tesina FIORETTI Evoluzionismo e creazionismo a confronto -

Evoluzionismo e Creazionismo a confronto
A.S. 2013/2014
Lorenzo Fioretti – Classe V – sez A LST - Istituto Itis Natta
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Sommario
Evoluzionismo .................................................................................................................................................... 3
Premessa: .................................................................................................................................................. 3
Teorie prima di Darwin: ................................................................................................................................. 3
Linneo ed il fissismo................................................................................................................................... 3
Il Lamarckismo ........................................................................................................................................... 3
L’attualismo ............................................................................................................................................... 4
Il Catastrofismo.......................................................................................................................................... 4
L’evoluzionismo di Buffon ......................................................................................................................... 4
L’evoluzionismo di Wallace ....................................................................................................................... 5
Darwin e la teoria dell’Evoluzione ................................................................................................................. 5
L’Origine delle specie..................................................................................................................................... 8
Le basi genetiche dell’evoluzione .................................................................................................................. 9
Creazionismo ................................................................................................................................................... 11
La creazione secondo la Bibbia – dal libro della Genesi ............................................................................. 11
Creazionismo ed evoluzionismo a confronto .................................................................................................. 13
Implicazioni filosofiche nella teoria darwiniana .............................................................................................. 15
Ludwing Feuerbach ................................................................................................................................. 15
Freud........................................................................................................................................................ 15
Darwinismo sociale: G. Verga .......................................................................................................................... 16
La visione della vita.................................................................................................................................. 16
La visione del mondo ............................................................................................................................... 16
I personaggi verghiani ............................................................................................................................. 16
Il progresso non reca felicità ................................................................................................................... 16
Impossibilità ad uscire dal proprio stato sociale ..................................................................................... 17
La concezione tragica della vita ............................................................................................................... 17
La concezione fatalistica della vita .......................................................................................................... 17
Darwinismo e Supremazia della Razza ............................................................................................................ 18
Joseph Conrad and “The heart Of Darkness” .......................................................................................... 18
Hitler e il Mein Kampf .............................................................................................................................. 18
Conclusioni ...................................................................................................................................................... 19
Bibliografia e sitigrafia ............................................................................................................................. 19
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Evoluzionismo
Premessa:
La teoria dell'evoluzione delle specie di Charles Darwin, o Darwinismo, è uno dei pilastri della biologia
moderna. Tale teoria, che vide nella selezione naturale il motore fondamentale dell'evoluzione della vita
sulla Terra, ha trovato un primo riscontro nelle leggi di Mendel sull'ereditarietà dei caratteri nel secolo XIX,
e poi, nel XX, con la scoperta del DNA e della sua variabilità.
Teorie prima di Darwin:
Prima di addentrarmi nella descrizione del Darwinismo conviene ragionare su alcune delle teorie che lo
precedettero, lo influenzarono o lo combatterono.
Linneo ed il fissismo
Quando Darwin cominciò a pubblicare i suoi scritti, la scienza guardava ancora con sospetto il SISTEMA
NATURAE così come Linneo l’aveva descritto. Egli aveva proposto un criterio di classificazione che doveva
servire a riconoscere “l’ordine naturale della diversità dei viventi”. Secondo Linneo le specie, create in
forma immutabile secondo un progetto divino, erano spontaneamente disposte in un sistema naturale che
si prestava alla classificazione. Erano tempi in cui i grandi scienziati tendevano a rifiutare le teorie in odore
di materialismo. Nel contestare la teoria cartesiana sul movimento dei pianeti, Isaac Newton scriveva che
“la perfezione, la regolarità di tali movimenti non poteva avere origine da cause meccaniche e doveva
nascere in virtù del disegno e della potenza di un ente intelligente e potente. Dunque, per uno dei maggiori
scienziati di tutti i tempi, l’evidenza scientifica dimostrava ancora che Dio era direttamente coinvolto nella
creazione e nel governo del sistema solare.
Il Lamarckismo
Una delle prime teorie evoluzionistiche è il Lamarckismo, che prende il nome da Jean Baptiste Lamarck che
sosteneva la trasmissibilità dei caratteri acquisiti e affermava che le caratteristiche determinate
dall’ambiente si possono trasmettere ai figli. L’esempio preferito da Lamarck riguardava le giraffe, che nella
sua ipotesi avevano come antenati antilopi a collo corto abituate a brucare l’erba. Alcune di queste antilopi
avevano cercato di mangiare le foglie degli alberi e si erano sforzate di allungare il collo per poterle
raggiungere: Come conseguenza di questi reiterati tentativi, ad alcune di esse il collo si era realmente
allungato, naturalmente con una certa gradualità, e questa nuova caratteristica era stata trasmessa alla
progenie. Secondo Lamarck, dunque, gli esseri viventi sono un prodotto della materia che li ha formati in
tempi successivi: gli esseri più semplici prendono origine dalla materia inanimata e la loro complessità di
organizzazione progredisce via via che le circostanze lo favoriscono risalendo l’ininterrotta catena
dell’essere dalla materia inanimata a forme sempre più perfette. L’ambiente determina un graduale,
armonioso sviluppo del loro organi: quando sono sottoposti a mutamenti ambientali i loro fluidi organici si
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dirigono verso le zone del corpo dove possono esplicare un’azione adatta a quel bisogno, così che alcuni
organi si sviluppano e altri regrediscono e l’animale va incontro a continue trasformazioni attraverso le
quali sale la catena dell’essere.
Ogni variazione è adattativa, non esiste alcuna differenza tra mondo organico e mondo inorganico la vita
sorge incessantemente dal mondo inorganico in un continuum che va dal meno perfetto al più perfetto, dal
più semplice al più complesso. Il vivente, giunto al culmine della scala, torna allo stato inorganico poi il
lungo cammino riprende. Questa tesi è chiamata “eredità dei caratteri acquisiti”. Questa ereditarietà non è
la forza motrice, ma solo il meccanismo che consente alla progenie di ricevere i risultato dell’ adattamento
all’ambiente dei genitori. La forza motrice consiste nella tendenza degli esseri viventi ad evolversi facendo i
conti con le necessità ambientali: le specie non sono fisse, ma in costante evoluzione. Il rilievo dato
all’ambiente consente a Lamarck di superare il concetto statico di specie che caratterizza Linneo.
L’attualismo
L’attualismo è una teoria proposta da Charles Lyell, il quale confidava che la terra fosse coinvolta in un ciclo
continuo di cambiamenti. Secondo l’attualismo “il passato è la chiave del presente” e la terra è stata
modellata interamente dall’azione di forze che, con movimenti lentissimi e in tempi altrettanto lunghi,
l’hanno trasformata in quella realtà che noi oggi abbiamo sotto gli occhi. Fu l’attualismo a consentire a
Lamarck di considerare i fossili come rappresentanti di specie non estinte, ma continuamente modificate.
Il Catastrofismo
L’attualismo geologico si contrapponeva al fissismo biologico e al catastrofismo di George Cuvier.
Quest’ultimo spiegava l’esistenza dei fossili senza dover ricorrere a teorie evoluzionistiche. Cuvier muoveva
da una stima molto riduttiva dell’età della terra, dell’ordine di migliaia di anni e dalla constatazione del
fatto che gli agenti atmosferici non potevano rendere conto in questi tempi brevi dei profondi mutamenti
subiti dal pianeta. Egli allora immaginò una serie di catastrofi geologiche che avrebbero estinto ogni forma
di vita esistente in certe regioni del globo. Furono poi i suoi epigoni a formulare l’ipotesi che ad ogni
catastrofe fosse seguita la creazione divina di nuove forme di vita, un tentativo di suggellare la fondazione
fissista di Cuvier.
L’evoluzionismo di Buffon
Buffon, studiando i fossili, giunse ad ammettere che fossero il frutto di una lentissima trasformazione,
verificatasi nel corso dei millenni e non solo dopo i 40 giorni del diluvio universale. Egli arrivò così ad
attribuire alla terra un’età di circa 100.000 anni, un po’ poco rispetto ai 5.000 miliardi della datazione
attuale, certamente molti di più dei 6.000 che le venivano attribuiti, in base alla interpretazione della
Bibbia, dai suoi contemporanei. Secondo la teoria di Buffon i primi esseri viventi si sarebbero formati, per
generazione spontanea, dall’aggregazione di molecole organiche. Egli attribuiva i cambiamenti degli
organismi viventi a processi di tipo degenerativo, avanzando l’ipotesi che, in aggiunta alle categorie di
organismi originati da speciali atti creativi all’inizio del mondo (specie nobili) vi fossero anche specie minori,
concepite dalla natura e prodotte dal tempo, nelle quali si erano verificati processi degenerativi che
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avevano alterato la costituzione generale. Questa tesi implicava l’esistenza di un processo di continua
modificazione delle specie viventi, certamente in aperto contrasto con le teorie di Linneo.
L’evoluzionismo di Wallace
Alfred Russel Wallace ( 1823- 1913) fu un evoluzionista con idee molto simili – ma non identiche – a quelle
di Darwin. Nel suo saggio “On the law which regulated the introduction of new species” chiamò in causa,
per spiegare il processo evolutivo, un elemento al quale nessuno, almeno fino a quel momento, aveva
pensato, la selezione naturale. La sua ipotesi nasceva soprattutto dall’osservazione dei fossili: specie
strettamente affini si trovano associate negli stessi strati e il passaggio dall’una all’altra specie sembra
essere stato graduale nel tempo come nello spazio. Wallace ne dedusse che “ogni specie ha iniziato ad
esistere in coincidenza sia spaziale che temporale con una specie preesistente ad esse strettamente affine”.
Nel 1858 inviò a Darwin il saggio “On the tendance of varieties to depart indefinetely from the original
type”. Darwin ne rimase addirittura sconcertato: pur senza usare il termine “selezione naturale”, Wallace
esponeva una teoria quasi identica alla sua, usando termini che erano presenti nei titoli dei capitoli del suo
libro. Tra Wallace e Darwin non ci fu mai competizione né si verificarono conflitti per la rivendicazione di
priorità e quando Wallace, nel 1889 pubblicò un trattato completo sulla selezione naturale lo intitolò
“Darwinismo”.
Esistevano comunque alcune differenze tra le due teorie. Mentre Wallace riteneva che l’andatura eretta
fosse stata acquisita prima dell’aumento delle dimensioni del cervello, Darwin pensava che gli utensili
fossero stati al contempo causa e conseguenza dell’andatura eretta via via che gli animali avevano imparato
a servirsi delle mani non per camminare ma per lavorare, in coincidenza con l’aumento di volume del
cervello. Ma la differenza più significativa fu in realtà il rifiuto di Wallace di accettare la Selezione Sessuale
e, soprattutto, la sua convinzione che lo sviluppo dell’intelligenza dell’uomo dovesse essere
necessariamente il frutto dell’intervento di un essere superiore. Darwin, a proposito di questa sua
posizione, gli scrisse: “spero proprio che lei non abbia assassinato del tutto il suo e mio figlio”.
Darwin e la teoria dell’Evoluzione
Charles Robert Darwin (1809-1882), quinto di sei figli, nacque
in un’agiata famiglia borghese di Shrewsbury. Si iscrisse nel
1825 presso la facoltà di medicina a Edimburgo per seguire le
orme paterne ma capì ben presto di non essere adatto a quel
tipo di studi e quindi il padre ritenne che la carriera
ecclesiastica potesse dimostrarsi una buona alternativa. Il
vantaggio di diventare parroco di campagna consisteva nel
fatto che sarebbe stato libero di appagare il suo crescente
interesse per la storia naturale.
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Nell’Agosto del 1831 Darwin ebbe l’opportunità di intraprendere un viaggio in qualità di naturalista su un
brigantino usato dalla Marina di Sua Maestà per rilevazioni scientifiche. Il 27 Dicembre il Beagle salpò da
Plymounth facendo rotta verso il Sud America, per poi compiere la circumnavigazione del globo in cinque
anni. Anni in cui, pur afflitto dal mal di mare, trascorse la maggior parte del tempo studiando le
caratteristiche geologiche dei luoghi visitati e analizzando gli animali e le piante che vivevano in queste
zone, in particolare in Sud America, sulle isole Galapagos e sulle isole dell’Oceano Pacifico. Questo sarà per
lui “L’avvenimento di gran lunga più importante della mia vita”, la svolta della carriera.
Raccolse metodicamente innumerevoli campioni e trascrisse su “Taccuini” le sue annotazioni; incominciò
dunque la fase di ragionamento nella quale si domandò perché i fossili assomigliassero agli attuali abitanti
del continente più di qualsiasi altra specie e perché queste somiglianze si riscontrassero anche fra specie
esistenti, ma distribuite in territori differenti.
Inoltre notò che nella giungla in Asia, in Africa e in Sud America nonostante ci fossero climi simili le specie
erano completamente diverse. Se ogni essere, animale o vegetale, era stato creato per corrispondere al suo
habitat, perché in ambienti simili non comparivano le stesse specie?
Ipotizzò che ci fosse l’esistenza di antenati comuni dai quali discendono le specie attuali, che alcune specie
avessero abbandonato il continente e si fossero spostate e che in realtà il rapporto con l’ambiente non
fosse così stretto come ipotizzato dalle teorie fissiste.
Senza mai citarlo nei diari di bordo, si avvicinò al concetto di trasmutazione.
Darwin partì da Plymouth con una concezione del mondo, completamente cambiata al suo rientro. Per
quanto ancora incerta, contemplava esplicitamente la trasformazione dei viventi, la loro parentela storica e
il loro adeguarsi alle mutevoli circostanze ambientali.
Darwin non era consapevole di essere in procinto di costruire una teoria che avrebbe cambiato per sempre
il modo di concepire la natura. In pochi mesi, però, scrivendo i suoi pensieri giorno per giorno,
segretamente, innalzò un’architettura d’idee che avrebbe portato per la prima volta uno scienziato a
comprendere non soltanto la realtà dell’evoluzione biologica, ma anche il suo meccanismo fondamentale.
Darwin è considerato uno scienziato moderno perché si avvalse di contributi esterni, per capire come fosse
possibile la nascita di nuove specie, partendo da cause naturali osservabili, fece molte domande agli
allevatori e ai contadini per conoscere come questi riuscissero a ottenere varietà così diverse di piante e di
animali.
Gli allevatori, infatti, sfruttano la variabilità che compare nelle specie casualmente e operano incroci pilotati
tra gli individui che presentano i caratteri desiderati. Si ottengono in questo modo nuove razze o varietà
che sono più utili all’uomo.
Darwin si domandò se in natura avviene un meccanismo simile attraverso il quale le specie cambiano nel
tempo e si adattano all’ambiente che subisce cambiamenti.
Al tempo si credeva che le specie fossero state create laddove si trovavano, in armonia con l’ambiente
circostante. Alcuni scienziati avevano affermato che nel corso della storia le specie erano state generate
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una sola volta, mentre i reperti fossili sembravano al contrario dimostrare la nascita di specie differenti in
ere geologiche diverse.
Al termine del suo viaggio a bordo del brigantino, Darwin, individuò un meccanismo in grado di spiegare il
processo evolutivo. Utilizzando i vari contributi fino a quel momento analizzati, calcolò che, per esempio,
una coppia di elefanti (tra gli animali con il tasso riproduttivo più basso) produrrebbe, se tutti i discendenti
vivessero e si riproducessero normalmente, 19 milioni di elefanti in 750 anni; eppure, il numero d’individui
rimane, generalmente, lo tesso nel tempo. Dato ciò è sorprendente che una coppia di elefanti, sebbene
l’apparente numero elevato di discendenti, ne produca in media solo due.
Perché proprio questi due?
Il processo mediante il quale questi due animali sono scelti è chiamato da Darwin selezione naturale.
Questo tipo di selezione è analogo a quello praticato dagli allevatori di bestiame e coltivatori di piante; in
questo caso l’uomo sceglie varietà e razze da far riprodurre in base alle caratteristiche che sembrano più
utili, mentre nel caso della selezione naturale sono le condizioni ambientali, costituite da fattori biotici e
abiotici, che si sostituiscono all’uomo. Quando individui con certe caratteristiche ereditarie sopravvivono e
si riproducono, mentre altri con caratteri ereditari diversi sono eliminati, la popolazione lentamente si
modifica.
La conclusione cui giunse fu che tra la prole in eccesso sopravvivevano solo gli individui “meglio adatti”
(chiamati da Darwin “survival of the fittest”), che diventano a loro volta genitori della generazione
successiva.
Capisce quindi di avere tra le mani la spiegazione del “mistero dei misteri”: la legge del cambiamento che
cercava; è ora il momento di tornare a reinterpretare le osservazioni accumulate in precedenza.
Ecco allora che il primo dato che rivede è proprio l’apparente mancanza di cambiamento continuo e lento
che si osserva nei reperti fossili: lo attribuisce alle lacune della documentazione stessa, perché il nocciolo
variazione-selezione gli impone d’ora in poi di pensare a un ritmo uniforme di cambiamenti lenti e graduali
di generazione in generazione, anche se non sempre si vedono.
S’impegna a cercare “lente gradazioni di forma” in serie verticali, piccole modificazioni cumulative nei
fossili: lenti, impercettibili e inesorabili cambiamenti che si accumulano. Darwin si definisce geologo
professionista, e quindi afferma che se non si trovano fossili la colpa è dell’intermittenza della
sedimentazione, come cercare fra le pagine strappate di un libro.
Preparandosi a rispondere a future obiezioni, scarica tutte le responsabilità
delle anomalie sull’imperfezione dei dati paleontologici:
Decenni dopo le sue idee saranno molto diverse e Darwin svelerà la sua idea di
trasmutazione:
“Gli esseri organizzati rappresentano un albero, irregolarmente ramificato,
giacché alcuni rami
sono di gran lunga più ramificati di altri. Di qui i generi.
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Tante gemme terminali muoiono, quante ne sono generate di nuove.”.
Nel suo disegno dell’albero della vita, celeberrima icona dei Taccuini con la frase “I Think”, Darwin
commenta la rappresentazione dicendo:“Pertanto fra A e B un’immensa distanza di parentela, fra C e B la
gradazione più sottile, fra B e D una distinzione alquanto più grande. Così i generi sarebbero formati,
attraverso legami di parentela con i tipi antichi, con diverse forme estinte.”.
In sostanza troviamo qui, in quest’accelerazione teorica del 1837, la parte descrittiva pressoché completa
della teoria dell’evoluzione: antenati comuni, speciazioni come ramificazioni, estinzioni. È la prima
predizione su larga scala: se l’ipotesi della trasmutazione è corretta, la storia naturale avrà l’aspetto di un
albero filogenetico ramificato. Più che albero, bisognerebbe chiamarlo “il corallo della vita” perché
l’immagine renderebbe in modo migliore sia l’irregolarità delle ramificazioni che si dipartono, sia la
distinzione fra specie estinte (le parti pietrificate del corallo) e specie vincenti.
L’Origine delle specie
Il 24 novembre 1859 è pubblicato uno dei libri più famosi della storia:
L’origine delle specie per selezione naturale, o la conservazione delle
razze favorite nella lotta per la vita.
Amato e odiato in pari misura, quel testo personalissimo è in procinto
di innescare una delle più accese discussioni scientifiche e filosofiche di
tutti i tempi.
Verranno pubblicate sei diverse edizioni, l’ultima nel 1972. A ogni
edizione Darwin aggiungerà o correggerà qualcosa, la sesta è quella
solitamente adottata per le ristampe moderne. Quest’ultima include
un capitolo nuovo di risposte argomentate e dettagliate alle critiche
raccolte nei dodici anni precedenti. È messa in vendita a un prezzo
popolare, il titolo diventa semplicemente “The Origin of Species” e
farà il giro del mondo come un classico della letteratura scientifica.
L’origine della specie si basa su queste 5 premesse:
gli organismi generano solo organismi simili;
il numero di organismi che arrivano a riprodursi è piccolo rispetto al numero di organismi nati;
in ogni popolazione ci sono differenze, più o meno visibili, tra i vari organismi, e alcune di esse sono
ereditabili;
alcune variazioni consentono agli organismi portatori di generare un maggior numero di
discendenti. Queste variazioni ( definite da Darwin come “favorevoli”) tendono a diventare sempre
più frequenti nelle generazioni che si succedono ed è questo il processo definito come “selezione
naturale”:
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se consideriamo un periodo di tempo abbastanza lungo la selezione può portare ad un accumulo di
cambiamenti tali da differenziare i gruppi di organismi e favorire la formazione di una nuova specie.
Il "delitto" è compiuto, sotto forma di un evento letterario. Per la prima volta, la storia delle specie è
descritta come un processo naturale che non ha più bisogno di cause finali né di creazioni speciali.
La polemica infuriò subito, con obiezioni scientifiche, filosofiche e teologiche che si accavallavano. Non si
fecero attendere i primi racconti, un po’ esagerati, di celebri ‘duelli’ fra evoluzionisti e creazionisti.
Le idee di Darwin furono in realtà accettate dalla comunità scientifica e penetrarono rapidamente nella
società inglese sebbene l’impianto esplicativo (in particolare la selezione naturale) sia stato contestato.
Le basi genetiche dell’evoluzione
Lacuna importante dell’evoluzionismo darwiniano era la mancanza di un sistema in grado di spiegare la
trasmissione ereditaria. Le ricerche di genetica, condotte da Mendel, sebbene contemporaneamente agli
studi di Darwin, non erano a quell’epoca ancora note agli scienziati.
Il progresso della genetica trovò risposte alle tre domande cui Darwin non seppe mai rispondere (“ la nostra
ignoranza delle leggi della variazione è profonda”): 1. Come sono trasmesse le caratteristiche ereditarie 2.
Perché non si mescolano nella progenie le diverse caratteristiche genetiche 3. In che modo si origina la
variabilità sulla quale agisce la selezione naturale.
L’unione della nuova genetica di Mendel alle teorie di Darwin è definita Teoria sintetica dell’evoluzione.
Nella visione della teoria sintetica, come unità evolutiva non viene considerato l’individuo, bensì la
popolazione: l’evoluzione ha luogo nel pool genico, che riunisce tutti i geni e gli alleli di una popolazione o
di una specie.
Esso è arricchito con la produzione di mutazioni, cioè di modificazioni dei geni improvvise, per lo più di lieve
entità, le quali sono in genere deleterie o neutrali per il loro portatore. Nuove combinazioni geniche si
producono anche durante la fecondazione e, all’interno della meiosi, tramite il processo di crossing-over.
Una separazione di specie, o speciazione, necessita obbligatoriamente di processi di separazione e
d’isolamento: per la prima s’intende una divisione spaziale di popolazioni, che invece si dicono
geneticamente isolate se fra loro non ha luogo alcun flusso genico. Il flusso genico tra due popolazioni si
considera interrotto se, a un certo punto, non avvengono più incroci fecondi.
La separazione spaziale non comprende necessariamente l’isolamento genetico, mentre il secondo
presuppone il primo. Ciò significa che una popolazione deve essere divisa, per esempio geograficamente,
perché possa avvenire uno sviluppo genetico divergente sulle popolazioni parziali.
Si può presumere che nelle popolazioni separate:
-abbiano luogo mutazioni differenti;
-ci siano diverse condizioni selettive ( dovute a componenti abiotiche e biotiche differenti)
-avvengano diverse ricombinazioni.
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Così le popolazioni figlie possono specializzarsi in direzioni diverse ed eventualmente evolversi, con un
conseguente insediamento differenziato in habitat diversi.
Una volta che questo processo è sufficientemente avanzato, tanto che, nel caso di una nuova
sovrapposizione degli areali o di un’unione artificiale non si manifesti più l’interfecondità, si può dire che da
una specie madre sono nate due specie figlie (in base alla definizione biologia di specie).
In relazione ai processi di separazione e isolamento, gioca un ruolo importante la deriva genetica (Genetic
drift): con essa si intende la variazione casuale della composizione del pool genico, variazione pertanto non
operata dalla selezione; la deriva genetica ha sempre luogo e può essere particolarmente influente nel caso
in cui, a casa di una catastrofe naturale, soltanto pochi individui di una popolazione riescano a sopravvivere
(effetto collo di bottiglia).
Può intervenire anche quando pochi individui fondatori si distaccano e si isolano (effetto del fondatore).
Altri fattori che possono modificare le frequenze alleliche in un pool genico sono gli accoppiamenti non
casuali. Negli animali l’accoppiamento non casuale è spesso guidato dal comportamento.
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Creazionismo
La creazione secondo la Bibbia – dal libro della Genesi
Il Creazionismo è un variegato movimento che ha come obiettivo la difesa della credibilità del racconto
biblico della creazione, così come descritto nei primi capitoli della Genesi.
“[1]In principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora la terra era informe e deserta e le tenebre
ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. [3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
[4]Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre
notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. [6]Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per
separare le acque dalle acque». [7]Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento,
dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. [8]Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu
mattina: secondo giorno. [9]Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e
appaia l'asciutto». E così avvenne. [10]Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio
vide che era cosa buona. [11]E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e
alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E
così avvenne: [12]la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria
specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa
buona. [13]E fu sera e fu mattina: terzo giorno. [14]Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per
distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni [15]e servano
da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: [16]Dio fece le due luci grandi,
la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. [17]Dio le pose nel
firmamento del cielo per illuminare la terra [18]e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle
tenebre. E Dio vide che era cosa buona. [19]E fu sera e fu mattina: quarto giorno. [20]Dio disse: «Le
acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del
cielo». [21]Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano
nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che
era cosa buona. [22]Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli
uccelli si moltiplichino sulla terra». [23]E fu sera e fu mattina: quinto giorno. [24]Dio disse: «La terra
produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la
loro specie». E così avvenne: [25]Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame
secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
[26]E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla
terra». [27]Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li
creò. [28]Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».
[29]Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è
il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. [30]A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del
cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E
così avvenne. [31]Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto
giorno.”
Il Creazionismo non si limita ad affrontare le questioni teologiche connesse con il racconto della Genesi, ma
accetta di confrontarsi anche sul piano storico e scientifico, secondo i metodi comunemente accettati da
queste discipline.
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Si può dire che il Creazionismo, inteso nel suo senso più ampio, nasce con la Bibbia stessa. Quello moderno,
invece, comincia con Darwin. Prima di lui, infatti, nel mondo di lingua inglese, Bibbia e scienza andavano a
braccetto, ed i fondatori della grande scienza inglese (XVII secolo) erano in genere ferventi estimatori della
Bibbia (Boyle, per esempio).
Il vescovo Wilberforce si oppose a Darwin in un pubblico e civile confronto, dopo di loro questo contrasto
fra evoluzionisti e creazionisti è proseguito fino ai nostri giorni.
La narrazione contenuta nella Bibbia è nota a tutti: Dio avrebbe creato l'intero universo in 6 giorni mentre il
settimo si sarebbe riposato.
Il pastore anglicano Usher avrebbe calcolato, basandosi sempre sul testo biblico, che tutto questo sarebbe
cominciato il 23 Ottobre 4004 a.C.
La chiesa cattolica ha impiegato molto tempo per giungere a patti con l'evoluzionismo.
Ancora nel 1950, l'allora papa Pio XII all'interno dell'enciclica Humani generis metteva sullo stesso piano
creazionismo ed evoluzionismo, criticando duramente quest'ultimo e ribadendo l'esistenza storica di
Adamo e il suo ruolo di progenitore.
Passi avanti sono stati fatti solo con il messaggio che Karol Wojtyla inviò, il 22 ottobre 1996, alla Pontificia
Accademia delle Scienze. Pur partendo dalla Humani generís, il pontefice riconosceva che l'evoluzionismo
era diventato ormai qualcosa di più che una mera ipotesi: anche se accennava a “teorie” dell'evoluzione,
anziché ad una sola teoria, e questo perché esistono «letture materialiste e riduttive e letture
spiritualistiche. Il giudizio è qui di competenza propria della filosofia e, ancora oltre, della teologia». Il papa
non specificava come i teologi potessero fornire giudizi competenti in materie scientifiche.
Questo movimento quindi afferma che la Bibbia ha un valore scientifico, opponendosi a Darwin e alle sue
teorie.
Offre poi degli esempi su cui dimostra la veridicità di quanto va ad affermare, screditando non solo le teorie
di Darwin ma anche alcune verità scientifiche.
Vediamone qualcuno:
- Il diametro del sole, a detto degli esperti, perde 1,5 m/ora. La sua superficie avrebbe raggiunto quella
della terra già 20 milioni di anni fa. Con questo si contraddice anche che l'età della terra sarebbe da stimarsi
in 4,5 miliardi di anni.
- Tutti gli scienziati dicono unanimemente che la Terra e la Luna hanno la stessa età. Se la Luna avesse
miliardi di anni, ai tempi del progetto Apollo 13, avremmo trovato sulla sua superficie uno spessore da 300
e 400 metri di polveri cosmiche; al contrario si trovò un sottile strato che misurava dai 3 millimetri ai 7
centimetri. Ciò permette di dedurre che la Terra e la Luna avrebbero approssimativamente 10000 anni
come, d'altronde, lascia pensare la Genesi.
- L'evoluzionismo afferma che l'uomo discende dalla scimmia. Il creazionismo dice: dove sono gli scheletri
intermedi tra l'uomo e la scimmia?
- I darwinisti affermano che le giraffe hanno sviluppato un collo lungo per potersi nutrire. Il creazionismo
oppone: dove sono gli scheletri delle giraffe a collo corto?
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Creazionismo ed evoluzionismo a
confronto
La seguente tabella riassume in maniera schematica le principali differenze tra creazionismo ed
evoluzionismo:
CREAZIONISMO BIBLICO
Dio ha creato “dal nulla” la materia
ed ha la piena sovranità su di essa. La
1 Bibbia, dalla Genesi all'Apocalisse, è
coerente con i fatti (miracoli) e le
parole riguardo alla potenza creatrice
di Dio.
La creazione sulla Terra, per Sua
volontà, è avvenuta in 6 giorni di 24
ore e la rivelazione scritta indica che è
recente (circa 10.000 anni). Anche
2 l'apparizione dell'uomo è recente,
come dimostrano le prime civiltà
documentate (le mesopotamicoegiziane, risalenti a circa 5.000 anni
fa).
EVOLUZIONISMO RADICALE
Nel principio c’era solo la
materia (o energia). Ora
come sempre, la materia non
può essere creata o distrutta,
ma solo trasformarsi o essere
trasformata.
La Terra ha almeno 4
miliardi di anni e, in questo
lungo periodo di tempo, ha
prodotto per capacità interna
e per evoluzione casuale
tutto ciò c’è in essa è
presente.
Le varie specie non derivano le une
dalle altre, ma sono state create
distinte da Dio (fissismo). Non
possono prodursi spontaneamente
3 specie nuove. Le specie possono
modificarsi (apparizione di nuove
razze, microevoluzione) ma non
possono trasformarsi in altre specie
(macroevoluzione).
Il
concetto
scientifico
di
specie
(basato
sull'interfecondità) è coerente con
quello di specie indicato nella Bibbia.
Tutti gli esseri viventi
derivano da una cellula
iniziale, formatasi per caso in
un
“brodo
primordiale”
(abiogenesi). La vita è poi
divenuta pluricellulare e da
acquatica è passata terrestre,
in
un
susseguirsi
di
cambiamenti prodottisi per
caso (evoluzione). Gli esseri
viventi non sono comparsi
tutti insieme, ma gli ultimi
formatisi (piante con fiore,
mammiferi, uomo) derivano
da quelli preesistenti.
L’uomo è frutto di una
evoluzione naturale come
tutti gli altri esseri viventi ed
ha degli antenati comuni con
le scimmie.
Tutti gli esseri umani derivano da
Adamo ed Eva, creati direttamente da
4 Dio anche nel corpo. Non esistono,
perciò, antenati comuni con gli
animali. L'uomo è l'unico essere che
riflette l'immagine del Creatore.
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TENTATIVI CONCORDISTI
Dio ha creato la materia (o
l'energia) nel principio, dando
a essa una capacità di
trasformazione anche in
senso evolutivo.
I giorni e gli anni di cui parla
la Genesi non vanno presi alla
lettera e non è importante
quanto dura la creazione. Non
è neppure importante come
Dio crea e può averlo fatto
per mezzo dell’evoluzione.
Non contano e non sono
importanti i fatti raccontati in
Genesi, ma il loro significato
spirituale.
Le “specie” di cui parla la
Genesi non sono quelle che
oggi così chiama la scienza,
ma gruppi più vasti. Dio, per
esempio,
potrebbe
aver
creato il capostipite del
genere “Panthera” (leone,
tigre, leopardo), o quello della
famiglia dei “Felidi” (genere
Panthera più gatto, lince,
puma, ecc.), oppure quello
dell’ordine dei “Carnivori”
(fam. Felidi più cane, orso,
panda, foche, trichechi, ecc.).
Sul
corpo
dell’uomo,
derivato da una evoluzione,
Dio è poi intervenuto
dotandolo di uno spirito che
lo rende simile a lui.
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Alla fine della creazione non
esistevano sulla Terra il male e la
morte (tutto era “molto buono”). La
successiva trasgressione di Adamo
può tornare alla perfezione solo con
Gesù
La creazione è avvenuta per ordine
di Dio in un preciso momento del
passato e poi è cessata, ma l'opera di
Dio sarà ripresa alla fine dei tempi
("nuovi cieli e nuova terra"). La visione
biblica delle vicende della terra è
discontinua (“catastrofismo”) perché
c’è un Dio al di fuori e al di sopra del
creato (“Deus ex machina”) che ha la
capacità e la volontà di agire in esso
(per esempio, Diluvio, miracoli).
Il Diluvio ha riguardato tutta la Terra
e, avendola sconvolta, è la chiave per
interpretare molti aspetti della realtà
attuale (vedere gli enormi e
generalizzati
strati
geologici
sedimentari, l'accumulo di fossili, la
scomparsa di specie inadatte alle
nuove condizioni, ecc.). Gli animali
attuali discendono da quelli salvati da
Noè.
Nonostante l'uomo abbia acquisito
via via tecniche nuove, sul piano
morale, degenera sempre più,
influendo negativamente anche sul
creato. Il messaggio biblico sul futuro
di questa terra non è certo ottimista e
inquadra negativamente gli "ultimi
tempi". Senza Dio c'è solo il male ed i
suoi effetti.
La morte è un fattore Il racconto biblico non va
necessario alla evoluzione, fa preso alla lettera, ma nel suo
parte della vita ed è significato spirituale.
comparsa subito dopo la
prima forma di vita.
Per conoscere il passato e
prevedere il futuro è
sufficiente osservare bene il
presente, perché i grandi
eventi geologici sono frutto
degli stessi fenomeni che
osserviamo
oggi
(“attualismo” o “uniformismo”), ma accumulatisi per
miliardi di anni.
La Bibbia non impone di
credere che nel passato ci
siano
state
catastrofi
generalizzate e che ce ne
saranno nel futuro: questo è
un campo che riguarda più la
scienza che la fede.
Qualche limitato evento
catastrofico
locale
può
esserci stato, ma non un
Diluvio universale che abbia
sommerso tutta la Terra.
Il Diluvio di cui parla la
Bibbia è stato un evento con
un significato generale, ma
che si è verificato solo in una
regione del Medio-Oriente.
Da quando l’evoluzione ha
prodotto
un
uomo
intelligente, lo sviluppo va
avanti a ritmi crescenti, con
la fondata speranza che si
riuscirà
a
portare
a
perfezione questo mondo.
Gesù, venendo sulla Terra,
ha gettato il seme del Regno
di Dio, perciò possiamo e
dobbiamo essere fiduciosi,
infondendo speranza intorno
a noi.
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Implicazioni filosofiche nella teoria
darwiniana
Ludwing Feuerbach
La filosofia di Feurbach, che muove dall’esigenza di cogliere l’uomo e la realtà nella loro concretezza, ha
come presupposto teorico e metodologico una critica radicale dell’approccio idealistico-religioso al mondo.
Approccio che, secondo Feurbach, consiste sostanzialmente in uno stravolgimento dei rapporti reali
esistenti tra soggetto e predicato, tra concreto e astratto.
L’idealismo offre quindi una visione rovesciata delle cose, in cui ciò che viene realmente prima figura come
ciò che viene dopo, e ciò che viene realmente dopo figura come ciò che viene prima.
Da ciò il programma feuerbachiano di un’inversione radicale dei rapporti tra soggetto e predicato instaurati
dalla religione e dall’idealismo:
“la nuova filosofia, conformemente alla verità, ha trasformato l'attributo in sostantivo, il predicato in
soggetto [...]. L'inizio della filosofia non è Dio, non è l'Assoluto, non è l'essere come predicato dell'assoluto
o dell'idea: l'inizio della filosofia è il finito, il determinato, il reale.”.
(tesi provvisorie per la riforma della filosofia)
Importante per il discorso che stiamo affrontando è ciò che Feuerbach afferma riguardo la religione. Egli
afferma che non è Dio (l’astratto) ad aver creato l’uomo (il concreto), ma l’uomo ad aver creato Dio. Infatti,
Dio, secondo Feuerbach, non è altro che la proiezione illusoria, o l’oggettivazione fantastica, di alcune
qualità umane, in particolare di quelle “perfezioni” caratteristiche della nostra specie che sono la ragione, la
volontà e il cuore.
Freud
“Nel corso dei tempi l’umanità ha dovuto sopportare due grandi mortificazioni che la scienza ha recato al
suo ingenuo amore di sé. La prima, quando apprese che la nostra terra non è il centro dell’universo, bensì
una minuscola particella di un sistema cosmico. La seconda mortificazione si è verificata quando la ricerca
biologica annientò la pretesa posizione di privilegio dell’uomo nella creazione, gli dimostrò la sua
provenienza dal regno animale e l’inestirpabilità della sua natura animale.”. (S. Freud, introduzione alla
psicanalisi.)
Per Freud l'idea di Dio non è una menzogna, ma un prodotto dell'inconscio che deve essere interpretato
psicologicamente. Un Dio concepito come una persona non è altro che una figura paterna ingrandita; il
desiderio di una divinità ha origine nel bisogno di giustizia e nell'aspirazione all'immortalità. Dio è solo una
proiezione di questi desideri, ed è temuto e adorato dagli esseri umani a causa dell'insicurezza di cui essi
non sanno liberarsi. Secondo Freud, la religione appartiene propriamente all'infanzia della razza umana, è
stata una fase necessaria della transizione dall'infanzia alla maturità, e ha promosso valori etici che erano
indispensabili alla vita sociale. Ora che l'umanità è matura, però, la religione deve essere abbandonata..."
Secondo Freud la religione prende origine dalla debolezza stessa dell’uomo, che si sente impotente di
fronte alle forze della natura da cui è circondato esternamente, e alle forze degli istinti che gli insorgono
dentro. La religione nasce in una fase relativamente primitiva dello sviluppo umano, quando l’uomo non è
ancora in grado di dominare queste forze esterne e interne per mezzo della ragione, e deve accontentarsi
di reprimerle o di tenerle a bada con l’aiuto di altre forze affettive, o “contro-affetti”, che hanno la funzione
di sopprimere e neutralizzare ciò che egli non saprebbe come affrontare su un piano razionale
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Darwinismo sociale: G. Verga
Darwin sosteneva che il numero degli organismi viventi che nasce è superiore a quello che può vivere con le
risorse disponibili. Quindi esiste tra i vari individui una continua lotta per poter sopravvivere. In questa lotta
prevalgono i più adatti alle condizioni di vita in cui si trovano e trasmettono i loro caratteri ai loro
discendenti. Questa sopravvivenza del più adatto è la «selezione naturale»: come l'uomo seleziona
artificialmente le specie animali e vegetali più utili ai suoi bisogni, modificandone le caratteristiche, così
opera la natura, scegliendo per la riproduzione gli individui che nella lotta per l'esistenza hanno dei vantaggi
sui concorrenti.
Questo tema molto caro a Giovanni Verga trova ampio riscontro nel suo pensiero e di conseguenza nelle
sue opere.
La visione della vita
Nella visione della vita secondo Verga la società a tutti i suoi livelli è dominata da un antagonismo spietato
tra gli individui, i gruppi, le classi e le leggi che la regolano sono quelle della sopraffazione del più forte sul
più debole e l'interesse individuale.
Questa condizione non potrà mai mutare perché è insita nella natura stessa in ogni tempo e in ogni luogo.
Verga non riesce a trovare una giustificazione allo sfruttamento e alla sopraffazione e anche se non sa
trovare alternative alla situazione sociale vuole porsi nei suoi confronti con un atteggiamento fortemente
critico e, con disperata amarezza e forte lucidità, ne rappresenta tutti gli aspetti negativi.
La visione del mondo
Verga scrisse opere di grande valore umano e poetico e il suo Verismo non fu una fredda e distaccata
riproduzione del reale ma la sua opera rispecchia, nonostante il rispetto del canone dell'impersonalità, una
personale visione del mondo, ed il suo forte sentimento di dolore e di tristezza di fronte alla vita.
Il mondo del Verga è un mondo senza Dio, un mondo governato dalle leggi della società moderna, in
continuo cammino per la conquista del progresso, che non è grandioso per i vinti che alzano le braccia
disperate e piegano il capo sotto il piede brutale dei vincitori.
I personaggi verghiani
I personaggi verghiani, infatti, si ribellano e così facendo finiscono per soccombere oppure peggiorare la
propria situazione: la loro vita è dominata dal fato, un fato che non concede all'uomo alcuna libertà di
realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni.
Essi sono preda di un cieco fatalismo e quando cercano di uscire dal solco inesorabilmente segnato, la loro
condizione si aggrava.
Verga ama profondamente i suoi personaggi perché li comprende profondamente, perché sa che essi
hanno fede nella Provvidenza che sola può far aspirare in un mondo di pace e di giustizia.
Il progresso non reca felicità
Verga, in netto contrasto con l'entusiasmo positivistico, nega che il progresso significhi serenità e felicità ed
è convinto che in questo mondo, teso verso la ricerca di beni materiali e di ambizioni sempre più elevate,
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l'uomo è chiuso in sé affidato alle sue forze che si logorano giorno dopo giorno. Verga paragona il progresso
a una fiumana, tipico fiume siciliano a regime torrentizio che per la maggior parte dell'anno è in secca ma
nella stagione delle piogge straripa e reca danno alle cose più deboli, come il progresso che è inattivo per la
maggior parte del tempo ma quando vi è i più deboli e i più poveri ne sono soggiogati.
Impossibilità ad uscire dal proprio stato sociale
Uscire dallo stato sociale in cui il destino pone l'uomo non è possibile, ed è questo ciò che avviene al
giovane 'Ntoni ed a Lia, che vedono fallire il tentativo di trovare fuori dal proprio ambiente una vita
migliore; è questo ciò che avviene anche a Mastro-don Gesualdo, il mastro, che invano cerca di diventare
don e che in questo vano tentativo verrà respinto sia dai suoi simili, sia da coloro che appartengono alla
classe sociale a cui egli voleva accedere. La "roba" diventa quindi in Verga una sorta di dannazione poiché
spinge l'uomo a ricercare sempre di più fino a provocarsi l'autodistruzione.
In questo mondo si muovono i personaggi del Verga, uomini condannati al dolore e alla sconfitta ma,
nonostante tutto, pieni di dignità, una dignità umile ed eroica che nasce soprattutto dalla loro forza
interiore, dal modo con cui sopportano le avversità quotidiane, senza vane ribellioni e senza viltà.
La concezione tragica della vita
La concezione che Verga ha della vita è dolorosa e tragica perché egli vede tutti gli uomini sottoposti a un
destino impietoso e crudele, che li condanna, non solo alla infelicità e al dolore, ma anche all'immobilismo
nell'ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono venuti a trovarsi nascendo.
Chi cerca di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto non trova la felicità sognata, anzi va
immancabilmente incontro a sofferenze maggiori, come succede a 'Ntoni Malavoglia ed a Mastro-don
Gesualdo.
Per il Verga, all'uomo non rimane che la rassegnazione eroica al suo destino.
La concezione fatalistica della vita
È questa la concezione fatalistica ed immobile dell'uomo che sembra contraddire la fede nel progresso,
propria del Positivismo e al quale non rimane che la rassegnazione eroica al suo destino.
Infatti per Verga il progresso è solo esteriore e da esso derivano solamente pene infinite. L'umanità
progredisce per le conquiste scientifiche e tecnologiche ma l'uomo singolo è sempre dolorosamente
infelice e costantemente posto nelle mani del fato.
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Darwinismo e Supremazia della Razza
Joseph Conrad and “The heart Of Darkness”
Teodor Josef Konrad Nalecz Korzeniowski, well known with the name of Joseph
Conrad (1857-1924) is considered one of the most relevant writers of the last
decade of the nineteenth century.
During his life he was a an omnivorous reader, in particular he loved most books
related to sea adventures, but he also read Alfred Wallace and Charles Darwin.
Societies who applied Darwin’s ideas thought that his theory of natural selection
could be applied also to men: so they believed that stronger people won on weak
ones.
This was a sort of belief white people used to justify and explain their heavy exploitation of new territories.
The Europeans thought they had the duty to civilize people who they considered inferior since they had
different customs and traditions, so a massive colonization began.
Joseph Conrad with his novel “Heart of Darkness” was the author who best described this strong sense of
supremacy of the white man evident in his despising attitude.
He first supported colonialism, as it is evident with the main character Kurtz, he then depicted colonialism
as a source of exploitation and evil. Actually he ended his novel by writing:
“who is really primitive and who can claim to be civilized?”
Marlow's journey is a journey of human formation, which helps him to discover the true aims of European
colonialism.
The title of the book has a relevant meaning: “darkness as ignorance” since Marlow leaves Europe with the
idea of exploring the Congo, but he has no knowledge about the country he calls “dark” and the people he
calls “ignorant and savage”
On the way back to his own country, however, thanks to his African experience, he finally finds out that
Europe is “ the true heart of darkness and evil . ”
In my opinion an important detail first negligible, but then of great importance, is the figure of Kurtz who
with his strong and rough manners, almost paradoxically, in approaching the local people , embodies the
idea of master, the powerful ruthless colonizer, due to his evil deeds but even a sort of God to respect.
The fact that Kurtz is German is another relevant detail that makes us understand Conrad’s hate against
Europeans.
Hitler e il Mein Kampf
Il concetto di superiorità delle razze europee, in particolare della “razza bianca” viene ripreso anche molti
anni successivi da Hitler.
Nel 1859 Darwin pubblica una sua teoria evolutiva: gli esseri viventi si sono trasformati ed evoluti. Nuove
specie hanno preso il posto di quelle che sono scomparse. Darwin pensa che i cambiamenti sono dovuti alla
lotta per la sopravvivenza per la quale gli esseri lottano, si modificano, evolvono.
Le teorie di Darwin vengono applicate anche allo sviluppo sociale.
Chi applica alla società queste idee pensa che vi sia una selezione naturale: i più deboli socialmente sono
destinati ad essere sottomessi agli individui ed ai popoli più forti.
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Saldo di questa convinzione, nel corso degli anni Hitler matura un profondo sentimento nazionalista; tale da
sfociare in un vero e proprio antisemitismo contro tutto ciò di diverso dalla sua razza e giudica così l’ebreo
come il principio del male, in perenne lotta contro la razza ariana, quindi la sua civiltà.
In realtà la teoria di Darwin aveva prove dal punto di vista dell’evoluzione, ma non esistevano invece prove
a riguardo della supremazia di un popolo su un altro.
Nel suo trattato, il “Mein Kampf”, l’ebreo viene ritratto come il simbolo del
capitalismo senza patria né ideali, fondato quasi esclusivamente sul prestito e sulle
speculazioni in borsa, responsabile, perciò, di quasi tutti i mali del popolo tedesco.
Per combattere l’ebreo, ricco colto e borghese, Hitler contrappone una “lotta di
razza”, fondata sull’odio e sull’invidia del proletario ariano. Questo sentimento si
diffonde rapidamente nella Germania devastata dalla crisi, in cui le solide posizioni
raggiunte dalla ricca borghesia- finanziaria, imprenditoriale, professionale- suscitano
profondi risentimenti.
Essendo la razza l’elemento essenziale della storia e della società, lo Stato, secondo Hitler, doveva essere lo
strumento, “la condizione essenziale per creare una superiore civiltà umana”. Il nazismo poneva, perciò,
come priorità assoluta la razza. Alle masse Hitler richiedeva “ferrea disciplina” e “completa abnegazione” ai
capi. Per fare ciò Hitler sosteneva l’importanza di un valido apparato propagandistico e l’efficacia delle
manifestazioni di massa e dei simboli. I fini supremi del movimento erano essenzialmente due: liberare il
popolo tedesco dalla “congiura ebraica”; dare uno spazio vitale sufficiente alla razza dominatrice.
Conclusioni
Creazionismo o evoluzionismo? Dal mio punto di vista il giusto sta nel mezzo.
Dio o una forza Superiore ha creato la terra e gli esseri viventi che poi si sono evoluti, sopravvivendo e
mutandosi secondo l’ambiente e le circostanze.
Ogni forma di sopravvivenza in natura è giustificata, non condivido però le idee del passato di supremazia
dei popoli, ogni uomo per me è uguale all’altro e ha il diritto di vivere, credere e professare liberamente
senza ledere i diritti altrui.
Bibliografia e sitigrafia
Telmo Pievani; “ Introduzione a Darwin”
Charles Darwin, “L’origine delle specie”
Curtis, Bames; “Invito alla biologia”
Cinzia Medaglia, Beverley Anne Young “With rhymes and reason”
Antonello la Vergata e Franco Trabattoni “Filosofia e cultura”
pag.19
http://www.itisap.com/progetti/Shoah%20e%20Nazismo_file/Page1272.htm
http://www.carloflamigni.it/scripta/ragionare_di-scienza-confronto-tra-evoluzionismo-creazionismo.html
http://www.chisiamo.info/religione.htm
pag.20