PDF - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva Uccelli
CORVO COMUNE
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Corvus frugilegus
Ordine: Passeriformi Famiglia: Corvidi
Il Corvo comune è un passeriforme di grandi dimensioni che può sfiorare i 50 cm di altezza e i 500 grammi di peso.
Dotato di piume nere con riflessi metallici, ha becco è nero con sfondo bianco (negli adulti, mentre nei giovani esemplari
è coperto da piume), lungo e robusto, piegato leggermente verso il basso. Le zampe sono nere e adatte sia ad appollaiarsi
su rami e barriere, sia a saltellare e deambulare al suolo.
E' diffuso in un'area che va dall'Atlantico al Pacifico, attraversando tutta l'Eurasia; tuttavia, dalla catena montuosa degli
Altaj, tra Mongolia e Russia sino alla costa del Pacifico il corvo è rappresentato da una sottospecie, il Corvus frugilegus
pastinator. Quest'ultimo è di dimensioni inferiori e il suo piumaggio sfuma verso il rosso-porpora.
Il Corvo comune è un uccello dall'aspetto inconfondibile quando adulto, mentre da giovane – fino agli 8 anni di età – può
essere confuso con la Cornacchia grigia (Corvus corone ) e la Cornacchia nera (Corvus corone corone ). Il corvo è
abitualmente monogamo e maschi e femmine hanno lo stesso aspetto.
Entrambi i sessi partecipano nella costruzione dei nidi, dove la femmina depone 2/6 uova che coverà per circa due
settimane. Il maschio procurerà il cibo per i pulcini, che impareranno a volare dopo circa un mese. Sfrutta le correnti
ascensionali per risparmiare le energie, e il suo volo appare più elegante di quello delle cornacchie. Si nutre di semi,
vermi, coleotteri, molluschi e piccoli vertebrati.
Prospettive
Le prospettive per il Corvus frugileus non sono note, non essendoci dati recenti per stimare la situazione: è considerata
una specie in forte declino in Italia sia in termini di popolazione svernante che di areale utilizzato per lo svernamento per
cause che gli studiosi riconoscono come climatiche. Viceversa, nel caso di un prossimo irrigidimento climatico è sensato
pensare che i corvi torneranno a scendere e a riprodursi nel nostro territorio.
Minacce
Essendo il Corvo comune una specie prettamente granivora e molto vorace, in inverno la sua alimentazione è legata
soprattutto alle coltivazioni; in Italia settentrionale va alla ricerca di stoppie di mais, prati, campi arati e marcite. La dieta
invernale comprende infatti soprattutto semi di mais, ma anche sostanze di origine animale, quali insetti adulti e larve,
micromammiferi.
La specie si nutre più velocemente delle altre specie di corvidi soprattutto sui campi fertilizzati con letame e sui campi
arati e livellati: questa maggior efficienza alimentare deriva da una maggiore frequenza di beccata e da un frequente
ricorso a varie tecniche di alimentazione.
L’ultima indagine sulla popolazione a scala nazionale è stata svolta a metà anni ’80. Considerato il marcato declino a cui
è soggetta la specie come specie svernante in Italia, si ritiene opportuna la realizzazione di un’analoga indagine, al fine di
stimare l’attuale contingente svernante nel nostro Paese.
È verosimile che le cause del declino in Italia siano legate a fattori non legati al territorio nazionale, ma che molto
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probabilmente sono stati i cambiamenti climatici ad avere un ruolo significativo in tal senso. L'aumento delle temperature
invernali potrebbe aver determinando un accorciamento dei percorsi migratori delle popolazioni svernanti in Italia.
Stato di salute
Lo status di conservazione del Corvo comune viene valutato come favorevole a livello europeo e nell’Ue. In Europa la
popolazione è risultata in incremento nel periodo 1970-1990 mentre nel decennio 1990-2000 è risultata stabile a livello di
Ue. Non è stato possibile effettuare una valutazione a scala europea per la mancanza di dati relativi alla popolazione
chiave della Russia.
La popolazione nidificante dell’Ue è stimata in 2.100.000 – 3.400.000 coppie e corrisponde al 19-21% della popolazione
europea complessiva (stimata in 10.000.000 – 18.000.000 di coppie) e a una frazione compresa tra il 5% ed il 24% della
popolazione globale della specie. Non ci sono disponibili per potere effettuare una valutazione di responsabilità dell'Italia
per la conservazione della specie, ma possiamo constatare che negli anni ’80 gli individui svernanti in Italia erano stimati
in alcune centinaia di migliaia.
Le catene montuose agiscono quali importanti barriere geografiche per la specie, ed è quindi verosimile, pur in mancanza
di ricatture dirette, che questi uccelli raggiungano l’Italia attraverso le nostre regioni più nord-orientali, per poi distribuirsi
primariamente nelle aree padane e dell'Alto Adriatico.
Nel 1889 il corvo svernava in tutte le pianure della Penisola e delle grandi isole. Nel 1955 era scomparso dall'Italia
meridionale e si era molto ridotto nelle regioni tirreniche. A metà anni ‘80 la popolazione svernante era stimata in alcune
centinaia di migliaia di individui, svernanti esclusivamente nella Pianura Padana centrale e occidentale e nelle regioni
adriatiche settentrionali, ed in minima parte nelle vallate alpine più ampie, ed era completamente scomparso da Sicilia e
Sardegna.
Semaforo
Il Corvo comune non gode di un indagine abbastanza recente per poter costruire una tabella di classificazione per range
e popolazione, nonostante sia probabilmente stabile la situazione relativamente all'habitat.
Fattore
Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
probabilmente in diminuzione
sconosciuto
Popolazione
probabilmente in diminuzione
sconosciuto
Habitat della specie
variazioni non conosciute
(stabile?)
sconosciuto
Complessivo
sconosciuto
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Il verso del Corvo comune è detto gracchiare - molto simile tra corvi, gazze e cornacchie -, ovvero la ripetizione di un
suono roco e stridente. I corvi gracchiano volando o stando appollaiati a muri, alberi e staccionate. Il gracchiare dei
corvidi viene spesso associato a sonorità fastidiose (si dice che "gracchia" quando qualcosa - una persona o una tv o una
radio - produce suoni distorti e striduli) e la sua imitazione è probabilmente all’origine dei loro nomi nelle varie lingue, a
partire dall’inglese crow e dal tedesco krähe.
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