riuscire a muovere bene il braccio) per poter riprendere le attività quotidiane rapidamente. Gli interventi chirurgici di mastectomia e quadrantectomia non comportano alcun interessamento diretto dell’articolazione della spalla, né di muscoli del torace e del braccio. Si potranno pertanto riprendere, man mano che ci si sentirà in grado, le normali attività. Nei primi tempi è importante che tutto venga svolto con cautela, evitando movimenti faticosi e ripetitivi. Con il tempo si vedranno dei miglioramenti e si riprenderà il normale movimento del braccio. » avvertenze L Gli esercizi possono essere iniziati già dal giorno seguente l’intervento; L se è stato posizionato un espansore è consigliabile iniziare gli esercizi dopo 48 ore; L è importante eseguire gli esercizi quotidianamente e ripeterli più volte nell’arco della giornata; L se si hanno delle difficoltà nell’eseguire gli esercizi, ci si fermi appena compare il dolore; L se il braccio si presenta arrossato, caldo o dolente va consultato il proprio medico di Medicina generale; L se il braccio tende ad aumentare di volume (si gonfia), rivolgersi al proprio medico di Medicina generale. 11 a parete Muovere le mani come se si arrampicassero sulla parete. Porsi di fronte alla parete con la punta dei piedi quanto più vicino al muro, i piedi separati. Con i gomiti un po’ piegati, appoggiare le mani alla parete a livello delle spalle. Piegando le dita, far risalire il palmo sulla parete fino a che il braccio sia completamente steso. Far scendere le mani nello stesso modo fino al punto di partenza. girare la corda Porsi di fronte a una porta, con una corda legata alla maniglia. Prendere il capo libero con la mano del lato operato, tenendo l’altra mano sul fianco. Con il braccio teso e tenuto lontano dal corpo (quasi orizzontale), girare la corda facendo cerchi quanto più larghi possibile. Lentamente all’inizio, poi più in fretta. 12 bastone o scopa Afferrare un bastone con le mani, tenute a una distanza di circa 60 cm. Mantenendo le braccia tese, alzare il bastone sopra la testa. Avvicinare le mani e piegare le braccia, abbassando il bastone dietro la testa. Invertire il movimento per tornare alla posizione. argano Far passare una corda sopra il bastone di una tenda, ponendosi sotto il bastone per quanto possibile. Afferrare i capi della corda e stendere le braccia lontano dal corpo. Tirare su il braccio destro spingendo giù il braccio sinistro, poi fare l’inverso. 13 consigli pratici esenzione ticket per patologia (cod. 048) Presentare modello 131 compilato dal chirurgo con fotocopia della tessera sanitaria presso il distretto sanitario di appartenenza (ufficio amministrativo per le esenzioni). richiesta di protesi mammaria esterna Può essere avanzata dallo specialista (modello P293) oppure dal medico di base (impegnativa e copia di lettera di dimissione). Allegare sempre un certificato di residenza o autocertificazione. La documentazione va presentata: Venezia Ufficio protesi e ausili, distretto 1 (Dorsoduro 1454, Venezia), lunedì, martedì, giovedì e venerdì (9–12), 041 5294900. Mestre Ufficio protesi presso via Cappuccina 129, Mestre, lunedì, mercoledì e venerdì (10-13), martedì (14.30–17), 041 2608103. domanda di invalidità La richiesta, compilata dall’interessata, va presentata di persona a: Venezia Ufficio invalidi, servizio medicina legale dipartimento di prevenzione presso l’ospedale civile Santi Giovanni e Paolo, Castello 6777, 041 5295861, o41 5295962, lunedì e mercoledì (9–12), per informazioni telefoniche martedì e giovedì (9–12). Mestre Ufficio invalidi civili, piazzale San Lorenzo Giustiniani 11/d, 041 2608631, oppure presso distretto di appartenenza (sportello unico integrato) via Cappuccina 129, Mestre, lunedì, martedì, giovedì e venerdì (8.30–12.30 e 14.30–16.30). in auto Le donne sottoposte a mastectomia sono esonerate dall’obbligo di indossare le cinture di sicurezza in macchina. Per usufruire di questa opportunità bisogna avere sempre con sé un certificato rilasciato dalla Ulss che dimostri l’avvenuto intervento. 14 glossario carcinoma Neoplasia. Il carcinoma mammario può presentare varie forme, a seconda del tipo di cellula coinvolta nel processo neoplastico. chemioterapia Terapia che utilizza i farmaci chemioterapici, secondo le indicazioni dell’oncologo. dotti galattofori Canali che portano il latte ai capezzoli. ematoma Raccolta di sangue causata dallo spandimento di vasi sanguigni. linfedema Complicanza dello svuotamento dei linfonodi ascellari che causa impedimento al flusso linfatico del braccio: la linfa ristagna e il braccio tende a gonfiarsi [C p. 9]. linfoadenectomia (dissezione ascellare) Asportazione chirurgica dei linfonodi situati sotto l’ascella. Nel caso che il primo linfonodo più vicino al tumore (il linfonodo “sentinella”) risulti negativo agli esami si può evitare l’asportazione degli altri linfonodi. La rimozione totale dei linfonodi può causare difficoltà al ritorno della linfa (dal braccio verso il torace), che si esprime con un senso di pesantezza e gonfiore dell’arto, il linfedema [C p. 9]. linfonodo Struttura anatomica presente in varie parti del corpo. Ha lo scopo di drenare la linfa dalla “periferia” del corpo e di inviarla verso il “centro”. lobulo Ghiandola della mammella. ormonoterapia Somministrazione di ormoni, estrogeni, androgeni e progestinici; spesso viene attuata dopo la chemioterapia. parestesie Alterazione della sensibilità della cute vicino alla zona operata a causa del danno subito dalle strutture nervose. Si risolve con il tempo. radioterapia Terapia che utilizza radiazioni. sieroma È una raccolta di siero, che normalmente si riassorbe. Se persiste viene aspirata con una siringa. terapie mediche Terapie che si associano a quella chirurgica per la cura del tumore: chemioterapia (spesso affiancata a terapia ormonale) e radioterapia. 15 Breast Unit – unità interdipartimentale di Senologia informazioni sul tumore al seno, sugli aspetti chirurgici e di chirurgia ricostruttiva e indicazioni per il dopo intervento www.ulss12.ve.it Mestre Unità operativa e Day surgery 041 2607246 segreteria Day surgery 041 2607244 Day surgery 041 2607245 segreteria degenze 041 2607242 degenze ambulatorio senologico: presso la Day surgery lunedì (8–13), giovedì (8–13) visite urgenti dal lunedì al venerdì (13–14) Venezia Unità operativa e Day surgery 041 5294288 day surgery 041 5294272 segreteria 041 5294277 degenze 041 5294287 ambulatorio senologico e visite urgenti: martedì (8.30–13) e venerdì (8.30–11.30) Avapo Mestre 041 5350918 presso l’unità operativa di Radioterapia, ospedale Umberto I, Mestre Avapo Venezia (Associazione volontari assistenza pazienti oncologici) Settore senologia 041 5294546 Ospedale civile di Venezia, padiglione Gaggia, 2° piano, dal lunedì al sabato (10–13) Lega italiana per la lotta contro i tumori sezione provinciale di Venezia Gruppo donna 041 958443 via Carducci 9 (scala D), Mestre dal lunedì al venerdì (9-12 e 16-18, pref. al mattino) I settori senologia della Lega Italiana per la lotta contro i tumori e dell’Avapo sono costituiti da volontarie che hanno avuto anche esperienza di intervento al seno e offrono aiuto alle donne operate, con corsi di riabilitazione per la spalla, il braccio e per tutto il corpo e sostegno emotivo grazie all’intervento di psicologi. – maggio 2007 Il tumore al seno è il più diffuso tra le donne. Questo fascicolo ha lo scopo di dare alcune informazioni generali sulle categorie di tumore e i tipi di intervento al seno e, soprattutto, di illustrare i passaggi, le difficoltà e le opportunità del periodo postoperatorio: le complicanze più diffuse, le accortezze da tenere in considerazione e gli esercizi da praticare per il pieno recupero. Inoltre una serie di indicazioni utili sui diritti dell’utente, le associazioni di sostegno e un glossario dei termini medici. Un sintetico orientamento per aiutare la paziente a tornare a una vita normale. Questa pubblicazione è scaricabile in versione pdf dal sito aziendale. pubblicazione a cura dell’ufficio relazioni esterne dell’azienda Ulss 12 veneziana, illustrazioni: Matteo Alemanno, progetto grafico e cura redazionale: Studio Scibilia cura di Guido Papaccio unità interdipartimentale di Senologia, ospedale Umberto I, Mestre