grafica.pmd 211 UNITÀ DIDATTICA 7 La comunicazione La pubblicità Il marchio L’immagine coordinata grafica.pmd 212 213 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA COMUNICAZIONE LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA Il processo di comunicazione viene descritto con un modello che mette in evidenza 6 elementi o fattori fondamentali che lo costituiscono: il messaggio, l’emittente, il ricevente (o destinatario), il contesto (o referente), il codice e il canale (o contatto). Ciascuno di questi elementi ha un ruolo specifico e nessuno di essi può mancare. comunicazione è una pratica per eccellenza dell’essere umano: secondo il veicolo utilizzato, si definisce verbale, scritta, visiva, e sta alla base di qualsiasi relazione interpersonale. Il significato intrinseco del termine comunicazione (parola composta dal lat. cum, con, e munire, legare, costruire) in italiano assume la connotazione “render noto”, “far conoscere”. Definire il concetto di comunicazione è sempre una sfida complessa, che ha impegnato e impegna filosofi, linguisti, sociologi, ecc. Più interessante è analizzare quali sono le caratteristiche basilari e costituenti un qualsiasi processo comunicativo. La comunicazione è un processo che consiste in un’intenzionale trasmissione di un messaggio (contenuto informativo) secondo codici comuni (lingua parlata, immagini, linguaggio gestuale), attraverso canali (medium visivi, acustici, ecc.) e all’interno di un contesto (situazione ambientale) che comprende lo scambio comunicativo, dandogli senso. Secondo la natura dei soggetti della relazione ed i contenuti dei messaggi, la comunicazione si definisce pubblica, d’impresa, politica, sociale, commerciale, ecc. Questo 212 7 GLI ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE Q Q La UNITÀ DIDATTICA processo è messo in atto da un soggetto che intende comunicare, definito emittente, e viene decodificato e interpretato da un ricevente, che può essere sia un singolo individuo che una collettività. CODIFICA Albero→ DECODIFICA →Albero Messaggio EMITTENTE L’emittente È la fonte di informazioni, colui che compone e invia il messaggio. Può trattarsi di una o più persone, oppure di un’organizzazione rappresentata da uno dei suoi membri. RICEVENTE Il concetto di comunicazione comporta la presenza di un’interazione tra soggetti diversi: si tratta in altri termini di un’attività che presuppone un certo grado di cooperazione, che non ha di certo un carattere unidirezionale. Infatti in essa sono compresi anche i differenti atteggiamenti assunti dall’emittente o dal ricevente durante l’atto comunicativo (atteggiamenti che Jakobson ha definito come funzioni linguistiche, che verranno elencate in seguito). A questo punto cominciamo a definire e analizzare più approfonditamente quelli che sono i principali elementi che partecipano all’atto comunicativo. Il ricevente (o destinatario) È colui che riceve il messaggio rivolto dall’emittente, lo decodifica, lo interpreta e lo comprende. Anche in questo caso può trattarsi di una persona (conversazione, lettera personale) o di più persone (discorso al pubblico, messaggio pubblicitario). I ruoli di emittente e ricevente non sono fissi, ma intercambiabili. L’emittente può diventare ricevente e viceversa, più volte di seguito, per esempio, in una conversazione. della comunicazione, quello che si definisce spontaneamente con maggiore facilità. Esso viene rivolto all’interlocutore per inviargli un’informazione: che siano frasi orali o scritte, in qualsiasi lingua, oppure una serie di segnali, o ancora un accostamento di elementi voluto dall’emittente. Il canale (o contatto) È il mezzo di trasmissione dell’informazione. Può essere diretto o indiretto e assumere diverse forme: onde sonore, supporto cartaceo, magnetico, digitale. Il canale non è soltanto uno strumento: la scelta del canale può influenzare la forma del messaggio. Ciascun mezzo d’informazione ha le sue caratteristiche e impone le proprie condizioni. Così un’informazione è trattata in modo differente dalla stampa giornalistica rispetto alla radio o alla televisione, proprio per la tipicità del mezzo utilizzato e per le sue peculiarità. Il contesto (o referente) È l’ambiente particolare all’interno del quale si situa l’atto comunicativo. Esso precisa e tara le opportunità comunicative, proprio nello spazio della relazione tra emittente e destinatario. Per esempio, un docente di filosofia non tiene lezione al bar e non si appendono in chiesa manifesti di abbigliamento. Il messaggio (o contenuto) È l’oggetto stesso della comunicazione. Il messaggio è l’elemento più evidente 213 grafica.pmd 218 219 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA FORME, SEGNI, SIMBOLI, ALLEGORIE forme sono strutture di percezione o di rappresentazione che prendono forma dagli impulsi, interpretati dalle vie astrattive o associative della coscienza, la quale è in grado di tradurre le forme con le immagini. Pertanto, di un oggetto si potranno avere forme distinte a seconda dei canali usati, della prospettiva con cui l’oggetto si è presentato, oppure dall’interpretazione effettuata dalla coscienza. La coscienza articola i dati relativi ad un oggetto producendo una particolare forma. Questa forma è legata ad un determinato registro interno che viene codificato nella memoria. Quando l’oggetto in questione viene nuovamente percepito, la percezione agisce come un segno per la coscienza e attiva il registro interno che corrisponde a quella forma percettiva. In questo modo l’oggetto acquista significato. Le forme sono ordinate in tre gruppi principali (simboli, segni e allegorie) che rappresentano i registri, in funzione delle diverse risposte e al tipo di meccanismo che si attiva durante la loro produzione. Q Le Il segno è una entità con la funzione di codificare i registri interni ed opera, convenzionalmente, per astrazioni. Esso è composto da significato e da significante. Per significato si intende il concetto espresso, mentre per significante il supporto che lo rappresenta (cfr. pag. 220). La comunicazione è fatta di segni. Questi si trovano nelle parole, nelle espressioni facciali, nei manifesti pubblicitari, nei segnali stradali, nei colori, e anche nei suoni. Per esempio, nei cartelli stradali il significato di obbligo viene rappresentato con il colore blu (significante), mentre il rosso indica il significato di divieto. La forma del triangolo (significante) comunica concetti di pericolo e attenzione (significato), mentre il cerchio esprime un comando. Alla stessa maniera una parola è un suono, ma anche un segno: evoca non solo la codificazione che gli corrisponde, ma anche quel complesso sistema di reazioni immediatamente collegate ad essa. Anche un gesto è un’indicazione codificata tra persone, le quali però devono possedere lo stesso tipo di registro interno di codifica per comprenderne il significato. 218 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA Il simbolo è un qualunque segno, oggetto o immagine che sorge dal canale astrattivo e che rinvia ad una realtà importante ma poco visibile, decifrabile e interpretabile attraverso un insieme di regole condivise da tutti (per esempio, la colomba per significare la pace, il dito puntato per indicare una direzione, l’ammiccare con l’occhio per dichiarare un’intesa). UNITÀ DIDATTICA 7 L’allegoria è il processo comunicativo alla cui base sta una sostituzione di significato mantenendo il medesimo significante. In termini più specifici, è lo sviluppo di un secondo grado di lettura al quale si può giungere tramite un processo associativo. In passato l’allegoria è stata un formidabile strumento artistico, dalle danze macabre al surrealismo della pittura moderna. Oggi, nel campo pubblicitario, il messaggio allegorico è frequente e fortemente strumentalizzato a fini commerciali. ~ “La chiaroveggenza”, R. Magritte, 1932. Il simbolo è quindi un concetto che sta a significare o suggerire qualcosa d’altro; un’immagine riduttiva con caratteristiche fisse che sintetizza o da cui si astrae l’essenziale. La diffusione e il potere comunicativo di un simbolo sono direttamente proporzionali alla sua interculturalità: è chiaro che un segno, selezionato concordemente da un piccolo gruppo di persone come simbolo di un determinato concetto, sarà simbolo solo per quel dato gruppo di persone, e sarà illeggibile agli occhi di chi non ne ha concordemente stabilito il significato. Occorre quindi, nella comunicazione, imparare a usare con disinvoltura i segni, i simboli e le allegorie, saperli riconoscere e interpretare nell’ambito dei diversi contesti, facendo attenzione a non applicare preconcetti, o dare per scontate conoscenze non necessariamente presenti nel destinatario, rischiando così di creare un messaggio ambiguo, se non addirittura fuorviante. Allegorie della Venere di Botticelli. 219 grafica.pmd 228 229 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA COMUNICAZIONE DI TIPO PUBBLICITARIO Q “Le anatre depongono le loro uova in silenzio. Le galline invece schiamazzano impazzite. Il risultato è che tutto il mondo mangia uova di gallina.” (H. Ford) Questo divertente e un po’ paradossale aforisma ben si presta a chiarire il concetto di comunicazione. Il processo di comunicazione Le tecniche di comunicazione Come analizzato precedentemente (cfr. p. 213), un atto comunicativo è diviso e distinto da diversi elementi: Le tecniche di comunicazione pubblicitaria sono principalmente rivolte a differenziare il prodotto e ad accrescerne il valore percepito. I postulati fondamentali secondo i quali il messaggio risulta efficace sono: farsi vedere, farsi leggere, farsi credere, farsi ricordare e, quindi, fare acquistare il prodotto. Molte delle tecniche un tempo utilizzate nell’arte oratoria o nella composizione poetica sono ora passate alla “letteratura” pubblicitaria, che prevede, tra l’altro, un pubblico con capacità di decodifica sempre più scaltra. Infatti sono frequentissime le figure retoriche e i giochi fonici, in particolare il bisticcio linguistico, l’allitterazione, • emittente, la fonte (o soggetto) dell’informazione; • ricevente, colui che accoglie il messaggio; • codice, l’insieme di suoni, immagini e simboli che rendono il messaggio percepibile; • canale, il mezzo di propagazione fisica del codice (stampa, etere, digitale); • contesto, l’ambiente in cui si situa l’atto comunicativo; • contenuto, l’oggetto della comunicazione. 228 La comunicazione pubblicitaria si connota in diversi livelli di elaborazione: a livello di input come ascolto, ricerca, studio di informazioni, cultura, conoscenza; a livello di output come visibilità, verbalità, vestibilità, vitalità, vivibilità, autorevolezza, risultato ed efficacia. Nella comunicazione pubblicitaria, il contenuto è l’oggetto-prodotto. L’approccio comunicativo più utilizzato è quello chiamato “annuncio vetrina” dove si ritiene sufficiente mostrare il prodotto: “esisto, dunque comprami”. Un altro livello, più evoluto, usa la promessa come gancio ed il prodotto come giustificazione. In questo caso il prodotto diventa marca, parla, comunica, interagisce. Insomma, un inno alla forma piuttosto che alla sostanza. Niccolò Machiavelli scriveva: “Ognuno vede quel che tu pari, pochi comprendono quel che tu sei”. Questa è comunicazione pubblicitaria. LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA l’assonanza, la rima: “Voliamoci bene” (compagnia aerea); “Tubiamo?” (scatola di cioccolatini a forma di tubo); “Titilla la papilla” (caramella); “Chi la afa non la aspetti” (condizionatore d'aria); “Kala Kili” (centro di dimagrimento); “Ceres cè” (Birra). Una delle modalità di persuasione più adottate in pubblicità è la “presupposizione”, che consiste nel far credere (inconsciamente) al lettore/ascoltatore che parte del messaggio che sta ricevendo sia scontata, senza bisogno di essere dimostrata. UNITÀ DIDATTICA 7 “La freschezza di X ha solo il 7% di grassi” (si dà per scontata la freschezza del prodotto, reclamizzandone soltanto l’ipocaloricità). “I peccati di gola che non fanno ingrassare” (si dà per scontato il gusto straordinario del prodotto dietetico). Un’ulteriore tecnica è quella dell’ammiccamento, spesso a sfondo erotico: “Io ce l’ho profumato. L’alito. Perché, cosa avevi capito?” (pubblicità di una caramella). “Lo facciamo sui tetti e sui divani… Lo sconto e il finanziamento! A interessi zero” (negozio di arredamento). Riflessioni e aforismi sulla comunicazione e sul marketing - Il marketing è l’apostrofo d’oro tra le parole “quant’è”. La comunicazione è alla base, ma chi ne è all’altezza? Il cliente che paga di meno è quello che si lamenta di più. Se non siamo guidati dai nostri clienti, nemmeno le nostre auto lo saranno (H. Ford) Il cliente è l’unico che può licenziarci tutti. Fare prodotti senza fare comunicazione è come ammiccare a una ragazza nel buio: tu sai quello che stai facendo ma nessun altro lo sa. Ma come fai a fidarti della comunicazione di un popolo che per fare pubblicità alle Camel manda in giro per il mondo la figura di un dromedario? C’è solo una cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé (O. Wilde) Noi non siamo ciò che diciamo: siamo il credito che ci danno. Comunicare è bene; comunicare bene è meglio! Il segreto della creatività è saper nascondere le proprie fonti. (A. Einstein) La parte più veritiera di un giornale è la pubblicità (T. Jefferson) La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi. (M. Proust) L'innovazione consiste nel vedere ciò che hanno visto tutti pensando ciò che non ha pensato nessuno. Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo (H. Ford) So benissimo che la metà dei soldi che spendo in pubblicità è sprecata; purtroppo però non so quale metà (J. Wanamaker) Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario... Lei mi crede pianista in un bordello (J. Séguéla) Il segreto per annoiare è dire tutto (Voltaire). Le Pubbliche Relazioni sono un lungo ozio senza un attimo di tregua. La pubblicità è una scienza come la balena è un pesce. Per vendere il mio prodotto ho creato il migliore messaggio pubblicitario. Stupendo, quasi quasi me lo compero! Da un copywriter: “se un’immagine vale più di mille parole, io che ci sto a fare?” 229 grafica.pmd 230 231 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA PUBBLICITÀ pubblicità è quell’attività che, mediante la comunicazione di un messaggio, serve a portare a conoscenza dei consumatori l’esistenza di un determinato prodotto o servizio, al fine di creare un atteggiamento favorevole e incrementarne l’uso, il consumo e l’acquisto o il riacquisto. Q La 230 La pubblicità analizza e interpreta le ricerche sul consumatore, sui suoi atteggiamenti e comportamenti e sulle tendenze nascenti nel tessuto sociale in generale. Il termine pubblicità in italiano deriva da “pubblico” ed assume, quindi, il semplice significato di “rendere pubblico/noto”. Invece, il corrispondente termine inglese “advertising” (dall’inglese to advertise, avvertire) privilegia il processo, di natura commerciale, finalizzato al raggiungimento del destinatario del messaggio. Infine, il termine francese “réclame” mette in evidenza l’aspetto di richiamo ad un’azione insito nel messaggio. I contenitori pubblicitari tipici sono principalmente i mezzi di comunicazione di massa (radio, televisione, giornali e periodici, Internet). LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA UNITÀ DIDATTICA 7 La rivoluzione apportata alle modalità di comunicazione dai nuovi media e soprattutto dall’avvento di Internet, a partire dall’ultimo decennio del Ventesimo secolo, ha determinato una perdita di efficacia del tradizionale modello comunicativo unidirezionale e una conseguente necessità di ridefinizione. Il moderno obiettivo della pubblicità non è solo vendere merci o servizi, ma indurre desideri e bisogni. Le politiche di comunicazione di oggi sono principalmente rivolte a differenziare il prodotto e ad accrescerne il valore percepito. Capace di dettare mode, tendenze e stili non solo sul piano dei consumi, ma anche su quello estetico, e in grado di condizionare desideri e aspettative nell’immaginario collettivo, la pubblicità sta cambiando non solo aspetto e forma, ma anche finalità. La comunicazione pubblicitaria ha successo quando incarna la società del momento. Oggi la pubblicità ha acquistato una forza e un’autonomia tali (dal punto di vista non solo economico, ma anche linguistico, culturale e politico) da trascendere il suo scopo principale che è quello di vendere un prodotto. Il futuro valore che la comunicazione pubblicitaria affronterà potrà essere di impronta sociale e culturale. Una compagnia assicurativa, per esempio, potrebbe proporre non più polizze, ma essere promotrice di campagne di sicurezza, o un detersivo non lavare più bianco, ma salvare i pesci dall’inquinamento. Insomma, la pubblicità si trasforma: sempre meno oggetto, sempre più immagine e servizio, cioè non più incitamento al consumo, ma stimolo sociale e portatore di valori. Quindi, se da un lato abbiamo il prodotto che da marca diventa valore, dall’altro abbiamo l’esperienza culturale che da marca diventa prodotto. 231 grafica.pmd 232 233 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA UNITÀ DIDATTICA 7 STORIA DELLA PUBBLICITÀ Q Molti pensano che la pubblicità sia una Pubblicità del ’700. pratica che riguarda solo i tempi recenti: invece si può dire che esiste da millenni. Difatti, è consuetudine far risalire i primi esempi di “proto-pubblicità” al periodo dei Fenici, i quali erano usi incidere lungo le strade più importanti delle grandi scritte che elencavano la merce in vendita. Anche Greci e Romani facevano uso di scritte e insegne per pubblicizzare eventi pubblici, elezioni, spettacoli, gare, fiere, negozi, o anche un punto di ristoro o una stazione termale. I veicoli pubblicitari potevano essere i vasi, i bassorilievi, le pergamene, le monete e i muri stessi, come si evince da certe iscrizioni murarie nella zona archeologica di Pompei. La materia si evolve decisamente con l’avvento della stampa tipografica. Il primo stampato di tipo pubblicitario di cui si abbia traccia appare in Inghilterra nel 1473: un annuncio che reclamizza un li- bro religioso a opera dell’editore-tipografo William Caxton. Nel 1631 viene pubblicata a Parigi la “Gazette Hebdomadaire”, il primo giornale con annunci pubblicitari a pagamento. Quasi contemporaneamente la pubblicità comincia a comparire stabilmente sulle pagine dei settimanali inglesi e su gran parte delle più importanti gazzette europee, grazie anche all’aumento dei capitali privati dovuti allo sviluppo del commercio e delle attività artigianali. Tali inserzioni, anche se ancora relegate e concentrate nella quarta e ultima pagina, serviranno a garantire un cospicuo flusso di denaro nelle casse dei giornali, rendendoli economicamente forti e indipendenti dal potere politico. (Da sinistra) Cartina di Parma, 1898; Pagina di giornale con pubblicità, della fine dell’800. 232 233 grafica.pmd 248 249 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA CREATIVITÀ NELLA GRAFICA PUBBLICITARIA Bozzetti preparativi per pubblicità. Q La creatività è una risorsa fondamentale per le agenzie e per questo motivo è continuamente ricercata. Le aziende affidano la loro immagine proprio alle agenzie pubblicitarie per realizzare pubblicità sempre più creative, innovative e sorprendenti. Il creativo è la figura più tipica nell’ambito pubblicitario, quella su cui spesso si sono costruiti parecchi stereotipi. Il creativo è chiamato a produrre grandi sforzi di sintesi, attuando in modo rapidissimo procedimenti induttivi e deduttivi, alla ricerca continua dell’ori- ginalità e dell’innovazione, cercando di percepire in anticipo ogni variazione nei gusti e nei modelli di riferimento dei vari gruppi sociali. Esso deve anche: - essere a conoscenza delle problematiche tecniche e delle funzioni comunicative relative alla progettazione del documento pubblicitario; - essere in grado di analizzare e interpretare un tema, traducendolo in strategie comunicative da realizzarsi attraverso sintesi visive e verbali; - saper scegliere le tecniche e le procedure più idonee alla realizzazione del compito da svolgere. - avere conoscenza e padronanza della tecnica e del potenziale espressivo dei diversi strumenti comunicativi. C’è un motto attribuito all’inventore T. Edison: “1 percent inspiration, 99 percent perspiration” (1% ispirazione, 99% sudore). Questo per dire che la cosiddetta creatività è insufficiente in assenza di un solido mestiere. L’intuizione è importante, ma non può sostituire l’esperienza, la tecnica, la sensibilità e l’attenzione. LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA UNITÀ DIDATTICA 7 L’ANNUNCIO PUBBLICITARIO E LE SUE PARTI L’annuncio pubblicitario (in inglese advertisement) è il messaggio con testo e immagini, con solo testo o con prevalenza dell’immagine sul testo, che appare sulla carta stampata (quotidiani, riviste, ecc.) per pubblicizzare un prodotto, un servizio o una marca. Le funzioni strutturali sono date all’annuncio da: • il formato (piedino, mezza pagina, quarto di pagina, una pagina, doppia pagina, ecc.); • i colori (bianco e nero, quadricromia); • la marginatura (al vivo, cioè senza margini, o entro i margini della gabbia propria del media); • la posizione e collocazione dell’annuncio all’interno del mezzo; • la tipologia dell’immagine (fotografia, disegno, illustrazione, foto e disegno, solo testo); • la lunghezza del testo; • la categoria merceologica del prodotto o servizio. Q L’headline è il titolo o la parte del testo che apre il messaggio nell’annuncio pubblicitario e viene messo in risalto con caratteri diversi e più grandi, per attirare l’attenzione. Solitamente esso sintetizza il tema della comunicazione o della campagna e funge da collegamento tra il messaggio e il prodotto. Nel linguaggio pubblicitario di fatto ha sostituito il termine slogan. Il visual è la parte illustrata di un annuncio, la fotografia, l’illustrazione, il disegno o il testo con particolare caratterizzazione visiva. Il visual si può suddividere per genere (stilllife, moda, paesaggio, ritratto, spettacolo) e per categorie (attrazione visiva, invito emotivo, testimonial, uso e impreziosimento del prodotto, iperrealismo). Il rapporto tra visual e testo non deve essere ripetitivo ma complementare. Il bodycopy è la parte di testo di un annuncio pubblicitario che descrive le caratteristiche dell’azienda e/o del prodotto presentato. Gli elementi che generalmente compongono l’annuncio pubblicitario sono: l’headline, il visual o immagine pubblicitaria, il bodycopy o blocco testo, la caption o didascalia, il payoff, la baseline, cioè la frase o il box di chiusura, il marchio o logo. 248 249 grafica.pmd 256 257 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA UNITÀ DIDATTICA 7 IL MARCHIO marchio è quella parola, figura, segno simbolico o rappresentazione grafica che contraddistingue prodotti o merci, aziende o servizi. Generalmente, il marchio è costituito dal nome, scritto con un carattere ben definito, e da un elemento grafico rappresentativo (parola-logo + segno grafico). Innanzitutto, sgombriamo il campo da un’inesattezza molto comune: quando si parla di marchio, si intende la completa rappresentazione grafica, formata generalmente dall’unione tra il simbolo e la scritta o denominazione, detta anche logo o logotipo (l’equivoco è generato anche dal fatto che il termine logo in inglese ha, comunemente, il significato di marchio). Quindi, il logo è solo una parte del marchio e non il marchio stesso, a meno che sia assente il simbolo: in questo caso, evidentemente, marchio e logo coincidono in un unico concetto. Il marchio ha un forte valore simbolico identificante ed è una forma di garanzia Q Il per l’utente. Chi lo osserva deve poterlo facilmente memorizzare e distinguere immediatamente dagli altri, oltre a percepirlo come l’espressione di una precisa identità. Proprio per questo, la creazione di un marchio costituisce il primo passo per la costruzione di una corretta immagine aziendale, e il marchio più riuscito è quello che sintetizza in pochi segni e colori il concetto che si vuole comunicare, mantenendo uno stile grafico e una coerenza rispetto al prodotto o all’azienda cui è legato. Proprio per la diversità dei prodotti e dei servizi venduti oggi, l’esigenza di nuovi marchi con forte unicità è ancora più sentita, poiché questi sono il fondamento dell’immagine visiva dell’azienda. Un marchio progettato professionalmente è il fondamento per qualunque attività commerciale o di servizi, o per un prodotto che si desidera promuovere attraverso i media. Spesso siamo abituati a pensare il marchio come una firma di tipo esclusivamente aziendale, o comunque che evidenzia un’attività lavorativa. In realtà, il marchio trova applicazione nei campi più svariati della comunicazione, come per una sigla televisiva, una manifestazione, un’iniziativa, un gruppo musicale, ecc. La particolarità di un marchio sta nello stile e nel gioco grafico, costruiti sull’equilibrio delle parti e sull’armonia compositiva. Marchi e simboli di alcune famose marche di auto: molti hanno in comune la scelta grafica di adottare simboli alati, uccelli o comunque animali veloci. Grafica nei loghi di gruppi musicali Nei loghi qui riprodotti, appartenenti a famosi gruppi musicali, è evidente l’intento di usare giochi grafici rappresentativi di un concetto. Così il logo The Beatles tende all’evidenziazione del vocabolo “beat” con l’accentuazione della T. Il logo Led Zeppelin è realizzato con un carattere stile “Liberty” per richiamare il periodo d’oro dei dirigibili (zeppelin). Jethro Tull sceglie un carattere antico per rievocare la musica folk a cui il gruppo rock si ispira. Guns’n’roses punta direttamente alla rappresentazione grafica del nome stesso. Abba, invece, gioca sul palindromo (parola “simmetrica”, cioè che ha la stessa lettura in senso inverso), rovesciando la B per rimarcare la simmetria. Infine il logo del complesso Chicago si fa intuire attraverso l’impronta digitale. Marchi di aziende e di attività con una caratteristica comune: hanno tutti preso spunto da quello che è forse il simbolo più famoso (e copiato) della storia: l’”Uomo di Leonardo”. 256 257 grafica.pmd 262 263 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA UNITÀ DIDATTICA 7 GLI ELEMENTI DEL MARCHIO E L’ESECUZIONE Q Il marchio può essere classificato secon- do tre categorie: • pittogramma, segno iconico o simbolo; • segno verbale, logogramma o logo; • emblema. Il simbolo Il simbolo del marchio è spesso rappresentato da un disegno astratto che richiama l’attività dell’azienda o che, per collegamento mentale, rimanda in qualche maniera a questa. Il simbolo grafico e il logo sono legati da rapporti precisi che normalmente non vanno mai alterati, qualunque sia la dimensione del marchio. Il famoso simbolo del concerto di Woodstock (pace amore e musica), rielaborato poi per altre manifestazioni. A volte il marchio è accompagnato da uno slogan, un motto, una specifica, detta payoff (vedi p. 250), oppure può capitare che riporti una denominazione o un gruppo di appartenenza. In tal caso questi elementi aggiuntivi, chiamati endline, o endorsement, vengono considerati elementi strettamente integranti del marchio stesso. Il logo Costruzione modulare del logo “CE” (Comunità Europea) 262 Il logo è la stesura grafica del nome del prodotto o dell’azienda con un disegno del carattere studiato appositamente. Il disegno del carattere dovrebbe mentalmente fare da richiamo all’immagine dell’azienda in questione, ma è veramente difficile fissare delle regole che stabiliscano l’uso appropriato del carattere. A volte la scelta più spiazzante risulta quella vincente. Il logo stabilisce un legame tra la parola e il modo in cui è stata scritta. La parola diventa l’oggetto in cui segno, significato e supporto grafico sono inseparabili e di grande visibilità. Il logo, quindi, non viene più letto ma deve essere riconosciuto immediatamente e può assumere valore di marchio per la sua estrema persuasione visiva. È la forza dei grandi marchi, come IBM e Microsoft. Il trend degli ultimi anni è proprio quello di enfatizzare il design del logo, elaborando i caratteri e assegnando loro dei colori identificanti, rendendo il logo graficamente unico senza l’ausilio del simbolo. Il carattere deve essere disposto con precisione e, contemporaneamente, con originalità. In alcuni casi il carattere è progettato “ad hoc”, in altri viene scelto nella infinita gamma di font a disposizione sul mercato. In questo caso è utile intervenire, anche leggermente, sulla composizione, in modo da equilibrarne gli spazi, adattarla al simbolo e personalizzare quindi il carattere, in modo da renderlo “unico”. Infatti, molti caratteri celebri (con copyright) sono nati da un logo di successo che ha fornito la linea d’impostazione e di stile iniziale per creare tutta la rimanente gamma di lettere dell’alfabeto. 263 grafica.pmd 266 267 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA LA MARCA marca, o brand, è un nome, simbolo, disegno o una combinazione di questi elementi, con cui si identificano dei prodotti o servizi di un’azienda, al fine di differenziarli da altri offerti dalla concorrenza. Essa può essere anche vista come una variabile che contiene non solo gli aspetti distintivi, ma anche la storia dell’impresa, l’esperienza maturata verso il brand, il livello di notorietà, le aspettative degli acquirenti. Q La Il termine marca viene da un’espressione della lingua franca, con il significato di “segno di confine”, “territorio assegnato”. Da ciò deriva un concetto di appartenenza, un posizionamento nell’immaginario collettivo. In un mondo ormai sovraccarico di messaggi, le aziende tendono a creare un atteggiamento di fidelizzazione del proprio pubblico. La marca è proprio l’immagine “evocativa” che identifica il prodotto, la linea di prodotti o l’azienda stessa. Un prodotto è una mera categoria, un’intera classe di beni (per esempio automobili, macchine fotografiche, dentifrici, ecc.). Una marca è più riconoscibile di un prodotto e ha un valore aggiunto rispetto al marchio. Prima di tutto è un nome, un segno grafico, uno strumento di identificazione; poi è un complesso di 266 UNITÀ DIDATTICA LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA 7 Storia ed evoluzione di una grande marca: Ferrari valori aggiunti, che trasmette al consumatore valori funzionali ed anche associazioni psicologiche: la totalità di questi valori determina la personalità della marca, come è percepita dal consumatore. La marca si pone l’obiettivo di conferire un alto valore qualitativo al prodotto stesso, curando ed esaltandone le valenze psicologiche che il consumatore gli assegna. Nel caso di grandi marche questa peculiarità diventa un valore autonomo che va al di là del prodotto e dell’azienda. L’obiettivo principale della marca non è tanto vendere, ma piuttosto stabilire una forte relazione con l’utente. La marca tende ad assumere vita autonoma rispetto al prodotto o al servizio e ad imporsi, affermando e comunicando la propria identità e il proprio stile. E quando l’identificazione si crea, basta l’emblema grafico a far scattare il consenso. Un esempio eclatante è la marca della “Nike”, che, a partire dalla metà degli anni ’90, ha sintetizzato il suo simbolo lasciando soltanto il “baffo” del marchio (il boomerang), ritenendo che questo fosse ormai sufficientemente riconoscibile nell’immaginario collettivo. Il marchio, con il cavallino nero su sfondo giallo e il colore rosso-Ferrari per le vetture, ha una storia affascinante. Il simbolo del “cavallino rampante” ha un’origine, per così dire, eroica: Francesco Baracca, l’aviatore più celebrato della prima guerra mondiale, lo adottò come emblema personale dipingendolo sulla carlinga del suo aereo. Al termine del conflitto, Ferrari lo assunse come simbolo della sua scuderia, inserendolo in uno scudo giallo, il colore della città di Modena. Il colore rosso è il colore simbolo della Ferrari, mai abbandonato, da quando, nei primi anni del secolo, si impose per ogni team da Gran Premio l’assegnazione di un colore che identificasse la nazione di provenienza. Così il rosso per l’Italia, il blu per l’Inghilterra, il bianco-argento per la Germania. La filosofia Ferrari dal punto di vista della comunicazione della marca è quella di garantire un messaggio chiaro, senza compromessi e senza l’esigenza di inventare nuove formule per il mercato. Non esistono sconti né promozioni: la Ferrari deve essere desiderata con una forte motivazione di distinzione. Essa è uno status symbol; ha sempre partecipato, spesso vincendo, a tutti i Gran Premi di Formula 1; non è mai scesa al compromesso di produrre auto di massa o più economiche; è un bene di lusso riservato a pochi; le vetture prodotte sono in numero limitato e bisogna prenotarsi con grande anticipo per acquistarne una. Tutto questo contribuisce a crearne il mito. La forza della marca Ferrari è tale che non solo il marchio non ha bisogno di pubblicità (“La Ferrari è un sogno, e ad un sogno non si fa pubblicità”) ma alcune grandi marche di beni di lusso (ad esempio Cartier) ne hanno acquistato i diritti di riproduzione come firma e nuova linea dei loro prodotti. Il disegno del marchio non è immutabile nel tempo. Ha sempre bisogno di un certo “aggiornamento”, e anche un logo così importante e famoso come il marchio Ferrari non ne è rimasto esente. Qui ne possiamo apprezzare l’evoluzione, dalla nascita ad oggi. Per esempio il restyling del cavallino, risultato di grandi e piccole (a volte quasi impercettibili) modifiche, con quello del 1946 disegnato dall’artista Eligio Gerosa fino al più recente del 2002. Anche l’evoluzione del lettering è molto interessante: sembra fissare certi periodi storici e artistici del momento. All’inizio la scritta era in lettere maiuscole, con il disegno dei caratteri in perfetto stile futurista. Dal 1942 vengono per la prima volta usati caratteri alti/bassi. In seguito la F viene allungata a coprire tutta la parola, nello stile del famoso marchio Pirelli. Da qui altri leggeri aggiustamenti fino alla forma attuale. 267 grafica.pmd 268 269 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA L’IMMAGINE COORDINATA O “CORPORATE IDENTITY” ambito comunicativo, per immagine coordinata aziendale (corporate image, corporate identity) si intende, generalmente, l’identità visiva di un’azienda. Q In Struttura iniziale della “corporate identity” di un marchio con informazioni sulla costruzione, con indicazione dei colori in formato Pantone e quadricomatico, la conversione in bianco/ nero e l’indicazione dei colori di abbinamento. 268 Un marchio, un’insegna, un colore, la scelta grafica di un tipo di depliant, di un sito Internet, di un invito, di una lettera, così come la personalizzazione grafica di un automezzo, delle divise e delle tute, sono tutti mezzi grafici di comunicazione. L’immagine istituzionale di un’azienda, di un’attività o di un evento, è spesso qualificata e valorizzata dalla sua identità visiva. L’immagine coordinata è proprio l’elaborazione di una serie di elementi comunicativi coerenti e continuativi, al fine di un immediato riconoscimento e identificazione visiva. Nella corporate identity si illustrano le regole grafiche legate alla riproduzione che devono poter essere applicate da tutti gli operatori e i fruitori. In altre parole, è come la “carta d’identità” dell’azienda (cfr. pag. 270). L’identità visiva va, quindi, curata in tutti i dettagli, perché non perda di credibilità. Perciò, è opportuno dedicare notevole cura alla stesura della corporate identity e verificare, periodicamente, le regole di utilizzo del marchio, effettuando eventuali modifiche e aggiornamenti. L’immagine coordinata è un concetto che racchiude tutti gli aspetti di un’azienda: i prodotti e i servizi, l’esperienza, il modo in cui l’impresa comunica con la clientela e, naturalmente, l’identità visiva con la quale si esprime l’univocità dell’immagine aziendale. Molta importanza riveste, per esempio, il marchio, che deve, in maniera semplice e diretta, evocare efficacemente l’impresa nel suo complesso. Per un’azienda che si vuole far conoscere, la prima impressione è importantissima; è, quindi, fondamentale, nel campo della comunicazione, lo studio dell’immagine coordinata. LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA UNITÀ DIDATTICA 7 Il materiale cartaceo, quello Web e tutti gli altri strumenti pubblicitari devono avere nell’immagine coordinata il filo conduttore. Questa deve avere identiche caratteristiche, grafica, logo, e deve veicolare lo stesso messaggio e i medesimi valori. Inoltre, attraverso l’immagine coordinata viene trasmesso, all’interno dell’organizzazione, quel senso di appartenenza in grado di consolidare lo “spirito” dell’impresa. Per iniziare a costruire l’immagine coordinata di un’attività, il set degli elementi di base è costituito da: logo, carta intestata, busta e biglietto da visita. Oltre questi ci sono ulteriori elementi che non vanno persi di vista, come la brochure o il sito Internet che illustrano l’attività e i principali prodotti dell’azienda, seguiti dalla pubblicità studiata per qualsiasi media, cartaceo e non. I vari elementi, come già detto, devono seguire lo stesso filo logico e avere la stessa coerenza grafica. 269 grafica.pmd 280 281 UNITÀ DIDATTICA 7 LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, LA COMUNICAZIONE, IL MARCHIO, LA L’IMMAGINE PUBBLICITÀ, COORDINATA IL MARCHIO, - VERIFICHE L’IMMAGINE DI CONOSCENZA COORDINATA LA COMUNICAZIONE, LA PUBBLICITÀ, IL MARCHIO, L’IMMAGINE COORDINATA - VERIFICHE DI CONOSCENZA UNITÀ DIDATTICA 7 LABORATORIO LABORATORIO Esamina questi famosi marchi definendone l’azienda, l’organizzazione o i concetti espressi e individua simboli e loghi. Poi prova ad assegnare il colore più adatto per ognuno; quindi, fai una ricerca sull’originale e verifica la corrispondenza. Con l’ausilio dei classici strumenti di disegno tecnico (righello, compasso, goniometro), ricomponi su un foglio il simbolo dell’euro di questa pagina. Fai attenzione ai valori: fissata una misura iniziale (modulo), le cifre indicate qui sotto ti indicano quante volte moltiplicarla. Quando poi avrai terminato, prova a progettare delle lettere semplici dell’alfabeto (e, i, o, u) utilizzando queste proporzioni e questo stile grafico. In questo modo comincerai a progettare un carattere (proprio come ai tempi dell’invenzione dei caratteri tipografici). * p t y z | ° # / % W Z ; P , F G ? : o k [ g } K Y ] \ e m ø B . C V X Individua e ridisegna il corrispondente logo da cui hanno origine questi ironici “falsi” loghi ispirati alla crisi economica, e interpreta il loro messaggio satirico. 280 281