Merate: importanza dei controlli per tumore al seno e

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Merate: importanza dei controlli per tumore al seno e Brest Unit con la
senologa Magni
Per il ciclo "La cultura della salute" la dott.ssa Carla Magni ha tenuto un incontro sulle patologie della mammella di fronte a un
nutrito pubblico quasi totalmente femminile, introdotta dal dottor Antonio Urti, responsabile della comunicazione, che ha ricordato
come l'offerta sanitaria della struttura ospedaliera sia grande e con sale operatorie invidiabili.
La senologa ha presentato una prima macro-differenza tra le cellule che hanno dei cambiamenti lievi e sono benigne, quindi non
destano preoccupazione ed altre che invece hanno un aspetto maligno, e nella fattispecie della mammella il carcinoma può
essere a carico degli acini oppure dei canalini. «Negli ultimi anni - ha spiegato - il numero di pazienti con tumore alla
mammella è aumentato ma con un abbassamento della mortalità grazie alla diagnosi precoce, allo screening e alle
cure. In Occidente le donne che muoiono di cancro alla mammella sono il 17% del totale delle decedute per tumore e 1
su 8 si ammala di questa patologia. Ogni anno nel mondo si diagnostica 1 milione di casi e muoiono 400.000 pazienti, in
Italia sono rispettivamente 48.000 e 12.000 con 450.000 donne in cura, e la Lombardia è al di sopra delle medie
nazionali per i 7.400 nuovi casi e 1.500 morti a fronte di 90.000 persone colpite». Tra i fattori di rischio elencati vi sono
l'ambiente, lo stile di vita, la costituzione, la precocità di menarca e menopausa e l'età: mediamente le pazienti sono over 35 con
un picco tra i 50 e i 70 e una risalita nelle over 80. La relatrice ha fatto chiarezza anche sul legame tra pillola e tumore al seno
illustrando come oggi sia un fattore di rischio minore rispetto al passato per l'inferiore concentrazione di ormoni, mentre le
terapie ormonali sostitutive possono essere un elemento di rischio pur fornendo una "protezione" dal tumore alle ovaie.
Antonio Urti e la dottoressa Carla Magni
Procedendo nella chiara esposizione, è stato illustrato che nell'80% dei casi il tumore è sporadico e nel 15% familiare (quando
due o più famigliari si ammalano senza caratteristiche di ereditarietà), solo per il 5% è dovuto ad alterazioni genetiche, di cui
oggi si distinguono la BRCA1 e 2. Una persona è ad alto rischio di tumore alla mammella se si ammala prima dei 40 anni, ha più
casi o un parente di sesso maschile in famiglia oppure donne con tumori alla mammella e alle ovaie. Nell'ospedale meratese si
può fare la visita presso l'ambulatorio senologico e solo dopo aver appurato lo stato di alto rischio ci si può indirizzare a un
genetista per la ricostruzione dell'albero genealogico, procedere con un test genetico che ha tempi lunghi, supportati dalla
presenza di uno psicologo. Se l'esito è positivo la paziente può ricorrere alla mastectomia o avviare un'osservazione anche con
autopalpazioni, visite senologiche semestrali, mammografie e risonanze annuali e anche mastectomia profilattica che conserva
la pelle svuotando il seno dalla ghiandola mammaria da sostituire. «L'esame cardine - ha spiegato - è la mammografia, in
media dopo i 40 anni, ideale una o due volte l'anno a seconda della donna. Lo screening a chiamata ha cadenza
biennale tra i 50 e i 60 anni e le mammografie vengono inviate al centro di lettura di Lecco per una doppia lettura che
spessissimo identifica tumori in fase preclinica e in alcuni casi chiede approfondimenti»
Dopo avere affrontato le cure multimodali, la relatrice ha fornito un quadro delle Brest Unit, cioè l'équipe di specialisti nei centri
sanitari che così ottengono una qualità della vita migliore per i pazienti per via del confronto, dell'esperienza e della maggiore
attenzione alle novità. «Nel 2003 il Parlamento europeo ha deliberato che tutti gli Stati ne implementassero la presenza e
nel 2013 la Lombardia ha imposto la norma agli ospedali del territorio. A Merate c'era già e l'abbiamo solo riorganizzata:
abbiamo più personale del previsto e ci doteremo della genetista che è l'unica mancante. Ci troviamo ogni due
settimane per discutere dei casi operati e di buona parte da operare per aumentare qualità, efficacia ed efficienza. È
importante il lavoro di gruppo e la collaborazione con le associazioni di volontariato» e nel nostro territorio la Brest Unit si
occupa di oltre 300 persone all'anno, classificandosi meglio di molte altre in Lombardia. «Conoscere è fondamentale per
combattere la paura. Più le donne affrontano e superano la malattia, più la sconfiggiamo prima e i controlli salvano la
vita» ha concluso la senologa Magni.
Il ciclo di incontri si conclude mercoledì 17 giugno: Massimo Vanoli, Direttore della Struttura di Medicina dell'Ospedale di Merate
, con la collaborazione di Eloisia D'Andrea e Elena Passini specialiste dello stesso reparto, tratterà il tema del diabete, patologia,
che secondo gli ultimi dati ISTAT del 2013, colpisce il 5,4% degli italiani, pari a oltre 3 milioni di persone.
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