il libro del mese1 Enzo Bianchi, Fede e fiducia. Giulio Einaudi editore (€ 10,00) Il mondo contemporaneo è attraversato da un “incredibile bisogno di credere” (Julia Kristeva). Ma prima di parlare di crisi di fede religiosa bisognerebbe parlare di mancanza di fiducia a tutti i livelli, dal livello ecclesiale a quello, politico, economico, familiare e sociale. A tutti i livelli la vita comunitaria non si sostiene sulla conoscenza, né sull’amicizia, né sull’affinità, né sull’amore, ma nasce e si innesta sulla capacità a dar fiducia, cioè sull’aspetto umano della fede. Il libro di Enzo Bianchi, Priore di Bose, è una sinfonia di variazioni su questo tema. Eccone qualche frammento. Si può vivere senza fede? “ Prendiamo la parola “fede” senza attribuirle una sfumatura religiosa. Si può vivere senza fede? Senza dubbio si può vivere senza fede religiosa, ma senza fede in assoluto? A me sembra che si debba rispondere negativamente. Nessuno può vivere senza fede, si tratta di un “esistenziale” del nostro essere, e cioè di una dimensione che ci è costitutiva e senza la quale sarebbe difficile comprenderci. Non c’è vita senza fede: se io non credessi a nessuno, fosse pure in modo minimale, finirei per impazzire, e molto rapidamente” (p. 1). Crisi dell’atto umano del credere. “È sulla capacità umana di credere che si gioca il futuro dell’umanità: non si può essere uomini altrimenti, perché credere è il modo di vivere in relazione con gli altri, perché vivere è sempre vivere con e attraverso l’altro. Proprio per questa”umanità della fede” dobbiamo confessare che la crisi della fede in Dio comincia dall’atto umano del credere, atto sempre precario, che oggi è diventato particolarmente difficile e spesso contraddetto” (p. 16). Difficoltà di dialogo tra credenti. “Le frontiere passano non tra chi ha fede in Dio e chi non ce l’ha, ma tra chi ha una fede umile e chi ha una fede arrogante; tra chi è arroccato su posizioni del passato e chi aderisce al presente, alla storia, e così si apre al futuro; tra chi parla di Dio come se l’avesse salutato un minuto prima e chi lo confessa senza troppa sicurezza e senza garanzie; tra chi pensa di possedere la verità e chi si sente sempre pellegrino verso di essa” (p. 24). Gesù, uomo di fede, credibile, affidabile. “Proprio perché credente, Gesù è stato anche credibile, affidabile, è diventato “l’iniziatore della nostra fede” (cfr. Ebrei 12, 2). Certo, per noi non è possibile raggiungere la coerenza vissuta da Gesù, questo uomo in cui traspariva Dio; ma l’essere affidabili dipende dalla nostra coerenza, e la nostra affidabilità è decisiva nell’educare alla fede e nel trasmetterla. E se è vero che la nostra fede è sempre fragile, basta riporla nella fede compiuta e piena di Gesù Cristo” (p. 63). Insegnare Verità o trasmettere fiducia? “Le persone, dopo avermi incontrato, hanno più fiducia, hanno più fede nella vita e negli altri? Questa è la domanda decisiva da porsi per intraprendere qualunque discorso serio, anche quello sulla crisi o sulla precarietà della fede in Dio. Questa fiducia-fede come atto umano è premessa indispensabile a ogni riflessione sulla fede in Dio”(p. 86). [ fra Ermanno ]